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Non c’è posto per loro in albergo
Scritto il 05/01/2024 per The Electronic Intifada. Di Amjad Ayman Yaghi.
Dopo essere stato costretto ad abbandonare la sua casa, Muhammad Abu Haya ora vive in una tenda.
Abu Haya, 49 anni, è fuggito perché Israele stava bombardando Beit Lahiya, nella zona settentrionale della Striscia di Gaza. Alcuni dei suoi familiari sono stati uccisi.
Dapprima aveva trovato riparo nelle scuole della città di Gaza, per poi spostarsi diverse volte. Ora si trova a Rafah, la città più meridionale della Striscia.
Abu Haya ha costruito la tenda improvvisata in cui vive attualmente e che, in totale, ospita dieci membri della sua famiglia allargata. La tenda è stata messa assieme usando sacchi di farina vuoti e altri pezzi di stoffa. È coperta da un telone di nylon per cercare di non far entrare la pioggia.
“Quando sono arrivato a Rafah, con la mia famiglia siamo rimasti in strada per due notti”, racconta. “Ho raccolto quanto più velocemente possibile dei sacchi di tessuto e di nylon, fino a quando sono riuscito a costruire una tenda”.
La famiglia ha a disposizione qualche coperta, ma non abbastanza per difendersi dal freddo.
Tutte le scuole della zona sono piene di rifugiati. Moltissime persone si trovano, inoltre, nella stessa situazione, in prossimità della frontiera tra Gaza e l’Egitto, in preda a un’estrema preoccupazione, soprattutto ora che le temperature sono scese notevolmente.
Le scuole sono strapiene.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) dichiara che circa 1,8 milioni di persone ha trovato riparo all’interno o nelle vicinanze delle sue 156 installazioni a Gaza. Il sovraffollamento è tale che, in media, i rifugiati a Rafah hanno a disposizione un bagno ogni 486 persone.
I ripari non offrono una reale sicurezza. Circa 300 rifugiati presenti all’interno delle strutture UNRWA sono stati uccisi dal 7 ottobre a oggi.
Secondo alcune testimonianze, solo poche centinaia di tende sono potute entrare a Gaza nell’ambito degli aiuti alla popolazione.
Hamza Zaida, 31 anni, ha dovuto lasciare la sua casa di Al-Rimal, un quartiere della città di Gaza. Anche lui adesso si trova a Rafah.
Molti dei rifugiati palestinesi del 2023 ritengono che la loro condizione sia molto peggiore di quella popolazioni cacciate durante la Nakba, la pulizia etnica perpetrata in Palestina nel 1948. Nonostante tutti gli orrori di quel periodo, alle persone espulse all’epoca spesso era data almeno la possibilità di trovare un riparo rudimentale.
“Forse i nostri nonni sono stati più fortunati di noi”, osserva Zaida. “Quando hanno dovuto abbandonare le loro case nel 1948, hanno trovato delle tende. Noi non abbiamo né tende né altro. Sono andato a cercarne una e le organizzazioni che ci stanno aiutando mi hanno detto che non ne hanno”. Ci fa notare che le tende vengono costruite usando pali metallici e pezzi di legno per sorreggerle. La maggior parte di queste tende di fortuna non offre una reale protezione dagli elementi.
Zaida ci ha messo due giorni per costruire una tenda per gli 11 membri della sua famiglia allargata. Anche se ha cercato di fare del suo meglio, non appena è iniziato a piovere, la tenda si è riempita d’acqua.
Amjad Ayman Yaghi è un giornalista residente a Gaza.
Traduzione per InfoPal di Isabella Cecchi
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(vía Listos para emprender o laborar jóvenes tras graduarse del Infop)
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Un bambino ogni 10 minuti: questa è la situazione a Gaza
Secondo InfoPal, agenzia di stampa italo palestinese, ogni 10 minuti muore un bambino. Se 10 minuti muore un bambino, in un'ora ne muoiono 60. Questo significa che al giorno vengono uccisi 1.440 bambini.
Oltre a questo tragico dato, va aggiunto quello delle donne che giornalmente vengono uccise 67 donne di cui, il 42% sono madri. Con questo 18.000 bambini diventano orfani perdendo TUTTO
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Genocidio israelo-statunitense a Gaza: 62° giorno. Stragi efferate in aree ed edifici pieni di rifugiati. Bilancio attuale: 17.177 morti e oltre 46.000 feriti
Scritto il 07/12/2023
Israele ha compiuto un nuovo, efferato massacro contro civili sfollati nella scuola di Aleppo, nei pressi dell’ospedale indonesiano, nel campo di Jabalya.
I soldati israeliani hanno giustiziato i cittadini e decine di corpi sono sparsi nel cortile della scuola.
I numero di morti accertati ha superato le 17.000.
23 palestinesi sono stati uccisi e decine di altri sono rimasti feriti, giovedì mattina, nei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza.
Fonti locali hanno riferito che 17 palestinesi sono stati uccisi e decine di altri feriti, la maggior parte dei quali bambini e donne, in un attacco israeliano che ha preso di mira la casa della famiglia Al-Mashi, nel campo di Al-Maghazi, che ospitava sfollati. I bombardamenti hanno causato danni anche a una casa vicina.
Sei palestinesi sono stati uccisi e altri feriti nel bombardamento aereo di una casa nel campo di Shabura, a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Gli aerei di occupazione hanno lanciato attacchi sulle case delle famiglie Asfura, Al-Najjar, Abu Al-Asal e Awidah, in via Al-Nuzha e nelle vicinanze della Moschea Al-Khalifa.
L’artiglieria d’occupazione ha bombardato anche la scuola Abu Hussein, a Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, lasciando sul terreno numerosi morti e feriti.
I cittadini di Jabalya sono stati costretti a seppellire decine di cadaveri in una fossa comune all’interno del campo, con i continui bombardamenti israeliani e l’assedio da parte dei carri armati e dei cecchini dell’occupazione.
Nel sud della Striscia di Gaza, gli aerei dell’occupazione hanno continuato i loro attacchi sulle case dei cittadini e in varie parti della città di Khan Yunis, in concomitanza con l’intenso bombardamento della costa di Khan Yunis e Rafah da parte delle navi da guerra.
Gli aerei hanno bombardato terreni agricoli a Khirbet Al-Adas e una casa della famiglia Sadiq in strada Jalal, e hanno lanciato incursioni nelle vicinanze di strada 5 e nelle aree orientali di Khan Yunis.
Morti e feriti sono arrivati all’ospedale Nasser di Khan Yunis in seguito al bombardamento aereo delle case dei cittadini a est della moschea Salah al-Din e del quartiere di al-Majaida nel centro di Khan Yunis.
A Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, gli aerei di occupazione hanno bombardato una casa in strada Al-Baraka, hanno lanciato una serie di attacchi su Nuseirat, hanno bombardato una casa della famiglia Al-Sharif in strada Jaffa, nella città di Gaza, e lanciato una raffica di bombe di gas velenoso a est del quartiere di Sheikh Radwan, provocando soffocamento tra i cittadini.
Numerosi morti e feriti sono arrivati all’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir Al-Balah.
Dallo scorso 7 ottobre, l’esercito di occupazione israeliano conduce una guerra devastante nella Striscia di Gaza, che fino a martedì sera ha provocato 16.300 morti, tra cui oltre 7.100 bambini e 4.885 donne, oltre a 43.700 feriti, oltre alla massiccia distruzione delle infrastrutture e una “catastrofe umanitaria senza precedenti”, secondo fonti ufficiali palestinesi e delle Nazioni Unite.
(Fonti: Quds Press, Quds News network, PIC, ministero della Salute di Gaza; credits foto e video: Quds News network, Quds Press, ministero della Salute di Gaza e singoli autori).
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(vía Infop certifica a jóvenes de la Unidad de Producción Agrícola en Olanchito)
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Bambini nei forni? Inchiesta di Haaretz smentisce le fake news sul 7 ottobre
Scritto il 04/12/2023
Da La Luce. Un’inchiesta pubblicata dal noto quotidiano israeliano Haaretz rivela tutte le falsità diffuse dal governo israeliano sull’attacco del 7 ottobre compiuto da Hamas.
Domenica 3 dicembre, il quotidiano Haaretz ha pubblicato un’inchiesta in cui smentisce gran parte della propaganda israeliana sull’attacco effettuato dalle Brigate Al Qassam e altre forze della resistenza palestinese il 7 ottobre contro le caserme militari delle città israeliane che circondano la Striscia di Gaza. La sintesi del rapporto afferma che l’attacco è stato accompagnato da numerosi crimini contro civili israeliani, ma la versione ufficiale di Tel Aviv al riguardo “è stata caratterizzata da enormi esagerazioni, promosse da alti ufficiali militari e dai politici, compreso l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, di sua moglie e numerosi ministeri e dipartimenti governativi”.
Nel rapporto, condotto dai giornalisti Nir Hasson e Lisa Rozobsky, si legge: “Politici, ufficiali dell’esercito israeliano, volontari della ZAKA – l’Associazione per la diagnosi delle vittime di disastri – e attivisti sui social network parlano dal 7 ottobre riportando storie terribili commesse dai membri di Hamas membri. Per lo più si parla di testimonianze vere basate su molte prove, ma tra l’opinione pubblica in Israele e nel mondo si diffondono anche storie e narrazioni errate”.
Teste di bambini mozzate.
Tra le testimonianze smentite dal rapporto ci sono quelle che parlavano del “ritrovamento di decine di corpi di bambini decapitati”. Si legge nell’inchiesta: “Questa descrizione è apparsa in un rapporto della rete I24 News in cui l’autore ha detto che uno dei militari sul campo le aveva detto che erano stati uccisi più di 40 bambini, ed erano stati decapitati alcuni loro.” Ha aggiunto: “Abbiamo appreso da questo canale che i resoconti sulle atrocità e il loro numero erano basati sulle testimonianze di ufficiali che hanno evacuato i corpi”, e che sono stati raccolti durante un tour di corrispondenti stranieri accompagnati dal portavoce dell’esercito israeliano.
L’articolo continua: “Questa descrizione è stata diffusa sui social network, e talvolta la storia è stata cambiata in modo che diventasse (i corpi dei bambini venivano bruciati o i corpi dei bambini venivano appesi a una corda). Ad esempio, il canale ufficiale del Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato le testimonianze del colonnello Golan Bach del Comando del Fronte Interno, secondo cui in una delle case sono stati ritrovati i corpi bruciati di otto bambini.
Sull’account della Presidenza del Consiglio dei Ministri su X sono state pubblicate immagini simili a disegni con il commento: (Queste sono immagini terribili di bambini uccisi e bruciati dai mostri di Hamas). Il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe poi mostrato queste foto al segretario di Stato americano. Anthony Blinken.
Descrizioni simili sono state pubblicate anche da un ufficiale dell’esercito israeliano. Pochi giorni fa, il corrispondente in “Sabbat Square”, Yishai Cohen, ha incontrato il tenente colonnello Yaron Buskila della Divisione di Gaza. “L’ultimo parlava di bambini appesi a un filo da bucato.” Cose simili alle sue dichiarazioni sono state citate dall’esponente di destra Joel Vaknan sempre su “X”. Cohen ha commentato che dopo aver pubblicato la sua risposta, ha notato che la storia era falsa: “Perché un ufficiale dell’esercito dovrebbe inventare una storia così terribile?”
Esagerazioni dei paramedici.
L’inchiesta aggiunge che alcune descrizioni errate sono state pubblicate da membri dello ZAKA, uno dei quali ha parlato di un’altra scena terribile, ovvero la scoperta del corpo di una donna trovata nel Kibbutz Be’eri. Il suo stomaco era aperto e anche il feto legato con il cordone ombelicale è stato trovato pugnalato. Ha ripetuto questa testimonianza in una conversazione con Haaretz, e ha anche detto di aver visto questa scena nel kibbutz, e “c’era molto sangue”. Ha aggiunto: “Quando l’abbiamo spostata, abbiamo visto che aveva la pancia aperta, il coltello era vicino a lei e il feto era legato al cordone ombelicale. Le hanno sparato da dietro.”
Il paramedico ha aggiunto di aver trovato la donna vicino alla casa e nella stanza ha trovato un bambino di 6 o 7 anni a cui avevano sparato. L’inchiesta di Haaretz conferma che tra le persone uccise a Be’eri non c’erano bambini di 6 o 7 anni, e che la storia della donna incinta era completamente inventata.
La moglie di Netanyahu e la donna incinta rapita
L’inchiesta si occupa di un’altra storia promossa dalla moglie di Netanyahu, sulla quale ha inviato una lettera alla moglie del presidente degli Stati Uniti Jill Biden, in cui affermava che “una delle donne rapite nella Striscia di Gaza è incinta di nove mesi e che è nata in prigionia (di Hamas)”. Sui social network è stata pubblicata la foto della donna rapita, il cui nome è Netvari Mulkan, e si è scoperto che era cittadina tailandese.
In un articolo del “Magazine”, i colleghi di Netvari Mulkan, il suo datore di lavoro e i suoi familiari hanno negato che fosse incinta. Quando Mulkan è stata rilasciata sabato scorso, è stato confermato che non era affatto incinta. Inoltre l’esercito non ha ancora alcuna informazione su una donna incinta rapita. L’esercito ha catalogato questa storia come una “voce” infondata. Dall’ufficio del primo ministro non è arrivata alcuna risposta.
Bambino al forno.
Un’altra storia particolarmente cruenta è stata pubblicata qualche settimana fa. Il presidente della Relief Union Society, Eli Bear, parlò di un bambino che fu messo in un forno e morì bruciato vivo. Bear ha parlato in questi dettagli in una conferenza di donatori negli Stati Uniti. Da lì, questa storia si è diffusa al punto che è stata pubblicata all’inizio di questo mese sul quotidiano britannico “Daily Mail”, in cui il bambino sarebbe diventato, secondo il rapporto, “diversi bambini”, ma anche questa storia è falsa.
Mila Cohen è stata l’unica bambina uccisa nel “massacro” del 7 ottobre e la polizia non ha alcuna testimonianza sul corpo di un bambino che soddisfi questi segni.
#palestina#israele#archivio#la disinformazione mina la credibilità delle vittime e promuove l'antisemitismo!!
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