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#pd#immigrati#migranti#stopinvasione#partitodemocratico#buonisti#immigrazione#immigrazionisti#movimento 5 stelle#ong#Majorino#PierfrancescoMajorino#Sala#sindacoSala#Gualtieri#RobertoGualtieri#Letta#bonaccini#schlein#ellyschlein#DEMICHELI#falsobuonisti#falsofilantropi#italianipoveri#italianiindigenti#sinistraitaliana#verdi#PPE#SERRACCHIANI#MALPEZZI
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Ma chi adora Sergio Mattarella?
Lo adorano i sostenitori del vincolo esterno europeo, fanatici esterofili che firmerebbero per il MES domani e considerano l'Italia sempre e solo in funzione degli interessi altrui.
Lo adorano i bocconiani neoliberisti che vedono lo Stato come un'azienda e privatizzerebbero pure l'ossigeno se servisse a far "quadrare i conti".
Lo adorano i malati del politicamente corretto che invocano censure e bavagli contro qualsiasi pensiero non sia il loro, arrivando a riscrivere la Storia a seconda delle proprie isterie.
Lo adorano i benpensanti immigrazionisti che sognano di cancellare le frontiere, diluire qualsiasi identità e inondare la nazione di schiavi dal terzo mondo.
Lo adorano gli influencer allineati e gli artistuncoli di sistema, sempre pronti a rilanciare il tormentone woke del momento e prostituirsi pur di continuare a calcare le scene.
Questa è la parte d'Italia che adora, invoca e santifica Sergio Mattarella: la nemesi dell'Italia stessa.
Matteo Brandi
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La retorica dei "diritti" propugnata dagli immigrazionisti di casa nostra non riesce a nascondere un obiettivo semplicissimo: svuotare il senso stesso della cittadinanza italiana.
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Una riforma necessaria: superare il decreto flussi e valorizzare la protezione complementare
Una riforma necessaria: superare il decreto flussi e valorizzare la protezione complementare
Presentazione: L’articolo evidenzia l'urgenza di riformare la legge sull'immigrazione, superando l’obsoleto decreto flussi per adottare un approccio più realistico e inclusivo. La protezione complementare per integrazione lavorativa viene proposta come alternativa efficace per garantire diritti umani, sostenere il mercato del lavoro e promuovere una gestione più equa e flessibile dell’immigrazione.
Leggi l’articolo completo qui: https://fattodavoi.ilfattoquotidiano.it/?post_type=contributo&p=95644&message=added
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18 set 2023 13:23
MELONI MARCI – GIANNINI AL MASSIMO: “IL GOVERNISSIMO DELLA ‘MAMMA DI FERRO’ È RIDOTTO A UN GOVERNICCHIO IN AFFANNO E IN BOLLETTA. MA QUELLO CHE COLPISCE È L’ISTERISMO PSICO-POLITICO NEL QUALE MELONI STA RAPIDAMENTE SCIVOLANDO: SI SENTE CIRCONDATA, INSIDIATA, MINACCIATA. VEDE NEMICI OVUNQUE - SE NON FOSSE PER UN’OPPOSIZIONE INESISTENTE, IL GOVERNO DELLE TRE DESTRE GIÀ OGGI APPARIREBBE QUASI IN UNO STATO DI PRE-CRISI - MA ANCHE L’ASSENZA DI ALTERNATIVE, IN FONDO, NON È POI QUESTA VERA POLIZZA VITA. IN QUESTA ITALIA SPAIATA E SGUAIATA, ALLA FINE, UN’ALTERNATIVA C’È SEMPRE. MAGARI IL SOLITO GOVERNO TECNICO….” -
Massimo Giannini per “La Stampa” - Estratto
Dopo aver fatto finta di niente per settimane, ora la premier si affaccia su questo abisso con lo sguardo vitreo e il tono aspro dell’ora più grave. Come Macbeth, si sente circondata, insidiata, minacciata. Vede nemici ovunque, salire tra le foglie della foresta di Birnam e cingere d’assedio Palazzo Chigi, che lei stessa ha trasformato nella sua Dunsinane.
Fa effetto vedere quel drammatico videomessaggio alla nazione che la presidente del Consiglio, dopo l’ennesima giornata di passione e di caos, ha postato in tutta fretta venerdì sera, mandando di traverso la cena agli italiani seduti a tavola.
Rispolverando il trito repertorio cattivista e complottista della vecchia “destra nazionale”, Meloni non si limita a dichiarare guerra ai migranti. Non si accontenta di annunciare la solita gragnola di “misure straordinarie” e posture securitarie contro i poveri disgraziati che cercano fortuna in Europa. Promette il pugno di ferro a chi fugge da persecuzioni, dittature, carestie.
Per “difendere Dio”, mortifica gli Uomini. Non provate a venire in Italia, perché “sarete trattenuti e rimpatriati”. Non pensiate di trovare pace nel nostro territorio, perché sarete rinchiusi in “spazi facilmente perimetrabili e sorvegliabili”. Ha detto proprio così, dei nuovi centri di rimpatrio da costruire al più presto, “facilmente perimetrabili e sorvegliabili”, come i campi di concentramento del bel tempo che fu. Volendo, ci sarebbe da scrivere un trattato storico-etico-giuridico sul merito di questi proclami da trucido Law and order.
Su queste parole usate come pietre, per nutrire ancora una volta la paura, che è l’esatto contrario di quello che giustamente ha invocato il presidente della Repubblica Mattarella all’Assemblea di Confindustria.
[…]
Come se bastasse la visita di Von der Leyen a Lampedusa a far fare all’Unione il sussulto che manca da troppi anni. Come se la Germania e la Francia non ci avessero appena punito, bloccando i ricollocamenti secondari dei profughi o blindando le frontiere a Ventimiglia. Come se la Tunisia di Saied non avesse appena sbugiardato la truffa del nuovo Piano Mattei, di cui le nostre diplomazie cianciano a sproposito da troppi mesi.
Ma al di là di tutto questo, quello che colpisce è l’isterismo psico-politico nel quale Meloni e la sua maggioranza stanno rapidamente scivolando. Quello che fa dire a lei che il nostro fantasmatico Patto per il Sahel è boicottato da “un’altra parte dell’Europa che va in direzione opposta alla nostra” (sarà l’Ungheria di Orban, al quale lei stessa ha baciato l’anello solo quattro giorni fa). Che il fantomatico progetto sui migranti è “intralciato da interessi ideologici” (non meglio attribuiti né precisati). Che la “pressione insostenibile” di oggi è causata dagli orrori dei “governi immigrazionisti del passato” (qualunque cosa significhi).
Oppure il vittimismo da sindrome della congiura che fa delirare il mai domo Giovanni Donzelli, convinto che i Fratelli d’Italia siano “sotto attacco”, aggrediti da “lobbisti e gruppi di pressione economici potenti” (senza fare un solo nome e cognome né spiegare perché, dove, come e quando oscure “menti raffinatissime” starebbero tramando alle spalle dei patrioti).
Oppure, ancora, il complottismo d’accatto che fa dire a Salvini che “centinaia di barchini sono un atto di guerra contro il governo”. O infine l’irredentismo frustrato dei leghisti, che fa dire al mai pago Calderoli che “così non si può andare avanti”, e che “quando c’era Salvini certe cose non succedevano”.
Opinionisti, osservatori e commentatori più o meno addomesticati al “nuovo che arretra” concordano: è tutto normale, siamo già in campagna elettorale. Ed è vero. Come è vero che il governissimo della “mamma di ferro” - ridotto a governicchio in affanno e in bolletta, tra una recessione che avanza e un’inflazione che morde - cerca di riempire in altro modo la pancia del Paese che l’ha votato.
Cioè, al posto dell’amata Flat tax o della sognata Quota 103, propina ai delusi la solita minestra rancida dell’ideologia e dell’identità da proteggere. Facendo scorrazzare i soliti, stracchi cavalli di battaglia sulle praterie del consenso tradito, quello di chi pascolava nei campi hobbit in attesa della rivoluzione sovranista della Far Right tricolore e invece adesso si ritrova a baciare l’anello della Vestager o a pietire un incontro con Stoltenberg.
Ma il punto vero è un altro. Per le Europee si vota a giugno. E dunque questa campagna elettorale già iniziata, secondo quello che si vede e si dice, può davvero durare per i prossimi nove mesi? Può reggere una coalizione in cui si litiga e si recita a soggetto, e in cui in fondo le uniche cose fatte e rivendicate sono solo la risposta dispotica e nevrotica alle emergenze di un momento, dal Decreto Rave al Decreto Cutro, dal Decreto Caivano al Decreto Banche?
Meloni sembra averlo capito. E forse il suo nervosismo nasce proprio da questa consapevolezza. Storture istituzionali, disinvolture familistiche e brutture normative, le stanno costando il logoramento interno e l’isolamento internazionale. Il disincanto della platea di Cernobbio è stato il preambolo, al quale lei stessa si è consapevolmente sottratta. La freddezza dell’assemblea confindustriale, cui ha fatto da contrappunto la standing ovation per il Capo dello Stato, è stato il suggello.
Il disastro dei migranti è solo uno degli epifenomeni sui quali la destra pattina, scivola, cade. L’economia pesa ancora di più. Pesa la totale miopia nella gestione della riforma del Patto di stabilità e nell’attuazione del Pnrr, pesano i borborigmi di Giorgetti sulla notifica per Ita e sulla ratifica del Mes. E pesa appunto il decreto sulla tassazione degli extra-profitti delle banche, che ha aperto una faglia profonda nel rapporto con la business community e i mercati finanziari.
Rivendicato dal sottosegretario e plenipotenziario Fazzolari come il giusto tributo che toglie ai ricchi per dare ai poveri, quel pastrocchio di decreto ha mostrato la faccia feroce del populismo d’accatto dei Robin Hood de’ Noantri, che non sanno scrivere le leggi statali perché non conoscono i bilanci aziendali. E non capiscono che quella norma così malfatta, come gli avrebbe spiegato la Vigilanza di Bankitalia, se solo l’avessero prima consultata - fa il solletico a giganti come Intesa e UniCredit, ma manda in crisi almeno quattro banche minori che ora rischiano di saltare.
Ma questo strappo ha dato anche alla Bce e ai mercati la prova di un’inaffidabilità di fondo, che rischiamo di pagare cara anche in termini di spread. Soprattutto se a completare il pasticcio si aggiungerà anche il decreto sugli Npl, i crediti deteriorati delle banche, che ministri incompetenti smerciano come panacea per le piccole imprese, e che invece rischia di bloccare un sistema di pulizia degli asset creditizi che vale più di 300 miliardi.
L’America oggi ha altro da pensare che a noi. …… La stessa Europa, per quanto inconcludente e inefficiente, sta passando rapidamente dalla curiosità alla perplessità. Questa Italietta meloniana tornata nuovamente autarchica e indisciplinata pare poco affidabile, se a Bruxelles scelgono di costruirle intorno una specie di cordone sanitario, affidando incarichi importanti a due ex premier come Enrico Letta e Mario Draghi. Anche loro, con tutta probabilità, verranno visti da Macbeth come un altro pezzo di foresta di Birnam, che muove subdola verso la Capitale e circonda la fortezza di Chigi.
Non sappiamo se la Sorella d’Italia si renda conto di tutto questo. Vediamo però che il controllo le sfugge sempre più spesso. Vediamo che è stretta in un angolo, e che per uscirne sbaglia tutte le mosse, attaccando nemici invisibili (come i “governi immigrazionisti”) o fabbricando nemici visibili (come Paolo Gentiloni).
Diciamo la verità: a dispetto di quello che abbiamo sempre sostenuto in questi mesi, il governo delle tre destre non è affatto al sicuro, ed è molto meno stabile di quel che si immaginava. Se non fosse per un’opposizione inesistente, già oggi apparirebbe quasi in uno stato di pre-crisi. Ma anche l’assenza di alternative, in fondo, non è poi questa vera polizza vita. In questa Italia spaiata e sguaiata, alla fine, un’alternativa c’è sempre. Magari il solito governo tecnico, che ti tira sempre fuori dai guai (oppure produce quelli futuri, a seconda dei punti di vista) […]
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Top Ten immigrazionisti 1. Nicola Fratoianni 2. Don Biancalani 3. Luca Casarini 4. Michele Emiliano 5. Giorgia Linardi 6. Antonio Decaro 7. Alessandro Gassman 8. Aboubakar Soumahoro 9. Karima Moual 10. Elly Schlein Li scambierei con 10000 migranti #Tagada
— Mario Calandra (@MariusKalander) Apr 18, 2023
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A Schio, il consigliere di destra confonde un simbolo cristiano per quello delle Sardine di ENZO BOLDI Sardine ovunque, anche sulle facciate delle chiese. Deve essere questo, come una sorta di ossessione, il pensiero che ha spinto Alex Quinto Cioni a condividere indignato la fotografia di quel manifesto ‘a forma di pesce’ affisso fuori da un edificio ecclesiastico a Ponte dei Nori (a Valdagno). L’accusa mossa dall’uomo, storico volto della destra vicentina e consigliere comunale di Schio, è rivolta al parroco che avrebbe deciso di esporre, a mo’ di gagliardetto, quel simbolo che ricorda quello utilizzato dal movimento anti-Salvini nato a Bologna. «Nella foto lo striscione appeso si trova su una facciata della chiesa a Ponte dei Nori a Valdagno – ha scritto Alex Quinto Cioni sul proprio profilo Facebook -. Oltre ai preti immigrazionisti, abbiamo anche i preti sardine. Roba da matti!». Il tutto accompagnato dal simboletto rosso e dall’emoticon dell’uomo con il monocolo. Ma appare evidente la gaffe. Il simbolo, come ricorda anche la scritta ΙΧΘΥΣ posta al di sotto dell’immagine del pesce, significa – per l’appunto – ‘pesce’ ed è una delle icone dei primi cristiani. Inoltre, le lettere che compongono quella parola greca, formano un acronimo: Iēsous Christos Theou Yios Sōtēr (Gesu Cristo, figlio di Dio, Salvatore) ed era una sorta di codice segreto tra i protocristiani perseguitati. Insomma, nessuna sardina e nessuna invasione in quel di Schio. Così come nessun prete sardina che fa l’endorsement al movimento nato a Bologna. Ma lui nega che si sia trattato di una gaffe e, nei commenti posti sotto l’immagine, rispondendo a chi lo ha criticato facendogli notare l’errore, ha replicato: «Sì, lo so ma conosco anche il prete che ha giocato sulla simbologia». Insomma, alla fine ha voluto avere ragione lui.
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Scusate, sto male, non respiro, ma non per colpa del maledetto virus, bensì dell' asfissiante conformismo statalista intorno al virus: ubbidite al governo e senza discussioni, soltanto così salverete vita e portafoglio (...). Vorrei che anche in Italia esistesse una figura come Lord Jonathan Sumption, il vecchio giudice della Suprema Corte che ai microfoni della BBC ha posto queste domande: «La situazione è grave, ma è abbastanza grave da giustificare l' imprigionamento collettivo, la demolizione della nostra economia? Abbastanza grave da oberare le future generazioni di debiti, da infliggere depressione, infarti, suicidi a milioni di persone non particolarmente vulnerabili al virus?». Possibile che nella patria di Dante, Alfieri, Foscolo, Pellico, Guareschi non si trovino scrittori a cui la libertà sia più cara della sicurezza? Gli odierni letterati (ho esagerato: gli odierni narratori) sembra che sui social sappiano scrivere soltanto «io-resto-a-casa». Ma restateci voi a casa, amebe che non siete altro: non esistono più giovani ribelli, fieri vegliardi, artisti maledetti o, più semplicemente, intellettuali dissidenti? Tutti accodati dietro l'«andrà-tutto-bene», lo slogan puerile, per non dire scemo, divenuto perfino il titolo di un' antologia con Carrisi, Gramellini, Vitali? Per respirare meglio mi metto a cercare compagni di libertà. Subito mi rivolgo a Giovanni Gasparro, il campione della nuova arte sacra, che immagino soffra come me la proibizione della messa: «La Settimana Santa senza potere neanche sostare davanti al tabernacolo è stata una dura prova. La salvezza eterna è merce inutile per governanti in pieno delirio igienista con la silente complicità di vescovi mondanizzati». Bene, il primo dissidente l' ho trovato. Poi cerco Costanza Miriano, che ha scritto Obbedire è meglio (Sonzogno) però nel senso di obbedienza a Dio, non a Cesare né tantomeno a Conte: «Le Messe con i fedeli non sarebbero state da sospendere, mai, da nessuna parte, come non si è mai smesso di mangiare. Ho visto gli indisciplinatissimi romani, allergici a ogni tipo di regola, mettersi in fila davanti ai supermercati manco fossero inglesi. Figuriamoci se non lo avrebbero fatto i fedeli». A proposito di Messe, prima di Pasqua è apparso su Tempi un appello molto rispettoso (anche troppo rispettoso, per i miei gusti neo-punk) di Davide Rondoni, con l' obiettivo di avere pubbliche celebrazioni pasquali. Niente da fare, l' appello è stato rilanciato da Salvini mandando su tutte le furie i preti immigrazionisti, che forse non sono così numerosi, ma essendo molto rumorosi sembrano una legione. Si è capito che loro riaprirebbero non prima di Natale, pur di fare dispetto alla Lega. Anche a Rondoni faccio le domande di Lord Sumption: «La narrazione di questa vicenda è lacunosa e fuorviante, basti pensare l' assurdità scientifica dei bollettini quotidiani della Protezione civile e le omissioni cinesi, e rappresenta uno stadio in più di quanto già Foucault e altri hanno inteso come il prevalere della biopolitica rispetto alla politica tradizionale. Si tratta di una specie di guerra combattuta attraverso la gestione del bene Salute come criterio dominante. Occorrerà battersi nel prossimo futuro contro ogni tentativo di statalismo assoluto». Ecco, la dilagante pandemia statalista. Dunque interpello il liberista Novello Papafava e faccio bene perché il catalogo Liberilibri non delude mai: «In poche settimane, in nome della Salute, si sono vinte tutte le resistenze di individui e famiglie all' avanzata dello statalismo. Né destra né sinistra, solo un unico grande potere terapeutico che più fallisce nel guarire più acquisisce potere. Aveva ragione Chesterton a dire che una volta abolito Dio è il governo che diventa Dio». Aurelio Picca mi risponde da Velletri criticando l' abuso di Tricolore, la retorica dell' inno nazionale, i preti che si sono «ritirati come lumache», la gente che andrà al mare con le mascherine e sarà il peggiore degli orrori ossia «un orrore disciplinato». Roberto Dal Bosco dei meccanismi mentali dei nostri carcerieri dovrebbe saperne qualcosa, visto che in tempi non sospetti diede alle stampe Incubo a 5 Stelle: Grillo, Casaleggio e la cultura della morte (Fede&Cultura). Da Vicenza profetizza che «queste restrizioni non se ne andranno, importeremo i metodi e financo i software dalla Cina, il vero untore, che scopriamo avere una serqua immensa di maggiordomi in Italia, e saremo controllati sempre. Sul Corriere della sera, di cui ho appena disdetto l' abbonamento per ciò che è diventato, un imprenditore, intervistato in ginocchio, parla tranquillamente di braccialetti da distribuire alla popolazione. Come i carcerati». E si capisce che Francesco Giubilei, da Roma, invita a «non sottovalutare l' aspetto delle libertà personali tutelato dalla nostra Costituzione». Ora ricordo che proprio grazie a un suo libro scoprii l' esistenza di Albert Jay Nock, il libertario americano che negli Anni Trenta disse qualcosa di utilissimo oggi: «Se tu dai allo Stato il potere di fare qualcosa per te, tu gli concedi anche il potere di fare qualcosa contro di te». L' editore Gino Giometti mi risponde da Macerata lamentando «l' assoluta mancanza di nerbo mostrata dal popolo italiano» nei confronti di leggi liberticide: «Si è messa un' intera popolazione agli arresti domiciliari senza preoccuparsi se magari qualcuno non se lo potesse permettere, si è mentito spudoratamente sulla durata reale della detenzione (in realtà prevedibilissima visto che ci si ispirava al modello cinese) senza che nessuno fiatasse». Infine Riccardo Manzotti, professore di Filosofia teoretica alla Iulm (sarà un caso che l' unico filosofo in grado di darmi un po' di ossigeno intellettuale insegni in un' università privata?). Ho letto un suo formidabile intervento su leoni.blog: «Stare a casa è diventato subito un gesto scaramantico, che si fa per motivi tra la superstizione e l' appartenenza alla comunità. Nessuno si interroga sui meccanismi di trasmissione del virus. Sono demandati agli esperti, come in passato era demandato ai preti di interpretare le sacre scritture e agli intellettuali di sinistra di fare l' analisi del momento storico». Lo contatto per sapere come vive personalmente questo periodo di oppressione: «Dover sottostare a diktat completamente irrazionali in un clima moralistico dove si è trasformato un atto opportunistico, come lo stare in casa a non far nulla, in un' azione eroica, mi è intollerabile. Più che i miasmi dei virus mi danno fastidio i miasmi dell' ipocrisia». A chi lo dice.
Chissene di Draghi, Camillo Langone for president!
Sul Giornale ovviamente, ché quelli de IlFoglio si sarebebro stracciati le vesti da Gran Sacerdoti del pidismo euroinomane; via https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-restateci-voi-casa-amebe-rdquo-ndash-langone-ldquo-possibile-233381.htm
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Avete presente Carola Rackete?
L'eroina dei centrosocialari immigrazionisti?
Ebbene, al Parlamento Europeo ha votato a favore dell'uso di armi occidentali sul territorio russo.
Perché d'altronde se odi la tua nazione devi farlo fino in fondo.
Matteo Brandi
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Nuovi Controlli alle Frontiere e il Futuro dell’Accordo di Schengen: Una Riflessione Critica
Nuovi Controlli alle Frontiere e il Futuro dell’Accordo di Schengen: Una Riflessione Critica
La notizia riportata da Il Post (https://www.ilpost.it/2024/11/20/accordo-schengen-controlli-frontiere-paesi-europei-immigrazione/) evidenzia l’introduzione di nuovi controlli alle frontiere interne tra alcuni Stati membri dell’Unione Europea, sollevando questioni significative sul futuro dell’accordo di Schengen e sull’equilibrio tra sicurezza e libera circolazione.
Il Cuore dell’Accordo di Schengen
L’accordo di Schengen rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’integrazione europea, garantendo ai cittadini dell’UE e ai residenti una libera circolazione tra gli Stati membri aderenti. Questa libertà è non solo simbolica, ma anche funzionale al rafforzamento delle relazioni economiche, sociali e culturali tra i paesi europei.
L'introduzione di controlli alle frontiere interne, anche se giustificata dall'esigenza di gestire le crisi migratorie o prevenire minacce alla sicurezza, rischia di minare questi valori fondamentali. Le misure temporanee possono trasformarsi in un precedente per una regressione sistematica dei diritti legati alla mobilità.
Sicurezza e Immigrazione: Un Dilemma Europeo
La giustificazione dei controlli interni viene spesso associata alla gestione dei flussi migratori irregolari. Tuttavia, come dimostrano gli studi e le esperienze recenti, i controlli alle frontiere interne non risolvono il problema migratorio alla radice, ma rischiano di spostarlo, aggravando le tensioni tra Stati membri. La mancanza di solidarietà tra i paesi europei nell'accogliere e integrare i migranti è uno dei nodi centrali che dovrebbe essere affrontato.
Implicazioni Giuridiche e Politiche
Dal punto di vista giuridico, l’istituzione di controlli interni rappresenta una deroga significativa al principio di libera circolazione sancito dai trattati europei. Ogni deroga dovrebbe essere limitata nel tempo e proporzionata alle esigenze effettive. Tuttavia, l’assenza di un quadro normativo chiaro e la mancanza di trasparenza nelle decisioni possono creare incertezze per cittadini e migranti.
Sul piano politico, questa tendenza riflette una crescente difficoltà dell’Unione Europea nel gestire le sfide comuni attraverso un approccio condiviso. Mentre alcuni Stati chiedono più controlli, altri sottolineano la necessità di rafforzare le frontiere esterne e le politiche comuni di asilo.
Una Strada da Ricostruire
Per preservare i valori fondanti dell’UE, è necessario:
Rafforzare le politiche comuni di asilo e immigrazione, garantendo un’equa distribuzione delle responsabilità tra gli Stati membri.
Promuovere una maggiore solidarietà tra i paesi europei per evitare tensioni interne.
Mantenere le restrizioni alle frontiere interne solo come misura straordinaria, garantendo che non diventino permanenti.
L’Europa deve affrontare queste sfide con coraggio e visione, evitando il rischio di compromettere un progetto che ha rappresentato un simbolo di unità e progresso per decenni.
Avv. Fabio Loscerbo
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Oste, com’è il vino? La Tunisia non sarebbe un porto sicuro perché, stringi stringi, lo dicono…le ONG! (Gog&Magog, 30 giugno 2019) Sui temi dell’immigrazione dovremmo proprio aprire una rubrica “Qualcosa non quadra”, perché troppi sono i casi in cui, di fronte ad una narrazione mediatica e istituzionale assolutamente monolitica, basta una ricerca anche minima per trovare incongruenze enormi. E il tutto non è minimamente cambiato dai bei tempi dei “salvataggi nel Canale di Sicilia” esteso dai giornali sino alla Libia, per cui bastò un ragazzino youtuber a far saltare il coperchio mediatico. Questo pare essere il caso anche di un altro totem immigrazionista, ripetuto come un mantra anche in questi giorni di Seawatch: “la Tunisia non è un porto sicuro”! E così, nonostante sia evidentemente più vicina alla Libia che il nostro paese, non ci si possono portare i migranti recuperati dalle navi Ong. Il lettore poco attento, vedendo che una tale asserzione viene ripetuta in coro da tutti i media, da quelli vicini ai centri sociali, a quelli ecclesiastici a quelli di Confindustria, potrebbe essersi convinto che, in mezzo a tante incertezze, almeno tale punto sia assodato. Infatti, sono circolati sui social vari post in cui si fa riferimento ad una mancata firma di convenzioni internazionali da parte del paese nordafricano, che lo renderebbero poco sicuro per i migranti sbarcati. Se così fosse, in effetti le Ong avrebbero un appiglio formale notevole per rifiutare di fare rotta sui vicini porti tunisini. Ma c’è un problema: quale sarebbe questa Convenzione? Su Linkiesta abbiamo trovato un recente esempio di questa prima “motivazione” (, e una tale Stela Xhunga fa riferimento alla Convenzione di Ginevra: «La questione è così drammaticamente pratica da impedire a Carola Rackete di dirigersi a Tunisi perché la Tunisia non ha firmato la Convenzione di Ginevra, e in passato ha riportato i migranti in Libia». Peccato che la Tunisia abbia firmato la Convenzione di Ginevra il 24 ottobre 1957… (attendiamo l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti o dei factcheckers su questa fake news). Inoltre, quel paese pare proprio abbia firmato sia la Convenzione Internazionale per la sicurezza della vita umana in mare sia la Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, insomma non c’è alcun accordo internazionale in merito cui la Tunisia non si sia prestata. Non è un caso, quindi, che gli immigrazionisti più accorti non si azzardino a tirare in ballo l’argomentazione di mancate firme. Troviamo quindi il prof. Fulvio Vassallo Paleologo, docente a Palermo (un nome super partes, come vedete dalla sua biografia sotto, tratta dal sito “MeltingPot”: «Opera attivamente nella difesa dei migranti e dei richiedenti asilo, in collaborazione con diverse Organizzazioni non governative»), che interpellato da Euronews così dichiarava: «Nel caso della Tunisia coloro che ottengono lo status di asilo ex convenzione di Ginevra come rifugiati non hanno diritto ad un permesso di soggiorno, coloro che ricevono protezione internazionale dall’UNHCR, non ricevono lo status legale, e poi rischierebbero di essere trasportati in altri paesi come il Niger, in caso di esito negativo della loro richiesta, qui potrebbero essere esposti a torture ed abusi da parte delle milizie che controllano i territori di questi paesi non appena fuori i centri d’accoglienza controllati dall’UNHCR». Si tratterebbe quindi di un problema di garanzie burocratiche interne alla Tunisia, che ci risultano però bizzarre, dal momento in cui essa ha aderito pienamente a tutte le convenzioni in tema di diritto d’asilo e soccorso in mare… Ecco però arrivare il Foglio che si limita a dire in questo articolo del 17 giugno 2019, una cosa ancora diversa: «Manca una legge che permetta a chiunque di presentare una richiesta di protezione umanitaria», senza però aggiungere alcun elemento preciso per questa affermazione. E infatti, forse per dare un po’ più di sostanza, il giornalista deve aggiungere un lapidario “il governo di Tunisi semplicemente non vuole accogliere i migranti che partono dalla Libia”. Si tratterebbe, insomma, di un mero dato di fatto, senza un vero supporto formale…e le righe successive sembrano confermare questa impressione, dove si scrive, a mo’ di excusatio non petita, che, insomma, a prescindere dalle questioni giuridiche, questi tunisini fanno aspettare troppo le navi ong alla fonda («A prescindere dalla mancanza di tutele giuridiche per i migranti, le navi delle ong da quel momento non hanno più provato a fare rotta verso la Tunisia per evitare altre attese estenuanti»). E Alarm Phone (Alarm Phone! Ennesima ong di “volontari” nordeuropei, più volte accusata di coordinare i “soccorsi” coi trafficanti stile radiotaxi!) dice che non si può sbarcare lì. Arriviamo così a un articolo di questi giorni de Il Post, in cui si intende ammaestrare il pubblico illustrando le “buone ragioni” del perché non si può sbarcare in Tunisia…e perbacco, niente mancate firme, niente indicazione precisa di leggi mancanti. La Tunisia non è un porto sicuro perché…così dicono le ong, le quali ritengono la legislazione del paese “incompleta”. «La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale: una cosa essenziale perché possano essere rispettati i diritti umani dei migranti e perché un posto possa essere considerato un “porto sicuro”». Da quando in qua organizzazioni private hanno una qualsivoglia autorità di interpretazione legislativa, a fronte di trattati internazionali firmati e in vigore? Si tratta per di più organizzazioni chiaramente aventi un interesse, morale se non economico, a portare il maggior numero di migranti in Europa, e per giunta con finanziamenti e catene di comando non sempre chiare. Ciò a fronte, invece, di esponenti di organizzazioni internazionali riconosciute dal nostro paese, come l’UNCHR (il comitato Onu per i rifugiati, di certo non salviniano: è da lì che ci hanno “paracadutato” la Boldrini) che hanno ribadito più volte come la Tunisia sia un porto sicuro: da ultimo, Charlie Yaxley, Portavoce UNHCR per Asia e Europa, che si è così espresso nel 2018: «Si tratta di un posto sicuro per lo sbarco, […] non ci si può trovare in una situazione in cui la disponibilità di fare domanda d’asilo […] viene rifiutata perché si cercano offerte migliori in altri paesi. […] Le Ong hanno un ruolo fondamentale nelle operazioni di ricerca e soccorso nel mediterraneo, offrendo assistenza alle persone che ne hanno bisogno mettendo in salvo quelle che si trovano in difficoltà in mare, ma il loro impegno non può arrivare fino all’offerta di assistenza alle persone facendo attività di lobby su dove la richiesta d’asilo debba essere presentata».
https://totalitarismo.altervista.org/la-questione-dei-porti-sicuri/?fbclid=IwAR1ridjdkPzz71EOc5JPb2Czq6kt4h71VykeSRxU18fBW-axABy10M84VGg
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Trionfo alla notte degli oscar 2019,anche qui come a Sanremo trionfo di immigrazionisti e pro-black....ma dove è finito il cinema? un vero e proprio tripudio di premi “black”, antirazzisti, anti-muro, anti-tutto. 🙄
Tra non molto a noi umani di pelle bianca ci chiuderanno nelle riserve come i pellerossa! Chissà se nel mese del ramadan invece di digiunare mangeranno pane e pasta per non urtare la nostra sensibilità?? 🤔
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Riusciamo a dire #NoAllaViolenzaSulleDonne
condannando la sottomissione delle donne islamiche, le spose bambine, il burqa, l'infibulazione e la lapidazione? O l'argomento non vi piace perché contrasta con i vostri impulsi immigrazionisti?
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Oggi 1 muharram 1 tishri Capodanno arabo e ebreo (Ismael e ishaq) senza alcun dubbio...molti capi religiosi arabi e ebrei spostato sto giorno per non far ricevere benedizioni da Dio ...è momento migliore per morire in battaglia contro atei come curdi e sodomiti varii...tishri ebraico significa 10 tra dieci giorni Mosè passo' il Mar rosso...ashura' arabo significa 10 Husseyn nipote di Muhammad* fu trucidato con 72 persone maggioranza donne e bambini, cui avevano negato acqua ai pozzi per dieci giorni , tutti familiari del Profeta*...si mangia per tradizione cetriolo o zucchine con pomodori o cipolla ...per dieci giorni non ridi non scherzi non mangi carne ,non fai sesso con concubine .... solo ebraismo e islam sono vere religioni dei profeti Gesù compreso, e suoi apostoli awariun erano musulmani e ebrei ,non sono ne mai saranno cristiani...sta cosa che prima di elezioni italiane appena si sa che può vincere destra ,ieri morto ucciso nero a macerata ,e oggi cinese a avellino, è una cosa pilotata da servizi del Belgium bruxelles per non far vincere la meloni...ma se Dio da un ordine lei Vince nonostante la paura che voi volete metter addosso alla gente...nel pd e nei loro alleati drogati gay pedofili immigrazionisti non c'è, né mai ci sarà ,NIENTE DI BUONO sinistra è mano uccise caino...destra di Adamo sempre Sedeva ABELE IL QGIUSTO....andate a servire satana babbioni tanto SIETE E SARETE E SIETE STATI SEMPRE PERDENTI ....due video ...ci si veste TUTTO di nero mutande e calze comprese, ci sqi pente davvero delle cattive azioni fatte durante anno...sciiti di Muqtada sadr oggi hanno occupato parlamento iraqeno contro ingerenze Iran...nazionalismo fa parte di Islam disse IL profeta* AL WATANIY FI L ISLAM .... (presso Don Vito's Cats Bar Home) https://www.instagram.com/p/CgodfMJjbnV/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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