#gessetti
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Curiosità. Lo sapevi? Pare che un semplice tratto di gessetto riesca a fermare le formiche perché su quello non si inoltrano.
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art is everywhere,
just keep an eye out.
#art#drawing#devil#littledevil#chalk#chalkpaint#chalkboard#manga#anime#comic#blackandwhite#monochrome#arte#disegno#diavolo#diavoletto#fimetti#gesso#gessetti#lavagna#biancoenero#monocromatico#cinecittà#cinecittaworld#roma
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what are your thoughts on the dune costumes? ive always found them so beautiful and they have left me going down rabbit holes trying to put together my own versions and collections of things i think fitting for the setting. i personally am OBSESSED with the bene gesserit and their look … and naturally lady jessica is an inspiration to us all
I was really impressed by the costuming in the movies, and I adore the attention to detail and storytelling through different clothing. You can clearly see the North African and classical Islamic inspirations
However, the one gripe I have with the Fremen costumes is the lack of color. Like these pics above are clearly the cultures the designers were inspired by, but if you see the newest movie, there is quite a lot of sandy, beige, and brown coloring and little else. Obviously if you live in the desert, you will rely on undyed or neutral colored cloth, but natural dyes are still available in these areas. Even in the book, the sietches are described as having colorful tapestries and color on the walls. The costumes were still beautiful and practical looking, but I do wish there was some individuality. There are a couple scenes near the end where Jessica and her entourage all have on brilliant dyed clothing and headdresses, so it is possible.
Here's me once again championing for the Islamic Fashion Institute to create all the costumes for future Dune projects, especially the Bene Gesserit show. There's an air of secrecy and mystery to the organization, and I just love the way their costumes shut the sister off from the average person as well as making them stick out as a member of the order. And these pics are giving me very regal secret sisterhood vibes
Also the catholic nun inspirations are sooooo palpable I need more people talking about this. All the strange headdresses and veils that put a barrier between the sister and the rest of the world. And not even just the costumes. Pure Catholic arrogance that this coalition of space priests could breed the savior of the world I live for it
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A chi pensa di combattere l'islam con i gessetti
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- Mi scrivi una poesia d’amore?
- D’amore felice o d’amore triste?
- Come ti rendo?
- Felice
- Dunque?
- Dunque felice
- Bravo, vorrei proprio una poesia d’amore felice
- Hai delle preferenze?
- Cosa intendi per “hai delle preferenze”?
- Ci vuoi dentro baci, gatti, tette, occhi, ci vuoi una bici, due bici per passeggiare assieme, ci vuoi dentro dei prati o il vento, o sia prati, sia vento, ci vuoi dentro dei riccioli neri, ci vuoi sospiri, ci vuoi dei sassolini, delle nocciole, una strada, una musica, e se sì che musica vuoi, ci vuoi un letto, delle lenzuola rosse, ci vuoi una mela, le tua gambe lunghe affusolate, un divano, un morbido tappeto, ci vuoi del sesso, la vuoi a colazione o la vuoi notturna, vuoi che faccia innamorare altre donne al di fuori di te, vuoi un finale matto, vuoi che sia primaverile o autunnale, la vuoi invernale, vuoi un bellissimo vestito, vuoi un molo e una barca di legno sul lago, vuoi che ci sia un grande ballo e che io ti venga a prendere in carrozza, vorresti dei gessetti colorati, vuoi che sia ambientata nel bosco, ci saranno delle castagne, la luna, la neve, vuoi che sia una poesia rassicurante, calda, che ti faccia sorridere, vuoi che ci siano dei grilli che ti fanno la serenata per tutta la notte, cosa ci vuoi dentro questa poesia d’amore felice?
- Puoi metterci davvero dentro tutto questo?
- Tutto questo e assai di più
- Voglio tutto con aggiunta di mozzarella di bufala
- Sei una morbida ragazza dalle idee chiarissime
- Procedi pure.
Guido Catalano
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#Gabrielle e Jean è un dipinto del pittore francese Pierre-Auguste Renoir, realizzato intorno al 1895 e conservato al Musée de l'Orangerie di Parigi.
Quando papà Léonard Renoir non trova i suoi gessetti da sarto, sa immediatamente che il colpevole è il piccolo Pierre -August he si diverte un mondo a disegnare familiari , cani e gatti ...
Speriamo che sia felice : questo basterebbe per essere un re . Ecco, si è messo a strillare : dormi ...
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Nella notte di Capodanno, quando tutti a nanna vanno, è in arrivo sul primo binario un direttissimo straordinario, composto di dodici vagoni tutti carichi di doni…
Gennaio Sul primo vagone, sola soletta, c’è una simpatica vecchietta. Deve amar molto la pulizia perché una scopa le fa compagnia… Dalla sua gerla spunta il piedino di una bambola o d’un burattino. – Ho tanti nipoti, – borbotta, – ma tanti! E se volete sapere quanti, contate tutte le calze di lana che aspettano il dono della Befana.
Febbraio Secondo vagone, che confusione! Carnevale fa il pazzerellone: c’è Arlecchino, c’è Colombina, c’è Pierrot con la sua damina, e accanto alle maschere d’una volta galoppano indiani a briglia sciolta, sceriffi sparano caramelle, astronauti lanciano stelle filanti, e sognano a fumetti come gli eroi dei loro giornaletti.
Marzo Sul terzo vagone viaggia la Primavera col vento marzolino. Gocce ridono e piangono sui vetri del finestrino. Una rondine svola, profuma una viola… Tutta roba per la campagna. In città, fra il cemento, profumano soltanto i tubi di scappamento.
Aprile Il quarto vagone è riservato a un pasticcere rinomato che prepara, per la Pasqua, le uova di cioccolato. Al posto del pulcino c’è la sorpresa. Campane di zucchero suoneranno a distesa.
Maggio Un carico giocondo riempie il quinto vagone: tutti i fiori del mondo, tutti i canti di Maggio… Buon viaggio! Buon viaggio!
Giugno Giugno, la falce in pugno! Ma sul sesto vagone 10 non vedo soltanto le messi ricche e buone… Vedo anche le pagelle: un po’ brutte, un po’ belle, un po’ gulp, un po’ squash! Ah, che brutta invenzione, amici miei, quei cinque numeri prima del sei.
Luglio Il settimo vagone è tutto sole e mare: affrettatevi a montare! Non ci sono sedili, ma ombrelloni. Ci si tuffa dai finestrini meglio che dai trampolini. C’è tutto l’Adriatico, c’è tutto il Tirreno: non ci sono tuttii bambini… ecco perché il vagone non è pieno.
Agosto Sull’ottavo vagone ci sono le città: saranno regalate a chi resta in città tutta l’estate. Avrà le strade a sua disposizione: correrà, svolterà, parcheggerà da padrone. A destra e a sinistra sorpasserà se stesso… Ma di sera sarà triste lo stesso.
Settembre Osservate sul nono vagone gli esami di riparazione. Severi, solenni come becchini… e se la pigliano con i bambini! Perché qualche volta, per cambiare, non sono i grandi a riparare?
Ottobre Sul decimo vagone ci sono tanti banchi, c’è una lavagna nera e dei gessetti bianchi. Dai vetri spalancati il mondo intero può entrare: è un ottimo maestro per chi lo sa ascoltare.
Novembre Sull’undicesimo vagone c’è un buon odore di castagne, paesi grigi, grige campagne già rassegnate al primo nebbione, e buoni libri da leggere a sera dopo aver spento la televisione.
Dicembre Ed ecco l’ultimo vagone, è fatto tutto di panettone, ha i cuscini di cedro candito e le porte di torrone. Appena in stazione sarà mangiato di buon umore e di buon appetito. Mangeremo anche la panca su cui siede a sonnecchiare Babbo Natale con la barba bianca. Gianni Rodari ******************* On New Year's Eve, when everyone goes to bed, is arriving on the first track a very direct extraordinary, composed of twelve wagons all loaded with gifts…
January On the first carriage, alone, there is a nice old lady. You must be very fond of cleanliness because a broom keeps her company... The little foot emerges from her pannier of a doll or a puppet. – I have many grandchildren, – she mutters, – but many! And if you want to know how many, count all the woolen socks who await the gift of the Befana.
February Second car, what a mess! Carnival goes crazy: there is Harlequin, there is Colombina, there is Pierrot with his lady, and next to the masks of the past Indians gallop at full speed, sheriffs shoot candy, astronauts launch stars streamers, and dream in comics like the heroes of their newspapers.
March On the third car Spring travels with the March wind. Drops laugh and cry on the window glass. A swallow flies, smells like a violet... All campaign stuff. In the city, among the concrete, they only smell the exhaust pipes.
April The fourth car is reserved to a renowned pastry chef which prepares, for Easter, chocolate eggs. Instead of the chick there is the surprise. Sugar bells they will play at length.
May A playful load fills the fifth carriage: all the flowers in the world, all the songs of May... Have a good trip! Have a good trip!
June June, the scythe in hand! But on the sixth car 10 I don't just see the rich and good crops… I also see the report cards: a little ugly, a little beautiful, a little gulp, a little squash! Ah, what a bad invention, my friends, those five numbers before six.
July The seventh car it's all sun and sea: hurry up and assemble! There are no seats, but umbrellas. You dive from the windows better than trampolines. There is the whole Adriatic, there is the whole Tyrrhenian Sea: not all children are there... that's why the carriage isn't full.
August On the eighth car there are cities: they will be given away to those who remain in the city all summer. He will have the roads at his disposal: it will run, turn, park as master. To the right and to the left will surpass itself… But in the evening it will be sad anyway.
September Look on the ninth car remedial exams. Severe, solemn like gravediggers… and they take it out on the children! Because sometimes, for a change, Aren't the adults the ones who repair?
October On the tenth car there are many benches, there is a black board and some white chalk. From the wide open windows the whole world can enter: he is an excellent teacher for those who know how to listen.
November On the eleventh car there is a good smell of chestnuts, gray towns, gray countryside already resigned to the first fog, and good books to read in the evening after turning off the television.
December And here is the last carriage, it's all made of panettone, It has candied cedar cushions and the nougat doors. As soon as he gets to the station he will be eaten in good spirits and with a good appetite. We will also eat the bench on which he sits dozing Santa Claus with a white beard. Gianni Rodari
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MARIUS de ROMANUS APPRECIATION WEEK DAY 5
Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
#Marius de Romanus#Marius de Romanus appreciation week#Marius de Romanus appreciation week DAY 5#Marius and Botticelli#Friendship#de Romanus coven events
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"Mer,
non è il modo in cui volevo farlo ma mi conosci, ho sempre preferito la strada più facile o forse ero cosí un tempo, non lo so. Quello che so è che meriti la veritá. Non so come altro dirtelo ma sai bene quanto me che se dovessi venire da te urleresti e mi faresti sentire in colpa o qualsiasi cosa tu faccia che sembra sempre farmi ragionare. Eri l'unica in grado di farmi ragionare, sottolineare quando facevo lo stronzo. Quando non funzionava ti sdraiavi nel mio letto e dicevi la cosa perfetta e sensata, ma il problema è che non posso tornare, non posso affrontarti. Merito di sentirmi in colpa e di essere chiamato stronzo, ma non voglio che tu mi faccia ragionare, non voglio che tu dica la cosa giusta perchè la cosa giusta non è a Seattle, non più. Ti giuro che non c'entra il lavoro, non c'entri tu e neanche Jo, si tratta di me. Me ne sono andato e sono con Izzie. Forse a questo punto prenderai il telefono per chiamarmi un milione di volte e lasciarmi messaggi odiosi in segreteria finchè non ti richiamerò, ma non posso Mer, non posso mentirti e prometterti che tornerò a casa perchè quella non è piú casa per me. Quando hai rischiato di perdere la licenza, quando ho chiamato tutti per scrivere quelle lettere e venire a sostenerti, ho chiamato anche Izzie. Vorrei dirti che speravo non rispondesse ma in veritá ho sperato di sì. Vorrei dirti che l'ho dovuta chiamare per te, ma sarebbe una bugia. La veritá è che il tuo processo mi ha dato una buona scusa per chiamarla. Volevo sapere che fine avesse fatto, volevo sapere se fosse viva e se stesse bene, volevo sentire la sua voce. Quando ha risposto le ho raccontato tutto, su di te che raccoglievi la spazzatura per strada e che avevi bisogno di una lettera che dimostrasse che vali molto di piú. Lei ha riso ed ha detto: "era ovvio che finisse tra la spazzatura, perchè ha provato a salvare il mondo!"
C'erano voci di sottofondo, una bambina che cantava una canzone sulle "sporche e unte budella del geomide", che avevo imparato in prima elementare. Ho iniziato a ridere e le ho chiesto se avesse dei figli ed Izzie non parlava piú. Non ha parlato piú per molto tempo finchè poi mi ha detto: "sì, ho dei figli, due gemelli" e mi ha detto che sono figli miei Mer, figli miei e di Izzie, ha dato alla luce i nostri figli.
Amo Jo, profondamente, ancora. Credo che la amerò per sempre. Se si trattasse solo di scegliere tra due donne che amo, sceglierei mia moglie, lo sai bene. Ma non si tratta solo di lei, Izzie ha avuto i nostri figli. Era single e voleva dei bambini ma non poteva averne perchè il cancro le ha distrutto gli ovuli però aveva ancora i nostri embrioni. Allora ero troppo spaventato per interessarmi di cosa ne avrebbe fatto se non li avessimo usati cosí ho firmato dei documenti, dandole il consenso di farci quello che voleva e li ha usati, ha avuto due gemelli: Eli ed Alexis.
Avrei dovuto dirlo a Jo o a te, ma non l'ho fatto. Ho aspettato che finisse il tuo processo e poi sono venuto qui ed ho conosciuto i miei bambini Mer. Hanno 5 anni, sono divertenti e testardi da morire, proprio come Izzie, come una piccola squadra che si allea contro di me con caparbietá e mani appiccicose. Nel momento in cui ho varcato quella porta hanno subito voluto farmi vedere le loro camere, il loro sguardo mentre mi mostravano i loro giocattoli, i loro libri e mi hanno chiesto se potevano chiamarmi papá. Entrambi vogliono diventare dottori, Izzie gli insegna a cucinare come lei e scarabocchiano stetoscopi su tutti i muri con i gessetti. Alexis ha gli occhi di Izzie ed Eli ha un sorrisetto storto proprio come il mio ed ora vivo in una cavolo di fattoria nel nulla, in Kansas.
I bambini giocano con le galline ed Izzie lavora come chirurgo oncologico, ed è straordinaria Mer. I progressi che ha fatto, è viva. È un miracolo e tiene altre persone in vita mentre io sto facendo domanda all'ospedale qui vicino.
Volevo prendermela con Izzie per avermelo nascosto ma non posso perchè posso solo esserle grato per averli messi al mondo.
Sono cosí intelligenti, piú di quanto lo fossi io alla loro etá, cavolo forse anche piú di adesso!
Sono arrivato ad avere tutto....una casa in cui si sentono al sicuro e amati, fanno pigiama party in cui si scambiano il letto a non finire per tutta la notte finchè non piombano nel nostro letto alle 4 del mattino e si svegliano con due genitori quando io a malapena ne ho avuto uno.
Li amo Mer, con tutte le mie forze e con ogni singola cellula del mio corpo e posso essere il loro papá. Sono l'uomo che ha mentito dicendo di avere un solo testicolo per entrare al Seattle Grace ed ha funzionato, ho ottenuto un lavoro e una carriera che amo, basandomi su una bugia di cui non importava a nessuno e l'ho fatto funzionare. Quando guardo i miei figli e dubito di star facendo la cosa giusta per loro penso a te, Zola, Bailey ed Ellis. Sei diventata una madre straordinaria ed un chirurgo incredibile. L'hai fatto da sola.
Hai sempre detto che Cristina era la tua persona, poi che ero io ma sei sempre stata tu la tua persona, una forza della natura pazzesca. Non hai mai avuto bisogno di nessuno se non di te stessa.
Puoi venire qui sai? Potresti presentarti qui e convincermi a lasciar perdere tutto questo e ritornare da te, Jo, l'ospedale e da tutti quelli che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui ma spero che tu non lo faccia Mer. Sei la mia migliore amica e mi mancherai da morire ma sono finalmente dove dovrei essere, non l'ho mai avuto prima d'ora.
Perciò spero che un giorno verrai qui, ma non per chiedermi di tornare, spero tu venga a conoscere i miei figli e che possano chiamarti "zia Mer" perchè so che li amerai e loro ameranno te e finchè non sarai pronta a farlo, cerca di non odiarmi troppo per favore.
Alex."
La lettera d'addio di Alex Karev a Meredith Grey
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leggevo da magoni della tesina sui pittori. e tu sai disegnare e dipingere?
Sì e sì.
Fin da minuscola, mi piace pensare che siano i geni del mio bisnonno che faceva anche il pittore (olio, gessetti e matite). Sempre fatto per passione in tante tecniche, mi è stato utile per l'università, non lo faccio da tanto ora che ci penso.
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Comporre questa medusa fatta con i gessetti da una me allergica alla polvere, non è stato proprio il massimo dell'esperienza. Tuttavia sono decisamente soddisfatta del risultato finale! 🪼🫧
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Eliminare l'odore di muffa e umidità nei cassetti: pulizia e manutenzione utilizzando prodotti naturali.
Eliminare l'odore di muffa e umidità nei cassetti: pulizia e manutenzione utilizzando prodotti naturali.
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Aaron West & The Roaring Twenties - In Lieu of Flowers, traduzione testi
Agli uccellini non gliel’ha detto nessuno che il mondo sta finendo Per cui loro continuano a cantare come se fosse primavera
(da: Paying Bills at the End of the World)
1. Aaron West and The Roaring Twenties – Smoking Rooms, traduzione
Camere fumatori Si sta una merda a essere di nuovo da soli
Lo spettacolo maestoso di questi camerini scalcinati
Tutta la sporcizia e la muffa
Murales brutti sul cemento freddo
Negli stanzini di tutti questi locali rock in difficoltà, dai quali chiamo casa E starò via qualche settimana, ragazzo mio
Spero tu capisca
Ho fatto delle promesse, intendo mantenerle
Ma vanno sempre via tutti quanti, lo so
Le cose ti sono andate male, le cose ti sono andate male Si sta una merda a essere di nuovo da soli
Nell’oscurità soffusa delle camere di questi motel da due soldi in cui scavo dei buchi
Sempre alloggiati nell’ala fumatori
Io e Joe e Cliff non ci potevamo credere che esistono ancora
Tutta la cenere sui materassi Non è la stessa cosa senza di voi, non ci trovo nessuna gioia
Per cui dopo il Jersey la prossima settimana magari mollo il colpo
E trascinandomi sul palco capisco che le cose si sono messe male, si sono messe… La luce viola che mi macchia la pelle
Lo scoppio di applausi, un’eruzione improvvisa
Catherine fa un cenno con la testa verso di me
Giro lo sguardo, e dal nulla compare la band
Ero vuoto e freddo e spezzato in due
È come vedere un fantasma, non me lo dimenticherò mai
Lo ripeto continuamente, continuamente, continuamente
Mi siete mancati di brutto, stronzi
Continuamente, continuamente, continuamente
Mi siete mancati di brutto, stronzi
Continuamente, continuamente, continuamente
Mi siete mancati di brutto, stronzi 2. Aaron West and The Roaring Twenties – Roman Candles, traduzione
Candele romane È quasi il crepuscolo
Tiro fuori la macchina dal garage
E accendo il radiatore a olio per allontanare i primi di marzo
Ho spaccato il finestrino con una palla da baseball
Per cui penetra l’inverno tra le schegge
La band si presenta quando tutti hanno finito il proprio turno
E proviamo tutte le modifiche che mi sono scritto col pennarello sul polso
E parliamo del futuro come se lo pregassimo di sfondarci a calci i cazzo di denti Svegliatemi quando è finita
Qualcuno ci ha rubato la marmitta catalitica dal giardino
Va oltre le nostre possibilità
Bruciamo come candele romane
Svegliatemi quando è finita Mi immagino noi sull’I-80 direzione ovest dalle parti di Cheyenne
Su un furgoncino da 15 posti arrugginito che cerchiamo di indovinare a che distanza è il temporale
Contiamo i secondi tra il tuono e il lampo come facevamo da piccoli Ma la mamma lavora in ospedale
Dice che ogni turno sembra una maledizione
Non ha mai visto la gente stare così male
E dice che le cose peggiorano e basta Svegliatemi quando è finita
Qualcuno ci ha rubato la marmitta catalitica dal giardino
Va oltre le nostre possibilità
Bruciamo come candele romane
Svegliatemi quando è finita Non è questo il bello della speranza?
Non è questo il bello della speranza?
Ogni anno in primavera i Mets vincono il pennant e ti cresce l’erba
Non è questa la bella inculata della speranza, della speranza, della speranza, della speranza? Svegliatemi quando è finita
Qualcuno ci ha rubato la marmitta catalitica dal giardino
Va oltre le nostre possibilità
Bruciamo come candele romane
Svegliatemi quando è finita 3. Aaron West and The Roaring Twenties – Paying Bills at the End of the World, traduzione
Pagare le bollette alla fine del mondo Agli uccellini non gliel’ha detto nessuno che il mondo sta finendo
Per cui loro continuano a cantare come se fosse primavera
Faccio due passi con Colin dopo cena
Ci smezziamo una Coca e guardiamo il tramonto che fa la sua meraviglia
E la chiesa dietro l’angolo fa il servizio religioso sul prato
E fanno dei disegni sull’asfalto del marciapiede coi loro gessetti color pastello
Delle colombe e delle palme e un Gesù dei fumetti che muore sulla croce
Io dico “sarà in ritardo” e ci ridiamo un po’ sù Sto facendo di nuovo quel sogno in cui muoio
Quello in cui mi ammalo e non ce lo possiamo permettere
Son qua che vado in giro senza assicurazione sanitaria
E riusciamo a malapena a tenere le luci accese così com’è ora Metto in moto il pickup, gli ho messo nome Chelsea
Mi alzo ed esco prima del sole
Un pacchetto di paglie, caffè del distributore che sa di merda e non mi sveglia neanche
E un tizio che conosco dalla high school mi ha trovato un lavoro qui con suo papà
Per cui adesso installo basculanti dei garage sulla riva sud finché dura
E ho la pelle che sembra un campo minato: le zanzare mi hanno conciato per le feste
Ma sono felice del lavoro, ed è lì che ho visto Sam “Pensavo avessi levato le tende alla high school
Incredibile che sei tornata”
E tu mi fai “prendiamoci qualcosa da bere prima o poi che ti racconto tutto quanto”
E io “mi pagano il venerdì, ci becchiamo da Jack” Sto facendo di nuovo quel sogno in cui muoio
Quello in cui mi ammalo e non ce lo possiamo permettere
Son qua che vado in giro senza assicurazione sanitaria
E riusciamo a malapena a tenere le luci accese così com’è ora Sto facendo di nuovo quel sogno in cui muoio
Quello in cui mi ammalo e non ce lo possiamo permettere 4. Aaron West & The Roaring Twenties – Monongahela Park, traduzione
Monongahela Park È passato troppo tempo, cazzo
Non ti vedevo da quando eravamo ragazzini
E sono salito su un treno merci per venire a trovarti a Pitt
E tu ridi fortissimo
Mi appoggi una mano sul ginocchio
Io sorseggio un’acqua tonica perché sto cercando di non bere E mi torna alla mente il ricordo di noi due – Monongahela Park
E la bottiglia di scotch del discount che ci siamo smezzati mentre il cielo diventava buio E ti do uno strappo a casa, si sta facendo tardi
Tu sorridi e mi chiedi se non potremmo restare qua
Ti porto a casa, sei di strada
Guardiamo la notte che comincia il suo lento declino
Ti do uno strappo a casa, si sta facendo tardi Dalla tua sigaretta viene giù la cenere accesa
E tu dici che vuoi sentire la band
E mi chiedi se è dura per me cantare ancora canzoni su Dianne
E io alzo un po’ le spalle
Voglio dire, non è che dipende da me
Ti passo un accendino e dico “Dolly canta ancora canzoni su Jolene” E mi torna alla mente il ricordo di noi due – Monongahela Park
Dove fumiamo una sigaretta dopo l’altra al crepuscolo
I nostri cuori adolescenti danneggiati Ti do uno strappo a casa, si sta facendo tardi
Tu dici che è da un anno che non ti senti a posto
Ti porto a casa, sei di strada
Tu mi vieni vicino e io giro la faccia dall’altra parte
Ti do uno strappo a casa, si sta facendo tardi Il mio cuore è una bomba piena di chiodi
L’ho fatto apposta per non far più avvicinare nessuno
Cerco di restare calmo
Ma tu sbatti la portiera e io sono già qui che tremo
E mi accascio per strada
Ho visto lo sguardo che avevi, so che cosa significa Ti do uno strappo a casa, si sta facendo tardi
Tu mi sei venuta vicino e io ho girato la faccia dall’altra parte 5. Aaron West & The Roaring Twenties – Alone at St. Luke’s, traduzione
Da solo al St. Luke’s La scritta sul muro dice “fuck the Tories”
Fuori da un takeaway, mangiamo per strada
E il neon della vetrina illumina le ombre sulle macchine sulle note di una canzone pop che hanno messo in loop Gli uccelli marini cantano allo stesso modo qui
Cosa mi aspettavo?
Quella canzone continua a suonarmi in testa Sputiamo insulti, scavalchiamo recinzioni
Ci consumiamo come veri romantici
Attacchiamo risse, che cazzo di incoscienti
Stiamo pensando: finché siamo ancora qua, tanto vale che si beva Il motel dove alloggiamo è quasi tutto vuoto
Frego le caramelle e del vino dalla BP
Ed entro dalla finestra quando il receptionist è distratto
Stiamo uno sopra l’altro, si va al risparmio Ma c’è merda di topo sul tappeto
Cosa mi aspettavo?
Rido e rovescio il vino e macchio il letto Sputiamo insulti, scavalchiamo recinzioni
Ci consumiamo come veri romantici
Attacchiamo risse, che cazzo di incoscienti
Stiamo pensando: finché siamo ancora qua, tanto vale che si beva E si sono ammalati tutti quanti
Crudele e improvviso: io sono l’unico risparmiato
Mando un bacio d’addio e vado avanti mentre nell’aria aleggia il lutto
Ha fatto un male cane lasciarli qua
Ha fatto un male cane lasciarli qua La scritta sul muro dice che abbiamo toccato il fondo
E c’è un silenzio che penso di sentirmi i battiti
E il concerto è in una chiesa abbandonata a Glasgow
E l’ironia della sorte è abbastanza azzeccata Fa freddo, sono bagnato e mi sento solo
Cosa mi aspettavo?
La luce della vetrata mi ha tirato un pugno nel petto Sputo insulti, scavalco recinzioni
Mi consumo come veri romantici
Attacco risse, che cazzo di incosciente
Sto pensando: finché sono ancora qua, tanto vale continuare a bere 6. Aaron West & The Roaring Twenties – Whiplash, traduzione
Colpo di frusta Come una pistola dentro una Bibbia, è un segreto che mi tengo per me
Eravamo profeti sui fianchi delle colline la scorsa settimana a Londra
Adesso son qui in macchina che vado in negozio
Scompare come un sogno
E mi sono rotto la mano buona versando il calcestruzzo qua fuori Non faccio che perdere
Sembra come un colpo di frusta sull’asfalto
Quando torno è come un colpo di frusta Come un cane in una vasca da bagno, mi nascondo dal temporale
L’etichetta è sparita
Le mie chiamate vengono tutte ignorate
Mi dirigo al baretto
E quando entro Sam se ne va
Gli apostoli fedeli mi si fanno vicini quando parlo Vorrei che fossi tu
Sembra come un colpo di frusta sull’asfalto
Quando torno è come un colpo di frusta 7. Aaron West & The Roaring Twenties – Spitting in the Wind, traduzione
Sputare controvento Non è mai piovuto a LA per l’intero anno che ci ho vissuto
Ma oggi è tutto il giorno che continua a piovere
E Rosa era in ritardo, è entrata di soppiatto dalla porta laterale
E mi ha abbracciato così forte che ho pensato mi si spaccassero le costole Sì, ho bevuto un po’ per rilassare i nervi
Rosa se n’è accorta, son qua che biascico le parole
Sembra di nuovo preoccupata per me Sputo controvento, sputo controvento Mi guardo la mano quando mi viene un crampo durante Grapefruit
Mi diventa rigida quando fuori fa freddo, mi ha tradito di nuovo
E mi hanno tolto le viti al Samaritan il mese scorso
Una vita intera di sfortuna
Da allora non è più come prima E vedo i capi illuminati dalle luci alogene
Che rovesciano i cocktail e parlano sopra al concerto
E sento la tempesta sotto la pelle Sputo controvento, sputo controvento
Sputo controvento, sputo controvento Creare i ponti un cazzo, io li taglio
Ci vediamo in acqua
Do dei truffatori a quelli dell’etichetta e insulto Eric
È un disastro, cazzo
E l’intera band è incazzata
Mi lasciano annegare
Li ho condotti al macello Creare i ponti un cazzo, io li taglio
Ci vediamo in acqua
Rosa se la sarà filata, non si vede da nessuna parte
Il locale è sempre più buio
La mia voce suona una merda
Me la sto sputtanando
Ci vediamo in acqua
Ci vediamo in acqua
Ci vediamo in acqua
Ci vediamo in acqua
Ci vediamo in acqua 8. Aaron West & The Roaring Twenties – I’m an Albatross, traduzione
Sono un peso Quando esco piove ancora
Entro nel bar di fianco e spero che qualcuno mi riconosca
E si offra di comprarmi qualcosa di forte da bere
Sono un peso, già, non si offre nessuno
Barcollo fino all’area del fast food Ubriaco e debole
Ordino da mangiare e mi addormento
E il cuoco mi sveglia e mi dice di andarmene via Catherine telefona tre giorni dopo
E dice “sono ancora incazzata nera con te
Ma ho bisogno di sapere che stai bene
E tu papà lo dipingi come un santo
E lo sai che anch’io gli volevo bene
Ma si è ucciso a forza di bere proprio allo stesso modo Non intendo che succeda due volte
No, adesso basta
È ora di darti una bella sistemata” È passato un decennio da quando ho pensato di annegarmi in mare
Quando tutte le persone nella mia vita erano morte o mi avevano lasciato
Dovrei sentirmi fortunato ora che qualcuno pensa che merito di essere salvato
Ho comprato un volo per tornare a casa dal John Wayne
Potresti venirmi a prendere, per favore? Southern State Parkway
E non parla nessuno per l’intero tragitto verso casa
Colin non gira nemmeno la testa dalla mia parte
Tutti i miei pensieri vanno ancora al Jim Beam nascosto nel giubbotto
Le bottiglie che ho rubato sull’aereo Sangue e saliva
Svicolo, mento in proposito
Ammetto che devo smettere 9. Aaron West & The Roaring Twenties – Runnin’ Out of Excuses, traduzione
Finire le scuse Sotto una tempesta di neve ho guardato i Bills che perdevano ai playoff dalla sala comune la prima sera che mi sono ricoverato qua dentro
L’ennesima ripetizione di un’infanzia perduta
Pensavo fosse il nostro anno, mi sa che lo penso ogni volta
Sono un estraneo nel mio corpo
Ma ti ho deluso a LA
Se c’è un modo per mandare tutto a puttane io lo trovo
Sono abbattuto, non posso andare avanti così Mi sono ricoverato una domenica
Mi hanno tolto le sneaker e il telefono
E il mio compagno di stanza mi ha beccato che guardavo fuori dalla nostra finestra al secondo piano
Mi fa “non serve a niente saltare giù, ragazzo mio
A meno che non cerchi di spaccarti qualche osso” Mi fa che si chiama Bobby
È al suo terzo giro in ‘sto posto
Pensavo che le file di pillole ci fossero solo nei film
Pensavo che i nervi non avrebbero retto
Lui mi fa “tieni duro e aspetta la pausa sigaretta
Vedrai che ti aiuta coi tremori
Sembra un inferno all’inizio
Ma ora di mercoledì va tutto bene” Sto scrivendo una canzone d’amore
La canto alle pareti
Sto recuperando la voce
E riparo i nuovi difetti con resina e sale marino
Riempio le vecchie crepe ‘Sto posto puzza di ospedale
Ho degli incontri due volte al giorno
Ho scritto delle lettere a mio padre
Ho cercato di liberarmi dal dolore
Faccio quasi tutto quello che mi dicono
Resto in silenzio quando pregano Per cui quando passo davanti alla finestra dico all’ombra sulla parete
“Che cazzo di miracolo cosmico che è esistere”
Però io non ho mai chiesto di venire al mondo
Per cui me ne vado quando voglio
E ho ancora un po’ di roba da fare
Per cui rimango finché non la finisco Sto scrivendo una canzone d’amore
La canto alle pareti
Sto recuperando la voce
E riparo i nuovi difetti con resina e sale marino
Riempio le vecchie crepe Ti ho deluso a LA
Se c’è un modo per mandare tutto a puttane io lo trovo
Sto riemergendo, adesso vedo di raddrizzare le cose 10. Aaron West & The Roaring Twenties – In Lieu of Flowers, traduzione
Al posto dei fiori La pioggia sul tetto della tua macchina parcheggiata
Sam, avevo una paura fottuta
Mi sono morso la ferita sulla lingua e ho confessato tutto sul vialetto di casa tua
Ed è così tanto tempo che mi sento svuotato che immaginavo che sarei rimasto sempre così
Nessuno mi vede senza vestiti da quasi dieci anni Mi hai detto “Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’” Ho chiamato un locale in paese, ho fatto un accordo per tre concerti
Ma se mi diceste di andare a farmi fottere lo capirei
Eric ha detto che avrebbe preso un aereo se riuscivo a darmi una ripulita
Non posso perdervi di nuovo, ragazzi
Giuro che sistemo tutto quanto Mi hai detto “Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’”
“Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’” Il ventilatore canta alla tua finestra
Tu continui a distogliere lo sguardo
Ti ho comprato un bloc notes e una felpa
So di essermi perso il tuo compleanno
E stavolta “scusa” non funziona
Quello che posso darti è un po’ di spazio
Ma il prossimo anno è un anno bisestile
Per cui c’è tempo quando sarai pronto, se sarai pronto Mi hai detto “Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’”
“Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’”
“Tieni duro, la ferita si rimarginerà
E quando sarà passata scriverò sul cemento fresco
‘Al posto dei fiori scrollati di dosso la terra
Io sono con te fino alla fine amara’” 11. Aaron West & The Roaring Twenties – Dead Leaves, traduzione
Foglie secche C’è un telefono scollegato sul bancone accanto al lavello
E un messaggio che hai scarabocchiato su un blocchetto con l’inchiostro blu
L’anno scorso ho provato a chiamare quel numero ma non suonava
E allora lo tocco per portarmi fortuna quando esco E prendo un treno per andare in città
Mi sembra di rivivere la mia vita al contrario
E a un certo punto tra il rumore di fondo la sento borbottare un incantesimo satanico
La mia chitarra e dei vestiti per il weekend
E faccio ciao con la mano quando passiamo per Brooklyn La terra comincia ad aprirsi in una voragine
Ci inghiotte tutti interi quando arriviamo al fiume
E io chiudo gli occhi
Mi si cominciano a tappare le orecchie andando sott’acqua
Afferro il sedile del treno, respirando profondamente
Gliela farò credere a tutti E prendo la B lungo la Quarta Strada, sono entrato nell’autunno dalle scale dell’MTA
E sono passato di fianco alla fontana qui in Father Demo Square
E le foglie secche grattano il cemento dietro di me
Uno penserebbe che ormai abbia imparato a smettere di girarmi Ma stavolta sei tu
Cammini da sola e spingi un passeggino
La luce di novembre aleggia bassa in cielo e si riflette sull’acqua
Il bagliore dorato mi nasconde
Potrei essere chiunque
E resto paralizzato per strada Perché stavolta sei tu, ah, stavolta sei tu
Ma stavolta sei tu, ah, stavolta sei tu In fondo all’isolato, quando torno in me, vedo il nostro nome sull’insegna
E sorrido, perché ti amo, e so che hai trovato quello di cui hai bisogno
E il futuro è una domanda retorica
Per cui apro la porta ed entro
#aaron west and the roaring twenties#in lieu of flowers#smoking rooms#roman candles#paying bills at the end of the world#monongahela park#alone at st luke's#whiplash#spitting in the wind#i'm an albatross#runnin' out of excuses#running out of excuses#dead leaves
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Quanto mi fa ridere pensare che in terza elementare sono arrivata a scuola il primo giorno con due ricami a punto croce fatti da me per le maestre. Lecchina di alto livello. Questo mi ha assicurato il posto di "assistente della maestra di matematica" per un anno, che fondamentalmente voleva dire scrivere alla lavagna al posto suo e avere libero accesso al cassetto dei gessetti colorati. Non solo del gesso bianco, anche di quelli colorati. Non so se rendo bene l'idea. *gesto delle dita che avvitano qualcosa vicino all'orecchio*
Vintage Cross Stitch Patterns Mini Herbs by PastPatternPaloozaCo
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secondo bozzetto per la scenografia di: “L'idiota” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij di Edwin Alexander Francis (gessetti su cartoncino 70x100cm, 1989)
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