#il meglio deve ancora venire
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👵 Scritto da una 90enne!! ❤️ 🤙
41 lezioni che la vita mi ha insegnato 💖
Dovremmo leggerle almeno una volta a settimana! Assicurati di leggere fino alla fine! Scritto da Regina Brett, 90 anni, del Plain Dealer di Cleveland, Ohio.
Per celebrare l'invecchiamento, una volta ho scritto le 41 lezioni che la vita mi ha insegnato. È la colonna più richiesta che abbia mai scritto. Il mio contachilometri è arrivato a 90 ad agosto, quindi ecco di nuovo la colonna:
1. La vita non è giusta, ma è comunque bella.
2. Quando sei in dubbio, fai semplicemente il prossimo piccolo passo.
3. La vita è troppo breve – goditela.
4. Il tuo lavoro non si prenderà cura di te quando sarai malato. I tuoi amici e la tua famiglia lo faranno.
5. Paga le tue carte di credito ogni mese.
6. Non devi vincere ogni discussione. Rimani fedele a te stesso.
7. Piangi con qualcuno. È più curativo che piangere da soli.
8. Risparmia per la pensione a partire dal tuo primo stipendio.
9. Quando si tratta di cioccolato, resistere è inutile.
10. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerà il presente.
11. È OK lasciare che i tuoi figli ti vedano piangere.
12. Non confrontare la tua vita con quella degli altri. Non hai idea di quale sia il loro viaggio.
13. Se una relazione deve essere segreta, non dovresti esserci dentro.
14. Fai un respiro profondo. Calma la mente.
15. Liberati di tutto ciò che non è utile. Il disordine ti appesantisce in molti modi.
16. Ciò che non ti uccide davvero ti rende più forte.
17. Non è mai troppo tardi per essere felici. Ma dipende tutto da te e da nessun altro.
18. Quando si tratta di inseguire ciò che ami nella vita, non accettare un no come risposta.
19. Accendi le candele, usa le lenzuola belle, indossa la lingerie elegante. Non riservarlo per un'occasione speciale. Oggi è speciale.
20. Preparati in modo eccessivo, poi lascia scorrere le cose.
21. Sii eccentrico adesso. Non aspettare la vecchiaia per indossare il viola. 💖
22. L'organo se*suale più importante è il cervello.
23. Nessuno è responsabile della tua felicità tranne te.
24. Inquadra ogni cosiddetto disastro con queste parole: "Tra cinque anni, avrà importanza?"
25. Scegli sempre la vita.
26. Perdona, ma non dimenticare.
27. Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
28. Il tempo guarisce quasi tutto. Dai tempo al tempo.
29. Per quanto buona o cattiva sia una situazione, cambierà.
30. Non prenderti troppo sul serio. Nessun altro lo fa.
31. Credi nei miracoli.
32. Non fare il revisore della vita. Presentati e sfruttala al massimo ora.
33. Invecchiare è meglio dell'alternativa: morire giovani.
34. I tuoi figli hanno solo un'infanzia.
35. Tutto ciò che conta davvero alla fine è che tu abbia amato.
36. Esci ogni giorno. I miracoli ti aspettano ovunque. (Adoro questa)
37. Se tutti buttassimo i nostri problemi in una pila e vedessimo quelli degli altri, riprenderemmo i nostri.
38. L'invidia è una perdita di tempo. Accetta ciò che hai già, non ciò di cui hai bisogno.
39. Il meglio deve ancora venire...
40. Non importa come ti senti, alzati, vestiti e presentati.
41. La vita non è legata con un fiocco, ma è comunque un dono.
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Ettore Meccia, fb
Una selezione minima, solo per avere qualche riferimento.
Il 4 ottobre 2020 scrive, assieme a Martn Kulldorf e Sunetra Gupta la Great Barrington Declaration, un documento in cui sostiene che per fronteggiare al meglio l'emergenza da Covid-19 la vita deve andare avanti come se niente fosse meno che per i vulnerabili che dovranno ricevere una focused protection (non riuscendo a definire né chi siano i vulnerabili né cosa sia la focused protection se no portare la spesa a casa agli anziani). In questo modo la popolazione infettandosi raggiungerà in fretta l'immunità di gregge e ci lasceremo la pandemia alle spalle. Quattro anni dopo contiamo milioni di decessi, un virus che continua a circolare e mutare originando ancora nuove varianti infettando e reinfettando la popolazione, è sempre più chiaro il rischio da infezioni cumulative e milioni di persone stanno ancora combattendo con gli esiti del Long Covid.
L'11 gennaio 2021 sostiene in un articolo su The Print che ormai la maggior parte degli Indiani ha raggiunto l'immunità naturale e non è il caso di vaccinarli per Covid-19, anzi potrebbe essere pericoloso. L'11 gennaio è dove c'è la freccia rossa nel grafico qui sotto con l'andamento cumulativo dei casi per milione (dati Our Wold In Data). Due settimane dopo in India emerge la variante Delta con 300.000 morti, più tutti quelli che farà in giro per il mondo.
A maggio 2023 viene presentato come un eroe in un'intervista pubblicata sul sito della Hoover Institution, il Think Tank conservatore e neoliberal che ha sede da sempre nella sua università (Stanford) per essersi opposto alle politiche di prevenzione del governo durante la pandemia. La Hoover Institution non ha nulla a che spartire con scienza e ricerca biomedica ma solo con politica e economia.
La comunità scientifica internazionale si prepara ad accogliere il prossimo direttore del NIH, Jay Bhattacharya. Sperando che H1N5 continui ad infettare solo oche selvatiche polli e mucche e non si faccia venire strane idee.
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Una vita senza amore è una vita sprecata, perchè il senso della vita è amare...sempre.
Una vita senza sogni è una vita a metà perché i sogni sono i progetti del cuore. E come l'amore non hanno età... il meglio deve ancora venire.
cywo
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Questo uomo no, #137 - Quello che parla dei libri che non ha letto per dimostrare di non sapere le cose di cui parla
Mi scuso in anticipo per la parentesi molto personale, ma certe cose fanno davvero troppo ridere e credo sia giusto farne esempio utile a più persone possibile.
Di per sé il tipo di maschilista di cui parlo non sarebbe un soggetto nuovo, rappresenta l'ennesima versione di ignorante che merita un posto nella Armata delle Tenebre. Però in questo caso mi ha molto colpito che l'ignoranza venisse proprio da una categoria alla quale appartengo: quella di chi lavora in filosofia. In più (ignoranza al quadrato?) parlando di un libro che affronta argomenti di filosofia: il mio ultimo.
Il soggetto in questione - non importa il nome come non importa il titolo del mio libro, tanto è una scenetta che puntualmente si ripete a ogni libro che tratti di problemi di genere commentato da chi lavora con la filosofia - si produce su un social in un primo commento che già da solo, secondo la nota "Lewis' Law", giustifica l'esistenza del libro stesso:
Ovviamente non mi sento colpevole affatto, visto che descrivo semplicemente chi sono secondo concetti assolutamente non colpevolizzanti - se li si conosce e li si sa usare. Non vorrei citarmi addosso di nuovo, ma qui si legge evidentemente una coda di paglia enorme, resa rogo fiammeggiante dalla maschia immagine di un Platone intento a prendermi a pugni. Almeno forse mi riterrebbe degno dei suoi colpi; uno che scrive usando i concetti in questo modo probabilmente a Platone farebbe tanto schifo da non volerlo toccare manco per menarlo.
Ma il meglio deve ancora venire: sollecitato da un suo "amico" sui social, il nostro lascia la prova che il libro di cui parla non l'ha letto, o se l'ha letto ha capito cose che non erano nel libro ma già nella sua testa:
Basta anche solo leggere la quarta di copertina o le bandelle del mio libro per rendersi conto che lamento proprio (tra le altre cose) il fatto che i filosofi hanno sempre messo molto poco, nel loro lavoro, del loro corpo sessuato. In più, Butler praticamente non la cito manco per sbaglio; essendo una post-strutturalista, forse "costruttivista" come viene detto ma certo non fenomenologa come lo sono io, non "uso" in nessun modo il suo pensiero.
Poi vabbè, tutta la pomposa storiella su ideologia e religione rientra nella solita retorica ignorante "antigender" che come vedete è stata ben assimilata senza un briciolo di ricerca o di critica anche da chi ha una cattedra universitaria in filosofia (sì, il soggetto autore delle parole sopra riportate rientra in questa nobile categoria).
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, il commento in cui si invoca la pistola (di altro "amico" suo di social) sarebbe da querela, ma già non ho tempo da perdere con gli ignoranti, figuriamoci con i loro amici.
Il problema non è essere d'accordo o no con quello che scrivo eh, figuriamoci. Intravedo un problema più grande nell'essere un cattedratico di filosofia e professare maschilismo ignorante senza neanche rendersene conto. Che è esattamente uno degli argomenti del mio ultimo libro.
Non posso che ringraziare pubblicamente l'autore di questa involontaria ma utile dimostrazione di quanto sostengo. Aggiungo che no, questo uomo no.
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Lo so che il meglio deve ancora venire. Ma una pausa dal peggio non mi dispiacerebbe affatto.
Nicola Brunialti
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“Il meglio deve ancora venire”. Il peggio invece è puntualissimo.”
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Pensa alle cose che ti danno gioia e non a quelle che ti danno tristezza. Pensa alla parte migliore dell'uomo, non ai suoi difetti e alla sua asprezza. Pensa a tutto il buono che hai intorno e non alle cose che non puoi avere. Pensa alle virtù di tuoi cari e amici e non a quello che non ti fa piacere.
Pensa ai progressi che hai fatto nella vita e non alle perdite che hai subìto. Pensa a tante parole gentili che ricevi e non alle ingiurie che ti hanno colpito. Pensa al bene e alla salute che hai, non ai fallimentii, ai malanni e al dolore. Pensa pure alle giornate luminose, e non a quelle nuvolose. Pensa sempre che il meglio deve ancora venire.
Pensa a tutte le tue speranze e non ai problemi del tuo passato. Pensa a tutti quei tesori che hai scoperto e non a tutti quelli che non hai trovato. Pensa a tutto il bene che puoi fare per gli altri, e non solo per te. Pensa a donare gioia a chi ti sta vicino e di sicuro, ne troverai tanta anche per te.
lan ✍️
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Storia Di Musica #289 - Genesis, The Lamb Lies Down On Broadway, 1974
Quando si parla di dischi dove davvero si sente quanto siano bravi i musicisti, non si può non pensare all’epopea del progressive (che come quelli che mi sopportano in questa rubrica da più tempo sanno, sia uno dei miei pallini musicali). Il prog, che vorrei sottolineare è una definizione che negli anni è diventata sempre meno descrittiva e precisa, ma che per consuetudine e anche affetto si continua ad usare, è stato il primo e significativo della gioventù europea di creare musica pop fuori dallo schema del blues americano d’importazione. Sembra un particolare secondario, ma è fondamentale, come lo è l’estrazione sociale dei protagonisti: tutti baby boomer (termine che vuol dire la prima generazione nata dopo la guerra, non il sarcastico e odioso epiteto di oggi contro chi non è “giovane”), sospinti dalla crescita economica e, particolare importantissimo, la prima generazione che fa musica studiando a livelli superiori; quasi tutti i grandi gruppi progressive sono formati da ragazzi laureati, spesso in materie scientifiche (l’esempio più famoso è Brian May, laureato con lode in Astrofisica, ma ricordo anche i componenti dei mitici Van Der Graaf Generator tutti dottori in materie scientifiche). Tutto questo portò ad un approccio molto serio e tecnico alla musica, e al netto delle preferenze personali i capolavori del prog sono tutti dischi suonati magistralmente, e potrebbero essere tutti citati in questo mese. Aggiungo, in primis, disseminati nei post di questa ve ne sono tanti, e in secundis per celebrare degnamente i dischi stato dell’arte ho scelto uno dei più famosi dischi prog, capolavoro di una delle band leggenda del movimento.
I Genesis sono stati i principi del progressive, una dei gruppi mitici di quel periodo. Eppure l’inizio fu tutt’altro che promettente: dopo una scrittura per la Decca e due singoli, esce From Genesis To Revelation (1969), che ha così poco successo che tutti i membri della band, Peter Gabriel, Tony Banks, Chris Steward, Anthony Phillis e Michael Rutherford tornano a fare gli studenti universitari. Fu però l’intuito di un grande discografico, Tony Strattor-Smith, che fondò la Charisma, la casa discografica motore del prog, a intuire il potenziale: entra a fare patte della band John Mayhewm con cui registrano Trespass (1970), che sebbene non ha vendite confortanti è apprezzato e ha il primo, grande brano, The Knife. Ma il meglio deve ancora venire: Mayhew se ne va con Phillips, e tramite un annuncio sulla famosissima rivista Melody Maker, vengono scelti due nuovi musicisti, Steve Hackett alla chitarra e Phil Collins alla batteria. Nasce qui la line up leggendaria, e piano piano inizierà a prendere forma il loro mondo di testi colti, ironici e surreali, con tanti riferimenti letterari e alla mitologia non solo classica ma anche del folklore locale, una musica maestosa e a tratti magicamente ipnotizzante con largo uso di tastiere e sintetizzatori, creando o anticipando stili futuri, tipo il rock sinfonico. Nursery Crime, Foxtrot, Selling England By The Pound sono i primi tre capitoli di una tetralogia magnifica di capolavori che impongono lo stile musicale del gruppo ma anche l’istrionismo di Gabriel, cantante superbo, e da ricordare soprattutto che fu il primo ad introdurre l’aspetto teatrale e scenografico nei concerti, usando travestimenti, trucchi in volto, caratterizzando la voce dei vari personaggi delle canzoni. Il disco di oggi è l’apoteosi di questo concetto, un disco che è molto di più di Gabriel che dei Genesis, nella stessa misura di The Wall disco di Roger Waters che dei Pink Floyd.
The Lamb Lies Down On Broadway, che esce nel 1974, è il primo, e unico, concept album dei Genesis. Racconta la storia di Rael (anagramma di Real, reale, ma anche parziale di Gabriel), un ragazzo portoricano fuggito dall’orfanotrofio di Pontiac che va a New York a scrivere graffiti, unica forma per esprimere i suoi sentimenti. Camminando per Broadway, Rael si imbatte in un agnello sdraiato fra i vapori dei riscaldamenti sotterranei, che si trasformano in una nebbia che lo trasporta in un'altra dimensione spazio-temporale, quasi interamente ambientata sottoterra. Qui troverà mostri mitologici, uomini mezzi rettili, personaggi grotteschi, ma troverà anche suo fratello John. Proprio per salvare la vita di John, al culmine della storia, Rael rinuncerà a tornare nella sua Manhattan, magicamente riapparsa oltre una finestra nella roccia, per gettarsi fra le rapide di un fiume. Subito dopo il salvataggio tuttavia Rael si accorge sgomento che John ha assunto le sue stesse sembianze, rivelandosi di fatto una proiezione del suo io, e appena capito cosa sta per succedere immediatamente dopo i "due Rael" scompaiono in una misteriosa foschia purpurea assieme a tutta la scena e alla storia stessa. Non esiste un brano “killer” come ci sono stati in altri lavori precedenti, ma basta il brano omonimo che apre il disco, che raccoglie come una ouverture di musica classica tutti i temi del disco ( il doppio LP dura oltre 90 minuti), la dolcezza di Hairless Heart o The Carpet Crawlers, o la forza di In The Cage o di Counting Out Time per decretare questo disco di una tale ricchezza di spunti, sia lirici che sonori, da dare il capogiro. La storia di Rael è l’ennesimo, e più sofisticato, tentativo di Peter Gabriel di critica al consumismo, alla imminente globalizzazione, agli idoli fallaci di un mondo dove i confini tra illusione e realtà sono sempre più fittizi, dove essere e apparire si fondono perdendo di contorno e significato, e molto più di altre occasioni c’è una dimensione personale di racconto emozionale per dar forma a temi che riguardano la sua interiorità, come il rapporto col sesso (The Lamia, The Colony Of Slippermen), con la paura o con la morte (Anyway, Here Comes The Supernatural Anaesthetist), visti con gli occhi di Rael. E se per qualcuno c’è il dubbio, in It, misterioso e sarcastico brano di chiusura, Gabriel canta “Se pensi che sia pretenzioso, sei stato preso per un viaggio\Guarda attraverso lo specchio figliolo, prima di scegliere, decidi” e finisce con “it's only knock and know-all, but I like it", che storpia il titolo di It's Only Rock 'n Roll (But I Like It), degli Stones, traducibile pressappoco: «criticare e [fare il] saccente su tutto», quasi a profetizzare le future critiche delle riviste musicali al lavoro, accusato di essere uno spaccato di megalomania, per la storia così complicata (che ha, per essere precisi, un finale aperto, come a sospettare un continuazione prevista). Gabriel dopo il tour successivo questa faticaccia se ne va, nel 1975, anche perché gli animi degli altri non vedevano bene il suo protagonismo. Ci sono le ultime tre cose da dire: i Genesis ne volevano fare un film con William Friednik, recentemente scomparso, ma non se ne fece mai niente; il disco fu accompagnato da 102 concerti, dove Gabriel cambiava vestito per decine di volte, ed è un peccato che non ne sia mai stato fatto un live come si deve; i Genesis, dopo l’addio di Gabriel, passano le redini a Phil Collins, che dopo la bufera del punk (che odiava la maestria del prog, a cui opposero i suoni viscerali e spesso sgangherati), specializzerà il gruppo in una sorta di pop d’autore, che regalerà risultati di vendita mai visti, soprattutto negli Stati Uniti, che ovviamente non capirono mai del tutto il prog. Ma il passaggio tra le due epoche equivale a passare in una strada dove prima sorgeva una cattedrale maestosa, tra le più grandiose di sempre per meraviglie, al cui posto adesso c’è una villetta in riva al mare, che accoglie l’ondeggio lento delle onde. Un cambiamento non da poco.
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Quando ti
senti dire
" il meglio
deve ancora
venire "-!!
ma cavolo
ditemi anche
dov'è...
che me lo
vado a ...
prendere !!
Buongiorno !! 🌹❤️
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La sua mano andava su e giù morbida sul cazzo.
Quando scendeva gli scopriva quasi completamente la cappella, poi risaliva.
Senza stringere troppo. La sua mano piccola ed elegante scorreva sul cazzo turgido.
Lui si lasciava sfuggire un gemito soffocato.
Lei sospirava.
“Per quanto devo andare ancora avanti amore?”
“Finché lo dico io scema e non andare di fretta”
“Scusami amore ma lo sai che non mi piace…”
“Ma smettila troia che a te basta avere a che fare con un cazzo e sei felice…”
“No lo sai che voglio solo…”
“Stai zitta e muovi la mano piano”
Lei era completamente vestita ed elegante, si era sbottonata appena un po’ la camicetta, così da poter al massimo intravedere il reggiseno in pizzo. Era seduta con le gambe accavallate dei pantaloni da cavallerizza beige e i suoi stivali lucidi neri, alti fino ginocchio.
Lui invece era nudo in ginocchio davanti a lei un po’ di lato per offrirle il suo cazzo senza che lei dovesse sporgersi.
Teneva le mani dietro la schiena mentre sporgeva il bacino per avvicinarle il più possibile il cazzo.
“Forse è meglio che mi fermi, lo sento pulsare ci siamo quasi”
“Si fermati un attimo conta fino a cinque e ricomincia”
Lei toglie la mano e lo guarda con un dolce sorriso di scherno e comincia a contare sottovoce lentamente sfiorandolo sulla punta del cazzo prima con il pollice, poi l’indice, poi il medio, poi l’anulare ed in fine il mignolo.
Lui si perde nei suo occhi mescolando amore e desiderio.
Lei gli riprende in mano il cazzo e ricomincia a scivolare su e giù
Il contatto è sempre più morbido, lento, ora sale e scende di pochissimo.
Lui soffre e cerca di spingere il bacino per aumentare il contatto o lo sfregamento.
“Uffa amore sono stanca, posso smettere?”
“Ora ferma la mano e stringi appena”
Lui cerca muovendo il bacino di continuare la sega in qualche modo.
“Che pena…”
“Rimani ferma.”
Bastano pochi secondi ed il cazzo si irrigidisce e spruzza fuori una discreta quantità di sperma che disegna una arcipelago biancastro sugli stivali lucidi.
Lei riesce appena in tempo a togliere la mano lasciandolo eiaculare a vuoto rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
“Ecco è venuto amore: che schifo.”
“Passamelo”
Lei porge il cellulare al fidanzato quasi piegato dall’orgasmo rovinato.
“Ringraziami e lecca tutto cornuto”
“Grazie”
“Grazie di cosa coglione”
“Grazie di avermi permesso di venire”
E si china a pulire gli stivali della fidanzata.
Lei si riavvicina il cellulare.
“Sei contento amore, sono stata brava?”
“Abbastanza”
“Allora mi scopi stasera?”
“Si fatti portare dal cornuto da me dopo cena”
“Grazie amore, posso fermarmi da te?”
“No che devo alzarmi presto domani, digli al coglione che ti deve aspettare in macchina”
E chiude la telefonata senza nemmeno salutarla.
Lui intanto aveva finito di pulirle gli stivali.
Lei gli carezza la nuca.
“Sei contento che sei riuscito a venire anche tu tesoro?”
“In qualche modo” biascica lui.
“Accontentati, l’ho fatto solo per far divertire Marco.”
Poi controlla che le abbia pulito per bene gli stivali e si accorge che il fidanzato cercava di sbirciare dentro la sua camicetta. La richiude e gli sorride bonaria.
“Vai a vestirti che sei ridicolo, prepara la cena che poi devi accompagnarmi da lui stasera.”
Lui alzandosi si avvicina e le sfiora le labbra con un bacio.
“Ti amo”
“Lo so che mi ami, ma lui mi scopa invece.”
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StreamBuilder: il nostro framework open source per potenziare la tua dashboard.
Siamo incredibilmente entusiasti di annunciare che stiamo rendendo open source il framework personalizzato che abbiamo creato per potenziare la tua dashboard su Tumblr. Lo chiamiamo StreamBuilder e lo usiamo da molti anni.
Cominciamo dall'inizio. Cos'è l'open sourcing? L'open sourcing è un modello di sviluppo software decentralizzato che incoraggia la collaborazione aperta. In un linguaggio più accessibile, è qualsiasi programma il cui codice sorgente è reso disponibile per l'uso o la modifica a seconda di come gli utenti o altri sviluppatori lo ritengono opportuno.
Cos'è, allora, StreamBuilder? Bene, ogni volta che raggiungi il tuo feed Seguiti, o Per te, o i risultati di ricerca, i post di un blog, un elenco di post con tag o anche i consigli del blog, stai utilizzando questo framework sotto copertura. Se vuoi immergerti nel codice, dai un'occhiata qui su GitHub!
StreamBuilder ha molto da fare. L'architettura principale è incentrata sui "flussi" di contenuti: post di un blog, un elenco di blog che stai seguendo, post che utilizzano un tag specifico o post relativi a una ricerca. Si tratta di tipi separati di flussi, che possono essere mescolati insieme, filtrati in base a determinati criteri, classificati in base alla pertinenza o alla probabilità di coinvolgimento e altro ancora.
Sulla tua dashboard di Tumblr dalla scorsa settimana puoi vedere come ci sono i post dei blog che segui, mescolati con i post dei tag che segui, mescolati con i consigli dei blog. Ciascuno di questi è un flusso separato, con una propria logica, ma che condivide lo stesso framework. Inseriamo questi consigli a determinati intervalli, filtriamo i post in base a chi stai bloccando e classifichiamo i post per pertinenza se hai abilitato "Prima il meglio". Questi sono tutti esempi delle funzionalità che StreamBuilder ci offre.
Quindi, cosa è incluso nella confezione?
La libreria di codice framework completa che utilizziamo, su Tumblr, per alimentare quasi tutti i feed di contenuti che vedi sulla piattaforma.
Una sintassi YAML per comporre flussi di contenuti e come filtrarli, inserirli e classificarli.
Astrazioni per la composizione programmatica, il filtraggio, la classificazione, l'iniezione e il debug dei flussi.
Astrazioni per la composizione di flussi insieme, ad esempio con i caroselli, per flussi all'interno di flussi.
Un'astrazione per l'impaginazione basata su cursore per modelli di flusso complessi.
Unit test che coprono l'interfaccia pubblica per la libreria e la maggior parte del codice sottostante.
Cosa deve ancora venire?
Documentazione. Abbiamo molto da migrare dai nostri strumenti interni e inserire qui!
Altri modelli di flusso di esempio e implementazioni di esempio di diversi flussi comuni.
In caso di domande, per favore controlla il codice e segnala un problema da lì.
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Oggi è stata una giornata che ho dedicato solo a me stesso e ho fatto che possono sembrare banali ma per me a piccoli passi valgono.
In serata sono andato al cinema da solo, a parte un po' l'ansietta iniziale poi è andato tutto bene per fortuna, mi sono goduto il momento e Deadpool e Wolverine che sono una coppia formidabile.
Eppure penso a quante rinunce ho fatto per delle cose pur di non farle da solo, ma sento il bisogno di sbloccarmi e il prossimo step sarà un viaggio..anche se una piccola prova sarà a breve un piccolo viaggio in macchina.
Il meglio deve ancora venire o almeno ogni tanto cerco di autoconvincermi.
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Anche se, chiaramente, la vittoria in Coppa Davis è una vittoria di squadra, Jannik Sinner si è assolutamente meritato di fare lui la partita decisiva per regalarci il punto finale del torneo. Il suo apporto è stato fondamentale: il suo livello di gioco superiore a chiunque e la sua generosità encomiabile, in singolo e in doppio, con 5 partite giocate in 4 giorni. L'unico che dopo la vittoria ha ringraziato gli australiani sconfitti. Un signore.
A coloro che si sono accorti di lui solo da quando ha battuto Djokovic, dico solo che si sono persi una delle crescite sportive più clamorose di sempre.
Per loro fortuna, il meglio deve ancora venire.
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Si parte per Milano, quindi la facciamo diventare la sigla del weekend.
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