#forse non è la felicità
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Ma in che senso Billie Joe Armstrong al concerto di Taylor Swift scusateeee
#il mio livello di shock è forse segno del fatto che ato invecchiando?#aaaah i bei tempi quando ero piccola e la mia più grande felicità era andare ai concerti dei green day#ora invece non sono altro che una vecchia fan indignata per Taylor Swift e schiava della sua decadenza ahimè
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Bisogna imparare a convivere anche con le cose che non si superano.
Perché è inutile stare ad ascoltare i bei discorsi sul tempo che guarisce le ferite, sulle cose belle che verranno, sulla vita che ti sorprende quando meno te lo aspetti.
Ci sono segni che non si cancellano, lividi che non passano, vuoti che non si possono riempire. Cose rotte che resteranno rotte.
Bisogna solo far propria l'idea che niente sarà come prima, mai più.
Che la vita che verrà è nuova, anche se non come l'avevamo immaginata.
Forse ci saranno diverse felicità, nuove occasioni, nuovi spunti.
Ma non c'è alcuna cosa al mondo che possa farci tornare chi eravamo prima che accadesse quello che non possiamo più cambiare e che ci ha cambiati per sempre.
È l'unica certezza. Per sempre.
Bisogna imparare a convivere con tutto quello che non avevamo nemmeno mai immaginato, nascendo di nuovo, in un modo innaturale, perché ce lo impone il turbinio dell'esistenza, la forza che nemmeno sapevamo di avere.
Spezzati. Ma vivi.
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se il mio orologio fosse un pochettino Più smart vorrei avesse modo di calcolare oltre alle calorie, ai passi, ai battiti, anche il mio livello di tristezza. credo che in questi giorni rasenterebbe l'apice della depressione, portandomi a piangere al telefono mentre lavoro, al supermercato in fila per pagare, in cucina mentre sto preparando un dolce, non so forse cacao amaro e lacrime è la nuova combinazione gourmet che mancava nella pasticceria italiana. alle 19.37 ho guardato l'orario mentre seduta continuavo a piangere e mi sono detta che avrei voluto tracannare tutti i farmaci che ho nella valigetta per non voler arrivare nemmeno a domani. mi ritrovo su quel pavimento, lo stesso di qualche anno fa a riflettere a tutte le cose che sono successe in questi giorni. sono devastata in ogni modo e maniera possibile. devastata come quella serie tv, non mi devastano però le domande ma le affermazioni, gli avvenimenti, le pastiglie di una terapia nuova che non riesco a reggere. dormo 4 o 5 ore per notte e mi hanno detto che sono troppe poche. ma voi vi siete mai sentiti come una discarica in mezzo al mare? perché così mi sento: in bilico costante tra l'essere e il percepire, non distinguere le gioia e la felicità da allucinazioni e paranoia. mi si chiudono gli occhi mentre il cuore rallenta, ho ricorso a vecchi metodi per non soffrire troppo. ma ce l'avete presente quel film che dice che il dolore esige di essere vissuto? io sono fatta di dolore, frammenti di ciò che rimane di un'esistenza finta, superficiale, orientata a scannarmi, prosciugarmi la testa di buoni pensieri per morire lentamente sotto i colpi di una frusta che doveva punirmi per non aver vissuto quel dolore intensamente come avrei dovuto. incatenata da me stessa e costretta ad ascoltare voci che non esistono, vedere cose che non ci sono, silenzi che parlano e vite parallele che vanno peggio di quella originale. mi si chiudono gli occhi, non per sempre, però spero abbastanza da passare l'inverno e immaginare che la mia discarica fatta di immondizia, lavatrici spaccate nemmeno Più buone per lavaggi del cervello, stracci di cuore e pezzi rotti di emozioni si riempia di fiori. ti ho amato con tutta me stessa come mai nella mia vita, spero tu abbia la pazienza di aspettare e starmi vicina mentre questo ammasso di detriti, brandelli di vita spezzata, polmoni triturati dall'asma troppo tagliente degli attacchi di panico e questo cuore guasto possano un giorno ricominciare a muoversi in sintonia per farmi tornare a respirare.
ti prego resta e abbi pazienza.
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«Io sono un uomo molto logico, vede.
Sono un ragionatore. Non per nulla vengo da una città di avvocati, credo anzi che sarei stato un meraviglioso avvocato.
E secondo logica, dico: stabilito che le disgrazie sono fatte per gli uomini, perché arrabbiarsi contro le disgrazie?
Sarebbe come arrabbiarsi perché piove, o perché c’è il sole, o perché si muore.
La morte esiste, la pioggia esiste, la cecità esiste: e ciò che esiste va accettato.
Disperarsi a che serve? A vederci meglio? Bisogna adattarsi: prima per esempio scrivevo a mano, ora detto al magnetofono.
Prima leggevo molto. Ora mi faccio leggere.
E poi proprio cieco non sono: da un occhio, sì, non vedo quasi nulla, ma dall’altro vedo la periferia. Cioè, se mi metto di profilo, io frego l’occhio e la vedo come se stessi di faccia. Posso anche recitare e, infatti, vede: continuo a lavorare, lavoro. Né questo mi rende infelice. Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste.
L’ho scritto anche in una poesia.
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Felicità
Vurria sapé che d’è chesta parola.
Vurria sapé che vvo’ significà.
Sarra` gnuranza 'a mia, mancanza 'e scola, ma chi ll'ha 'intiso maje annummena`"
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" Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte.
La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza."
Oriana Fallaci e il grande Totò
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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Ho provato,
che dire, a farmi scegliere.
Ho sperato.
Dovevo.
Era una possibilità, capisci?
Come fare a metterla via, a dimenticarla.
Forse aspettando, forse non era il momento.
Forse io e te abbiamo un altro tempo.
Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me.
È l’idea che almeno una volta succeda, no?
Hai presente?
Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo..
non sono riuscito a fare finta di niente,
non volevo, in fondo.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene.
Anche se sapevo di non potere.
Anche se era rischioso.
Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo.
Solo per essere sicuro.
Verresti?
_Italo Calvino
Gli amori difficili
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Ricordo ancora il momento in cui ho implorato l’amore. Ho perso i miei colori. Mi sono accontentato del “forse”, del “vedrò se posso” e del “sono stanca”. Ho sopportato il dolore di ogni no, e nel tempo ho iniziato a credere che forse, solo forse, è quello che merito. Ci è voluto un po’ di tempo, ma quando finalmente mi sono reso conto che mi sto lentamente trasformando in questa anima spezzata che ho sempre temuto di essere, ho fatto del mio meglio per alzarmi e andarmene. Passo dopo passo, ho trascinato i piedi, ed è stato allora che ho imparato che una delle cose più difficili da fare nella vita è allontanarsi dalle cose che hai sempre desiderato. Ma l’ho fatto. L’ho fatto perché ogni giorno sembrava che stesse piovendo e volevo vedere di nuovo il sole. L’ho fatto per i giorni in cui ridevo così tanto che mi faceva male lo stomaco. L’ho fatto perché volevo credere che nonostante la persona incasinata che sono, nonostante tutte le cicatrici e i buchi nel petto, merito un’altra possibilità di felicità. So che ci è voluto un po’, ma non potrei essere più orgoglioso.
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Discorso all’umanità
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Charlie Chaplin - Discorso all’umanità
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Credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile alle persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse.
Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?
Lev Tolstoj
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La ciclicità con cui ricado nell'abbisso mi inquieta.
Momenti in cui quel piccolo raggio di luce che si era fatto spazio nel mio cuore scompare.
Sono spenta e sola e non mi sembra un caso, ma una strana scelta.
Allontano la felicità perché è così che ho imparato.
Non me la merito.
Non mi merito.
Forse non è ancora tempo per la libertà.
#scrivocomeposso#parole#frasi#pensieri#riflessioni#frasi tumblr#scrivere#scrittura#frasi vita#scritture brevi#abisso#solitudine#libertà#paura di tutto#25 novembre 2023
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Con lei
Se sono a due metri da lei, ancora ragiono. Se mi trovo nel raggio d'azione del suo odore, già inizio a perdere la razionalità. Quando poi siamo nudi, a contatto di pelle, sono nel suo totale e completo controllo. Cerco di non farglielo capire. Spero non realizzi mai che potrebbe farmi fare tutto ciò che vuole. O forse spero ci arrivi, prima o poi, tanto la amo.
Non solo il mio corpo, ma la mia stessa anima è tutta sua. La adoro e se decidesse di non amarmi più, la mia vita non varrebbe più nulla. Se mi sveglio al mattino e non la vedo accogliermi col suo splendido sorriso, mi interrogo, mi torturo in silenzio e la giornata prende una brutta piega. Lo so: non è normale dipendere emotivamente e psicologicamente dall'umore di qualcun altro.
Ma tu dimmi: cosa è “normale” in fatto d'amore? È risaputo che la più forte droga che esista per un essere umano è un altro essere umano, no? E le follie più grandi, le svolte più imprevedibili nelle vite degli esseri umani, non sono per la maggior parte dovute a una questione d'amore? Mi chiedi se sono felice… no che non lo sono. Tu conosci qualcuno che lo è forse? Tu lo sei? Felicità è morta di autocompiacimento.
E comunque, amare vuol dire in massima parte soffrire, dando così un qualche valido senso alla propria vita. Con rari sprazzi di gioia. Il resto non vale neppure la menzione, a confronto. Credimi se te lo dico, da tuo amico: spero con tutto il cuore che questa maledetta dipendenza, questa dolcissima condanna a vita, questa gabbia dorata capiti anche a te. Sinceramente. Ora devo andare. Ci vediamo domani mattina. Stammi bene. La birra te la offro io, ovviamente… cameriere, il conto per favore…
RDA
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Tu ce l'hai qualcuno che si assicura che tu sia felice nelle piccole cose,tipo osservando i tuoi occhi come nessuno vuol fare mai, tipo chiedendoti sul serio com'è che stai, tipo ascoltando i tuoi silenzi come canzoni lente, come se potessero parlare soprattutto in mezzo alla gente?
Perché la verità è che possono, possono eccome.
Ce l'hai qualcuno che quando fai tardi ti aspetta senza incazzarsi, almeno non troppo, e che non odia i tuoi difetti perché sa che senza non saresti tu, perché sei più bella quando ti arrabbi per niente, quando vai nel panico, perché ogni cosa per te è importante quando vuoi avere ragione, se no scassi tutto, se no rompi le scatole per ore?
Ce l'hai qualcuno che quando pensa, pensa pure per te?
Intendo dire qualcuno che non pensa solo al suo bene, ma anche al tuo, come se la tua felicità e la sua corrispondessero - che forse è proprio questo volersi bene: farsi bene a vicenda laddove "farsi bene" vuol dire soprattutto restare insieme.
Tu ce l'hai qualcuno che nelle occasioni peggiori, nei giorni più tristi, è stato per te un faro, perché senza non vedevi niente, era tutto buio?
Ce l'hai qualcuno che, se lo chiami, viene a salvarti, basta che fai il numero?
E faresti bene a scrivertelo sulla mano perché qua non ti salva mai nessuno.
Ce l'hai qualcuno a cui riesci a credere senza doverti sforzarequando ti dice che ti vuole bene, perché lui c'è quando tutto va male, perché ti insegna come volare quando vorresti sparire, perché crede in te nonostante per te tu non sia abbastanza, perché, anche se poi resta senza, ti dà la sua felpa quando l'hai scordata a casa e il suo sorriso se l'hai dimenticato sulla porta proprio prima di uscire?
Tu ce l'hai qualcuno che il bene che ti vuole te lo fa sentire addosso, te lo dimostra?
Che ti guarda negli occhi come se tu fossi una cosa bella, troppo bella, introvabile, e non una cosa qualunque?
Ce l'hai qualcuno così?
Perché ti assicuro che è l'unica cosa che conta, e poi
l'unica che ti salva.
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E se ci fosse un modo per cancellare tutto? Per premere un tasto e riscrivere questo anno che ha portato solo dolore, delusioni e ferite troppo profonde per essere ignorate. Aspettare il 2025 sembra l’unico sollievo, l’unica speranza rimasta.
Ti fai in quattro per chiunque. Portare felicità agli altri ti viene naturale, come se fosse scritto dentro di te. E non ti pesa, perché il sorriso di chi ami è più importante di ogni fatica, di ogni sacrificio. E anche quando il mondo sembra approfittarsi della tua bontà, tu non ti lasci spezzare. Continuavi a credere che ne valesse la pena. Che bastasse amare abbastanza per sistemare le cose, per riempire le crepe invisibili negli altri.
Ma quante volte sei stato messa da parte? Quante volte hai teso la mano e nessuno l’ha afferrata? Quante ferite hai nascosto dietro un sorriso, quante lacrime hai versato in silenzio? Eppure, non hai mai smesso. Non hai mai permesso al dolore di trasformarti in qualcosa che non eri. Hai continuato a credere nell’amore, nella speranza, nel bene.
Fino a quando non ce l’hai fatta più. Non è stata una decisione consapevole; è successo e basta. Qualcosa si è spento dentro di te. Non è rabbia, non è nemmeno tristezza. È rassegnazione. È il vuoto di chi ha dato tutto e non ha più niente da offrire. Non ti fidi più delle persone. Non credi più nelle loro parole, nelle loro promesse, nei loro gesti. Perché hai capito che la fiducia, una volta spezzata, non si ricompone mai del tutto.
E allora inizi ad allontanarti. Non perché non ti importi, ma perché non sai più come gestire il caos dentro di te. Allontani le persone perché non vuoi ferirle con il tuo dolore, perché non sai più come spiegare il peso che porti. Ti chiudi, non per cattiveria, ma per sopravvivere.
È un loop, un circolo vizioso da cui non riesci a uscire. Ti guardi intorno e non sai più chi hai accanto. Le facce sono le stesse, ma le connessioni sembrano sbiadite. Ti senti sola, anche in mezzo alla gente. E quando qualcuno prova ad avvicinarsi, alzi muri così alti che nemmeno tu sai più come abbatterli.
E se non importasse davvero alle persone che hai accanto? Se tutto il tuo dolore, il tuo sacrificio, passasse inosservato? È una domanda che ti perseguita, che ti tiene sveglia la notte. Ti chiedi se qualcuno vedrà mai la vera te, quella che lotta ogni giorno per rimanere intera.
Ma ecco la verità: non sei sbagliata. Non è colpa tua se ti senti così. Non è colpa tua se il mondo sembra troppo duro, troppo freddo per un cuore come il tuo. Hai fatto tutto quello che potevi. Hai amato, hai sperato, hai lottato. E anche se adesso ti senti spezzata, vuota, stanca, non hai fallito.
Forse il 2025 porterà un nuovo inizio. Forse sarà il momento in cui riuscirai a lasciare andare il peso di questo anno, di tutto quello che ti ha ferito. Forse sarà l’anno in cui troverai qualcuno che saprà vederti davvero, che non approfitterà della tua bontà, che ti farà sentire finalmente a casa.
Fino ad allora, resisti. Anche se fa male, anche se il mondo sembra troppo buio, resisti. Perché dentro di te c’è una forza che non si è mai spenta. Anche quando tutto il resto sembrava crollare, quella forza ti ha tenuto in piedi. E un giorno, troverai un motivo per sorridere di nuovo. Un motivo che non sarà legato al sacrificio o alla lotta, ma semplicemente alla gioia di essere te stessa.
Anonimo🖤
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Ho bisogno di cambiare. Forse questa è l'unica cosa che so al momento. E' tornato il buio, è tornato prepotentemente, come non mai e non so come affrontarlo. Sinceramente non so cosa sia andato storto nella mia vita, in quale momento o in quali momenti mi sono perso. Non è la prima volta che mi accade, ho avuto i miei periodi no ma non sono mai stati così visibili, esposti al mondo. C'è un mondo di rabbia dentro me che ho sempre saputo gestire ma ultimamente no, basta veramente un cazzo e come una bomba sono pronto ad esplodere. Questo mi fa tremendamente paura, anche perché non importa chi ci sia dall'altro lato e si ritroverà a beccarsi tutto il mio odio. Odio, odio per cosa? Questo ancora devo capirlo. Nella mia vita ho sofferto si, come tutti e meno di molti ma questo non può e non dovrebbe giustificare nulla. Sono bloccato, non riesco a vivere, e quando poi lo faccio e torno alla normalità è sempre peggio, ogni volta fa un po' più male. Forse la parte peggiore è vivere quegli attimi di felicità che mi mancano perché sono un ingordo, ho bisogno di sentirmi pieno, a volte anche un po' apprezzato ma allo stesso tempo non sono capace di gestirlo. Ho imparato che non sono mai contento di nulla, non mi basta mai e quindi come si fa? Come posso sopraffare questo mio modo di essere? Sono sempre in conflitto con me stesso, come se ci fossero due personalità che a volte convivono nello stesso momento e questo crea un conflitto enorme, vado in tilt. Spesso penso che l'unica soluzione sia quella di isolarmi, di mandare tutti via, le persone sono sempre state bene senza di me, possono continuare a farlo per il resto della loro vita. Ma della mia che ne sarà, deve davvero finire così? Deve essere davvero "un solo attimo di beatitudine può forse colmare una vita intera?". Non sono pronto a questo, non sono pronto a vivere un futuro misero fatto di solitudine, ne ho già vissuta tanta, ad un certo punto deve arrivare il mio momento no? Forse il mio momento è già arrivato e l'ho perso? Ed ora che si fa? Come supero tutta la tristezza che sento in ogni centimetro della mia pelle? Tutta questa tristezza che a volte non ha fatto parte della mia vita per alcuni attimi. Ci si abitua mai a stare male? Dobbiamo davvero vivere una vita di merda quando potremmo essere felici? Non lo so, ho perso il libretto delle istruzioni di questa vita. Ho perso tanto e sto continuando a perdere, sto continuando a perdermi. Aspetto un po' di luce in questa oscurità, una mano che forse mi tiri su anche se so che dipende tutto da me. Da me, appunto, questo è il problema più grande. Ho sempre provato a fare tutto da solo nella mia vita e questo è il risultato, un "uomo" a pezzi che distrugge tutto ciò che tocca. In fondo volevo solo una vita, una famiglia, una casa e dei figli, ed invece eccomi qui, io e i miei demoni a pensare su come farla finita. Ho bisogno di cambiare, ma per cambiare devo cambiare me, non so se ci riuscirò.
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questo desiderio di incontrare non è forse quello che più cerco? che ho sempre cercato in questi anni, che ho sempre voluto. una sensazione di essere nel posto giusto senza di; quel tanto che basta ad esperire la felicità con un'ombra di desiderio insoddisfatto, una parte della mentre altrove, sognante. lo faccio così spesso che non ne ne rendo nemmeno conto: che malinconia bellissima, che bello aspettare, in fondo. del passato mi mancano sempre più di tutto le attese, le piccole disperazioni. non era bello alla fine essere insonni ascoltando tu non mi basti mai, quattro anni fa in vacanza con i miei? se ci penso mi viene il mal di pancia dalla nostalgia. non era forse meraviglioso alla fine correre e immaginare di camminare per quelle strade insieme, o di andare a Tempelhof a sdraiarci nell'esatto centro dell'aeroporto per guardare ciò che si vede del cielo la notte da lì...? e tutto questo, e ogni attimo che vivo da sola nel mondo in attesa di qualcosa che verrà o non verrà, ma che mi crogiolo nell'immaginare
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Vi maledico a vivere questa vita, a trovare una passione che vi incendi l'anima, così forte da non lasciarvi dormire, così viva da farvi svegliare ogni mattina.
Vi maledico a incontrare qualcuno, un giorno per caso, che vi voglia accanto nei giorni più belli ma anche in quelli più brutti.
Vi maledico a conoscere la gioia di un momento con gli amici, quelli che vi fanno sentire amati per ciò che siete, non per ciò che date.
Vi maledico a sentire il peso della felicità, quella che arriva senza preavviso, che ti scombussola e ti lascia senza parole.
Ma forse la maledizione più grande che voglio darvi è questa: vivete con amore, vivete con coraggio, vivete con speranza, anche quando la luce sembra lontana. -Memento
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