#isolatevi
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Sssshhh! Fate silenzio... perché quello che succede lo dobbiamo a noi.
L'uomo non imparerà mai a rispettare il luogo in cui vive, né gli altri, né se stesso.
Fate silenzio e isolati, altrimenti ne usciremo sempre più tardi.
Mi raccomando state bene!
"Venezia come tutta Italia"
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SE SOLO SAPESTE.. <3
"Se solo sapeste quanti amici che conducevano una "vita sana" ho visto morire"...
Lo dice una viaggiatrice, pittrice e fotografa russa, Svetlana Kasina. 20 anni fa ha lasciato una grande città per trasferirsi nelle montagne di Altaj, in una casetta senza l'acqua, senza servizi igienici riscaldati e spesso anche senza l'elettricità. Non se n'è mai pentita. "La natura ha tutto perché noi siamo felici".
La sua affermazione è: " La vita prima di essere sana deve essere felice."
E scrive:
1. Le malattie arrivano non perché ci sono problemi dell'ambiente, l'acqua è sporca, il cibo è di plastica e noi facciamo una vita sedentaria. Credetemi, il nostro organismo è una macchina ideale capace di adattarsi a qualsiasi ambiente e cibo. Noi paesani ormai non possiamo mangiare il vostro cibo fatto di semilavorati, bere la vostra acqua e respirare la vostra aria. Ma non perché è roba sporca, è soltanto diversa, non ci siamo abituati. Noi ci siamo adattati al nostro ambiente, ma voi non sopportate bene l'aria d'alta quota e la nostra acqua di sorgente. Non è questo il problema; anche in montagna la gente si ammala e in città c'è gente che vive a lungo.
2. Se una persona vive in armonia con la natura, prega, recita i mantra, medita e porta i capelli acconciati per somigliare a Ges�� o alla dea Kali, e in più, fa delle donazioni agli orfanotrofi, questo non vuol dire che potrà vivere 200 anni e morirà in salute. Sapeste quanta gente ho seppellito, tutta gente che conduceva una vita sana. Non fumavano, non bevevano, non bestemmiavano... tutti morti di cancro.
Lo sapete perché ci si ammala?
Lasciate perdere le parole "vietato", "dieta, "peccato". Queste non allungheranno la vostra vita, perché la malattia non è nel corpo, è nella testa.
CERCATE DI VIVERE TRAENDO PIACERE DALLA VITA. FATE CIO' CHE VI RENDE FELICI!
Quindi:
- Imparate a mangiare ciò che vi piace e non ciò che è salutare, ma mangiate e non vi abbuffate.
- Non riuscite a smettere di fumare? Non lo fate. Ma fumate con piacere e non con i rimorsi. Non si deve smettere di fumare, occorre non volere fumare, perché i divieti fanno l'effetto paradosso.
- Lasciate il lavoro che non vi piace, oppure imparate a goderlo, qualsiasi esso sia.
- Lasciate perdere le mode dell'epoca, non indossate le maschere dell'apparente spiritualità. Quelle dei muri con i mandala o i simboli di yin e yang e le citazioni dei guru. Siate ciò che siete: persone normali con le carie, con i bruciori di stomaco, con la suocera o con un amore infelice.
- Fate ciò che avreste voluto fare da piccoli: suonate la chitarra, il piano... imparate a dipingere ad acquerello, e fare la ceramica. Non esistono persone senza talenti, credetemi. Non accumulate i sogni che poi vanno in decomposizione!
- Vi piace la solitudine? Isolatevi, con il massimo piacere. Avete paura della solitudine? Cercate la compagnia.
- Cercate e trovate la gioia in tutte le cose. Anche dove non esiste, apparentemente.
- IMPORTANTE: IL MODO DI VIVERE NON DEVE ESSERE SANO, DEVE ESSERE FELICE!
Volete conoscere il mistero del senso della vita? Eccolo: la vita non ha senso. C'è soltanto la vita. La mattina, il pomeriggio, la sera, la notte, e di nuovo la mattina. C'è il pianeta, esistono le persone, gli animali e le piante. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C'è la gioia e la disgrazia. E c'è la morte, che può venite a qualsiasi età. Credete di avere tempo per vivere i sogni altrui, le idee imposte e le norme sociali?
Cercate di vivere con piacere, con gioia, senza impedire di gioire a nessuno. Ma se vi fa piacere cercare il senso della vita, sappiate che sta nella gioia.
Questo non significa che cercare qualcosa è un male. Se vi fa piacere farlo, fatelo.
Vi prego, non dimenticatelo: la felicità non vive nelle città o in campagna, sta nella testa. Vivete con piacere e non confrontate la vostra felicità con quella degli altri. La vostra felicità non potrà essere compresa dagli atri.
E se la gente non cercasse il confronto tra le felicità, i valori e le religioni, non esisterebbero le guerre."
Svetlana Kasina
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il mio umile contributo alla giornata contro la violenza sulle donne:
Non affidatevi MAI completamente a qualcuno, che sia il vostro amore, vostro padre, vostro fratello. Se volete amare, amate prima voi stesse: cercate subito un lavoro che vi permetta di mantenervi almeno al minimo, fate contraccezione, non isolatevi dai vostri amici e parenti. E se vi tocca anche una sola volta, andate via e per sempre, nessun amore si comunica con le botte, MAI, in nessuna situazione. Non siate crocerossine, date aiuto, ma pretendetelo e non cercate MAI di cambiare un uomo. Siete preziose e vivete già in una società che vi farà faticare il doppio per vivere, abbiate sempre presente il vostro immenso valore e il rispetto che meritate. Pulite gli occhi, la mente e il cuore dalla foschia del primo innamoramento e guardate con realismo chi avete accanto: spesso scoprirete che voi valete e meritate di più. Fate che nessuno vi colpisca mai, ne' fisicamente, ne' psicologicamente. Per favore.
Anita R.
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SE SOLO SAPESTE Se solo sapeste quanti amici che conducevano una "vita sana" ho visto morire"... Lo dice una viaggiatrice, pittrice e fotografa russa, Svetlana Kasina. 20 anni fa ha lasciato una grande città per trasferirsi nelle montagne di Altaj, in una casetta senza l'acqua, senza servizi igienici riscaldati e spesso anche senza l'elettricità. Non se n'è mai pentita. "La natura ha tutto perché noi siamo felici". La sua affermazione è: " La vita prima di essere sana deve essere felice." E scrive: 1. Le malattie arrivano non perché ci sono problemi dell'ambiente, l'acqua è sporca, il cibo è di plastica e noi facciamo una vita sedentaria. Credetemi, il nostro organismo è una macchina ideale capace di adattarsi a qualsiasi ambiente e cibo. Noi paesani ormai non possiamo mangiare il vostro cibo fatto di semilavorati, bere la vostra acqua e respirare la vostra aria. Ma non perché è roba sporca, è soltanto diversa, non ci siamo abituati. Noi ci siamo adattati al nostro ambiente, ma voi non sopportate bene l'aria d'alta quota e la nostra acqua di sorgente. Non è questo il problema; anche in montagna la gente si ammala e in città c'è gente che vive a lungo. 2. Se una persona vive in armonia con la natura, prega, recita i mantra, medita e porta i capelli acconciati per somigliare a Gesù o alla dea Kali, e in più, fa delle donazioni agli orfanotrofi, questo non vuol dire che potrà vivere 200 anni e morirà in salute. Sapeste quanta gente ho seppellito, tutta gente che conduceva una vita sana. Non fumavano, non bevevano, non bestemmiavano... tutti morti di cancro. Lo sapete perché ci si ammala? Lasciate perdere le parole "vietato", "dieta, "peccato". Queste non allungheranno la vostra vita, perché la malattia non è nel corpo, è nella testa. CERCATE DI VIVERE TRAENDO PIACERE DALLA VITA. FATE CIO' CHE VI RENDE FELICI! Quindi: - Imparate a mangiare ciò che vi piace e non ciò che è salutare, ma mangiate e non vi abbuffate. - Non riuscite a smettere di fumare? Non lo fate. Ma fumate con piacere e non con i rimorsi. Non si deve smettere di fumare, occorre non volere fumare, perché i divieti fanno l'effetto paradosso. - Lasciate il lavoro che non vi piace, oppure imparate a goderlo, qualsiasi esso sia. - Lasciate perdere le mode dell'epoca, non indossate le maschere dell'apparente spiritualità. Quelle dei muri con i mandala o i simboli di yin e yang e le citazioni dei guru. Siate ciò che siete: persone normali con le carie, con i bruciori di stomaco, con la suocera o con un amore infelice. - Fate ciò che avreste voluto fare da piccoli: suonate la chitarra, il piano... imparate a dipingere ad acquerello, e fare la ceramica. Non esistono persone senza talenti, credetemi. Non accumulate i sogni che poi vanno in decomposizione! - Vi piace la solitudine? Isolatevi, con il massimo piacere. Avete paura della solitudine? Cercate la compagnia. - Cercate e trovate la gioia in tutte le cose. Anche dove non esiste, apparentemente. - IMPORTANTE: IL MODO DI VIVERE NON DEVE ESSERE SANO, DEVE ESSERE FELICE! Volete conoscere il mistero del senso della vita? Eccolo: la vita non ha senso. C'è soltanto la vita. La mattina, il pomeriggio, la sera, la notte, e di nuovo la mattina. C'è il pianeta, esistono le persone, gli animali e le piante. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C'è la gioia e la disgrazia. E c'è la morte, che può venite a qualsiasi età. Credete di avere tempo per vivere i sogni altrui, le idee imposte e le norme sociali? Cercate di vivere con pacere, con gioia, senza impedire di gioire a nessuno. Ma se vi fa piacere cercare il senso della vita, sappiate che sta nella gioia. Questo non significa che cercare qualcosa è un male. Se vi fa piacere farlo, fatelo. Vi prego, non dimenticatelo: la felicità non vive nelle città o in campagna, sta nella testa. Viviate con piacere e non confrontate la vostra felicità con quella degli altri. La vostra felicità non potrà essere compresa dagli atri. E se la gente non cercasse il confronto tra le felicità, i valori e le religioni, non esisterebbero le guerre.
Svetlana Kasina
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Rimanete da soli, isolatevi; scoprirete di essere veri, forti, ragionevoli, inizierete a vedere il mondo dal vostro punto di vista e seguirete solo la vostra strada, sarete in grado di amarvi e di selezionare le persone, in base all'unico criterio accettabile: il vostro benessere. Imparate a stare soli e vi ringrazierete per questo.
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Il Papa al popolo Inuit: «Chiedo perdono per il male fatto da non pochi cattolici»
Il Papa al popolo Inuit: «Chiedo perdono per il male fatto da non pochi cattolici»
Nell’ultima tappa del suo viaggio in Canada, l’appello di Francesco ai giovani: «Non isolatevi, siete come le stelle del cielo, siete fatti per brillare insieme» source
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Depressione e disturbi mentali: i mali del secolo.
Come affrontare il problema?
Attualmente i disturbi mentali colpiscono centinaia di milioni di persone in ogni parte del mondo, e condizionano l’esistenza dei loro cari.
Indipendentemente dall'età, conduzione sociale, familiare ecc.
si stima che nel corso della vita una persona su quattro sarà affetta da un disturbo mentale.
Tra questi disturbi, la depressione è la causa principale di invalidità a livello mondiale.
Mentre schizofrenia e disturbi bipolari sono tra le patologie più gravi e invalidanti.
Secondo l’OMS, un'aggravante è la paura di incorrere nel pregiudizio legato a una malattia mentale. Questa induce molti che ne soffrono a non parlarne e a non curarsi peggiorando così la situazione generale.
Anche se in certi casi guarire completamente non è possibile, si può comunque fare molto per migliorare la qualità di vita nostra e dei nostri cari.
Alcuni consigli degli esperti sono riportati nel seguente prospetto:
📌FAR FRONTE A UN DISTURBO MENTALE
•Attenetevi alla terapia prescritta da uno specialista qualificato.
•Stabilite un programma equilibrato di attività quotidiane e seguitelo.
•Fate attività fisica.
•Dormite a sufficienza.
•Prendetevi ogni giorno un po’ di tempo per rilassarvi.
•Seguite un’alimentazione sana ed equilibrata.
•Moderate il consumo di alcol e limitate l’uso di farmaci non prescritti dal medico.
•Non isolatevi; passate del tempo con persone di cui vi fidate e che hanno a cuore il vostro benessere.
•Curate i vostri bisogni spirituali.
Per un interessante approfondimento vedere l'articolo:
📌
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Covid contagi in aumento. Appello ai ragazzi: isolatevi | www.ottopagine.it
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Questa è la laguna di Venezia senza la nostra invasione, questo abbiamo tolto alla natura... la libertà di essere naturale.
Si riprenderà il suo spazio con gli interessi. Bisogna comprendere che ogni essere vivente, compresi noi, ha bisogno del rispetto per poter convivere.
Aiutiamoci e denunciamo chi innesca lo sciacallaggio... non permettiamo le limitazioni alla libertà che è un diritto solo se ci adeguiamo ai doveri di ognuno per mantenerla.
Proteggiamo ciò che non è nostro ma ci ospita con grande rispetto e meraviglia.
Denunciamo le violenze, uniamoci contro lo sciacallaggio e le insidie di questo momento. È una guerra silenziosa che mina il nostro futuro. Io non voglio tornare all'egoismo, all'indifferenza, ai soprusi e neppure al consumo esasperato di cose non necessarie, non voglio il mondo che abbiamo inventato ma voglio una vita vera, fatta di sentimenti e rispetto tra noi e verso questa splendida Terra... e tu?
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Ci sono cose che sono fondamentali per l’essere umano, Come respirare e nutrirsi. Sto parlando delle RELAZIONI. . Oggi è il 7’ giorno che ci troviamo in isolamento forzato. . 😔😔😔 Le prime a risentirne sono proprio le persone sole, che in quarantena si sentono ancora più sole. . La maggior parte di noi si e’ trovato costretto a cambiare le proprie abitudini, adattandosi allo #smartworking stando a casa H24 con figli e partner. 😱😱😱 . Senza avere certezze e piani verso il futuro. L’ignoto destabilisce e la paura ingigantisce molto di più quello che già c’è! . Lo stress aumenta le discussioni e siamo tutti più irritati e suscettibili. . Un consiglio? . Prendetevi i vostri spazi, per quanto vi è possibile. Ritagliatevi del tempo per fare attività fisica e/o meditazione che è fondamentale per scaricare la tensione. . Infine, mantenete i contatti con i vostri amici tramite chat e videochiamate. Non isolatevi completamente e sfruttate la tecnologia per scambiarvi qualche risata a distanza 🥰🥳🤩 . Io lo sto già facendo anche se mi manca da morire non poterle abbracciare, uscire con loro fuori a cena o per un aperitivo. 🥳🤩😎 Ma appena tutto questo passerà sarà la prima cosa che farò!!! . E voi cosa farete passata la quarantena??? 🥂🍾 #vitadaquarantena #iorestoacasa #tuttoandràbene https://www.instagram.com/p/B93y5r_oJZm/?igshid=1dugskigikseq
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🌴 Corona Virus: IIL CONTAGIO DI RITORNO. Occhio ai PATTUGLIAMENTI, il Sindaco ha parlato chiaro. EVITATE: evitate di uscire e di rientrare da fuori. Se lo fate, perchè vi è consentito, RISPETTATE TUTTE LE REGOLE, da subito non in aereporto o alla fermata del pullman/treno o una volta a casa. ISOLATEVI. NON METTIAMOCI IN PERICOLO. Si parla gia di "contagio di ritorno" la Commissione Sanitaria Nazionale ha segnalato 20 nuovi contagi nella giornata di ieri di cui 4 a Wuhan, e altri 16 all'estero. GLI OSPEDALI SONO SATURI, I POSTI SI ESAURISCONO. Se non fate attenzione a tutto questo NON #andràtuttobene 🌴 Mesagne 💛💙 • • • #visitmesagne #visitmesagnecuordisalento @andratuttobeneitalia @googlelocalguides #connectlive2020 #designme #minuzzerie #lacittadellamore #lacittadelcuore #gialloblu #mesagne #borghipiubelliditalia #14marzo #salento #weareinpuglia #travelblogger #staiacasaleggiunlibro #pugliaview #pugliagram #salentoesoncontento #instapuglia #andràtuttobene #coronavirusnoncifermerai #covid19 #restaacasa #arcobaleno #iorestoacasa #coronavirus #coronavirusnontitemo #covid2019 (presso Mesagne) https://www.instagram.com/p/B9wR5GVKuvT/?igshid=nto04jjd21jv
#andràtuttobene#visitmesagne#visitmesagnecuordisalento#connectlive2020#designme#minuzzerie#lacittadellamore#lacittadelcuore#gialloblu#mesagne#borghipiubelliditalia#14marzo#salento#weareinpuglia#travelblogger#staiacasaleggiunlibro#pugliaview#pugliagram#salentoesoncontento#instapuglia#coronavirusnoncifermerai#covid19#restaacasa#arcobaleno#iorestoacasa#coronavirus#coronavirusnontitemo#covid2019
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Il successo - The success - Swami Vivekananda
Il successo – The success – Swami Vivekananda
🌸Il successo🌸
successPrendete un’idea. Pensate, sognate su di essa. Lasciate che il cervello, i muscoli, i nervi, ogni parte del vostro corpo sia pieno di questa idea e isolatevi da tutto il resto. Questa è la strada per il successo.
Swami Vivekananda 🌸🌿🌸#pensierieparole 🌸The success
Take an idea. Think, dream about it. Let the brain, the muscles, the nerves, every part of your body be full of…
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Consigli poco pratici di lettura
Un uomo dovrebbe lasciarsi guidare solo dalla sua inclinazione nelle letture; quello che legge per una specie di senso del dovere gli recherà ben poco vantaggio. Samuel Johnson
È opinione (parecchio) radicata che lo scrittore confezioni da sé i libri che vorrebbe leggere e che non ha trovato sugli scaffali delle librerie. Non c’è? Benissimo. Supplisco io alla mancanza. Così so quel che leggo. Mi autocertifico. Garanzia fai-da-te, insomma. Se non ci fidiamo di noi stessi… Però mica tutti scrivono. C’è un sacco di gente che non lo fa. (Per fortuna, vorrei aggiungere tra due perfide parentesi). Questi il libro se lo devono cercare, visto che non possono provvedere con le loro forze. Avranno quindi bisogno di un qualche consiglio. Giusto per sapere come orientarsi. Ogni libro è un caso limite. Banale finché che vi pare. È così. Non dipende da lui, ma da chi lo legge. Entrano in gioco svariati fattori: primo fra tutti, la disposizione d’animo del lettore. Chiaro che se vi sentite depressi, è consigliabile lasciar perdere Sergio Corazzini e quelli malinconici come lui. Meglio evitare anche roba tipo La critica della Ragion Pura di lmmanuel Kant, specie se la lettura più impegnativa alla quale siete abituati è l’Almanacco di Topolino. Su qualunque scrittore cada la vostra scelta, le condizioni ambientali risultano essere sempre e comunque fondamentali. Non potete affrontare nemmeno il manuale d’istruzioni della vostra stampante, se v’impediscono d’iniziare oppure di andare avanti. Insomma, le distrazioni devono essere ridotte al minimo indispensabile. Ma qui entrano in gioco inesorabili leggi fisiche (come quella secondo cui quando un corpo è immerso in un liquido, suona invariabilmente il telefono). La difficoltà di un testo è inversamente proporzionale alla quantità di interferenze contro cui dovrete combattere. Detto in altre parole: più il libro è ostico, maggiore sarà l’esponenziale numero di cose e persone che sorgeranno a ostacolarvi. Non resta che prendere una serie di necessarie e inevitabili precauzioni. Per prima cosa, isolatevi. Completamente. Staccate il telefono fisso, se ancora lo avete. Spegnete anche il cellulare, soprattutto se rappresenta la vostra unica possibilità di comunicare con il mondo esterno. Prima, ancora, però, spargete preventivamente la voce che non ci sarete per almeno una settimana. Siete in procinto di partire per destinazione ignota a causa d’una imprevista, improvvisa e devastante crisi mistica. Se proprio volete lanciare qualche indizio – falso, s’intende – siate allusivi e misteriosi. Fate cadere con simulata noncuranza termini come Africa, India, Missionario, Riscoprire o simili. A parte “fare tendenza”, nobiliterete la vostra immagine pubblica. In caso dovessero scoprirvi, protestate la vostra innocenza e dichiarate – con l’aria più candida di cui siete ipocritamente capaci – che avete perso l’aereo, e con esso l’attimo fuggente sulle cui ali avevate preso la decisione di fuggire da tutto e da tutti. Magari concludete con uno sconsolato non c'è più religione. C’entra come la senape sul gelato di mirtillo, però fa sempre effetto. Andiamo avanti. Cercate d'essere figli unici. Diversamente, neutralizzate – non in modo definitivo, mi raccomando… – il congiunto molesto, nonché importuno. Fate, cioè, in modo che non vi scocci mentre siete intenti a leggere. Per quanto riguarda, invece, quella che potremmo definire la strategia culturale, attenetevi a pochi, ma efficaci principi. Ignorate i diktat e le “mode” del periodo storico in cui avete la (s)fortuna di vivere. Uno deve sentirsi libero di fare quel che gli va, almeno quando legge. Comprare, quindi, l'ultima vaccata di Pinco Pallino o Caio Sempronio soltanto perché lo impongono (finti) amici e industria culturale, serve unicamente a: 1) buttare via quei trenta danari che avete in tasca; 2) sottrarre tempo prezioso a letture più produttive e stimolanti; 3) arricchire chi non lo merita (autore e casa editrice). Miscelate tranquillamente ciò che da più parti si qualifica come sacro e come profano: accostate De Crescenzo a Heidegger, Campanile a Nietzsche. Giova fortemente alle arterie. Siate curiosi e leggete di tutto, anche chi trovate indigesto. Prima di parlare male d'un autore, converrebbe leggerlo: le chiacchiere prive di fondamento lasciatele ai politici. Loro sono pagati per questo. Chiaro che mica sempre si riesce a vincere le antipatie. La teoria è un conto, la pratica un altro. Ricordate comunque cosa sosteneva Plinio il vecchio: perfino il libro peggiore contiene qualcosa di buono. Va soltanto letto “in negativo”, per vedere come non bisognerebbe scrivere e cosa non bisognerebbe fare (il condizionale è sempre d’obbligo, nelle Umane Cose…). Oscar Wilde, nella sua splendida Prefazione al Ritratto di Dorian Gray, la vede così: «Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto». Il che significa: ci sono cattivi scrittori e buoni scrittori, non scrittori cattivi e scrittori buoni. Religione, razza, ideologia (politica o meno) e affini non devono guidare le nostre scelte. Si compra, se ci va. L’acquisto è – da sempre – facoltativo. Funziona come il telecomando della televisione. Non ti piace? Cambi canale senza fare tanto chiasso. Invece di dire io non ho letto il libro però ho visto il film, leggete il libro. Comprate per leggere, non per lasciare della carta rilegata su uno scaffale basta che sia, in balia di muffa, polvere… e insetti (pare che l'ape muratore adori costruire i suoi nidi in mezzo ai volumi). Quella roba lì non serve a lavare i pavimenti. A questo punto, potrei anche invitarvi a scartare questo o quell’autore. Ma non sarebbe giusto. Decidete voi quali nomi segnare sulla lavagna. Non lasciate mai che siano altri a farlo. Potrebbero sbagliarsi.
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Ci sono artisti che hanno scelto la strada della potenza. Non del potere. Berlinde De Bruyckere, oltre l’insostenibile. Una lettura di Tiziana Cera Rosco
Un allestimento artico, un considerevole numero di trattamenti, lo sfruttamento del corpo fino all’assottigliamento del brandello, il ripiegamento della cosa intoccabile.
Berlinde De Bruyckere presenta così alla Fondazione Sandretto, sotto la curatela di Irene Calderoni, una mostra che spazza con la sua portata tutte le chiacchiere sul contemporaneo, per come siamo abituati a sorbircelo.
Ci sono artisti che hanno scelto la strada della potenza. Non del potere.
La potenza.
Ed io, che sono una consumatrice di segni potenti, stufa degli spiccioli, dei lavoretti fatti di ideuzze e rigonfiamenti commerciali, qui riporto testimonianza di un lavoro immane.
*
La mostra di Berlinde De Bruyckere, “Aletheia”, è stata esposta alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino; tutte le immagini sono di Devriendt
Ci sono due stanze, grandi, e un corridoio di passaggio.
Mi aiuto provando a dare dei nomi ai luoghi:
1.La stanza delle pelli. Su bancali grezzi, nell’arsura luminosa che porta il sale, è impossibile contarne il numero, tanto le pelli sono ammassate l’una sull’altra, stese, tirate. Un lager di pelli d’animale (vorrei dire corpi su corpi, ma non riesco) in cui non c’è puzzo, né voce, né temperatura. Puoi camminarci in mezzo, cosi come cammini per il mondo. Ma più ci cammini più ti immobilizzi. Cosi, come cammini per il mondo. L’installazione produce un silenzio, una forma di severità di suono. È tutto bianco, assiderato, anche le pareti, i lembi delle pelli paiono oramai arresi, oltre l’orrore, oltre la riconoscibilità di quello che potevano essere se non fosse che mentre le guardi, mentre cambi il tuo grado di assorbimento del dolore nella stanza, a tratti appare dentro di te un rimosso violento, una sordità di qualcosa che hai fatto, di cui potresti essere colpevole anche tu.
L’installazione ha una crudeltà ma non è solo in ciò che vedi. È nascosta da qualche parte nel colore tenue. Le pelli appaiono, in alcuni punti, candide, un’inflessione di infanzia che potrebbe deviarti dal massacro e lì capisci che il trauma ha fatto il suo dovere, perché quel candore altro non è che il sospetto della minaccia estrema. La minaccia non è la morte che indubbiamente vedi, o il dolore che indurisce anche il bordo degli occhi, o la sofferenza che si insinua nell’ottava bassa che doppia il tuo respiro atono. Tutto questo è già avvenuto. Tutto l’insostenibile è stato sostenuto con un lavoro considerevole e calcolato di spersonalizzazione. La minaccia paradossalmente è la vita, il sospetto che sotto quell’accatastamento, sotto quel censimento senza nome, sotto ogni trattamento dell’animale dissanguato, dissezionato, disossato, scuoiato, passato per le vasche del risciacquo, sotto quell’innumerevole senza singolarità il trauma ha fatto il suo dovere: ha lasciato un livido, una traccia non smacchiata. Nei sotterranei dell’inumano sopra cui le pelli sono ammassate è filtrata una goccia, un rivolo. Il trauma si è seppellito, un trauma dalla portata di mondo. E, “a ben vedere”, sotto quelle pelli, dal loro dorso comune e stratificato, dal loro stare insieme, dal loro essere state igienizzate da un dolore comune, emerge una fisionomia sottostante ai corpi, un compattamento, quasi una fisionomia di schiena, un mostro, un organismo unico.
E tu temi davvero che il trauma abbia sí fatto il suo dovere.
La carne non la elimini, nemmeno con un rito come questo lavoro sottende, la carne non ha nessun simbolo. Sotto quel rosa che sarebbe destinato ad essere assorbito dal bianco assiderato, si apre il varco di un sospetto di qualcosa di vivente. Ma non nella forma che aveva e che è stata spalancata come vuole la morte del maiale. Sotto questo biblico libro dei numeri, quel livido si aggira millimetrico, senza cervello centrale e ti sembra che da chissà dove abbia forse mosso un lembo accanto a te. Non ne avverti la temperatura non ne avverti la portata batteriologica.
Quel sospetto ti isola. Il sospetto di non vedere quel che vedi. E non sai se sei il testimone di un lager o di una millimetrica forza che quel lager lo invaderà come un fiotto inarrestabile le cattedrali.
Lo riconoscete il mondo da qui? Il mondo, le strade in cui ci aggiriamo con la nostra leggerezza.
State qui. Lasciate stare le Abramovic. State qui nel mezzo dell’hangar. Sopportate la potenza esposta ma ancor di più la potenza nascosta. Isolatevi qui. Riconsiderate la vostra vita e il vostro rapporto con l’immane. Con la grandezza anche del vostro niente. Perché questo lavoro riformula un linguaggio: siamo in grado di essere all’altezza del disastro a cui abbiamo lavorato? Sosteniamo le notizie di persone massacrate da altre persone, reali, dei macelli, la tortura, i calci, le botte, l’impatto della violenza sul corpo, il suono che fa, il sopruso, l’irrazionalità di accettare questo come l’insieme delle forze del mondo. Che postumo si aggira in queste strade?
Cosi ogni pelle mi sembrava uno strazio di questa incarnazione continua. Che per quanto tiri, pulisci, assembli ritorna a galla la memoria del mondo, una forma ineliminabile che compatta tutto, uno strato, un’alleanza di fibre, un organismo. Un’enorme conseguenza.
In questo linguaggio non solo lo spettatore è testimone di quello che l’artista vede e produce, ma soprattutto l’artista è il recettore delle forze tremende che muovono, al di là del bene e del male, il nostro secolo che più lo scarni nella sua singolarità e più è fatto di masse.
*
2.Corridoio. Troviamo i reperti del lavoro non dei corpi, i tessuti usati per asciugare, contenere, sterilizzare i passaggi precedenti. Tutto in ordine. Stracci su stracci, ripiegati. Una presenza dal forte richiamo Kieferiano (e l’eco tra artisti è importantissimo, ti dice che i mondi si parlano come teleferiche o come fiumi dentro le grotte, non con i cellulari, che il lavoro di uno apre un polmone da cui l’altro può respirare). Il ripiegamento del sudario del lavoro, della meccanica del sudario senza sindone. Cose che hanno toccato la cosa intoccabile e ritornano nella loro anonima funzione, il loro numero incalcolabile e compatto come un uno. Blocchi di strati. Blocchi di Uno.
*
3.La stanza delle carni dove corpi e cornici lottano. Lotta l’escrescenza col suo osso, la tappezzeria della stanza dentro il quadro dove l’urlo si tiene alla concrescita delle ossa aperte a carne, brandelli enormi e vivi, la loro pressione dentro il perimetro che deborda verso lo spettatore. Inizialmente non capisci se il retroscena delle pelli, ossia se la stanza che sottende la stanza delle pelli, sia quest’altra, che ancora grida un linguaggio atroce e sei come capitato nel retro dell’ordine esposto, nella sua quinta.
Questa installazione non è come la liricità carnale dei suoi corpi precedenti, le cui unioni e contorsioni hanno rovinato per sempre verso il vero l’immaginario totalizzante dell’anima dell’amore.
Qui non c’è niente di personale, non c’è più tempo di pensare al singolo corpo. Tutto ha cambiato la sua misura di corpo e d’anima.
Berlinde in questa mostra si è riformulata. Riformulata tramite lavoro. È l’artista che ha fatto come un passaggio di consapevolezza. Quei corpi li ha traditi. Quei corpi lottavano perché la carne questo conosce: la lotta. L’esasperazione di non trovare un punto certo in cui essere anima certa. Tangibile. Toccabile fino al suo ultimo giorno in lei.
Qui il gesto invisibile supera l’atto. Non è lo shock del linguaggio, ma il silenzio.
*
Uscendo dalla stanza delle carni, dall’urlo, sono ripassata dalle pelli, tra i bancali dell’accatastamento.
Ho attraversato tutta la landa, lenta e senza fermarmi.
Il Mondo che, cosi ripulito, sembrava quasi sgravato dalla sua stanchezza. Quasi un sollievo.
Forse questo è solo Ordine, mi sono detta.
Ma tutto ciò che vedi non appartiene a ciò a che vedi.
Il sospetto di quel postumo, quella forma di schiena, era più potente.
Ci sarà una critica in grado di sorvegliare questo Corpo?
Tiziana Cera Rosco
L'articolo Ci sono artisti che hanno scelto la strada della potenza. Non del potere. Berlinde De Bruyckere, oltre l’insostenibile. Una lettura di Tiziana Cera Rosco proviene da Pangea.
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Imparate che non si vede e non si sente solo con gli occhi e le orecchie, ma lo si deve fare anche con il cuore. Imparate ad ascoltarlo di più. Fermatevi, chiudete gli occhi, isolatevi dal resto, e ascoltate il cuore. Lui, vi indicherà la via giusta.
@apathy--and--empty
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Ide-ECO-ntagiose “Prendete un’idea. Pensate, sognate su di essa. Lasciate che il cervello, i muscoli, i nervi, ogni parte del vostro corpo sia pieno di questa idea e isolatevi da tutto il resto.
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