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gfrino · 10 days ago
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lamilanomagazine · 4 years ago
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Sicurezza cantieri: i vantaggi di un software gestionale
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alfredoromeo · 4 years ago
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Immobiliare, ricchezza perduta senza una visione politica
“La ricchezza immobiliare privata italiana sfiora i 6mila miliardi di euro. Mentre quella in mano alle pubbliche amministrazioni italiane vale tra i 460 e i 480 miliardi di euro, ma si tratta di asset che vanno mantenuti e valorizzati”. E’ una dichiarazione della ministra alla Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, rilasciata nel corso del Re-Italy Forum organizzato da Monitor Immobiliare. Una dichiarazione su cui ho rimuginato per settimane, tra l’infastidito e l’incredulo, prima di decidere di espormi in una considerazione collettiva che, spero, troverà eco e riscontri in un mercato complesso che di tutto ha bisogno, tranne che di una tanto avvilente ovviet��. Ma come? – mi sono chiesto – sono decenni che si parla di come affrontare e sostenere in una visione complessiva e nazionale la risorsa del patrimonio immobiliare delle Pubbliche Amministrazioni, e la giovane ministra, invece di arrivare a ragionare di norme, proposte, strategie, incentivi, traiettorie possibili per rilanciare il mercato, tira fuori dal cilindro la formula della banalità? Allora è vero che siamo alla frutta, che il mercato è abbandonato a se stesso e che il vero nodo della politica italiana è la mancanza di consapevolezza, prima ancora che di strategia? Ma certo che è così. Un Paese che perde mesi di dibattito politico per rompere un principio basilare della Costituzione come la prescrizione; che si taglia da solo le gambe, approvando norme di pura intimidazione alle imprese e ai funzionari della Pubblica Amministrazione come quelle sulla corruzione o sulle intercettazioni; e che si paralizza per un allarme influenzale ancorché grave come quello da coronavirus, è destinato al default per la mancanza un ingrediente basilare della vita economica generale: la politica. So di apparire come il solito Pierino guastafeste, che magari vuol portare acqua al proprio mulino, ma invito tutti i colleghi imprenditori – e anche i manager grandi e piccoli della nostra burocrazia – a fare un esame oggettivo della situazione e a negare l’oggettività di quanto ho appena affermato. Per pura demagogia si parla di mettere sul mercato i beni immobiliari dello Stato, ben sapendo che con quelli non si farà mai cassa, e mai sufficiente, comunque, a risanare anche un piccolo frammento del nostro debito pubblico. E nessuno dice che invece il nodo è la valorizzazione e la messa reddito degli stessi, con politiche normative finalizzate a rigenerare il mercato e il suo indotto. Non basta. Da anni si fanno battaglie demagogiche (A Roma, Milano, Napoli e in tutte le grandi e piccole città italiane) per riportare la gestione (del property e del facility) dei patrimoni pubblici territoriali a una gestione internalizzata, rinunciando alle professionalità del mercato, con esiti devastanti in termini di redditività degli stessi patrimoni (dalle dismissioni ai canoni, per non parlare soprattutto delle regolarizzazioni contro evasione ed elusione) aprendo voragini abissali nei bilanci degli enti proprietari, siano essi Comuni o grandi Enti, con un depauperamento e una dispersione delle risorse, che grida vendetta rispetto alle opportunità reali che si potrebbero perseguire, se solo si avesse una visione politica – appunto – di che cosa serve, per quanto tempo, e con quali finalità. Non diversamente si parla di gestione e manutenzione del territorio e delle città, senza però che mai un filo conduttore sia steso a far da guida a discussioni e progettazioni del futuro. L’importante, infatti, è sempre e solo rispondere a una emergenza. Spesso nemmeno reale, ma banalmente quella che più colpisce l’opinione pubblica in quel momento. Grandi metropoli come Roma, Milano e Napoli hanno perso la capacità di ottenere la migliore redditività dai loro patrimoni; il territorio italiano si sbriciola tra frane e crolli, e l’unico risultato è una battaglia demagogica non per risanare, ma per tamponare e non recuperare il giusto dalle concessioni. Il caso del ponte di Genova è indicativo: si ricostruirà tra squilli di tromba in un anno il “simbolo del peccato”, ma non si avvierà una autentica politica di risanamento della rete stradale e autostradale, perché il ritiro delle concessioni aprirà vertenze giuridiche e non cantieri, che invece si potrebbero attivare proprio facendo leva sulle concessioni. E allo stesso modo non si coglierà l’occasione del clima generale, per mettere al centro della pianificazione economica nazionale la “leva-città” la quale, tra risanamento edile, riqualificazione energetica, riorganizzazione e modernizzazione gestionale, ampliamento dei servizi alle comunità complesse che oggi fanno delle città il centro nevralgico di ogni evoluzione e sviluppo economico, potrebbe rappresentare il punto di partenza di un gigantesco rilancio economico di sistema e di lungo periodo, dunque non solo congiunturale per l’Italia. E invece la ministra Dadone, risolve dicendo che i beni immobiliari della PA devono essere manutenuti e valorizzati. Brava, sette più, avrebbero detto Cochi e Renato 50 anni fa. Non mi aspetto, in verità, che la giovane ministra sappia chi fossero i due grandi comici, né che sappia, ovviamente di cosa sta parlando. Per questo, anche da queste colonne lancio ancora una volta un appello per aprire al più presto una conferenza dei servizi sul tema “Città d’Italia, motore della rinascita”. Confrontiamoci, portiamo progetti, suggeriamo rivoluzioni normative, creiamo nuova fiducia tra politica e impresa, abbattiamo il muro del pregiudizio, che fa di chi lavora un sospettato per definizione. Ridiamo opportunità ai nostri figli rigenerando il Paese a partire dalle sue città- Usciamo da questo Medioevo dell’intelletto che relega ogni speranza nell’angolino buio creato da chi governa e amministra senza sapere di che cosa sta parlando, senza sapere come se ne potrebbe parlare. Sono sicuro che la ministra Dadone, e molti suoi compagni politici (quale sia lo loro collocazione di parte, dentro e fuori il governo), rimarrebbero allibiti nello scoprire quante cose mirabolanti e meravigliose – e utili e durature – si potrebbero fare per il bene di questa amata Italia, se solo si sedessero intorno a un tavolo con gli odiati imprenditori, i sospetti amministratori, gli inaffidabili esperti.
Immobiliare, ricchezza perduta senza una visione politica was originally published on Alfredo Romeo
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marikabi · 5 years ago
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La casa caruta (trad.: il Comune a pezzi)
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N.B.: Articolo originale pubblicato su Orticalab un anno fa.
Va tutto male ad Avellino.
C’è più inquinamento, più sporcizia, più malcontento. Più cacche di cani sui marciapiedi, più pattume rovesciato dai bidoni ogni mattina. C’è il dissesto che incombe; aumentano i balzelli; la qualità della vita in Città è crollata a picco (come ci riconfermano le recentissime statistiche nazionali). Troppi cantieri sono ancora aperti. Piazza Castello sta diventando la nuova discarica (vd foto in gallery).
Nessuno è contento dell’ordinanza anti-smog, punitiva (anche per la nuova tassa sulle caldaie), non chiara, non risolutiva. La mensa scolastica non è ancora attiva, abbiamo recitato uno straziante de profundis alla Cultura, e, tra le altre disgrazie, il Sindaco è stato sfiduciato nel tardo pomeriggio di sabato.
Non c’è nulla che vada bene in Città. Non il commercio, non la politica, non l’amministrazione. Viviamo di aperture e chiusure di bar e pizzerie, che durano quanto una lampada al neon.
Non ci ha preso il black friday, non ci prenderà l’Immacolata Concezione e neanche il Natale ed i saldi di gennaio.
Ci sentiamo tutti un po’ falliti, perché nel cambiamento ci contavamo molto. Tanto da affidare il nostro voto ad emeriti sconosciuti, già apparsi in campagna elettorale alquanto ingenui, rivelatisi in questi cinque mesi vieppiù livorosi, mentre si rivelava l’incapacità a governare.
Avevamo sperato nel cambiamento ed invece dobbiamo ricominciare da capo. Non siamo disperati, bensì delusi ed ormai indifferenti, il che è sicuramente peggio.
Siamo una massa che si è appassionata alle vicende del Consiglio di sabato perché - come tutte le masse acefale - le case carute ci attizzano (basta leggere ed ascoltare i perfidi commenti dei miei concittadini dopo la sfiducia al Sindaco). Chi perde è sempre in errore, secondo la filosofia della folla. E siamo la stessa folla che ha votato i ‘soliti noti’ consiglieri amici da decenni (perché serve sempre l’amico al Comune), e siamo pure la folla che sull’onda nazionale ha dato fiducia ad una manica di improvvisati, miracolati, in balia di qualche acidula personalità incapace di gestire il potere, scambiandolo per comando, per rivalsa sociale o - peggio - usandolo per vendetta.
Quello che ho notato - al di là del letale impasse amministrativo - è l’astio che ha pervaso tutta la comunicazione del Sindaco sfiduciato, mai autore delle sue esternazioni social, dicunt. Ma davvero si può governare una Città privi di maggioranza propria e stupidamente chiusi alla collaborazione delle altre forze politiche? Per di più sfidando ed offendendo continuamente? Non si governa coi social e la verità non è mai passata per questi media.
(Da ultimo, mettere gattini su Twitter non aiuta il Paese a recuperare credibilità e risanare le finanze. Sapevatelo.)
Per come sono andate le vicende, alla fine è un bene che la tragedia comunale sia finita ora e in questo modo. Mi terrorizza ancora il rischio - per ora scampato - di una maggioranza pentastellare in Consiglio, la quale eterodiretta avrebbe gestito la città con il succedaneo di pericolose metodiche inquisitrici, laddove fossero sorte legittime critiche ad un cambiamento impossibile da attuarsi, per composizione consiliare, ma ancor di più per incapacità gestionale e relazionale.
D’altronde, la breve epopea di Ciampi iniziò con la bruttissima pagina della gogna delle ‘vele’, in giro per Avellino a discreditare otto Consiglieri di opposizione, rei di aver impedito il Ferragosto.
I Gesuiti insegnano che bisogna comunque sorridere al nemico. I democristiani ci hanno insegnato ad aggirare gli ostacoli politici. I comunisti pre-bolognina ci hanno dimostrato le buone prassi per amministrare paesi e città, a cominciare dal burbero e letterario Peppone da Brescello. Invece, l’esperienza pentastellare, in Città come in Italia, ha evidenziato lagune di arroganza (di cui i congiuntivi sono solo la punta dell’iceberg), slavine di stile, ma soprattutto una rabbia personale che mai è diventata lotta collettiva per la collettività.
Come folla abbiamo immaginato che la foga pentastellare ramazzasse la nostra interminabile crisi economica, occupazionale, politica. Invece, è una rabbia mal incanalata, basata su troppi reality e pochi classici (anche di economia, come dimostra la sfacciata impreparazione di Laura Castelli), se si pensa al girovita dei militari (vedasi la proposta del Ministro Trenta relativa al controllo del peso dei soldati italiani, sulla scorta di analoga iniziativa statunitense) e non alle morti sul lavoro, all’assottigliamento dei diritti civili, alla tutela delle donne vittime di violenze, al sostegno alle famiglie, alla manutenzione delle infrastrutture e degli edifici scolastici, al dissesto idrogeologico. Come se tutti gli appena elencati mali dell’Italia si risolvessero con l’abolizione (fasulla) della Legge Fornero e l’introduzione del reddito di cittadinanza (quello che avrebbe annullato per decreto la povertà).
Stolti, noi siamo stolti. Sarebbe stato mai possibile che le disastrate finanze comunali avessero potuto finanziare il reddito di cittadinanza comunale? Non pare anche a voi una delle tante e mirabolanti promesse elettorali, il cui mancato compimento verrà ascritto alla cattiveria dei ventitrè consiglieri che hanno impedito al Sindaco Ciampi ed alla sua Giunta di lavorare?
Speriamo di aver imparato la lezione e soprattutto a pesare meglio chi eleggeremo la prossima primavera. Che la nostra disperazione non ci spinga ad abbindolarci nuovamente a (penta)stellari promesse irrealizzabili. Che parimenti la nostra miopia ed il nostro cazzismo non riempia gli scranni consiliari di faccendieri, cammellieri e cacicchi.
© Orticalab
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calabriawebtvcom · 5 years ago
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CONSORZIO DI BONIFICA: FASE 1 E 2, PRIMO BILANCIO DEL PRESIDENTE BORRELLO.
Fase 1 e fase 2 Consorzio di Bonifica: il Presidente Borrello, fa un primo bilancio e le attività che si vogliono sviluppare “Massimo impegno e vigilanza sul territorio, per le aziende agricole e i cittadini”. E’ questo lo slogan scelto dal Consorzio Ionio Catanzarese, alle prese con la necessità di continuare l’attività per la sicurezza idraulica con la fase 2 dell’emergenza Covid - 19. La quarantena, infatti, non ha fermato l’attività dell’Ente consortile – afferma il presidente avv. Fabio Borrello - che ha svolto tutta una serie di interventi di manutenzione straordinaria e per la sicurezza idraulica del comprensorio che va da Botricello a Guardavalle. Appena l’emergenza lo consentirà – annuncia Borrello – svilupperemo sul territorio una serie di riunioni con i rappresentanti delle Istituzioni a partire dai Sindaci e altri attori Istituzionali. L’emergenza che stiamo vivendo, infatti, ha richiesto, e continuerà a richiedere, cambiamenti importanti nell’assetto gestionale dell’Ente: e occorre assicurare la massima condivisione. La nostra attività, in questi mesi, non si è mai bloccata: il governo, giustamente, ha interpretato la nostra azione come fondamentale e irrinunciabile, per la sicurezza del territorio. Sono quindi proseguite le gare di appalto, che a breve ci permetteranno di consegnare i lavori e partire con importanti cantieri, dalle caratteristiche straordinarie e strutturali che incideranno notevolmente sulla distribuzione dell’acqua che avverrà con i contatori elettronici. Ma, anche lavori di manutenzione ordinaria, previsti nel nostro piano di manutenzione annuale: quei lavori di prevenzione, - precisa - che realizzeremo a ritmo costante durante la primavera e l’estate. Abbiamo anticipato, pur tra mille difficoltà a causa di rotture sulle condotte principali di proprietà della regione e comunque vetuste, l’avvio della stagione irrigua e la distribuzione d’acqua a campi e colture. Una attività di verifica e di messa in pressione delle condotte per intervenire con le riparazioni necessarie. Tutto è proceduto in assoluta regolarità, - conferma Borrello -  grazie al lavoro dei dirigenti, dei dipendenti che, muniti di dispositivi di protezione e con ogni precauzione, hanno garantito la regolarità amministrativa, le manutenzioni, gli interventi di pulizia e verifiche sulle condotte irrigue. Devo dire che grazie anche al contributo degli amministratori, si riscontra un positivo coinvolgimento e attenzione delle comunità tanto è – aggiunge – che ci sono state tante richieste di nuovi allacci sulla rete consortile e parallelamente continua una forte azione per smantellare gli allacci abusivi. Read the full article
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sulpana · 5 years ago
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FINALE EMILIA – Le ipotesi di reato sono pesanti: abuso d’ufficio, falso ideologico e illeciti ambientali. E’ questo il motivo per cui la discarica di Finale Emilia è stata messa sotto sequestro, nella sua interezza, sia l’area della discarica di proprietà comunale denominata Feronia 0 e quella privata corrispondente all’area di Feronia 1.
Nel registro degli indagati ci sono finite 10 persone, tra cui  secondo quanto emerge –  l’ex sindaco di Finale Emilia Fernando Ferioli e un suo assessore, dirigenti di Feronia, la società che gestisce la discarica, e del Comune di Finale, della Provincia e di Arpae. I Carabinieri sono al lavoro su questa inchiesta da almeno 3 anni. L’ipotesi di lavoro è che gli indagati abbiamo messo in campo una serie di pressioni e attivato favori con l’obiettivo di faciltare la concessione dell’allargamento della discarica, un progetto che porterà a Finale oltre un milone e 400 mila tonnellate di rifiuti di vario tipo.  Irregolarità e incongruenze che erano finite sotto gli occhi degli investigatori fin da subito.
Contro il progetto di allargamento della discarica, i cittadini lottano da anni. Con il cambio di amministrazione, passata al centrodestra nel 2016, anche il Comune ha avviato una serie di azioni legali per stoppare il progetto. Ma l’autorizzazione dalla Regione Pd e dal governo Lega – Cinque Stelle è arrivata lo stesso, e i cantieri sono stati aperti. Ora c’è in ballo un ricorso al Tar chiede chiarezza sulla sicurezza idrogeologica e sismica della zona – che non c’entra nulla con l’indagine penale della Procura – e una risposta dal Tribunale Amministrativo è attesa a breve.
Quale è dunque il destino della discarica? Il sequestro, operativo da martedì, blocca qualsiasi cosa. Si tratta però di un sequestro preventivo, funzionale alle indagini, e non definitivo. Feronia ha già annunciato che presenterà istanza di riesame del sequestro preventivo
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  Ex sindaco e assessori, dirigenti del Comune e di Feronia, l’accusa: “”Favori e pressioni per far riaprire la discarica” FINALE EMILIA - Le ipotesi di reato sono pesanti: abuso d’ufficio, falso ideologico e illeciti ambientali. E' questo il motivo per cui la discarica di Finale Emilia…
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xardas73 · 6 years ago
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Riguardo a noi
               La mission dello studio tecnico del Geometra Giorgio Gaida si fonda sui concetti di precisione ed aggiornamento. Competenza progettuale e celerità nello sviluppo delle pratiche sono caratteristiche vincenti dello studio. Puntiamo alla massima efficienza gestionale per i condomini, e il miglior rendimento per i patrimoni immobiliari e le locazioni. Cerchiamo di ridurre i costi del condominio per il tuo risparmio e quello dei tuoi coinquilini. Miriamo a una conduzione degli immobili con il fine della massima efficienza del reddito e del valore del tuo patrimonio e la otteniamo attraverso l’attività di sviluppo e controllo degli investimenti, dei ricavi da locazione e dei costi di manutenzione.                                                                                    
Chi siamo
Attualmente lo studio tecnico del Geometra Giorgio Gaida propone servizi di progettazioni civili e industriali, rilievi topografici, pratiche catastali, consulenza in materia di sicurezza nei cantieri e luoghi di lavoro, perizie per valutazione immobili, attestazioni prestazione energetica edifici, contabilità lavori, consulenza alle imprese e progetti di impianti produzione energia da fonti alternative. Inoltre offre il servizio di amministrazione dei condomini ed il servizio d'affitto degli immobili. Il Geometra si affianca ad un team con anni di esperienza nel settore e un’alta formazione professionale per essere in grado di seguire ogni cliente e trovare la migliore soluzione per soddisfare le sue necessità.
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purpleavenuecupcake · 6 years ago
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(Marco  Sperandio ) È  accertato come sia la mancanza di programmazione a medio-lungo termine da parte delle istituzioni la prima vera causa delle infiltrazioni eco-mafiose nel flusso di gestione dei rifiuti in Italia. Soltanto attraverso una sinergia operativa tra Regioni e Comuni, imprese, e la popolazione di ogni territorio, infatti, si può raggiungere un sistema di gestione territoriale in grado di assorbire la domanda che ogni area del Paese genera, riducendone i costi e soprattutto gli impatti ambientale. Tendendo poi a minimizzare i vuoti di questo Sistema si fa in modo che le organizzazioni delinquenti non abbiano spazio di manovra e quindi gli si impedisce di fatto di operare. Quella italiana, da questo punto di vista, è una situazione abbastanza preoccupante. I dati enunciati dal Rapporto Ecomafia 2018 (edito da Edizioni Ambiente) di Legambiente ci dicono che lo scorso anno sono state emesse 538 ordinanze di custodia cautelare per reati ambientali, con una crescita del 139,5% rispetto al 2016. E' anche cresciuto del 9,4% il fatturato di queste organizzazioni, arrivando ad una cifra che si aggira intorno ai 14 miliardi di Euro. "Abbiamo fatto passi da gigante nel contrasto ai crimini ambientali grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese" ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, a dimostrazione di come le contromisure non possono ricercarsi soltanto a livello normativo, ma debbano per forza di cose subire una svolta da un punto di vista operativo e gestionale. L’impennata delle infrazioni denunciate nel flusso di gestione dei rifiuti ammonta a un 28% in più rispetto al 2016. Tra le tipologie di rifiuti maggiormente gestite dalle ecomafie si annoverano i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), i materiali plastici, gli scarti metallici, carta e cartone, spesso frutto di cantieri irregolari, bonifiche fuori norma e trasporti illeciti. E tralasciamo in questo caso tutto il discorso sullo smaltimento degli stessi, che avviene naturalmente in maniera irregolare e va a costituire un danno incalcolabile per i territori e la salute di chi ci vive. "La natura profonda del crimine ambientale è economica e ha per principali protagonisti imprese e faccendieri, ma le mafie continuano a svolgere un ruolo cruciale, spesso di collante", hanno aggiunto gli analisti dell'associazione nel rapporto. Si avverte quindi la necessità di attuare su ogni territorio una programmazione mirata e lungimirante, in grado di coordinare le attività di tutte quelle imprese che operano nella trasparenza e nel rispetto delle norme e dell'ambiente, affinché proprio quest'ultimo ne tragga i reali vantaggi e permetta a chi ci abita di vivere una vita sana e priva di tutte quelle conseguenze che lo smaltimento illecito genera. Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti affermato che "il domani eco-sostenibile, con una affermazione piena della legalità, è una grande impresa civile, certamente alla nostra portata, che richiede un impegno culturale non minore dell'opera di prevenzione e di repressione dei reati, che le forze di polizia, la magistratura e tutte le istituzioni sono chiamate a compiere ogni giorno con dedizione. Il mio augurio è che il Rapporto Ecomafia contribuisca a far crescere energie positive e impegno, anzitutto nei giovani, la cui sensibilità per i temi dell'ambiente - e dunque del loro futuro - è molto sviluppata”. Read the full article
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virginialunare · 7 years ago
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IL MANIFESTO DEL MONDO DELLE COSTRUZIONI PER I CANDIDATI E LA SFIDA DI RIPRESA DEL SETTORE EDILE
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Cinque anni fa si svolgeva a Milano, nella cornice di Piazza degli Affari, la prima giornata della Collera, con una spianata di caschetti gialli a testimoniare la triste condizione di un settore che voleva, ha voluto e vuole tutt’ora vuole dimostrare che il suo contributo al PIL nazionale rappresenta un elemento fondamentale per la ripresa del paese.
L’iniziativa al momento fece molto scalpore perché per la prima volta i rappresentanti di un settore tradizionalmente caratterizzato da individualismi e limitata capacità di collaborazione, si erano uniti per dare voce ad un momento di difficoltà che ha toccato tutti, nessuno escluso.
A cinque anni di distanza, con un settore profondamente cambiato, si è svolta ieri a Roma nella sede di Ance in via Guattani 16, la conferenza stampa di presentazione del Manifesto per le elezioni politiche 2018 della Filiera delle costruzioni.
La crisi sembra finalmente alle spalle, i dati relativi alle compravendite sono positivi e gli investimenti in infrastrutture per i quali sono previsti importanti piani ma che non si sono ancora tradotti in cantieri e che stanno vivendo la “rivoluzione” imposta dall’entrata in vigore del Decreto sul BIM che impone un nuovo trend nella realizzazione e nella gestione dell’ambiente costruito.
Obiettivo del Documento, firmato da tutte le sigle datoriali della filiera, insieme a professionisti e società di ingegneria, è chiedere a tutte le forze politiche impegni concreti per rimettere le costruzioni al centro delle strategie e iniziative di crescita del Paese.
Una protesta corale che deve essere l’input per coloro che si apprestano a guidare il nostro paese a prendere coscienza del fatto che non si può e non si deve dimenticare un settore che ha dato, nel corso degli anni, un forte contributo al PIL nazionale e lustro all’immagine del paese anche nel contesto internazionale.
Quali sono i punti che i soggetti della filiera delle costruzioni hanno inserito nel Manifesto che è stato presentato alle parti politiche?
Sono noti i temi che stanno a cuore al settore: certezza del diritto e dell’imposizione fiscale, semplificazione burocratica e snellezza nei procedimenti, ma anche necessità di una politica industriale del settore che porti ad investire in un comparto industriale che, soprattutto in certe asset class di investimento, può rappresentare un buon risultato in termini di rendimento.
In primis, non bisogna dimenticare i cambiamenti demografici e sociali che impongono trasformazioni radicali nel modo di costruire e di gestire il patrimonio immobiliare: il senior living e lo student housing, che iniziano a prendere piede anche nel nostro paese, impongono un modello gestionale fino ad oggi quasi del tutto assente. Il patrimonio immobiliare esistente che vanta un’anzianità piuttosto rilevante necessita di operazioni di riqualificazione e rigenerazione e anche le nostre città, che rappresentano il driver per la competitività della nazione, necessitano di opere strategiche in grado di renderle attrattive agli occhi degli investitori internazionali.
Al di là dei temi che sono stati inseriti nel documento e che da anni rappresentano elemento di confronto con le controparti pubbliche, quello che è emerso con forza nel corso della conferenza stampa di ieri è stata la presa di coscienza da parte degli attori della filiera che molto deve essere cambiato anche nell’approccio che gli operatori devono avere nei confronti degli interlocutori pubblici e del mercato e che non è più possibile operare in un’ottica che esuli dalla logica di collaborazione e filiera integrata.
Per un contesto produttivo come quello delle costruzioni, dove l’individualismo ha rappresentato per anni una caratteristica distintiva, dove il fare “rete” è sempre stato visto con diffidenza, il Manifesto rappresenta un cambiamento radicale di approccio e la presa di coscienza che non si tratta di immobili ad uso residenziale o di infrastrutture ma di “ambiente costruito” che deve rispondere a logiche di sostenibilità, di efficienza e di qualità.
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gfrino · 10 days ago
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edilizia360 · 6 years ago
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Sblocca Cantieri, in Aula confronto su Italia Infrastrutture SpA
30/05/2019 - Riparte oggi in Senato l’esame del ddl “Sblocca Cantieri”. Tra le maggiori novità, presenti negli emendamenti all'esame dell'Aula, Italia Infrastrutture SpA, l’esclusione delle imprese per irregolarità fiscali gravi, anche se non definitivamente accertate, e l'alleggerimento dei controlli sui partecipanti alle gare.   Italia Infrastrutture SpA Secondo uno degli emendamenti presentati dai relatori, dal 1° settembre 2019 sarà operativa Italia infrastrutture SpA. La società opererà con un capitale sociale di 10 milioni di euro. Potrà sostituirsi ai soggetti che, una volta ottenuti i finanziamenti per la realizzazione delle opere, non li utilizzano rischiando di perderli.   Tra i suoi compiti figurano inoltre il supporto tecnico, amministrativo e gestionale alle direzioni generali in materia di programmi di spesa che prevedano il trasferimento di fondi agli Enti locali, il supporto.. Continua a leggere su Edilportale.com
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bat-offertedilavoroverona · 8 years ago
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Magazziniere
Azienda impiantistica ricerca giovane operaio magazziniere per attività di carico scarico merce, preparazione materiale per i cantieri, registrazione materiale su gestionale ed emissione bolle di vendita. ...
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marikabi · 5 years ago
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Caro Babbo Natale (2019 edition)
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Caro Babbo Natale,
Quest’anno la letterina è proprio lunga. Mi è venuta una sorta di ‘stato della tragedia cittadina’ più che una lista di richieste, che - già intuisco - non onorerai. 
Siediti paziente e leggimi, almeno. 
Lo so bene che lì, dalla Lapponia, Avellino sembra una cacchina di mosca, minuscola, scura e persistente, in confronto all’esteso candore della neve artica.
Alle nostre lati-altitudini, un Natale di neve è evento poco frequente (e lo sarà sempre meno, ci ha avvertito Greta Thunberg). Ci piacerebbe, tuttavia, una bella nevicata, almeno per coprire certe brutture edil-urbanistiche, regalandoci una trasognata iconografia da spot. Il problema è che da noi la gestione della neve-in-città si trasforma in evento tragicomico, con deprecabili conseguenze politiche, perfino.
Vabbe’, faccio la seria da questo rigo in poi.
Qui giù viviamo sotto il ricatto costante dell’umido, spesso anche della pioggia, ultimamente anche di tipo monsonico. Sicuramente siamo vittime dell’inquinamento, perché - ci ripetono come se dovessimo per forza farcene una ragione - la conformazione del nostro fondovalle urbano è il miglior ambiente per la stagnazione in sospensione di monossidi e polveri sottili.
Siamo condannati dall’orografia, pertanto. Come a dire: è ‘o Pataterno che ‘o bbuo’.
Per salvarci - visto che non solo non si allarga la ZTL cittadina, ma c’è anche qualche scriteriato che vuole abolirla del tutto e lancia petizioni sui social - la prescrizione mai profferita apertis verbis sarebbe quella di chiudersi in casa: meno gente circola e meno problemi ci sono (come durante l’incendio dell’ICS dello scorso settembre, per capirci). 
(Si chiama anche ‘cospirazione dell’hygge’, che è il pigro concetto danese di felicità: ciabatte, maglioni, tè speziato caldo e cofanate di peraltro indigeribili biscotti al burro, sul divano a vedere film glicemici, con sollazzo del colesterolo e tripudio dei trigliceridi.)
Il rintanarsi per non diventare vittime dei problemi (anche ambientali) è una sorta di traslazione della famosa Legge di Ford: tutto quello che non c’è non si rompe. (Sublimazione domestica: meno soprammobili, meno polvere.)
La prima cosa che vorrei, pertanto, chiederti per questa nostra umida e sfortunata Città è una migliore ventilazione, magari attraverso lo sbancamento di qualche altura, sicché si possa arieggiare meglio. 
Non spaventarti. C’è un precedente.
Spero ricorderai che tanto tempo fa, nella trasmissione Portobello, di Enzo Tortora, ci capitò un tizio il quale propose di spianare completamente il Passo del Turchino in Liguria, colpevole - ipse dixit - della stagnazione della nebbia in Valpadana.
Tuttavia, sappiamo bene che ventilare il nostro fondovalle - nonché la Valpadana - è impossibile anche per te, come è altrettanto chiaro che ti sia ugualmente impossibile eliminare i fetenti motori diesel (ma chi diamine fa le revisioni ai veicoli irpini, eh?!? Efesto?) i quali imperterriti circolano arroganti per le vie cittadine, alla faccia dell’ordinanza anti catorci.
Cioè, tu, Babbo Natale, mo’ mi stai suggerendo che con una migliore politica urbanistica e gestionale del traffico potremmo quantomeno ridimensionare il problema? 
Babbonata’, ma ci stai prendendo pe’ fessi? Quello, il Sindaco attuale, ha pure affermato che il protocollo con i Comuni contermini è inutile! Dài retta a me: per quanto utopico, sarebbe più facile che tu sbancassi (imperfetto congiuntivo da terzo periodo ipotetico, o dell’impossibilità) la collina di Monteforte, che far applicare il protocollo, proposto a suo tempo con paziente e saggia opera di diplomazia dalla triade Commissariale.
La Città, la nostra Città, vituperata e continuamente maledetta, eppure ci danniamo per spronarla a migliorarsi. Ci sono molte altre città (viaggio molto, lo sai) le quali sono urbanisticamente ed esteticamente peggiori di Avellino, talmente anonime e grigie da rivalutare la nostra con inaspettato orgoglio. Tuttavia, è giusto non fermarsi mai nell’incalzare i nostri Amministratori, perché qui si vive male. Nonostante i copiosi addobbi con i quali viene abbellita, a Ferragosto e a Natale. 
Fermi resistono ancora cantieri-monstre (ovviamente schifati dagli umarels, i quali in crisi d’astinenza si sono fiondati sull’installazione delle luminarie) e migliaia di buche da poter gareggiare - nelle debite proporzioni - con Roma (o Budapest. Diamoci un tocco internazionale, suvvia). Abbiamo ancora lugubri catapecchie lungo l’arteria di fondovalle principale (via Francesco Tedesco). C’è l’Isochimica che sanguina continuamente delle sue vittime. Avellino (all’infuori del Corso) è sporca, più per colpa degli sciatti e strafottenti cittadini che siamo (padroni dei cani compresi), che non degli operatori della nettezza.
Vuoi sapere del Pronto Soccorso del Moscati? Delle liste di attesa per le visite specialistiche? Del traffico? Della sicurezza del Tribunale? Del dissesto dei marciapiedi e delle cunette? Della perdurante ostilità urbanistica nei confronti dei portatori di handicap motori e visivi? Della decadenza del centro storico, a cominciare dalla Dogana a finire nel buco nero di Piazza Castello?
E delle recenti vicende malavitose? 
Caspita, Babbonata’, mica ti avevamo chiesto di farla sprofondare nella classifica di vivibilità [pubblicata dal Sole24Ore, NdR], eh? Ma che ti abbiamo fatto, noi Avellinesi?
Tu vuoi e puoi, dice la leggenda. Sei una sorta di emissario del Padreterno, che premia i bravi. Vuoi forse dirci che siamo stati pessimi? Ci siamo comportati peggio dell’anno scorso?!?
Ma se ci siamo allineati e coperti votando con gioia festosa e festeggiante il miglior Sindaco sulla piazza, affinché risollevasse le sorti amministrativo-gestionali nella comunità! Siamo stati pure così bravi a non dare di matto sulle vicende della squadra e dello stadio, del basket e del Paladelmauro. Per giunta, ci stiamo sorbendo la dislocazione schizofrenica dei pullman (poveri pendolari!) che invece di ridurre l’inquinamento, l’ha peggiorato. Ma chi le pensa ‘ste trovate logistiche, Paperoga?
Siamo talmente messi male, che Calitri è assurta nell’immaginario di Amazon come un posto talmente sperso, da utilizzare come simbolo delle magnifiche sorti e progressive dell’e-commerce. 
Siamo talmente poveri in moneta e meschini in etica, oltre che costantemente meno acculturati, che i due terzi dei pur convenientissimi e-book circolanti in Italia sono crackati alla grande.
Gli avvertimenti delle forze dell’ordine sul pericolo dei prodotti contraffatti e pericolosi ci scivolano addosso: acquistiamo (volontariamente) cineserie ed (inconsapevolmente) false griffe ed alimentari privi di tracciabilità. Per ironia della sorte, a pochi giorni dalla presentazione dell’Analisi MISE-CENSIS sulla contraffazione nella nostra provincia (secondo la quale il fenomeno delittuoso risultava ‘tradizionale e contenuto’, privo di centri di produzione e smistamento), è stato scoperto il primo sito di stoccaggio di merce falsa in Irpinia, mentre si accumulano le denunce di spaccio di falsi e contraffatti anche nei confronti di accorsati esercizi commerciali. 
Siamo in decadenza, invecchiamo nella crepa vieppiù abissale delle sperequazioni socio-economiche.
I nostri giovani migliori vanno via, dovunque, ma via di qui. La ‘restanza’ è solo un romantico concetto (talvolta perfino patetico), non una soluzione dignitosa per i nostri figli e nipoti.
La politica ha fallito.
Ho sentito bene? Mi stai dicendo che pure il Commissario straordinario del Piddì irpino ti ha scritto una letterina? Sta disperato pure lui? 
Eh no, non chiedo nulla per l’attuale politica irpina (a destra come a sinistra): non si meritano nulla, se non l’estinzione totale.
Traghetteremo anche per quest’anno le nostre rassegnate anime oltre questo periodo festivo, avendo ritualmente fissato la conca del baccalà a sponzo (unica vera certezza del Natale irpino), nonché pure tradizionalmente rivisitato ed arricchito il campionario di chitammuorto smadonnato nell’assurdità del traffico pre-natalizio.
Statti bbuono, Babbonata’. Abbiamo capito che anche questo Natale andrà meglio il Natale prossimo. (Ma forse neanche.)
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bakecalavoro · 8 years ago
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Magazziniere - Veneto - Verona
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lavoroverona · 8 years ago
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Magazziniere
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alfredoromeo · 8 years ago
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"Alfredo Romeo usato come un Cavallo di Troia: L’arma del 416-bis e il Cardarelli usati strumentalmente per indagare sulla Consip e sulle alte cariche dello Stato"
Di seguito la trascrizione della nota dei difensori del Presidente Alfredo Romeo inviata nei giorni scorsi alla stampa, utile a fare chiarezza sulle recenti vicende riportate dai quotidiani.
Sembra incredibile, ma per l’ennesima volta in meno di dieci anni, il nostro assistito, avvocato Alfredo Romeo, è al centro di un sistema di accuse fondate – ancor più questa volta, come siamo in condizioni di dimostrare con adeguata documentazione “a monte” di ogni procedimento – su un approccio pregiudiziale alla sua persona e alle sue aziende. Persona e aziende che – pur nel mirino da anni (calcoliamo oltre dieci anni di intercettazioni senza soluzione di continuità, anche durante delicate, precedenti, fasi processuali) – hanno sistematicamente dimostrato la loro integrità professionale e gestionale, operando sul mercato con altrettanta continuità e riconosciuta efficienza e trasparenza.
A maggior ragione sentiamo la necessità di sottolineare la suddetta, grave affermazione, perché l’ipotesi avanzata dalla Procura di Napoli ha, questa volta, il palese vulnus intrinseco di una strumentalizzazione di partenza.
L’applicazione dell’ipotesi di reato a norma del 110-416-bis, infatti, nel merito dell’inchiesta sul Cardarelli, non solo si fonda sul presupposto infondato che sia reato mantenere occupati, come previsto dalla legge sul cambio-cantiere, le maestranze del Cardarelli; ma in più non tiene conto di una serie di attività, esposti, denunce e comportamenti aziendali tutti tesi a contrastare – in tempi non sospetti e nei fatti – ogni possibile inquinamento di stampo camorristico nei cantieri gestiti dalla Romeo Gestioni. E le carte che mettiamo a disposizione della stampa – e che già sono in possesso di Procura, Prefettura, ANAC e Forze dell’Ordine, lo dimostrano oltre ogni dubbio.
Invece, purtroppo, dobbiamo constatare che la contestazione del concorso esterno in associazione di stampo camorristico (416-bis, appunto) è stata palesemente introdotta forzosamente – e in pieno dibattito costituzionale su questi temi, approfittando della giurisprudenza oscillante fino ad aprile 2016 – per poter attivare tutta una serie di accorgimenti investigativi miranti a indagare sulle attività del nostro assistito sul mercato nazionale dei servizi, in particolare quelli appaltati dalla centrale acquisti dello Stato, la Consip.
Grazie all’applicazione del 416bis, infatti, l’Avvocato Romeo è stato usato come un “Cavallo di Troia” per applicare sistemi elettronici di intercettazione come il Trojan a lui e alle persone con cui veniva in contatto; è stato possibile chiedere proroghe di indagine e intercettazioni che assommano a oltre due anni e mezzo di investigazioni a 360 gradi; è stato possibile eseguire sequestri di materiale personale e aziendale anche in ambiti che di sicuro non risulteranno essere connessi con le indagini in corso. Ma soprattutto è stato possibile mettere “cimici” negli uffici della Consip e coinvolgere nell’inchiesta anche alte figure dello Stato in un percorso di indagine che lascia chiaramente capire quale potesse essere l’obiettivo finale di tutta l’inchiesta.
Ne deriva una considerazione tecnica, ma anche – necessariamente – di stampo “politico”: gli accertamenti in Consip sono stati possibili non per il presunto rapporto tra l’avvocato Romeo e il dirigente della Consip Gasparri, ma al contrario, sui presupposti invocati dal presunto concorso esterno e della relativa aggravante ex articolo 7.
Da ciò discende che l’insussistenza delle contestazioni avrebbe dovuto impedire l’uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche e ambientali, non solo nei confronti di Romeo, ma anche dei vertici Consip e delle cariche istituzionali coinvolte con le quali – tra l’altro – l’avvocato Romeo non ha mai avuto contatto.
E’ evidente che l’inconsistenza delle ipotesi accusatorie, sul piano procedurale comporta l’inutilizzabilità di tutte le intercettazioni eseguite come si è detto per oltre due anni e mezzo.
Dunque, affermiamo che si tratta di una accusa del tutto inconsistente, quella rivolta all’ Avv. Romeo e a un Dirigente della Romeo Gestioni S.p.A. (art. 110-416 bis e art.7 ) sulla vicenda dell’Ospedale Cardarelli (come ben documentato nell’atto di citazione presentato al Tribunale di Napoli dalla stessa Romeo Gestioni S.p.A. per richiedere la risoluzione del contratto di servizi in essere fra la stessa e l’A.O.R.N. Cardarelli), palesemente strumentale a consentire alla Procura di attivare e mantenere un improprio percorso di indagine finalizzato:
ad ampliare a dismisura le proprie competenze;
a perseguire con ogni mezzo lo sviluppo di un proprio ruolo di indagine;
Tutto ciò:
giustificando in modo improprio ed estensivo l’utilizzo di strumenti di indagine speciali della DIA fra i quali: 
– intercettazioni telefoniche a macchia d’olio ed a catena per quasi 3 anni, sull’Avv. Romeo e su diversi soggetti plurimi del tutto estranei a quelli oggetto delle indagini dichiarate; 
– intercettazioni ambientali mediante TROJAN nei confronti di soggetti plurimi, a partire dallo stesso Avv. Romeo; 
configurando inesistenti reati associativi; 
cercando di attrarre impropriamente alla propria competenza “indagini romane” lontane e totalmente estranee dai fatti oggetto di indagine inerenti l’Ospedale Cardarelli.
Come evidente dalla mera lettura dell’atto di citazione richiamato e dei suoi allegati, la Romeo Gestioni è stata infatti la prima a denunciare in ogni modo ogni possibile rischio di “contiguità” camorristica inerente l’appalto di servizi di pulizia dell’ospedale Cardarelli, che la stessa si era regolarmente aggiudicato peraltro con un fortissimo risparmio economico per l’Ente ospedaliero, e senza che alcuna Autorità investita di quanto denunciato (Prefettura, Procura della Repubblica, Questura, Forze di Polizia, Carabinieri, Regione Campania, etc.) abbia mai dato alla stessa Società alcun riscontro in materia.
Una infondatezza della contestazione, formulata dalla Procura napoletana, che risulta ancora più evidente laddove si consideri che:
la Romeo Gestioni S.p.A. ha il suo core business nel rapporto con oltre 200 Amministrazioni pubbliche sul territorio nazionale fra le quali quelle di rilievo maggiormente qualificato e sensibile come la Presidenza della Repubblica, il Senato della Repubblica, la Corte Costituzionale, la Presidenza del Consiglio, i Palazzi di Giustizia di Roma e Napoli, nonché gli uffici della DDA a Roma.
l’Avv. Romeo, intercettato e monitorato a quanto si rileva in continuità da quasi 10 anni, è stato ripetutamente assolto in via definitiva in Cassazione da ogni reato contestatogli;
la Romeo Gestioni S.p.A. è stata per quasi due anni in Amministrazione giudiziaria ed è stata analizzata, controllata e certificata nei propri comportamenti in ogni più piccolo dettaglio. 
Su quest’ultimo punto, però, e in conclusione, ci è d’obbligo offrire uno spunto di riflessione che si commenta da sé: se tre anni circa di indagine (svolta con dispiegamento di mezzi, uomini e risorse ad oggi incommensurabili) hanno portato a tale insussistenza di contenuti e prove per i reati ipotizzati, verrebbe da chiedersi se – al contrario – le stesse conclusioni avanzate dalla Procura non dimostrino nella realtà dei fatti, che i comportamenti e l’agire quotidiano di una Società che opera con un tal numero di Amministrazioni Pubbliche, siano oggettivamente impeccabili e palesemente trasparenti in efficienza e correttezza. Una certificazione indiretta, dunque, di cui si potrà essere grati alla fine di questa vicenda.
Il collegio di difesa dell’avvocato Alfredo Romeo Avv. Francesco Carotenuto Avv. Alfredo Sorge Avv. Gianni Vignola
“Alfredo Romeo usato come un Cavallo di Troia: L’arma del 416-bis e il Cardarelli usati strumentalmente per indagare sulla Consip e sulle alte cariche dello Stato” was originally published on Alfredo Romeo
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