#gli abbracci oscuri
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vssviktor · 7 days ago
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L’alba degli scrittori viventi
In un giardino al di fuori di una biblioteca comunale fra le coordinate indecifrate di una posizione nella pianura padana, accadeva uno strano evento. Notte fonda, e la nebbia pervadeva il luogo, cosicché la visuale dell’ambiente rassomigliasse a quella guardata da dietro una cataratta. Nel buio e nella nebbia sospesa giaceva un lugubre silenzio, il quale veniva ciclicamente spezzato da calpestii maldestri dati dal rumore di deambulazioni claudicanti,  di tonfi dovuti a  incespichi e di versi indecifrabili pronunciati come ultrasuoni di pipistrelli che sondano l’ambiente. Non si riusciva mica a scorgere chi componesse questo quadro inquietante, quest’incubo vivido, per usare qualche eufemismo. Invisibili, ma reali: il giardino di quest’anonima biblioteca era diventato un focolaio di morti viventi che presero ad abitare il giardino, invadendolo a discapito dei vivi. Un quadro tetro, che racconta storie d’orrore, morte e distruzione. E invece no: il giardino, che non vede, non sente e non parla, esprimeva una strana felicità.
Gli zombi che ora senti bighellonare sono la reincarnazione in forma non-morta di aspiranti scrittori che presidiavano la biblioteca, lì presenti per raffinare le loro doti grazie agli insegnamenti di un professore e scrittore consolidato. Una sera, durante un giro di letture personali, lessero il racconto di questo ragazzo che agli occhi degli astanti apparve da subito un po’ strano: egli infatti non parlava, non s’esprimeva, non si muoveva, pareva non respirare, e l’unica sua forma di vita era data dalla lucentezza dei suoi occhi iridescenti e inamovibili, secchi come datteri e chiari come sabbia. Durante la lettura di un suo racconto – che parlava di luoghi oscuri resi accecanti dai troppi rumori, odori, sapori – prese a guatare coi suoi sinistri occhi i versi che componevano l’intermezzo di metà racconto, mentre il professore incominciava a pronunciarli:
oscuro il mondo
nera è l’anima,
in un coro sordo
essa gracida.
Le parole sembravano uscire dallo schermo e cambiare colore in una nauseabonda danza cangiante. La stanza pareva esalare un sospiro all’unisono, nonostante tutti fossero col fiato sospeso. Il professore sussultò. – magia nera. – disse sottovoce, guardando di sottecchi quel ragazzo, che invero ragazzo non era. Gli astanti cominciarono a sentirsi strani, e una puzza prese a fondersi alla paura collettiva. Puzza di carne andata a male, che pizzicava l’olfatto di quegli aspiranti scrittori che, inorriditi, iniziarono ad agitarsi sentendosi meno vivi a ogni ticchettio. In un battito di collera il professore si levò una scarpa e la lanciò contro quel demone, che al contatto balistico si dileguò in un fumo nero e purpureo, ma che lasciò intravedere per un’ultima, maledetta volta, quei ciechi occhi. Il prof riprese in una capriola la scarpa, nfilandosela di nuovo, e in fretta e furia chiamò in rassegna tutti i funzionari della biblioteca, facendosi scortare nella sezione “esoterismo e paganesimo”, istruendoli tosto su cosa cercare. Nella stanza attigua gli aspiranti scrittori lentamente deterioravano, rilasciando putrescina e cadaverina a ogni respiro. Pianti e abbracci s’instauravano nella camera, e tanti altri chiamavano al cellulare indefessi tutti i loro cari per dargli un probabile ultimo addio. Nessuno usciva dalla stanza, poiché il professore li ammonì di non evadere, rassicurandoli che avrebbe trovato il metodo per annullare la maledizione. – Professore, forse l’ho trovato. – disse trionfante una graziosa bibliotecaria che non lo era più così tanto, tra consunzione e miasmi. Il professore le scippò un pesante volume dalla copertina nera di mano e, freneticamente, si mise a leggere questo tomo intitolato Bafometto e le maledizioni terrestri; poi corse nella stanza dove gli aspiranti scrittori perdevano il profumo, la carne e le diottrie e disse, mentre ancora leggeva una pagina ingiallita: – anche se perderete la vista, non smetterete di vivere! Questa maledizione vi vuole morti ancor prima di morire, e l’unico modo per sollevarla dalla vostra anima è continuare a ricercare la vita. Anche se vi perdete, continuate a cercare il mondo con ciò che vi rimane. Fatelo, perché se vi lascerete andare all’anedonia data dalla maledizione, essa pervaderà finanche le vostre cervella e sarete perduti per sempre. Nemmeno il tempo di dirlo e gli aspiranti scrittori iniziarono a zombificarsi.
All’alba gli scrittori viventi girovagavano il perimetro, andando tastoni alla ricerca della vita perduta. Ciò che potevano sentire dal mondo era il freddo della nebbia che imperlava le carni corrotte, il gonfiore indotto dall’umidità che permeava i polmoni divenuti simili a quelli di un tabagista cronico, la sensazione del terreno scosceso che in realtà situava piano, ma che la loro deambulazione claudicante interpretava come accidentata. Questo era l’esterno, mentre l’interno, ovvero ciò che rimaneva della coscienza, era pervaso da due echi: uno diceva di “lasciar andare”, l’altra diceva di “restare aggrappato”. Il mondo, per gli scrittori viventi, era divenuto buio. Eppure, grazie all’eco che supplicava di tenere duro, pian piano riprendeva luce. Luce che si propagava dagli odori, dai suoni, dalle sensazioni tattili. Il cancello madido di nebbia condensata che pareva gelatina; i ramoscelli e le propaggini che accarezzavano con pungente destrezza le carni morte e gli occhi inutilizzabili; I rumori dovuti all’esplorazione, che si differenziavano in base a ciò che gli altri scrittori viventi calpestavano o sbattevano contro; l’odore cadaverico che veniva annullato dalle folate di vento di umida frescura, trasportando seco il profumo terreno di alberi spogli che, proprio come gli zombi, vivevano il mondo ciecamente, in foggia non morta. In questa loro ricerca della vita perduta successe qualcosa d’inaspettato. Il giardino della biblioteca, che da tempo immemore veniva guardato dalle persone che frequentavano la struttura, o dai passanti che passeggiando dinanzi lanciavano sguardi disinteressati, non s’era mai sentito guardato veramente. Uno crede che per guardare qualcosa basti vederla. Non è così: la vista è solo una parte che compone le molteplici prospettive che compone la realtà, e vederla – letteralmente – solo tramite gli occhi è come osservarla in forma sbiadita, come dietro una cataratta. Il giardino della biblioteca, sentendosi finalmente osservato dagli agenti dell’osservazione, ossia gli umani, cominciò a esalare dal terreno onde su onde di propagazione divina – ultraterrena. Queste onde venivano assorbite dagli scrittori viventi che, perpetuando la propagazione di queste onde di pura vita nei loro corpi in decomposizione, cominciarono a sentirsi meglio, e in un processo di restaurazione le carni e le funzioni degli scrittori viventi ritornarono ai corrispettivi proprietari. 
Fra pianti e abbracci, dati dalla gioia di chi ha avuto paura di perdere tutto, gli aspiranti scrittori impararono una lezione importantissima quel giorno: d’ora innanzi avrebbero frequentato altri corsi tipo punto croce o lavorazione del legno, ma mai più corsi di scrittura creativa, ché c’era il rischio di rimetterci la pelle, per poco.
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susieporta · 3 years ago
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SERVONO POETI
Stamattina scendendo le scale
di un convento a Todi
ho pensato
che abbiamo bisogno di poeti,
ce ne sono pochi in giro.
I poeti servono a capire
che la morte è dentro la vita,
non è il suo contrario,
è il mistero che ci accompagna, non è l'estraneo
che ci agguanta.
Servono i poeti come serve la fede, come serve la psicoterapia,
servono parole di fiducia,
parole che girino
nel fondo minerale del corpo,
nel fuoco antico
dove si soffiano i vetri della paura,
la ferita dei non amati.
Servono poeti
che non scambino la poesia
col gioco letterario,
poeti né chiari né oscuri,
uomini che vanno
con le vele dell'infanzia nel futuro,
creature che sanno contare
i lampi sulle unghie,
i segni che gremiscono le foglie,
le ali degli insetti, le grandi costruzioni del nulla
che proviamo a demolire
con gli abbracci.
Servono poeti
perché il deserto
dello spirito avanza
e si sta prendendo tutto.
I poeti sono i veri sarti per cucire l'io rotto, i carpentieri del sacro
per salire alle finestre alte,
alla purezza semplice e misteriosa
di essere qui
dove nel grande vento
della morte
c'è il breve soffio
della vita.
Franco Arminio
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sciatu · 5 years ago
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LARDO DI SUINO NERO DEI NEBRODI E DI ALTRI
Quella voglia grassa e peccaminosa, che ti assale vedendo quella fetta di lardo sul pane caldo, che lentamente la fa sciogliere diventando con essa, una cosa sola, piena di colesterolo e tante altre cose che ti hanno fatto credere pericolose, ma di cui adesso, perso nella sua viscida lucentezza, nella sua rosea e profumata tenerezza, non ti importa niente. Già la senti sulla tua lingua a dare quel gusto grasso e viscido, gioioso e intenso, che sazia e sa di ricchezza, che cancella ogni dolore, ed esalta la vita carnale e corporale come quando abbracci il corpo nudo di donna vogliosamente felice. È questo che ti esalta e ti domina, più del sentore di rosmarino che senti, più del fuoco del pepe nero o della piccantezza lussuriosa del peperoncino rosso, è questo che ti travolge facendoti cedere al peccaminoso piacere: il far vincere mostrandoli i tuoi più nascosti desideri, quelli che vengono dagli abissi oscuri della tua anima, quelli mai confessati e mai abiurati, quelli sacrificati e contrabbandati nel cuore sotto gli occhi di tutti. È questo il piacere che esalta il gusto e lo rende liberatorio e dirompente, il poter liberamente gustare il peccato, addentando quel roseo e morbido innocente grasso, quel corpo sempre negato, quel profumo sempre proibito. Libero e stordito come il giorno dopo una rivoluzione addenti la complice fetta di pane per perderti nel viscido, volgare sapore dello splendido perlaceo lardo.
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harunachansworld · 5 years ago
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Mi manca la tua voce,mi mancano le tue premure,mi mancano le tue carezze,mi mancano le tue strigliate,i tuoi discorsi,mi manca ascoltare musica con te,leggere un libro che tu avevi già finito per poi commentarlo insieme e scoprire (grazie a te) punti di vista che io mai
avrei immaginato.
Non mi spiego come faccio ad essere qui a scrivere,mi sento quasi in colpa da quando sto vivendo senza te.
Non passa un giorno,un'ora senza che io ti pensi.
Ti sento quando ascolto una canzone,quando il vento mi scombina i capelli, quando un raggio di sole mi accarezza il viso,quando leggo un libro,quando cucino, quando faccio un giro a Napoli e ricordo le nostre passeggiate,i nostri viaggi,le nostre esperienze.
L'altro giorno ho sognato il tuo profumo e la tua voce...sono ancora scossa perché mi sembra ridicolo ricordarti per non farti andare via da me.
Ti ho sempre vissuta e volevo continuare a farlo.
Mi manca avere la vita in crisi,
fare una corsa fin sotto al portone di casa, bussare e sapere di trovarti sempre lì per raccontarti tutto il casino che avevo dentro.
Mi manca parlarti quotidianamente di quello che accadeva,non lo faccio più con nessuno,non riesco...Dico sempre che va tutto bene così si va oltre e non si racconta la giornata...Quante cose sono cambiate.
Quanto sono cambiata io da quando tu non ci sei più.
Tu eri il mio porto sicuro.
C'eri sempre per me,mai una porta in faccia,mai una chiamata alla quale non abbia risposto,MAI.
Non potrò mai più contare su nessuno come contavo su di te.
Sei stata parte attiva ed integrante della mia crescita,formazione ed è una vera merda vivere e non mostrarti alcuni frutti dei tuoi insegnamenti.
Non è giusto.
Nessuno sarà mai per me quello che tu sei stata.
È un vuoto che mi porterò dentro per sempre.
Custodirò con amore e con gelosia le parole,i segreti,gl'insegnamenti,le risate,gli abbracci e le tue ricette,cercando miseramente d'imitarle .
Mi porterò per sempre il senso di colpa di non aver mai ricambiato con abbastanza amore o affetto,
nonostante l'abbia fatto non sarà mai lontanamente paragonabile all'amore che provavi per me, era tangibile,e questo è il rimpianto più grande,mi lacero dentro,sono un anaffettiva del cazzo.
Mi chiamavi guerriera perché non volevo farmi scalfire da niente e nessuno,ricordo che volevi mi ammorbidissi,che soprattutto mi spogliassi della mia armatura fatta d'insicurezze,che abbattessi i miei muri,che superassi i miei limiti...
Mi mancano le nostre risate intellettuali che a casa nessuno capiva.
Non incontrerò mai più una persona come te.
Sono convinta che non ne esistano.
Eri unica, intelligente,positiva,allegra, alla mano, acculturata,umile,gioiosa,sensibile e potrei continuare per ore, perché ti conosco e conosco anche i tuoi lati oscuri,mi mancano soprattutto quelli,le urla,le sfuriate,gli schiaffi.
Tutto di te è impresso in me.
Ho sempre desiderato essere come te e non lo sarò mai.
Perché è accaduto? Io avevo ancora bisogno di te,delle tue premure,dei tuoi gesti,delle tue ramazine,delle tue arrabbiature, delle nostre improvvise fughe dalla realtà...
Sto scrivendo per darmi l'illusione che tu sappia cosa penso e sento,ma nulla renderà mai giustizia alla tua magnifica persona e soprattutto a quanto tu fossi fondamentale per me... è stato molto bello viverti, mi sarebbe piaciuto non raccontarlo mai.
Mi mancherai sempre.
Oggi due anni senza te.
Nota sul telefono del 12/04/19
#ilmioprimomaggio #melancholia #emptiness
#abscence #words #alwayswithme
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sandnerd · 6 years ago
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Sword art online: Alicization - Ep 13
Aiutooooo il commentone è in ritardissimo, ed io con lui, devo recuperare tutto. Procediamo con le magiche avventure del nostro dinamico duo, composto da Eugeo e quel fortunone di Kirito, che scroccano ancora vitto e alloggio da Cardinal. L'episodio riprende proprio da dove l'avevamo lasciato, con Cardinal che racconta la storia della regina della modestia, Quinella, che non solo è riuscita ad ottenere più potere di chiunque altro alterando la natura della propria fluctlight, ma poi non contenta ha pure imitato il professor Silente creandosi un proprio pensatoio personale, perchè lei ha raggiunto la capienza massima di ricordi. Usa quindi il suo potere su una bambinetta, sovrascrivendole la propria fluctlight, e se da una parte risolve il problema dall'altra parte ne crea un altro molto più pericoloso per lei, crea cioè un'altra entità col suo stesso potere, autorizzata ad analizzare il suo operato, in poche parole, Cardinal. Ella pare aver aspettato settant'anni quest'occasione, magari all'interno della fluctlight di Quinella, in quanto una volta Administrator due processi si intrecciano tra loro, uno principale e l'altro posto a correggere il primo, ed è proprio questo il compito di Cardinal. Segue scontro tra Quinella e Cardinal a colpi di "System Call"! e "Generate ... Element"!, ma Quinella ha la meglio sulla rivale, che quindi decide di battere in ritirata creando la biblioteca (o creando un portale poichè la biblioteca era già esistente? non è chiaro) ed isolandola dal resto del mondo, vivendoci e facendo yoga per i successivi 200 anni in attesa che un protagonista tipo Kirito passasse di lì. Dopo lo scontro quella buontempona di Quinella non è rimasta con le mani in mano, e si è circondata di servitori fedeli ai quali ha imposto una nuova identità grazie all'impianto del solito prisma viola ed ha creato di fatto i cavalieri integratori. Ma nemmeno Cardinal è stata da meno, infatti ha usato le sue capacità su insetti ed animali per perlustrare il mondo esterno nella ricerca di un protagonista per poterla aiutare nel compito di combattere Quinella, come si suol dire, potere ai piccoli. Si spiegano quindi i capelli di Kirito che senza motivo gli hanno fatto da Tom Tom prima, in pratica il signorinello aveva i pidocchi, ma pidocchi addestrati da Cardinal, mica pidocchi normali eh. Nel frattempo la bibliotecaria si è occupata di studiare il mondo e chi l'ha creato, cioè la Rath, arrivando alla conclusione che chi ha creato l'Underworld l'ha creato per mettere gli umani alla prova e non per dar loro una vita felice, e ciò si materializza nella presenza di creature come goblin e simili, nel Dark Territory, che programmano in un futuro molto vicino di invadere l'Underworld. Dunque la minaccia non è proprio Quinella, che è convinta con i suoi cavalieri integratori di poter respingere gli eserciti oscuri, ma questi ultimi, che non lasciano speranze per gli underworldiani. Neanche Cardinal ormai può fare nulla, e dice a Kirito che ha intenzione di ridurre al nulla l'umanità, sia fluctlight positive che negative, facendo come l'Architetto voleva fare in Matrix Reloaded, ma per fare ciò c'è bisogno che riacquisti il potere nelle mani di Quinella. Ah ma tranquilli, se Kirito vuole che risparmi qualcuno può chiederle che congeli le loro fluctlight in modo che quando l'Underworld verrà ricreato reintrodurrà queste fluctlight. Ora il mio dubbio è: se sei capace di congelare le fluctlight di chi vuoi perchè non farlo con tutte l'umanità esclusi gli eserciti oscuri? perchè? Non si capisce. A parte un melenso momento nel quale Cardinal abbraccia Kirito perchè "volevo sapere cosa si provasse!" ma vai a quel paese, c'è gente che rischia grosso e tu abbracci Kirito, il nostro rubacuori accetta il piano della piccoletta, ma cercherà nel frattempo una soluzione che eviti la distruzione dell'Underworld, e noi sappiamo che essendo Kirito il protagonista ci riuscirà di sicuro. Il resto della puntata si può riassumere pensando a quando a James Bond vengono assegnati tutti i gadget per la sua missione: Cardinal spiega ai due (Eugeo nel frattempo dal bagno è passato alla biblioteca a leggere tranquillamente senza dire niente a nessuno) che per rimuovere il prisma viola bisogna usare il ricordo più forte della persona, e Quinella tiene i ricordi dei Cavalieri sotto chiave all'ultimo piano della Central Cathedral, per cui se vogliono riportare Alice al suo antico splendore devono fare tappa lassù. Nel frattempo però si devono fermare anche al secondo piano per recuperare le loro spade, che Cardinal ha provveduto a potenziare in modo che possano combattere contro i cavalieri integratori, anche se la presenza del tizio sponsor della pantene di due puntate fa mi fa pensare che non siano dopotutto così forti. Dunque: recuperare le spade, recuperare i ricordi, far tornare Alice come prima, sconfiggere Quinella e già che ci sono trovare una terza soluzione tra lasciare l'Underworld in balia degli eserciti oscuri e il riportare tutto al nulla. Una passeggiata direi, sicuramente i nostri eroi riusciranno anche a fare la spesa e a mangiarsi un panino nel frattempo, mai dimenticare il cibo. Alla prossima!
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tiamoenonsaiquantofamale · 4 years ago
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"Dopo quasi 20 anni che ci conosciamo siamo ancora qui... Devo ammettere che mi manca averti come compagna di banco e di cavolate a scuola... Mi manca anche uscire tutti insieme,con noi due rigorosamente cane e gatto... Ammetto che,nonostante ne abbiamo passate tante,ne passerei altri momenti come quelli.... Totalmente indimenticabili.... Tra gite,festicciole e tutto ciò che è successo in 11 anni di scuola insieme A.... Siamo sempre noi:A&S... Sempre i soliti cane e gatto quando siamo insieme e che nessuno separa, nonostante ci provi sempre... La mia metà esatta per le malefatte a  chiunque in quella scuola,a partire dai nostri compagni a finire ai bidelli... Il tuo fratellone.”
Quando il tuo migliore amico,o nel mio caso quello che considero mio fratello,se ne esce con questi messaggi e non puoi fare altro che piangere... “C’è un momento definitivo nella vita in cui si diventa consapevoli del fatto che si è trovata la propria anima gemella. Non sto parlando della persona con cui passeremo il resto della giornata o svegliarsi ogni mattina. Sto parlando della persona imbarazzante che non ti è piaciuta ma che ti ha cambiato la vita per sempre. Quindi,per quella persona imbarazzante,il mio migliore amico:Grazie per essere te e per avermi permesso di essere me. Grazie per farmi sentire me stessa quando sono con te. Grazie per non avermi fatto indossare nessuna maschera. Grazie per aver condiviso i miei momenti più felici e per aver sentito davvero lo stesso,per aver ascoltato le mie storie più tristi. Grazie per essere l’unica persona con cui abbia mai voluto confidarmi. Grazie per essere la persona più bella,dentro e fuori. Grazie per aver reso il mio mondo un posto migliore,semplicemente entrando in esso. Grazie per aver reso i colori un più luminosi,il sole più caldo e gli abbracci un po’ meglio. Grazie per le risate,per le grida e per tutto il resto. Grazie per essere la mia roccia,la mia ancora. Grazie per tutte le cose che fai,grandi e piccole. Grazie per conoscere il mio gusto preferito di gelato e la canzone per la quale morirei. Grazie per sapere sempre cosa dire e per essere uno dei migliori insegnanti della vita. Grazie per rimanere costante in un mondo pieno di cambiamenti e per mantenere un po’ di normalità in un mondo pieno di caos. Grazie per aver fatto essere,i diciannove anni in cui siamo amici,ricordi indelebili e bellissimi sufficienti per durare una vita,ma non finendo qui. Grazie per avermi fatto male quando mi mancavi,ma per avermi portato via il dolore quando ti ho visto. Grazie per il privilegio e l’onore assoluti di poterti chiamare migliore amico,grazie per essere la mia persona. Grazie per avermi dato questi motivi,e un milione in più di cui essere grati. Si diventa amici da un giorno all’altro ma ci si può reputare fratelli solamente se si condivide del tempo come lo abbiamo fatto noi,mentre ci si avventura nella quotidianità della vita,resa magnifica dal nostro rapporto unico e ineguagliabile,reso grande,immenso,dalle piccole cose,quelle apparentemente insignificanti. Ci è capitato di discutere,a volte anche pesantemente,ma ogni volta ci siamo ritrovati più forti,più uniti che mai,e più cresciamo,più questo legame si fa indissolubile. Tu sei il migliore perché rappresenti un frammento fondamentale della mia vita. Rappresenti il legame che ho con il posto dove vivo e una delle poche cose che importano di essere vissute davvero. Tu sei il migliore perché ti sei aperto con me,condividendo tutti i tuoi pensieri più oscuri e le battute più squallide,quelle che non diresti mai per paura di essere linciato. Sei il migliore perché ho avuto modo di conoscerti fino in fondo,passato tanto tempo esclusivamente con te e con chi è come noi. Quando ti chiedi perché sei il mio migliore amico,pensa a tutto quello che abbiamo condiviso e a quello che hai fatto per me da quando ci conosciamo. Avrai la risposta ripercorrendo la nostra storia,passo dopo passo. Ti voglio bene,fratellone. Sempre e per sempre,la tua sorellina.” La mia risposta. (Ance se in realtà la più grande sono io di 26 giorni)
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cutulisci · 5 years ago
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… perché a volte ci si stanca sai tutte queste parole questo spreco questo voler esserci e dire e non ascoltare e mostrare senza vedere e parlare senza voce e suoni suoni rumore come sassi che rotolano e questa stanchezza che ti porta via e non è vero che ci si ascolta e ci si rispetta è solo rumore di fondo e cielo nero e battere pugni sul tavolo come bambini vecchi senza più innocenza senza più pudore solo urla e parole urla e parole vanità e piccolezza e sussurri e grida ma che rimbalzano su corpi oscuri e blindati non ci sono mani tese solo occhi chiusi e pugni chiusi e porte chiuse e muri alzati e fuoco e fiamme la paura di essere soli ma senza la voglia di stare insieme e tutta questa stanchezza che ti trascina via verso il basso che è uguale all’alto ma tanto che differenza fa se non mi ascolti se non mi guardi se non sai nemmeno chi sono anche se dici di conoscermi dove pensi di andare senza gambe senza occhi senza mani solo con un passato che pesa e un futuro che non ti accoglie e un presente che se ne lava le mani e tanto chi se ne frega se si muore se si è vivi se il cielo è sopra o sotto se il mare è di plastica e le case di cartone perché a volte ci si stanca di tutto questo fragore che scioglie il silenzio che sbatte le finestre e incastra i sassi sotto le suole delle scarpe e ti fa sentire il dolore sulla pelle nelle ossa dentro il cervello perché è tutto questo correre verso il niente che ci lascia indietro senza amore imbottiti di rabbia e Lexotan vino da poco e sigarette spente perché a volte ci si stanca anche di pensare e di non pensare e allora fai il vuoto intorno ma il vuoto non è fuori è dentro e non importa se sei uno mille o centomila sei solo quel vuoto di passione sei solo un avanzare a stento a rilento privo di conseguenze incapace di fermarti vorresti essere come gli altri che dicono sì andrà tutto bene anche se lo sanno che non è vero che è già andato tutto storto e che il viaggio non è più al termine della notte perché non c’è più neanche la notte e nemmeno il giorno però a volte si ride un riso che sa ancora di qualcosa che potrebbe definirsi un aquilone che vola e poi non lo vedi più e ti mancano gli abbracci anche quelli che non sapevi avresti voluto perché a ogni ora che passa la stanchezza si porta via un pezzo di te e il silenzio diventa irragionevole e i rumori sediziosi campi di battaglia deserti l’immaginazione non è più gli occhi che ti facevano creare mondi è diventata cieca e solo la paura ingrassa della paura che senti riflessa in tutti gli occhi che incontri ci sono pensieri da mettere in ordine e poi parole da scrivere ci sono punti d’arrivo oltre ai quali non si cammina più insieme ma ci si trascina con stanchezza ci sono dolori che è ora che vadano esorcizzati, e so farlo solo scrivendo ci sono discorsi che è come maneggiare cocci di vetro, e allora ci si infilerà guanti di gomma non c’è niente di peggio che un silenzio che fa muro dietro il quale premono milioni di “non detto” perché i “non detto” sono aborti di pensieri, azioni, possibilità quanto è difficile dare un senso a questa vita ora eppure continui a cercare cercare cercare senza smettere mai e che stanchezza i voltagabbana quelle anime candide con cuori di pece loro e il loro altruismo peloso parlano e scrivono d’arte di musica di letteratura di politica d’impegno e l’unico impegno che sentono davvero è quello con lo specchio la mattina per controllare di avere la stessa faccia di bronzo con la quale presentarsi al mondo dio la stanchezza  di dover avere a che fare con questa gente eppure siamo in tanti sempre più infuriati sempre meno disposti a sopportare quelle finte lezioni di moralità l’anticonformismo indossato solo di domenica quando coloro che disprezzano   pregano in massa un dio a cui non credono più non è più nemmeno una guerra tra poveri è una guerra trasversale tra chi si ostina a essere aderente a se stesso con tutte le sue contraddizioni e chi cerca di spacciarsi per il nuovo salvatore campando sui veri atroci dolori altrui devono starci lontani perché sono tossici patetici giocano con carte rubate ad altri mandano avanti chi pensano sia debole e non è detto che lo sia perché si  sbagliano oh quanto sbagliano però non li ferma niente e nessuno usano tutti bambini malati donne uomini pensano a loro come a una massa indistinta che non li riguarda se non per quello che potrebbe tornar comodo e questo è il loro errore più grande essere così abituati a giocare senza la purezza feroce dei bambini con le strategie che non contemplano le variabili umane beh che si sveglino la gente è più stanca di quanto il loro miope osservare il mondo non li abbia messi in guardia che scendano dai loro piedistalli  sui quali nessuno li ha posti se non il loro ego smisurato e fasullo  e quando cadranno non sentiremo nulla solo un liberatorio silenzio perché sapete dentro tante persone c’è scritto fragile trattare con cura sì proprio come fosse ceramica di limoges che la spezzi con gli occhi eppure anche se te lo ripeto e te lo ripeto anche tu non ascolti proprio come loro tu che dovresti essere come me con una storia piccola dentro un mondo piccolo e delicato come il petalo di un fiore perché anche i petali fanno la Storia anche su un petalo è passato lo stivale di un soldato o il piedi nudo di un bambino e quello scalzo di una ragazza che seguiva entrambi soldato e bambino tentando di fermare uno e salvare l’altro storie piccole che nessuno mai racconterà ma che hanno costruito un pezzo di mondo come me e te e allora perché non senti anche tu tutta questa stanchezza o forse sì forse sì e non me la sai raccontare non hai l’arroganza di quelli sul piedistallo che blaterano di politica e arte e cultura e poi gettano le vite degli altri come carta straccia perché tu sei come me lo vedo lo sento eppure tu no vedi me e dio quanto spreco quante rinunce quanti sbagli che nessuno ti farà rammendare o seppellire perché a nessuno interessano i tuoi sbagli fino a quando non diventeranno anche i loro i nostri e allora forse  a quel punto cominceranno a gridare gridare ma non avrà più importanza perché ognuno è solo sulla terra trafitto da un raggio di sole ma non è subito sera è una lunga agonia e l’unica cosa che vorresti l’unica al mondo è che chi ti ha lasciato fosse qui anche solo per un secondo anche solo per dire aspettami per favore aspettami per favore devo dirti questa parola solo questa ma è la più importante quella che non ti ho detto mai aspettami per favore per favore per favore ti prego aspettami non lasciarmi solo che qui le parole si sciolgono e i silenzi si fanno pietra aspettami ovunque tu vada ti prego per favore portami con te…
Barbara Garlaschelli
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mycornerofparadise · 7 years ago
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16 Agosto 2016
Amore,
Anche oggi penso a te. Strano no?
Sai, è davvero incredibile come riesci a farmi star bene. Una sensazione mai provata prima che, semplicemente, mi rende viva. Sei una persona con la quale posso essere davvero me stessa, con tutti i miei fottuti difetti perché li accetti. Nessuno mi ha mai conosciuto meglio di te. Ognuno mi definisce come quella ragazza solare che non ha problemi, tutta apparenza.
Poi invece sei arrivato tu e non so per quale motivo, riesco a ridere, a comportarmi come non mi sono mai comportata prima, a fare cose nuove che vengono davvero dal profondo del mio cuore, che tu sei riuscito a ricostruire, pezzo dopo pezzo e, credimi, i pezzi erano fottutamente tanti ed erano sparpagliati nei posti più oscuri della mia anima. Ti sei addentrato nel buio più totale e hai portato la luce. Hai avuto pazienza, hai messo insieme quei piccoli pezzi del mio cuore, li hai incastrati per bene, mi hai fatto innamorare e ti sei innamorato di me. Ed è un amore così bello, nuovo, vero e pazzo per me e io lo adoro così tanto!
Volevo solo ringraziati, sai, per avermi riportato in vita, perché sono davvero sicura che prima di averti accanto a me io non riuscivo per niente a vivere. Era una monotonia continua. Un ripetersi di azioni. Ero un automa senza emozioni, ero bloccata. Mi alzavo, studiavo, dormivo, mi alzavo, lavoravo, studiavo. Si ripeteva ogni volta, cazzo! Ogni giorno aspettavo solo che la giornata faticosa finisse per riposare e ricominciare. La mia vita era priva di significato.
Da quando ci sei tu, invece, sei il primo pensiero che si presenta al risveglio, non vedo l’ora di smettere di studiare  per poterti finalmente vedere e fare cose pazze e nuove con te e tutto sembra finalmente avere più importanza.
I tuoi baci… oh… i tuoi baci mi fanno sentire così bene e quando chiudo gli occhi mi sembra quasi di volare. I tuoi abbracci mi riscaldano fin dentro il cuore.
Sinceramente, non riesco ad immaginare la mia vita senza te, non ci riesco proprio ed il motivo è che ormai sei diventato tu la mia vita. Perdo te, perdo tutto. Voglio poter condividere con te qualsiasi cosa che possiedo e cercare sempre di renderti felice. Te lo prometto amore mio, fin quando avrò ancora un cuore che batte, non smetterò mai di tentare di farti ridere, di farti sentire protetto e amato.
Adesso lo sai, quanta paura di perderti ho e quanto ti amo!
Un amore così, che non finirà mai!
Ti amo!
Tua, Alessia.
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