#il mio campione
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Lasciarsi divorare
Eccomi a te: stasera finalmente puoi avermi tutta. Puoi fare di me ciò che vuoi. Lo so, t'ho fatto soffrire per anni. T'ho sempre respinto perché ti trovavo grezzo, cafone, greve. E inoltre non mi piacevi neppure troppo fisicamente; ma ti ho sempre dato il due di picche soprattutto perché… sei il marito della mia ormai ex migliore amica! Perché, come si sa, a un certo punto delle storie gli estremi si toccano e d'improvviso come per magia ho iniziato a considerarti sotto una luce completamente differente. Da quando tua moglie ha iniziato a snobbarmi, a diffondere alcune voci false su di me, ho rivalutato la tua corte appena accennata ma costante nel tempo, senza cedimenti.
E ho cominciato a pensarti sempre più, ad apprezzare molto il tuo continuo farmi capire quanto mi desiderassi. Sai: la cosa peggiore o… migliore che possa capitarti è qualcuno che insistentemente, ogni momento ti guardi come una preda da divorare. Qualcuno che ti desideri e che te lo dica chiaramente, ogni volta che sei sola con lui. E al lavoro con te mi capita spesso, come sai. Purtroppo. Per mia fortuna. Quando siamo soli, d'improvviso cala sempre tra noi un'insolita intimità. All'inizio la cosa mi imbarazzava, poi ha preso a essere una delle poche cose che danno un vero senso alla mia giornata lavorativa e ormai, sinceramente parlando, non posso più farne a meno.
Tu, sagace, hai capito che dietro alla mia apparente indifferenza o appena accennata insofferenza, la cosa invece mi stuzzica nell'intimo. Altrimenti mi sarei lamentata ufficialmente con qualcuno o con te direttamente, è evidente. Mi dici sempre e in modo molto esplicito che ti piaccio, che ami tutto di me. Che il mio profumo ti entra nella testa, che il mio ancheggiare quando cammino ti fa sognare cose oscene e sporchissime. Mi hai confessato che adori quando d'improvviso nei corridoi e negli uffici ti trovi davanti il mio culo sodo fasciato da jeans stretti o da un vestito estivo leggero. Che le mie gambe custodiscono e portano ben celato tra loro il tuo paradiso.
Che vorresti essere il mio slip, o le lenzuola che mi avvolgono la notte. Finalmente, durante questa trasferta di lavoro insieme ho capito in modo inequivocabile che non posso più resisterti, che non serve a nulla. L'unico modo per liberarmi del desiderio di te è cedere. Eccomi quindi ora tutta pronta per la tua soddisfazione carnale. Mangiami, aprimi, usami. Fammi bagnare l'intimo sussurrandomi parole sconvenienti all'orecchio. Fammi sentire desiderata e bramata. La regina bellissima dei tuoi sogni più osceni. Mordicchiami il collo e fammi eccitare. Poi portami in camera tua e fai di me tutto ciò che vuoi. Voglio godere a mia volta di te e farti provare il paradiso.
Desidero donarti il tesoro nascosto tra le mie gambe, quello che da anni sogni di possedere. Onestamente, non vedo l'ora di mettere anche un bellissimo paio di corna a quello stronzo puttaniere di mio marito. Crede che io non sappia della sua amante. E poi non vedo l'ora che venga lunedì prossimo! A scuola di ballo potrò guardare tua moglie, che lì vedo abitualmente e sorriderle sapendo che sapore hanno i tuoi baci, che odore ha il tuo corpo quando suda su di me e mi fa sua. Voglio cedere sotto i tuoi colpi. Mi urge, non ce la faccio più a resisterti. Ecco: ora sento le tue mani che mi frugano impertinenti. Ci sei riuscito, campione. Servirti pure. Sei il padrone dei miei sensi.
Mi sei già entrato in testa, però adesso completa l'opera: viola la mia intimità, scardina i miei pudori di donna. Osa l'inosato: io te lo consento, lo voglio. Ora basta baci lascivi in pubblico: ci guardano, scemo! E ci invidiano intimamente, mentre sorridono scuotendo il capo. Tutti desiderano l'amore incondizionato e appassionato: tutti. Sarà bene che adesso lasciamo la sala ristorante dell'albergo e che ci trasferiamo sul letto comodo nella tua stanza, per fare tutto ciò che è proibito da morale, leggi, convenzioni e sacri vincoli; ma che proprio per questo è irresistibile e dolcissima tentazione a cui cedere.
Sono tua. Dominami. Non esiste forza che possa separare due corpi che si attraggano per desiderio ed ebollienza dei sensi. E se nessuno può riuscire a togliere una certa donna dalla mente di un uomo, quando invece è la donna che vuole un dato uomo, è sicuro che se decide di averlo ella se lo prenderà, in barba a tutto ciò che non lo consiglierebbe. Malgrado le possibili resistenze dell’intero Universo. Nulla frena la perversione e il desiderio di sesso di una donna. E nessuno sa dove esso può arrivare...
RDA
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La vicenda di Marco, il ragazzo morto di freddo a Treviso perché sfrattato da un attivista dei centri sociali per il diritto alla casa, potrebbe essere lo spunto per approfondire l'antropologia dei "buoni". Sarebbe molto istruttivo.
via https://x.com/boni_castellane/status/1865306181683581028
Ci sono diversi studi ed esperimenti già disponibili in letteratura al proposito. Uno lo citavo recentemente:
Si ricava la sottile ma distintiva differenza tra fanatici: quelli proni predisposti al Benecomunismo, rispetto ai loro parenti più stretti, collocati all'altra estremità dell'asse dei salami, i nazimao nazional-socc'mel:
ai secondi si applica LA BANALITA' DEL MALE di Arendt-iana memoria: eseguo, ubbidisco agli ordini, sospendo il giudizio per fare il mio dovere che mi han detto, tanto prima o poi si torna a casa che ci ho le cipolline da metter sottaceto;
i primi invece ci mettono del loro: si mentono auto-suggestionandosi e diventando attivi propulsivi, convinti che quel che fanno, pur atroce e dis-umano, sia davvero a fin di Bene Collettivo (va con le maiuscole tanto è un ossimoro). L'Ideal prevale sui fatti, sulle sofferenze. Vedi il Che, vedi palestofanti, vedi le spruzza vernice sulle opere d'arte; si convincono che il fine RIMUOVA i mezzi e diventano fanatici fino al kamikaze. Almeno fin che c'è qualcuno che li insufla.
E' quel che Tarantino racconta nei film sui nazi o sui razzisti, mentendo senza saperlo: in realtà sta descrivendo quel che conosce, la SUA parte Woke che al suo inconscio fa giustamente schifo.
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*cough* 24 *cough* rosquez *cough*
rosquez
~as a reward
word count : 425
He had done it. He had finally won again, his first race win after 1000+ days. He was ecstatic and no one could take away his happiness, but all he really wanted to do was to go and jump into the arms of his lover, Valentino. They had rekindled their love during the first quarter of the season, and although Marc had been a bit skeptical at first as to whether Vale would stay and not leave him at the first disagreement, Vale had diffused all of Marc’s skepticism and had reassured him time and time again that he was here to stay. So, naturally after winning the first thing Marc wanted was to fall into the arms of his lover and get a victory kiss, but since their relationship was unknown to the public he had to wait until after all the celebrations to meet Vale in his trailer.
When he stood in parc ferme celebrating with his team he could see out of the corner of his eyes, Vale congratulating Pecco and Marco for getting on the podium and just as they were about to leave for the podium, Marc made eye contact with Vale and even if it had been for 1 second he could feel the proudness Vale felt for him radiating off of him.
Finally all the celebrations,on the podium and with the team, and debriefs had ended and he was allowed to go to his trailer and relax for the day. Saying Marc was excited was an understatement, all he wanted to do since the moment the race ended was to go and jump in Vale’s arms and now he was on his way to do just that. And if there was a skip in his step no one mentioned it.
Marc opened the door and there in all his glory stood Valentino Rossi with the proudest smile adorning his face, Marc didn’t wait, he quickly shut the door behind him and jumped into the arms of his lover. They stayed like that for awhile, Vale holding Marc and Marc taking in Vale and finally relaxing. Finally they separated after what felts like hours but was most probably only a few minutes. Vale cupped Marc’s cheeks and bought his face up for a kiss, it was slow, tender and everything a race winner should get.
It was rewarding, Marc thought. The kiss felt different from the ones they shared on a normal day, don’t get him wrong every kiss with Valentino was perfection but this kiss after his race win, he could feel the love and proudness with which Valentino kissed him, held him and looked at him. If this was the reward he got after winning races then Marc never wants to stop winning.
“You are amazing, il mio campione”
Send me a Ship and a Number and I will Write a Kiss
#domestic rosquez is my favourite rosquez#hope i did them justice#rosquez#ask game#motogp rpf#motogp#rpf#noori writes
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Hello! I'm your 2nd motogp anon 😂 I would like maybe an IG au with pecco bagnaia? Maybe like friends but now becoming more than this and the soft launch and finally him winning the championship?? 😭😭 Love your imagines ❤️
king of my heart | pecco bagnaia
hello motogp anon number 2 <3 sorry for the wait, but I’m finally posting this lol also i made them childhood friends because I’m a sucker for that trope
faceclaim paola cossentino
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y/n.l/n last day in Italy before i see my best friend win the championship 🤍
pecco63 I’ve already got my championship, her name is y/n
y/n.l/n 😐 you’ve got the whole room laughing
pecco63 I try
motogpwags just announce you’re dating 😍 it’s not that hard
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pecco63 Thanks to all of you, for believing in us until the end!
y/n.l/n il mio campione 🤍 ti amo per sempre
pecco63 ti amo di più ❤️grazie per essere al mio fianco
Fabioquartararo20 congratulations!
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y/n.l/n if he can hold a trophy he can hold my heels
peccofan63 PECCO??
motionbitchness maybe they finally got together ABOUT TIME
fabioquartararo20 😏😏
asdfgh.420 SPILL IT FRENCHIE I KNOW YOU KNOW SOMETHING
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y/n.l/n has added to their story
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pecco63 my number one always ❤️ y/n.l/n
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y/n.l/n time flies when you’re in love 🤍
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#motogp instagram au#pecco bagnaia#pecco bagnaia x reader#pecco bagnaia imagine#motogp imagine#motogp x reader#motogp#pecco bagnaia one shot
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Blue (Brown) Monday 2025
Oggi è il blue monday 2025, il terzo lunedì del mese di gennaio, ritenuto essere il giorno dell'anno più triste per gli abitanti dell'emisfero boreale. Oggi è il giorno in cui Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo di Formula 1, corona un suo sogno: diventare un pilota Ferrari. Oggi 20 gennaio 2025 è il giorno dell'inauguration day, negli Stati Uniti, in cui il 47° presidente neo eletto si "riprende" la Casa Bianca.
Una giornata ricca di eventi quindi. Il mio 20 gennaio comincia presto, ore 6:30 del mattino il momento in cui mi sono seduto davanti al computer con un mega caffè. Ho tanto lavoro e mi devo muovere in anticipo.
La mia performance da nerd al "cervello elettronico" è performante. Che cacchio ho messo nel caffè? Sicuro che fosse zucchero? Finisco la serie di documenti in anticipo, a tal punto che riesco a muovermi per una commissione che rinviavo da un po' di tempo.
Sono cotto e ho fame, è quasi mezzogiorno, rientro a casa e sulla strada di ritorno posso fermarmi al supermercato per acquistare un paio di cose che mancano nella dispensa.
Oramai conosco le corsie come le mie tasche, potrei superare anche la prova della confezione di assorbenti "quelli che uso sempre, ma si quelli nella scatola viola", saprei dove trovarla quella maledetta scatola viola.
La cassiera mi conosce, sa come pago, sa che il sacchetto biodegradabile che le chiedo me lo dovrà aprire lei, se non vuole un cliente impacciato che le ferma la cassa per un'ora e tre quarti intento ad aprire il sacchetto biodegradabile.
Pago, tac! Saluto, tac! Esco, tac! Punto la mia auto, tac! Premo il pulsante di apertura sulla chiave, tac! Non si apre, tac...ci sua!
Niente non si apre. Provo a inserire la chiave direttamente nella serratura delle portiere gira, male ma gira, ma male anzi malissimo non si apre l'auto. Appoggio la testa sull'auto sconsolato.
A quel punto, si proprio a quel punto noto lei. Una donna che mi guarda, con sguardo stranito. Faccio finta di nulla, non so chi sia e in questo momento ho altro a cui pensare.
Ok, i pomeriggi passati davanti la TV a guardare MacGyver procrastinando i piani bellici per conquistare la gnagna, negli anni '80, forse mi tornano utili. Il portellone del bagagliaio. Se riesco ad aprirlo, è una serratura che ho sempre usato spesso, mi darà la possibilità di spianare i sedili posteriori e raggiungere il comando di apertura delle portiere.
Lei è sempre lì, elegante nel suo cappotto color cammello indossando un delizioso cappello intonato, che mi guarda con uno sguardo spaesato. Ma non ora, devo aprire il bagagliaio e fare una sorta di percorso di guerra per raggiungere l'obiettivo.
La chiave non apre il portellone.
- Calma Rino - mi ripeto a bassa voce - stai calmo.
- Non ci riuscirà mai - sento dire con tono glaciale dalla donna.
- Mi scusi? - le chiedo rivolgendomi con lo sguardo verso di lei.
- Le stavo dicendo che lei non ci riuscirà mai - mi ribadisce, quasi infastidita - Vuole provare con queste? - mi chiede facendomi vedere delle chiavi.
- No grazie, ho le mie vede? - faccio tintinnare le chiavi e il portachiavi - queste sono le mie chiavi.
- Vero, ma quella è la mia auto e non la sua.
Un dubbio, come un lampo. Un brivido lungo la schiena che diventa subito una goccia di sudore che scende sempre sulla schiena. Guardo la targa... qualcosa non torna. Guardo l'auto di fianco alla destra dell'auto oggetto di contenzioso e... sì le lettere e i numeri mi tornano giusti.
Cerco di sfoggiare un sorriso di circostanza, ma credo di aver assunto un'espressione alla Igor quando vede il Dott. Frankenstein (si dice Franchenstiin). Alzo le mani in segno di resa. Mi muovo come se fossi un cavallo sulla scacchiera. Due passi avanti e poi uno di lato.
Apro l'auto, gemella per modello e colore di quella al suo fianco, deposito il sacchetto della spesa al suo interno. Senza proferire parola apro una scatola appena acquistata e poi ritorno dalla donna.
- Mi permette? - le chiedo con aria dismessa - mi scuso del mio macroscopico errore, la prego di accettare questo.
- Un Bacio Perugina? - mi chiede quasi incredula.
Ritorno su i miei passi, mi ripiego nell'auto e mi ripresento a lei.
- Si, ha ragione "solo" un Bacio? Mi permetta di donarle anche questo - nelle mani le porgo un altro Bacio Perugina.
- Perché due - mi chiede incredula.
- Perché la cazzata che ho fatto ha generato degli interessi da usuraio, pari al 100%, quindi le ripago anche gli interessi.
Alza gli occhi al cielo e prende anche il secondo cioccolatino - Le auguro una buona giornata - mi dice frettolosamente mentre sale sulla SUA auto.
Mi siedo in auto, la MIA auto, aspettando che lei se ne vada, uscendo dal parcheggio. Anzi aspetto qualche minuto per avere la certezza che tra noi due si crei uno spazio temporale così grande da evitare possibilità matematiche di rincontrarci, anche se per una sola volta, nel corso delle nostre esistenze.
Sono sicuro, vedendola contrarre le labbra in auto mentre si allontanava, che si sarà messa a ridere di me. Avrebbe potuto farlo davanti a me, un sorriso o una risata rincuora se ben fatta, se nasce da un sentimento di ilarità.
Un sorriso può illuminare una situazione iniziata male. In alternativa fermarsi alla prima gastronomia di fiducia, comprando dei supplì da mangiare in auto, mentre si scuote la testa per la figura di merd4 appena fatta, non sarà la stessa cosa ma un pochino aiuta. Credo.
Blue Monday, ci rivediamo l'anno prossimo. Non mi troverai impreparato, comincia a preoccuparti.
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Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
[...]
Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
[...]
Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
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Sono uscito con una, giorni fa.
Come è andata?
Molto bene.
La rivedrai?
Non lo so. Non l'ho chiamata.
Sei un dilettante.
So quello che faccio.
Ah, sì?
Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
E allora chiamala, Romeo.
Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Questa ragazza è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno… Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"… Non ho avuto il coraggio.
Si è svegliata da sola?
Eh, sì! Oh, È morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.
(Film Genio ribelle)
Fb
Ossimoro
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Il mio progetto di diventare campione mondiale di rubik si è arenato mestamente contro un'insorgente artrosi del dito pollice destro, ora fasciato come una mummia; talvolta, preso dalla suggestione, mi dolgono anche le dita dei piedi, il mal di schiena invece mi ha lasciato stare quest'estate - a parte un episodio di sciatica -, ma solo perché l'ho stroncato sul nascere con i cerotti a lento rilascio. Il mio consiglio è di non rimandare i progetti di diventare imperatori del mondo dopo i cinquant'anni, fatelo prima, finché siete giovani, dopo la vita è solo una serie di momentanei lampi di lucidità incastonati tra un abbiocco e l'altro.
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Oltre la grandezza del giocatore (due volte Pallone d'oro, da difensore, mio papà quando vediamo una partita insieme e un difensore non sa fare nemmeno un lancio di pochi metri parte con "ah... Beckenbauer"), dell'allenatore (primo Campione del Mondo da giocatore nel 1974 con la Germania Ovest e nel 1990 da allenatore nel Mondiale in Italia, primo trofeo della Germania con il muro di Berlino crollato), del dirigente, credo che il ricordo vero della sua grandezza sia questo:
Nel leggendario sketch dei Monty Python della partita tra filosofi tedeschi e greci antichi, è l'unico calciatore vero!
Un mito per sempre Franz Beckenbauer
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Ecco, finalmente sei mia
Sei docile e remissiva, sempre pronta all'obbedienza. Devota e desiderosa di sacrificarti per il mio piacere. Spoglia dei tuoi vestiti sei bellissima. Quando poi metti a nudo anche la tua anima per me, solo per me, sei ancora più attraente. La perfetta schiava. Insospettabile per tutto il resto del mondo. Sei una madre tenera ma decisa. Una donna intelligente e combattiva. La persona professionalmente più cazzuta che io conosca. E malgrado due gravidanze avute in giovane età, hai un corpo da urlo. Solo guardarti mi scombussola le sinapsi. Sul lavoro e nei rapporti con gli altri non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno. Hai dovuto tirare fuori gli artigli e sviluppare gli anticorpi adatti, dopo che tuo marito se n’è scappato in sudamerica un anno fa. Vigliacco: questo è fare veramente male a una donna. Codardo, lui non è stato alla tua altezza.
Per amare un fenomeno del cuore come te sarebbe bastato solo… esserci; il resto sarebbe venuto di conseguenza. Bisogna sempre fidarsi della vita. Che non sbaglia mai. Bastardo al quadrato: ne dovrà rendere conto a quei due angeli dei tuoi figli piccoli quando diventeranno uomini. Perché quel vero campione t'ha lasciata sola con quei due cuccioli da nutrire: di cibo, di puro amore e di tutto ciò che serve a crescerli. Dopo poco hai inoltrato opportuna richiesta di separazione per colpa. Arriverà presto. E personalmente non vedo l'ora. Io ero solo il tuo vicino cortese, quello che ti guardava con ammirazione e rispetto. Non visto, t’ho sempre guardato attentamente le gambe e il culo, però. E il tuo seno m’ha sempre fatto sognare. Comunque, t’ho aiutata come ho potuto, anche con le pratiche per la richiesta di separazione da quel verme.
Perché quando qualcuno ha bisogno, tu lo aiuti. Punto. Tu poi sei veramente speciale, per me. Ma l’avrei capito solo dopo. E ti ho anche sopportata, in questi mesi: infatti hai il tuo bel caratterino, i tuoi gusti e le tue sacrosante esigenze. Infatti è proprio nel corso di uno dei nostri frequenti e aspri confronti che ho incidentalmente scoperto il tuo meraviglioso e insolito mondo emotivo nascosto. Avevamo avuto una discussione, non ricordo nemmeno più per quale motivo; i tuoi due figli erano uno all’asilo e l’altro a scuola e sia tu che io avevamo la mattinata libera dal lavoro. Verso le dieci sei venuta a casa mia per qualcosa… aspetta… ah, si: era a riguardo del posto macchina, perché mi allargo sempre un po’ troppo, mettendoci anche la moto. Cosa che ti impedisce di aprire completamente la porta del tuo ripostiglio.
Qualcosa non mi quadrava: eri truccatissima e vestita per non fare prigionieri. Uno spettacolo e un miracolo di seduzione. Non t’avrebbe resistito un santo. Eri arrabbiata in modo esagerato, per una stupidaggine del genere. C’era un certo qual fuoco, in te. D’un tratto infatti hai alzato la voce e a sorpresa m’hai dato un bel pugno sul petto; stavi per darmi anche uno schiaffo e io t’ho bloccato il braccio, mentre con l’altra mano t’ho preso i capelli alla nuca, ma solo per farti sollevare il mento e guardarti fissa negli occhi. Volevo solo farti capire che dovevi calmarti: eccheccazzo! Tu m’hai guardato negli occhi per un secondo. Hai iniziato a piangere e poi ti sei messa in ginocchio davanti a me, ti sei afflosciata come una marionetta e a capo basso mi hai sussurrato: “adesso comandami” con la voce più dolce, tenera e adorabile del mondo.
Io non capivo: ero interdetto e stupito! Ho chiesto subito scusa della mia rudezza imperdonabile e t'ho pregata di alzarti. Sono sempre stato gentile, con una donna. Ma ho dovuto capire presto che con te tutto sarebbe stato molto diverso. E nuovissimo, per me che non ero culturalmente preparato, a gestire una gemma d'amore puro e decisamente particolare come te nella mia vita. Tu restando in ginocchio hai continuato, con voce flautata: “Non capisci. Non devi scusarti. Da adesso, anzi: dal mio passato, eterno e per sempre tu sei il mio padrone e devi ordinami di servirti. Per favore, onora la mia supplica. Ne ho bisogno per continuare a vivere. Adesso hai capito, o mio signore?” Quindi sconvolto ho sollevato il tuo mento. Ho guardato i tuoi occhi: due diamanti purissimi di passione.
T'ho aiutata ad alzarti, t’ho baciata per la prima volta ma ero molto sorpreso, perché mi sono reso conto che in qualche modo già conoscevo le tue labbra, quel tuo sapore. Ho avuto un dejà vu e t’ho stretta forte a me. Ho provato una sensazione come di “casa.” Quel fuoco era quindi un incendio d’amore che doveva assolutamente sfogare. E tu avevi scelto me. Da tempo, benedetta donna! E io stupido a non capirlo. Da quel primo momento, almeno una volta a settimana vediamo di far capitare la mezza giornata libera insieme. Preferibilmente di mattina, coi tuoi figli a scuola e all’asilo. So che posso fare della tua mente e del tuo corpo ciò che voglio. E quindi ti lego al guinzaglio, ti faccio camminare a quattro zampe, ti umilio nella tua dignità di donna. È questo che vuoi veramente, da me.
Me lo confessi ogni volta che facciamo l'amore. E ogni volta vuoi che spinga il gioco un po’ più a fondo. A volte non resisti e nel cuore della notte, mentre i tuoi figli dormono, vieni a casa mia per una mezz’ora o vengo io da te; stesso pianerottolo. Mi chiedi anche in quei rapidi incontri di darti piacere facendoti soffrire. Non manco mai di onorarti. Vuoi da me quel tipo di amore speciale. Che può essere molto coinvolgente. Sei un cucciolo smarrito. Vuoi essere dominata, comandata e quindi desideri provare tutte le durezze che posso infliggerti; null’altro ti soddisfa. Man mano, nella nostra sacra intimità sessuale, ho imparato ogni giorno di più a comandarti, a essere severo, per il tuo piacere. Sto evolvendomi assieme a te. Quando siamo da soli e sbagli a eseguire i piccoli compiti che ti ordino di svolgere - e lo fai apposta - ti infilo un plug o due e spesso ti lego anche, finché non chiederai scusa.
Anche se, quando vedo le tue lacrime, mi viene solo una gran voglia di coccolarti e basta. Capisco però che proprio quando piangi è quello il momento in cui sublimi il tuo amore per me e godi. Sei fatta così e non potrei adorarti di più. Ma comunque ti curo come un fiore. Non deve mancarti nulla. Deve essere solo un gioco bellissimo, quello tra noi due. Molto realistico, però tu sei la mia rosa preziosa. T’ho anche preso un anello, pegno d’amore. Lo indossi di continuo, non lo togli neppure sotto la doccia. Mi hai confessato che è nella tua natura molto peculiare e rara desiderare il padrone che ti tenga sulla diritta via, che adori essere punita e per questo dopo l’amore mi ringrazi sempre. Vuoi soffrire per me, piccola grande donna: servirmi, darmi piacere. Posso anche strizzarti i capezzoli: e più li stringo, più sei felice.
Mi dai il potere totale sul tuo corpo. Ti adoro. Vorrei sposarti, ma temo che nella routine matrimoniale perderei la mia meravigliosa schiava, quella che quando si manifesta è uno spettacolo di piacere e lussuria per entrambi. Tu magari a questa cosa del matrimonio pensaci, mentre adesso ti schiaffeggio e faccio diventare le tue stupende natiche di un caldo e bellissimo rosso carminio. Ecco: fra un po’ ti ordinerò di prendermi in bocca e farmi godere come sai. Obbedirai ossequiosa e mansueta. Intanto io giocherò coi tuoi seni. Li accarezzerò, manipolerò dolcemente. Ormai mi hai abituato e mi piace da impazzire, torturarti i capezzoli. Tu gongoli quando lo faccio. Ti senti lusingata e felice, se ti faccio capire in questo modo che adoro il tuo corpo. Quando starò per venire, ti chiederò di strizzarmi gentilmente i testicoli.
Eseguirai alla lettera. E ti disseterò abbondantemente. Finito, aspetterai che ti permetta di togliere il mio uccello dalla bocca. Quindi, t’è già noto, dovrai predisporti sul letto a pancia sotto. Muta e scrupolosa, avrai anche cosparso il tuo ano di vaselina. Già sai cosa ti aspetta e metterai da sola la gag ball in bocca. Io te la chiuderò dietro al collo. E te lo bacerò con trasporto, ringraziando segretamente Dio. Rito religioso, questo. Aspetterai, gambe ben allargate e braccia aperte. Le tue viscere mi riconosceranno anche stasera. Accoglierai la mia crema di maschio. Bravissima, la mia schiava. Poi però sai anche che stasera vorrò vederti bella come una dea e che ti porterò a cena fuori, rigorosamente coi tuoi figli. Che adoro. Almeno quanto adoro avere te, solo te, sotto di me. Sono entrambi miei privilegi. Tra noi due, il vero schiavo d’amore sono io.
RDA
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Buongiorno Kon, un anno e mezzo fa ho rimosso una cisti sebacea di 1,5 cm circa che avevo da anni sulla nuca (costava tanto e trattandosi di un intervento estetico ho aspettato qualche anno e una stabilità economica maggiore). La cicatrice è venuta su male, e negli ultimi 3/4 mesi sta diventando una pallina dura grande come era la cisti prima.
Ieri ho fatto una visita in un centro dermatologico privato. Il medico mi dice, è chiaramente un cheloide, ma quando l'hanno tolta non ti hanno fatto l'istologico? Dico io no, tutti i medici mi han sempre detto che era una cisti sebacea, e così l'ho sempre considerata. Mi tiene 10/15 minuti a ragionare ad alta voce dicendomi che no, non lo è, ma se per caso fosse un tumore l'iniezione di cortisone che mi andrebbe a fare potrebbe fare un danno, e rimane in attesa/silenzio per sentire la mia. Gli spiego che io in campo medico faccio quello che mi dice il medico, che mica posso decidere da solo. Mi dice quindi che bisogna essere prudenti, e mi fa prendere l'appuntamento per la biopsia in cui mi viene indicato il costo in 500€ (oltre ai 150€ di visita, altrettanti di analisi del campione, e ai 200€ che costerà l'infiltrazione). Dico alla persona con cui sto prendendo l'appuntamento che non me lo posso permettere, lei parla col medico e mi dice che possiamo fare 300€. Io a quel punto rifiuto cortesemente, non tanto per la cifra in sé (che è impegnativa ma me la potrei permettere) ma perché non capisco come un'analisi possa servire anziché no (dopo aver espresso un dubbio che è abbastanza potente sulla psiche), e che può costare tanto o poco e possiamo anche trattare sul prezzo. Magari è il medico più bravo e prudente del mondo e ha avuto un intuizione geniale che mi salverà la vita, ma io magari mi sbaglio ma rimango con la sensazione di essere stato un pollo con la stagnola sull'osso.
Ora io andrò dal mio medico di base a chiedere consiglio, anche se ci vogliono 3 settimane per un appuntamento perché ha circa mezzo miliardo di pazienti, però è davvero molto bravo sia professionalmente che umanamente, e mi va bene così.
Questa storia, che è stupidina e non è un nessun modo un problema, si somma a molteplici storie meno stupidine che ho vissuto negli ultimi anni, per me e per i miei famigliari, e in cui penso tutti ci siamo imbattuti, con la sanità privata a cui ti rivolgi quando i tempi della pubblica sono incompatibili con la vita e i mille casini che ciascuno ha. Non so se è perché con l'età sto diventando paranoico o perché sono prevenuto e ho rabbia per come è stato demolito il ssn negli ultimi 30 anni, ma tante volte mi sembra di rimanere con il cerino in mano, e avere a che a fare con questa sanità a volte è davvero molto stancante.
(PS: so benissimo che c'è ben ben ben di peggio, è solo un piccolo sfogo estivo)
Con affetto
L'argomento è delicato sotto molteplici aspetti, quindi facciamo che io ti racconto la mirabolante storia della cisti sebacea di Giansturzio, l'allevatore di polli ossuti con stagnola sopra, e poi tu vedi cosa pensare di lui e come comportarti di conseguenza.
GIANSTURZIO E LA MIRABOLANTE CISTI SEBACEA
Giansturzio ha una fastidiosa cisti sebacea sul collo e dopo essere andato a cercare su pubmed e scoperto che si tratta di una manifestazione benigna da incarcerazione di sebo nel sottocute dovuta all'accumulo del secreto di una ghiandola sebacea pilifera il cui sbocco esterno si è occluso, riceve l'informazione - tecnicamente corretta ma non molto precisa - che la sua rimozione è un intervento estetico e quindi non a carico del SSN.
Vero in teoria, ma il medico invece gli dice che esistono dei rischi che la cisti sebacea vada incontro a infiammazione, suppurazione e infezione e che quindi il suo trattamento è un tipo di intervento che può essere fatto in convenzione, biopsia compresa (di solito la biopsia viene eseguita in modo standard quando si rimuove un tessuto displasico, anche se una cisti sebacea è abbastanza riconoscibile e non fraintendibile con altro).
Giansturzio, grazie al medico, prenota UNA VISITA DERMATOLOGICA con un quesito diagnostico di approfondimento e il dermatologo decide di rimuoverla lui (poteva anche farlo fare a un chirurgo se molto profonda e/o necessitante di ambienti/strumenti avanzati).
Il dermatologo sa che in una cisti sebacea,
attorno al sebo incarcerato l'organismo avviluppa una sacca di materiale fibroso opalescente vascolarizzato per isolare la sostanza estranea e che la cosa migliore sarebbe riuscire a estrarre la capsula senza tagliarla e fare uscire il contenuto solo in un secondo tempo; in caso contrario, dovrà fare un curettage accurato dei lembi capsulari, peduncolo compreso, pena il rischio che la ferita chirurgica non guarisca di prima intenzione, la ciste si riformi e la sutura vada incontro a cheloidizzazione ipertrofica su base infiammatoria.
Fortunato Giansturzio ad aver ricevuto un intervento risolutivo in convenzione col sistema sanitario nazionale!
Fine della storia.
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L'Italia si forma nel 1859-60 con l'aiuto esplicito dei francesi (Solferino) e nascosto di quelle che oggi chiamerebbero centrali finanziare globaliste (massoneria inglese).
In precedenza la pre-italia piemontese con tutte le gioventù universitarie mobilitate (pure un mio avo) le aveva prese nel 1848 e '49, fondamentalmente perché era sola: evabbé, dice che era disunita al suo interno.
L'Italia le riprende sul campo nel 1866 (Custoza, Lissa), ma si riprende grazie all'alleanza con la Prussia.
Il 1870 non fa testo, contro le guardie svizzere e il mondo distratto da Parigi: Roma sticazzi.
Stendiamo un pietoso velo sul coloniale italiano, ovviamente fatto da soli: Adua, gli scatoloni di sabbia somali e libici.
Entriamo nella I Guerra Mondiale alleati coi Cattivi ma aspettiamo un annetto, ci guardiamo attorno, alla fine ci schieriamo coi Buoni peraltro senza soverchi dubbi, e la vinciamo. A legger bene la storia della Guerra risultiamo pure decisivi (assieme all'arrivo degli americani, già allora) ma questo resta uno dei segreti meglio nascosti dagli anglo francesi e dal nostro provincialismo. Comunque ci espandiamo il giusto, anche se ai molti gnegne non basta.
La Seconda Guerra Mondiale inizia uguale: hesitation (dicono che non siamo pronti per non dire che da soli non possiamo stare), ma per tener la schiena diritta ci si allea col Peggiore. E le prendiamo di brutto, fin da subito; alla fine perdiamo territori per la prima volta (manco Radetzky c'era riuscito).
In sintesi:
da soli è sconfitta certa (netbet 25:1, bet365 34:1, Sisal 24:1);
in compagnia: dipende con chi. Abbiamo 100% prob. di vittoria con Atlantici, 100% di sconfitta coi Continentali. Si ok il campione non è statisticamente significativo, anche se resta che così è andata.
C'è una terza alternativa: starne fuori. Neutralità: percorribile? Purtroppo credo di no: nonostante quel che ci diciamo, da mille anni siamo molto appetibili desiderabili da tutti, non una Spagna o Svezia periferiche irrilevanti e neppure in mezzo ai monti tipo Svizzera.
Conclusione: meglio identitari che sovranisti (constatazione che da soli non ce la si fa), quindi si deve scegliere per forza con chi stare ed é preferibile l'Atlantico.
Avanti il prossimo caso.
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Caro Olivier
Grazie per averci regalato momenti di grande emozione e per aver contribuito alla conquista di importanti traguardi, la tua presenza al Milan ha arricchito la nostra storia è cia lasciato un'eredità bellissima!
I tuoi gol indimenticabili è la tua tenacia in campo hanno ispirato e motivato i tuoi compagni di squadra e acceso la gioia nei tifosi Rossoneri! Hai dimostrato di essere un vero campione, dentro e fuori dal campo! Il 'Si è girato Giroud' lo porterò per sempre nel mio cuor!!!
Grazie Olivier!
Merci Olivier!
#ACMilan#Forza Milan#Rossoneri#Diavolo#Olivier Giroud#Giroud#Grazie#SempreMilan#RossoneriFinoAllaMorte#WeAreACMilan#MerciOlivier
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Un consiglio in anon a chi vuole non vuole dare share a Eurovision: le cose da evitare assolutamente sono RaiPlay (anche in differita), YouTube e canali online ufficiali, e anche i commenti sui social. Per assurdo a meno che non si abbia l'apparecchio Auditel guardarlo sulla Rai dalla TV è irrilevante - le statistiche sono fatte su un campione che partecipa alla registrazione dei dati, la Rai non può controllare se Mario Rossi di Villafranca ha la TV accesa su Rai1 o spenta.
(il mio consiglio comunque è non guardare, ma se la sera stai con qualcuno che lo vuole vedere per forza meglio sulla Rai in diretta che su RaiPlay in differita)
capito capito, grazie per l'info
anche se raga concordo con l'anon e vi invito comunque a boicottare
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Fuori dal coro
Ho appena visto (lo confesso: in streaming) "C'è ancora domani" della Cortellesi. L'ho trovato, per certi versi, imbarazzante. La premessa, e di questo ne sono certo, è che il tono del film VOLESSE essere parodistico, nel senso che tutti i personaggi dovessero deliberatamente risultare come delle figurine piatte ed unidimensionali, caratterizzazioni artificiose e sopra le righe: lei l'archetipo della madre/donna sottomessa, lui il padre/maschio aguzzino, e poi il suocero un totale troglodita, i due bambini la quintessenza dei rompicoglioni, l'ex spasimante bravo ragazzo, eccetera. Come detto tutti personaggi tratteggiati con una tale rozzezza da risultare - ripeto -volutamente come degli archetipi di nessuno spessore drammaturgico. La speranza della Cortellesi, immagino, è che poi il film "facesse il giro" e cioè che il tutto quanto così sfacciatamente e didascalicamente rappresentato, potesse, quasi magicamente, diventare autentico e credibile e coinvolgente. Invece, a mio modo di vedere, tutto questo non succede: il film rimane grottesco, i personaggi finti, le situazioni inverosimili, e il racconto appare puerile. La liberazione della donna può essere raccontata in un milione di altri modi e tutti quanti sarebbero più coinvolgenti di questo.
Alla fine del film la domanda che mi sono fatto è stata una sola: come ha fatto un bell'uomo come Mastandrea a sposarsi una morta di sonno come la Cortellesi? La vera vittima del film è il marito.
Preoccupa che un film così rozzo e ruffiano sia diventato campione d'incassi.
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17 anni fa ho lasciato la scuola , odiavo il mondo e la società , gli adulti erano stancanti , non erano appropriati al mio animo
Oggi ritorno a lavorare dopo tutti questi anni , sperando Che nessuno voglia cambiare il mio essere bambino lo so è sbagliato , non ci possiamo permttere di essere bambini , il mondo vuole persone efficienti eppure e tutto ciò che mi serve per continuare a sognare
C'è tanta gente morta che va avanti in maniera distrutta io non voglio essere morto anche io io voglio portare un pò del mio buon cuore con me e condividerlo Con le persone che voglio bene e vorrei avere attorno a me persone simpatiche
perchè è vero che sono ritornato a lavorare Ma non voglio morire di lavoro da piccolo sognavo di diventare un campione alle olimpiadi ma forse è meglio cosi e meglio che oggi prendo la spesa alle vecchiette
ma come un bambino che lo fa divertendosi.
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