#insonnia significato
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susieporta · 1 year ago
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Mi è stato chiesto mentre eravamo nella Ruota della medicina Nagual : "Cheko, perché le persone non guariscono facilmente oggi, se abbiamo così tanta tecnologia?"
Ecco la mia risposta con tutta umiltà:
Ci sono 21 Segni di che non sei felice e non te ne sei accorto.
Tutta la nostra cultura soffre di quella che i Nagual dici: "perdita dell'anima", che non è altro che una perdita di significato, direzione, vitalità, missione, scopo, identità e autentica connessione, una profonda infelicità che la maggior parte di noi è giunta a. Consideralo semplicemente ordinario.
L'anima, la coscienza, la nobiltà, i nostri sentimenti più profondi, o come vuoi chiamarla, è la nostra essenza o il cuore della vita, è un luogo in cui non solo ti connetti con il tuo valore ed essenza, ma con il valore e l'essenza di Qualsiasi altro essere vivente. Ciò che rende la perdita dell'anima così sottile e pericolosa è che pochissime persone hanno capito che è successo. Molti di noi non sanno cosa abbiamo disconnesso dalla nostra anima e sono arrivati ​​ad accettare in modo normale intorpidimento e mancanza di significato nella nostra vita.
Poiché apparteniamo tutti a questa cultura, soffriamo tutti della perdita di anima.
È un'epidemia e ci rende ciechi vedere il potenziale della gioia e della realizzazione nella vita ordinaria. Quando la perdita dell'anima si riprende, vedrai le cose familiari in modi nuovi, così puoi aumentare la tua gioia in ciò che già hai.
Ecco 20 segni diagnostici dei Naguales che indicano la "perdita dell'anima" o la connessione con noi stessi per vedere la bellezza della vita:
1. Senti di non essere bravo come le altre persone.
2. Desiderate ardentemente essere al servizio del mondo, ma non avete idea di ciò che dovete contribuire e perché è importante.
3. Ti ritrovi a combattere invano per uno standard di perfezione impossibile da raggiungere.
4. Le tue paure ti impediscono di vivere in grande.
5. Sei spesso preoccupato di non essere abbastanza bravo, abbastanza intelligente, abbastanza magro, abbastanza giovane provi ha riempi lo spazio con atri vizi o sostanze.
6. Ti senti vittima di circostanze che sfuggono al tuo controllo.
7. Senti che la tua vita quotidiana è insignificante e senza compiti che ti guidano.
8. Ti senti spesso indifeso, senza speranza o pessimista.
9. Proteggi il tuo cuore con pareti d'acciaio.
10. Senti spesso che non ti interessa davvero e che il tuo amore non fa differenza.
11. Cerchi sempre di adattarti e di appartenere, ma raramente senti di avere successo.
12. Ti senti abbattuto dalle sfide che affronti nella tua vita.
13. Soffri di una varietà di sintomi fisici, vaghi e difficili da trattare, come affaticamento, dolore cronico, aumento o perdita di peso, insonnia, disturbi della pelle o sintomi gastrointestinali.
14. Hai difficoltà ad accettare l'amore e la cura.
15. Ti senti depresso, ansioso o cronicamente preoccupato.
16. Senti di non essere abbastanza apprezzato.
17. Ti ritrovi a giudicare gli altri.
18. Ti addormenti spesso con alcol, droghe, sesso, televisione o compiti eccessivi.
19. Ti senti deluso dalla vita.
20. Hai dimenticato come sognare.
21. Vivi negando tutto e fuggendo da te stesso.
Come si verifica la perdita dell'anima nell incontri personali e la Ruta della medicina Nagual . Ho visto anni di esperienza nella diagnosi di "perdita di anima" nelle persone, ma la medicina occidentale non ha una struttura per questo tipo di diagnosi e ai medici non viene insegnato a trattare questo tipo di sofferenza, Così finiscono per maltrattare i loro pazienti con "cocktail chimici".
Ciò di cui queste persone che soffrono di questa perdita ha bisogno è la medicina profonda di riconnettersi con il proprio essere, ma nella cultura e nella globalizzazione occidentali, tendono a trattare questa perdita in modo troppo superficiale. Trattano il dolore cronico con antidolorifici. Trattano l'insonnia con sonniferi. Tratta i problemi di peso con la dieta e l'esercizio fisico. E, cosa più pericolosa, possono etichettare la perdita dell'anima come una malattia mentale, come la depressione, e coprire i sintomi con farmaci psichiatrici che possono peggiorare le cose colpendo una "striscia adesiva sanitaria" su una ferita che non guarisce sotto la band
Il trattamento di cui hai davvero bisogno ...
A volte l'anima ha bisogno di spazio per guarire se stessa, e questo potrebbe richiedere il coraggio di apportare alcuni cambiamenti esterni nella tua vita. Forse devi cambiare la tua carriera per dare all'anima più spazio per respirare. Forse una relazione malata restringe l'anima ed è tempo di entrare in terapia, fissare limiti o persino porre fine alle cose. Forse hai bisogno di trovare più persone da amare o trasferirti in un posto che aiuti la tua anima a prendere vita.
Forse devi concederti l'autorizzazione per impegnarti in attività più creative. Tali cambiamenti possono far parte della prescrizione scritta dal medico interiore della tua anima. Ma molto spesso non sono necessarie riparazioni così importanti della vita. Riconnettersi con l'anima consente di trovare la pace e la felicità dove sono in modi molto più semplici e profondi di quanto si pensi. Può essere sorprendente scoprire che hai sempre avuto ciò di cui avevi bisogno e che hai cercato nei posti sbagliati. Forse tutto ciò che serve è vedere la vita che stai già vivendo in modo diverso.
E vivila qui e ora!
Perdona.
Ama.
ride.
Balla
Mangia
Prega.
Dal suo Nagual-Sciamano dell'anima con amore.
Xiukiauitzincheko Escandon
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universodonna-official · 3 years ago
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INSONNIA
Con il termine INSONNIA in modo letterale si intende la “mancanza di sogni”, invece nel gergo comune viene definita la mancanza di sonno, di insufficienza durata o ridotta continuità di sonno. Nell’insonnia sono raggruppate molteplici fattori per cui una persona possa avere un disturbo del sonno.Esistono 3 tipologie di insonnia: Si parla di insonnia iniziale quando la difficoltà prevalente…
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spiraledecadente · 5 years ago
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REFERTO DI UN COMING-OUT FINITO MALE
Ti dicono che stai sbagliando tutto. Ti dicono che stai sbagliando strada. Ti dicono che non è la scelta “giusta” per te. Loro “sanno”. Loro “ti conoscono”. Sanno tutto di te. Conoscono ogni singolo aspetto della tua personalità, del tuo carattere, del tuo temperamento, dei tuoi gusti. Loro sanno chi sei. Cosa sei. Conoscono tutte le fasi e tutte le stagioni della tua storia, e sanno anche il significato che hanno avuto per te; conoscono profondamente tutte le pieghe �� anche le più riposte e recondite – del tuo passato. E questa conoscenza presunta e presuntuosa, questa certa ferma infallibile familiarità che hanno nei tuoi confronti concede loro, stando alle loro parole, il diritto, l’arroganza di poter giudicare i tuoi desideri i tuoi sentimenti le tue pulsioni. Pronunciano sentenze moraleggianti sul tuo destino, non importa se si verificherà se si invererà se si realizzerà o meno; si atteggiano a padroni della verità, a detentori di un segreto rivelato ed esoterico, come se la verità di una persona fosse una sorta di chiave da conservare in tasca, una chiave da stringere tra le dita, e con cui giocherellare ogni tanto. Ma loro lo fanno per il tuo bene, non vogliono vederti soffrire, vogliono risparmiarti tanto dolore e tanta solitudine: tutte cose che sicuramente non mancheranno nella vita di un maschio a cui piacciono altri maschi…la mia vita. Rifuggono con repulsione e orrore il solo pensiero che un figlio possa sgretolarsi sotto il peso del fallimento (così almeno lo definiscono loro), che un figlio possa affogare nei marosi della vita, delle attese deluse, delle speranze disattese, delle illusioni sfumate…
 …Sei troppo ingenuo, troppo buono: il primo che arriverà ti userà, si trastullerà con i tuoi sentimenti, mirerà al bersaglio mobile del tuo cuore e ne farà un colabrodo e tu resterai devastato dalla delusione che ne deriverà, quando scoprirai di esserti sbagliato, di aver preso un abbaglio, di aver abbracciato un miraggio, di aver creduto in una menzogna, di aver scelto la persona sbagliata, di aver fatto la scelta sbagliata, di esserti fidato troppo. Perché tu sei così: non concepisci il male, non riesci nemmeno a immaginare che una persona possa premeditare, calcolare, ferirti, prenderti in giro, deluderti, attuare il male…E’ molto meglio rifugiarsi nel Signore, confidare in santa madre chiesa, trovati un padre spirituale con cui confrontarti su questa tua tendenza, perché non analizzi questa tua “fase”, questo tuo “sentire”, visto che di “sentire” si tratta, no !? L’hai definito così tu stesso…solo così potrai trovare la felicità, la realizzazione, la completezza a cui tanto aspiri, solo così potrai sentirti amato.
 Anche perché, diciamolo, siamo seri, l’amore tra persone dello stesso sesso non è fattibile, non è possibile, non è corretto, è una chimera, un’illusione, è ideologia; è solo un soddisfacimento dei propri bisogni, è uno sfogo dei propri istinti più bassi e degradanti, è una scarica di ormoni e basta, una vita disordinata…una volta terminato, tutto precipiterà nella solitudine, nello sconforto, nell’insoddisfazione, nella disperazione e ti troverai più vuoto di prima e con un bel pezzo di cuore in meno, e allora sarà l’inferno…Vuoi davvero scegliere l’inferno, per te, per la tua vita!? Perché invece non provi con una ragazza? Nel peggiore degli scenari, si riconfermeranno le tue “tendenze”…
 …Anche perché, sai, solo l’amore di una donna potrà salvarti, solo una donna potrà compensarti, “completarti”; solo una donna saprà darti l’amore, l’attenzione, la cura che invece vai cercando nelle persone sbagliate, nel sesso sbagliato…Due maschi che si “amano” non potranno resistere a lungo insieme, sono incompatibili, sono troppo uguali…un maschio non potrà mai comprenderti fino in fondo, men che meno ti “completerà”, non è interessato ad amarti veramente, vuole solo “andare dritto al sodo” e usarti…Come pensi di poter coniugare la fede che dici di avere con lo stile di vita che inevitabilmente, tragicamente, maledettamente ti troverai a condurre…insomma sii serio, te lo diciamo noi, non si può! Che cosa speri di poter costruire con un altro maschio, un altro te al tuo fianco? Che senso darà questo alla tua vita? E poi i figli, i figli, i figli dove li metti!? Credi davvero che non aver figli, non generare nuove creature possa rendere eterna la tua vita? …certo che no.
Stai scegliendo questo percorso perché è “comodo”, non ti vuoi affaticare; scegli di essere così perché in fondo non ti piaci e ti vuoi annientare, è la scorciatoia più veloce e agevole verso l’autodistruzione, verso la morte.
 Sicuramente sei stato influenzato dai libri che hai letto, dai film che così ossessivamente vedi e rivedi, dalla musica che ascolti, così negativa e deprimente…Senz’ombra di dubbio le figure di artisti che con così tanta santa devozione idolatri, ti hanno segnato al punto di cambiare il tuo orientamento, la tua personalità, la tua sensibilità, di deviarti, di invertirti…in fondo li ami a tal punto che vuoi imitarli, essere come loro, come loro vivere e come loro morire; la passione che nutri nei loro confronti è tale da averli eletti a modello a cui desideri conformarti. La tristezza ostentata, gli eleganti abiti luttuosi, gli occhi pesti di insonnia, bistrati di malinconia, il vizio del fumo e del vino, l’incedere lento svagato indolente, il cipiglio altezzoso e insolente, la tragica magrezza, l’attrazione per gli aspetti sordidi devianti mortiferi maledetti dell’esistenza, l’eros compulsivo disordinato occasionale, hanno inciso così radicalmente sulla tua psiche e ti ha cambiato in maniera irrimediabile, irreversibile. Il tuo tanto acclamato senso critico non esiste. La tua sensibilità è morta e sepolta. Ma guardali, i tuoi idoli infernali, osservali bene, i tuoi eroi maledetti, bellissimi perdenti e tristissimi, considera per un momento (vuoi!?) il genere di vita che hanno condotto? Dissipata dissoluta frivola vuota colma di noia e di disperazione, tanto che molti, se non tutti, sono crepati soli disperati e suicidi o quasi. Vuoi davvero fare una simile fine? Desideri consumarti e consumare la tua vita senza aver mai intravisto uno spiraglio di luce? Senza aver mai assaporato la felicità? Non credi alla redenzione, alla risurrezione della carne, alla speranza? Questa tua ridicola inspiegabile ignobile ossessione per il maledettismo, per gli aspetti oscuri negativi decadenti ti rovinerà. Ti ucciderà. E quel che è peggio è che non te ne stai rendendo conto.
 Reputiamo inaccettabile che una persona sensibile e intelligente come te, con una tale profondità, non capisca quanto pericoloso e sbagliato sia perseguire una tale sequela. Se a questo, se a tutto questo, aggiungi che ti piacciono i maschi, per te davvero non c’è via d’uscita. Voglio dire, guardati…ti sembra di essere migliorato? Intendo migliorato come persona? Ti senti più felice? E che tipo di esempio conti di dare ai tuoi studenti, che valori pretendi di insegnare loro? Hai un’aria sempre più contrita e mesta, sei sempre più magro, gli sbalzi d’umore sono sempre più forti e annichilenti, fumi sempre di più, spendi come un frivolo scialacquatore…lo vedi? Riesci a vedere, a comprendere che è unicamente a causa del tuo orientamento se sei così? E’ solo il tuo orientamento la ragione, il principio, l’origine dei tuoi malesseri così tetri e disperati.
 Baudelaire. Sempre e solo Baudelaire. Maledetto Baudelaire. Ti ha rovinato per sempre.
 E lo psicologo? Cosa dice? Non è possibile che dopo cinque anni di terapia tu sia ancora in balia dei tuoi disagi, del tuo umore, delle tue derive interiori…Non ti dice niente? Dubito fortemente della sua competenza e serietà professionale. Ti serviva qualcuno che ti spalleggiasse in questa tua follia suicida, e l’hai trovato. Non ti ha detto che si può guarire? Che l’omosessualità è una condizione reversibile? Certo che no, anche lui come te ha sposato la causa dei finocchi e figurarsi se si azzarda a dirti una cosa simile.
 Ma fatemi il piacere! Concedetemi l’altissimo privilegio del vostro silenzio. Non voglio sentire una parola di più. Non credo a singola virgola.
 Che ne sapete di quello che si prova a stare da questo lato della storia, da questa prospettiva della vita?
Cosa pretendete di spiegare con le caterve di luoghi comuni, slogan, frasette ritagliate alla bell’e meglio dai giornali e assemblate come un osceno collage del peggiore dada, frasi smozzicate prese da prediche di qualche pretino disprezzabile e ripetute come una telescrivente? Senza ragionamento, senza spirito critico, senza soprattutto – e quel che è peggio – senza umanità?
 Cosa capite voi di quello che provo io? Conoscete forse la sofferenza che si prova nell’essere ripetutamente scartati, di essere continuamente abbandonati per qualcun altro di “migliore”, di essere costantemente discriminati, derisi e disapprovati da mezzo mondo? Non potete saperlo. Non potete nemmeno lontanamente immaginare. E del resto non vi passa nemmeno per la testa mettervi nei miei (nostri!) panni.
 Non potete sapere cosa significa dover imparare molto presto, prestissimo, il senso della precarietà, il punto di vista del nomade e dover imparare alla svelta a camminare da soli, a stare da soli, in questo deserto che è la vita, senza che questo vi uccida?
 Cosa potete intendere del dover continuamente cadere e del doversi rialzare – con le sole mie (nostre!) forze – per non morire sotto gli strali dell’ennesimo rifiuto, dell’ennesima illusione sfiorita? Non potete.
Non potete poi, certo, capire cosa si prova ad avere un cuore ipertrofico, continuamente affamato, assetato di corpi, di bellezza, d’amore che appaiono sempre più irreali …proprio quell’amore che voi, cari genitori, non avete saputo dare o che avete dato parzialmente, distrattamente e che invece la vostra presunzione vi assicura, ingannandovi, di aver profuso a volontà e in maniera efficace?
 Conoscete forse la maledizione della ricerca forsennata estenuante frustrante di una persona vera, della persona giusta, la brace del sospetto, del silenzio, della gelosia, della sfiducia, del tradimento, del non sapersi (potersi?!) fidare fino in fondo, del cuore spezzato?
 L’amore, tutto l’amore, che siete convinti di avermi (averci!) dato io non lo vedo, o lo vedo parzialmente in maniera sfocata. O meglio, vedo che lo avete avvolto e riposto negli aspetti più trascurabili dell’esistenza che siete così orgogliosi di avermi dato, e che coincidono con gli aspetti più materiali (casa, cibo, scuola, mantenimento…). Certo, tutto questo ai vostri occhi apparirà come la descrizione dettagliata di un girone dell’inferno dantesco a opera di un figlio ribelle degenere ingrato…ma io preferisco una vita così, esattamente così. La preferisco di gran lunga alla vita che mi proponete e che cercate in tutti i modi di farmi abbracciare. Una vita lebbrosa. Ma io non sono san Francesco. Una vita “corretta”, discreta e rispettabile, che non dia adito a maldicenze o a chiacchiere; e soprattutto una vita “perfetta”, orribilmente perfetta, disumanamente perfetta, terribilmente compiuta e organica in tutte le sue parti come gli ingranaggi di un bellissimo e letale automa.
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scienza-magia · 2 years ago
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Zirconi e diamanti, come vedere le differenze
Zircone come riconoscerlo e i pregi. Esiste una pietra che somiglia tanto ad un brillante che spesso, i non esperti, non ne notano la differenza: lo zircone. La sua luce, la sua trasparenza, soprattutto se la gemma è di colore bianco e di piccole dimensioni, possono ingannare i non intenditori. Dunque, un gioiello con zirconi può essere scambiato per un monile di grande valore. Ma non è così, lo zircone non ha per nulla le caratteristiche di un diamante e anche se a prima vista può trarre in inganno, l’attenta osservazione ne coglie le differenze.Eppure lo zircone piace, forse proprio perché ha un bell’aspetto ma costa relativamente poco, per questo motivo i suoi gioielli si possono indossare con maggiore serenità e caratterizzano i nostri momenti più quotidiani e meno formali.
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closeup of sample of natural mineral from geological collection - rough Zircon crystal isolated on white background Come riconoscere uno zircone da un diamante Esistono tanti metodi per riconoscere uno zircone da un diamante e in questa sede cercheremo di svelarne qualcuno ricordando però che ci sono margini di errori che potrebbero dare falsi risultati dunque la certezza si ha soltanto ricorrendo al proprio gioielliere di fiducia. Il metodo del “foglio” per questa osservazione occorre un foglio di carta bianca, con una matita bisogna disegnare su di esso un punto che sia comunque ben visibile. Adesso si deve mettere la gemma che si vuole analizzare sul foglio poggiandola con la parte piatta, cioè quella opposta all’apice, quella che nel gergo dei gioiellieri viene chiamata”tavola”, centrando il punto che è stato disegnato. Se la pietra è uno zircone la luce che riflette creerà come un cerchio dentro la pietra. Se invece è un diamante la luce sarà diffusa in tutte le direzioni e il riflesso quasi non si noterà.
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Silver ring with many small cubic Zirconia crystals La lente d’ingrandimento il diamante è il minerale più duro in assoluto che tale resta nel tempo, per questo basta una semplice lente di ingrandimento e con questa guardare la sua superficie che apparirà quasi liscia e lucida e i suoi bordi saranno sempre ben molati. Invece, osservando lo zircone sempre con la lente d’ingrandimento, noteremo più graffi sulla sua superficie e i bordi delle sfaccettature saranno meno affilati rispetto a quelli del diamante, a volte quasi arrotondati. La prova del tempo Con il tempo il brillante mantiene la sua lucentezza mentre lo zircone a poco a poco diviene sempre più opaco. Significato Lo zircone, così antico e quindi ben conosciuto dai popoli che ci hanno preceduto, ha avuto attribuiti tantissimi significati. In oriente questo minerale viene usato per riequilibrare i centri energetici, i chakra. Allo zircone viene tradizionalmente associato il fuoco, per questo simboleggia in prevalenza la forza e il coraggio. Inoltre aiuta a stare in pace con sé stessi, a superare una perdita, a sviluppare il buon senso. Fisicamente riduce vertigini, allergie e insonnia. Zircone composizione chimica Lo zircone è un silicato di zirconio ed è un minerale che si trova in tante rocce anche se in piccole quantità. Purtroppo in commercio esiste anche una pietra che si chiama zirconia cubica che somiglia molto alla gemma naturale ma è completamente sintetica. Occorre per questo stare attenti! In gioielleria vendono sotto il nome di zircone tanto la pietra naturale che quella sintetica la quale, naturalmente, ha un valore ridotto rispetto alla prima. Lo zircone, infatti, è un minerale che si trova nella crosta terrestre ed alcuni esemplari si rivelano esistere da tempi immemorabili, quasi poco dopo la nascita della Terra stessa.
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Due orecchini in argento con zircone. Tipi di zircone Questo minerale presenta una grande varietà di colori, giallo, rosso, blu, verde, sfumature e gradazioni dovute essenzialmente alle impurità che contiene. In gioielleria la gemma più usata è quella incolore perché, con la sua trasparenza e i suoi riflessi multicolori, somiglia di più al diamante. Molto bello è anche lo zircone blu che proviene principalmente dalla Cambogia la cui tipologia più preziosa è il Ratanakiri caratterizzata da un colore blu molto intenso e raro. Ma il colore degli zirconi può essere modificato con il calore. Ad esempio, una gemma rosso cupo o gialla può essere trasformata in zircone incolore o blu. Lo stesso calore ne aumenta anche la trasparenza, in questo caso lo zircone assume una notevole bellezza. I colori miele e rosso, quest’ultimo proveniente dall’Africa, non hanno un valore elevato mentre il verde è più costoso perché è molto raro. In ogni caso lo zircone ha un suo valore che lo pone tra le pietre preziose ( qualcuno lo definisce pietra semi-preziosa) più vendute. Gode di un taglio tutto suo, il taglio “a zircone” che ha otto sfaccettature in più intorno alla base della gemma. In gioielleria lo si trova incastonato a donarci gioielli dalle nuove tendenze per i brand più in voga, gioielli molto apprezzati per la loro bellezza ed il loro valore. Read the full article
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laragazzadagliocchitristi · 3 years ago
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Insonnia notturna e momento nostalgia.. ricordo quando ero una ragazzina delle medie e il mio primo cd comprato ad un centro commerciale durante un viaggio in un altra città. Era 111 di Tiziano Ferro e lo portavo ovunque per ascoltarlo con il mio lettore cd. Ricordo i viaggi in macchina dividendo gli auricolari con la mia migliore amica che credevo per la vita e le canzoni imparate a memoria a furia di ascoltarle, che nemmeno adesso dopo anni sono andate via. Testi che mi piacevano ma che non capivo, non sapevo cos'era l'amore se non qualche cotta per qualche ragazzino a scuola, il mio compagno di classe super simpatico ed interessante che veniva sempre a sedersi vicino a me per giocare, il ragazzo biondo più grande della 3c che vedevo ogni giorno quando entravo in classe perché la sua aula era nello stesso androne della mia e lui stava sempre sull'uscio della porta finché non suonava la campanella e quante volte ho rischiato di sbattere contro la porta perché i miei occhi non smettevano di fissarlo, il ragazzo 20 enne che con la sua cricca di amici frequentava i locali della chiesa vicino casa mia e che avevo conosciuto per caso passeggiando in zona e che passava in macchina di fronte casa mia solo per vedermi e io che restavo sul cancello ad aspettarlo passare per poterlo vedere pochi istanti. Canzoni che se riascoltassi adesso a distanza di anni e dopo tante delusioni, capirei il significato e che non avranno più lo stesso sapore di prima. So che le lacrime scenderanno perché ricorderò la ragazzina che ero e quanta fiducia, speranza e desiderio avevo di vivere l'amore. -laragazzadagliocchitristi
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len-scrive · 7 years ago
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Preferisco il T-Rex
Oh, fantastico.
Quindi con l’ultima puntata dell’Isola dei Famosi sono riusciti a massacrare due telefilm amati.
Uno è Hannibal; ormai in Italia le coroncine di fiori non avranno più il significato che i Fannibal danno loro. Siamo troppo pochi rispetto ai fan di questa Francesca.
L’altro telefilm è Game of Thrones; non sto nemmeno a commentare quella grafica e pure la sigla di sottofondo utilizzata.
Ma vorrei dire altre due cose importanti, nel mio piccolo, su ciò che è emerso ieri in prima serata.
Tre se aggiungiamo il piccolo appunto sul fatto che se stai facendo un’esperienza del genere, che al di là della falsità di tutto ciò che sta dietro alle telecamere è comunque un’esperienza incredibile che io farei senza pensarci su un attimo, e hai bisogno di comprare erba da fumare hai dei problemi seri.
Ma a parte ciò... (io comunque tendo sempre a credere che ogni cosa, OGNI, in televisione sia fatta per guadagnare telespettatori) a parte ciò dicevo… L’amore di un uomo non salverà tale Francesca dal problema che ha con se stessa. La Venier dovrebbe sapere, alla sua età, che per salvare te stessa da qualunque problema tu abbia c’è una sola persona da chiamare in causa: te stessa.
Poi dicono che la trasmissione viene guardata dai giovani e bisogna dare messaggi positivi: bravi, bel lavoro dare il messaggio che ti devi rifugiare tra le braccia di qualcuno per sopravvivere. Complimenti.
Seconda cosa.
Che tale Simone sia vergine a trentasette anni non è qualcosa per cui dire: ma dai non sarà vero! Con quella faccia stupita.
Essere vergine a qualsiasi età (che sia vero o meno in questo caso mi frega poco) non è cosa che debba indurre gli altri a stupirsi.
Non importa il tuo sesso, non importa chi sei né da dove vieni; possono esistere persone che per una vita intera non vedono nel sesso l’appeal che tutti gli altri vedono, chiaro? Cominciate a farvi una ragione del fatto che non tutti sono uguali e che non tutti la pensano allo stesso modo.
Fare sesso non è lo scopo principale di ogni essere umano sulla terra, in particolare fare sesso con chi capita non lo è. A qualcuno, pensate che strano, viene da fare sesso solo con le persone con cui hanno una grande affinità emotiva. Incredibile.
Qualcuno quell’affinità emotiva non la trova per anni anni e anni, non importa quanto la cerchi.
Non c’è nulla di male nel fare sesso con tutte le persone che incontri nella tua vita, ci mancherebbe che io pensi il contrario, così come non c’è nulla di male, né di sbagliato nel fare l’esatto opposto.
Sono sempre tutti pronti a perdonare che si compri erba in un paese straniero e la si porti in giro in tasca, sono tutti pronti a perdonare assassini e criminali, a dimenticarsi che certi politici non dovrebbero più essere degni di governare un paese…
Ma prova a dire che sei vergine (soprattutto se sei uomo) e vedi che processo ti fanno.
Ed infine guardo l’Isola, solitamente non la puntata ma ieri la mia insonnia ha colpito, perché se mi addormento sintonizzata sul canale ho scoperto che vado sull’Isola anch’io. Non la loro, la mia.
Ho scoperto che la sogno praticamente TUTTE le notti ed è irrinunciabile.
L’altra notte sono stata inseguita da un T-Rex ed è stato bellissimo. Mi sono seduta su uno scoglio a guardare i pesci. Ho visto nascere una nidiata di velociraptor. Sì, evidentemente per me un’isola deserta significa dinosauri.
Quindi ecco… Per me quello vale la pena.
Il resto no. Ma giusto per fare due chiacchiere, perché non ce la faccio a stare zitta.
E come l’anno scorso questo periodo ha portato alla stesura di Lascia Che Sia Una Fiaba, anche quest’anno mi è venuta voglia di riprendere in mano Tarzan Hannibal e l’ex smemorato Will.
Bisogna sempre trovare il lato positivo anche nelle sfortune.
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ca-la-bi-yau · 4 years ago
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#7
#7
Mi ricordo quella bara bianca, quella piccola bara bianca. Non riuscii a piangere. Era il secondo funerale della mia vita e non riuscii a piangere. Ricordo anche che l’unico funerale a cui piansi fu molto più avanti, uno che alla fine non mi toccava così tanto da vicino. Non era un mio lutto ma ricordo che piansi per non aver pianto anni prima quelle lacrime. Mi sembrava tutto così assurdo. Mi sentivo apatico e anche un po’ stronzo per non riuscire a piangere e a dannarmi come gli altri. Non capivo. Non capivo come si potesse finire così presto in una bara bianca. Ricordo che non andai a Perugia, qualche tempo dopo, dove venne alla fine cremato. Non ricordo perché ci fu questo scarto di tempo. Non ricordo neanche il perché di due funerali, due decisioni diverse, prima la bara e poi l’urna. Non mi è mai importato, ma penso che sia molto più confortevole come idea quella di finire in cenere, piuttosto che in quell’orribile bara. Ci andarono i miei, finendo nel bel mezzo di una tempesta di neve e finendo bloccati per un giorno intero. Non ricordo benissimo. Decisi che se fossi morto avrei voluto essere cremato.
Mi sembrava tutto così irreale. E allo stesso tempo così vicino. Un problema al cuore. Un attimo e giù a terra. Poche ore dopo, morto. Pochi giorni dopo, in una bara. O in cenere. Prima di allora non avevo mai veramente temuto la morte. Sì, anche io avevo problemi al cuore. Avevo paura degli ospedali, dei medici, delle operazioni. Ma non avevo veramente paura di morire. Quel giorno di quasi 9 anni fa capì cosa vuol dire avere paura di morire. E riprovo la stessa sensazione ogni volta che sopraggiunge un dolore al petto, ogni volta che sento la tachicardia, il panico assalirmi, le fitte che mi trafiggono. Non mi sono mai scrollato di dosso questa paura.
Da quel giorno le cose cambiarono. Le mie paure e i miei incubi assumevano nuove forme. La mia insonnia divenne cronica e tutt’oggi ci convivo. Non ho mai fatto quell’operazione, né ho mai preso in considerazione l’eventualità fino a poco tempo fa. Ci penso e ci ripenso ma sento la stessa paura di tanti anni fa. Da quel giorno anche quel tatuaggio prese un nuovo significato. Dovevo averlo, sul mio petto, sulla mia pelle. Devo averlo con me, sempre, per tutta la vita. Avrebbe simboleggiato anche lui, anche quel giorno, quel giorno in cui iniziai a provare veramente paura. Avrebbe significato portarsi sempre dietro quel ricordo. Non lasciarlo mai andare via. Non smettere mai di ricordare.
Da quel giorno mi promisi di scrivere qualcosa a proposito. Ma non ci sono mai riuscito, fino a quest’anno. Provai a scrivere una poesia qualche tempo fa su quest’accaduto, ma lasciai perdere. Mi sembrava sempre troppo frivola, banale, addirittura blasfema. Non in grado di esprimere tutto quello che vorrei.
Quando, finalmente, nel luglio del 2015 riuscii a tatuarmi, un po’ rimasi deluso. Pensai che avrebbe fatto male, che mi avrebbe segnato più a fondo di così, ma effettivamente era stupido pensarlo. Era solo una linea sul petto, niente di che. Dieci minuti, niente di più. Tolto questo, però, fu un passaggio veramente importante. Rinunciai a molti altri tatuaggi e idee, dopo quel giorno. Capii che dovevano essere davvero importanti, che sarebbero stati con me per sempre e che mi avrebbero dovuto dire “Non dimenticare”. Tutti i tatuaggi che ho fatto, prima di tutto, dicono questo: Non dimenticare.
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ginnyoceane · 4 years ago
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.   ‌        ‌     🔥 𝖾𝗋𝗂𝖼 𝖺𝗇𝖽 𝗀𝗂𝗇𝗇𝗒🔥 ‌        ‌        ‌ 📍 𝚁𝚊𝚟𝚎𝚗'𝚜 𝙲𝚊𝚏𝚎́ ; 𝟶𝟹/𝟷𝟸/𝟸𝟶𝟸𝟶 ‌        ‌        ‌ ‌ ➭ ❛  Sta nevicando! ❜ ‌        ‌        ‌ ⤿ #𝐫𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞𝐫𝐩𝐠 #𝐦𝐢𝐧𝐢𝐫𝐨𝐥𝐞
Eric si trovava al Raven's Cafè insieme ad una sua vecchia conoscenza, aveva incontrato Ginny al locale dove il fantasma lavorava, saltuariamente si recava a trovarlo, per Eric la bionda era molto simpatica, alla mano, a primo occhio dava sicuramente l'impressione di una persona un po' scontrosa ma bastava conoscerla un po' per capire che erano solo impressioni iniziali. Davanti ad una tazza di caffè bollente, la cosa bella di essere morti era berne anche dieci al giorno e non risentire degli effetti, i due stavano chiacchierando del più e del meno quando lo stesso Eric non poté che sorridere all'affermazione della giovane.
«Sembrava avesse smesso ed invece ha ripreso. Beh non posso dire di non esserne felice, Ravenfire è sempre bella, ma in inverno un po' di più. Insomma lo spirito natalizio vuoi o non vuoi viene trasmesso anche a chi il natale non lo sopporta.»
Ridacchiò, chissà se quando era ancora vivo amava quel periodo o meno, doveva chiederlo ad Holly. Il non avere ricordo alcuno spesso era deprimente ma il fantasma cercava sempre di non pensarci, di prendere il positivo dalla vita che aveva ora.
Ginny R. Océane Lagarce
Era trascorso un mese da quando l'ennesima catastrofe si abbatté sulla veggente, eppure s'era ripresa a poco a poco. Sentiva ancora le forze non sempre assisterla, spesso si svegliava in piena notte urlando pensando di avere ancora le fiamme ad avvolgerla, ma impiegava sempre meno tempo a capire che quello era solamente un incubo, un frutto della sua fantasia, e doveva ammetterlo, ormai il peggio era passato. A poco a poco stava riprendendo la vita di tutti i giorni, a piccoli passi stava tornando quella di un tempo, ed eccola a prendere il suo caffè in quel locale che ormai era scenario di così tanti attimi di vita della Lagarce. Alzò lo sguardo quando cominciò a vedere piccoli fiocchi di neve che a poco a poco attecchivano a terra. Un sorriso si ampliò sul di lei viso prima di voltarsi in direzione di quell'amico che in più occasioni s'era dimostrato leale e sincero. « E' come se con la neve, Ravenfire si vestisse del suo abito migliore mostrando solamente le cose belle di questa città... » Commentò prendendo un sorso della sua bevanda calda e rilassando quelle spalle che non s'era nemmeno accorta di tenere tese. Era il sapore del Natale nell'aria, il profumo di cioccolata che sembrava aleggiare in ogni angolo strada, tutte quelle piccole cose che facevano sorridere la veggente. « Lo ammetto, non sono una grandissima fan del Natale, odio quel finto perbenismo che spesso sembra infiltrarsi ovunque, ma amo questa sensazione... Il freddo, il sorriso di un bambino che vede per la prima volta la neve... Sono piccole cose che mi fanno apprezzare di più il presente, soprattutto dopo quello che è successo ad Halloween. »
Eric Chris Lemaire
«Questo è il periodo che più amo, la città sembra perfetta.» Agli occhi di molti lo era, sembrava una di quelle città che venivano fotografate e stampate nelle cartoline, eppure diversi segreti ben oscuri ella nascondeva. E proprio durante i festeggiamenti della serata più terrificante dell'anno, il terrore vero e proprio aveva avvolto i suoi abitanti. C'erano momenti nel quale Eric continuava a darsi le colpe per essere sparito e non aver potuto aiutare nessuno, era un fantasma da poco tempo, pochi anni e di conseguenza appena il sorbo si era sparso per la sala lui era tornato nel limbo ed aveva assistito a quello spettacolo mostruoso. Sorseggiò la sua bevanda e tornò al presente, lasciando da parte quei pensieri poco piacevoli. «Un po' di tranquillità e felicità ce la meritiamo. Abbiamo già sofferto abbastanza non credi? Spero che questo Natale possa essere tranquillo e che non nasconda pericoli all'orizzonte.»
Ginny R. Océane Lagarce
Vedere il bicchiere mezzo pieno non era spesso cosa della veggente, ma dopo gli ultmi avvenimenti e il successivo ricovero in ospedale, sperava solamente di avere un po' di tranquillità. La sensazione di calore e soffocamento avevano fatto sì che Ginny cadesse in preda ad allucinazioni fin troppo vive eppure non era nemmeno questa la cosa peggiore che aveva dovuto affrontare, bensì la paura di poter cadere, ancora una volta, in un vortice che avrebbe potuto portarla a fondo definitivamente. Si limitò così ad un debole sorriso la veggente, un sorriso che sembrava però nascere dal cuore. « Sembra così strano... Si dice che Ravenfire sia una città così tranquilla, eppure abbiamo dovuto affrontare così tanti ostacoli, ma credo che tu abbia ragione... Meritiamo un po' di tranquillità, diamine ne abbiamo bisogno! » Commentò con vigore la Lagarce prima di lasciarsi andare contro lo schienale della sedia su cui era seduta. Più osservava la neve attecchire fuori dalle vetrate del Raven's Cafè, più sentiva il legame che intercorreva tra lei e ogni abitante di Ravenfire. « In qualche modo siamo tutti connessi, se ci pensi... Tutti siamo concatenati da una serie di eventi. Guarda ciò che è successo durante la festa, le conseguenze si sono abbattute su di noi, ma ci siamo rialzati tessendo nuovi equilibri... O forse sto semplicemente bevendo troppo caffè, non lo so. »
Eric Chris Lemaire
Eric ascoltò con interesse le parole della bionda, tutti loro si meritavano un po' di tranquillità dopotutto, era giusto che passassero le feste in serenità ed armonia con le famiglie, che potessero uscire con gli amici, divertirsi e lasciarsi alle spalle, almeno per un po', ciò che era successo la notte di halloween. La spiacevole vicenda avrebbe gravato sulle spalle degli abitanti di Ravenfire per molto tempo ancora, ma era giusto ricominciare a vivere pian piano. «La penso esattamente come te, per questo voglio godermi totalmente queste feste, fare sciocchezze ma essere totalmente me stesso, vivere. Non so, magari è un discorso strano ma voglio vivermele.» Per un fantasma come lui la parola vita aveva assunto un significato diverso ormai da diverso tempo, eppure il Lemaire era consapevole di doversi vivere appieno quella sua seconda possibilità, ed infatti ormai da ben cinque anni era così, tutto ciò che Eric faceva giorno dopo giorno era ciò che si sentiva di fare, non voleva rimpianti. «Forse stai bevendo un po' troppo caffè dovresti passare direttamente al whiskey.» Mormorò lo spettro prendendo in giro l'amica, ma sapeva benissimo che sotto sotto Ginny avesse ragione, ogni essere sovrannaturale di Ravenfire era collegato ed in un certo senso in ciò vi era del magico. «Sai già cosa farai durante queste feste?»
Ginny R. Océane Lagarce
Era più di un sorriso quello che era nato sulle labbra della veggente in quel momento, un sorriso divertito che mancava dal suo volto da fin troppo tempo. Si ritrovò così a distogliere per un momento lo sguardo, dirigerlo così altrove e ridacchiare, lasciando alle spalle tutti i pensieri che, da quando era uscita dall'ospedale, sembravano darle il tormento. « Devo ammettere che non è un'idea malvagia, sai? Probabilmente eviterei di essere così elettrica, e soprattutto magari potrei dormire anche qualche ora in più la notte. » Replicò la Lagarce accennando in modo molto velato al suo problema di insonnia degli ultimi giorni. Non sapeva a che cosa fosse dovuta quell'agistazione che la teneva sveglia la notte, ma sapeva che era passato tanto tempo dalla sua ultima vera dormita. Scrollò appena il capo a quella domanda, rendendosi conto che in realtà i suoi programmi erano sempre in continuo divenire. « Probabilmente farò tutto ciò che durante l'anno è impossibile fare a causa degli infiniti impegni... Dovrei rinnovare il blog, dedicarmici anche con più impegno e perché no, magari riuscire a buttare giù qualche pensiero. E' come se in qualche modo fossi bloccata. E tu invece? Ehi, potrei perfino invitarti a giocare a palle di neve uno di questi giorni se non avessi la certezza che bareresti usando i tuoi poteri. »
Eric Chris Lemaire
«Hai provato con qualche rimedio naturale?» I problemi di insonnia di Ginny agli occhi del fantasma sembravano seri ed anche la giovane sembrava essere molto esausta dal dormire poco durante la notte, Eric poteva immaginare quanto fosse estenuante non riposarsi a dovere, nella sua nuova forma da fantasma poteva anche non riposarsi ma lui lo faceva ugualmente proprio per non perdere totalmente il filo con la realtà che lo circondava. «Lavorerò, passerò del tempo con mia sorella, cercherò di godermi queste festività natalizie come se fossi ancora vivo, insomma non ho grandi progetti.» Non aveva fatto progetti in realtà, voleva solo vivere alla giornata cosa che faceva ormai da anni, ma sperava che durante quelle feste nulla di tragico potesse accadere, voleva che potessero essere più tranquille possibili, di drammi ce n'erano stati già abbastanza. «Scusa, l'idea di sparire e riapparire alle tue spalle gettandoti le palle di neve è troppo allettante, quindi si barerei assolutamente.» Era fatto così il Lemaire, gli piaceva la sua nuova natura e fare scherzi era la sua specialità. «Potremmo però andare al cinema e vedere un film natalizio, che ne dici?»
Ginny R. Océane Lagarce
Tanti erano i pensieri che tenevano sveglia la veggente, eppure non uno in particolare. Sapeva che se avesse trovato un poco di pace anche il sonno sarebbe arrivato, ma per ora nulla si vedeva all'orizzonte. Un debole sorriso aleggiò sulle di lei labbra a quella proposta. I rimedi naturali erano l'unico rimedio che la veggente di concedeva al bisogno, ma sapeva che presto o tardi sarebbe potuta cadere vittima di dipendenza anche da quelli. Preferiva il dolore, l'insonnia che ritornare a essere dipendente da qualcosa su cui non avrebbe potuto avere il controllo. « Proverò... » Si limitò a commentare la veggente. Solo quando il fantasma riprese a parlare, ella annuì. Era intrigante come la vita dei fantasmi fosse immobile e allo stesso tempo dinamica. Erano incorporei il più delle volte ma sapevano anche materializzarsi a loro piacimento e in loro vi era qualcosa di affascinante, doveva ammetterlo. Passarono ad un discorso più tranquillo e non poté non ridacchiare a quella battaglia di neve che doveva ancora avvenire. « Non avevo alcun dubbio, sai? E perché no. Ho deciso che la parola d'ordine di queste vacanze sarà relax, puro e semplice e relax. E poi mi piace vedere i film natalizi... Alcuni sono dei classici. Uhm... — Caspita, non avevo visto che fosse così tardi, è meglio che vada... Ma davvero, mi farebbe piacere vederti, fatti sentire okay? » In quel momento Ginny s'alzò salutando l'amico, non rendendosi conto che sarebbe di certo arrivata in ritardo a quell'appuntamento se non si fosse mossa.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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nakeiboutique · 5 years ago
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Qualche notte fa, totalmente immersa nella mia insonnia e nei miei pensieri, ho deciso che avevo bisogno di creare un ciondolo particolare.. • La storia e la simbologia dei fiori fanno parte della mia vita sin da quando ero bambina, perchè sin da allora ogni cosa per me doveva avere un significato, e in qualche modo la Natura è riuscita a chiamarmi a sé senza mai lasciare la mia mano. • Ad oggi la possibilità di lavorare con il significato dei fiori assume connotati ben più profondi di un semplice hobby. • Diventa un modo tutto mio per comunicare con il mondo esterno e farvi fluire ciò che sono e, al tempo stesso, per continuare a conoscere meglio me stessa. • I miei medaglioni fioriti mi concedono la possibilità di fare tutto questo... • Vi propongo quindi un medaglione con un delicato fiore di Hepatica nobilis incorniciato tutto intorno dal Pizzo della regina Anna. • Un tempo erroneamente classificata come Anemone, l'Hepatica Nobilis/Liverleaf (conosciuta anche con il nome di Erba trinità ), è una pianta di sottobosco che comincia a fiorire non prima di Marzo, annunciando a tutti gli effetti il sopraggiungere della Primavera. • Nella mitologia greca essa era dedicata a Giove, e simboleggiava il fuoco e l'amore. • Ma ad oggi, questa pianta dai fiori così delicati e a mio avviso stupendi, simboleggia sopra ogni cosa la FIDUCIA. • Nel tentativo di rafforzare ulteriormente questo significato, ecco spiegata la presenza della Carota selvatica a farle da cornice, in quanto simboleggiante non solo grazia e delicatezza, ma anche conforto e buon auspicio. • Inglobati insieme come in un abbraccio, questi fiori veicolano non solo un messaggio di fiducia nei confronti del mondo esterno, quanto piuttosto un invito ad avere maggiore fiducia in se stessi, a credere nel proprio valore, in ciò che si è destinati ad essere e diventare. Troppo romantica mi direte... Ma questo è il modo in cui ho sempre comunicato con i fiori nella folle convinzione che essi mi rispondessero a loro volta... E qualsiasi cosa accada domani, con un rinnovato entusiasmo che forse proprio questa creazione è riuscita ad infondermi, posso dire a gran voce che non ho nessuna intenzione di rinunciarvi. https://www.instagram.com/p/B-fHddSIINX/?igshid=1x5teq9871s9m
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riccardomariphotographer · 7 years ago
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A  fine novembre uscirà Polimero, il mio primo libro e l'altra notte in un, non raro, momento di insonnia, chiuso nel buio di una vasta e disseminata di letti vuoti, camera d'albergo nella piana del Ravennate, seduto nel letto, con la schiena appoggiata ai due gonfi cuscini in dotazione, come una bambola di pezza,  mi sono chiesto cosa volesse dire promuovere un libro, cosa si dovesse fare e cosa dire per spingere qualcuno a leggerti. La presentazione ufficiale, che avverrà presumibilmente a Milano, organizzata dalla casa editrice, non mi pone interrogativi, caso mai curiosità. In quell'occasione, sarò accompagnato per mano dall'eleganza gentile di Virginia Martelli, colei che ha deciso, dopo consulto con i suoi collaboratori, di pubblicare il mio scritto. Sarà lei, credo e mi auguro, accarezzandovi con la sua voce leggera a portarvi dentro Polimero. Io mi limiterò, seduto al suo fianco, a mantenere un atteggiamento che dissimuli l'imbarazzo e a rispondere alle eventuali domande. Le presentazioni successive però, non sarò altrettanto fortunato, mi toccherà dire qualcosa in più, dipingere Polimero senza raccontarlo. Esporre a parole qualcosa che è già di per se espresso in parole. La mia testa si è messa in moto immediatamente stimolata da questo spauracchio, per vagliare alternative, cercare anime gentili che lo facciano per me, permettendomi una partecipazione distaccata (c'ero, ma anche no), oratori che amino parlare, che lo facciano con carisma e che naturalmente abbiano voglia di leggere preventivamente il libro e alle quali piaccia il libro. Oppure no? E se, come è nella mia natura, andassi controcorrente? E se trovassi una persona che una volta letto lo trovasse disgustoso? Che lo denigri sottolineandone le debolezze, bistrattando le frasi o i tentativi d'ironia, facendo emergere superficialità e banalità, un purista, uno che aborre l'estro nel riadattare parole alterandone il significato o peggio, l'ardire di generarne di nuove, uno a cui la scrittura creativa (qualsiasi cosa significhi) stia profondamente sullo stomaco? Potrebbe essere interessante. Già me lo figuro; le persone in sala che si aspettano la recensione lusinghiera di una cosa di cui sono in parte testimoni, ("io c'ero quando lo ha scritto", "io gli ho telefonato mentre stava scrivendo", "a me ha letto un capitolo una sera a cena") persone che hanno fatto uno sforzo per esserci, uscite svogliatamente, solo perché non hanno trovato prontamente una scusa, sedute li con un sorriso, in attesa che la cosa cominci, mi guardano con un po' di orgoglio e io le saluto con un cenno, felice che abbiano partecipato. L'oratore si siede di fianco a me, mi sorride dal suo abito, camicia bianca con farfallino e giacca a coste, di un colore che solo uno che nella sua vita ha letto molto, anzi quasi tutto, si può permettere di indossare, prende in mano la copia ben rilegata, dalla quale spuntano lingue di carta, punti di riferimento per il suo percorso recensivo, la apre e rilegge una frase come a imprimersi nella mente qualcosa che lo ha profondamente colpito e rivolgendo gli occhi sicuri al pubblico, apre le danze: <"Questo libro fa cagare"> Pausa per assaporare l'effetto della licenza poetica che solo una persona della sua smisurata cultura può elargire senza risultare pomposo. Ecco, forse dovrei farlo presentare così. In linea con la mia natura sicuramente, non con quella della casa editrice probabilmente, che ha investito dei soldi su di me e su questo scritto. Ma cosa darei per vedere le facce dei presenti!!! Mi giro nel letto e accartoccio tra le braccia il cuscino rendendomi conto che avevo una mano messa in una posizione innaturale e che fa male. Inutili elucubrazioni notturne, tanto so già che procederò come ho sempre fatto, con spontanea impreparazione, improvvisazione, si va a braccio e quel che succederà, succederà. Intanto la mattina si è accesa dietro le tende illuminando la piana e la mia voglia di caffè sposta le lenzuola e mi tira in piedi.     Buongiorno.
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weedzing-things · 7 years ago
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PRIGIONE
scrivo un’ altro testo e la mia mente pensa già ti detesto vi spiego mi sento imprigionato per quanto urli il rumore non è notato sono disturbato ma per quanto provi a negarlo sono malato malato di una ragione che non ho immedesimata in un ruolo che ho soffro di cronica insonnia la chiamo malinconiland si può vedere dalla forma astratta crepata di visione incolma mi sento come Stan il giro in questa giostra dimostra come la mia anima sia esposta Ad una fine che si chiama condotta ma navigando tra marinai si impara che la rotta non è data dalla flotta ha significato per voi per me amara sono sotto psciofarmaci sensazioni labili la mia mente perversa trova una nuova protesta e qui la pubblicizzo come il conto del mio affitto in questa casa che ormai ospita la mia coscenza sono stao derubato da dentro me dell'essenza che non riesco a tirare fuori se non sotto udienza e si perché non sono colpevole di essere malato signori miei ma di essere logorato si signori logorato da un posto che è diventata la mia prigione dove le regole sono giocate alla Al Capone
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itsallaboutmess · 5 years ago
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10/03/20
SECONDO GIORNO DI QUARANTENA
Mi chiedo perché sto scrivendo sta cosa, sono annoiata e anche tanto quindi ho bisogno di trovare un modo per sfogarmi.
Mi fa ridere l’idea che un giorno, spero felice, potrò leggere queste pagine di diario e ricordarmi questo periodo di merda.
Ovviamente non interessa a nessuno però frega un cavolo bitches.
Bene cominciamo...
Oggi mi sono svegliata rincoglionita, ho dormito 4 ore, si perché per completare il quadretto del periodo ho deciso, da una settimana a sta parte, di soffrire di insonnia, sempre meglio!
Sto pensando a cosa ho fatto oggi ma sinceramente a parte mangiarmi mezzo frigo e rotolarmi sul divano non ricordo molto.
L’ansia del giorno è stata quella di cercare di capire cosa posso o non posso fare in questa quarantena.
Ho passato ore su whatsapp a mandare e ricevere screen di decreti che ovviamente nessuno ha capito.
Siamo un popolo di deficienti, perché questi decreti non li scrivete a prova di mongolo?!
Io non posso stare ore a sclerare con le mie amiche per decifrare codici e cercare il significato parola per parolaaa, DIAMINE!
Ah quasi dimenticavo, notiziona dell’ultimo momento: tutta l’Italia è ufficialmente zona rossa.
Un minuto di silenzio per i dementi che ieri si sono ammazzati per scappare dalla zona rossa e si sono ritrovati dentro dopo meno di 24 ore, complimenti.
Concludo con un bel bravi coglioni!
- @itsallaboutmess
Se prendi o ripubblichi taggami o ti troverò!
#coronavirus #covid19 #quarantena #italiazonarossa #iorestoacasa
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yesnaturaonline-blog · 6 years ago
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Salvia: che cos’è, proprietà, benefici e utilizzi in cucina
La salvia o Salvia officinalis, è un arbusto sempreverde, dalle piccole dimensioni, facente parte della famiglia delle Laminaceae. Trova utilizzo in molteplici campi; in cucina viene infatti usata come aromatizzante dei cibi. Tra le proprietà principali ad essa riconosciute abbiamo quelle antisettiche, antinfiammatorie e diuretiche.
Che cos’è la Salvia?
Come precedentemente detto, la salvia altro non è che un arbusto sempreverde dalle modeste dimensioni. I suoi rami si presentano sezionati a quadrangolo, mentre le foglie, opposte tra di loro, presentano una dentatura fine, e sono coperte da una peluria che le rende vellutate. Sono inoltre picciolate, ovali-lanceolate, doppie e al tatto rugose. Le infiorescenze della salvia, che compaiono solo tra i mesi di giugno e luglio, si ergono verticalmente, mentre i fiori sono distribuiti in 2 o 4 verticilli.
Se cresce spontaneamente, la salvia può avere vita longeva, si stima di oltre i 15 anni, mentre se coltivata, arriva solo fino ai 5 o 7 anni. La salvia è largamente diffusa in Europa meridionale, in particolare, in Italia, nasce da sola soprattutto nella fascia centro-meridionale e sulle isole. Viene inoltre coltivata sia in zone pianeggianti, che nell’area collinare submontana.
Alcuni cenni storici
Visti i precedenti storici della salvia, già largamente sfruttata per le sue proprietà benefiche, si riesce a comprendere il significato del suo nome, ovvero salvo = “salvare”. I Galli attribuivano alla salvia capacità guaritrici; secondo questo popolo l’arbusto riusciva ad eliminare qualsiasi malattia, in particolare aveva la capacità di abbassare la febbre e placare la tosse.
Per altri popoli appartenenti all’antichità, la salvia poteva addirittura resuscitare i morti; ragion per cui veniva impiegata per preparare i rituali magici.
Il popolo romano pensava alla salvia come pianta sacra, solevano infatti organizzare dei veri e propri riti per la raccolta della pianta, durante il quale dovevano mettere dei caratteristici abiti, soltanto dopo aver effettuato dei sacrifici. Nel Medioevo, nella medicina popolare, la salvia era adoperata come cicatrizzante per ferite o piaghe che non volevano chiudersi.
Per i Cinesi la salvia aveva la capacità di donare la longevità; per questo, nel XVII secolo, durante i mercati olandesi, un cesto di salvia veniva barattato con 3 cesti di tè. La medicina tradizionale cinese, tutt’oggi, impiega la salvia contro insonnia, depressione, problemi gastrointestinali, malattie mentali e dolori mestruali.
In medicina ayurvedica, invece, si suole prescrivere la salvia ad uso esterno per curare emorroidi, gonorrea, vaginite ed infezioni alle orecchie.
Proprietà e Benefici della Salvia
All’interno delle foglie di salvia è possibile trovare:
principi amari,
acidi fenolici,
flavonoidi,
olio essenziale, all’interno del quale è possibile trovare: tujone, cineolo, borneolo, linalolo, beta-terpineolo e beta-cariofillene.
I flavonoidi in essa contenuta, ovvero luteolina, salvigenina, genkwanina, cirsimaritina ed ispidulina, hanno azione estrogenica: è questo il motivo per cui la salvia viene in genere adoperata contro i disturbi femminili, ed in particolare sindrome premestruale e disturbi della menopausa, vampate principalmente.
La salvia permette inoltre il flusso mestruale in presenza di amenorrea, è l’olio essenziale a stimolare gli ormoni della donna favorendo così la naturale comparsa del ciclo mestruale.
Utilizzata per combattere le affezioni gastrointestinali, la salvia va ad agire rilassando la muscolatura liscia, visto che la sua azione antispasmodica risulta importante contro l’intestino irritabile, gli spasmi che si generano nell’apparato digerente e contro i dolori provocati dalle mestruazioni.
L’acido carnosico e i triterpeni, ovvero amirina, betulina, acido crategolico ed acido 3-idrossi-ursolico, ivi contenuti, fanno sì che la salvia racchiuda in sé proprietà antinfiammatorie e proprietà diuretiche ottime per combattere ritenzione idrica, edemi, reumatismi e mal di testa.
Come appena visto, all’interno della salvia è anche racchiuso un olio essenziale, che ridotto sotto forma di preparati, è in grado di agire contro il catarro, questo grazie alle proprietà antisettiche e balsamiche che è in grado di sprigionare. È questo il motivo per cui viene largamente adoperato per curare patologie dell’apparato respiratorio come raffreddore, tosse, mal di gola e febbre.
La salvia ha inoltre azione ipoglicemizzante; ingerendo un infuso a base di salvia, a stomaco vuoto, risulterà vantaggioso per curare il diabete, visto che va ad abbassare il tasso glicemico nel sangue.
Valori Nutrizionali della Salvia
In 100 g di salvia sono racchiuse circa 315 calorie ed anche:
Utilizzi della Salvia
Ad uso interno è possibile preparare un ottimo infuso da bere in particolare per tensione nervosa, cattiva digestione, crampi, disturbi mestruali e vampate dalla menopausa. Vi spieghiamo come:
INGREDIENTI: 1 cucchiaio raso di foglie di salvia, 1 tazza d’acqua
PREPARAZIONE: Mettere il cucchiaio di salvia nell’acqua bollente, andando poi a spegnere la fiamma. Lasciare poi il composto in infusione, precedentemente coperto, per almeno 5 minuti. Dopodiché non bisognerà fare altro che filtrarlo e poi berlo per beneficiare delle sue proprietà.
Fonte: https://yesnaturaonline.com/salvia-che-cose-proprieta-benefici-e-utilizzi-in-cucina/
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traduzioneingleseitaliano · 7 years ago
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insonnia (f) traduzione da Italiano a Inglese insonnia (f) Dizionario italiano inglese
Qual'è il insonnia (f) in inglese insonnia (f) significato in inglese. Traduzione insonnia (f) inglese #inglese #traduzione
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pangeanews · 4 years ago
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“Ho sofferto così tanto che sono stata espulsa dall’altro mondo”. Le poesie & i diari di Alejandra Pizarnik
Una ipnosi nel vetro: l’acustica di Alejandra Pizarnik è sinistra, sotto vuoto; sa di essere espulsa da tutti i mondi – dal giacimento dell’incomprensione estrae verbi-pugnali, di cristallo. “Una scrittura densa, fino all’asfissia, ma fatta con nient’altro che con ‘vincoli sottili’ che permettano la consistenza innocente, su uno stesso piano, del soggetto e dell’oggetto, così come la sovrapposizione delle frontiere abituali che separano io, tu egli, noi, voi, essi. Alleanze, metamorfosi”, scrive, nel dicembre del 1964. Niente è salvo, ma esiste quel periglio innocente – tra la parola bugiarda e quella che sbugiarda – che pare un bosco bianco. C’è sempre qualcuno che muore, però, per nutrire l’innocente.
*
Nel 1964 la Pizarnik è a Parigi, da anni: di questo mondo non trova il punto di giuntura, i volti, umani, gli paiono cani, nodi, asperità, triangoli che separano sguardo da sapienza. “Un giorno forse, troveremo rifugio nella realtà vera. Intanto, posso dire fino a che punto sono in disaccordo?”, scrive in I posseduti tra lillà. Non ha neanche trent’anni, quell’ispirata giovinezza presa a unghiate. Il 5 ottobre di quell’anno – ma il loro anno è il ’63, s’erano conosciute, l’anno prima, a Parigi, entrambe attratte dall’abisso, dai libri come sequenza di pozzi, vuoti – le scrive Cristina Campo: “Mia cara amica, il mio cuore mi aveva detto che qualcosa di spiacevole doveva essere successo. Perfino la busta della Sua lettera era pallida, come se volesse anticipare da dove veniva. Ci rassicuri al più presto. (Ha un telefono? La chiameremo). Non ho nemmeno capito se l’hanno operata o solamente curata, e nel primo caso, di cosa? E Sua madre, ne è stata informata? Non crede che debba esserlo? Tutte queste ombre – e la distanza – sono di una tristezza opprimente. Io stessa sono a letto, pare che il mio cuore si sia dilatato, a causa delle tante preoccupazioni. Un sudore orrendo, colpi di pugnale. Nulla di nuovo: ma mio padre è ammalato, mia madre a malapena in convalescenza; Elémire solo. Autunno inoltrato – che cerco di accettare con dolcezza, gli occhi negli occhi chiari di due angeli terribili: il dott. Cechov, il dott. Céline”.
*
Nel libro formidabile, La figlia dell’insonnia (Crocetti, 2020; la curatela è di Claudio Cinti), appena edito per festeggiare l’acquisizione di Crocetti da parte di Feltrinelli, una poesia della Pizarnik alla Campo, s’intitola Anelli di cenere.
Stanno le mie voci al canto Perché non cantino loro, i grigiamente imbavagliati nell’alba, i camuffati da uccello desolato nella pioggia.
C’è, nell’attesa, una voce di lillà che si spezza. E c’è, quando si fa giorno, una scissione del sole in piccoli soli neri. E quando è notte, sempre, una tribù di parole mutilate cerca asilo nella mia gola, perché non cantino loro, i funesti, i padroni del silenzio.
Tutto ciò che sancisce un patto, in questa poesia (anelli; voce; parole; asilo; sole), si scinde, si spezza, come mani dalle dita d’acqua (spezza; scissione; neri; mutilate; funesti). Ci si lega, sembra, perché, dopo, la separazione sia implacabile – ogni incontro ha in seno l’asperità del lutto. La poesia viene accolta in Los trabajos y las noches (1965). Quando la riceve, è l’ottobre del 1963, la Campo risponde, preoccupata: “Comunque, bisogna curare la Sua insonnia… Non oso interrogarLa sul significato reale della Sua insonnia, ma se lo desidera me ne scriva pure, La prego… Anche i Suoi versi mi preoccupano da questo punto di vista. Vedo, credo di vedere la Sua vita come la bella gabbia terribile che non vede l’ora di “trasformarsi in uccello”. Soffra in questa gabbia se è necessario (so bene che non si può abbreviare il tempo dell’incanto, della stregoneria) ma non la renda, mia cara, una gabbia di ferro…”.
*
La tensione all’aforisma, al bagliore eracliteo, alla fiammata serafica, inevitabilmente ustiona, presuppone l’erma del morire. “E soprattutto guardare con innocenza. Come se nulla fosse, il che è vero”, scrive in Vie dello specchio. Quaderno della vita intima, cella delle torture, confessionale, lucida in una solitudine priva di dio (“Come chi non ama la cosa. Nessuna cosa. Bocca cucita. Palpebre cucite. Dimenticai. Dentro, il vento. Tutto chiuso e il vento dentro”), di chi si sceglie la trappola. Un’opera, d’altronde, è sempre un modo per approssimarsi alla morte – con inelegante e speziata spavalderia. “Ma la mia notte, nessun sole la uccide”. Battibeccando, ieri, pensavo, l’egotismo è lecito finché si annienta in un’opera, altrimenti è insopportabile. Pensano di sapere, gli umani, al posto di accettare la liturgia, di stare al criterio del miracolo, senza burocrazie dell’intelletto, barometri che valgano per la sanità di mente. Credono sia data la stazione eretta, credono sia eletta, duratura, cuspide del rango – in verità, una nobiltà rara è nella creatura orizzontale, all’orizzonte, pronta allo scatto, o che striscia, sibilando un valore secolare, non dissimile alla lava.
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“Invitata ad andare nulla più che fino al fondo”, scrive la Pizarnik, in certi versi terminali – frasi appoggiate come ossa, levigate fino a sdebitare una offesa, appuntite e puntate verso di sé. Non altro si fa, atleticamente, che forgiare l’ombra per gli altri mondi. Scelse, nel settembre del 1972, a 36 anni; preferì le pillole, ma l’altro gli aveva già succhiato gli occhi – vent’anni fa esce la racconta dell’Obras completas, anche in Italia, ora – penso alla raccolta delle lettere, come L’altra voce, edite da Giometti & Antonello – la Pizarnik ha una cospicua dote di accoliti, di accorti lettori. Il diario – di cui si traducono alcune lasse – è una tesoreria di intuizioni, una grotta al massacro. Più che altro, bisogna tenerla in braccio. (d.b.)
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Domenica 3 novembre 1957
Una rivoluzione per placare la mia ferita, un terremoto per sostituire la sua assenza, il suicidio del sole per il mio fervore fisico, la follia della notte per la mia sete segreta, la fine del mondo per soddisfare la mia prediletta angoscia.
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Venerdì 22 novembre 1957
Fede soltanto in te stessa, Alejandra. Fede in te sola. Impossibile la piena comunicazione umana. Gli altri ci accettano sempre mutilati, mai con la totalità dei nostri vizi, delle nostre virtù. O ci detestano per qualche aspetto che li mortifica, o ci accettano per qualcosa che è l’angelo della nostra carne. Spesso accadono giorni in cui è possibile comunicare, altri in cui tutto si annienta. Questi sono i giorni in cui qualcosa di umano ci è necessario. Sicuramente, ci respingono per questo volto da mendicanti repellenti che propinano angoscia e solitudine. È possibile vivere soltanto se nella casa del cuore arde un buon fuoco.
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Lunedì 16 dicembre 1957
È come se il mio sangue fosse amputato. Alzarsi di notte con il pugnale in mano e devastare il paese dei sogni. Di quei sogni divorziati dalla realtà. Grande vergogna non solo di essere, ma di essere semplicemente. Vergogna di vivere o di morire. Mi vergognerò anche quando sarò morta. Sarà, la mia, una grande morte inibita. Possibilità di vivere? Questa. Un foglio bianco e perdersi nella carta, uscire da me stessa e viaggiare su un foglio bianco.
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Domenica 2 febbraio 1958
Solitudine e silenzio. Ho pensato alla felicità di dedicarmi interamente alla letteratura, senza altra cura che scrivere e studiare. Bisogna recuperare il tempo perduto. So che questa felicità mi è accanto, ma non dipende dalla mia volontà, perché non sarebbe più felicità, allora, ma lavoro. Devo credere con tutto il mio essere, credere ossessivamente, lucidamente. Ma soprattutto, continuare a sostenermi nel difficile compito di non pensare all’“amore impossibile”, causa di tutti i miei mali.
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Venerdì 14 febbraio 1958
Mi è facile essere serena e obbiettiva con gli esseri che non mi interessano veramente, di cui non aspiro all’amicizia, all’amore. Sono calma, cauta, padrona di me. Ma con i pochissimi esseri che mi interessano… c’è l’assurda domanda, la convulsione, il grido, il sangue che ulula. Da qui deriva la mia assoluta impossibilità di sostenere l’amicizia con qualcuno attraverso una comunicazione profonda, risolta. Mi do così tanto, mi stanco, mi trascino, mi sfinisco, finché non vedo l’ora di “liberarmi” di quella prigione tanto amata. E se non interviene la mia stanchezza, agisce la volontà dell’altro, fiaccato da tanto presunto genio, che finisce per cercare una persona come sono io con chi non mi interessa.
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21 aprile 1958
Violento egoismo. La mia suscettibilità al minimo abbandono delle persone nei miei riguardi diventa così grande che mi tramuto in un morto. Tutte le prove di amicizia, di congiunzione hanno un esito così debole rispetto alle mie attese che non posso fare altro che entrare in un silenzio vestito di dignità, pulsante di delusione. Non posso accettare una realtà diversa da quella dell’arte. Questo mondo è orribile. Ma credo che la misura di ognuno sia nell’uso che fa della propria solitudine e angoscia. Più che “coraggio” direi “innocenza”.
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Sabato 26 aprile 1958
L’angoscia arriva. Non c’è altro che lasciare spazio al suo coltello, che affondi sempre di più, che una mano invisibile mi sottragga il respiro. Nessuna difesa è lecita. Tutto perde il suo nome, tutto si veste di paura. Anche pensare alla poesia come possibile salvezza è falso, nevrotico.
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16 maggio 1964
Ho paura del mio mostruoso pensiero su me stessa, della mia compiacenza e allo stesso tempo della mia estrema durezza. Voglio stare calma. E scrivere di questo tremare. La mia sete di realtà, a causa del mio confino forzato alla letteratura – qualcosa di prigioniero che si annuncia solo per la brama sessuale.
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Novembre 1971
Scrivere è dare senso alla sofferenza. Ho sofferto così tanto che sono stata espulsa dall’altro mondo. Scrivere è dare qualche senso al nostro dolore.
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weedzing-things · 5 years ago
Text
Sono malato
scrivo questo testo
e la mia mente pensa
già ti detesto
vi spiego
mi sento
imprigionato
ma per quanto urli
il rumore non è notato
sono disturbato
ma per quanto
provi a negarlo
sono malato
malato
di una ragione
che non ho
immedesimata
in un ruolo che ho
soffro di cronica insonnia
la chiamo malinconiland
si può vedere dalla forma
astratta
crepata
di visione incolma
mi sento come stan
il giro in questa giostra
dimostra
come la mia anima
sia esposta
a una fine
che si chiama condotta
ma navigando
tra marinai si impara
che la rotta
non è data dalla flotta?
ha significato per voi
per me amara
sono sotto psicofarmaci
sensazioni labili
la mia mente perversa
trova una nuova protesta
E qui la pubblicizzo
come il conto del mio affitto
in questa casa
che ormai ospita
la mia coscienza
sono stato derubato
da dentro me
dell'essenza
che non riesco
a tirare fuori
se non sotto udienza
e si
perché non sono colpevole
di essere malato
signori miei
ma di essere logorato
si signori
logorato
da un posto
che è diventata
la mia prigione
dove le regole
sono giocate
alla al capone
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