#franco trovato
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Se il latte va a male, diventa yogurt. Lo yogurt è più prezioso del latte. Se peggiora ancora, diventa formaggio. Il formaggio è più prezioso sia dello yogurt che del latte. E se il succo d'uva diventa acido, si trasforma in vino, che è ancora più costoso del succo d'uva. Non sei cattivo perché hai fatto errori.
Gli errori sono le esperienze che ti rendono più prezioso come persona. Cristoforo Colombo fece un errore di navigazione che lo portò a scoprire l'America. L'errore di Alexander Fleming lo portò a inventare la penicillina. Edison a coloro che lo deridevano per i suoi esperimenti rispondeva: Non ho fallito. Ho solamente trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina.
Non lasciarti abbattere dagli errori. Non è la pratica che rende migliori. Sono gli errori .»
Franco Battiato.
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Lettera di Natale di Franco Arminio
Natale e i giorni che lo circondano sono una spina feroce per i dolenti. Il Natale dei vecchi nelle case di cure, il Natale dei carcerati, il Natale negli ospedali. Ma questi giorni sono feroci anche per chi sta a casa e ha la stanza del figlio vuota, il figlio morto a Natale diventa un ferro rovente che ti rovista il cuore. Il Natale di chi sta a casa e sente che è passato troppo tempo e non hai più venti anni e nemmeno quaranta. Il Natale dei bambini circondati da merci più che da da persone, il Natale degli scapoli, quelli che quando tornano a casa la sera sentono il vento che fischia dietro la porta e non ti viene voglia di spostare un bicchiere, di lavare un piatto. Il Natale degli amori sgretolati, delle diffidenze, delle bugie che diciamo agli altri e a noi stessi. Il miserabile Natale di chi ha successo e ne vuole avere ancora di più, il Natale dei delinquenti che prima o poi saranno scoperti, il Natale di chi è stato lasciato e di chi non è stato mai trovato, il Natale del fegato malato, del dente guasto, il Natale degli occhi gonfi, il Natale delle rughe, dei capelli caduti, il Natale di chi non si ama più e di chi non ha amato mai.
Una festa così dovrebbe essere una grande occasione di federare le nostre ferite, dovrebbe essere la festa della verità su chi siamo e su chi vorremmo diventare, da soli e assieme agli altri. E invece abbiamo delegato il nostro dolore ai dolciumi, come se un torrone potesse essere l’avvocato della nostra ansia, un panettone il muro contro l’angoscia.Natale dovrebbe essere il tempo della poesia. La poesia al posto della tombola, la terna di Leopardi, la quintina di Dante. La poesia serve a spiegare la disperazione e a far fiorire la gioia, tutte e due le cose assieme. La poesia serve a lasciare un poco di vuoto dentro di noi, serve a tenere spazio per il ritorno dei miracoli.Nella giostra orrenda delle merci ci siamo dimenticati che in fondo Natale è la festa dei miracoli.
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non penso di aver mai riso così tanto come a leggere "suo figlio non farà come il Trota" 😭😭😭
Ti prego continua con questo AU perchè tutto quello che dici è oro puro
Ahahahahah glad to hear it, questi sono i riferimenti culturali che ci piacciono. Ironicamente non ho più sentito parlare tanto di lui, Trota che fine hai fatto? Come sta andando con la laurea comprata con i punti del conad?
Sicuro continuerò!! Un'idea che avevo da tempo era che cantanti italiani ascoltano e mi sono soffermata sui Green kids però magari questa cosa la estenderò ai Blacks ✨
Allora:
Aemond ascolta de André dall'età di tredici anni e ne ha fatto la sua personalità, anche quando lo prendevano in giro o bullizzavano per questa cosa, lui si faceva grande e dava importanza dicendo "eh sì ma io so anche le canzoni in ligure". Per un periodo sapeva più il dialetto ligure che napoletano, cue altre prese in giro.
A 17 anni si è innamorato de "Il bombarolo" e ha passato una forte fase anarchica. "Valzer per un amore" lo fa diventare nostalgico per un tempo e una relazione mai passata, e anche "Canzone dell'amore perduto". "Inverno" lo fa piangere a singhiozzo così come "Preghiera in Gennaio".
Ha dedicato non ironicamente "Carlo Martello ritorna dalla guerra" ad Aegon (questo perché io costantemente penso a quali canzoni di de André associare ai personaggi e questa è la canzone di Aegon, nessuno può cambiare la mia mente).
La cosa più vicina alla religione che contempla è l'album la Buona Novella, Alicent è contenta così. A win is a win.
Helaena ovviamente è fan di Franco Battiato, suo padre spirituale e penso che lei avrebbe amato conversare con lui perché sarebbe stato uno dei pochi sulla sua lunghezza d'onda. I mean, secondo me sarebbe stato bellissimo parlare con una persona del genere su concetti come anima, universo e tutto il resto.
Helaena ha stampato un santino con la faccia di Battiato e l'ha nascosto in camera di Alicent, lei ancora non l'ha trovato. Urlerà molto quando succederà. Conosce le canzoni back to back, ritornelli inclusi e conosce tutte le reference che sembrano buttate a caso (monaci vestiti da bonzi alla corte degli imperatori a quanto pare è basato su fatti storici, io stupita dalla sua cultura!!)
E anche le cose che non hanno apparentemente spiegazione? Helaena annuisce e ha capito. Lei sa, basta.
Canzone preferita di de André: "Un matto". Non la ascolta spesso però perché la deprime. Ovviamente dopo tutto quel tempo a Bolo, Dalla è d'obbligo e sa di casa. Ama le luminarie con le sue canzoni ♥️
Aegon è un grandissimo eclettico, come anche i fratelli ma lui all'ennesima potenza. Ama Liberato ofc, dedica le canzoni alla povera sfortunata di turno. Però ai concerti la parte preferita è quando Liberato inizia "do re mi fa..." Alicent scandalizzata quando ha visto il video.
Gli piace anche Vasco e Zucchero - gli piace anche de André ma non lo ammetterà davanti ad Aemond. Ascolta anche i trapper del momento per darsi un tono con i suoi amici. Alicent scuote la testa perché non ha ascoltato musica classica di continuo durante la gravidanza per farlo uscire così.
Fannissimo dei Rolling Stones e dei Queen, grande desiderio viaggiare nel tempo e vedere Freddie Mercury dal vivo. (Lo comprendo.) E anche di Lady Gaga, ma non lo ammetterà mai ad Helaena che è stata la prima monster in casa.
Daeron,,, Daeron è complesso. Lui ha avuto un sacco di influenze dai fratelli ma è anche un grandissimo nerd e ama i Beatles, da piccolo lo ascoltava cantando in un falso inglese e saltando sul letto. Fa un'ottima imitazione di Massimo Ranieri. Ovviamente ascolta i Måneskin e ha modellato il suo look su di loro. Ha una crush per Mengoni. I suoi album preferiti di Taylor Swift sono Midnights e Lover.
#hotd#house of the dragon#aegon ii targaryen#alicent hightower#helaena targaryen#aemond targaryen#daeron targaryen#hotd but make it italian#italian hotd#make hotd italian again#italian au#gusti musicali dei green kids
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Franco. Un nome comune, insignificante come sabbia scivolante tra le dita. Un bambino nato nel 1927, in un paesino sperduto tra le braccia chiuse della Campania. Lì, in quel posto afflitto dal sole implacabile e dalla sabbia che tutto inghiotte, il male ha trovato rifugio.
Gli ancelle del tempo, con la loro falce affilata, si erano unite per dar vita all'essenza dell'oscurità e della corruzione, e Franco era lo strumento perfetto. Crescendo, le sue radici affondavano sempre più nelle terre infette, e così quella piccola pianticella abbracciò il marcio circostante. Le case cadenti, le strade deserte, le facce tragiche dei suoi abitanti: tutto ciò si fonde con la sua anima distrutta che vomita incontrollabilmente peccaminose intenzioni.
La sua figura, una carne umida e spettinata, si perdeva tra i vicoli bui, precorrendo le tracce di corruzione che scavavano il loro cammino. La sua voce, uno sghignazzo sinistro e grezzo, echeggiava tra i muri mentre sussurrava le sue preghiere di depravazione.
Il suo volto tanto pallido e freddo da poterlo confondere, a tratti, con una statua marmorea nel cimitero di un Dio dimenticato. L'odore di violenza che lo avvolgeva come un velo putrido, era il suo marchio indelebile. Eppure, un altro marchio solcava la sua carne: un rosario, oscenamente consacrato, che trasudava misericordia e redenzione.
Franco era un uomo di Chiesa. Un sacerdote degenere, un flagello che si dilettava nel suono delle lacrime e dei lamenti. Bendando i suoi occhi ormai opachi e ascoltando le preghiere soffocate dei suoi fedeli, sapeva che il potere sovrannaturale che una volta gli era stato promesso, era diventato quasi tangibile.
Il prete cattivo, soffocante di desideri proibiti, si gettava nella notte senza regole. Carne e sangue erano i suoi vizi, la violenza era il suo pane quotidiano. Alla ricerca di quel calore tanto proibito, la sua croce si sciolse tra le sue mani e l'oscurità si riversò in lui.
Nessuno, forse solo i sussurri del vento carico di peccato, avrebbe potuto prevedere il terribile destino che avrebbe atteso l'anima dannata di Franco. La sua strada si sarebbe intrecciata con flamme divine e sangue versato, causando una tempesta di tragedia.
E così, immerso nel buio eterno, Franco continua a danzare nel freddo riflesso di uno spirito corrotto. Animato da un desiderio insaziabile, inietta fiele nelle vene della sua vittima, macchia di nero ogni colpo di luce che osa attraversare il suo cammino.
Ma l'oscurità non può nascondere eternamente la scintilla di speranza, e la sua misericordia assomiglia a un'ombra che si spalanca sulla sua cupa anima.
Chissà quali demoni chiamerà a sé, chissà quanti cammini distrutti seguiranno i suoi passi. Franco, il prete cattivo, con i suoi vizi segreti e le sue preghiere sacrileghe, è un'ombra che, prima o poi, dovrà affrontare la luce.
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Stavo sfogliando il file in cui ho catalogato i miei CD. Ho preso un anno a caso, il 1973, più di mezzo secolo fa, e ho trovato queste perle della produzione discografica italiana:
- Arbeit Macht Frei degli Area
- Nuova Compagnia di Canto Popolare (l'album eponimo)
- Storia di un impiegato di Fabrizio De André
- Un uomo in crisi di Claudio Lolli
- Far finta di essere sani di Giorgio Gaber
- Io sono nato libero del Banco del Mutuo Soccorso
- Palepoli degli Osanna
- Non farti cadere le braccia di Edoardo Bennato
- Io e te abbiamo perso la bussola di Piero Ciampi
- Abbiamo tutti un blues da piangere del Perigeo
- Opera buffa di Francesco Guccini
- Alice non lo sa di Francesco De Gregori
- Sulle corde di Aries di Franco Battiato
- Sempre di Gabriella Ferri
- Pazza idea di Patty Pravo
- Amarcord di Nino Rota
Fuori dall'Italia, nello stesso anno, uscivano capolavori del calibro di Dark side of the Moon (Pink Floyd), Fuente y caudal (Paco De Lucía), Venham mais cinco (José Afonso), João Gilberto (João Gilberto), Araçá Azul (Caetano Veloso), Todos os Olhos (Tom Zé), Mingus Moves (Charles Mingus), Quadrophenia (The Who), Tubular Bells (Mike Oldfield), Selling England by the Pound (Genesis), Berlin (Lou Reed), Fanfare For The Warriors (Art Ensemble of Chicago), Head Hunters (Herbie Hancock), Chapter One: Latin America (Gato Barbieri), Ode to Duke Ellington (Ibrahim Abdullah), Birds of Fire (Mahavishnu Orchestra), Future Days (Can) e la colonna sonora di Jesus Christ Superstar
Prossimamente passo in rassegna i titoli del 1974, giusto 50 anni fa.
Perché sono della generazione che comprava i dischi, inseriva l'ascolto nel suo contesto storico, pensava che c'era un prima e in dopo, apprezzava le innovazioni e i legami con la tradizione e non pensava che i suoni si muovessero in un tutto indistinto o facessero solo da accompagnamento ai TikTok.
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Minni e le magnifiche cinque
Quindi, ho recuperato un lotto di Minni amica del cuore e ho avuto modo di leggere nella sua interezza "Minni e le magnifiche cinque".
Ho già accennato in precedenza come le testate dedicate all'altra metà del cielo della banda Disney nascondano storie interessanti o, almeno, diverse dallo standard di Topolino. In particolare, il risultato riscontrato da questa storia (a cui seguirà un sequel, "Un anno dopo") darà l'inizio a quel processo creativo che avrebbe portato a W.i.t.c.h. di lì a qualche anno.
Sarò franco: la storia ha degli spunti interessanti e delle caratterizzazioni originali, con anche ingenuità (brividi ad ogni citazione del toponimo Topolandia) e un finale che forse ripaga poco la costruzione che si era avuta nei 4 episodi (anche se forse una risoluzione aderente ai primi sospetti di questo piccolo giallo non sarebbe stata egualmente desiderabile IMHO), ma i disegni sono stati ciò che mi ha reso la lettura meno coinvolgente. Non sono un grande estimatore di Amendola e qui, se sugli standard character mantiene una certa rotondità delle figure, che conferiscono armoniosità ai personaggi, per il resto ho trovato il tratto un po' legnoso e, in particolare, il character design delle 5, attorno alle quali ruota la vicenda, poco incisivo.
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Scrivo per la mia solitudine
che non passa mai, per la mia fuga
che non conosce muri.
Scrivo per chi è morto, scrivo
perché bisogna rispondere in qualche modo
al grande insulto del morire.
Scrivo per i malati, scrivo perché
avere un tumore non è la stessa cosa
che non averlo.
Scrivo per chi ha paura, la paura
che ti viene all’improvviso e quella
che ti sta incollata addosso tutta la vita.
Scrivo per chi ha perduto un amore
e per chi non lo ha mai trovato.
Scrivo per i vecchi e per i giovani
che già sentono le spine
del tempo che passa.
Scrivo perché ora posso farlo,
perché ho un dolore e la voglia
di sputarlo.
Scrivo perché ho tutta la mente
popolata di uomini e di donne
e di animali e di alberi.
Da tempo me ne sono accorto:
ci manco solo io nel mio corpo,
La poesia è un tentativo di tornare
a casa, di farlo da vivo
e non da morto.
franco arminio
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Chi è Joseph Mifsud
«The Professor» è al centro dell'indagine sulle interferenze russe nella campagna elettorale Usa: avrebbe messo in contatto il team di Trump con la Russia Joseph Mifsud ha fatto da tramite tra la Russia e l’entourage di Trump? Il ruolo di questo professore maltese nello scandalo che ha rischiato di travolgere il presidente Usa è ancora poco chiaro. Di certo si sa che Misfud, che ha insegnato in un’accademia privata a Roma, ha incontrato nella Capitale un ex-consigliere per gli esteri di Donald Trump, George Papadopoulos.
Era marzo 2016. Un mese dopo, tra l’Italia e Londra, Mifsud avrebbe detto a Papadopolous che i russi avevano materiale «sporco» su Hillary Clinton: migliaia di email, a disposizione degli uomini di Trump. Poi Papadopolous è finito in galera per aver mentito all’FBI proprio sui suoi contatti con la Russia. Mifsud ha provato a far perdere le sue tracce, ma secondo un’inchiesta del Foglio ha trovato l’appartamento romano in cui avrebbe vissuto per mesi.
Chi è Joseph Misfud
Nato nel 1960 a Malta, ricopre il primo ruolo politico tra il 2006 e il 2006, come capo di gabinetto del ministro degli Esteri maltese. Nel 2007, intanto, sta abbandonando la sua prima università – quella di Malta – a causa della troppa libertà nel gestire fondi accademici. Si sposta all’EMUNI, università slovena, che lo starebbe cercando per 39 mila euro di spese scoperte.
Nel 2013 si sposta a Londra, dove è direttore della London Academy of Diplomacy fino al 2016. In Italia sta prevalentemente a Roma, ma si sposta anche ad Agrigento: dove diventa presidente di un consorzio Universitario, nel 2018 un tribunale italiano lo condanna a restituire 49 mila euro di pagamenti in eccesso.
Mifsud non è un diplomatico, ma sembra avere molti agganci. Si fa fotografare con Boris Johnson e Ernest Chernukhin, console russo a Londra. Lavora per un think-tank saudita gestito dal principe Turki al Faisal, già capo dell’intelligence di Riyadh, portando al seminario un ex agente CIA.
Ma specialmente è docente della Link Campus a Roma, l’università che sembra apprezzata da alcuni esponenti 5 Stelle. È alla Link Campus che il 14 marzo 2016 Mifsud conosce Papadopoulos; è dalla Link Campus che scompare il 31 ottobre 2017, quando le carte dell’inchiesta Russiagate diventano pubbliche.
Il Foglio | Jospeh Mifsud all’inaugurazione dell’anno accademico 2017 della Link. A fianco il rettore Roveda e il presidente Scotti
Dove è nascosto
Mifsud è cercato da americani, russi e italiani. Ha una figlia di più di un anno e una fidanzata in Ucraina. Secondo la ricostruzione del Foglio per7 mesi Mifsud si è nascosto via Cimarosa 3, dietro a Villa Borghese, a metà strada tra l’ambasciata americana e quella russa. L’appartamento sarebbe di una diplomatica greca, l’affitto lo pagherebbe l’accademia privata Link. e il contratto sarebbe intestato alla Link International, società con una trentina di dipendenti.
Secondo il presidente di link University Vincenzo Scotti, le relazioni con lui si sono interrotte nel 2008, tranne una breve collaborazione tra il 2017 e il 2018. Vanna Fadini, presidente della società di gestione dell’università, ha dichiarato che l’appartamento è un beneficio che spetta a tutti i docenti stranieri della Link. Fadini è anche amministratrice della Link International, la società di cui Mifsud è socio, e per cui il professore maltese si occupa di «incoming nazionale, cioè la ricerca di studenti internazionali».
Ma i legami tra il professore maltese e l’università potrebbero essere più profondi. Avrebbe avuto un ruolo nell’accordo tra l’ateneo e la Edof (Essam & Dalal Obaid Foundation), fondazione della casa reale saudita, e la conseguente creazione del Centre for War and Peace studies, aperto e chiuso nel giro di pochissimo; il fautore della partnership tra la Link Campus e la Lomonosov Moscow State University, firmata a Mosca alla presenza di Scotti, dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini (insegnante della Link).
Inoltre The Professor avrebbe portato all’università i soldi di Stephan Roh, avvocato milionario tedesco con moglie russa, attuale rappresentante legale di Mifsud, che con la sua Drake Global Ltd possiede il 5 per cento dell’ateneo. Roh è una figura centrale del Russiagate – il suo nome sembra sempre più importante man mano che si dipanerà il rapporto Mueller.
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Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia
Di Annalisa Valente Tobia Rossi ha trasposto nel racconto Cosa siamo nel buio la sceneggiarura di Hide and Seek, che ha debuttato a marzo al Park Theatre di Londra. Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia Continua il successo di Cosa Siamo Nel Buio (Mondadori Editore). L’opera letteraria di Tobia Rossi, drammaturgo, sceneggiatore e story editor, segue la messa in opera della piece teatrale Hide and Seek (sempre a firma di Rossi), che nello scorso mese di Marzo è stata rappresentata al Park Theatre di Londra per la Zava Productions, riscuotendo un buon successo di pubblico. Questa stessa piece ha preso vita dalla drammaturgia, sempre di Rossi, Nascondino, che a sua volta ha ispirato questo romanzo, dopo aver vinto il Mario Fratti Award 2019 ed essere andato in scena in Italia, a Londra e New York. Cosa Siamo Nel Buio narra di Gio, che va in seconda liceo, ed è convinto che nessuno lo ami, sia in famiglia che tra i compagni di scuola. E ne è talmente convinto che decide di sparire lasciando come unico indizio una serie di video sul suo profilo TikTok. Va a nascondersi in una remota grotta nel bosco, forse per non essere trovato o forse perché qualcuno finalmente si accorga di lui. Così quando Mirko – il compagno di scuola che Gio osserva da mesi - scopre per caso il suo nascondiglio, le cose cambiano. Mirko diventa un complice, torna a trovarlo nella grotta per raccontargli cosa sta succedendo fuori: le ricerche della polizia, i servizi in TV, le visualizzazioni del suo profilo TikTok che crescono ogni giorno. Finché il legame tra i due si stringe, rivelando davvero ciò che Gio e Mirko sono nel buio: due anime spezzate in cerca di uno spiraglio di luce. Adesso quindi tocca al libro continuare a far parlare di sé e in Italia, già da fine Maggio, sta riscuotendo un buon successo di pubblico anche grazie al programma di presentazioni dal vivo in località e situazioni interessanti. Prima a Milano, presso la Libreria Noi (https://www.noilibreria.it) un luogo creato con l’obiettivo di costruire una comunità di lettori non solo attraverso la vendita di libri ma con eventi, incontri, laboratori. “Il luogo perfetto per presentare questa storia” lo ha definito lo stesso Tobia. Alla presentazione milanese ha partecipato Gianluca Nativo, giovane autore con già due romanzi all’attivo, entrambi editi da Mondadori. “Ci siamo conosciuti a scuola (è anche un insegnante) – ci ha detto Tobia - abbiamo scoperto un interesse in comune per una certa letteratura per ragazzi, oltre che per la scrittura, e lui con grande generosità mi ha accompagnato in alcuni eventi di presentazione del mio romanzo, facendomi da relatore.” Altri appuntamenti hanno fornito l’occasione per incontrare dal vivo Tobia Rossi e il suo libro: la Pride Week di Alessandria a fine Maggio e la kermesse Mare di Libri a Rimini a metà Giugno. E altri ancora ce ne saranno: di nuovo a Milano (al teatro Franco Parenti il 4 ottobre), in Valtellina, nel Monferrato e in Sardegna. “Io spero tanto che il libro possa anche approdare all'estero – ci confida Tobia - credo che le tematiche che tratta siano universali e quello che accade nel piccolo paese di Mirko e Gio, un paese identificato nel nord dell'Italia, possa accadere tranquillamente ‘alla periferia di qualsiasi impero’. E poi il pubblico britannico, ad esempio, ha già conosciuto e apprezzato la storia attraverso lo spettacolo Hidend Seek, che è stato da poco in scena al Park Theatre, ottenendo un buon consenso di pubblico e critica”. Nel frattempo, chi ha visto a Londra Hide and Seek (o se l’è persa e vuole recuperare) quindi vuole leggere il libro, può acquistarlo on line, o sul sito di Mondadori https://www.ragazzimondadori.it/libri/cosa-siamo-nel-buio-tobia-rossi-9788804781783/ o alla pagina Cosa siamo nel uno su Amazon. Anche perché, come ha spiegato l’autore “questo romanzo amplia il racconto del testo teatrale, crea tutta una serie di percorsi, di personaggi secondari. Dice tutto quello che nel testo teatrale non viene detto, per una questione di sintesi. E’ come se fosse una versione ampliata di quella storia e del suo mondo”. Se avete amato Hide and Seek, non potrete non amare anche Cosa Siamo Nel Buio. ... Continua a leggere su
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Il portachiavi
Tanti anni fa ho comprato un portachiavi. Era, ad essere precisi, il giorno in cui ci siamo messi insieme. Era un portachiavi bellissimo, di pelle nera, di quelli che si richiudono su sé stessi con un bottone. Sopra era ricamata una rosa e la parola “amor”. L’anello per le chiavi era d’argento fino ma lavorato in modo da renderlo resistente. Ancora oggi è una delle cose più belle che io abbia mai acquistato. Non l’ho mai mollato un attimo, era come se fosse una parte di me.
I primi anni ha resistito benissimo, è rimasto come nuovo, sempre pulitissimo e profumato. Chiunque lo vedesse mi faceva i complimenti. Erano gli anni in cui io e te stavamo benissimo, tutto andava a gonfie vele.
Quel portachiavi era nella mia borsa anche il giorno in cui mi hai chiesto di sposarti, e mi è sempre rimasto accanto.
Ricordo come fosse ieri la volta in cui mi sono accorta del primo graffio. Proprio accanto ai petali della rosa, era un piccolo solco. Mi arrabbiai tantissimo perché sapevo che sulla pelle quei graffi non si levano mica, bisogna starci attenti. Era il giorno in cui litigammo per la prima volta: tu volevi trasferirti a Verona, mentre io volevo rimanere qui. Da quel momento è stato inevitabile che il portachiavi si graffiasse ancora: un graffio qua, uno là, uno più grande, uno più piccolo, uno sul gambo della rosa, uno proprio in mezzo ai petali, un po’ come i nostri litigi.
Ricordi quando scoprii che mi avevi nascosto che continuavi a vedere Greta, la tua ex? È stato il giorno in cui sul portachiavi ho trovato il graffio più profondo di tutti. Addirittura si era sfilacciata la pelle.
Pensa che nonostante tutto non mi ha mai neanche sfiorato l’idea di buttarlo. Anche se col passare del tempo si stava rovinando, era pur sempre il mio portachiavi, quel portachiavi, e anche con tutti i graffi del mondo non lo avrei mai buttato o sostituito. Così con la mia testardaggine continuavo a pulirlo e lucidarlo tutti i giorni.
Quando te ne sei andato per un mese di punto in bianco e senza spiegazioni, l’ho perso con tutte le chiavi attaccate. Io non ho mai perso delle chiavi, quindi immagina come potevo sentirmi.
Mi sembrava di essermi persa con il portachiavi, senza nessuno, vuota e incompleta.
Sono stati giorni da infarto.
Quando l’ho ritrovato ho capito come non bisogna mai dare per scontata la presenza di niente e di nessuno, perché forse la colpa era la mia che ti avevo trascurato.
Nelle settimane successive mi accorsi che l’anello che teneva le chiavi si era leggermente allentato, evidentemente non era poi così tanto resistente come sembrava: era come se, tutt’a un tratto, fosse diventato fragile. E così ho cominciato ad avere paura di perdere le chiavi.
Ogni giorno, quando tornavo a casa, mi mettevo con calma a cercare di schiacciare un po’ l’anellino per tenerlo stretto. A volte ci provavo persino con le pinze, ma sembrava proprio non volerne sapere. Tu non c’eri molto, in quel periodo, perché eri appena tornato e dovevamo riassestarci.
Poi c’è stata la volta in cui si ruppe il bottone che teneva uniti l’anello e il portachiavi, e per poco non perdevo tutto. Tu eri andato a Dubai con Franco e Matteo mentre io ero in ospedale con mio padre che stava male.
Dovetti portarlo alla bottega, dove sostituirono il bottone. Fu un peccato perché non era più la stessa cosa: il portachiavi era lì, sì, ma era come se non fosse più lo stesso. Nel frattempo, oltretutto, la pelle continuava a rovinarsi e la rosa, sovrastata dai graffi e dalle pieghe, cominciava a non vedersi più.
Così i giorni sono passati, e la mia vita è andata avanti fra te e il portachiavi. Solo che negli ultimi mesi le cose hanno preso una piega evidente: perché come tu ormai hai deciso di allontanarti da me, l’anello che teneva le chiavi ha deciso di allentarsi al punto che ho cominciato a perdere le chiavi. Una dopo l’altra. Sono testarda io, lo so, perché avrei potuto buttarlo e prenderne un altro, e invece no, ho continuato a tenerlo. E così ora ho perso anche la chiave di casa mia. Ma ti rendi conto? La chiave di casa, della mia casa, la chiave della mia vita. È come se avessi perso me stessa.
La sto cercando da due ore qui sotto, e nel frattempo ti chiamo a ripetizione, Marco, ma non vuoi proprio rispondere. Così ora sono davanti al portone ad aspettare che ritorni, sperando tu abbia le chiavi.
Certo, ne è passato di tempo, da quando eravamo felici insieme. È un peccato come tutto si rovini e piano piano svanisca.
Eccoti, finalmente. Vedo la tua macchina avvicinarsi, grazia a Dio ce l’hai fatta.
Solo che guardando meglio mi accorgo che non sei solo, vedo dei capelli lunghi e biondi accanto a te.
Ma certo, Greta.
Vi vedo ridere in macchina passando qui davanti mentre vai a cercare parcheggio per portarla a casa nostra.
Brutto schifoso che non sei altro.
Sto pensando a mille modi per ucciderti solo per trovare quello che ti faccia soffrire di più, ma all’improvviso mi accorgo che nella mia mano destra ho ancora il portachiavi, quel portachiavi, e nel frattempo con le unghie della mano sinistra sto scavando nella pelle nera come se potessi trovarci qualcosa. Il tuo cuore, magari.
Ormai è distrutto pure questo portachiavi, non si vede più neanche un accenno della parola “amor”.
Fanculo.
E fanculo a me che mi sono intestardita così tanto quando avrei dovuto buttarlo tanto tempo fa, come te. E invece no, non ho voluto farlo.
Ora basta però: lo guardo bene per l’ultima volta sapendo che non lo rivedrò mai più.
Attraverso la strada e con tutta la forza che ho lancio il portachiavi dal ponte e lo vedo scivolare nell’aria fino a che non sento il rumore sordo che fa quando entra nell’acqua e sparisce in un attimo.
La mia testa sta per esplodere, sento i muscoli di tutto il mio corpo che tremano dalla rabbia ed i miei occhi sono gonfi, ma non preoccuparti, Marco, perché io rimango qui sotto ad aspettarti.
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Fedez: «Credo di avere trovato la mia versione femminile». L'allenamento con i suoi "sosia nel mondo" Fedez, in questo momento, si trova in California perché proprio oggi, venerdì 12 aprile, inizia uno dei Festival musicali e non solo, più atteso di tutto l'anno: il Coachella. Il rapper parteciperà all'evento, si pensa, con vari amici o colleghi perché i genitori Franco e Tatiana dovrebbero essere tornati in Italia con Leone e Vittoria. In questi giorni, quindi, il cantante sta pubblicando varie storie sul proprio profilo Instagram e, proprio nelle scorse ore, ha deciso di allenarsi un po'. Nella palestra in cui è andato, Fedez ha conosciuto vari ragazzi intenti ad allenarsi e ha registrato diversi video in cui fa autoironia sul proprio stato fisico e dove mostra la differenza tra lui e i suoi "sosia nel mondo". Fedez, nella palestra californiana Fedez ha postato una storia Instagram in cui mostra ai suoi milioni di fan di essere in una palestra enorme circondato da attrezzi di ogni tipo. Il rapper, poi, si mette in posa davanti alla telecamera del suo smartphone insieme a una ragazza dai capelli molto lunghi e con un completino sportivo. Entrambi mostrano il bicipite e quello di lei è molto più tonico di quello di lui, così anche per i glutei e le gambe. Quindi, Fedez (che intanto fa un'espressione fra il triste e il divertito) scrive: «Si dice che tutti abbiamo almeno un sosia nel mondo. Credo di avere trovato la mia versione femminile. (Soprattutto il bicipite, uguale)». Nella storia successiva, il rapper si lascia immortalare con un ragazzo palestrato e con muscoli molto definiti e, quindi, ecco che aggiunge: «Niente raga... A Los Angeles è pieno di sosia miei». Fedez e la singletudine Fedez, a giudicare dalle storie Instagram, si starebbe vivendo questo periodo di singletudine molto bene. Il rapper, dopo la separazione da Chiara Ferragni che, intanto, non si fa più vedere sui social ormai da dieci giorni, è volato negli Stati Uniti con i bambini ed è stato prima a Miami e, ora, è in California.
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Italia-Argentina, Sangiuliano: "Forte sintonia per rilancio relazioni culturali tra i due Stati"
Italia-Argentina, Sangiuliano: "Forte sintonia per rilancio relazioni culturali tra i due Stati". “Ho trovato in Argentina una forte sintonia con le autorità di governo per un rilancio delle relazioni culturali. Vogliamo valorizzare meglio il ricchissimo patrimonio creato da due secoli di emigrazione italiana e alimentare questa amicizia con nuovi progetti di collaborazione culturale”. Lo ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine della sua missione a Buenos Aires, svoltasi dal 25 al 27 marzo. Il Ministro ha incontrato la Ministra per il Capitale Umano, Sandra Pettovello, con la quale ha definito un programma di lavoro per intensificare gli scambi nel settore museale, lirico-sinfonico, editoriale e del cinema-audiovisivo. Il Ministro Sangiuliano ha sottolineato l’importanza di tutelare e rafforzare i legami creati dalla comunità di emigrati italiani in Argentina, auspicando che il governo sostenga il progetto del museo dell’emigrazione italiana a Buenos Aires e continui a promuovere l’insegnamento della lingua e della cultura italiane nel sistema educativo nazionale. I due Ministri hanno concordato di tenere riunioni annuali per monitorare lo sviluppo delle relazioni culturali. Il Ministro Sangiuliano ha, inoltre, partecipato, su invito della Ministra per le Relazioni Estere, il Commercio Internazionale e il Culto, Diana Mondino, alla presentazione del padiglione argentino alla Biennale d’Arte di Venezia, che si aprirà il prossimo 20 aprile. Nell’occasione, Sangiuliano ha evidenziato che la Biennale è una straordinaria piattaforma di diplomazia culturale, che costruisce ponti e favorisce il dialogo. La prossima edizione renderà un omaggio speciale agli artisti dell’America Latina, tra cui molti argentini. Accompagnato dall’Ambasciatore d’Italia a Buenos Aires, Fabrizio Lucentini, il Ministro ha visitato il teatro Coliseo, l’unico teatro di proprietà dello Stato italiano fuori dai confini nazionali. Dopo aver incontrato le maestranze, si è riunito con la dirigenza della Fundacion Cultural Coliseum, che ha in concessione lo spazio culturale, per discutere della programmazione delle attività affinché il teatro sia sempre più un faro della cultura italiana in Argentina. Con l’Ambasciatore e il Console Generale a Buenos Aires, Carmelo Barbera, ha visitato il monumento dedicato a Cristoforo Colombo, per sottolineare la sua vicinanza alla comunità italo-argentina che ne difende la memoria contro i tentativi di mistificazione e rimozione ispirati dalla “cancel culture”. Nell’occasione, ha incontrato il Presidente del Com.It.Es di Buenos Aires, Dario Signorini, che gli ha illustrato il progetto del “Museo dell’Emigrazione Italiana in Argentina” per rendere omaggio al contributo degli emigrati italiani alla vita della nazione argentina. Accolto dal presidente Franco Livini, il Ministro Sangiuliano ha visitato la scuola italiana paritaria “Cristoforo Colombo” e ha discusso con gli studenti del valore della lingua, della cultura e dell’identità italiane nel mondo di oggi. Infine, ha partecipato alla inaugurazione della mostra “L’influenza italiana nel patrimonio architettonico di Buenos Aires” organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura diretto da Livia Raponi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Miriam - “Tu non te ne andare”
Atmosfere elettro pop per il nuovo singolo in uscita della giovane cantautrice romana, secondo estratto dall’EP “A squarciagola”.
Il nuovo singolo di Miriam racconta di una storia nata da uno sguardo, ma consumata nel pensiero di chi l’avrebbe voluta vivere davvero, in una serata con musica troppo alta, tra i profumi confusi nella massa delle persone intorno.
«La notte è sempre lo sfondo più bello delle nostre storie, quelle consumate nell’incontro e quelle invece rinchiuse nella proiezione della propria mente, di ciò che avrebbe potuto essere ma non è mai stato. Ho visto e vissuto centinaia di queste storie. Una sera, un incontro che può sembrare insignificante si trasforma tutto d‘un tratto in un ricordo che cambia, occupando per giorni i tuoi pensieri. Quante volte ho immaginato come sarebbe stato quello stesso incontro se fosse durato anche solo qualche secondo in più. Dopo averlo immaginato più e più volte un giorno è nata lei. Una canzone che ha saputo trasformare questa esperienza così ricorrente in una storia da consumare a tutto volume». Miriam
L’EP “A squarciagola”, da cui è estratto il brano, segna l’esordio della giovane artista romana e nasce dalla fusione del background musicale raccolto da Miriam in questi anni. Una fusione di suoni moderni elettronici con influenze del cantautorato italiano che da sempre accompagna la cantante nella sua crescita musicale.
L'obiettivo, infatti, era quello di creare un prodotto che rappresentasse passato e presente, Miriam cresciuta con i mostri sacri del cantautore italiano come Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Franco Battiato, e che successivamente si è avvicinata poi a quello che è il panorama attuale passando da Brunori Sas ai Coma Cose e Frah Quintale.
Miriam è una cantautrice romana del ’99 che ha fatto della sua passione per la musica il suo rifugio, e ora, il suo modo di far sentire “a casa” chiunque ascolti le sue canzoni.
Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2013 come cantante solista e cantautrice. Tuttavia, è agli inizi del 2021 che ha veramente trovato la sua strada come artista. Ha abbracciato il ruolo di cantante solista, chitarrista, tastierista e compositrice nel suo progetto musicale personale, semplicemente chiamato “Miriam”.
Ha inciso il suo primo brano e si è esibita in numerosi concorsi nazionali, conquistando il pubblico romano con le sue esibizioni dal vivo. Ora, sta portando avanti la promozione delle sue canzoni anche attraverso i social media, sotto il nome “Je suis Miriam” su Instagram e TikTok, con format e contenuti che sottolineano il suo forte legame al cantautorato italiano. Per Miriam, cantare è più di una passione, è una chiamata.
A novembre 2023 esce il suo primo EP “A squarciagola” anticipato dal singolo “Cinema” uscito a metà settembre. Il prodotto vede la luce grazie a una raccolta fondi che a seguito della risposta positiva del suo pubblico nel giro di un mese riesce a concludere per finanziare il suo progetto musicale.
Il rilascio dell’EP è accompagnato dalla release organizzata da Miriam e il suo team presso l’Atelier Montez di Roma, a fare da protagonista alla serata, oltre alla musica, sono le numerose attività interattive che raccontano ogni singolo brano, catapultando l’ascoltatore dentro di essi.
A febbraio 2024 si reca a Sanremo durante il Festival per promuovere la sua musica nei vari eventi della città e nelle emittenti radio tv presenti.
Il 15 marzo esce il suo nuovo singolo “Tu non te ne andare”.
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EGOISMO E L'IO VERIDICO
EGOISMO E L'IO VERIDICO
di Franco Giovi L’ego e la sua manifestazione, l’egoismo, dei quali per certi versi mi sono trovato quasi difensore d’ufficio, poiché le accuse ed i lamenti contrari sono viziati dall’animus egoico da cui trapelano, sono caratteri strutturali della normale coscienza di sé moderna, che certamente non può auto-esorcizzarsi col riempirsi di parole evocanti condizioni opposte, virtù e superamenti…
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Arrestato il comico Franco Altavilla, noto sui social come Franco14: aveva in casa munizioni, armi e droga
DIRETTA TV 30 Novembre 2023 Il comico brindisino Franco Altavilla, 66 anni, è stato arrestato. Conosciuto sui social come “Franco14”, la sua pagina Facebook conta circa 700mila seguaci. Durante una perquisizione, i carabinieri hanno trovato nella sua casa diverse droghe, una pistola semiautomatica e scatole di munizioni. L’uomo era già stato in carcere 30 anni fa per il reato di associazione…
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Quadro.
Peccato che spesso non lo è.
Che non rispecchia una ratio di 1:1 tra i lati, intendo.
In pittura, in fotografia.
In pittura un quadro non è quasi mai quadrato; in fotografia sovente non lo è, salvo cultori del genere (non solo possessori di gloriose tedesche a pozzetto).
Eppure l'etimologia latina (quadrus, quatuor) suggerisce geometria.
Ma - lo sapete - è mobile anche la lingua, non solo la verdiana donna.
E così in nautica le vele "quadre" sono rettangolari e trapezioidali.
Al trapezio la fotografia non è ancora approdata, a qualsivoglia altra ratio - purché regolarmente scandita - invece sì.
E tutto per amor d'espressione.
Sì, d'espressione.
Una linguistica, narrativa espressione che soggioga la geometria quale ancella.
Rendendola funzionale al racconto, eccioè.
Ma anche non al racconto, accade.
Alla pesistica distribuzione, intendo.
Già, pesistica distribuzione.
Non è cosa da palestra.
Attiene all'astrazione.
Alla facoltà di realizzare un'opera in sé graficamente conchiusa senza preoccupazione del letterale contenuto.
Ma succede che entrambe le istanze - documentazione, astrazione - coesistano.
Così in Gianni Maffi, Luigi Franco Malizia.
Gianni si serve del 3 X 2.
No, non è una offerta di supermercato.
E' l'aver fatto coincidere formato ed intenzione.
Contenuto ed interazione.
Disegno e racconto.
Notevole essere riuscito a serbare una composizione di efficace equilibrio all'interno di una azione non controllabile.
Sì, perché il barcaiolo va dove vuole lui, non è mica agli ordini di Gianni.
Eppure tutta quella roba in acqua ed in terra in sé rappresenta una mirabile orchestrazione dell'esistente, nel senso che Gianni non poteva spostare gru o pali, nondimeno ha saputo conferire un assai convincente equilibrio tra le parti.
Anche Luigi Franco mirabilmente orchestra l'esistente.
La sua cura linguistica del contenuto è ravvisabile dal formato cercato e trovato.
Un quadrotto tra l' 1 : 1 ed il 5 : 4, Luigi Franco ha scelto.
Perché a Luigi Franco interessa sia il rigore che il vigore.
Sì, rigore e vigore.
Potenza concentrata e non scomposta.
Irradiata da quella gomma che ha per ombra un casco integrale preso a prestito dai Flintstones (sì, i cartoons ed il film).
Una rattenuta esplosione che si nutre di toni, oltre che di forme.
Ha dello scrigno intimità, pur non abdicando a spiegato canto.
Ancora una volta, la polisemanticità della Fotografia.
Avevamo principiato con la polisemanticità di un lemma ("quadro"), ora siamo alla pari facoltà espressa dai fotografi, quando sono bravi.
Concepire più pensieri, e saperli esternare con robusta e lirica coesione.
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Claudio Trezzani
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