#francesco peruzzi
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From Rome they headed north into Tuscany, stopping in Arezzo to see Piero della Francesca's fresco cycle The Legend of the True Cross in the choir of the church of San Francesco, before arriving in what was the undoubted highlight of this first trip: Florence. In the chapels of the Bardi and Peruzzi banking families in the Basilica of Santa Croce, Rothko looked at frescoes by Giotto that he had previously known only in reproduction, and he would almost certainly have seen Masaccio's emotional painting cycle in the Brancacci Chapel in the church of Santa Maria del Carmine. Among the many places that he and Mell visited were two particular buildings that would have an enduring impact on Rothko's work and the decisions that he would take with it in the course of the next twenty years. The first of them was the Dominican church and convent of San Marco, with its tempera frescoes by Fra Angelico in the monks' cells (see below). He was captivated by the sourceless, evenly dispersed light that Fra Angelico achieved, which afforded the individual rooms a deeply meditative serenity. The social context and physical experience of the frescoes—intended to be seen by one single viewer at a time—were in themselves a revelation. 'When you go to Italy', Rothko later told Ben Dienes, 'you must see the Fra Angelicos'. 'He felt everything was of one piece,' said Dienes. 'The division was of one piece. That's the way he put it. You saw the wholeness of it'. Writing in the catalogue for Rothko's presentation at the Venice Biennale some years later, Sam Hunter identified this experience as the most deeply moving of that entire first trip to Europe.
Jasper Sharp ֍ "Looking for the Fabulous: An Account of Mark Rothko's Voyages to Europe." Toward Clarity (2019)
Fra Angelico ֍ Christ Mocked, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Touch Me Not!, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Crucifixion, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Annunciation, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Lamentation, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Transfiguration, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Coronation of the Virgin, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
Fra Angelico ֍ Madonna and Child, San Marco Convent, Florence, Italy (c. 1436)
#jasper sharp#looking for the fabulous: an account of mark rothko's voyages to europe#toward clarity#bookshelf#quotes#mark rothko#fra angelico#san marco convent#frescoes#art#gallery#florence#italy
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🍷 FIRENZE E LE SUE BUCHETTE DEL VINO DOVE TROVARLE A Firenze esiste una tradizione secolare: la vendita del vino attraverso piccole finestre chiamate “buchette del vino”. Queste aperture nei palazzi storici, in uso dal XVII secolo, permettevano alle famiglie nobili di vendere il vino direttamente senza passare per gli osti. Famiglie come gli Antinori e i Frescobaldi sfruttarono questa pratica per vendere il vino prodotto nei loro possedimenti agricoli, garantendo così un’entrata stabile. Le buchette del vino servivano non solo per la vendita, ma anche per scopi benefici, permettendo di distribuire cibo e vino ai meno fortunati. Architettonicamente, si trattava di piccole porte ad arco, spesso decorate, collegate alle cantine dei palazzi. Conosciute anche come “tabernacoli del vino”, erano spesso incorniciate da pietre lisce o bugnate. Nel 1634, durante la peste, le buchette del vino venivano utilizzate per prevenire il contagio, come riportato dall’accademico Francesco Rondinelli. Oggi, le buchette del vino stanno vivendo una nuova era di popolarità, diventando un elemento distintivo nella ristorazione. A gennaio 2024, nove locali fiorentini hanno riportato in uso queste caratteristiche finestrelle, rendendo questa tradizione un vero fenomeno sociale e turistico. Il gran merito di questo ritorno alla tradizione va anche all’ “Associazione Culturale Buchette del Vino” che si dedica da anni alla salvaguardia, divulgazione e ricerca storica delle buchette del vino a Firenze e in tutta la Toscana. Il loro lavoro è stato fondamentale per il ritorno in voga di questa tradizione, diffondendone la storia e l’importanza culturale. Sono gli unici ad aver censito le buchette del vino in tutta la regione. 🇬🇧 In Florence, wine is sold through small windows known as “vino” holes. These openings in historic buildings, used since the 17th century, allowed for direct wine sales without intermediaries like innkeepers. Noble Florentine families, such as the Antinori and Frescobaldi, converted part of their enterprises into agricultural and wine production activities to ensure steady incomes, selling wine directly from their residences through these holes. The wine holes not only facilitated sales but also had a charitable purpose, allowing food and wine to be given to the needy. Architecturally, they were small, decorated arched doors connected to the cellars of the palaces. Also called “vino” tabernacles, they presented a sober appearance with smooth or ashlar stone frames. In 1634, during the plague, these holes were used for anti-contagion purposes, as reported by the academic Francesco Rondinelli. Today, wine holes have made a comeback and are becoming a trend in catering. As of January 2024, nine Florentine establishments use them, helping to revive this tradition as a social and tourist attraction. The great credit for this return to tradition also goes to the "Associazione Culturale Buchette del Vino" which has been dedicated for years to the protection, dissemination and historical research of the buchette del vino in Florence and throughout Tuscany. Their work was fundamental to the return of this tradition, spreading its history and cultural importance. They are the only ones to have surveyed the wine holes throughout the region. 🍷 ECCO DOVE TROVARLE A FIRENZE 👇 📍 Osteria Delle Belle Donne Via delle Belle Donne, 16R, Firenze 📍 DiVin Boccone Via delle Caldaie, 20, Firenze 📍 Osteria San Fiorenzo Borgo dei Greci, 1r, Firenze 📍 Il Latini Via dei Palchetti, 6r, Firenze 📍 Ristorante Pietrabianca Piazza dei Peruzzi, 5R, Firenze 📍 Cantina de’ Pucci Via de’ Pucci, 4, Firenze 📍 Babae Via Santo Spirito, 21r, Firenze 📍 Fiaschetteria Fantappiè Via dei Serragli, 47, Firenze
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Andrea del Castagno, pittore
Andrea del Castagno è stato un grande pittore italiano, nacque nel 1419 in Toscana nell'Alto Mugello nel paese chiamato Castagno Comune di San Godenzo, di cui in seguito lo userà come cognome, facendosi conoscere come Andrea del Castagno. Era figlio di Bartolo di Simone di Bargilla e di Lagia. La famiglia viveva del loro lavoro di contadino. In quel tempo vi furono le guerre fra Firenze e Milano, per l'egemonia del Nord Italia. Nel 1423 Firenze si alleò con la Repubblica di Venezia contro il Ducato di Milano per contrastare l'espansionismo dei Visconti. In seguito si unì con Francesco Sforza contro la crescente minaccia di Venezia. Il pittore per non subire le scorrerie degli eserciti in lotta deve lasciare la sua terra trasferendosi nella fortezza di Belforte. Poterono ritornarci dopo la pace effimera del 1427. E' stato uno dei protagonisti della pittura fiorentina del XV° secolo. Si trova annoverato insieme ad altri artisti presenti in quel tempo a Firenze: Giovanni da Fiesole detto "il Beato Angelico", Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo di Dono detto "Paolo Uccello". Il suo stile subì l'influenza di altri due grandi artisti Tommaso di Mone di Antonio Cassai detto "Masaccio" e Donato di Betto Bardi detto "Donatello". Da loro sviluppò la resa prospettica, il chiaroscuro, drammatizzato nei personaggi rappresentati. Andrea arrivò a Firenze nel 1440 sotto la protezione di Bernardetto dè Medci esponente del ramo cadetto della famiglia Medici di Ottajano. E' conosciuto con il soprannome di Andrea degli impiccati, gli fu dato quando ebbe l'incarico di dipingere sulla facciata del Palazzo del Podestà l'immagine dei fuggiaschi Rinaldo degli Albizi e Ridolfo Peruzzi condannati per aver ordito una congiura contro Cosimo "il Vecchio" dè Medici.
Lavorò con Domenico Veneziano insieme a Piero della Francesca e altri assistenti, alla realizzazione degli affreschi andati perduti delle Storie della Vergine, che si trovavano nella chiesa di Sant'Egidio. Per lo Spedale di Santa Maria Nuova realizza una crocifissione e santi, dove nella sua opera si nota un influenza masaccesca. Trasferitosi a Venezia realizza insieme a Francesco da Faenza nell'abside della cappella di San Tarasio, nella chiesa di San Zaccariali affreschi con Dio Padre, Santi e i quattro Evangelisti. Lavora anche nella Basilica di San Marco realizzando i cartoni per i mosaici con le storie della Vergine (Visitazione e morte della Vergine) negli anni 1442/1443. Rientrato a Firenze lavora nel convento delle benedettine di Sant'Apollonia, fra (forse) il 1445 e il 1450, alle scene della passione di Cristo, la Crocifissione, la Deposizione dopo la morte, la resurrezione e l'Ultima Cena. Alcuni di questi affreschi sono stati staccati e conservati nel Museo a lui dedicato nel paese di Castagno Comune di San Godenzo. Gli affreschi rimasti nel luogo in cui sono stati realizzati, sono molto rovinati ma ancora leggibili.
Per la villa del Gonfaloniere di Giustizia Filippo Carducci, dipinge ritratti di uomin e donne illustri. Molti sono stati staccati e conservati al Museo degli Uffizi, mentre altri sono rimasti alla villa. I ritratti sono: Madonna con Bambino Angeli e Adamo ed Eva, un altro di Eva, Davide con ai piedi la testa del gigante Golia e di Pippo Spano. Agli Uffizi è conservato un affresco rappresentante il Vate Dante Alighieri e la Madonna di casa Pazzi facente parte della collezione Contini Bonacossi.
Nel 1455 torna a lavorare per i frati Serviti, alla Basilica della Santissima Annunziata, dipinge degli affreschi con la Trinità, San Girolamo Due Sante San Giuliano e i Redentore. Nella Loggia dei Servi di Maria dove si trova l'Oratorio di San Francesco Poverino, per la confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino in San Filippo Benizi. Per la compagnia del Santo Benizi, realizza una statua in terracotta rappresentante San Girolamo. Per i Duomo di Santa Maria del Fiore, dipinge un monumento equestre dedicato al Capitano della Repubblica nel 1432 durante la battaglia di San Romano Niccolò Mauruzi da Tolentino, accanto a quello dedicato al Capitano John Hawkwood detto "Giovanni Acuto" di Paolo Uccello. Andrea del Castagno morì giovanissimo di peste il 19 agosto 1457 e sepolto nella Basilica della Santissima Annunziata. Il Vasari nel suo capolavoro "Vite" scrisse che Andrea del Castagno aveva ucciso il suo amico e maestro Domenico Veneziano in un impeto di gelosia, ma erano solo chiacchiere raccolte qua e la, con le quali screditò Andrea già morto quando nel 1461 morì Domenico. L'errore che smontò la falsa accusa venne scoperto tempo dopo, quando dai registri mortuari furono trovati un altro Andrea e un altro Domenico, protagonisti di quel delitto di cui era stato accusato l'Andrea pittore.
Alberto Chiarugi Read the full article
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Jaywork: in arrivo febbraio C8 Alternative Current - "High Town", su Rainbow Recordings
C8 Alternative Current, ha 48 anni. Negli anni 90, come dj, era Francesco Ciotto ed è uno degli artisti della grande squadra di Jaywork Music Group, realtà coordinata da Luca Peruzzi e Luca Facchini. Il suo nuovo singolo, in arrivo il 9 febbraio 2024 su Rainbow Recordings, si chiama "High Town" ed un pezzo davvero coinvolgente. "E' il primo brano che facciamo uscire insieme, io e Jaywork", racconta l'artista. "Sono però già sicuro che le nostre strade potranno incrociarsi più spesso ora che ho iniziato questo cammino" continuaC8 Alternative Current, che tra l'altro ha creato e gestisce locali di successo, soprattutto in Liguria. Appassionato di viaggi e di arte naif, C8 Alternative Current è un personaggio davvero interessante, a tutto tondo, così come tanti altri artisti che pubblicano la loro musica nelle tante label dell'universo musicale Jaywork Music Group.
Jaywork Music Group è presente ed attiva sul mercato discografico dal 1998. Dal 2011 Luca Facchini, dj e produttore, ha acquisito il marchio e tutto il catalogo trasferendolo a Ferrara per proseguirne l'attività discografica. Dal 2018 Luca Peruzzi diventa A&R delle Label di Jaywork e gestisce il gruppo con Luca Facchini. Jaywork Music vanta all'attivo la produzione di numerose Hit tra le quali il progetto "2Black" con la notissima "Waves of Luv", che ricalca il grande successo del brano musicale "In alto mare" di Loredana Bertè.
Jaywork Music attraverso le sue etichette discografiche si propone di dare spazio e scoprire nuovi talenti emergenti in Italia e non solo, essendo proiettata nel futuro ed alla costante ricerca di contenuti innovativi. Jaywork Music dispone di numerose Sub-Labels che abbracciano vari generi e stili musicali, dalla musica Italiana alla musica Dance. "Se siete dei produttori e state cercando un etichetta discografica sempre in evoluzione, Jaywork è la vostra scelta migliore", spiegano Luca Facchini e Luca Peruzzi.
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Festa della Toscana: davanti a centinaia di studenti il racconto teatrale 'Cammelli a Barbiana' dedicato a Don Milani
Festa della Toscana: davanti a centinaia di studenti il racconto teatrale 'Cammelli a Barbiana' dedicato a Don Milani Lo spettacolo teatrale 'Cammelli a Barbiana' di Francesco Niccolini e Luigi D'Elia tratto dal libro 'La scuola più bella che c'è. Don Milani, Barbiana e i suoi ragazzi' ha chiuso il programma delle iniziative del Consiglio regionale per la Festa della Toscana dedicata quest'anno a Don Lorenzo Milani nel centenario dalla nascita. I CARE, la Toscana dei valori umani e della lotta alle diseguaglianze è stato il tema dell'edizione 2023. Il racconto teatrale, prodotto da Inti, con Luigi D'Elia e la regia di Fabrizio Saccomanno, è andato in scena sul palco del Teatro Aurora di Scandicci, con il direttore artistico Alessandro Calonaci a fare gli onori di casa, con un doppio appuntamento, martedì 12 dicembre, con la presenza del consigliere regionale Fausto Merlotti, mentre la replica, dedicata alle scuole, è andata in scena il 13 dicembre, e ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo che ha parlato dal palco agli oltre 300 ragazzi intervenuti: "La Festa della Toscana è stata dedicata quest'anno a un grande toscano, Don Lorenzo Milani. I suoi erano messaggi di speranza e di uguaglianza, e siamo felici che questo spettacolo parli proprio alle ragazze e ai ragazzi che tanto Don Milani amava". "Il suo è stato un messaggio universale sulla scuola come fattore di crescita – ha proseguito il presidente Mazzeo -, la scuola come luogo dell'uguaglianza. Quella scuola di Barbiana al cui ingresso è appeso quel messaggio 'I CARE' che noi abbiamo voluto anche all'entrata della nostra Aula consiliare per dire a tutti di prenderci carico dell'altro nelle relazioni umane e di non voltarci dall'altra parte. Oggi voglio mandare questo messaggio alle ragazze e ai ragazzi non votatevi mai dall'altra parte, prendetevi cura l'uno dell'altro e impegnatevi nella scuola. Vorrei anche ringraziare le docenti e i docenti perché svolgono una funzione unica nella crescita di ciascuno di noi". "Abbiamo costruito questo spettacolo un poco alla volta – racconta Luigi D'Elia ��� visitando Barbiana più volte, leggendo tutto quello che ha scritto Don Milani, e stando molto con le ragazze e i ragazzi. Siamo stati con tutte le persone che sono state importanti nella sua vita, Michele Gesualdi ci ha corretto il copione. Si tratta di un lavoro nato con la fondazione Don Milani". Erano presenti allo spettacolo del 13 dicembre studentesse, studenti e insegnanti dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore Galileo Galilei, degli Istituti di Istruzione Superiore Salvemini e Russell Newton, del Liceo Artistico di Porta Romana e degli Istituti di Istruzione Superiore Sassetti Peruzzi, Buontalenti e Saffi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Lunedì 24 luglio 2023 alle ore 21.30, la Basilica di Santa Croce, ha ospitato il bellissimo concerto dei Solisti del Festival internazionale 'Italian Brass Week', Rex Richardson, Omar Tomasoni, Andrea Dell'Ira alle trombe, Oliver Darbellay, jorg Bruckner ai corni, Lito Fontana, Zoltan Kiss ai tromboni, David Childs – euphonium
Ryunosuke (Pepe) Abe – euphonium, trombone
Sérgio Carolino, Mario Barsotti, Gianluca Grosso – al tube, Filippo Lattanzi al marimba, Andrea Severi all' organo.
Musiche di J. S. Bach, G. F. Handel, G. Caccini, A. Marcello, T. Albinoni
I solisti del Festival condivideranno con il pubblico presente le più prestigiose pagine del repertorio cameristico fiorentino ed italiano, legandosi ai capolavori artistici, pittorici e scultorei, che la Basilica custodisce.
Saranno eseguiti brani della fiorentina Camerata de' Bardi, celebranti la Cappella dei Bardi di Vernio, omaggio al Conte Giovanni fondatore del circolo musicale ed intellettuale che ha dato vita al melodramma; dei compositori francescani, primo fra tutti Padre Giovan Battista Martini, maestro di Wolfgang Amadeus Mozart, gli ottocenteschi Luigi Cherubini e Gioachino Rossini; così come brani sacri che si legano alle Storie di San Giovanni Battista, di San Giovanni Evangelista, di San Francesco e della Vergine Maria, celebranti i cicli pittorici realizzati da Giotto e da Gaddi per le Cappelle Peruzzi, Bardi e Baroncelli.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 24 luglio 2023
Italian Brass Week Città di Firenze Cultura Fondazione CR Firenze Italia&friends Publiacqua SpA Basilica di Santa Croce di Firenze
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo Ivana Jelinic
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Palacio Barberini
Este palacio en Roma lo diseñó el arquitecto barroco Carlo Maderno y fue construido entre los años 1625 y 1633. Su edificación fue un encargo de la familia de Maffeo Barberini, nombre de nacimiento del Papa Urbano VIII (1635- 1644), quiénes evidentemente impulsaron la obra para plasmar su ascensión en el escalafón social y satisfacer sus necesidades. Para ello compraron un solar contiguo de la familia Sforza y contrataron a uno de los arquitectos más insignes de aquel momento, Maderno.
Pero, a Maderno le sorprendió la muerte en 1629 y las obras no habían acabado, por lo que las terminó Gian Lorenzo Bernini. Y tanto con Maderno como con Bernini, colaboró otro de los arquitectos romanos del Barroco: Francesco Borromini.
Se trata de un palacio con planta en forma de H, sin patio central y con alas laterales que lo relacionan con el exterior. O sea, se trata de un edificio de concepción muy abierta. El edificio cuenta con numerosas innovaciones arquitectónicas, pero también se pueden rastrear otros palacios precedentes de los que se extrajeron influencias.
Una de estas influencias sería la villa suburbana La Farnesina, donde el arquitecto Baltasar Peruzzi trazó una planta en U. Y el propio Maderno, entre 1598 y 1615 había construido el Palacio Mattei con un patio interno, pero con alas traseras similares a las del Palacio Barberini.
Es un edificio de tres pisos, en los que se va superponiendo los órdenes arquitectónicos al igual que ocurre en el Coliseo romano, usando arcada y adintelado con columnas toscanas, jónicas y pilastras corintias.
Fuente: Palacio Barberini | La guía de Historia del Arte (laguia2000.com)
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CHIESE DEL TERRITORIO DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
La Chiesa di Santa Maria in Traspontina è un luogo di culto cattolico del centro storico di Roma (RM). Situata lungo via della Conciliazione, nei pressi del Vaticano, nel rione Borgo; è sede di parrocchia affidata all'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, e su di essa insiste l'omonimo titolo cardinalizio. La Chiesa fu fondata nel XVI secolo in sostituzione di una più antica, fatta demolire da Pio IV perché di ostacolo alle traiettorie delle bombarde di Castel Sant'Angelo. Per lo stesso motivo la cupola della chiesa appare molto schiacciata. La sua costruzione iniziò nel 1566 da Giovanni Sallustio Peruzzi, quindi proseguirono i lavori con l’architetto bolognese Ottaviano Mascherino (che è anche il progettista della prima struttura del Palazzo del Quirinale e della Chiesa di San Salvatore a Lauro) e furono terminati da Francesco Paparelli nel 1637. La Chiesa occupa, probabilmente il luogo in cui sorgeva, un antico sepolcro di epoca romana a forma di piramide, che nel Medioevo si riteneva fosse stata la tomba di Romolo. Tra le opere d'arte dell'interno si segnala il movimentato altare maggiore barocco di Carlo Fontana (1674), che custodisce un'icona medievale e una pala di Antonio Gherardi rappresentante Santa Teresa ed una statua della Madonna del Carmine del XIX secolo. Nella Chiesa si trovano tre organi a canne: nel transetto, ai lati del coro, ciascuno su un'apposita cantoria, vi sono due strumenti costruiti dal 1668 da Giuseppe Testa, entrambi non funzionanti, dei quali quello di destra successivamente modificato; nell'abside, invece, vi è l'organo Mascioni opus 879, costruito nel 1966, a trasmissione elettrica e con 40 registri su due manuali e pedale. Tra le navate di questa Chiesa, lo scrittore spagnolo Juan Gomez Jurado, ambienta il romanzo "La spia di Dio", edito nel 2006, traduzione di P. Spinato, Longanesi, 2007. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Roma5.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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April 1976 L’Uomo Vogue various photographers: Harry Peccinotti, Uli Rose, and Francois Lamy
#l'uomo vogue#harry peccinotti#bulli e pupe#1976#mauro mazzinghi#70s#andrea caneschi#gianna calugi#ermanno daelli#danilo giannelli#francesco peruzzi#sara forzini#mirella scaglia#paola coppola#elvio cecchi#tommaso catalano#paolo garretti
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Famiglia Sapiti prima parte
Notai fiorentini famosi in Inghilterra Antica famiglia fiorentina originaria del paese dell’Ancisa (anticamente chiamato anche Lancisa), oggi si chiama Incisa Val d’Arno Superiore, dal 2014, si è fuso con il vicino paese di Figline Val d’Arno, assumendo il nome di Figline e Incisa Val d’Arno. I componenti della famiglia giunsero a Firenze nel tredicesimo secolo con Andrea di Ser Philippi Sapiti Notaro Procuratore “de civitate “del Sesto di Oltrarno, riuscì ad emergere e a diventare importante dando lustro alla famiglia, risulta iscritto nella matricola dei Giudici e Notai nel 1291. Tra il 15 febbraio 1292 e il febbraio 1294, è annoverato fra i Notai della Repubblica di Firenze. Nello stesso periodo è addetto come ufficiale alle costruzioni, ancora risulta come Notaio dei Priori 1292/1298 e membro dei consigli. Fra l’11 giugno e il 10 settembre 1298, è Notaio di San Giacomo d’Oltrarno, rogato in due atti da un altro Notaio d’Oltrarno Biagio Boccadibue componente di una famiglia di Notai legati ai Mercanti Bardi. Grazie alla frequentazione della società mercantile dei Bardi, aventi affari con la Curia, riuscì a farsi accettare alla corte del Papa Benedetto XI, ricevette il titolo di “tabellione” nel gennaio 1304, e in seguito Notaio apostolico. Presta anche la sua opera ai mercanti fiorentini. Nel marzo 1304 durante la sua permanenza a Roma, dai mercanti Cerchi riceve l’incarico di rogare alcune carte. In esse Andrea aggiunge ai titoli di Notaio apostolico e imperiale, quello di Notaio del “praefectus alme urbis”(prefetto di Roma). Inizia a collaborare con Giovanni Frescobaldi, canonico di Salisbury – Inghilterra, della omonima compagnia fiorentina, per i Peruzzi e i loro affari con la camera apostolica e con Carlo II d’Angiò. Queste frequentazioni e la rappresentanza della famiglia Frescobaldi, gli servirono per sé stesso e la sua famiglia di farsi conoscere in Inghilterra.
I contatti con la compagnia mercantile dei Frescobaldi prima fra le compagnie presenti, favorirono l’ingresso di Andrea e della sua famiglia in Inghilterra. I suoi fratelli, Francesco e Ranuccio sono annoverati fra i fattori della società i Inghilterra dal 1306. Andrea è presente in Inghilterra come funzionario del Vescovo di Worcester, pagato per i suoi servizi 100 sterline annue. Dal 1309 sempre Andrea si trova nel priorato cluniacense di Payenne diocesi di Losanna, come procuratore “ad impetrandum”. Nel tredicesimo secolo i procuratori erano Notai, lavoravano come liberi professionisti presso la Curia. Venivano assunti di volta in volta, dovevano seguire un percorso obbligatorio burocratico, fino a raggiungere la giusta pratica per compilare dei documenti, dalla petizione fino alla spedizione della supplica. Il procuratore veniva impiegato all’ufficio delle suppliche con la procura del “petente” (colui che chiede con una petizione ad una autorità, un procuratorium, con il quale di volta in volta doveva rappresentare il cliente davanti alla Curia. Latinismo raro usato nel linguaggio burocratichese, al posto di richiedente o postulante. In queste suppliche a partire dalla fine del tredicesimo secolo, si può sapere chi è il compilatore, rintracciando il “signum procurationis” posto sul verso della pergamena, dove è scritto il nome o la sigla del procuratore responsabile del negozio in questione. I Sapiti si salvarono dal fallimento della compagnia dei Frescobaldi fra gli anni 1310 – 1312 con il bando dei componenti la compagnia dall’isola. Dall’inchiesta sui mercanti fiorentini, ordinata dal re Eduardo I, Ranuccio Sapiti suo procuratore, ne uscì pulito riuscendo a farsi assegnare un lasciapassare per sé, altri soci e fattori della Compagnia per rientrare in Firenze. Anni dopo mentre la Compagnia cercava di riorganizzarsi ad Avignone entrò in gioco Andrea, che figurava fra i clienti dei mercanti fiorentini, con i quali intratteneva rapporti di lavoro, rogando atti e lettere di credito e riscuotendo per loro i debiti. Una nuova indagine sul fallimento dei Frescobaldi, ordinata da re Eduardo II non trovò alcuna compromissione della famiglia Sapiti con la Compagnia Frescobaldi. Nel periodo 1322 – 23, Ranuccio venne nominato rappresentante di Andrea in Inghilterra e Irlanda. Dal 1311 contrariamente agli altri mercanti fiorentini costretti a lasciare l’isola, lavorò esclusivamente per gli inglesi e gli irlandesi. I suoi committenti erano i rappresentanti più in vista della Curia e della corona inglese: l’Arcivescovo Rolando di Armagh, l’Arcivescovo di Canterbury Walter Reynolds (già cliente prima della traslazione da Worcester), i Vescovi Giovanni di Winchester, Tommaso di Hereford, Lodovico di Beaumomt Vescovo di Durham, Rodolfo di Down, Riccardo Kildare, Enrico di Lincoln, baroni e funzionari del re: Bartolomeo Burghersli, Nicola di Cantalupe, Guglielmo di Montagu, e il re Eduardo II d’Inghilterra e suo figlio Eduardo III.
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Medici: The Magnificent - Season 3 - Ep. 4 - “Innocents” - Part 1
To reach his goals, Lorenzo de Medici will have to weigh what matters most, the lives of innocents in the present, or the idea of life in the future that he’s dreamed for Florence. Watch now on Netflix in the US, UK, Canada, Taiwan, India and Ireland.
#callum blake#toby regbo#francesco montanari#jack roth#rose williams#sebastian de souza#john lynch#daniel sharman#lorenzo de medici#sandro botticelli#pope sixtus IV#carlo de medici#tommaso peruzzi#girolamo riario#girolamo savonarola#caterina sforza riario#johnny harris#bruno bernardi#i medici#medici masters of florence#medici the magnificent
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CAPPELLA BARDI
Nome🌛: Affreschi della Cappella Bardi
Autore🌛: Giotto
Data🌛: 1325 ca
Materiale e tecnica🌛: affresco e pittura a secco su parete
Contesto originale🌛: Fu realizzata dieci anni dopo la Cappella Peruzzi e fu commissionata dalla famiglia fiorentina dei Bardi. È inoltre considerata come il "testamento artistico del grande poeta" , dove appunto si trova una summa della sua opera pittorica.
Descrizione e stile🌛: Abbiamo rappresentati in sei scene Episodi della vita di San Francesco e di santi francescani. Ciascuna parete mostra dunque tre scomparti, divisi nella lunetta e due riquadri sui registri sottostanti. Abbiamo sulla parete sinistra abbiamo San Francesco rinuncia alle vesti davanti al vescovo Guido e al padre Bernardone, Apparizione di San Francesco a Sant'Antonio nel Capitolo di Arles e le Esequie di San Francesco con l'incredulo Gerolamo che cercó le stigmate. Sulla parete opposta troviamo invece rappresentati l'Approvazione della Regola, la Prova del Fuoco davanti al Sultano, e le Visioni di Frate Agostino e del vescovo Guido di Assisi. Lo stile di Giotto consiste sempre nel dare maggiore importanza alla figura umana, ma i colori sono più cinerini e c'è una maggiore sobrietà. Le composizioni inoltre sono più semplificate, e c'è un uso di panneggi larghi e gonfi, che accentuano la presenza volumetrica e plastica dei corpi che avvolgono, esattamente come nella Capella Peruzzi.
Collocazione attuale🌛: Basilica di Santa Croce, Firenze
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Nuovo post su https://is.gd/ACnH2O
I coniugi Peruzzi, benefattori dello Spedale degli Innocenti a Firenze e fondatori del convento dei Minimi in Lecce
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli
di Giovanna Falco
Si aprono nuove prospettive di ricerca sulla storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli e del convento di San Michele Arcangelo dei Minimi di San Francesco di Paola, ubicato in piazza dei Peruzzi a Lecce: i fondatori Giovannella e Bindaccio di Bernardo di Bindaccio Peruzzi[1] furono anche benefattori dello Spedale degli Innocenti di Firenze, dove i loro ritratti sono conservati insieme con quelli di altre personalità dell’Istituto fiorentino.
Tutte le fonti che trattano della fondazione del complesso conventuale dei Minimi in Lecce[2], seppur contraddittorie sulle date, concordano nell’attribuirla a Giovannella Maremonte, vedova di Bindaccio Peruzzi, morto il 14 luglio 1502[3].
La vedova Peruzzi su disposizione testamentaria del marito, volle far realizzare in un giardino fuori porta San Giusto un oratorio e chiesa. Il 14 maggio 1524 il notaio Sebastiano de Carolis di Firenze rogò l’atto di fondazione del convento dei Minimi di San Francesco di Paola, alla presenza del provinciale genovese dell’Ordine e di Giovannella[4].
Con testamento del 13 marzo del 1527, rogato a Firenze dal notaio Paolo Antonio de Rovariis[5], la Peruzzi donò altri beni per l’erigendo convento.
Purtroppo i documenti originari sono stati dispersi, così come i riassunti degli atti del 1524 e del 1527, eseguiti nel 1766 dal notaio Lorenzo Carlino[6].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, portale di ingresso
Il giardino dov’è sorto il complesso conventuale dei Minimi, era conosciuto dai leccesi come Panduccio, distorsione dialettale del nome del proprietario, la cui presenza a Lecce è attestata negli anni Settanta del Quattrocento[7]. Ritornato a Firenze, Bindaccio Peruzzi ricoprì ruoli rappresentativi per l’Arte dei Mercanti[8], di cui nell’aprile del 1502 era ancora membro del consiglio, seppur assente[9]. Tre mesi dopo donò parte dei suoi beni allo Spedale degli Innocenti di Firenze, così com’è riportato nella targa del ritratto che lo commemora (www.catalogo.beniculturali.it › sigecSSU_FE › schedaCompleta.action): «Bindaccio Peruzzi priore del comune nel MCCCCXCV largi’ con testamento de’ X luglio MDII parte de’ suoi averi a questo brefotrofio e l’esempio del misericordioso consorte fu seguitato dalla moglie»[10] .
Stemma dei Peruzzi
Grazie alla consultazione delle carte d’archivio dell’Ospedale degli Innocenti, Luigi Passerini e Alessandra Mazzanti e Vincenzo Rizzo, individuano la vedova di Bindaccio in Giovannella Peruzzi, il cui ritratto nel Settecento era esposto nel guardaroba dell’Istituto[11]. La vedova Peruzzi figlia «di Niccolò De Noe»[12], proveniente dalla «Basilicata nel Regno di Napoli»[13], morta nel 1527[14].
Le date coincidono, ma Giovannella Peruzzi, nei documenti dell’archivio dell’Istituto fiorentino risulta essere un’esponente di casa de Noha, e non di casa Maremonte.
Stemma dei Maramonte
La diversa interpretazione del cognome della fondatrice nei documenti conservati presso il convento leccese è indirettamente chiarita da Michele Paone, quando scrive che nel 1524: «in Firenze la vedova di Bindaccio Bernardo Peruzzi, Giovannella, orfana di Nicola Gionata e Margherita Maremonte, donò ai minimi di S. Francesco di Paola la chiesa di S. Maria degli Angeli»[15]. La provenienza dalla Basilicata del padre di Giovannella, Nicola de Noha, è attestata (salvo che non si tratti di un caso di omonimia) da Giustiniani: nel 1457 re Alfonso diede Latronico «per ducati 600 a Cola de Ionata de Noha»[16]. Conferma la distorta lettura dell’atto del 1524, il nome del notaio fiorentino tramandato in maniera errata: si è individuato, infatti, Sebastiano de Carolis, in Bastiano di Carlo da Fiorenzuola, i cui atti, anche quelli del 1524, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, dove non è reperibile l’annata 1527 di Paolo Antonio Rovai, il notaio che ha redatto il testamento della vedova Peruzzi[17].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, particolare dell’ingresso
Alla luce di questa identificazione, sono tanti gli elementi da riprendere in considerazione, per aggiungere nuovi capitoli alle vicende del complesso monastico. Riguardo al campo prettamente artistico, non è da escludere la provenienza diretta dei disegni per realizzare la chiesa commissionata dalla Peruzzi, dalla Firenze dei grandi artisti rinascimentali, poiché i lasciti per entrambe le istituzioni denotano l’appartenenza della coppia all’elite fiorentina. Seppur di fattura locale e successiva, è evidente, ad esempio, il richiamo iconografico della lunetta della chiesa leccese alle opere di Andrea Della Robbia.
Andrea della Robbia, Madonna con Bambino e Angeli (1504-1505), cattedrale di San Zeno, Pistoia (dal sito Tuscany sweet Life)
Andrea della Robbia Madonna con Bambino e angeli (1508 ca. – 1509 ca.), Museo Civico di Viterbo, prima chiesa di San Giovanni dei Fiorentini Viterbo (dal sito della Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna)
Un’attenta analisi delle fonti minime, contestualizzata con le vicende storiche di Puglia e Firenze, inoltre, potrebbe determinare il perché la scelta dei fondatori ricadde su quest’Ordine. Lo studio delle vicissitudini delle famiglie dei fondatori e delle fasi costruttive del complesso monastico, potrebbero individuare l’epoca e il perché la famiglia Maremonte passò alla storia come fondatrice della chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui stemma è presente in facciata assieme a quello di Bindaccio Peruzzi.
Note
[1] Cfr. F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819 p. LXXXII.
[2] Cfr. L. Montoya, Coronica general de la Orden de los Minimos de S. Francisco de Paula su fundador, lib. I, Madrid 1619, p. 87; G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634 (ed. anast. A cura e con introduzione di P. De Leo, Bologna 1979), pp. 93-94; F. Lavnovius, Chronicon generale ordinis Minorum, 1635, p. 193; R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi nel manoscritto Historialia monumenta chronotopographica provinciae Apuliae del p. Antonio Serio: (metà sec. XVIII), Roma 2005, pp. 35-40; F.A. Piccinni, Principiano le notizie di Lecce, in A. Laporta (a cura di) Cronache di Lecce, Lecce 1991, pp. 15, 224-226; A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 126-130; G. Paladini, Note storico-artistiche, in L’Ordine: corriere salentino, 6 luglio 1934 , a 29, fasc. 27 (www.internetculturale.it); G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce. Curiosità e documenti di toponomastica locale, Lecce 1952, pp. 212-224; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti. La città, Lecce 1874, nuova edizione postillata a cura di N. Vacca, Lecce 1964, p. 114-118; O. Colangeli. S. Maria degli Angeli. S. Francesco di Paola, L’ex convento dei Minimi francescani, Galatina 1977; M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, pp. 317-319.
[3] Cfr. A. Foscarini, Op. cit., p. 126; O. Colangeli. Op. cit., p. 5.
[4] Il Provinciale genovese, sostituiva padre il generale dell’Ordine, Marziale de Vicinis, assente. Padre Antonio Serio lo individua in Michele de Comte, Francesco Antonio Piccini, invece, in Antonello de Vicinis. Il Chronicon conferma quanto asserito da Serio (cfr. F. Lavnovius, op. cit., pp. 190-191). Da Piccinni in poi la data riportata è il 10 maggio 1524 (cfr. G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, cit; L. G. De Simone, op. cit; O. Colangeli. Op. cit).
[5] Cfr. R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi, cit, p. 36. De Simone e Paone datano l’atto al 1524, attribuendolo al notaio Antonio de Boccariis.
[6] Cfr. F.A. Piccinni, op. cit.
[7] Cfr. C. Massaro, Territorio, società e potere, in B. Vetere (a cura di), Storia di Lecce. Dai Bizantini agli Aragonesi, Bari 1993, pp. 315-316; Ministero dell’Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XVIII, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, volume secondo, pp. 35, 212, 361; F. Carabellese, Bilancio di un’accomandita di casa Medici in Puglia del 1477 e relazioni commerciali fra la Puglia e Firenze, in Archivio storico pugliese 1896 a. 3, fasci 1-2, vol. 2, pp. 77-104.
[8] Nel 1496 è mastro di zecca per l’oro (Cfr. P. Argelatus, De Monetis Italiae vario rum illustrium virorum Dissertationes. Parte Quarta, Milano 1752; I. Orsini, Storia delle monete della Repubblica Fiorentina, Firenze 1760, pp. 191 e 272).
[9] Cfr. G. Milanesi, Delle statue fatte da Andrea Sansovino e da Gio. Francesco Rustici sopra le porte di S. Giovanni di Firenze (1) 1502-1524, in G. Milanesi, Sulla storia dell’arte toscana scritti varj di Gaetano Milanesi, Siena 1873, pp. 247-261, p. 247, pp. 250-52. La targa è stata trascritta anche in G.B. Niccolini, Iscrizioni per i ritratti de’ benefattori del R. Spedale degli Innocenti di Firenze, in C. Gargiolli (a cura di), Opere edite e inedite di G.B. Niccolini, Tomo VII, Milano 1870, p. 728.
[10] Fu priore del quartiere San Giovanni nel bimestre Settembre – Ottobre 1495 (Cfr. I. di San Luigi, Istorie di Giovanni Cambi cttadino fiorentino pubblicate, e di annotazioni, e di antichi munimenti accresciute, ed illustrate da Fr. Ildefonso di San Luigi carmelitano scalzo della provincia di Toscana Accademico Fiorentino, volume secondo, Firenze 1785; F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819, p. LXXXII). Nel 1759 il ritratto di Bindaccio era esposto nell’Istituto: «Dalla Chiesa per la Porta a manritta si passa nel primo Cortile, intorno intorno ornato di Colonne Corintie di pietra serena, co i Ritratti de i più insigni Benefattori alle Lunette» (G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine. Divise nei suoi quattro Quartieri, Tomo ottavo, Firenze 1759, p. 129). Nel 1845 i ritratti di Bindaccio e Giovannella, dispersi o deteriorati, furono ridipinti gratuitamente rispettivamente da Giuseppe Marini e Carlo Falcini, per volontà del commissario dell’epoca cavalier Michelagnoli (Cfr. O. Andreucci, Il fiorentino istruito della chiesa della Nunziata di Firenze, Firenze 1857, pp. 175 e 275). Attualmente sono conservati presso il deposito dell’Istituto.
[11] Cfr. G. Richa, op. cit., p. 396. La scheda del ritratto è consultabile a questo link: https://www.beni-culturali.eu › opere_d_arte › scheda ›
[12] L. Passerini, Storia degli stabilimenti di beneficenza e d’istruzione elementare gratuita della città di Firenze, Firenze 1858, p. 946.
[13] A. Mazzanti, V. Rizzo, Memorie dell’organo di Santo Stefano a Campi: un priore, tre famiglie di artisti e di artigiani, Opus libri, 1992, p. 31.
[14] Cfr. U. Cherici, Guida storico artistica del R. Spedale di S. Maria degli Innocenti di Firenze, Firenze 1926, p. 52.
[15] M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, p. 317.
[16] L. Giustiniani, Dizionario Geografico – Ragionato del Regno di Napoli, Tomo V, Napoli 1802, p. 223.
[17] Cfr. Archivio di Stato di Firenze. Notarile antecosimiano. Inventario sommario. Trascrizione su database informatico degli inventari N/272-275 a cura di Eva Masini (2015).
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By Jennifer D. Webb
Baldassare Peruzzi, architect of St. Peter’s and for the Republic of Siena, died in Rome on January 6, 1537. His career started in Siena, very near to the place where he was born, Ancaiano, on January 15, 1481.
Peruzzi may have trained with Francesco di Giorgio Martini as his design for the Villa Le Volte illustrates his command of the designs of the older Sienese architect and engineer. Like Francesco di Giorgio, Peruzzi’s career involved the design of buildings as well as responsibility for fortifications. In addition, both men relied on drawing to experiment with forms. Nicholas Adams notes that more than 500 Peruzzi drawings survive in the Gabinetto dei Disegni in the Uffizi and that the architect was the first to explore axonometric drawing.
There is no official documentation of Peruzzi until 1501-02 when he is recorded working on the frescoes in the Chapel of San Giovanni in the Siena Cathedral. At about the same time, from 1500 to 1505, Peruzzi was constructing the Villa Le Volte for Sigismondo Chigi. This first project for the Chigi family proved invaluable for his career development. After completing the Sienese project, he next traveled to Rome where, in 1503, he was assisting in the Stanza della Segnature. In 1505 he began work on the Villa Farnesina for Agostino Chigi. For this project Peruzzi not only drew from his architectural experience in Siena but also displayed his skill in disegno. Working alongside Raphael and his workshop, Peruzzi completed ceiling frescoes and illusionistic perspectives in the villa’s interiors.
His career as architect, painter, and stage designer continued to flourish in Rome. By 1508 he joined the Compagna di San Rocco and in 1520, following the death of Raphael, he was named coadjutore at Saint Peter’s.
Peruzzi’s time in Rome has disrupted by the Sack in 1527; he was imprisoned by the French forces. The Republic of Siena paid his ransom and it is likely because of this that Peruzzi headed straight to Tuscany upon his release. He was named the Architect of the Republic of Siena upon his arrival in the city in July. For the next several years, he worked on a number of projects in Siena and in the surrounding areas including the “reorganization” of the high altar and the choir of the Cathedral. However, by 1531, his focus had returned to Rome where he again was involved with Saint Peter’s and, in 1532, began his final project, the Palazzo Massimo alle Colonne.
References: Heiko Damm & Henning Hoesch. Galleria portatile: Old Master Drawings from the Hoesch Collection. Petersburg: Michel Imhof Verlag, 2017; Nicholas Adams. “Peruzzi, Baldassare.” Grove Art Online. Oxford Art Online. Oxford University Press.
Images:
Villa Farnesina (from 1506), Rome (Image source: Combusken, Wikimedia Commons)
Main altar (after July 1527), Duomo, Siena (Image source: Tango7174, Wikimedia Commons)
Palazzo Massimo alle Colonne (begun 1532), Rome (Image source: Jensens, Wikimedia Commons)
Further reading: Malafarina, Gianfrano. La Villa Farnesina a Roma (The Villa Farnesina in Rome). Modena: Panini, 2006; Kent, William Winthrop. The Life and Works of Baldassare Peruzzi of Siena. Whitefish MT: Kessinger Publishing LLC, 2007; “Holy Family with Saints”, Pierpont Morgan Library & Museum.
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Castiglione dal Lago con gli accompagnatori Gen. Enrico Pollini e il presidente dei paracadutisti di Siena Francesco Peruzzi
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