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Insonnia Come Dormire Meglio
Insonnia? Scopri Come Dormire Meglio con lo Yoga Nidra a Roma Introduzione L’insonnia è uno dei disturbi più diffusi della vita moderna. Stress, ansia e ritmi frenetici possono compromettere la qualità del sonno, portando a stanchezza e mancanza di concentrazione durante il giorno. Tra le soluzioni naturali più efficaci per superare l’insonnia, lo Yoga Nidra si distingue per i suoi effetti…
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Nel parco naturale del Gran Sasso l'osservatorio astronomico di Campo Imperatore

Campo Imperatore: un osservatorio tra le aquile, in viaggio fra i telescopi al tempo del coronavirus. Nel cuore del Parco nazionale del Gran Sasso, sull’altopiano di Campo Imperatore, sorge la stazione astronomica dell’Osservatorio d’Abruzzo, con un telescopio ottico e uno infrarosso. Mauro Dolci, ricercatore dell’Istituto nazionale di astrofisica, ci accompagna nel silenzio e nella meraviglia di questo luogo, descrivendocene la struttura e intrattenendoci con aneddoti storici e di vita quotidiana C’è un luogo, nel centro Italia, in cui sembra di entrare in un’altra dimensione, per la sua vastità, il silenzio e l’aspra immutabilità. Un luogo dove domina la natura selvaggia e si respira la libertà. Un luogo dove non vi stupireste di vedere un uomo a cavallo accompagnato da un bellissimo falco o di sentire, nel silenzio del vento, un gruppo di cowboy prepararsi i fagioli attorno a un fuoco. È il Parco Nazionale del Gran Sasso, nel cui cuore si trova un vasto altopiano di settantacinque chilometri quadrati, a un’altitudine media di 1700 metri: Campo Imperatore. Siamo in provincia dell’Aquila, in Abruzzo.

Cavalli a Campo Imperatore. Crediti: Media Inaf E lassù, al cospetto della aquile, si ergono tra i monti due cupole, che vengono aperte verso il cielo dagli astronomi dell’Inaf. Ed è proprio lì che vi porterà oggi lo “Speciale telescopi” di Media Inaf, in una bella giornata di sole, quando i crochi stanno per tingere le montagne, con il loro caratteristico colore viola, al primo sciogliersi delle nevi. Ci andremo insieme a Mauro Dolci, ricercatore dell’Osservatorio astronomico d’Abruzzo dell’Inaf, responsabile dello strumento Swircam montato sul telescopio infrarosso, che andremo a scoprire insieme in questa intervista. Mauro si occupa principalmente di tecnologie astronomiche, in particolare di ottica adattiva, e ha ruoli di management nel progetto Ska. Si è occupato anche di osservazioni nell’ottico e nell’infrarosso, è stato responsabile della didattica e divulgazione a Teramo e ha fatto parte del comitato per le Olimpiadi di astronomia.

L’Osservatorio di Campo Imperatore. A sx la cupola del telescopio Schmidt, a dx quella dell’Azt-24. Crediti: Media Inaf Come si vive questo periodo di emergenza in Abruzzo? «Qui la situazione è di attesa e un po’ di ansia. Seguiamo molto da vicino quello che succede al nord e viviamo nella paura che possano aumentare i contagi anche al centro sud. Per il momento la situazione sembra sotto controllo ma bisogna stare in allerta. Sicuramente stiamo tutti dentro casa perché questo è il contributo che ciascuno di noi può dare all’emergenza». Riuscite a osservare, in questi giorni, da Campo Imperatore? «Abbiamo limitato l’attività per garantire la sicurezza degli operatori e i vincoli di mobilità richiesti dai decreti del governo, quindi abbiamo preferito fermare le osservazioni, uniformandoci alle misure di molti altri telescopi internazionali». Anche se è tutto chiuso, si possono fare osservazioni da remoto? «Purtroppo no. Ultimamente abbiamo iniziato a fare osservazioni da remoto, ovvero l’osservatore lavora da remoto con la presenza in loco di personale tecnico, per gestire eventuali emergenze logistiche. Ad esempio, se si blocca il meccanismo di chiusura della cupola, bisogna andare lì a chiuderla manualmente per evitare che ci nevichi dentro. Tra l’altro sono tre giorni che nevica sull’altopiano ma noi sappiamo che all’osservatorio è tutto a posto, anche se fisicamente non c’è nessuno, perché sono attivi tutti i sensori interni di monitoraggio delle temperature delle apparecchiature».

L’osservatorio di Campo Imperatore. Crediti: Media Inaf Quando avete fatto le ultime osservazioni? «Alla fine di febbraio, quando abbiamo osservato delle regioni di cielo dove era stata segnalata una possibile sorgente di onde gravitazionali rilevate dagli esperimenti Virgo e Ligo, alla ricerca di controparti ottiche. Abbiamo scansionato parte di una regione di cielo molto grande, dell’ordine di più di cento gradi quadrati, di cui siamo riusciti a osservare circa il 12 per cento. Questi dati sono stati elaborati dal team italiano Grawita (Gravitational Wave Inaf Team), che li unirà a quelli corrispondenti ad altre porzioni di quella regione di cielo. L’analisi di queste immagini è tuttora in corso». Immagino abbiate subito forti restrizioni anche quando ci sono stati i terremoti… «Sì, l’osservatorio ha sofferto i terremoti del 2009 e del 2016. In particolare, in occasione del terremoto dell’Aquila, è rimasto chiuso per moltissimo tempo. All’epoca la stazione osservativa faceva parte dell’Osservatorio di Roma (nel 2017 è passato in gestione a Teramo in seguito alla costituzione dell’Osservatorio d’Abruzzo, che ha raccolto le realtà Inaf a livello regionale) e, in virtù di una collaborazione per le osservazioni nell’infrarosso, io ero il responsabile e, dunque, la persona preposta a salire. A causa del sisma non ho potuto farlo per un anno esatto: il terremoto c’è stato il 6 aprile del 2009, io sono ritornato lassù il 7 aprile del 2010».

Il telescopio Schmidt. Crediti: Mauro Dolci/Inaf A Campo Imperatore ci sono due telescopi. Che tipo di telescopi sono? «Un telescopio ottico e un telescopio infrarosso. Ma andiamo in ordine cronologico. Il telescopio ottico è un telescopio Schmidt con uno specchio da 90 centimetri di diametro e un’imboccatura di 60 centimetri di diametro. Parlo di “imboccatura” perché, per questo tipo di telescopio, è molto importante in quanto sull’imboccatura si trova una lastra di vetro sagomato in modo particolare, con lo spessore variabile, in modo tale da conferire la massima nitidezza all’immagine. Le immagini che può fornire sono immagini a grande campo: in una singola esposizione presa con le fotocamere che sono montate, è possibile osservare una zona di cielo molto grande, a livello astronomico. Nel caso del telescopio di Campo Imperatore parliamo di più di un grado quadrato, quindi una zona equivalente allo spazio occupato da quattro lune piene. Per confronto, i normali telescopi hanno una copertura di cielo sulla singola immagine che è dell’ordine di pochi arco-minuti quadrati (dove un arco-minuto è un sessantesimo di grado). In pratica, un’area equivalente a quella di un piccolo cratere lunare». È unico nel suo genere o ce ne sono altri così, in Italia? «Ce n’è un altro, che è praticamente un gemello: il telescopio Schmidt che si trova all’Osservatorio di Asiago, utilizzato dall’Inaf di Padova».

Il telescopio Azt-24. Crediti: Mauro Dolci/Inaf Poi c’è un secondo telescopio, che osserva nell’infrarosso. È più recente, dicevi… «Esatto. Mentre il telescopio Schmidt risale agli anni 60, quello infrarosso è arrivato a metà degli anni 90. È un telescopio russo; il suo nome è Azt-24 ed è stato portato in Italia a seguito di una collaborazione tra l’Osservatorio di Roma, l’Osservatorio d’Abruzzo e l’Osservatorio di Pulkovo, a San Pietroburgo». Come mai i russi ci hanno regalato un telescopio? «Dietro c’è una storia molto lunga, che risale alla Seconda Guerra Mondiale. In quell’epoca c’era l’alleanza tra Italia e Germania e il telescopio venne donato dalla Germania all’Italia, direttamente all’Osservatorio di Roma. Si chiamava “Mussolini Telescope” e, dietro alla donazione, c’erano naturalmente motivi politici. Questo telescopio sarebbe dovuto andare all’osservatorio astronomico ma in realtà rimase in Germania fino alla caduta del Terzo Reich e all’invasione dell’Armata Rossa che, come bottino di guerra, lo portò a San Pietroburgo, proprio all’osservatorio di Pulkovo. Da qui facciamo un salto di 50 anni, fino ai primi anni ‘90. Gli allora direttori dell’Osservatorio di Roma, Roberto Buonanno, e di Teramo, Vittorio Castellani, “suggeriscono”, nell’ambito di una collaborazione con l’osservatorio di Pulkovo, la restituzione del Mussolini Telescope all’Italia. È una storia abbastanza divertente, ma non c’è nulla di inventato… è tutto vero anche se si presenta un po’ come aneddoto». Com’è questo telescopio, dal punto di vista tecnologico? «L’Azt-24 è un telescopio con uno specchio da 1.1 metri di diametro, che viene usato per osservazioni alle lunghezze d’onda dove l’occhio umano non è sensibile. L’occhio umano è sensibile a lunghezze d’onda tra 400 e 700 miliardesimi di metro, questo telescopio invece osserva a lunghezze d’onda tra 1000 e 2500 miliardesimi di metro, nella zona cosiddetta del vicino infrarosso. Nel fuoco di questo telescopio è montata una fotocamera infrarossa, un oggetto molto complesso che ha bisogno di un sistema criogenico per funzionare, poiché deve necessariamente essere raffreddata a temperature intorno ai 200 gradi centigradi sotto lo zero. Per fare questo è inoltre necessario che sia all’interno di un contenitore dentro il quale è mantenuto un regime di alto vuoto, ossia una pressione che è dell’ordine di un miliardesimo della pressione atmosferica».

Crediti: Media Inaf Già che parliamo di freddo, che temperature ci sono lassù, in inverno? «Le condizioni meteorologiche invernali sono molto severe… basti considerare che è normale che la prima neve possa comparire già alla fine di agosto, anche se poi il periodo più freddo dell’anno è naturalmente nella stagione invernale, tra dicembre e febbraio, con la neve che si protrae anche fino ad aprile, maggio. Ci sono stati degli inverni, nell’ultimo ventennio del secolo appena trascorso, dove si sono raggiunti picchi al di sotto dei 25 gradi sotto lo zero. A parte le temperature, le tempeste di vento sono particolarmente impressionanti. In una occasione si registrò un picco di 295 km orari: finita la tempesta, non si riuscì a trovare un pesante carrello metallico per il trasporto delle merci, che era stato posto fuori dal locale adibito a ostello. Venne ritrovato un paio di giorni dopo in fondo a una vallata, sollevato e portato via dal vento. Pesava circa 300 kg… praticamente come un’automobile! Nonostante questo, lassù c’è sempre qualche astrofisico, interessato a effettuare osservazioni a Campo Imperatore, perché di fatto si tratta di un sito astronomico dove ci sono delle condizioni osservative molto buone e il cielo è molto trasparente. In particolare, il freddo dell’atmosfera aiuta moltissimo le osservazioni nell’infrarosso».

L’osservatorio di Campo Imperatore, sovrastato dalla Via Lattea. Fonte: Inaf Teramo Cosa osservate? «La ricerca di controparti ottiche di sorgenti di onde gravitazionali, di cui vi ho già parlato, è il progetto di punta a cui dedichiamo la maggior parte del tempo osservativo. Dalla prima rilevazione di onde gravitazionali, avvenuta nel 2015, questo tipo di studio ha una enorme rilevanza scientifica. Nel nostro Paese sono coinvolti il team italiano Grawita (guidato dal nostro direttore Enzo Brocato) e ricercatori del Gssi, il Gran Sasso Science Institute, come la dottoressa Marica Branchesi. Oltre a questa ricerca, abbiamo osservato sorgenti stellari peculiari (in particolare le esplosioni di supernova) e sistemi stellari, come ammassi o galassie. Ma anche oggetti del Sistema solare. Questi ultimi, in particolare, li osserviamo soprattutto con il telescopio Schmidt e sono un oggetto importante di osservazione perché con questo telescopio è possibile fare la ricerca di asteroidi che vagano nello spazio interplanetario e che potrebbero costituire una minaccia per la Terra. E da duemila metri, vi garantisco che il cielo è veramente splendido. Per farvelo intuire, vi racconto questo aneddoto: una sera di tanti anni fa, su con me c’era un giovane tecnico che era stato appena assunto. Io ero di turno per l’osservazione con il telescopio infrarosso. La predispongo e, siccome durava 20 minuti, ne approfitto per uscire 5 minuti. Era una serata molto piacevole di fine luglio. Il collega mi raggiunge fuori, si accende una sigaretta e ci mettiamo a parlare. Gli dico: “Guarda che notte fantastica, che cielo limpido… si vedono tutte le stelle”. Lui allora guarda in alto, allo zenit e mi dice: “Sì, peccato per questa nuvola che sta in mezzo”. E io gli dico: “Ma quale nuvola… è la Via Lattea!”».

Crediti: Media Inaf Chi può andare lassù a osservare? Solo astronomi dell’Inaf oppure fate delle call esterne per permettere l’accesso anche ad altri astronomi? «Abbiamo prodotto raramente delle call per osservare, perché l’osservatorio è sempre stato visto come qualcosa di diverso da una facility, però le osservazioni possono anche essere condotte da personale non Inaf, purché sia personale di istituzioni scientifiche o accademiche, con le quali si apre una collaborazione. Non è escluso che in un prossimo futuro, proprio perché stiamo lavorando per una completa remotizzazione di ambedue i telescopi, l’osservatorio possa diventare una facility utilizzabile con il meccanismo delle call annuali o semestrali». Può accedere anche il pubblico, all’osservatorio di Campo Imperatore? «Il pubblico può certamente venire. Le visite sono gestite di concerto con il Centro Turistico Gran Sasso, che si occupa di raccogliere le prenotazioni delle comitive che salgono. Alle comitive vengono offerte, durante l’estate, anche delle sessioni osservative, però non con i grandi telescopi, bensì con dei telescopi di supporto che abbiamo all’esterno della stazione. Questo perché i grandi telescopi hanno gli strumenti montati e non delle postazioni oculari. D’inverno è un po’ più complicato, perché si sale soltanto con la funivia e si deve scendere necessariamente entro le 17, massimo 17:30. La collaborazione con il Centro Turistico Gran Sasso è fondamentale anche per questo motivo: non è soltanto una visita all’osservatorio ma coinvolge la salita con la funivia e un momento di ristoro nel locale dell’ostello e questi aspetti logistici non li curiamo noi». Quindi a voi non arrivano telefonate “dal pubblico”, passa tutto attraverso il Centro Turistico Gran Sasso? «Arrivano, arrivano. In tutti gli osservatori capitano telefonate di persone che affermano di aver visto Ufo o per altri motivi. Vi racconto cosa successe una mattina… stavo terminando un’osservazione. Erano le 5:30 del mattino. L’ostello apriva alle 6:30. Ed era un classico, soprattutto d’estate, quando alle 6:30 era già stato tutto chiuso e sistemato, che prima di andare a dormire si scendesse all’ostello a prendere un cappuccino caldo e un cornetto. Alle 5:30 squilla il telefono in osservatorio. Vado a rispondere e dall’altra parte c’era un signore che ha cominciato a chiedermi come stava andando, se avevamo osservato, com’era il cielo… allora, siccome era già capitata altre volte una cosa simile, gli chiedo: “Mi scusi, ma lei cosa vuole sapere esattamente?”. E il signore: “Io volevo sapere se il tempo è buono”. “Quindi lei vuole sapere se il tempo è buono perché deve venire a sciare?”, chiedo io. E lui: “Ebbene sì, perché mi trovo a Roma e se il tempo è buono parto adesso!“. Ecco, lassù succede anche questo… diciamo, sorridendo, che anche quella è stata una forma di servizio che si è data alla collettività».

Castello di Rocca Calascio, dove hanno girato scene di Ladyhawke, Il nome della rosa e Amici miei – Atto II. Crediti: Paoladc91/Wikimedia Commons Immagino che, soprattutto in estate, ci sia tantissima gente che viene a visitare l’altopiano di Campo Imperatore. È un posto bellissimo… È vero che ci hanno girato Ladyhawke? «Sì, hanno girato Ladyhawke… non proprio dove si trova l’Osservatorio bensì dall’altra parte dell’altopiano di Campo Imperatore, che ricordiamo essere una zona a un’altitudine media di circa 1700 metri di quota, pianeggiante, che si estende per più di 10 km. In particolare, all’estremità opposta rispetto a quella dove si trova l’Osservatorio, si trovano le bellissime rovine di un castello medioevale che si chiama Rocca Calascio. È lì che sono state girate alcune delle scene di Ladyhawke, oltre che sulla zona pianeggiante di Campo Imperatore. Ma anche numerosi altri film e numerose pubblicità. Tra i film, si potrebbero anche ricordare svariati western all’italiana, oltre che molte scene del secondo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, Così è la vita». C’è poi un fantastico posto in quota dove mangiare arrosticini all’aperto… «È vero. Oltre alle bellezze paesaggistiche, a una decina di minuti d’auto dall’Osservatorio c’è un posto chiamato Fonte Vetica. È un posto famoso, in tutto l’Abruzzo e anche fuori, perché vi è una baita all’interno della quale trova posto una macelleria e un banco di alimentari. Al di fuori, in una zona messa completamente in sicurezza con il fondo in ghiaia, quindi non incendiabile, ci sono delle canaline di forma allungata sopra alle quali si possono cuocere gli arrosticini. Quindi uno arriva lì, compra gli arrosticini, li cuoce immediatamente fuori dal locale e li mangia, con tutto il gusto che può avere una cosa “cotta e mangiata” – come direbbe Benedetta Parodi – ma con in più l’aria di un luogo che sta a 1700 metri d’altezza».

Mauro Dolci, ricercatore astronomo dell’Inaf – Osservatorio astronomico d’Abruzzo Quante cose ci hai raccontato, grazie veramente tanto. È stato un po’ come essere lassù, in un momento in cui in realtà siamo chiusi in casa. «Sì, ci sono aneddoti più divertenti, altri che richiamano situazioni più difficili… Però le si superano, come adesso: supereremo anche questa. Permettimi di chiudere con una considerazione, che mi è stata fatta da un collega dell’osservatorio di Edimburgo. Noi italiani siamo capaci di abbinare le nostre bellezze tecnologiche e scientifiche degli osservatori alle bellezze naturali, paesaggistiche, o anche storiche e architettoniche, e questa è una cosa non da poco. Poco più di un anno fa, durante un meeting a Teramo dove sono venuti colleghi da tutta Europa, questo collega dell’osservatorio di Edimburgo mi disse: “Italians know where to build an observatory” – gli italiani sanno dove costruire un osservatorio. E direi che è proprio così». Guarda su MediaInaf Tv il servizio del 2017 sull’Osservatorio d’Abruzzo: https://youtu.be/blD3gsFrSJM Read the full article
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Uomo del 2000: Re nudo pieno di stress -sesso e cervello a rischio flop

(di Nicola Simonetti) Gli uomini del primo ventennio del nuovo secolo? Sempre più stressati ed uno su 10 di loro soffre di un disturbo di salute derivante dalla situazione e, per 6 su 10, l’attività lavorativa (accentuata soprattutto dalla crisi susseguente alla crisi economica del 2008) è la principale causa di stress e disturbi: una situazione, questa, che si protrarrà fino alla pensione. A dimostrarlo, una ricerca condotta da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica). Uomini tutti lavoro (56%), famiglia e figli (52%) e vita di coppia (46%), mentre, a tempo libero ed esercizio fisico si dedicano poco (in parte, peraltro, ne dichiarano di più). Essi soffrono la situazione che li stressa e si dicono pronti, se fosse possibile, a dedicarsi (64%) alla vita di coppia, il 61% a figli e famiglia, ma anche ad attività culturali e relax (60%). Anche le donne confermano totalmente questa visione e riconoscono come gli uomini dedichino la maggior parte del tempo al lavoro anche se vorrebbero passarne di più con i propri cari. “Lo stress – spiega il prof. Piero Barbanti, neurologo università San Raffaele, Roma - è un meccanismo di risposta del nostro organismo per ricostruire un equilibrio alterato da perturbazione esterna o interna ad esso. Se ci pensiamo bene, le conseguenze fisiche dello stress, quali le palpitazioni, l’aumento della frequenza del respiro e della contrazione muscolare, sono tutte volte a superare tale perturbazione. Lo stress è il prodotto di un rapporto stretto tra cervello, ipotalamo, ipofisi e surrene – un legame cioè tra la parte emotiva e la parte ghiandolare – che ci permette di concentrare tutte le nostre energie per superare le difficoltà. E basta poco perché cervello ed organismo siano inondati dagli ormoni che rendono possibili reazioni di difesa-offesa. Lo stress può però trasformarsi in una vera patologia quando esso si protrae nel tempo, persino nel caso in cui si sia concluso l’evento scatenante. In soggetti predisposti (quali gli ansiosi), la reazione stressante compare anche in assenza di eventi apprezzabili. Uomini e donne – ribadisce Barbanti - rispondono diversamente allo stress. L’uomo gli è tendenzialmente più resiliente perché egli possiede una risposta nervosa più stabile, mentre, nella donna, questa è influenzata dalla fase dal ciclo ormonale. Inoltre, il cervello-donna ha percentualmente più sostanza grigia e quindi maggior numero di connessioni nervose e, quindi, è inevitabilmente più soggetto a perturbazioni. Tuttavia, lo stress può determinare conseguenze più gravi nell’uomo. In età adolescenziale, ad esempio, gli eventi di vita stressanti tendono a provocare nel sesso femminile più frequentemente reazioni dello spettro affettivo, come ansia e depressione, mentre, nel maschio, essi tendono ad innescare reazioni psicotiche. Il tradizionale triangolo “lavoro-famiglia-amici (al bar)” oggi è saltato: il lavoro resta la maggior causa, in aumento, di stress; gli altri due “angoli”, un tempo “compensatori” – sono molto meno solide: la famiglia come istituzione è in crisi, con crescita di separazioni e persone single, mentre lo svago è diventato più costoso e più difficile di un tempo e lo stress aumenta. Stress anche per la donna ma perché essa ha creato un proprio triangolo: famiglia-figli-lavoro. E lo stress bisex (minore e diverso il femminile) induce abuso di sostanze, alcoliche e psicotrope specie nell’uomo che crea un corto circuito negativo. E, per il Re nudo, è subito crisi di ruolo. I profondi cambiamenti del mondo femminile non ne sono estranei. L’uomo non vi trova più l’interlocutrice positiva la cui funzione compensatoria/consolatoria è venuta meno chè, anzi, essa gli diventa competitrice in ogni campo. Stereotipi del passato dove siete? E, il Re diviene ancor più spoglio, vien meno la propria identità, monta la frustrazione, non riesce a gestire la situazione ed è subito stress cui, peraltro – a differenza che nella donna - egli non è “adatto”. Il ricorso facile del maschio agli ansiolitici (da sempre regno femminile) – diventa quasi regola. Ma lo stress differisce per sesso: nella donna, somatizzazioni di tipo gastrointestinali e cefalee; negli uomini, l’insonnia, seguita da problemi cardiologici, digestivi e, in parte, cefalee. Il “vulnus” più “punitivo” per l’uomo è rappresentato da disfunzioni della sfera sessuale stress-collegati, soprattutto tra i giovani. Viagra e dintorni sono la scappatoia richiesta (a volte anche causa di flop) In questi casi, oltre ai farmaci di automedicazione che possono alleviare i disturbi, è importante agire a livello psicologico, contro un cervello che in questi casi è troppo ‘attivo’. Ansia e depressione sono “figlie dello stress” poiché – continua Barbanti - il cortisolo liberato dal surrene su ordine del cervello induce la produzione di citochine infiammatorie che producono effetti in aree sensibili della “scatola nera”e questo motiva le attuali ricerche rivolte ad individuare, contro la depressione, farmaci antinfiammatori. In caso di stress – evidenzia la ricerca - l’automedicazione e i farmaci da banco sono i rimedi più utilizzati(40,3%). Quando chiedono consiglio gli uomini si rivolgono principalmente ai professionisti della salute, al medico di famiglia (31,3%) e al farmacista (17,6%). Solo il 12,0% dichiara di affidarsi alle cure di una donna, sfatando lo stereotipo degli uomini che non si prendono attivamente cura della propria salute. Tuttavia, è interessante notare come la presenza femminile diventi marginale dai 40 anni in poi, segno di come sia ancora la mamma la donna a cui i ragazzi e i giovani adulti si affidano. I farmaci di automedicazione - riconoscibili grazie alla presenza del bollino rosso che sorride sulla confezione - utili alleati contro i disturbi del sonno, sono i farmacia, a base di valeriana, da sola o in associazione con altri principi naturali come la passiflora. Per combattere le tensioni muscolari è possibile ricorrere a farmaci da applicare localmente, come pomate, creme, gel, cerotti ad azione antinfiammatoria e antidolorifica. Utili possono essere anche farmaci muscolo rilassanti; per tacitare il mal di testa, i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), in compresse o bustine, possono rivelarsi strumenti terapeutici in grado di contrastare dolore e infiammazione. Solo pillole, sciroppi e dintorni? Non solo, ma – dice Barbanti - “Due cose sono vitali nella gestione dello stress: il pensiero e il tempo. Il pensiero perché lo stress non è qualcosa che arriva dall’alto ma è la conseguenza di come affrontiamo gli eventi della vita. Dobbiamo quindi riconsiderare il rapporto con noi stessi, con gli altri e con il lavoro. Il tempo perché dobbiamo creare spazi di tempo libero all’interno della giornata, allontanandoci dalla tecnologia e riservandoci dei momenti per l’attività fisica, la riflessione,l’immaginazione e il sogno. Solo questo può consentire al cervello di recuperare”. Uomo, avanti tutta. Read the full article
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Sebbene il pubblico genovese attenda con ansia l’apertura della stagione lirica, in programma per il 22 novembre con Il trovatore, il primo fine settimana di novembre porta sul palcoscenico uno dei più famosi musical italiani: Aggiungi un posto a tavola. Come per ogni stagione del teatro ligure, Persinsala era tra il pubblico, pronti ad accompagnarvi sin da ora fino alla fine della stagione, ma ecco cosa abbiamo visto.
Dopo 43 anni dal suo debutto, torna uno dei più noti musical italiani di Pietro Garinei e Sandro Giovannini con le musiche di Armando Trovajoli. La storia, ispirata al romanzo After me the deluge di David Forrest, racconta le avventure di Don Silvestro, parroco di un paesino di montagna, che un giorno riceve una chiamata da Dio in persona che lo incarica di costruire una nuova arca per affrontare un secondo diluvio universale.
Su questo sfondo, Don Silvestro (Gianluca Guidi) si confronta con i paesani dubbiosi e con il sindaco mangiapreti melomane Crispino (Marco Simeoli) gestendo anche il subbuglio causato dall’arrivo di Consolazione (Lorenza Mario) che si innamora di Toto (Piero Di Blasio) mentre una sua parrocchiana, Clementina (Camilla Nigro), figlia del sindaco e della signora Ortensia (Francesca Nunzio), innamorata perdutamente di Silvestro, non lascia tregua al Don. Finita la costruzione dell’arca, al momento dell’imbarco, giunge un cardinale inviato da Roma che convince la gente del paese a non seguire Don Silvestro.
Comincia il diluvio, sull’arca si ritrovano solo Don Silvestro e Clementina, l’acqua incomincia a sommergere i paesani, Don Silvestro decide di abbandonare l’imbarcazione per condividere con i suoi fedeli quel terribile momento. Allora Dio, vedendo fallire il suo progetto, interrompe il diluvio, fa apparire l’arcobaleno così i paesani preparano una tavola a cui aggiungono un posto proprio per lui: Dio.
Una platea piena con un pubblico abbastanza esigente (molti di loro avevano visto l’edizione del ’74 con Johnny Dorelli) e pronto a criticare e soprattutto confrontare questa messinscena con le passate: sfida accettata con entusiasmo e diremmo vinta dal regista e protagonista Guidi (Dorelli Jr.) che confeziona uno spettacolo perfetto.
O meglio, uno spettacolo con tutte le premesse per meritare gli applausi ricevuti, a partire dal cast ben assortito, con una grandiosa Lorenza Mario al debutto nel ruolo di Consolazione e con una bravissima Camilla Nigro nel ruolo di Clementina. Le voci femminili sono tutte regine sul palco: brave cantanti, perfette ballerine, coinvolgenti e poliedriche interpreti. Insieme a Francesca Nunzio, le tre donne portano in scena tre personaggi caratterizzati da tre distinte personalità, creando dei ruoli quasi da romanzo tanto è ben riuscita la loro caratterizzazione. Si aggiungono alla riuscita le voci e le interpretazioni maschili, in particolare del protagonista il quale ricorda nei gesti e anche nella vocalità la figura paterna ma mantenendo una ovvia e ben delineata individualità che convince il pubblico.
Tra le voci anche quella del Dio di Enzo Garinei, già nel ruolo nel 2017, voce nota nel cinema e nel teatro, calda ma imperiosa, guida le azioni dei personaggi e di Don Silvestro tra ironia e autorevolezza.
A queste interpretazioni vocali, che nella loro singolarità sarebbero strepitose e ben adatte al genere, purtroppo dobbiamo segnalare una dicotomia tra musica e voci che non rende: a partire dalle prime scene, anzi sin dal primo coro di Aggiungi un posto a tavola, che apre lo spettacolo e lo chiude, a più riprese le voci dei cantanti risultano soffocate dal suono dell’ orchestra, in particolare dalle corde e dalle percussioni.
Note di riguardo e apprezzamento per l’aspetto scenico e coreografico: scene in legno che richiamano l’ambientazione montana e che riescono a rappresentare il passaggio di luogo grazie alla mobilità dei palchi genovesi, un’arca strepitosa sulla quale i personaggi possono salire, cantare e ballare. Coreografie confezionate da Gino Landi interpretate dall’intero cast con un’ottima gestione dello spazio.
Dal punto di vista visivo e del coinvolgimento, l’apice arriva nel finale con la rappresentazione del diluvio che grazie alle luci, alle ombre, agli effetti creati con gli sfondi sovrapposti e ai suoni riesce a creare una vera marea con fulmini, pioggia e tutto il necessario.
Aggiungi un posto a tavola è sicuramente uno degli esempi contemporanei di arte musicale con un posto riservato tra i capolavori. Tuttavia, pur mantenendo ancora oggi molti elementi di critica (accesa quella nei confronti del clero più distante dalla quotidianità con riflessioni su tematiche quali il celibato o a fede, spesso recuperata solo con le evidenze), non riesce a trovare quegli spunti di riflessione per le nuove generazioni di spettatori con la stessa incisività della prima edizione.
Uno spettacolo che nel complesso viene apprezzato: il Carlo Felice ormai da 4 stagioni arricchisce il cartellone con questo genere in aggiunta a quello operistico che meglio si adatta al palco e alla struttura.
«Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu, gli amici a questo servono a stare in compagnia, sorridi al nuovo ospite non farlo andare via: dividi il companatico, raddoppia l’allegria» Aggiungi un posto a tavola, Scena I
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62 Consolazione ( Lorenza Mario )
52 Don Silvestro ( G. Guidi )
51 Aggiungi Un Posto A Tavola
44 Don Silvestro ( G. Guidi )
78 Aggiungi Un Posto A Tavola
Lo spettacolo è andato in scena Teatro Carlo Felice passo Eugenio Montale 4, Genova giovedì 7, venerdì 8, sabato 9 novembre ore 20.00 venerdì 8 e sabato 9 novembre ore 15.00
Aggiungi un posto a tavola Commedia musicale di Garinei e Giovannini musiche di Armando Trovajoli Maurizio Abeni, Direttore d’Orchestra, Pietro Garinei e Sandro Giovannini, regia originale ripresa da Gianluca Guidi Giulio Coltellacci, scene e costumi originali Gabriele Moreschi, adattamento scene, Francesca Grossi, adattamento costumi Gino Landi, coreografie Con Gianluca Guidi, Don Silvestro Lorenza Mario, Consolazione Marco Simeoli, Sindaco Crispino Piero Di Blasio, Toto Camilla Nigro, Clementina Francesca Nunzi, Ortensia Enzo Garinei, “Voce di Lassù”
durata circa 180 min con intervallo
Aggiungi un posto a tavola Sebbene il pubblico genovese attenda con ansia l’apertura della stagione lirica, in programma per il 22 novembre con…
#Armando Trovajoli#Camilla Nigro#Enzo Garinei#Francesca Nunzi#Gianluca Guidi#Gino Landi#Lorenza Mario#Marco Simeoli#Maurizio Abeni#Piero Di Blasio#Pietro Garinei#Recensione Aggiungi un posto a tavola#Sandro Giovannini
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SAN BENEDETTO – Un altro successo per Fi.Fa. Security Network che, grazie a un team di ben cento operatori, garantisce la sicurezza della 37° edizione della Mille Miglia, in programma dal 15 al 18 maggio, da Brescia a Roma e ritorno in quattro giorni, per un totale di 1801 chilometri.
Per rafforzare gli aspetti legati alla sicurezza, oltre a un impiego maggiore di operatori e con elevato standing, è stato ridotto anche il numero delle vetture in gara che sono 430 e non 450 come gli anni passati. Grazie alla professionalità acquisita nei corsi di formazione dell’azienda, come il Vip Protection, e le esperienze vissute negli anni per aver gestito eventi di questo genere (il festival di Sanremo, la Mostra del Cinema di Venezia, ecc.) a Fi.Fa. Security Network è stata affidata la gestione della sicurezza, dal servizio security in tutte le tappe della manifestazione (Brescia, Milano Marittima, Fabriano, Roma, Siena, Modena, ecc.), allo stewarding, dall’accompagnamento vip al controllo degli accessi nei luoghi di arte, cultura e design coinvolti nell’evento.
Grande soddisfazione per i titolari della Fi.Fa.Security, Fabio e Filiberto d’Angelo, e sicuramente una bellissima e formativa esperienza per i nostri operatori della sicurezza.
“La soddisfazione è doppia – dicono i titolari – perché un’agenzia di provincia come la nostra dà lavoro a tante persone del territorio, si aggiudica gli eventi più prestigiosi nel territorio nazionale. Per quanto riguarda i ragazzi, invece, esprimono immensa gratificazione per aver partecipato a quella che viene definita la “gara più bella del mondo”. Dopo la tappa marchigiana, è tutto pronto per l’ultimo giorno, sabato 18, ed il nostro responsabile Simone Vannini attende con ansia la chiusura dell’evento della Mille Miglia perché già martedì prossimo sarà a Mugello per l’organizzazione della MotoGP, che vedrà l’impiego fino a 280 operatori”.
In vista dei numerosi eventi, concerti e tour teatrali in programma nella stagione estiva, l’azienda seleziona personale da impiegare in diversi ruoli, dalla security alla movimentazione merci, montaggio e smontaggio palchi. Gli interessati sono pregati di inviare il curriculum all’indirizzo: [email protected]
L’azienda è tra i primi Istituti in Italia autorizzati alla formazione per la sicurezza a ogni tipo di livello, il 90% del personale Fi.Fa. Security è formato direttamente dalla Fi.Fa. Academy, di cui il 25% sono donne. Ogni anno vengono formati molteplici operatori da impiegare nei vari servizi garantendo un livello di qualità ed eccellenza. Molti di loro hanno trasformato quella che era una passione in un vero e proprio lavoro ricoprendo oggi i ruoli più alti della professione, dal coordinatore al security manager.
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Comunicato #695: Buona la prima, l’Olimpia Matera vince con Reggio Calabria
Al termine di un match nervoso e con punteggio basso, i ragazzi di coach Origlio si impongono di misura sui calabresi. Enzo Cena firma 29 dei 60 punti realizzati dai locali, decisiva la prestazione dei materani Buono e Merletto alla fine del match.
Un’Olimpia Matera sontuosa, e soltanto all’inizio intimorita dai titoli vantati dagli illustri avversari, si è imposta sulla Viola Reggio Calabria al Palasassi, domenica 7 ottobre 2018, con il risultato di 60 a 58, nella prima partita del Campionato Nazionale di Pallacanestro – Serie B “Old Wild West” – Girone D.
Non è stata una partita semplice, molti infatti gli errori da entrambe le parti – specie in fase offensiva e nella prima parte del match, ma con le difese seriamente impegnate a contenere i passivi. Nel primo quarto, i calabresi riuscivano a doppiare con esperienza i locali, con un punteggio comunque in formato ridotto: 16 a 8. Il magro bottino conseguito dai materani in quasi cinque minuti di gioco (4:47), non riceveva altri contributi per i successivi nove minuti, (13:41 con il punteggio di 22 a 8, meno 14), allorquando una tripla di Enzo Cena riduceva il gap ad un più ragionevole meno 11. Fugati i timori di un passivo imbarazzante, la seconda frazione sembrava prendere una piega differente, riportando lo scarto a dieci punti, sul risultato di 30 a 20 per gli ospiti. Nel rientro in campo dopo la pausa lunga, cambiava qualcosa per i biancoazzurri, nel modello di gestione della partita; lo racconta il coach Olimpia, Agostino Origlio: “Abbiamo iniziato a fare le cose più semplici e siamo riusciti ad ottenere quello che volevamo. I nostri avversari erano duri, e l’hanno dimostrato fino alla fine della partita”. Il terzo quarto serviva ai materani per ridurre il divario a sei punti (42 a 38 per la Viola) e finalmente, nei primi tre minuti dell’ultimo quarto, l’Olimpia cambiava definitivamente regime e riusciva a raggiungere la tanto agognata parità (46-46), grazie a due tiri da tre punti di Del Testa e Cena. Da questo momento, l’Olimpia passava a condurre con un vantaggio minimo, che toccava la punta estrema di quattro punti, e i reggini pronti a rintuzzare ogni tentativo di ulteriore fuga da parte dei lucani. Ma ecco che i due materani in campo, Renato Buono prima e Daniele Merletto poi (a poco più di un secondo dalla fine, con una fortunata incursione in area), riuscivano a tenere gli ospiti a due punti di distanza, un differenziale comunque sufficiente per conquistare la vittoria (malgrado il tentativo estremo degli ospiti di realizzare un buzzer beater): 60-58 il punteggio finale. Da segnalare la prestazione di Enzo Cena, con un’ottima serie di cinque tiri da tre, e con un impressionante score personale di 29 punti sui 60 realizzati in tutto dalla sua squadra. Così l’italo argentino commenta la partita: “Abbiamo sbagliato tanto - subendo un po’ di tensione e inesperienza - ma siamo una formazione giovane. In ogni modo, la squadra è forte e il gruppo è unito, sapevo che saremmo riusciti alla grande. L’emozione ha inciso tanto: si trattava della prima partita, ed è comprensibile un po’ di ansia per voler dimostrare tutto e subito”. Osserva coach Origlio: “In Cena ha prevalso l’esperienza, è riuscito a caricarsi la squadra durante tutta la partita, e ha ricevuto pochi cambi a causa dell’indisponibilità di Mancini. È stato l’unico che, con continuità, è stato dentro la partita, poi la squadra si è sciolta e siamo riusciti ad andare avanti fino alla fine.” A proposito del match, Origlio conclude: “Immaginavo una partita tesa, difficile, rognosa, con punteggio basso; conosco i miei ragazzi, che in fase difensiva hanno dimostrato l’aspetto migliore. Sono stati bravi fino alla fine, e questa partita – oltre le considerazioni sul valore assoluto dell’avversario – è stata importante. Peraltro, la squadra che gioca in casa rischia di più nella prima di campionato. Non siamo stati precisi e brillanti, ma è una cosa che ci può stare, a inizio di torneo. Inoltre il pubblico, che all’inizio ha osservato attentamente il gioco, prendendo le misure con i suoi nuovi beniamini, si è poi rivelato molto presente, pronto a incitare l’impegno dei nostri giocatori: ci auguriamo che sia sempre più presente nei prossimi incontri casalinghi”. Positivo il commento del Presidente dell’Olimpia Matera, Pasquale Lorusso: “Era la prima prova di campionato, i ragazzi hanno trovato nella fase iniziale un momento di difficoltà, poi alla fine sono riusciti a portare il risultato a casa. Non è stato semplice ma hanno avuto la capacità di conseguire l’obiettivo auspicato, di fronte a un avversario d’indubbie capacità. È la migliore premessa per il futuro. E poi, oltre a Cena – che ha dato dimostrazione di grande professionalità - i due materani hanno provato un’emozione ancora più forte, riuscendo con soddisfazione a dare un personale e importante contributo per la vittoria finale”. In doppia cifra, oltre a Cena, anche Daniele Merletto con 10 punti. Matteo De Leone è stato l’autore di 10 dei 32 rimbalzi complessivi dell’Olimpia. Per la Viola Reggio Calabria, doppia cifra per Nobile, Fall e Alessandri. Negli altri incontri del girone D, vincono in casa - e affiancano l’Olimpia Matera a due punti in classifica – Luiss Roma (su Napoli Basket, 75-68), Palestrina su Battipaglia (72-52), e Capo d’Orlando su Catania (74-67); vittorie esterne, invece, per Iul Roma (a Pozzuoli, 73-79), Scauri a Palermo (76-95) e Caserta a Salerno (65-68). Sospesa al secondo minuto, sul punteggio di 5-0, la partita tra Roma Stella Azzurra e Valmontone per impraticabilità del campo.
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Come Ridurre lo Stress
Come Ridurre lo Stress con Yoga e Mindfulness a Roma: Tecniche Pratiche per il Benessere Quotidiano Introduzione Lo stress è uno dei mali più comuni della società moderna, soprattutto nelle grandi città come Roma. Tra lavoro, impegni quotidiani e ritmi frenetici, trovare un momento per sé stessi può sembrare impossibile. Tuttavia, pratiche come lo Yoga e la Mindfulness offrono soluzioni naturali…
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