#graniglia
Explore tagged Tumblr posts
emz26 · 6 months ago
Text
Un piccolo e silenzioso angolo al di fuori del tempo.
Nel nostro mondo esistono piccole sacche che resistono all’incedere del tempo, piccole faglie in cui tutto sembra scorrere in maniera consueta, dove il giorno passa ma il tempo non avanza, luoghi in cui è possibile vivere quelli che io chiamo “piccoli momenti neorealistici”.
È in una frattura del nostro tempo quella in cui vi voglio portare oggi, nella scalinata di un vecchio palazzone romano situato dentro un vivace quartiere popolare, un piccolo spazio in bianco e nero.
Il fresco dell’androne permetteva di riprendere fiato dal caldo soffocante del piazzale esterno. In quello spazio riparato dal sole anche il caldo vento estivo si raffrescava, per un attimo i suoi leggeri abiti parevano essere troppo sottili, la pelle candida delle esili braccia reagiva creando delle piccole collinette e andando ad imitare la briosità d’animo della giovane ragazza.
Le gambe agili si arrampicavano sulle scale di graniglia, la calda e bianca mano contrastava con il freddo e nero ferro battuto del corrimano, la salita si trasformava in una gioiosa e vivace corsa, era in atto un infantile e romantico gioco di ruolo.
Lei rideva, i cristallini suoni della sua voce riecheggiavano per le scale,”fai piano, ci scopriranno”, il cesto di vimini cadeva sul pianerottolo, ma la corsa non si arrestava, fino a quando con il cuore allo spasimo per la salita e la gioia i suoi occhi non vennero lambiti dai raggi del sole.
Lei adesso è in piena luce, il cielo è limpido e candide lenzuola ondeggiano al vento, il suo casto vestito nero si muove accarezzato da invisibili mani, i suoi lunghi capelli corvini seguono lo stesso destino, sono sul pontile di un vascello.
Lei sorride ma lo sguardo è diventato serio, è lo sguardo di chi chiede una muta promessa, “sì”, le due ombre proiettate sulla tela lentamente si uniscono, il vento riempie le profumate vele, il palazzo sembra navigare, tutto si muove, tutto è vita.
La schiena è cullata dal tepore del pavimento, gli occhi sono rivolti al cielo, lei indica un minuscolo puntino volante in aria, “cos’è?”, il sole riflette su di una splendente fede, il tempo è andato avanti.
11 notes · View notes
barrenwomb · 1 year ago
Text
vorrei sapere a quale cristo in croce di architetto (o geometra o ragioniere) è venuto in mente di utilizzare la graniglia per la pavimentazione interna del 98% dei "vecchi" appartamenti - rigorosamente di forma e colore diversi in ogni ambiente, tra l'altro. che poi forse è il male minore se pensiamo alle pareti in eternit e alla totale assenza di isolamento acustico, ma i miei occhi sanguinano lo stesso ogni volta che mi guardo i piedi
4 notes · View notes
portovenere41 · 2 years ago
Text
Tumblr media
4 notes · View notes
scrivosempreciao · 12 days ago
Text
It's a Match! - Pt.1
Tumblr media
Lui è perfetto. Semplicemente perfetto. Quanto sarà alto, 185 centimetri? No, secondo me è oltre i 190. Un bel blocco gellato di capelli spessi biondo sole, liquidi occhi blu traboccanti di autostima, mascella scolpita con precisione chirurgica – letteralmente, sospetto abbia dovuto strisciare la carta di credito per averla così sagomata. È perfetto. Il pomo d'adamo fa su e giù in modo libidinoso mentre mi regala consigli immobiliari tra una succhiata e l'altra alla cannuccia del suo mojito extra lime shakerato.
«Conviene costruire, sai? Se hai quei cento-duecentomila euro fermi sul conto, non ha proprio senso buttarli in una casa che non è davvero tua. Con tutte le agevolazioni che ci sono, è la scelta migliore.»
Non gli dirò che ho circa 1159€ sul conto – erano quasi tremila un paio di mesi fa, ma una mattina la mia Twingo del 2015 mi ha fatto il dito medio in piena tangenziale e si è impiantata di colpo. Non gli dirò che devolvo più di metà del mio stipendio di ogni mese nell'affitto di un umidissimo bilocale con pavimento della nonna in graniglia anni ‘70 non perché sono scema nella testa, ma perché le mie chance di comprare casa – figuriamoci costruirla – tendono a zero. Non gli dirò che tra bollette, spesa, medicinali per la mia vulvodinia e le pastiglie per la leishmaniosi di Paco mi rimangono più o meno un centinaio scarso di euro da spendere per dare alla mia routine un sapore anche solo vagamente umano. Non gli dirò neanche che faccio la commessa in un negozietto di saponi vegan e artigianali e che, per quanto quel lavoro mi piaccia un botto, la vita non è la favoletta al retrogusto di 'se vuoi puoi' in cui lui sguazza.
Non gli dirò niente di tutto questo. Però qualcosa devo pur dirgli, perché lui si è interrotto, il pomo d'adamo ha smesso di fare su-giù e i suoi occhi acquosi e insistenti sono fissi su di me. Mi guarda come se stesse parlando a una scolaretta, come se dovesse fare delle pause di tanto in tanto per assicurarsi che io capisca tutto per bene. Si aspetta che gli dica qualcosa tipo “sì, sì, immaginavo fosse come dici tu, hai proprio ragione”. E quello che gli dico, in effetti, è: «Sì, sì, immaginavo fosse come dici tu, hai proprio ragione.» Poi piego la mia testolina di capelli neri di lato, sorrido, porto le labbra verso la cannuccia e sbaglio appositamente ad afferrarla con la lingua per un paio di volte. Nulla di goffo o imbarazzante, anzi. Questione di un secondo, giusto il tempo di fargli immaginare come starebbe bene la sua cappella appoggiata proprio al centro della mia lingua calda. Lui se lo immagina – lo capisco da come stringe gli occhi e trattiene un sospiro –, decide che probabilmente ci starebbe proprio bene, sorride soddisfatto e la conversazione continua liscia liscia.
«Ecco perché ho messo gli occhi su questo terreno in un paesello sul Lago di Garda. Il paesino è terribile, ma chissene, il terreno invece è praticamente sull'acqua, una bomba vera, roba da farci un duplex in stile mediterranean e–» Lui è perfetto. Mentre mi parla di come vorrebbe affidare il project – sì, usa la parola project in modo non ironico – al suo amico architetto slash fotografo slash designer che ora abita a Le Marais con moglie cubana, figli e carlino, io lascio che i miei occhi banchettino sul suo corpo. Quanto peserà, 92 chili? Un piccolo bue trasformato in un toro da anni e anni di functional training e crossfit. E non me lo sto inventando, ovviamente; è tutto nero su bianco nella sua bio di Tinder.
Fabrizio B. 36 anni
Winners love winning. Amo stare con chi ha una mentalità vincente e positiva come la mia. No pigrone, pessimiste, piagnone, attiviste incazzate, nazifem pelose e gold digger. Se vuoi, puoi. Just do it. Pesavo qualcosa come 120 chili e look at me now. Sono una persona di successo che ama la vita: ask me how.
Crossfit king Functional training passionate Bella vita lover YOLO Mens sana in corpore sano La famiglia è il mio tutto
Manco a dirlo, era stato un It's a Match! immediato. Comunque, quei 120 chili si vedono tutti. Non glielo dirò, anche se sarebbe delizioso farlo: di sicuro la faccia gli diventerebbe tutta rossa e puntiforme, si alzerebbe con la scusa di dover andare a pisciare e uscirebbe dal locale lasciandomi il conto, pensando di avermi dato una bella lezione.
Ma è così, sembra un grosso insaccato fresco che cerca di schizzare fuori dal budello. E il budello è il dolcevita nero fasciante che probabilmente lui adora indossare perché ritiene gli evidenzi di brutto i bicipidi e i pettorali. Ed è anche vero, se gli si dà un'occhiata rapida. Ma ai miei occhi, gli occhi di una che i tizi come Fabrizio li conosce meglio dei propri capezzoli, sembra solo un budello troppo stretto. Un reminder – credo gli piacerebbe parecchio questa parola – di un'adolescenza in cui lui non era un winner che loves winning, ma un ragazzino soffice e cicciottello che le prendeva dai bulli. E ovviamente questa è la sua rivincita. Essere qui a sorseggiare un mojito in un localino sfizioso mentre vomita consigli imprenditoriali su una tettona con almeno dieci anni meno di lui avvolta in un tubino di velluto nero. La tettona sono io. Ma comunque, lui è perfetto. Davvero perfetto. Non potevo sperare in nulla di meglio.
«Ecco i vostri nachos con formaggio fuso.» La cameriera spunta da dietro i divanetti e appoggia un vassoio blu notte con ghirigori pacchiani che dovrebbero richiamare qualcosa di azteco. «Evviva, pensavo saremmo morti di fame!» Fabrizio lancia quel commento passivo-aggressivo con un sorrisone paternalista stampato sulla faccia. La cameriera ridacchia imbarazzata e sgattaiola via. Non appena lei se ne va, lui si mette a punzecchiare i nachos fumanti con la forchetta. «Credi sia robaccia, questa? Tipo, secondo te quante calorie ha una roba così?» «Boh, almeno tre mila?»
Lui prima sbianca, allarmato, poi arriccia le labbra in un ghigno sospettoso e incerto, come se stesse cercando di capire se lo sto prendendo per il culo o dico sul serio. Ovviamente è la prima. A onor del vero non ho la minima idea di quale sia l'apporto calorico di un piatto di nachos di mais impregnati di formaggio fuso e non mi interessa. Potrebbero anche essere cinque mila calorie, per quel che mi frega. «Scherzo» sospiro, «ma scusa, non sei uno che sta attentissimo alla dieta? Dovresti dirmelo tu.»
Un qualsiasi altro maschio alfa avrebbe potuto risentirsi per una domanda del genere, ma per Fabrizio è il cazzo di paese dei balocchi, perché così può finalmente parlarmi della sua intuitive paleo-diet a base di uova crude, tartare di manzo, frutta secca e salmone. «Mi nutro quando il mio corpo ha fame e solo ciò di cui ho davvero bisogno. Non ho bisogno di pesare nulla o di fare calcoli. Tutta quella merda iper-processata e piena di conservanti che la gente troppo pigra o golosa mangia è come un cancro. E tu, cosa mangi di solito?» Soppeso in una frazione di secondo la ginnastica mentale ed emotiva che dovrei fare per spiegargli che sono vegetariana da anni – con un'unica, piccola, eccezione – e che sto provando a diventare vegana al 100% e decido che non ne vale la pena. A lui forse piacerebbe poter dare pareri non richiesti sulla mia dieta e questo sarebbe ottimo per la causa, ma ho degli standard anche io.
«Oh, sono onnivora, non dico di no a niente a patto che sia roba sana, fresca e nutriente. Ma non sono una mangiona.» «Brava. Dovresti provare la mia dieta, è ottima per la salute delle vostre cose da donne.» Fabrizio prende le bustine del ketchup e della maionese, le apre entrambe, le spreme sul bordo facendo colare le salse appiccicose l'una vicino all'altra, impugna la forchetta e le mescola. Da quell'unione nasce un aborto rosa pallido e filamentoso. Niente più ketchup, niente più maionese. «Comunque, questo è il mio cheat day e posso sgarrare. E se lo faccio in compagnia di una bella ragazza come te, sono ancora più contento» occhiolino.
Seguono una ventina di minuti al limite dell'ingestibile. Finiamo sia i nachos che i cocktail e optiamo per prendere un altro drink. Di mangiare qualcosa non se ne parla, Fabrizio ha decretato che i nachos sarebbero stati la sua cena, perché “va bene sgarrare, ma non esageriamo”. Ovviamente io avrei potuto scegliere per me, ma non ho voluto urtarlo. «Sì, sì» ho detto, «in effetti mi sento piena anche io.» Bugia, ho una fame pazzesca. Mentre lui sorseggia il suo long island, mi accorgo che la conversazione sta dolorosamente e irrimediabilmente colando a picco. Lui non sembra interessato a sapere qualcosa su di me, io gli ho già fatto un mucchio di domande a favore di ego, lui ha dispensato i suoi consigli alla Live-Laugh-Love e ora ce ne stiamo entrambi in silenzio.
È il momento di usare l'arma segreta. «Senti… nella tua bio di Tinder dici di essere una persona di successo e di… ask you how, chiederti come hai fatto, giusto?» Bingo. Le sue piccole pupille si allargano come quelle di un gatto pronto ad acchiappare una cavalletta. Sembra uno che ha appena scoperto di aver vinto alla lotteria. Contento, agitato, sorpreso. Perfetto. Lui è letteralmente perfetto. «Mi fa così piacere che tu me l'abbia chiesto!» si tende in avanti e per un attimo temo voglia schioccarmi un bacio sulla bocca. Ma no, vuole solo farmi credere che sta per raccontarmi il segreto del Santo Graal. «Si vede che sei una sveglia. Che lavoro fai? No, aspetta, prima lascia che ti spieghi. Qualche anno fa ho dato una bella scrollata alla mia vita e, grazie al consiglio di un amico, ho realizzato finalmente il mio sogno e cioè essere l'unico capo di me stesso e poter lavorare dove voglio, alle mie condizioni, quando voglio. Metto subito le mani avanti e te lo dico chiaro e tondo, non è la classica robaccia da schema piramidale, perché–»
Ovviamente, si tratta di uno schema piramidale. E me lo comunica attraverso un monologo che non si esaurisce prima di dieci minuti netti – l'orologio firmato che porta al polso e che tiene sempre bene in vista non mente. «In concreto, cos'è che vendete? Creme? Trucchi?» butto lì non appena lui mi concede di fargli delle domande. Fabrizio si irrigidisce e un'ombra cala sul suo sguardo. «Non hai capito. Sono experiences sensoriali. Alleati di un approccio a trecentosessanta gradi alla cura della propria persona. E "vendere" non è il termine esatto, si tratta di–»
“Vendere” è ovviamente il termine esatto e ovviamente non si tratta di nulla di più di semplici prodotti cosmetici. Come se ci fosse qualcosa di male. Ma Fabrizio insiste, batte il martello sull'incudine del mio atteggiamento perplesso che però lui prende per curiosità. O ignoranza, cosa che probabilmente lo aggrada ancora di più. «Vedi» dice, «io sono uno spirito libero. Ho una mente aperta. Un'attitudine positiva. È quello che ci vuole, nella vita. La positività attira successo. Essere negativi o piangersi addosso non serve a nulla, figurati. Tenere le porte aperte, mettercela tutta, sempre, non mollare mai, work hard, dream big, è tutto quello che conta.»
«Che lavoro fanno i tuoi?» una domanda forse fin troppo spinta. La alleggerisco con una slinguazzata alla cannuccia per concedergli di nuovo quel giochetto mentale del suo cazzo nella mia bocca. «Mio padre è un avvocato. Mia madre ha una galleria in Precollina. Perché?» «No niente, così.» Mi dà un'occhiata sospettosa. Però non credo abbia capito il sarcasmo implicito nella mia domanda. Work hard, dream big, facilissimo quando hai il culo poggiato su una miniera d'oro. «Vabbè. Quindi, che ne dici? Se ti interessa posso farti partecipare a uno dei prossimi Dream Meeting.» È così che chiamano le loro riunioni. «Certo» gli dico, «perché no.»
«Ripeto, non è una–» si ferma, stupito. Abbassa le mani, le aveva già alzate come per sollevarsi da ogni responsabilità, accusa o perplessità. Era convinto avrei detto no ed era pronto a tornare all'attacco con una nuova tiritera. Ma io gli ho detto sì. «Ah. Questa è una bella notizia. Davvero una bella notizia!» batte le mani e sfoggia quello che immagino sia uno dei suoi migliori sorrisi vittoriosi. «Vedrai, sarà una figata. E piacerai molto a tutti.» Accompagna quel commento con un occhiolino e un ghigno lascivo. Forse il mojito e il long island sono ormai entrati in azione. A questo proposito, dovrei proprio darmi una mossa.
«Possiamo parlarne meglio altrove?» propongo, «credo che la cucina chiuderà a breve, ma mi piacerebbe continuare la conversazione.» Mi piego in avanti e strizzo le tette tra gli avambracci. Le poverette hanno passato tutta la serata compresse e intrappolate nel bustino stretto di quel tubino e ora sono come due grossi e gonfi palloncini pieni d'acqua bollente, pronti a scoppiare. Vorrei squarciare quel dannato vestito e correre in giro nuda e libera, ma lui sembra trovarlo sexy. Deglutisce, si prende ancora qualche secondo per rimirare la mia scollatura da capogiro e poi annuisce convinto. «Andiamo.» Alla cassa, non accenno neanche minimamente a tirare fuori il portafoglio. So che uno come Fabrizio si offenderebbe a morte se lo facessi e mi riterrebbe o una maleducata senza il senso delle cose o una di quelle nazifem che gli danno l'allergia. E non posso permetterlo, perché lui è perfetto e io ci sono quasi. Paga il conto con una carta di credito nero opaco e mi porta fuori mettendomi un braccio attorno alle spalle.
«Casa mia è a Cit Turin. Era della mia prozia, l'ho fatta ristrutturare qualche mese fa, ti piacerà e–» Lo blocco subito. L'idea di andare da lui non è minimamente contemplata. Non servirebbe a nulla e avrei buttato nel cesso questa serata passata a farmi riempire la testa di paternalismo filocapitalista da uno che non si vergogna di usare l'espressione “a trecentosessanta gradi”. «E se andassimo a casa mia?» Lui non sembra convinto. Inarca le sopracciglia nella classica espressione di uno che non si spiega come una ragazzetta possa davvero non voler passare la notte in un appartamento di lusso fresco di Superbonus 110. «Ok, lo dico perché mi fido, ma ecco, a casa mia ho dei giochini carini che potrei mostrarti…» unisco i polsi in quello che spero venga percepito da Fabrizio come il segno universale di due mani ammanettate.
«Oh!» strabuzza gli occhi come un rospo spiaccicato, «ooh, sei una di quelle.» Ci pensa un po’ su. Riesco quasi a vedere cosa sta succedendo nella sua testa abbronzata. Riesco a vedere la bilancia mentale con cui soppesa le due opzioni: “flexare il mio loft in stile scandinavo a Cit Turin o farmi una scopata da urlo con una zozza kinky?” Alla fine il piatto con sopra la prospettiva di una notte davvero hot deve essersi schiantato a terra facendo penzolare tristemente nel vuoto l'altro, perché Fabrizio stringe ancora di più il braccio attorno a me e mi sospinge verso una Macan di un verde sottobosco imbarazzante. «Dove abiti?» chiede, mentre mi deposita nel posto del passeggero. Ha almeno la decenza di non fare commenti non richiesti quando gli comunico l'ubicazione del dimenticabile quartiere periferico in cui sorge il mio traballante condominio. Sospetto però la sua non sia cortesia, ma desiderio di cambiare argomento e iniziare con quella che probabilmente corrisponde alla sua idea di preliminari: sfregare insistentemente l'interno della mia coscia mentre guida, lanciarmi occhiatine languide e mitragliarmi di domande grondanti fregola adolescenziale. Domande tipo: «Quindi ti piace farlo cattivo? Farti menare ti piace?» o l'imperdibile «Preservativo o crudo? Secondo me sei una da crudo, vero?»
Gli chiedo di parcheggiare la Macan un bel po’ di vie prima della mia. Gli dico che è perché il giovedì notte passano a fare la pulizia delle strade e non vorrei che avesse problemi. Lui fa spallucce, ancora intento a sfregare la mia coscia – se continua così probabilmente andrò a fuoco – e si arrampica con le ruote su uno dei marciapiedi. È una bugia, chiaro. In quel quartiere le pulizie vengono fatte il martedì. Ma lui cosa ne può sapere? La faccia tutta contrita e schifata che fa quando lo accompagno verso il mio condominio mi dice quanto basta: è la prima volta che mette piede in un'area cittadina dove un monolocale costa meno di 600€ di affitto, che nessuna agenzia immobiliare definirebbe come “l'ideale per crescere i tuoi figli” e dove la gente di passaggio guida veloce nella speranza che al semaforo successivo si ritroverà fuori da quel buco nero di degrado e muri scrostati.
Ed è semplicemente deliziosa la faccia che fa quando il portoncino scricchiolante dell'ingresso comune si apre su un ammasso stretto di scale sbeccate e pianerottoli che puzzano di zuppe pronte e detersivo mal asciugato. «Cristo santo…» gracchia a disagio. Lo tiro per una mano, ridacchiando piano, e i suoi occhi acquosi brillano nel buio pesante del condominio. Mi lancia uno sguardo inequivocabile, mentre armeggio con le chiavi proprio sopra uno zerbino sporco e polveroso che dice Benvenut* un cazzo. È lo sguardo da “sarà meglio per te che questa sia la migliore scopata della mia vita”.
Un grosso corpo caldo, nero e peloso ci accoglie entrambi non appena apro la porta di casa. Paco, il mio labrador. Sculetta e ondeggia tutto sereno e amorevole, come una piccola barca mossa da un vento placido. Fabrizio non sembra per nulla contento di quell'incontro e si affretta a scacciare Paco con un rapido movimento della mano. Il cane lo guarda confuso per un secondo, poi perde interesse e il suo naso umido si scontra con il mio ginocchio. Gli do un po' di grattini sul testone. «Ciao amore, ciao, ciao» mormoro con dolcezza, «questo è un ospite, fai il bravo.» E quello è il segnale. Se avessi detto qualcosa tipo “La mamma è tutta per te ora”, Giulia avrebbe lasciato cadere il fazzoletto imbevuto di cloroformio e Lucrezia avrebbe rimesso il cuscino a motivi floreali insieme agli altri, sul divano. Entrambe, insieme a Beatrice e Linda, sarebbero uscite dai loro posti d'attacco e avrebbero messo su una tisanina calda per chiudere la serata.
Ma quello che ho detto corrisponde al segnale, quindi Giulia si lancia fuori dal cucinino non appena Fabrizio inizia ad avanzare lungo il corridoio e gli schianta in faccia il fazzoletto imbevuto di cloroformio. Fabrizio va a sbattere contro il mobiletto, sorpreso, e oppone un po’ di resistenza, facendo andare le mani in tutte le direzioni. Ma Giulia è una ex rugbista alta tanto quanto Fabrizio. Dopo una decina di secondi, Fabrizio crolla a terra come un rinoceronte sedato e il rumore del suo cranio contro il pavimento di graniglia mi ricorda quello di una grossa pallina che cade dall'albero di Natale. Paco non ha ancora smesso di ondeggiare al mio fianco, la sua coda frusta i miei polpacci.
0 notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
Macerata: ex case cantoniere in vendita, asta pubblica per due immobili.
Tumblr media
Macerata: ex case cantoniere in vendita, asta pubblica per due immobili. Nuovo bando per la vendita, mediante asta pubblica, di due ex case cantoniere e di un’area edificabile di proprietà della Provincia. La prima casa cantoniera si trova a Penna San Giovanni in località Portone, lungo la strada 113 "Sant'Angelo in Pontano - Monte San Martino" al km 1 + 000 e il prezzo a base d’asta è di 52.200 euro. Si tratta di un edificio realizzato all’incirca negli anni Sessanta e ristrutturato dopo il 1997, costituito da tre piani, terra, primo e secondo, quest’ultimo conformato come sottotetto agibile e una corte annessa, con accesso dalla strada provinciale 113. La casa ha una struttura portante in muratura, solaio di copertura in legno a due falde con manto di coppi e travi non trattate. I solai sono in legno verniciato, come anche le porte interne. I pavimenti sono in graniglia, anche in soffitta e sulle scale, ad eccezione dei gradini dell’ultimo piano che sono in mattoni. Il bagno, realizzato in un secondo tempo e con accesso esterno rispetto a quello principale, ha struttura in cemento armato. E’ presente anche un garage. Il secondo immobile si trova a San Severino, località Ponte dei Canti, lungo la strada 502 "di Cingoli" al km 36 + 660. Il prezzo fissato a base d’asta è di 71.460 euro. Si tratta di un edificio realizzato prima del 1942, composto da due piani, terra e primo, un sottotetto non abitabile a causa dell’altezza limitata, un vano garage e una corte annessa, con accesso dalla strada 502. Ha una struttura portante in pietra e solai in legno, travi, travicelli e pianelle in laterizio, con manto di copertura in tegole e gronde e pluviali in lamiera. I pavimenti interni sono in ceramica al piano terra e in mattoni al piano primo. Il terreno, infine, si trova in località Villa Mattei, a Montecassiano e il prezzo a base d’asta è di 64.350 euro. Per partecipare al bando è richiesto un deposito cauzionale del 10% del valore a prezzo d’asta dell’immobile. Le offerte vanno presentate entro le ore 13 di martedì 9 gennaio 2024. Tutte le informazioni relative al bando, alle condizioni degli immobili, al loro prezzo d’asta, ai requisiti generali di partecipazione e relativi allegati sono disponibili sul sito della Provincia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
sospirivenezia · 2 years ago
Link
0 notes
dariovistaarchitect · 6 years ago
Photo
Tumblr media
Sul fondo, affiorano pitture murali, di antiche decorazioni dei palazzi storici dell’Ottocento napoletano. #incantiere #scoperta #pitture #decori #decor #centrostorico #napoli #project #architect #dariovista #projectarchdariovista #home #house #design #interiordesign #work #now #rushfinale #quasinvacanza #atmosphere #beauty #awesome #history #specialview #bespoke #archidaily #beautiful #love #graniglia #oldfloor #floor
1 note · View note
reginacavaispica · 4 years ago
Photo
Tumblr media
Spend time in the company of beautiful materials. And the mind runs towards new projects. Happy moments. @hus_milano #materials #wooddesign #parquet #decoration #interiordesign #newproject #wallpaper #custom #maioliche #terracotta #cementine #grès #cementine #materialsurfaces #graniglia #terrazzo #surfacepatterndesign (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/CGUOJjZMfpb/?igshid=mp0rp6w8vf5p
0 notes
yourcendrine · 5 years ago
Photo
Tumblr media
#luce in #purezza su #graniglia #rightnow #inmyhouse (at Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/B4E0_m2Ivn2/?igshid=1n6n0yj9lf1gv
0 notes
ceramicostyle-blog · 6 years ago
Photo
Tumblr media
Ristrutturazione bagno con piastrelle Wow per pavimento e rivestimento in gres porcellanato con effetto graniglia e motivi geometrici a rombo. Scopri la collezione su ceramico.it
0 notes
liberatosciolicasa · 6 years ago
Photo
Tumblr media
Graniglie, pastine e cementine e chi più ne ha più ne metta, oggi sono tornate di gran moda e quando trovi queste e ti dicono cambia pavimento 🤔rispondi... Tu si pazz 😉 *************** #ristrutturazione #architettura #casa #architecture #home #edilizia #archilovers #designinspiration #ristrutturare #homedecor #architecturadetail #renovation #ristrutturarecasa #liberatosciolicasa #cementine #graniglia #pavimento (presso LiberatoscioliCASA) https://www.instagram.com/p/Bs_AvOrgG8T/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1g2q9kwijzcbm
0 notes
dettaglihomedecor · 6 years ago
Photo
Tumblr media
Pavimenti in graniglia per un appartamento moderno
2 notes · View notes
animaa-in-frantumi · 7 years ago
Photo
Tumblr media
Perché una vita infelice, non è vivere
6 notes · View notes
co-arch · 2 years ago
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
MEZZANINE
Progetto di un coworking al piano mezzanino di un edificio del Settecento in centro a Verona. Ci troviamo proprio di fronte alla Casa di Giulietta in via Cappello a Verona. Lo stabile, Palazzo Negri è uno palazzo settecentesco nel cuore della città, lo spazio coworking è nel piano ammezzato e si affaccia sul cortile interno. La richiesta dei committenti è stata di farne uno spazio per il coworking con scrivanie in condivisione, con alcuni uffici privati e una sala riunioni con uno stile informale e semplice. Lo stato di fatto si presentava al grezzo, senza impianti, l’interno presenta volti e travi in legno di grandi dimensioni, le aperture sono grandi archi vetrati e si affacciano sul cortile interno. Il primo lavoro è stato di sottrazione: eliminando dalle superfici tutte le aggiunte, gli intonaci, le pitture, i controsoffitti e i pavimenti che si erano accumulate negli anni, per riportare lo spazio alla situazione di partenza, lasciando a vista le travi. Le travi sono state ripulite e trattate una ad una a cera, mentre per le pareti e i soffitti abbiamo usato intonachino a base d’argilla con finitura bianco caldo. Le nuove pareti divisorie sono state pensate con una struttura leggere e funzionale realizzata con telai di legno di betulla e policarbonato rigato per lasciare passare più luce possibile senza perdere la privacy. Sono state realizzate su disegno di co.arch da Rabatto una falegnameria, tutta veronese, che si è specializzata nella realizzazione di arredi custom made. Come rivestimento a pavimento, avendo pochissimo spessore a disposizione, è stato scelto un tappeto vinilico, con un pattern puntinato IQ Tarkett surface in modo da creare una superficie omogenea e continua con un motivo divertente che ricorda la graniglia tipica dei palazzi veneti. I tavoli sono stati progettati e realizzati insieme a Reverse, hanno struttura metallica verniciata nera e piano in legno multistrato di betulla chiara. Le luci sono integrate nei soffitti, che sono stati interamente recuperati e sono sottili profili led talvolta appesi talvolta inserite tra le travi in legno. Arredi / Furnishing Pareti divisorie / RABATTO Verona Tavoli in metallo e legno di betulla / REVERSE Verona Tavolini SM22 disegno di co.arch studio Materiali IQ Surface di Tarkett design by Note design Studio Luci / Lights FLOS Taccia Lamp di Achille and Pier Giacomo Castiglioni, per FLOS Wall lamp TEN by FARO Barcellona Architetti co.arch studio / Giulia Urciuoli e Andrea Pezzoli https://www.coarchstudio.it/ https://www.instagram.com/co.arch.studio/ Photos by Diambra Mariani https://www.diambramariani.it/ on Tarkett website https://professional.tarkett.it/it_IT/node/mezzanine-spazio-coworking-a-verona-15770 on Archiportale https://www.archiportale.com/news/2022/03/case-interni/mezzanine-il-coworking-nel-centro-di-verona_87510_53.html
5 notes · View notes
thierry-facon · 3 years ago
Photo
Tumblr media
tokyo
« Deve, però, fare molta attenzione a non calpestare, sul pavimento con greca, i riquadri di graniglia nera della bordura ornamentale. La superstizione è l’unica fede religiosa adeguata a questo mondo infame, la paura di un dio minore, ignoto, bizzarro e vendicativo. »
 (Antonio Scurati), M. Il figlio del secolo (Il romanzo di Mussolini Vol. 1) )
31 notes · View notes
sospirivenezia · 2 years ago
Link
0 notes