#fotoamatore
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marcovannuzziphotography · 2 years ago
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maurofarinaphotography · 1 year ago
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Ogni tanto si fa fotografare pure lei.
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notiziariofinanziario · 7 months ago
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Amazon ha inaugurato presso i suoi uffici corporate di Milano la mostra fotografica contro l'omofobia
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Sono oltre cento i dipendenti Amazon Italia che hanno deciso di mettersi in gioco nella mostra fotografica che si tiene negli uffici di Milano. L’obiettivo è ribadire piena adesione ai valori di inclusione e di valorizzazione delle diversità attraverso le testimonianze dirette delle persone dell’azienda, che hanno prestato i loro volti e le loro storie a un racconto per immagini. Utilizzando la potenza espressiva del bianco e nero, Francesco Bagnato, fotoamatore e professionista nel marketing di Prime Video, attraverso la sua macchina fotografica, ha catturato gli sguardi di colleghe e colleghi per accompagnare il pubblico in un viaggio fotografico dedicato alla bellezza e alla complessità della diversità umana.  “Attraverso questi ritratti vogliamo non solo valorizzare l’unicità dei nostri e delle nostre dipendenti, ma anche veicolare un importante messaggio: in Amazon la diversità è ricchezza e bellezza - commenta Mariangela Marseglia, country manager di Amazon Italia e Spagna -. I volti e le preziose storie che molti hanno scelto di condividere intendono essere un segno tangibile del nostro impegno, accompagnato dalle policy e dalle azioni concrete che ogni giorno mettiamo in atto in azienda. La decisione di inaugurare oggi questa mostra non è un caso. Con questo progetto, vogliamo sostenere le istanze della comunità Lgbtqia+ nel nostro Paese e celebrare la giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia del 17 maggio, contro ogni forma di pregiudizio, discriminazione e violenza”. Unire nella diversità, ispirare un’autentica cultura dell’accoglienza dell’altro, eliminando stereotipi e preconcetti. Sono questi i pilastri alla base di 'Diverse Reflections: the 100+ Mirrors of Inclusivity', perfettamente coerenti e in totale continuità con l’impegno quotidiano di Glamazon, l’Affinity Group aperto a tutte e tutti i dipendenti Amazon e pensato come uno spazio di confronto, creazione di sapere e sviluppo di nuove iniziative a sostegno di politiche di inclusione e non discriminazione delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, queer e intersessuali all’interno dell’azienda. “Quando Francesco ci ha illustrato la sua idea non abbiamo esitato un secondo - spiega Keivan Fahim, membro del comitato Glamazon e Program Manager di Amazon Made in Italy -. Coinvolgere, condividere le proprie passioni, lavorare per un obiettivo comune volto ad accrescere consapevolezza e sensibilità su temi così importanti e troppo spesso sottovalutati, far sentire tutte e tutti parte di un gruppo capace di accogliere e ascoltare: il progetto fotografico racchiude tutto questo, rappresentando al meglio il nostro modo di agire come Glamazon. Un ringraziamento speciale quindi a Francesco e a coloro che hanno aderito”. Attraverso iniziative come questa, Amazon esprime ancora una volta il suo obiettivo di essere non solo l’azienda più orientata al cliente del mondo, ma anche il miglior posto di lavoro per i propri e le proprie dipendenti e impegnandosi quotidianamente affinché chi vi lavora possa sempre sentirsi libero e libera di esprimersi, con i propri talenti. Solo lo scorso ottobre Amazon ha infatti annunciato l’introduzione in Italia di un transgender toolkit, un insieme di linee guida a supporto di tutte e tutti i dipendenti che stanno intraprendendo un percorso di transizione di genere. L’obiettivo è offrire strumenti concreti per sostenere e agevolare tale processo: dal permesso retribuito dall’azienda per i giorni di assenza dal lavoro legati al processo di transizione, alle indicazioni da fornire a colleghe, colleghi e manager, al cambio di nome, ai benefit offerti, tutto contribuisce ad alimentare un ambiente di lavoro inclusivo. 'Diverse Reflections: the 100+ Mirrors of Inclusivity' sarà esposta fino alla fine del mese di giugno all’interno degli uffici corporate di Milano, a disposizione di tutti i dipendenti e dei loro ospiti. Read the full article
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danielepeluso · 6 years ago
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In concomitanza con il Trieste Film Festival, conclusosi lo scorso gennaio con la premiazione dei film in concorso, si è svolta una “Call” per fotografi, professionisti e non, chiamati a ritrarre i protagonisti del festival. Mi si è presentata, tra capo e collo, la ghiotta occasione di implementare il mio lavoro di ritratto istantaneo sogni/anime includendo le fotografie raccolte al festival occasione che, ovviamente, non mi sono lasciato scappare… Ho abbandonato, molto prima di scattare la prima fotografia, ogni velleità competitiva per dedicarmi totalmente alla creazione di un’opera unica per ogni soggetto utilizzando i ritratti istantanei fatti ai protagonisti del Festival, assieme alle cartoline promozionali che ho rivisitato in un Ready-Made istantaneo dedicato al Trieste Film Festival. Mi sono discostato, in fase di rielaborazione delle fotografie, dal progetto in corso sul ritratto introspettivo posato, per cercare di rendere gli scatti del festival triestino un lavoto unico in ogni sua parte.
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Per correttezza ho spedito tutto il materiale prodotto, in forma digitale, all’organizzazione del contest ringraziandoli sentitamente per la grossa occasione che mi hanno concesso. È stato davvero bello e gratificante vedere come tutti i personaggi ritratti nei giorni del festival si siano immediatamente interessati alla mia Leica Sofort stupiti, piacevolmente stupiti, del rifiorire della tecnica fotografica che Polaroid e il genio di Edwin Herbert Land resero celebri sopratutto dall’inizio degli anni settanta. La fotografia istantanea continua a riscuotere un vivo interesse, e questo è un bene. Si è sviluppato così un rapporto molto intimo, quasi magico, tra me e il soggetto ritratto fatto di una compiaciuta complicità frammista ad una spontanea curiosità, molto lontana dei ritratti rubati da lontano o dalle ingerenze dei fotografi da catena di montaggio del “si metta di lato/guardi l’obiettivo/si volti/si giri dall’altra parte/faccia un salto/ne faccia un altro/fai la riverenza/avanti un altro…”. I ritratti che ho avuto modo di catturare mi hanno regalato delle persone che si sono abbandonate totalmente al mio obiettivo con naturalezza, vero tratto essenziale a mio modo di vedere di un ritratto che sia quantomeno rappresentativo. Checché ne dica chicchessia. Lunga vita al Trieste Film Festival quindi, e arrivederci alla prossima edizione!
L’immagine della cartoline promozionali del Festival, opportunamente manipolate, sono di: ISABELLE ADJANI, Berlin Wall, 1981 ©Dominique Issermann
Leica Sofort FujiFilm Instax Mini Mono Chrome INSTANT FILM Ready-Made COPIA UNICA – COLLEZIONE PRIVATA ©danielepeluso.com / Gennaio 2019
Peluso Daniele – Agnieszka Smoczyńska – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Vitalij Manskij – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Siniša Juričić – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Ognjen Glavonić – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Nicolò Bongiorno – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Natalia Koryncka-Gruz – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Martina Melilli – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Mari Gulbiani – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Krzysztof Zanussi – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Francesco Fei – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Eszter Hajdú – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Đorđe Marković – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Debora Dellago – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Dana Bunescu – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Burjar Alimani – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Anna Kryvenko – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – André Singer – Ready Made TFFExperience 2019
Peluso Daniele – Aleksandar Zograf – Ready Made TFFExperience 2019
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Trieste Film Festival 2019 In concomitanza con il Trieste Film Festival, conclusosi lo scorso gennaio con la premiazione dei film in concorso, si è svolta una…
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paginevuote1976 · 5 years ago
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La mia adorata Luna... #luna #lunapiena #lunatica #fotografia #foto #fotoamatoriale #fotoamatore #fotodelgiorno #fotoamatoriali #fotoamatoriali #fototumblr (presso Cinecittà, Lazio, Italy) https://www.instagram.com/p/CA4rxgyHJc0/?igshid=l73f564sl95l
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next5ph · 6 years ago
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Dai che si parte!! Il weekend è vicino!!! Avete programmi?! . . . . . . #next5ph #nature_next5ph #mountains_next5ph #montagneitaliane #gromo #earth_expo #mountainshotz #greenearth #weekend #amazingplaces #amazing_shots #italia #lombardia #igersitalia #landscape #sfondi #fotoamatore https://www.instagram.com/p/BvPvRqClx7p/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=cxxcz1840nf4
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fotopadova · 4 years ago
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Ricordando l’amico e fotografo Gino Santini
 di Gustavo Millozzi
-- Sono passati oramai quarantaquattro anni da quando a Padova nella prestigiosa sede di Palazzo della Ragione, a due anni dalla sua scomparsa, è stata organizzata una mostra retrospettiva di Gino Santini. Da allora di questo importante autore della fotografia italiana poco si è sentito parlare o scritto. Finalmente quest’anno, grazie all’impegno del nipote Marco Fogarolo, anch'egli valido fotografo, e al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, si è potuta concretizzare una nuova ampia esposizione per presentare al meglio il suo lavoro.
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Gino Santini (Padova, 1907-1974) non può essere infatti dimenticato perchè ha lasciato, oltre a stima e affetto in chi lo ha potuto conoscere e a chi, come me, lo ha avuto vicino come amico e maestro, una grande eredità fotografica. Le sue opere furono all'epoca molto apprezzate, citate e riprodotte in moltissimi cataloghi di mostre, esposte e premiate in gran numero. Grazie a questo giunse a ottenere nel 1969 l'ambito riconoscimento di EFIAP, ovvero Excellence de la FIAP, Fédération Internationale de l'Art Photographique, dalla quale già nel 1964 aveva ricevuto l'onorificenza di AFIAP (Artiste de la FIAP).
Personalmente ricordo che fu la prima persona che contattai - ci conoscevamo già da alcuni anni - quando, trasferitomi da Venezia a Padova nel 1962 mi accinsi a costituire il Fotoclub Padova. Ero certo che avrebbe contribuito insieme ad alcuni altri amici del Circolo Fotografico Padovano che, attivo dai primi anni '50, aveva cessato di esistere l'anno precedente. Accolse l'invito con entusiasmo e ne fu valido animatore oltre a essere, a me vicino anche come insostituibile vice-presidente per molti anni.
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        © Gino Santini, Volo rapace, 1967
Gino era stato un autodidatta, ma era riuscito, con passione e studio, ad acquisire oltre ad una grande capacità professionale, quale proto della Tipografia Antoniana dove lavorava, anche una vasta conoscenza tecnica nel campo fotografico: a Padova fu un pioniere nel campo della fotografia a colori, sperimentandone anche i complicati processi di stampa.
Ricordo con nostalgia le tante ore serali, o più esattamente notturne, passate con lui nella camera oscura che aveva allestito in un piccolissimo sgabuzzino "incastrato" tra l'ingresso e la cucina del suo appartamento: la sua intenzione era quella di insegnare anche a me, incorreggibile “bianconerista”, il complesso procedimento della stampa a colori...ma senza un apprezzabile risultato!
Per l’amico Gino, la fotografia era più che una passione, era un’intima necessità che lo portava a esprimersi con l’obiettivo, a ricercare sempre nuove strade e nuove tecniche, in particolare nella fase di stampa, trascorrendo intere notti in camera oscura per riuscire a ottenere quella sfumatura di colore, quel particolare tono o effetto, per realizzare finalmente ciò che già da giorni aveva nella mente.
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        © Gino Santini, Curiosità, 1965
Non era geloso di quanto sperimentava e dei suoi risultati, anzi cercava di condividerli, specie con i giovani fotografi, aggiungendo così una sincera e positiva carica innovatrice a quel bagaglio tecnico e artistico che in tanti anni si era costruito. I suoi primi successi infatti risalgono al 1937 quando era socio del Gruppo Fotografico Padova e poi del Dopolavoro Fotografico Padovano, sempre pronto a dare qualcosa in più di ciò che gli si chiedeva, anche in campo organizzativo, con semplicità e profonda competenza.
Sfogliando i suoi precisi e ordinati appunti si può ripercorrere tutta la sua vita di fotoamatore: dal 1937 al 1971, anno in cui il male aveva cominciato a tenerlo lontano dall'amata camera oscura, partecipò a oltre duecento mostre, in Italia e all’estero, e conseguì più di quaranta premi.
È stato un fotografo rigoroso, ma anche artista e creatore, che ha cercato di dare attraverso ciascuna delle sue immagini un'interpretazione del mondo così come lo osservava e voleva consegnarcelo. Il soggetto e le sue delimitazioni, gli effetti cromatici, le luci e le ombre e le soluzioni tecniche adottate - come la scelta della carta da stampa, dura o morbida, o l'uso sapiente dei retini (che spesso elaborava e costruiva lui stesso appositamente) - erano sempre oggetto di una ponderata riflessione, e successiva decisione, artistica personale.
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        © Gino Santini, Paesaggio euganeo, 1968
Le sue fotografie infatti non attingono la loro importanza dall’oggetto rappresentato, ma dall’immagine stessa, non esprimono alcuna realtà nuova, ma una realtà costruita dai suoi pensieri, dai suoi sentimenti attraverso la sua abilità tecnica. L’opera d’arte nasce dal suo obiettivo, dalla sua visione e interpretazione: scopre così in soggetti assolutamente comuni, e certe volte perfino banali, una bellezza, un’importanza e un significato nuovo, che non poteva essere colto così da altri. La scelta di dedicare l’attuale retrospettiva alla sola produzione in bianco e nero di Gino Santini è dettata dalla volontà di rendergli omaggio attraverso le fotografie che, a mio parere, meglio rendono comprensibile proprio questo suo intimo sentire. In questo modo ha saputo essere sempre sé stesso, creando uno stile personale, anche se certi aspetti delle sue immagini oggi possono apparire convenzionali, in verità hanno pieno significato se lette nel loro tempo. Hanno inoltre il grande pregio d'aver formato una generazione di fotografi: tante sue immagini sono talmente vere e vive da essere ancora attuali avendo inciso fortemente nella storia della fotografia amatoriale prima veneta poi italiana.
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        © Gino Santini, Composizione, 1955
La sua immersione nella fotografia era totale: era hobby, passione, condivisione, congenialità, evasione, arte, tecnica, sperimentazione. Ricordo in particolare la perizia che poneva nella realizzazione dei suoi “retini” da stampa (alcuni perfino di 30x40 cm!) che conservo ancora in qualche esemplare da lui donato. Si tratta di pellicole piane, di textures in negativo o in positivo che, una volta perfezionate, adoperava in modo sapiente per aggiungere particolari effetti alla stampa delle sue opere sia in bianco e nero, che a colori. Un altro mio ricordo è legato alla speciale cura che riservava alla propria completa attrezzatura fotografica.
Non si deve pensare però che fosse schiavo della tecnica, in quando l'importanza maggiore delle immagini che compongono l'ampia produzione che ci ha lasciato (e che viene conservata oggi dal nipote) non deriva dalla forma, ma dal contenuto che dava rilievo ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti più profondi. La scelta dei soggetti denota il suo precipuo interesse per la condizione umana in tutti i suoi aspetti (sottolineo che fu tra i primi a saper realizzare degli intensi portfolio, che ritengo di grande forza comunicativa, tra i quali voglio ricordare Pellegrini a Fatima del 1956, Notte a Place Pigalle realizzato a Parigi nel 1965 e Circo dello stesso anno). Si tratta di lavori nei quali l’uomo è sempre il principale protagonista, immagini che fanno trasparire, così come lo facevano la sua vita e i suoi comportamenti, un profondo, quanto riservato, sentimento religioso.
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        © Gino Santini, Pellegrini a Fatima, 1966
Mi piace ricordare a tal proposito come, essendo un giorno andato con lui a Venezia per fotografare, mentre mi accingevo a riprendere una scenetta dove era protagonista un frate, mi venne in mente e accennai a Gino quanto mi aveva confidato sua moglie Wilma non molti giorni prima riguardo una serie di fotografie da lui fatte a un particolare frate. Era stato lui infatti l'esecutore del famoso scatto del piccolo frate Padre Leopoldo (ora San Leopoldo Mandic) in piedi, appoggiato al bastone, pochi anni prima della morte, una foto che lui aveva ceduto alla Comunità dei Frati Cappuccini (assieme ad altri scatti eseguiti su pellicola in bianco e nero). Non aveva voluto nulla in cambio, neppure che venisse citata la paternità dello scatto che gli avrebbe senz'altro dato una certa notorietà. Si schernì con me, quasi in imbarazzo, e non volle continuare il discorso.
Il nipote Marco, al quale ho raccontato questo episodio, ha voluto compiere una ricerca nell’archivio dei suoi negativi e ha potuto scoprire come il nonno avesse voluto conservare per sé solo due di queste immagini, altre due del futuro santo sul letto di morte e altre del funerale (probabilmente solo una parte dei tanti scatti eseguiti in occasione di tali eventi).
La natura e Padova, sua città natale che amava intensamente, sono stati altri soggetti delle fotografie di Gino Santini: opere mai banali e di spiccata inconfondibile personalità. Sia venissero realizzate in bianco e nero che a colori, sapeva sempre esaltare il contenuto dell'immagine, conservando gli originali toni di contrasto, anche quando impiegava, ma con moderazione e appropriato gusto, i suoi particolari interventi di elaborazione.
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        © Gino Santini, Venditore di krapfen, 1968
 Non era una persona facile alle confidenze, geloso dei suoi sentimenti che esprimeva attraverso la fotografia e solo a chi condivideva con lui tale passione. Non posso non ricordare come questa lo portò anche a curare e a stampare nella tipografia che dirigeva (nella quale portò il suo spirito innovatore contribuendo ad allargare l'ambito di attività prima rivolto alla stampa prettamente religiosa) le prime due edizioni illustrate dell'Annuario FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) oltre a cataloghi e ad altre importanti pubblicazioni fotografiche.
Riconsiderando oggi, dopo tanti anni, i lavori nati dal suo obiettivo, sono ancora convinto dell'attualità della sua visione e della sua interpretazione del mondo, non solo per le tematiche affrontate, ma soprattutto per quanto conservino ancora valori di grande profondità. 
Per tutto ciò che ha rappresentato e ancora rappresenta spero proprio che anche la monografia, edita dalla FIAF “GINO SANTINI- SCRITTE CON LA LUCE- FOTOGRAFIE 1937-1970”, nella quale sono riprodotte le fotografie esposte alla nuova mostra retrospettiva padovana, dia la possibilità a chi lo apprezza, ma soprattutto, a chi ancora non ha mai visto le sue opere, di poter conoscere il valore, l’umanità e le grandi capacità di Gino Santini.
(una versione di questo articolo è pubblicata come presentazione nella monografia sopra citata)
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Gino Santini, fotografie 1937-1970
dal 2 marzo al 5 aprile 2021
Padova, Palazzo Zukermann, Corso Garibaldi, 33
Orario: dal lunedì al venerdì 10.00–19.00, ingresso libero
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kurenaicosplay · 4 years ago
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Me as Grell Sutcliff
[ Kuroshitsuji / Black Butler ]
[Yana Toboso].
Wig-styling and make-up by me.
Antonio fotoamatore as photographer.
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DA: http://kurenai4.deviantart.com/
Instagram: https://instagram.com/kurenaisutcliff/
Worldcosplay: http://worldcosplay.net/member/KurenaiSutcliff
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felicetommasino · 4 years ago
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Quanto ci appare impossibile da scalare, una montagna vista da lontano. Da lontano, non possiamo vedere che con sguardo superficiale. Vediamo un affastellarsi di rocce, alberi e sterpaglia invalicabile. Così possono sembrare i nostri problemi, le nostre difficoltà quotidiane. Soprattutto, se le assommiamo una sull'altra, creando un groviglio di ansie e pensieri. Dovremmo ricordarci, in ogni istante, che, quasi sempre, un grande problema può essere diviso in problemi più piccoli. E che possiamo affrontarne uno alla volta. Un passo alla volta, come quando affrontiamo una salita in bici o un ripido sentiero di montagna. In realtà, ho scalato montagne sotto di duemila metri di altitudine; in metafora, chissà. Buona sera, gente ⛰ Foto di @micheleprocida01 📷 #felicetommasino #MonteVivo #MonteMotola #Piaggine #lamontagnadelcilento #amoreperlanatura #sopralenuvole #fotoamatoriali #fotoamatore #fotoamatori #zainoinspalla #trekkinglovers #rocce #scarponi #fotospontanea #pensieridellasera (presso Piaggine) https://www.instagram.com/p/CP1F7GlHadA/?utm_medium=tumblr
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stefanogruppofotografo · 7 years ago
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#Modella, #Modelle, #Fotomodelle, #Fotografi, #Fotografo, #Fotografia, #Ritratto, #Glamour, #Moda, #TFCD, #Stefano Gruppo, #sala da posa, #FineArt
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bicheco · 6 years ago
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Quanto è brutto quando uno perde mezz'ora di tempo per inventarsi l'inquadratura giusta poi, per caso, passa un fotoamatore e te la copia pari pari!
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livornopress · 3 years ago
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Basket, serie B femminile: pronto riscatto della Pielle a Firenze
Basket, serie B femminile: pronto riscatto della Pielle a Firenze
Livorno, 22 novembre 2021 Con una dimostrazione di forza e carattere, la UNICUSANO PIELLE LIVORNO espugna la palestra di San Marcellino, tana del Fotoamatore Basket Florence: 42-62 il punteggio finale delle ragazze di coach Luca Castiglione, tutte a referto e tutte protagoniste di un mattoncino di capitale importanza, dopo lo stop patito nel derby con la capolista Jolly Acli. Unicusano avanti fin…
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ilnostroabruzzoinsolito · 3 years ago
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Bagnoli Fabrizio
Bagnoli Fabrizio: Sono nato a Milano nel 1965 e vivo a Rieti. Appassionato di fotografia fin da bambino, ho ripreso a praticarla da alcuni anni come fotoamatore nel senso più puro del termine. Mi piace raccontare quello che mi affascina o mi incuriosisce.
Sono nato a Milano nel 1965 e vivo a Rieti. Appassionato di fotografia fin da bambino, ho ripreso a praticarla da alcuni anni come fotoamatore nel senso più puro del termine. Mi piace raccontare quello che mi affascina o mi incuriosisce attraverso la fotocamera, convinto che la vita di tutti i giorni sia una miniera inesauribile di storie e visioni. Amo la fotografia umanistica, per quanto non…
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danielepeluso · 6 years ago
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Corsi e Ricorsi
È nel destino degli uomini il restare fedeli al demone che si scelgono, spingersi alle estreme conseguenze, anche quando il nostro istinto ci ha avvertito del pericolo. E poi venire distrutti.  – Dylan Dog
Ma non avevi detto di esserti stancato? Si, lo avevo detto. Ma non avevi detto di non volerne più sapere della fotografia? Si, te lo confermo. E della musica? Si, ho detto anche questo. E…
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tarditardi · 4 years ago
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QUANTO CONTA LA FOTO GIUSTA? E QUANTO COSTA? SI PUO' FARE CON IL TELEFONINO? ltcDaily 3/9 #ltc #lorenzotiezzicomunicazione #ltcpills #ltcdaily La fotografia è una tecnologia "vecchia", che il telefonino ha trasformato in qualcosa a disposizione di tutti noi non fotografi. L'importante è non sentirsi tali, se ci si fanno selfie, se si fa il social media manager (sia pure con successo) o se si fa il fotoamatore. Il telefonino oggi ha ridotto un po' la distanza tra noi non fotografi ed un professionista, ma quasi sempre le foto di un amore, pur piacevoli, non potrebbe mai essere usate a livello professionale, per un annuncio immobiliare che faccia vedere o s un giornale. E la cosa non dipende dal modello di telefonino, ma da chi c'è ad usarlo... Io sono un fotoamatore di livello medio, non ho una grande tecnica ma alcune mie foto sono state utilizzate per giornali anche importanti... Perché ho un buon occhio e buon senso dell'inquadratura. Una delle esperienze più interessanti che ho avuto è stato quando una mia foto a mio parere non granché riuscita fu poi utilizzata su un magazine importante, in grande, su due pagine... era un mazzo di rose rosse su un divano rosso in un dettaglio di un locale strano... la foto non era bellissima, il soggetto si ed il photo editor riuscì in quel caso davvero a fare un ottimo lavoro, che serviva al giornale. E quindi si, la foto perfetta si può fare anche con il telefonino. Dipende da chi la fa e dalla capacità di trovarla da parte di chi lavora con immagine & comunicazione. Sembra facile ma non lo è. (presso Lorenzo Tiezzi Comunicazione PR) https://www.instagram.com/p/CEmKR-wM8Yb/?igshid=1l198pnn5ngwv
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fotopadova · 6 years ago
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Antiche tecniche: perché ancora oggi?   (1)
di Gustavo Millozzi
  -- Prima parte --
 E’ palese un forte ed continuo aumento d’interesse per le antiche tecniche fotografiche con presenza di gruppi fotografici ad esse dedicati e di varie iniziative quali corsi universitari, masterclass, incontri, mostre, workshop, nonché per l’esistenza di ditte e negozi specializzati per la vendita dei prodotti necessari alla loro realizzazione. Abbiamo pertanto voluto, per fare il punto su tale particolare realtà, intervistare Giuseppe Toffoli che da sempre si è dedicato al loro studio, alla loro applicazione e promozione
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            © Massimo Sanna, Giuseppe Toffoli in atto di ripresa
 - Hai appena pubblicato il tuo manuale sul processo al collodio, una delle antiche tecniche fotografiche e la notizia della sua apparizione mi ha subito non solo incuriosito, ma soprattutto mi ha suggerito questo interrogativo: perché vi è la necessità da parte tua di riproporre agli appassionati di fotografia l’impiego di processi ormai desueti, anche con dimostrazioni pratiche e visione di tue immagini così prodotte. C’è un senso, secondo te, nel ritornare alle origini della fotografia e perché?
Sono socio del Gruppo Rodolfo Namias e prendo spunto dalle numerose conversazioni che animano i nostri incontri quando non siamo impegnati ad ammirare le reciproche opere.
Il declino delle Antiche Tecniche Fotografiche, se volgiamo intendere con AT le originarie tecniche fotografiche, risale a pochi anni dopo la scoperta della fotografia. Già nell’800 la “straight photography”, le cui immagini non potevano essere manipolate/alterate e l’introduzione sul mercato delle pellicole prodotte a livello industriale hanno fatto perdere ai fotografi professionisti le tracce delle Antiche Tecniche. Mentre il fotoamatore, che poteva in quegli anni ancora dedicarvi tempo e denaro, aveva la possibilità di produrre innumerevoli scarti pur di arrivare al risultato sublime. Non per niente gli sviluppi più importanti della fotografia arrivarono proprio da loro. Ma già nella prima metà del 900 la produzione industriale di pellicole e carte raggiunse qualità tali che anche l’amatore iniziò a farne uso annullando di fatto l’utilizzo della Antiche Tecniche anche da parte dei pochi rimasti. Siamo circa 80 anni fa per farci un’idea.
E’ doveroso, però, puntualizzare cosa realmente intendiamo oggi per Antiche Tecniche Fotografiche… negli Stati Uniti vengono chiamate Tecniche Alternative, in Germania Tecniche Nobili… potremmo approcciarci a queste Antiche Tecniche alla stregua di “Tecniche Inusuali” come, per esempio, la rivalutata fotografia analogica degli anni 80 oppure la LUMEN PRINT inventata negli anni 90. Proprio in questi giorni si inaugura una meravigliosa mostra del fotografo bergamasco Danilo Pedruzzi, dedicata ai fiori, con opere interamente realizzate con la tecnica delle LUMEN PRINT.
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                        © Danilo Pedruzzi  (Lumen print)
Mi chiedi se oggi c’è un senso nel ritornare alle origini della fotografia, ti rispondo secondo il punto di vista più condiviso all’interno del Gruppo Rodolfo Namias. I motivi che spingono all’uso di queste tecniche sono molteplici. Il meno significativo è senz’altro il desiderio di seguire un FENOMENO DI TENDENZA che tenta di mescolare ciò che è costoso con ciò che è difficile, dimostrando una necessità di distinguersi da parte degli autori. Ne deriva però una sorta di controsenso ovvero una ricerca di distinzione utilizzando strumenti che emergono dall’omologazione di un fenomeno di massa. Chiaramente il fenomeno letto in questa chiave è, come la storia ci insegna, di passaggio e la tecnica viene appresa spesso con superficialità.
C’è poi una ricerca ALTERNATIVA di realizzare autonomamente dei processi industriali anche se in modo impreciso. C’è la tendenza all’ARTIGIANALITÀ inteso come lavoro d’eccellenza. Connubio di deduzione e studio prima della messa in opera del processo. Ricordo in questo motivo che un’assidua ricerca del controllo assoluto della tecnica manuale può portare a far apparire più difficoltoso utilizzare qualcosa di automatico piuttosto che qualcosa che possa essere controllato manualmente.
Per finire l’AMORE PER LA BELLEZZA. Tale ricerca non distingue più tra il processo e l’esito ma tutto il procedimento è indirizzato all’opera finita. La tecnica come strumento per esprimersi ed il risultato finale sono legati alle tensioni e fatiche di chi l’ha generata.
- Questo tuo interesse è dettato da spirito ludico, di sperimentazione, puramente rievocativo o da cosa altro?
 Direi che possiamo includerle tutte… Adoro giocare, lo ammetto, lo adoro veramente tanto, mi diverte e mi aiuta a staccare la spina per qualche mezz’ora di tanto in tanto. Ma adoro anche sperimentare, provare e riprovare modificando le ricette per preparare le chimiche e gustare i risultati spesso attesi, spesso a sorpresa e molto spesso deludenti (ma anche questo fa parte del gioco!).
Mi appassiona la parte rievocativa sia come gioco, sia come cultura: è straordinario studiare i manuali dell’epoca, entrare nelle teste dei personaggi di un tempo, sapere e rivivere come 150 anni fa quando, con la tecnologia che era loro disponibile, riuscivano ad ottenere risultati ancora molto molto ambiti ai giorni nostri. Poi c’è la parte culturale divulgativa: la curiosità della gente oggi è virale e mi spinge ogni volta a spiegare dettagliatamente come è nata la fotografia, come si faceva, che differenze ci sono con la fotografia odierna e quant’era difficile allora rispetto ad oggi.
Spesso sorrido tra me e me pensando agli amici e a me stesso che non siamo immuni al digitale, che ci lamentiamo delle foto perse perché l’HD è morto… si dice così no? …e poi penso a 150 anni fa, quando poteva cadere una cassa di legno piena di negative di vetro frantumandosi in 1000 pz… allora come oggi.
Poi c’è l’interesse per la fotografia fine a sé stessa, la ricerca di un canale comunicativo attraverso le immagini, lo studio del risultato e della tecnica per portarlo a termine… e che possa emozionarmi osservandola e, perché no, emozionare chi la riceve in regalo da me.
Personalmente utilizzo molto il collodio umido, perché lo considero un po’ una metafora che richiama l'abbandono e il cambiamento. Questa tecnica in passato è stata una delle prime ad essere abbandonata, dimenticata e cambiata con metodologie più moderne, proprio come qualsiasi altra cosa con cui abbiamo a che fare oggi, un edificio, un ponte, un cellulare o l'auto che usiamo.
Il collodio umido ha una caratteristica estetica unica che, attraverso la sua rappresentazione simile ad un sogno, richiama la sensazione di memoria e la luce viene non solo riprodotta in immagini, ma anche interpretata in modo differente da come siamo abituati a conoscere in fotografia. E’ molto sensibile agli ultravioletti e molto meno alle lunghezze d’onda del visibile e non richiede una camera oscura buia come quella richiesta dalla fotografia analogica. E’ straordinario poichè riesce a far emergere qualità profonde e intense e permette di interagire con il soggetto, qualunque esso sia, in maniera ineguagliabile rispetto alla fotografia tradizionale.
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  © Giuseppe Toffoli (collodio umido su alluminio)
 - La fotografia ha ora 180 anni: pensi che oggi i vecchi procedimenti abbiano ancora un loro significato dopo l’avvenuto superamento della pellicola e con l’avvento della fotografia digitale e ritieni anche tu, come altri affermano, che le antiche tecniche fotografiche stiano suscitando un rinnovato interesse per la possibilità che offrono di superare l’appiattimento della fotografia digitale, riappropriandosi del gusto artigianale della produzione di immagini uniche, e di espandere le proprie possibilità espressive?
 Proprio in questi giorni si è inaugurata la mostra fotografica dell’amico fotografo Beniamino Terraneo, curata da Denis Curti. In mostra ci sono solo DAGHERROTIPI CONTEMPORANEI. A Sestri Levante dal 24 al 31 marzo di quest’anno il Gruppo Rodolfo Namias ha esposto alcune delle opere dei soci eseguite con le Antiche Tecniche fotografiche. Oggi Mark Osterman del George Eastman Museum USA ha inaugurato a Raanana all’Open University di Israele una mostra di sue opere tutte eseguite con l’antica tecnica del Collodio Umido.
Sono convinto che quando un autore possiede un senso di attenzione privilegiato verso la BELLEZZA, come la si conquista e cosa può trasmettere, allora le Antiche Tecniche possono supportare magnificamente i contenuti espressivi nelle sue fotografie.
 - L’impiego della postproduzione da alcuni anni utilizzata da tanti fotografi (forse troppi ed in maniera spesso indiscriminata) facilitato dall’aiuto di particolari software, non pensi tolga la voglia di avvicinarsi ai vecchi processi anche perché spesso con gli stessi non è possibile, o quanto meno è praticamente difficilissimo da realizzare?
 Sono d’accordo, le Antiche Tecniche sono alquanto difficili da realizzare. Confrontiamo, per esempio, il processo che porta alla realizzazione di una fotografia in digitale o con le Antiche Tecniche.
Scattare la fotografia in digitale, passare il file sul computer, decidere attraverso i software dedicati, il mouse e alcuni tasti come dovrà apparire l’immagine finale. Non voglio discutere se potrà ancora essere chiamata fotografia o meno, il concetto è che bastano pochi click ed il computer fa tutto il lavoro che noi gli chiediamo di fare. Naturalmente si deve avere ben chiaro cosa si vuole ottenere e comunicare con l’immagine finale.
Se lo stesso cammino di elaborazione lo si dovesse riproporre con le Antiche Tecniche o semplicemente con un processo “analogico” per ottenere una stampa di qualità, questo percorso sarà impegnativo, costoso e senza scorciatoie. In caso di errore non c’è il tasto UNDO, si deve ripetere tutto il processo, tutto il ciclo produttivo dall’inizio. Per quanto si possa avere il controllo su tutti gli step, la perfetta riproducibilità diventa estremamente complessa se non impossibile.
Alla base di entrambi i processi però cosa troviamo? La consapevolezza del fotografo nel sapere cosa desidera realizzare con le sue fotografie.                                                                                     
                                                                                          (continua)
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