#il sale che sto lanciando
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lunaticamic · 6 months ago
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i commentatori di skyitalia si stanno chiamando questa safety car
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mariannauniverse · 6 years ago
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La fine di una storia, ma non di un amore..
Mi sento persa.. non riesco a dormire.. la mia testa è una centrifuga di pensieri ad alta velocità.. penso ad ogni piccolo ricordo che ho di noi.. a tanti ricordi insignificanti che avevo nascosti in testa e che ora, per ironia della sorte, sono saltati fuori tutti d’un colpo..
Ricordi stupidi, come quando andavamo sul lungo lago e ci sdraiavamo sempre sulla solita panchina con la testa l’uno sulla spalla dell’altra, guancia a guancia.. a quando mangiavamo insieme i kebab e tu finivi quasi sempre per mangiare anche il mio o per prenderne un altro.. ripenso alle serate in quel locale a ballare insieme e a tutta la nostra gioventù.. Siamo cresciuti insieme.. sette anni di noi, fin da piccoli..
Ripenso a quella volta, proprio agli inizi, che mi avevi abbracciato dal dietro senza che io me lo aspettassi e mi hai dato un bacio sulla guancia.. ero così felice.. ripenso a quando andavamo giù dalle scale della Chiesa e poi uscivamo nello spiazzo sulla sinistra e stavamo lì seduti a parlare..
Ripenso a quando facevamo i cretini sul divano, intenti a guardare la tele ma, dopo neanche mezz’ora eravamo in cameretta a fare l’amore.. ripenso a tutte le volte che mi spogliavo e ti gironzolavo intorno nuda per provocarti e mi piaceva provocarti perché con te non provavo vergogna.. venivo li, ti sculettavo addosso e puntualmente mi giravo per guardare che faccia facevi.. ripenso alle notti a dormire insieme abbracciati o alla vacanza in Spagna con la nostra super camera con due letti matrimoniali.. quanto mi piacerebbe tornare a quei giorni quando stavamo bene, anche solo per una sigaretta nudi su quel balcone così piccolino.. o a quando abbiamo comprato le maschere e andavamo sott’acqua a vedere i pesci.. o a quella cena la prima sera, che avevamo preso una bottiglia di vino ed ero già ubriaca per la stanchezza del viaggio, non capivo più niente e ridevamo un sacco..quanto mi manca tutto questo..
Ripenso alle volte che siamo stati ubriachi insieme o fatti e a tutti i discorsi stupidi di quelle condizioni.. ti ricordi?
Ripenso alle giornate alla casa in montagna e a tutte le volte che abbiamo fatto l’amore anche lì.. a tutte le volte che hai cucinato per me e a com’ero felice quando tagliavi il formaggio o i salumi e mangiavamo insieme.. ripenso a quando mi facevi la pizza ed ero super felice.. a quelle sere d’estate in cui i tuoi non c’erano ed avevamo la casa tutta per noi e facevamo l’amore in sala.. quanto mi piaceva fare l’amore li e poi sdraiarci e stare lì a guardare i film.. ripenso a tutte le cene nei ristoranti o a quando, durante una vacanza, abbiamo fatto l’amore al mare alle 5 del mattino con l’alba prima di tornare al campeggio, dopo una serata a litigare e a risponderci male.. che ridere, mi ero messa a correre dal nulla e non capivi il perché, mi sono spogliata lanciando i vestiti ovunque capitasse sulla spiaggia e quando hai capito le mie intenzioni, hai fatto lo stesso ..
Ripenso a tutte le volte che abbiamo fatto l’amore in macchina, nel parcheggio della solita discoteca oppure sopra casa mia. A quando abbiamo fatto l’amore nel sottoscala del condomino un giorno d’estate che indossavo quel vestito azzurro e non avevo le mutande.. ho questo pensiero fisso delle volte in cui abbiamo fatto l’amore perché mi piaceva da impazzire farlo con te.. sentirti addosso e accarezzarti la schiena e i capelli mentre eri dentro di me.. se ci penso mi sale la voglia.. pagherei per fare ancora tutte queste cose.. pagherei per tornare indietro a quando eravamo felici.. e penso che magari questi momenti felici non ci saranno più.. e questo mi fa male da morire..
fa male pensare che magari non ci sarà più un noi, che magari non avrò più la forza di tornare.. un magari quasi sicuro, perché io sento davvero di averti dato tutto e ora mi sto arrendendo.. non mi sarei mai aspettata un finale così per la nostra relazione.. ma questa volta sento che qualcosa è cambiato.. che nonostante la mancanza e l’essere infelice senza di te, non me la sento di tornare perché ho paura che tu mi ferisca ancora e perché, a sto giro, mi hai fatto troppo troppo male.. mi hai completamente distrutta.. e non me lo sarei mai aspettata..
Quanto mi manca fare l’amore con te.. mi manca da morire.. e mi fa star male pensare che non lo faremo più, che non faremo più niente delle cose che ti ho scritto sopra.. tu non ci pensi? Non pensi a come sarà senza di me, senza di noi insieme??
E ho paura.. ho tantissima paura perché non so come andare avanti.. Non avevo mai immaginato una vita senza di te.. figurati ora che devo affrontarla davvero e che te ne sei andato nel giro di così poco tempo che in un secondo mi è crollato tutto addosso.. il giorno prima ero felice e il giorno dopo completamente distrutta.. è strano come le cose possano cambiare così in fretta..
Ho paura che ti innamorerai di un’altra e che ti vedrò in giro con lei .. ho paura che i tuoi sentimenti nei miei confronti svaniranno e che presto mi dimenticherai..
Non penso di non essere stata niente per te.. penso che hai fatto degli sbagli che possono fare tutti.. mi hai presa sottogamba e mi hai trascurata e hai pensato che fare stronzate come quelle che hai fatto non fosse importante.. non ci hai dato peso, non hai pensato davvero che mi avresti ferita o che sarebbe successo tutto quello che è successo.. non hai pensato a me in quei momenti ma non lo hai fatto con cattiveria, non era tua intenzione.. hai fatto delle “stupide” bravate da ragazzino... bravate che però non posso perdonare.
Le cose vanno come devono andare e i segreti saltano sempre fuori.. la gente parla e i nodi vengono al pettine.. è sempre così e, per questo motivo, il consiglio che ti do è quello di dire sempre la verità. Anche se fai la più grande cazzata della tua vita, prima o poi verrai sgamato, quindi sii onesto e sincero e dì tutto subito. È la cosa migliore. Ti togli subito un peso e ti sentirai libero... tanto o prima o dopo, le conseguenze si pagano sempre... Anzi, prima è meglio... perché dopo fa ancora più male, come ben vedi..
Non ne sono sicura, ma spero ancora che ci sposeremo.. spero ancora nella nostra casetta e nei nostri bambini, spero ancora nei nostri futuri viaggi e nelle nostre avventure e vacanze.... magari prima o poi, se ancora mi amerai, se ancora ti amerò, torneremo insieme.. ma non ora.. ora devo pensare a me, devo stare sola e pensare a tutto quello che è successo.. devi sentire la mia mancanza e capire cosa hai perso.. dobbiamo stare lontani per un po’ e comprendere i nostri sbagli.. ma io ti amo, ed è difficile stare lontana da te con tutto l’amore che ancora ho da darti...
Mi manchi da morire e mi mancherai sempre.. sarai sempre il mio SOLE come sei stato finora.. hai sempre illuminato la mia vita e, nonostante tutto, andrò avanti cercando di ricordare solo le cose belle.. sono fiera di avere un tatuaggio con te e non è vero che ne sono pentita... l’ho detto solo per rabbia.. lo guarderò sempre orgogliosa di ciò che siamo stati e ti penserò sempre come la miglior cosa che mi sia mai capitata perché tu sei e sarai la parte più bella della mia vita per sempre..
Se è un addio o un arrivederci lo deciderà il destino... tu, in ogni caso, non dimenticarti mai di me, della tua LUNA, di noi e di quello che siamo stati... portami sempre nei tuoi ricordi e non dimenticarti mai questa lezione... sii sincero e onesto.. sei una bellissima persona amore mio... fatti valere e porta rispetto ad un eventuale prossima ragazza... non dirle bugie e se sbagli ammettilo subito..
Quanto mi si spezza il cuore lasciarti andare cucciolo ... ti amerò per sempre ...
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Capitolo 43 - Gli ex, i falò e le bocche grandi (Prima Parte)
Nel capitolo precedente:
Meg e Angie sono alla tavola calda, sul finire del loro turno serale, e assieme a loro c’è Grace che sorseggia una cioccolata mentre riceve consigli sul da farsi con Stone. Lupus in fabula, Stone e i Mookie meno Eddie arrivano da Roxy per mangiare e riferiscono che il cantante è rimasto da solo alla Potatohead a lavorare su dei brani. Angie, di nascosto, passa brevemente a trovare Eddie, col pretesto di portargli del cibo e del caffè, lui reagisce in modo un po’ strano. Il giorno dopo il padre di Angie si presenta a casa delle ragazze, in anticipo rispetto al programma prestabilito. Angie gli mostra orgogliosa l’appartamento, Ray storce il naso perché è messo un po’ male, ma apprezza il fatto che la figlia sia già indipendente, anche se ne sente la mancanza. Nella stanza della figlia trova il quadretto che le aveva regalato Eddie, si stupisce perché ci sono foto di lei, che ha sempre odiato farsi immortalare. Ray va a fare il suo servizio fotografico e resta d’accordo di ritrovarsi al RKCNDY con le ragazze e i loro amici più tardi. Alla sera, Jerry è al locale, nonostante sappia da fonte certa che ci sarà anche Angie, anzi, diciamo che ci va apposta. Un tizio gli attacca bottone al bar e, anche se inizialmente non ha voglia di socializzare, finisce per raccontargli tutto del casino combinato con Angie, senza mai nominarla, dettagli piccanti compresi. All’arrivo di Angie e soci scopre con orrore che il tizio in questione è proprio il padre della sua ex.
***
“Oh cazzo, finalmente!” Jeff esclama saltando giù dal cofano della macchina di Laura, non appena la vede uscire dall'appartamento e scendere la breve scalinata “Muoviti, siamo già in ritardo”
“Buona sera anche a te, amore mio! Senti un po', dov'è finita quella dolcezza che hai sfoderato l'altra sera per il nostro anniversario? L'hai bruciata tutta in una volta?” la ragazza si lamenta avvicinandosi a Jeff, per poi stampargli un bacio poco convinto sulle labbra.
“Ma no, amore, che dici?! E' solo che, beh, un quarto d'ora fa hai detto che stavi uscendo e...”
“E...?”
“E io e Eddie siamo qui ad aspettare al freddo e al gelo, ci avessi almeno lanciato le chiavi della macchina... tesorino!”
“Eddie non si sta lamentando” commenta guardandomi e tirando fuori dalla borsa le chiavi in questione, per poi farle tintinnare davanti al naso del suo ragazzo, tenendole però ben strette.
“In realtà non è neanche un quarto d'ora, molto meno” affermo guadagnandomi un'occhiata storta di Jeff.
“Seh, va beh... dice così perché non vuole offenderti”
“Comunque dovevo finire di prepararmi, che vuoi?” Laura apre la macchina e sale al posto di guida.
“Ma piccola, tu sei già bellissima, non hai certamente bisogno di tutto questo tempo per prepararti, da qui lo stupore per il tuo ritardo” Jeff si esibisce nella sua scena madre prima che Laura gli scoppi a ridere in faccia e chiuda lo sportello, invitandolo a salire.
“Dai, piantala di fare il coglione e salta su! Non avevi fretta?”
Jeff obbedisce subito e si siede ovviamente davanti, accanto a Laura, mentre io mi accomodo dietro.
“Io lo dico per Eddie, mica per me. E' lui che non vede l'ora di arrivare al RCKNDY, vero?” Jeff ammicca verso di me, ma io ormai ho imparato a ignorarlo.
“Mi basta arrivare prima dell'inizio del concerto” faccio spallucce mentre Laura mette in moto e parte alla volta del locale.
Non è vero un cazzo, ovviamente. Non è da me, lo so, ma questa volta del concerto non me ne potrebbe fregare di meno. Rispetto la band e mi hanno detto che gli Inspector sono bravi e anche divertenti, che interagiscono molto col pubblico, eccetera. Ma, davvero, non me ne frega un cazzo. Essenzialmente ci vado perché c'è Angie e ormai non perdo nemmeno tempo a inventare delle scuse da dare a me stesso per non ammettere che ho voglia di vederla. Vederla, e poi? Che faccio? Che le dico? Non ci capisco più niente e non è solo colpa mia, insomma, anche lei ci mette del suo, lanciando segnali ambigui. Voglio dire, dopo aver tentato di chiederle di uscire con esiti catastrofici, mi ero ormai rassegnato al due di picche e avevo deciso di starle un po' alla larga, visto e considerato che è da quando siamo tornati dal Canada che la tampino e le sto praticamente addosso. Che poi rassegnato è un parolone, diciamo che cercavo di concentarmi sulla musica ed eliminare dai testi su cui sto lavorando profumi, onde, oceani col suo nome, sguardi, sirene o qualsiasi altra cosa che potesse farmi pensare a lei. E proprio quando stavo riuscendo nel mio proposito, Angie che ha fatto? Mi è apparsa davanti dal nulla, col suo sorriso, la sua voce rauca e ammaliante, il suo sguardo indagatore fisso su di me, a tratti così dolcemente tagliente da farmi sentire nudo e darmi l'impressione di, boh, piacerle? Però poi l'ho abbracciata e non ha fatto una piega, mentre io mi ubriacavo del suo profumo che è allo stesso tempo diverso ogni volta e sempre uguale, la stringevo e giuro che mi tremavano le ginocchia perché mi sentivo sopraffatto da tutta quella pace e quel calore e mi sembrava di non riuscire ad abbracciarla interamente, a raccogliere e contenere tra le braccia tutto quello che poteva darmi, che fosse troppo tutto insieme. E pensavo che se le avessi detto una cosa del genere mi avrebbe preso per matto, o fatto, o avrebbe fatto dell'autoironia del cazzo dicendo qualcosa sull'essere troppo grossa per essere abbracciata tutta o stronzate del genere, ma io l'avrei zittita con un bacio affamato ed euforico, a cui lei avrebbe reagito tirandomi una pizza delle sue in piena faccia oppure aggrappandosi a me e ricambiando il bacio col doppio dell'intensità finché non ci saremmo ritrovati senza accorgercene a rotolarci su quella sottospecie di divano della saletta o forse sarebbe rimasta impassibile e mi avrebbe poi guardato di sottecchi e, con quel suo sorriso diagonale, avrebbe polemizzato sul fatto che far tacere una donna baciandola sia quanto di più maschilista e stereotipato possa elaborare la mente di un uomo e a quel punto mi sarei arreso definitivamente dichiarandomi suo e, denudandomi lì sul posto, le avrei detto che poteva fare di me ciò che voleva. Invece non è successo nulla di tutto questo, mi sono limitato a fare la figura del coglione che sono, e il solo fatto di fantasticare su una cosa del genere con tutti i possibili scenari tanto grotteschi quanto plausibili mi fa capire che non sto perdendo la testa per Angie, no, l'ho già bella che persa e non ci posso fare niente.
Siamo già arrivati al locale e non me ne sono neanche accorto, non devo essere stato di gran compagnia durante il viaggio in macchina, ma Jeff e Laura non sembrano volermelo far pesare. La coda per entrare è praticamente inesistente e in cinque minuti siamo già dentro, gli occhi intenti a squadrare la gente all'interno del locale in cerca dei nostri amici e le orecchie impegnate dalla coda di un pezzo dei Primus. Quasi subito Laura si allontana verso un paio di ragazze, che la chiamano a gran voce, trascinandosi dietro Jeff, mentre io faccio loro segno che ci vediamo dopo e mi addentro nella piccola sala sperando di trovare presto l'oggetto della mia ricerca. Quasi subito, nel momento in cui la canzone finisce, neanche fosse una mossa studiata, tra le decine di volti anonimi ecco apparire l'unico che mi interessi veramente: Angie, in fondo a sinistra, in piedi appoggiata a una colonna, che parla e ride con Meg, vestita di nero, una tuta mi pare, un trucco diverso dal solito sugli occhi, nero con qualcosa di rossiccio, o viola, non si capisce bene, la mano che sposta una ciocca di capelli dalla faccia e poi indugia ancora un poco nell'affondare le dita nella chioma. In realtà, non so se sta veramente indugiando nel movimento o se sono io che vedo tutto a velocità dimezzata come in una scena pietosa di un teen movie di serie b, col protagonista che vede la ragazza dei suoi sogni e ne rimane folgorato e proprio in quell'istante parte la canzone romantica per antonomasia, che so, True degli Spandau Ballet, e lei scuote i capelli al rallentatore mentre un singolo riflettore la illumina a giorno e il resto del mondo cessa di avere importanza o, per quanto ne sappia lui, forse anche di esistere. Il problema è che la scena si svolge proprio così, pari pari, tranne che per la canzone, che nel mio caso è la cover di Love me fatta dai Cramps ed è ugualmente azzeccata, anzi, forse ancora di più. Di certo, le urla di Lux sono più adeguate al mio stato d'animo. Adesso è Meg a parlare, mentre Angie ascolta e annuisce e fa una faccia interessata, poi incredula, confusa e poi perdo il conto dell'intero spettro di emozioni che passa per quel viso, che evidentemente è rilassato e a suo agio e non sente il bisogno di nascondere nulla alla sua amica, perciò si mostra naturalmente espressivo. Mi piace guardarla così, senza nessun apparente scudo protettivo, senza maschere o filtri. Vorrei fosse così anche con me, e forse a volte lo è davvero. No, la verità è che vorrei fosse così solo con me ed è ben diverso. Quest'ultima eventualità viene scartata definitivamente, anzi, viene letteralmente spazzata via in pochi secondi da un gesto rapido di... di chi? Chi cazzo è quello? Un tizio coi capelli lunghi e i baffi che avrà più o meno la somma degli anni di Angie e Meg, spunta da dietro la colonna con due bicchieri in mano, arriva alle spalle delle ragazze di soppiatto facendole spaventare per scherzo. Angela protesta ridendo e prende uno dei bicchieri dalle mani dello sconosciuto, che le cinge le spalle e le stampa un bacio sulla tempia, così, come se niente fosse, mentre lei lo lascia fare. LO LASCIA FARE E SORRIDE. Meg dice qualcosa ai due e poi si allontana, lasciandoli da soli. Ma stiamo scherzando? Stop alla moviola e alla voce di Tony Hadley, adesso la velocità è tornata normale, anzi, è raddoppiata, considerando i miei passi decisi per raggiungere Angie e il vecchio porco. L'avrà rimorchiata adesso o la conosce già? Magari è un suo professore. Non faccio in tempo a fare altre congetture e sono già a pochi metri, Angie mi vede e quando incrocia il mio sguardo e mi chiama per nome, facendomi segno di avvicinarmi, le sorrido e per un attimo mi scordo cosa sto andando a fare, ma l'espressione dello stronzo che si gira brevemente a guardarmi mi riporta subito alla realtà.
“Pensa che la prima volta che li ho visti erano di supporto ai Police, parliamo del tour di Outlandos d'amour, quindi '77, '78. Non vorrei dire una cazzata, ma credo fossero i primi concerti in assoluto dei Cramps, almeno i primi fuori dagli Stati Uniti” gli sento dire quando sono a pochi passi.
“Beato te!”
“Eheh beh, ma sono ancora in giro, sai? Puoi vederli quando vuoi anche tu”
“Sì, ma tu li hai visti agli inizi!” ribadisce Angie ammirata.
“Beh, quando si è in là con gli anni è più facile aver visto le band agli esordi. Ciao Angie!” mi inserisco nella conversazione così, brutalmente e senza alcun tipo di accortezza.
“Eddie!” esclama lei, guardandomi come se avessi appena bestemmiato in chiesa.
“Eheh vero, nascere negli anni '40 è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, specialmente per il mio lavoro. Però, come si dice, tutto è relativo, ogni generazione ha i suoi inni e i suoi miti: in locali come questo magari si stanno esibendo quelli che saranno i Led Zeppelin o i Black Sabbath del futuro” il tizio non fa una piega e continua a fare il figo con la sua filosofia da strapazzo. Per il suo lavoro? Lavora nell'industria musicale? O magari è semplicemente quello che racconta alle ragazze per portarsele a letto.
“Posso averne un sorso? Ho la bocca super secca” domando a Angie e le strappo letteralmente il bicchiere dalle mani senza aspettare la risposta.
“Ok, però guarda che è solo coca, senza niente” spiega lei sempre più perplessa.
“Lo spero vivamente,” borbotto tra me e me, ma abbastanza forte da farmi sentire dagli altri due, mentre mi porto il bicchiere alle labbra annusandone contemporaneamente il contenuto, prima di berne un bel sorso “non si sa mai”
“Wow, non pensavo avessi degli amici così scrupolosi! Addirittura ti curano per vedere se bevi alcol” ridacchia il baffo sorridendomi e sorseggiando la sua birra.
“Siamo sempre molto attenti, a tutto e tutti” sottolineo bevendone un altro po'. Sembra tutto ok.
“Da quando?” Angie divide il suo sguardo sempre più sospettoso tra me e il vecchio.
“Comunque, non ci siamo ancora presentati io sono-” il tipo passa la birra alla sua mano sinistra e mi porge la destra per una stretta, a cui non posso sottrarmi.
“Sei uno che avrà il doppio dei suoi anni” completo la sua frase col sorriso, mentre gli stringo la mano in maniera decisa.
“EDDIE, MA CHE CAZ?!” Angie è diventata paonazza di colpo e io lo so, so che sa difendersi da sola e che non ama particolarmente tutto questo atteggiamento da fratelli maggiori di Stone e Jeff, ma non posso certo stare con le mani in mano mentre questo ci prova.
“Beh, in realtà più del doppio, ti ho detto che sono nato negli anni '40, no? La matematica non è un'opinione” cioè questo fa anche lo spiritoso dopo che è stato sputtanato. Ha coraggio, bisogna ammetterlo.
“Tanto meglio! E comunque so fare i conti, a differenza di qualcuno che non si accorge di essere un po' troppo vecchio per una diciottenne” bevo ancora un po' di coca, praticamente il bicchiere è a metà quando lo porgo di nuovo a Angie, che lo prende senza nemmeno guardarmi in faccia. Non le sembra di esagerare?
“Oddio, troppo vecchio, non direi. Penso di avere l'età giusta, ho sempre voluto farmi una famiglia”
“E quindi vuoi farti una famiglia con le ragazzine adesso che sei anziano?”
“Eddie, piantala, non hai capito che-” Angie scuote la testa e quasi le scappa da ridere, ma viene interrotta dal tizio.
“No, Angie, credo non abbia capito. Penso di avere l'età giusta, né troppo giovane né troppo vecchio. E' importante avere una giusta differenza di età, Eddie. Se sei giovane le ragazze ti prendono sotto gamba e ti trattano da amico, se sei troppo vecchio se ne approfittano per farsi viziare, ti sfruttano e te la fanno sotto il naso. Ci vuole un certo equilibrio” continua l'uomo baffuto, senza scomporsi. Tra l'altro, ora che lo guardo meglio mi ricorda qualcuno... ma chi?
“Questa è... la cosa più stupida che abbia mai sentito!” ribatto incrociando le braccia, più che altro per trattenermi dal prenderlo a pugni.
“Perché non sei ancora padre, quando e se lo sarai capirai anche tu cosa vuol dire, soprattutto se avrai figlie femmine” continua lui mettendomi una mano sulla spalla.
“In che senso? Che diavolo c'entra?”
“C'entra perché questo è mio padre, Eddie, MIO PADRE”
“Tuo... eh?” improvvisamente il prurito alle mani mi passa e vengo assalito da un altro desiderio, quello di sprofondare immediatamente nelle viscere della terra per non fare più ritorno.
“Ray Pacifico, piacere!” il tizio... beh, ecco, il papà di Angie mi tende la mano di nuovo e io gli offro la mia, molle, mentre lo guardo inebetito.
“Signor... ehm, signor Pacifico, io... io sono mortificato, non avevo idea che lei-”
“Per favore, chiamami Ray, e dammi del tu, altrimenti mi fai sentire vecchio sul serio” Ray strizza l'occhio e io annuisco senza emettere un fiato, sotto il peso della consapevolezza che fino a un minuto fa ho dato del vecchio porco al padre della ragazza che mi piace.
“Piacere Ray, io sono Jeff, un amico di Angie, di quelli normali però” la voce del bassista spunta alle mie spalle, come anche il suo braccio.
“Eheh dai, povero Eddie, come faceva a saperlo?” Ray cerca di giustificarmi e io lo so che dentro sta pensando che io sia un povero coglione.
“Come faceva? Angie ci ha fatto una testa così dicendoci che stavi per arrivare a Seattle! Lo sanno tutti, penso lo sappia anche il sindaco” scherza Laura, rimediando una linguaccia da Angie.
“Ma infatti... ecco, io lo sapevo, solo che... sul momento... mi è uscito di mente” cerco di arrampicarmi sugli specchi, ma alla fine è la pura verità: io lo sapevo che ci sarebbe stato il padre di Angie stasera, ma poi quando l'ho visto con lei non ho fatto l'immediata associazione di idee.
“Diciamo che l'istinto di protezione ha prevalso sulla ragione. Siamo abituati a fare i cani da guardia, sai com'è, con tutti i maniaci che girano” Jeff mi rifila una pesante doppia pacca sulle spalle a due mani che mi risveglia per un attimo dalla mia voglia di oblio.
“Ah quindi sei abitualmente tampinata da vecchi?” chiede divertito Ray alla figlia.
“Jeff intendeva in generale” replica lei col broncio.
“Ora capisco perché erano tutti così soddisfatti del tuo volontariato alla casa di riposo!”
“Ah-ah” Angie guarda a terra imbarazzata, dopodiché solleva di nuovo lo sguardo ed è su di me, un'occhiata di pietà.
“Scusa” le dico solo col labiale, mentre Jeff e Ray continuano a prendere sia me che Angie poco velatamente per il culo.
Lei scuote la testa e mi sorride a metà, il solito piccolo dente fa capolino all'angolo della bocca per poi sparire immediatamente fra le sue labbra timide e morbide ed è proprio lì che correrei anch'io a nascondermi, o anche semplicemente a riposarmi, se solo potessi.
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“Ed è così che alla fine ho scoperto che si trattava proprio della nuova coinquilina di Meg” Chris tutto spavaldo termina il suo racconto che ormai conosco a memoria, la figura di merda che saprei declamare a occhi chiusi anche se non l'avessi vissuta in prima persona al mio arrivo nella mia nuova casa.
“Eheh quindi tu e lui siete i vicini di mia figlia” mio padre indica Cornell e Gossard e lo fa con talmente tanta nonchalance che giurerei non l'abbia fatto apposta.
“No, lui abita con Matt,” Stone puntualizza indicando il batterista “io vivo per i fatti miei”
“Lui vive ancora coi suoi genitori” sottolinea Jeff con un sorriso falsissimo.
“Io non vivo coi miei genitori, ho il mio appartamento”
“Che è la mansarda della casa dei tuoi”
“E' una mansarda, ma è un appartamento a sé”
“Coi tuoi al piano di sotto”
“Ma sono due case separate e indipendenti, Jeff, non farmi incazzare”
“Che diventano un po' meno separate a ore pasti”
“SEPARATE E INDIPENDENTI!”
Mio padre assiste divertito al battibecco tra Stone e Jeff, mentre noi siamo forse talmente tanto abituati da non farci quasi più caso. Per un attimo provo ad astrarmi dalla situazione osservandola dall'esterno e mi rendo conto che i ragazzi stanno dando il loro meglio, o il peggio, a seconda dei punti di vista. Insomma, Chris che ci delizia coi suoi racconti di vita, Jeff e Stone che si punzecchiano, Mike dolcissimo che fa il finto tonto e qua e là lancia frecciatine a Meg, Kim che con un commentino di due parole finisce per monopolizzare la conversazione, Eddie che non apre bocca, Dave che scola birre come se non ci fosse un domani: ognuno di loro è, o almeno sembra, la propria versione stereotipata, ciascuno riproduce i topos e gli stilemi che gli appartengono, come fanno i personaggi di una sitcom alla prima puntata, per farsi conoscere, per dare subito una visione d'insieme allo spettatore. In questo caso mio padre non si può proprio lamentare, tutti si stanno dando molto da fare per fornirgli un quadro generale delle nostre esistenze.
“Bah, personalmente non bado più a queste cose, ho conosciuto ragazzi in età scolare che stanno ancora dai genitori ma sono già perfettamente autonomi e uomini adulti che vivono da soli ma fanno venire la madre a spicciargli casa, quindi non credo c'entri molto il posto fisico in cui si vive, quanto piuttosto il luogo mentale che si raggiunge nella propria crescita”
“Jeff ha Eddie ora, non ha bisogno della mamma” commenta Stone finendo la sua birra.
“Cioè? Sei bravo nelle faccende domestiche?” papà chiede a Eddie, intuendo dalla nostra ilarità che la battuta deve essere un motivo ricorrente.
“Err... beh, sì, me la cavo, insomma... dieci anni che vivo da solo” Eddie balbetta qualcosa senza neanche guardare Ray in faccia e la cosa non mi stupisce considerando la figura di merda fatta prima. Come diavolo ha fatto a dimenticarselo? Come ha fatto a non capire che era mio padre? Dicono tutti che ci assomigliamo, nonostante tutto...
“Ottimo! Anche la mia pupilla qui è un esempio di indipendenza comunque, io e Janis ci abbiamo provato a viziarla, ma non ci siamo riusciti, vero Angelina?” mio padre mi circonda le spalle col braccio e a me si raggela improvvisamente il sangue.
“Oooow Angelina, che nomignolo tenero!” commenta Laura con gli occhi a cuoricino, anche lei calatissima nella sua parte di adorabile Laura. Peccato che in questo caso sia complice involontaria di un disastro.
“Oh ma non è-” inizia a rispondere mio padre e io ci provo a interromperlo.
“Non è tenero, è osceno, quindi rimaniamo su Angie, ok?” ma tanto è inutile.
“E' il suo nome comunque, non un nomignolo” ed ecco che mio padre lancia la prima bomba della serata.
“Prego?” Stone e il suo sopracciglio inarcato sono i primi a reagire e non ne dubitavo neanche per un secondo.
“Angelina, si chiama così”
“ANGELINA?!” Jeff, fedele come tutti al suo personaggio, urla e si strozza con le noccioline che stava sgranocchiando al bancone del bar.
“Angelina come 'Angelina... la cameriera della pizzeria'?” sghignazza Chris.
“Credevo ti chiamassi Angela, detta Angie” Mike è il più composto di tutti a parimerito con Eddie, che si limita a produrre un sorriso a metà tra l'incredulo e il dispiaciuto.
“Ma che idioti! Non capite che è uno scherzo, la sta prendendo in giro, vero Ray?” Meg scuote la testa e si rivolge direttamente a mio padre, che sta per darle una delusione.
“No no, che scherzo! E' il suo nome, lo so perché, beh, gliel'ho dato io” papà scrolla le spalle e non ho bisogno di guardare Meg per sapere che mi sta perforando il cranio con uno sguardo omicida.
“CHE COSA?”
“Meg...”
“Sei mesi. Anzi, di più... Più di sei mesi che ci conosciamo e non mi hai mai detto il tuo nome?!”
“Come puoi immaginare, non è una cosa che dico facilmente, per ovvi motivi”
“Che vorresti dire? Angelina è un nome bellissimo, è il nome di mia madre, nonché tua nonna” mio padre mi guarda fingendosi offeso, ma anche se so che fa finta non posso non sentirmi in colpa.
“Sì, è un bel nome, non dico di no, è solo... un po' desueto”
“Meglio, è più raro, quindi più unico”
“E un po'... un po' tanto italiano”
“E allora?” la mascella di papà s'irrigidisce e mi fulmina con il tipico sguardo stretto e fintamente allegro di quando è incazzato.
“E allora niente, è molto tipico e-”
“Che c'è di male se è italiano? Io sono italiano, tu sei italiana, la nostra famiglia è per metà italiana, c'è qualcosa che non va?”
“No! Assolutam-”
“Avete qualcosa contro gli italiani?” papà si rivolge agli altri, che sono abbastanza furbi da capire che l'immediatezza della risposta è tutto.
“No!”
“Figuriamoci!”
“Macché!”
E' tutto un coro di secche negazioni, a cui Mike fa seguire un tentativo di discorso più articolato basato sulla premessa che lavorare in una pizzeria lo mette sicuramente ai primi posti tra coloro che nel nostro gruppo amano l'Italia.
“Non capisco perché all'improvviso ti vergogni...”
“Non mi vergogno! E' solo un nome un po' antico, da vecchia signora, indipendentemente dall'origine geografica della vecchia signora ecco”
“Il nome però non ce lo danno da vecchi, Angie, anche le vecchie signore che si chiamano Angelina, come tua nonna, sono state bambine e hanno portato tranquillamente quel nome senza fare storie” spiega mio padre prendendo una patatina da un'altra ciotola sul bancone e avvicinandola alla mia bocca, senza indietreggiare di un millimetro finché non mi sono arresa e l'ho aperta per mangiare.
“Anch'io lo porterei tranquillamente, se solo evitassi di dirlo a tutti”
“Eheheh va beh, che cambia, i tuoi amici continueranno a chiamarti Angie”
“Scherzi? Stone mi chiamerà Angelina per il resto della mia vita”
“Al massimo per il resto della sua vita...” risponde mio padre, precedendo di un soffio Stone che stava giusto per aprire bocca, cosa che ovviamente deve aver indispettito il chitarrista.
“Ahahahah questa è buona!” esclama Jeff battendo il cinque a mio padre, che ovviamente è diventato in pochi minuti il migliore amico dei miei amici. Mica come me.
“E comunque pensavo usaste dei nomignoli nell'intimità” aggiunge con uno dei suoi occhiolini del cazzo.
“Papà piantala! Anzi, almeno adesso che c'è Stone presente puoi fartelo dire anche da lui che non è il mio ragazzo, così la finirai una volta per tutta. Diglielo Stone”
Gossard mi guarda stranito, poi si sposta su mio padre, fa un respiro profondo e...
“Beh, ecco... ok... wow... certo che anche tu, potevi trovare una maniera più discreta per rompere con me, Angelina, non credi?” replica il deficiente.
“Stone” attorno a me tutti ridono, mio padre compreso.
“E magari un momento migliore” continua scoppiando a ridere anche lui.
“Vaffanculo Stone” lo insulto e nonostante tutto credo che dopo questo siparietto mio padre si sia finalmente convinto del fatto che tra me e quel cretino che si sta tenendo la pancia mentre rischia il soffocamento da riso non c'è nulla.
“Io lo trovo carino” sulla coda di una risata sommessa, Eddie dice credo la prima frase di senso compiuto da quando mio padre gli ha stretto la mano. Ciò non toglie che non ho idea di cosa abbia voluto dire.
“Che cosa?” gli chiede Dave esternando il mio interrogativo.
“Angelina, è carino come nome”
“Ma va, che carino e carino! E' un tipico nome da riot girl” commento sarcasticamente alzando il pugno.
“E' un nome da figa” sentenzia Laura in uno slancio di fantasia.
“Seh come no”
“Perché? Non può esserlo? Un nome è solo un nome, diventa da figa o da sfigata a seconda di chi lo porta” ribatte Meg.
“Appunto, calcola che lo porto io”
“E cambia anche se c'è un vip che lo porta” continua la mia coinquilina ignorando il mio commento.
“Beh, dipende”
“Che ne dici di Banana? Nome del cazzo sulla carta, anzi, non è neanche un nome. Eppure la Yoshimoto lo ha reso un nome, un nome cazzuto direi”
“Sì, ma quello non è il suo nome, è uno pseudonimo che ha scelto perché si dice praticamente allo stesso modo in tutte le lingue. E per non far capire immediatamente se si trattasse di un uomo o una donna” ribatto mentre realizzo che tutti stanno seguendo il nostro scambio in un silenzio quasi religioso.
“Va beh, allora facciamo Dustin. Dustin ti sembra un nome da figo se lo scolli dall'immagine di Hoffman?”
“Beh, non è male di per sé”
“E allora Wynona? Bo? Elton? Notoriamente nomi da fenomeni già in partenza, certo...”
“Sono certa che almeno due di quelli siano nomi d'arte, Meg”
“Va beh, sti cazzi, è il principio che conta!”
“Ha ragione Meg. Praticamente devi solo aspettare che salga alla ribalta un'attrice o una modella o una qualsiasi tipa strafiga che si chiami Angelina e automaticamente guadagnerai punti” interviene Chris annuendo alle sue stesse parole.
“Pfff molto probabile”
“Non era esattamente quello che intendevo, anche se...” borbotta Meg.
“Ecco, questo è il punto in cui io dovrei dire qualcosa del tipo 'Ma perché? Perché dobbiamo aspettarne un'altra? Ci sei già tu che sei stupenda' ma visto e considerato che mi hai scaricato cinque minuti fa...” Gossard fa spallucce e persino mio padre ride del suo umorismo del cazzo. Perché non ci si mette lui con Stone?
“Beh allora questo è già il primo beneficio dell'averti scaricato”
**
Per fortuna smetto di essere argomento di conversazione e, a un certo punto, il nostro gruppo si separa e si sparpaglia in lungo e in largo per il locale: Chris viene raggiunto da Susan e i due si allontanano chissà dove, Jeff va nel backstage con Stone e Kim, mio padre gironzola scattando foto,  Dave e Matt sono intenti in una conversazione tra batteristi che però non so se verta su argomenti da batteristi o meno perché io sono un po' distante, ancora al bancone del bar, con Laura, Eddie, Mike e Meg.
“Comunque sono d'accordo con te sulla teoria dei nomi di cui parlavi prima. Per esempio, prima il nome Meg non mi diceva nulla, ma da quando ti conosco... bam, Meg è la bellezza per antonomasia” Mike se ne esce con questa cosa dal nulla, tra una chiacchiera e l'altra, lasciando la mia amica piuttosto interdetta, ed è forse anche per questo che dopo un po' Laura se ne va con la scusa di andare a cercare il suo ragazzo. A quel punto restiamo solo Eddie e io a sentirci di troppo.
“Ehi tra poco dovrebbe iniziare il concerto, che dici se cominciamo a... ehm, avvicinarci?” indico la direzione del palco a Eddie, che subito accetta di seguirmi e non so se Mike si sia accorto che ce ne siamo andati, Meg sicuramente sì perché mi lancia un'occhiataccia. Effettivamente la situazione è un po' strana, ma conosco Meg e anche se prova a dissimulare è evidente che queste attenzioni da parte di lui non le dispiacciano. Ma Melanie? Dove sta in tutto questo? Spero solo che nessuno soffra per questa situazione, specialmente Meg perché, beh, è una mia amica.
“Ma tu l'hai capito cosa stanno combinando quei due?” domando a Eddie quando siamo abbastanza lontani.
“Chi? Mike e Meg? Onestamente non ne ho idea” risponde lui apparentemente sorpreso dalla domanda.
“Nemmeno io”
“Mi auguro solo che nessuno si faccia male, almeno non troppo” continua ed è praticamente lo stesso pensiero che ho fatto pochi istanti fa e queste coincidenze pseudo-telepatiche mi fanno sempre sorridere.
“Già” armeggio con la mia nuova borsa in cerca di un fazzoletto di carta visto che, incredibile ma vero, sono di nuovo raffreddata. Sarà il decimo raffreddore che prendo da quando mi sono trasferita qui.
“Carina la borsa” Eddie indica la mia tracollina a forma di macchina fotografica.
“Eheh me l'ha appena regalata mio padre, come vedi siamo una famiglia di monotematici”
“A tal proposito, scusa per la gaffe di prima...” Eddie si sposta dalla fronte un ciuffo ribelle che onestamente io avrei lasciato lì dov'era perché era perfetto nel suo essere fuori posto.
“Non ti devi mica scusare con me, al massimo con mio padre, ma l'hai già fatto credo. E tanto ti ha perdonato in cinque secondi netti, quindi non ti preoccupare”
“Ok, però ti ho messa in imbarazzo davanti a lui...”
“Tranquillo, non sei stato l'unico stasera”
“Eheh dici che l'ha capito che Stone non è il tuo ragazzo?” domanda ridendo sotto i baffi e io sono indecisa se lasciargli credere che stessi parlando di Stone o raccontargli della performance di Jerry. Opto per la prima perché mi rifiuto anche solo di pensare a quell'altro stronzo.
“Secondo me sì. E anche Stone ha capito che mio padre ha capito. Ma tormentarmi è una cosa che piace troppo a entrambi, non smetteranno tanto presto”
“Beh, comunque scusa”
“Scuse accettate”
“E scusa ancora per ieri, scusa se sono stato... strano”
“Quelle scuse le avevo già accettate ieri sera”
“Sì, ma quando ti ho chiesto scusa ero ancora nel pieno del mio essere strano con te, quindi non valeva in realtà, almeno, non al 100%”
“Eri strano? Perché adesso credi di essere normale?” aggiungo sarcastica.
“Mmm nah, però leggermente più di ieri sera sì”
“Ok ok, accetto anche queste scuse. Anche se alla fine sono io che ho invaso la tua privacy e nel nostro privato credo che ognuno di noi sia libero di essere strano quanto vuole. E non solo nel privato in fondo”
“Non hai invaso la mia privacy”
“Tecnicamente sì”
“Beh forse, comunque puoi farlo, mi piace quando lo fai. Anzi, fallo più spesso”
“Ahahah qualcosa mi dice che la crostata era buona”
“La crostata, certo. Era ottima, grazie. Anche il caffè”
“Io ho preparato solo il secondo, quindi posso prendermi i meriti soltanto per quello eheh”
“No, non solo per quello. Comunque puoi anche fermarti un po' di più la prossima volta”
“Dovevo tornare al lavoro”
“Lo so, infatti ho detto la prossima volta”
“Mmm ok”
“Non vieni mai quando proviamo”
“Non è vero, ogni tanto passo”
“A parte ieri, ti ho vista lì una volta sola da quando ci conosciamo”
“E' che boh... alla fine state lavorando e... mi sembra di disturbare”
“Figurati, quella saletta è un porto di mare”
“Dai, magari passo uno di questi giorni”
“Ci conto”
“Ma devo trovare il tempo di preparare almeno un dolce, altrimenti Mikey non mi fa entrare”
“Dai, vieni... Giuro che non faccio il pazzo. E niente abbracci strani! Beh, ehm, a meno che tu non voglia. Nel senso di abbracci normali, non strani, perché non credo che... Ma anche strani vanno bene...Insomma, non so neanch'io cosa sto dicendo. Comunque, sai che abbiamo dei pezzi nuovi? Se venissi li potresti sentire in anteprima...” ma perché parla a raffica peggio di me quando sono in imbarazzo? Aspetta... perché è in imbarazzo?
“Oh beh, in questo caso, non posso dire di no, devo venire assolutamente!”
“Ok, fantastico. Sempre... sempre che tu non sia stufa di vedermi”
“Cioè? Perché? In che senso?”
“No è che, l'hai detto anche tu l'altro giorno... che ultimamente ci vediamo spesso”
“Ah! Beh, sì, è vero, però l'ho detto così, tanto per dire”
“Tra l'altro ribadisco che non c'è niente dietro, insomma, è un caso. Anche se mi piace, ehm, mi piace passare il tempo con te”
Oh oh, ho capito cosa sta succedendo e ho capito perché Eddie è strano: il poveretto si sta arrampicando sugli specchi in cerca del modo migliore per dirmi che mi considera un'amica, una grande amica, e stop. Resta solo da capire se per caso abbia intuito di questa mia piccola fissa per lui di questi ultimi tempi o se la sua sia semplicemente una manovra preventiva per evitare che io mi possa illudere.
“Lo so, Eddie tranquillo, capisco perfettamente”
“Mi piace tanto”
“Guarda che ho capito cosa vuoi dirmi, Eddie”
“Davvero?” chiede di colpo apparentemente spiazzato.
“Anch'io mi sento a mio agio con te, anche a parlare”
“Non è solo questione di sentirsi a proprio agio, Angie, io-”
Il tentativo maldestro di Eddie di dirmi che sì, ci tiene tanto a me, quindi è meglio se evito di rovinare tutto facendomi venire strane idee in testa, viene interrotto da un coro di urla e fischi che annuncia l'ingresso sul palco della band, o almeno credo, perché come al solito non vedo un cazzo. Il concerto inizia pochi secondi dopo, con un pezzo molto funkeggiante, che ci fa muovere da subito le testoline e non solo. Io cerco di sbirciare qualche quadratino di palco fra teste, spalle e braccia di chi mi sta davanti e quando mi volto verso Eddie lo vedo ondeggiare ritmicamente. Non so perché ma mi vengono in mente i suoi tentativi malriusciti di ballo a casa di Crowe la notte di capodanno, una persona così sgraziata nei movimenti non l'ho mai vista in tutta la mia vita. Mi viene da ridere, proprio nel momento in cui Eddie si volta verso di me e mi offre un ampio sorriso e un pollice alzato. Va beh, per lo meno adesso va a tempo, e comunque i capelli li muove bene... e che bei capelli... ANGIE, PIANTALA!
Mi sposto un po' a destra e a sinistra, sempre nel tentativo di capire cosa diavolo stia succedendo on stage, e intravedo la sagoma di quello che credo essere mio padre a bordo palco, intento a scattare foto. Se lo conosco bene, a quest'ora sarà già al secondo rullino.
“Ti va di andare più avanti?” mi domanda Eddie all'orecchio all'inizio del terzo pezzo. Scommetto che sta soffrendo qui nelle retrovie, effettivamente siamo un bel po' lontani.
“Non mi va di stare troppo sotto, ma tu vai pure, tranquillo!” gli urlo di rimando e nel farlo, avvicinandomi al suo orecchio, gli sfioro i riccioli con la guancia e la cosa non aiuta affatto la mia situazione. Perché cazzo deve essere tutto amplificato? Devo proprio notare ogni minima cazzata? E deve per forza farmi questo effetto?
“Non ti porto sotto il palco, giusto un po' più avanti!”
“Non so...”
“Dai! Vieni.” mi tira delicatamente per un braccio, che però rimane inerte e altrettanto mollemente ricade “Dai...” mi stringe la mano, sorride ed ecco che spuntano quelle fottute fossette. E' lui stesso a indicarsele dopo un po', chiarendo ogni dubbio sul fatto che ormai lo faccia apposta.
“Ti odio”
“Non è vero” Eddie riprova a trascinarmi in avanti e questa volta lo seguo, non senza difficoltà perché ogni due per tre ricevo una spallata da qualcuno o le nostre mani vengono staccate da gente che salta o poga. Dopo aver perso il contatto a causa dell'ennesimo treno di ragazzi lanciati a tutta velocità verso il centro della pista, Eddie si ferma e torna indietro, ma questa volta non mi dà la mano.
“Forse è meglio se facciamo così” Eddie alle mie spalle, mi prende per i polsi e mi incrocia le braccia sul petto, facendo lo stesso con le sue sopra le mie. Praticamente mi abbraccia, formando una sorta di scudo protettivo attorno a me, e comincia a camminare assieme a me, facendosi largo tra la folla. Lo spostamento si rivela effettivamente più facile e veloce e senza troppi scossoni. Il fatto che sia anche piacevole sentirsi stretta tra queste braccia così forti è ovviamente secondario.
“Va bene qui?” mi chiede una volta raggiunta una zona tutto sommato tranquilla, sulla sinistra rispetto al palco, da dove riesco addirittura a vedere qualcosa senza farmi venire il torcicollo o alzarmi sulle punte.
“Sì, perfetto.” rispondo girando la testa da una parte, ma senza realmente rivolgermi a lui, senza guardarlo in faccia, anche e soprattutto perché non vorrei si accorgesse di quanto sono paonazza in questo momento “Questo vale come abbraccio strano?” aggiungo come battuta per spezzare la tensione, la mia ovviamente.
“Ops scusa!” Eddie mi scioglie dalla presa e a me sembra quasi di cadere, come se mi fossi improvvisamente dimenticata di come si sta in piedi.
“Era un abbraccio strano funzionale”
“Sì, ha raggiunto lo scopo”
“Esatto” continuo ogni volta a girarmi appena, senza vederlo e senza farmi vedere.
Il concerto continua e Eddie rimane tutto il tempo dietro di me, appoggiando di tanto in tanto le mani sulle mie spalle. E per me il prana, il ki, i meridiani e i chakra erano, sono e sempre saranno nient'altro che una montagna di puttanate, ma il calore che si diffonde dai palmi di Eddie è reale, mi attraversa la spina dorsale, scende lungo le gambe e arriva ai piedi, per poi risalire fino alla testa dandomi una fastidiosissima pelle d'oca. In tutto questo, mio padre è riuscito perfino a individuarci nella mischia e a farci un paio di scatti, accompagnati dal suo sorriso sornione. Chissà se anche Eddie se n'è accorto.
“Comunque mi piace davvero stare con te” riprende lui durante l'intervallo tra un pezzo e l'altro.
“Ai concerti ci credo, perché non copro la visuale”
“Ahah piantala” ride prendendomi nuovamente per le spalle.
“E sono comoda per appoggiarsi quando si è stanchi” stavolta mi volto di più, incrociando il suo sguardo, e allo stesso tempo faccio pat pat sulla sua mano, che si ritrae subito dopo.
“Scusa... vedi, ti sto proprio addosso negli ultimi tempi... cioè, letteralmente”
“Posso fare anche da scaletta all'occorrenza”
“Comunque... quello che volevo dire prima è che non sono semplicemente a mio agio con te”
Ok, ora arriva il punto in cui mi dice che sono una grande amica, che si trova bene a parlare con me, perché so ascoltare e gli viene naturale aprirsi, che si sente meglio dopo ogni nostra chiacchierata, che si sente capito e non giudicato, eccetera eccetera.
“Mm mh?”
“Io con te...” Eddie si blocca perché la band riattacca a suonare, ma poi ricomincia, a volume un po' più alto. Ma ne dobbiamo parlare proprio adesso? Forse pensa sia molto più facile fare un discorso del genere con il diversivo del concerto, mettendolo giù come un chiacchierare del più e del meno, piuttosto che mettendoci attorno a un tavolo facendolo sembrare un affare di stato. “Io con te mi sento a casa. E non è una cosa scontata, perché io non mi sono mai sentito completamente a casa nemmeno a casa mia. Non so se mi capisci...”
“Sì! Più o meno...” ritorno al mio atteggiamento precedente, gli rispondo girando di poco la testa, ma non distolgo gli occhi dal palco.
“E' come con certe canzoni, non so se capita anche a te. Quelle canzoni su cui ti butti quando hai bisogno di sicurezza, quando vuoi sentirti coccolato, sostenuto, capito. Come Bruce Springsteen”
“Quindi... io sono Bruce Springsteen?” domando dopo un po', non perché mi abbia scioccata, ma più che altro perché mi piaceva l'idea di creare una pausa drammatica in quel punto, credo ci stesse bene.
“Ahahah in un certo senso. Non so se anche per te funziona così”
“Sì, ma non Bruce Springsteen, non sono così fan”
“Non ti piace Bruce Springsteen?” Eddie mi afferra le spalle con più forza di come abbia fatto finora e mi fa fare un giro di 180° finché non sto di fronte alla sua faccia perplessa.
“Sì che mi piace, è ovvio, il Boss è un grande, ma...”
“Ma?”
“Ma, credo di non riuscire ad apprezzarlo ancora appieno, credo sia presto”
“In che senso?”
“E' un discorso lungo e non facile da fare nel bel mezzo di un concerto” semi-urlo, sempre dando le spalle al palco.
“Io ho un buon udito”
“Ok, beh... io sono convinta che ci siano alcuni artisti che non riesci a comprendere fino in fondo se non hai esperienza a sufficienza alle spalle, se non hai vissuto abbastanza”
“Quindi io lo apprezzo perché sono vecchio?”
“Ahahahah no! Beh, sì, ma non esattamente. E' come coi Simpson”
“Che?”
“Il cartone della Fox”
“So cosa sono i Simpson, ma... che c'entra?”
“C'entra perché è una serie fantastica, è innegabile che sia un capolavoro e una delle poche cose che vale la pena guardare in tv. E chiunque può guardarne una puntata e apprezzarla, perché è una serie multilivello”
“Multi... che?”
“Ci sono più livelli narrativi, c'è la storia principale, la comicità e poi tutta una serie di citazioni più o meno famose e più o meno nascoste. Qualche settimana fa ho visto una puntata in cui il sig. Burns si candidava a governatore e c'era una scena che praticamente era identica sputata a quella del comizio di Quarto potere e ovviamente devi aver visto il film per cogliere la citazione e far sì che la suggestione funzioni. Non aver visto quel film mi avrebbe impedito di capire il senso della scena nel suo complesso? Assolutamente no, però mi sarei persa tanto, non l'avrei goduta fino in fondo. E così è con Springsteen per me, sento che mi manca qualcosa, che c'è qualche rimando emotivo che non posso ancora cogliere per apprezzarlo a tutto tondo. E' come con Bob Dylan, mi sfugge qualche livello”
“NON TI PIACE DYLAN?!” adesso Eddie sta letteralmente urlando.
“Dylan è immenso, ma penso che lo apprezzerò di più tra qualche anno. E detto tra noi, non vedo l'ora” concludo proprio nel momento in cui finisce la canzone, dopodiché mi volto di nuovo verso il palco e applaudo la band.
“Beh, non è sbagliato quello che dici, ma non vale un po' per qualsiasi artista?”
“Sì, ma per alcuni vale più che per altri. Certi artisti si portano dietro il peso di un'intera iconografia, Springsteen e Dylan sono loro stessi più quello che rappresentano, sono degli stili di vita e ci vuole tempo per fare completamente tua una vita”
“Vedi, è anche questo. Anche il fatto che parliamo di queste cose, questi discorsi così... Adoro tutto questo”
“Discorsi urlati durante un concerto?”
“Dimmi allora un gruppo o un artista che è casa per te” insiste Eddie sempre alle mie spalle.
“I Cure. E gli Smiths” rispondo senza esitazione.
“Sono quasi certo che Robert Smith e Morrissey non si sopportino”
“Nessuno sopporta Morrissey, perfino Morrissey non sopporta Morrissey”
“E non ti serve più esperienza di vita per capirli, giusto?”
“Nah, la loro musica è inserita nel limbo dell'eterna adolescenza pura, è l’inizio della vita, anzi, è l’attesa della vita, attendere che cominci davvero”
“Ok... quindi i Cure e gli Smiths”
“Se ci aggiungi Patti Smith hai enunciato la mia santissima trinità”
“Robert Smith, Patti Smith, Smiths... c'è un'abbondanza di Smith nella tua triade”
“Se un giorno dovessi battere la testa, andare in coma, risvegliarmi e decidere di avere un figlio, lo chiamero Smith, o Smitty”
“Oppure dovresti sposarti con uno che si chiama Smith di cognome”
“Sì, mi manca giusto un'altro criterio di selezione a rendermi le cose più facili nei rapporti interpersonali e nella vita!”
“Mi piaci, Angie”
“Anche tu” rispondo distrattamente, cercando di capire cos'abbia appena detto il cantante degli Inspector di tanto divertente da far ridere la folla.
“TU SEI LA MIA CURA” Eddie mi urla nell'orecchio a tradimento, non appena il concerto ricomincia, con un gioco di parole sul significato di Cure. E magari ci crede anche a quello che dice, quando invece dovrebbe solo trovarsi una ragazza.
“Nah, per quello credo tu abbia bisogno di uno bravo”
Il concerto termina poco dopo e a mano a mano ci ritroviamo tutti quanti attorno a un tavolo, in un angolo appartato del locale.
“Non male, mi sono divertito” sentenzia mio padre di ritorno dal bar mentre tiene in precario equilibrio tra le mani un numero di birre che da qua non riesco a contare con precisione, tre o quattro.
“Quanti rullini hai consumato?” gli chiedo incrociando le braccia sul tavolo.
“Solo un paio, mi sono trattenuto. Comunque hai visto il bassista?”
“Ehm sì, credo di averlo individuato un paio di volte in mezzo alla marea di teste che mi stavano davanti, perché?”
“Non trovi che somigli a Sean?”
“Oddio, non l'ho visto così bene”
“Sean?” chiede Thayil dopo aver fatto un sorso dalla birra ricevuta da mio padre.
“Un suo amico di Boise che ora è in Florida”
“Ma chi, il tuo ex?” chiede Jeff che sta proprio di fronte a me e quindi si becca un bel calcio sotto il tavolo, prima di cercare di rimediare “Il tuo ex amico?”
“Ex amico? Avete litigato?” domanda prontamente papà, che sente subito puzza di bruciato. Non che ci volesse molto...
“Ma no, quando mai!”
“Allora perché ex... amico?” lui e le sue pause drammatiche del cazzo.
“Nel senso che è un suo amico, vecchio, della sua vecchia città, della vecchia vita. Noi siamo gli amici nuovi, quelli in carica insomma...”
“Mmm ok” Ray annuisce dopo un po', fingendo di crederci. Ovviamente, io non ho mai detto niente ai miei della microscopica parentesi in cui io e Sean abbiamo oltrepassato i confini della semplice amicizia, anche se loro ci hanno sempre scherzato sopra con frecciatine e battute varie, come se lo sapessero già; se per caso ci fosse stato ancora un piccolo dubbio, il caro Jeff l'ha dissipato in un colpo solo.
“Perdonalo, Ray. Devi capire che viene dal Montana, si esprime in maniera arcaica”
“Fottiti Stone”
“Al contrario, tu non mi sembri affatto uno che ha problemi a esprimersi con le parole, vero Stone?”
“Oh no, si esprime fin troppo bene!” esclama Cornell.
“Diciamo che si esprime fin troppo, punto” precisa Ament, rimediando un dito medio dal chitarrista.
“Scommetto che tu scrivi i testi delle canzoni” azzarda mio padre.
“No, lui si esprime già abbastanza nella vita”
“I testi li scrive Eddie” rispondo io bloccando l'ennesimo spunto di battibecco tra Jeff e Stone.
“Uno che invece nella vita non si esprime quanto dovrebbe” commenta quest'ultimo sgomitando il cantante.
“Mmm a me invece ha dato l'idea di sapersi esprimere molto bene quando serve, o no Eddie?” mio padre dà un paio di pacche sulla spalla di Vedder, che si limita a un timido cenno di assenso.
“Aspettate un momento, vi rendete conto che in pratica Stone che non sta mai zitto è quello che scrive la musica, mentre Eddie che è più taciturno scrive... le parole?” Mike ci zittisce tutti per comunicarci la sua incredibile conclusione.
“No?! Davvero? Incredibile, sarà per quello che l'abbiamo detto tipo un minuto fa!” commenta Jeff divertito.
“Ah sì?” chiede stranito, ma mai stranito come dopo essere stato innaffiato con quello che ha tutta l'aria di essere un gin lemon, almeno a giudicare da odore e colore, dalla ragazza alle sue spalle.
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bloggoloblog · 7 years ago
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Il Molise non esiste!
“Il Molise non esiste” è la provocazione del sito NonCiclopedia che trovate a questo link:
http://ift.tt/2nbvWXb
Sarebbe solo una bella pagina, votata al divertimento, se non fosse che qualcuno ci ha creduto e lo sostiene, perché il complotto è sempre una mensa frequentata da molti idioti.
Proprio a questi idioti ed alle loro teorie del complotto dedicherò questa pagina, ma prima è doveroso che faccia qualche premessa:
Io sono un “complottista”: non è mia intenzione, dunque, attaccare una categoria, ma difenderla da se stessa;
La madre degli idioti è sempre incinta: anche tra i “complottisti” ce ne sono e tanti;
Che cavolo vuol dire “complottista”? Personalmente ci sono delle questioni storiche su cui nutro dei dubbi, non per questo vedo marcio in ogni dove.
IO SONO UN “COMPLOTTISTA”
Non mi convincono alcune questioni storiche, dicevo, come ad esempio molto di quello che è stato detto sull’11 Settembre 2001, ma si tratta di dubbi e non di certezze:
ad esempio, mi chiedo ancora come è possibile che un Boeing 757, lanciato a tutta velocità contro un muro, con un’apertura alare di 38 metri, faccia un buchetto di una decina di metri in suddetto muro (per quanto il muro sia spesso e resistente).
Ci sono anche altri punti che non mi convincono degli attentati del 2001 a New York, ma non è questo il topic dell’articolo, quindi passiamo oltre.
Quando dico che sono un “Complottista” sto ovviamente lanciando una provocazione, sia a chi si pone troppe domande che a chi neanche una.
La storia è piena di complotti, mezze verità, insabbiamenti, bugie, riscritture: perché oggi dovrebbe essere diverso?
Prendiamo ad esempio l’attacco a Pearl Harbor del 7 Dicembre 1941: per anni c’è stato chi ha sottolineato alcune incongruenze nella “versione ufficiale”, facendo ovviamente la figura del folle: poi un giorno, non troppi anni fa, nelle sale esce un film, una storia d’amore con sullo sfondo proprio la battaglia in questione e… In sordina, quelle teorie del complotto vengono utilizzate come “fatto storico” acquisito.
Certo, è solo un filmetto strappalacrime, ma le stesse teorie del complotto sono state confermate poi anche dagli ultimi veterani testimoni ed oggi è quasi pacifico che il governo USA sapesse dell’attacco. NON E’ più una TEORIA!!!
Insomma, “io sono un complottista” vuol dire “io dubito”, mi informo, penso, valuto, cercando di soppesare ogni informazione e verificare ogni fonte e soprattutto con una sola grande certezza: NESSUNO PUO’ AVERE CERTEZZE, se non scientifiche (basate su prove sperimentali)!!!
LA MADRE DEGLI IDIOTI E’ SEMPRE INCINTA.
Su questo punto, penso, siamo tutti d’accordo ed anche tra i “complottisti”, ovviamente, gli idioti non mancano, anzi sono in forte crescita.
Qui il termine “complottista” cambia significato, passando dal “persona che dubita metodicamente” (teniamo fuori Cartesio però, per favore), al meno accettabile “persona che vede complotti ovunque”.
Questo sotto-genere di rivoluzionari dei tempi moderni hanno tutti alcune caratteristiche in comune:
Le loro fonti sono tutte sul web, in particolare (quasi esclusivamente) video su YouTube; quando la fonte è un testo, di quel testo leggono solo titolo e sottotitolo, per poi condividerlo ovunque. Fate una prova: scrivete un articolo senza alcun senso ed intitolatelo “NON VE LO DICONO: I CANI PARLANO!”… Fidatevi, qualcuno ci crederà e lo condividerà, anche senza leggerlo. Un esperimento del genere è stato fatto da UdineToday, vi lascio il link: http://ift.tt/2ljbWAP
Sono tutti ossessivo-compulsivi e riescono sempre a trovare un complotto nel complotto, quasi come se si trattasse di una competizione: così i dubbi sullo sbarco sulla Luna, diventano “La Luna non esiste: è un ologramma”, oppure “La Luna non esiste: è un satellite artificiale alieno” giuro che c’è chi lo afferma e chi gl icrede)… Per non Parlare dei terrapiattisti, cioè gente convinta che la terra sia piatta ed allega anche “prove” che dice “inconfutabili”; allego link http://ift.tt/2n9Mn66
Sparano numeri a cazzo, vi faccio un esempio. Qualche giorno fa su Twitter mi imbatto, grazie alla condivisione di un’amica, in una persona che afferma che ci sono 15000 “miglioni” di famiglie in attesa di risarcimento per danni da vaccino. Ora, a meno che (come suggerisce l’amica che ha condiviso il tweet) il “miglione” non valga meno del milione, 15000 mln di famiglie, con una media di tre individui a nucleo, fa un totale di 45 miliardi (o “migliardi”) di persone: peccato che sulla terra non arriviamo agli 8mld!
Il “complottista” ossessivo-compulsivo non ricerca la verità, ma la allontana, riducendo tutto ad uno scherzo, perché se parlando di qualcosa di probabile spari cazzate a mitraglia, nessuno crederà mai che sia vero!
COSA CAVOLO VUOL DIRE “COMPLOTTISTA”?
Abbiamo usato il termine “complottista” con due diverse accezioni:
Colui che dubita;
Colui che sospetta.
Sembrano due definizioni simili, ma profondamente diverse, anche se mantengono una cosa in comune: sono sbagliate!
Il termine “complottista” è un errore in partenza, perché dovrebbe definire “colui che si occupa di complotti”, ma se non c’è verità acquisita, se si parla sol odi dubbi o di sospetti, non c’è nulla di cui occuparsi.
Parliamo allora di “teorici del complotto”, ma anche questa è riduttiva, perché appiattisce tutto in una “teoria”, che nell’immaginario comune è qualcosa di inesistente.
Esistono centinaia di fatti e circostanze sulle quali gli esseri umani possono nutrire dubbi, la mia speranza è che lo facciano in maniera costruttiva e non distruttiva: discutere di “abuso di farmaci”, di “posizione dominante” e di “lobby farmaceutiche”, a mio parere, non è errato (se si può argomentare quello che si sostiene), ma parlare di “complotto organizzato dell’industria dei vaccini, al fine di ridurre la sovrappopolazione mondiale” è pericoloso: qualcuno potrebbe crederci, non vaccinarsi e forse anche morire…
… Io questo lo chiamo omicidio colposo!
Prima di affermare un concetto, bisogna avere la capacità di sostenerlo, altrimenti crollerà e schiaccerà non solo te, ma anche ci si trova a passare di lì per caso.
Concludo con una rivelazione scioccante, che spero vi darà da riflettere, perché i poteri forti non ve lo dicono: Gli evidenziatori, quelli gialli… Sono un modo che gli alieni ci hanno lasciato per comunicare con gli acari, che sono i loro emissari sulla terra.
RICORDATE: IL MOLISE NON ESISTE!!!
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