#inverni
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“C'è una cosa più importante del nostro fiorire: il nostro rifiorire.
Che la notizia circoli tra quei feriti che noi tutti siamo; giunga a quanti hanno provato e sbagliato,
riscatti coloro che si sono perduti nei lunghi corridoi dei loro inverni.”
— Mendonça
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Catherine, Princess of Wales's hats in.........blue
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Il febbraio più caldo dal 1880 passa il testimone a un marzo altrettanto mite
#zero#termico#alle stelle#stelle#inverni#sempre più corti#sempre#più#corti#futuro#nostro#clima#febbraio#febbraio 2024#molto caldo#mai così dal#1880s#passa#testimone#marzo#marzo 2024#caldo#mite#ma che caldo fa#cambiamenti climatici#climate change
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Inverno nella morsa di Covid e influenza
Il dottor Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASLnapoli3sud, Consigliere nazionale della #SIMA | #Società #italiana #medicina dell’#Adolescenza, ci mette in guardia contro i virus che circolano in questo inverno, come il covid e l’influenza Quali virus circolano questo inverno? Virus influenzali, Covid e altri virus respiratori responsabili di quadri simil-influenzali (chiamati…
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Preview: Resurgence of the Valiant Universe
Resurgence of the Valiant Universe preview. With heroes fighting heroes, the only one left to stop Darque is… his sister, Sandria? But does she even want to help? #comics #comicbooks
#alien books#comic books#Comics#deigo giribaldi#ezequiel inverni#fred van lente#guillermo fajardo#julio azamor#lautaro ftuli#ludwig olimba#nico di mattia#resurgence of the valiant universe#richard ortiz#tomas aira#valiant entertainment
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#l'anno dei dodici inverni#tullio avoledo#isola#blog#libri#narrativa#fantascienza#science fiction#amore#viaggi nel tempo#recensioni#recensioni libri#recensione#recensione l'anno dei dodici inverni
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Ti ho rivista negli occhi degli sconosciuti
e ballavi sfocata tra tutte le luci.
Io parlo una lingua che tu non capivi
me ne inventerò una se poi
mi porterà da te.
Prendo tutto a pugni ancora un po'
Lascio le parole in un cassetto
Esco, forse sparirò.
Un finale già scritto
Di parole non dette
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•••
A un certo punto l'uomo di Neanderthal si rese conto che non poteva più andare avanti con i mammut a benzina.
Fu Groga, antenata di Greta, a suggerire ai suoi simili di abbandonare i combustibili fossili (che allora si chiamavano solo fossili) e optare per le grotte ecosostenibili.
All'inizio Groga fu ignorata e ostracizzata. Ma quando il clima impazzì, la transizione green divenne una scelta obbligata. Così i Neanderthal lasciarono le inquinanti capanne di classe G.
Eppure il clima continuava a cambiare: estati calde, inverni freddi, non si capiva più niente. Tuttavia Groga trovò la soluzione: se tutti avessero smesso di respirare, le emissioni di anidride carbonica sarebbero state finalmente azzerate.
Tutti i Neanderthal trattennero il respiro per 5 minuti. Alla fine del processo, il pianeta era salvo. E i Neanderthal estinti.
A osservare la scena pare ci fosse un Homo Sapiens, che pronunciò la prima parola dell'essere umano: coglioni.
Matteo Brandi
#CambiamentoClimatico
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C’è una cosa più importante del nostro fiorire: il nostro rifiorire. Che la notizia circoli tra quei feriti che siamo tutti noi. Giunga a quanti hanno tentato e sbagliato, riscatti coloro che si sono perduti nei corridoi lunghi dei loro inverni.
José Tolentino Mendonça
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Forse tu neanche te ne accorgi, ma ti guardo e ti vedo triste, ti vedo sola anche nei pensieri. Io lo sento che è cosi anche se tu non me lo dici e questo rende triste anche me. Amica mia tu hai troppo inverno e poca estate nell'anima e tanta mente nel passato e poco cuore nel presente. È ora di uscire da quella prigione che tu stessa hai costruito intorno a te, è ora di lasciare andare, è ora di perdonare e ricominciare a vivere una vita a misura d'uomo, fatta di inverni freddi, ma pure di calde e splendenti estati, di diluvi ma anche e soprattutto di arcobaleni, conservando i ricordi del passato nella mente si, ma tornare ad aprire il tuo cuore adesso, oggi e poi domani, e ancora e ancora. Vieni via dalla tua confort zone e vieni con me, nel paese delle emozioni, dei sogni e di quell'amore, a cui hai rinunciato tanto tempo fa. Togli i veli, torna a splendere nella luce e torna a respirare a pieni polmoni con l'allegria nel cuore.
lan ✍️💌
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IL FUNGO SOTTO IL CIUFFO
Premetto che il titolo di questo post non è clickbait... si tratta - letteralmente - di un fungo sotto un ciuffo (d'erba) e quando ho raccontato l'episodio alle mie figlie mentre stavamo facendo un viaggio in macchina, la piccola saettava sguardi preoccupati in direzione della sorella grande mentre questa scrollava furiosamente sul suo cellulare il pdf del DSM-5 per trovare la diagnosi.
Il fatto è che il lungo consumo di un certo tipo di media fin dall'infanzia - romanzi di fantascienza, fumetti, videogiochi, giochi di ruolo - ha creato in me una sorta di visione parallela della realtà che è ottima per scrivere racconti brevi e preparare avventure di giochi di ruolo ma che sovente destabilizza chi non mi conosce a fondo.
Il fungo sotto il ciuffo d'erba si riferisce a un vecchio ricordo (dovevo avere 7 o 8 anni) relativo a uno dei tanti pomeriggi del fine settimana in cui uscivo a fare escursioni con i miei genitori e i loro amici. A volte s'andava a raccogliere le castagne, a volte i mirtilli o le more oppure, come nel caso narrato, i funghi.
Per la raccolta dei funghi c'erano regole ben precise: ognuno per sé ma con contatto visivo, picchiare col bastone a terra per scacciare le vipere, non urlare ad ogni ritrovamento ma spostare delicatamente foglie ed erba, tagliare il gambo lasciando il micelio integro nel terreno e mettere il fungo nel cestino o nella retina per far cadere le spore.
E ora ecco l'immagine precisa che vado a raccontarvi, scolpita indelebilmente nella mia memoria e che per la sua pregnanza sensoriale rievoco tutte le volte che ho bisogno di chiarezza emotiva.
Pineta di Viareggio, Novembre, pomeriggio umido nelle narici ma soleggiato sulla pelle. Il profumo della resina si mescola a quello dell'humus sabbioso del terreno, dove gli aghi di pino formano un tappeto lucido interrotto da piccole macchie di erba bassa che ben sopravvive ai miti inverni di riviera. E' in uno di questi prati che, nella ricerca di funghi, mi dirigo verso un cespuglio di erba pampa, con i piumini quasi finti ma assolutamente selvatica. Man mano che mi avvicino, l'erba lascia il posto al muschio, verde e giallo con gocce di pioggia notturna ancora intrappolate tra gli sporangi. Mi abbasso, con una mano alzo dal cespuglio un ciuffo che si piegava fino a sfiorare il terreno e sotto, sul muschio, c'è un unico fungo, di quelli che noi chiamiamo pinacci, così piccolo che il cappello avviluppava il gambo ma lucido e... luminoso, quasi come se qualcuno avesse creato una composizione perfetta nella simmetria sublime dei cinque sensi. Abbasso il ciuffo, in silenzio, senza neanche farmi sfiorare dall'idea di raccoglierlo e torno dai miei genitori con una strana sensazione di completezza che dura ancora oggi.
A questo punto vi chiederete come mai le mie figlie fossero preoccupate ma il racconto non finisce qui.
Da quel giorno cominciò a insinuarsi in me l'impressione che il mondo fosse... costruito ma non che ci fosse un demiurgo, un architetto o un dio costruttore ma che noi avessimo il potere di cogliere il Frammento, l'attimo preciso in cui il nostro desiderio di disvelamento della realtà si allinea con il Caos simmetrico del Disordine.
Io il Frammento lo cerco istintivamente a ogni sguardo sul mondo, perché ogni volta rimirando le piccole cose a terra, dove nessuno abbassa lo sguardo, ritrovo racconti non detti, fotografie non scattate e canzoni silenziose.
Avete provato a scuotere il ginepro che si trova sul lato sinistro del tabernacolo dove i Bravi aspettano Don Abbondio? Alcune bacche sono verdi ma quelle mature cadranno a terra con un fruscio sordo e con uno sventolie di gocce di rugiada della notte precedente. Ce ne sono di calpestate a terra, sul viottolo che scende a valle verso il torrente e se chinate leggermente la testa potrete sentirne l'odore pungente e legnoso.
Oppure, se vi infilate nel vicoletto tra le prime due cripte di famiglia nel cimitero di San Botulfo a Oakmont in Massachusetts, potrete trovare una cassa di legno con dentro un rotolo di corda e un piede di porco. Attenzione, però, quando vi volterete. E poi vorrei sapere chi ha messo una tanica di benzina sulla balconata interna al sottotetto dell'ingresso della villa del Senatore Woden, visto che non ci sono scale per raggiungerla.
Ah... se poi dite a Longino "Ego potum tuum bibere possum?" vi renderete conto che non si tratta di aceto ma di Posca, una bevanda militare di acqua, aceto e spezie che i soldati stanno per offrire a Gesù come atto di pietà finale, non per fargli uno spregio.
Lo vedete cosa c'è scritto su questa pietra?
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Avreste mai immaginato che questi fossero i pensieri nascosti della persona che desiderava solo un vostro bacio e voi invece avete proseguito nella vostra vita senza nemmeno notarla?
Per concludere, tutto può essere visto e tutto può essere sentito, anche l'invisibile e il sussurrato... guardarlo e ascoltarlo, però, significa accettare che da quel momento in poi dovremmo salire sopra la nebbia del mondo per continuare a essere.
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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E la vita va avanti.
Tra alti e bassi,
tra inverni ed estati,
tra gioie e dolori
tra vittorie e sconfitte.
Forse non sempre come vorremmo.
Ma la vita va avanti.
E l'importante.....è che non si fermi.
Giorgia Stella
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~ Proprio adesso ~
Vorrei poter appoggiare
la testa sul tuo petto,
lasciare che il suono del tuo cuore
copra il rumore di tutti i pensieri,
che il tuo calore allontani il freddo
degli anni di soli inverni,
e, nascosta dalle tue braccia,
sparire agli occhi del mondo.
@conilsolenegliocchi 🐞
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