#fatti a mano con immenso amore
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i-am-a-polpetta · 3 months ago
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oggi giornata con la mamma a produrre cibo che tanto non posso mangiare perché non riesco a masticare yeeee
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fiafico · 4 years ago
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Eclisse
L'intera storia è stata ispirata da questa splendida canzone, vi consiglio caldamente di ascoltarla: https://youtu.be/0iU5Snr_D44
•~•~•~•= Atto I =•~•~•~•
Sul calar della sera, quando il sole già si distendeva pigramente sull'orizzonte del mare e la bianca sagoma della luna emergeva dal cielo in fiamme, una donna senza nome, senza onore né virtù, cadde in ginocchio sul ciglio di una scogliera, le braccia spalancate e innalzate verso il cielo. Pregò il sole di risponderle, mentre la tenebra si allungava dietro di lei e le ombre si facevano più dense. La foresta alle sue spalle era animata dai suoni striduli e inquietanti della fauna notturna; un brivido per percorse la colonna vertebrale e poi le scapole. Ciononostante rimase lì, con le ginocchia nell'erba, a pregare. Poi improvvisamente ci fu calore, un immenso e bruciante calore proprio davanti a lei, oltre il bordo della scogliera, ma non osò alzare gli occhi dal terreno. Una voce risuonò nella sua mente, profonda, imperiosa...pericolosa. Le chiese cosa volesse, perché lo disturbasse in un momento come quello. <È per amore>, rispose lei, <Lo rivoglio indietro> <È la Luna che devi pregare per questo, non me> La donna scosse rapidamente la testa, tentando di calmare il tremore che le stava prendendo la voce. <Non c'è più tempo! Sta per abbandonarmi> <Dovresti davvero rivolgerti alla Luna, che non ha pretese. Io esigo un pagamento> <Qualunque cosa! Sono disposta a dare qualunque cosa> Ci fu uno scoppiettio improvviso, come fuoco che divora all'istante un ciocco rinsecchito, o una risata, difficile dirlo. Poi silenzio e quando la voce riprese a parlare, il suo tono era velato dalla più sottile e invisibile punta di rabbia. <Non mentire. Voi umani avete sempre qualcosa che non osereste mai cedere. Siete fatti di desideri e per natura peccate di egoismo, in continuazione. Che cos'è che sei disposta a sacrificare?> <Tutto! Basta che lui torni da me> <Sciocchezze! Non osare mentirmi, donna. Lo vedo nel tuo animo, vedo ciò a cui non rinunceresti mai con assoluta chiarezza> <Qualunque cosa!> <Allora dammelo, dammi l'unica cosa a cui sembri tenere nel tuo piccolo e insulso cuore. Dammi il tuo primo figlio quando nascerà> La donna si fermò, sentì di respirare aria gelida e le mani persero in un'istante il loro calore, nonostante sentisse quell'aura spaventosa bruciarle la pelle e le vesti. Esitò, combattuta.
Poi un'ombra le scivolò lentamente lungo il braccio e comprese di non avere davvero più tempo. La disperazione la vinse in breve tempo.
<Lo farò. Rinuncerò a mio figlio, al secondo, al terzo, a tutti loro, se questo renderà degna di considerazione la mia supplica> Seguì un silenzio così lungo che la donna ebbe paura di essere rimasta sola. Alzò velocemente la testa, ma gridò per il dolore quando si ritrovò accecata da una luce splendente oltre ogni immaginazione. Cadde all'indietro, ansimando e coprendosi gli occhi con le mani, piangendo e lamentandosi, pregando di non aver perso la vista. Poi sentì nuovamente la voce, ora priva di qualsiasi emozione. O forse era solo lei che non riusciva a concentrarsi su qualcosa di diverso dai suoi occhi brucianti. <Il patto è fatto. Ora va' e fa che non ti veda mai più, creatura senza cuore, se non il giorno in cui affiderai la tua prole a mani più capaci> Così disse e la donna, senza farselo ripetere due volte, scappò via, incespicando nella vegetazione oscura. Il Sole alzò lo sguardo e vide la Luna, sempre più visibile nel cielo buio. Stava lì, muta e attenta. Una gran seccatura. <Quanto hai visto?>, chiese. L'astro non rispose subito, poi ad un certo punto una voce maschile, piuttosto preoccupata, riempì i suoi pensieri. <Ne sei proprio sicuro, DIO? Avrei potuto accogliere io quella supplica se le avessi concesso ancora un po' di tempo> Quello non disse nulla, semplicemente fissò l'orizzonte e la minuscola porzione di Sole che ancora resisteva oltre la linea del mare. <Soffriranno>, disse ancora la pallida Luna. L'altro si spinse con leggerezza oltre la scogliera, lasciandosi cullare dal vento della montagna, mentre ancora fissava la spada di luce che divideva in due la superficie marina. <Nessuno può pretendere di avvicinarsi tanto al Sole e non scottarsi almeno un po', non è vero?> Poi si adagiò sull'orizzonte e si abbandonò al sonno, lasciando che la luna iniziasse il suo turno come custode dei desideri degli uomini.
•~•~•~•= Atto II =•~•~•~•
Accadde durante una notte di primavera. Un pianto di bambino si levò da una bella casa in aperta campagna e la Luna, sentita la nuova voce, si inclinò per sbirciare tra le tende. Nella stanza illuminata da un camino pieno di legna scoppiettante la donna giaceva esausta in un letto morbido. Accanto a lei un uomo stringeva tra le braccia un neonato. I raggi pallidi non riuscirono a raggiungere il nuovo arrivato e così la Luna non poté vederlo. Tutto quello che fece fu controllare la stanza con attenzione fino al mattino. Quando le prime luci dell'alba proiettarono ombre sulla campagna, l'astro era già sprofondato in un sonno agitato.
Un mese più tardi accadde la tragedia. La Luna osservò impotente la lite sbocciare e poi degenerare attraverso le tende aperte. Il bambino stava nella culla, un dito puntato contro di lui, l'altra mano del genitore stringeva un coltello. L'uomo gridò ancora, facendo sempre la stessa domanda: come può mio figlio avere riccioli biondi e occhi azzurri? Effettivamente, neanche la luce lunare poteva schiarire abbastanza le ciocche castane di entrambi i genitori o illuminare i loro occhi scuri di blu. La donna stava piangendo, fissava il coltello, poi il marito, poi il bambino, e poi di nuovo il coltello. Farfugliava, inventava scuse, ma raramente la Luna aveva visto qualcuno di così poco credibile. Ed era lui di solito a essere testimone di tutti i segreti e le bugie troppo scottanti per essere confidati alla luce del giorno, per cui quello era tutto un dire. La tragedia accadde quando l'uomo si avventò sulla moglie. Non le diede neanche il tempo di gridare prima che lei cadesse in terra senza vita, un taglio profondo le squarciava la gola. Poi l'uomo, tremante e in lacrime, si girò di scatto verso il bambino. La Luna ringraziò il chiarore che già illuminava l'orizzonte. Appena il Sole fece capolino da dietro i dolci pendii la Luna gridò. Gridò così forte che persino le stelle la sentirono, nonostante fosse ormai praticamente scomparsa dal cielo albeggiante. <Il bambino!>
Un uomo correva senza fiato attraverso un bosco, il terreno era in salita e il peso tra le sue braccia gli rendeva ancora più difficile respirare. Raggiunse il bordo della scogliera quando il Sole era già sorto per metà. Lo vedeva all'orizzonte e la sua luce gli deriva gli occhi. Guardò per un'ultima volta il bambino che stringeva al petto: minuscolo, paffuto, bei ricci biondi come il grano e occhi grandi, blu come il cielo a mezzogiorno. Il piccolo lo guardava tranquillo, la testolina inclinata di lato come se non capisse realmente quello che stava accadendo. E come biasimarlo? Non era neanche riuscito a capire perché sua madre fosse improvvisamente caduta per terra. Così tanta innocenza, così tanta purezza. Ma era così sbagliato. <Figlio di un tradimento>, mormorò l'uomo. Tese il braccio in avanti, oltre il bordo. Il bambino stava in equilibrio nelle fasce. Il Sole splendeva all'orizzonte, il freddo vento della notte soffiava forte attorno a lui. Aprì le dita. Una freccia dorata gli trapassò il cranio. Il bambino cadde con un piccolo grido. L'uomo schizzò all'indietro e rotolò nell'erba. Grandi mani calde circondarono il corpicino sospeso oltre la scogliera. Le avide mani della morte reclamarono l'anima dell'uomo negli inferi. Una figura abbagliante fece alcuni passi sull'erba, facendola ingiallire leggermente. Il Sole guardò il bambino nelle sue mani, così piccolo da entrare nei suoi palmi uniti, così simile a lui da spaventarlo. Gli stessi capelli, la stessa pelle chiara, lo stesso sguardo profondo. Rimase a fissarlo in preda all'incertezza per più tempo del previsto, ma si riscosse quando la creaturina gli afferrò un pollice e iniziò a stringerlo tra le sue manine, piegandolo in varie posizioni. Il sentimento che fiorì dentro di lui lo lasciò senza parole. Un calore che non gli apparteneva gli incendiò il petto e sentì l'ebbrezza della vera felicità annebbiare la sua mente e offuscare il suo giudizio. Il bambino rise mentre provava a mordergli sperimentalmente il dito. Non aveva pensato a questo quando aveva esaudito la preghiera di quella donna, non si era immaginato in questo ruolo. Il piccolo mise da parte il pollice e si rivolse direttamente a lui, e poi, sorprendendolo come mai nulla prima di quel momento aveva fatto, gli sorrise. A quel punto DIO pensò davvero di aver perso la testa, ma se la ricompensa per quella follia era un tale, autentico amore, allora forse avrebbe potuto rischiare di allontanarsi un po' dalla retta via. Rivolse lo sguardo all'orizzonte e, vedendo il cerchio brillante ergersi sul mare, si volse di nuovo verso il bambino. Lo sistemò ben bene nelle coperte per proteggerlo dal freddo, poi se lo portò al petto e lo strinse forte. Una sola lacrima di gioia cadde sull'erba mentre sorrideva. <Ciao, Giorno>, disse e pensò che dal quel momento il mondo fosse diventato un posto più luminoso.
•~•~•~•= Atto III =•~•~•~•
Un uomo camminava canticchiando nella campagna, un bambino di poco più di un anno sonnecchiava sereno tra le sue braccia. L'alone pallido e delicato che circondava l'uomo sembrava non disturbare il suo sonno. La Luna sorrise. Cullò ancora il piccolo, cantando una ninna-nanna di cui neanche lui ricordava bene tutte le parole. Ma il suono era piacevole e questo bastava. Alzò lo sguardo verso il cielo puntellato di stelle e le sue vesti candide si mossero nel venticello caldo dell'estate. Presto il Sole sarebbe sorto e Giorno si sarebbe svegliato. <Jonathan> Una voce lo chiamò e non ebbe bisogno di girarsi per sapere chi era. <DIO>, mormorò, <È un po' presto, non trovi?> <Come sta?> Jonathan sorrise. Non era ancora riuscito a trovare le parole giuste per descrivere quanto fosse contento di quella situazione. Il suo cuore vibrava di felicità e sapeva che era lo stesso per la stella del giorno. <Tutto bene, è con me dopotutto. Se continuerai a essere così protettivo con lui, temo che presto o tardi comincerà ad odiarti> Il silenzio che seguì poteva solo essere un segno della preoccupazione dell'altro dopo aver udito quelle parole. Allora Jonathan si voltò, allungò una mano e la posò sulla spalla del Sole, stringendo delicatamente. La sua espressione insicura lo turbò più del necessario. <Va bene, stavo solo scherzando. Stai andando bemissimo> <Lo pensi davvero?> La Luna annuì con convinzione. <Certo. Lui è felice, noi siamo felici. Non vedo lati negativi in tutta questa storia> DIO non sembrava convinto. Girò la testa di lato e lasciò che il suo sguardo vagasse sui profili delle case in lontananza. <Io...spero solo di non aver commesso un errore> Jonathan stava per rispondere, ma Giorno lo batté sul tempo. Il piccolo, svegliatosi probabilmente a causa dei discorsi dei due, si divincolò dalla presa dell'altro e si allungò verso DIO, sul volto rotondo aveva un'espressione piena di determinazione. Il Sole lo afferrò e lo strinse a sé, Giorno si tirò su e gli piantò un tenero bacino sulla guancia. Quello rimase stordito. <Papà>, disse solo il piccolo con decisione. Jonathan sorrise e desiderò poter immortalare quel momento mentre DIO, con un sorriso più radioso del sole di mezzogiorno, baciava il pargoletto sulla fronte e lo stringeva al petto come se fosse una parte della sua anima.
•~•~•~•= Epilogo =•~•~•~•
Il Sole teneva il bambino di giorno, lo faceva giocare e gli insegnava tutto ciò che c'era da sapere sul mondo; la Luna lo cullava di notte, leggendogli favole e insegnandogli a sognare. Dall'alto le stelle guardavano i tre e ogni tanto si avvicinavano per stare col bambino, riempiendo il cielo di frecce argentee e spingendo gli uomini a rivolgere ad esso le loro preghiere.
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katrinelillianwarren · 10 years ago
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What’s wrong with you?
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20.06.2071
I: «Non mi aspettavo che lo facessi per forza..insomma ti capisco, ero solo preoccupata e...» sbuffa appena, cercando le parole. «Seb mi ha detto che ti aveva parlato e così ho pensato di scrivere, giusto nel caso avessi avuto bisogno di...chiacchiere in più»
K: «Ho parlato con Seb qualche giorno dopo la.. scomparsa, siamo stati così uniti e così divisi allo stesso tempo..» andrebbe dunque ora a staccare la mano in segno di vergogna quasi «Ho perso troppo tempo a cercare di stare vicino a lui convincendomi che avrei potuto renderlo felice senza rendermi conto dell`unica persona che avevo accanto sempre, ogni volta che cadevo, che finivo rovinata per quanto promettessimo l`un l`altra di esserci.. non riuscivamo a comunicare.. eravamo e siamo tutt`ora un`eclissi.. non riusciamo a essere insieme nello stesso tempo.. ma Adam.» un sorriso acceso dal nome e le iridi che guardano quei fiori «è sempre stata la mia luce e lo davo per scontato..» abbassa nuovamente la testa «so che il passato è passato e voglio che tu sappia che non so come definire Sebastian ma tu sei la sua luce e io non potrei mai essere alla tua altezza neanche da amica.. inoltre Adam è la mia casa ed è tutto ciò di cui ho bisogno». Alza la testa «spero tu mi possa ritenere adatta ad Adam, perchè è tutto ciò che chiedo» abbozzando un sorriso, e nel caso il fiore le venisse porto ugualmente lo andrebbe ad avvicinare al cuore «non sono brava a tenermi le persone, ma...» fa una pausa «mi piacerebbe davvero..»
I: «un`eclissi» ripete quelle parole come una mera constatazione, il tono a farsi appena più duro e l`espressione velata di leggero e involontario scetticismo. Schiude le labbra, prendendo fiato neanche stesse per dire chissà cosa, prima di realizzare che in quel resoconto ci siano decisamente troppi elementi noti a metterla in allarme, non poco. «Beh...» sospiro profondo «A volte certi rapporti possono essere...diciamo dannosi e possono incastrarci senza che ce ne rendiamo conto e senza che rendano felici uno dei due, tipo che diventano abitudine, farsi male un`abitudine, capisci che intendo no? Ma è....bello, se hai trovato la tua luce e il modo di..uscirne» deglutisce, «Adam è davvero speciale» - «e sono sicura che i vecchi trascorsi non abbiano importanza se incontri poi la persona giusta, basta accorgersene in tempo». «E questo cosa dovrebbe significare esattamente?» ora si che il tono si vela di leggera accusa, «Come lo dovresti definire? Un tuo amico, o conoscente se preferisci, perché, esistono altri possibili modi in cui vorresti definirlo?» non alza la voce, ma decisamente non le serve. «Essere alla sua altezza?» gonfia le guance «Beh...pensavo che lo fossi» adatta ad Adam, «Prima che lo facessi sembrare una specie di seconda scelta tanto perché non eri all`altezza della prima, stai scherzando spero, insomma, non stiamo davvero avendo questa conversazione, giusto?» K: Sorride «Sebastian era un conoscente, poi un`amico, poi lo consideravo un fratello.. e poi siamo tornati ad essere niente, adesso è solo Sebastian credo.. tutto ciò che ci poteva essere nonostante conosca la storia di..» indica la cicatrice dietro l`orecchio ben visibile verso la fine «non...» scuote ancora la testa «no no Ilary..» cerca di afferrarle la mano stringendola sul tavolino «Adam non è mai stato la mia seconda scelta, non sarà mai una seconda scelta..» le iridi per un breve istante risulterebbero quasi glaciali al dire «Ho visto Adam al secondo anno per la prima volta..» andrebbe a rallentare la presa «e non so spiegarlo, ma era tutto ciò di cui avessi bisogno, nonostante Jackie ne fosse innamorata, nonostante lui amasse gli insetti dai quali io stessa ero terrorizzata, non so cosa tu sappia..» lascia la presa «ma il periodo in cui pensavo di essermi "innamorata" di Sebastian era solo una reazione al fatto che Ade mi avesse mollata..» si umetta le labbra passando la destrosa sul viso «Seb e io siamo sempre stati uniti dai litigi e io ero troppo... incapace di intrattenermi in qualsiasi relazione per capire cosa volessi davvero» fa una pausa «Sono in cura da un medimago psicologo per un problema, e finché non sapevo di averlo, finché non ho capito quale fosse ho mandato a monte molte cose..» si lascia cadere sulla sedia guardando altrove «Ora ho capito che ho cercato in Sebastian quel sentimento che credevo potesse esistere ma che non c`è.. non ero io la persona adatta a lui come lui non era la persona adatta a me, cercavamo di metterci cerotti su delle ferite che non potevamo guarire, e l`ho capito la sera della cena» fa una pausa, «Adam è la mia cura come io sono la sua, come io voglio essere la sua dal secondo anno, e non mi interessa se debba fartelo capire adesso, domani o tra un milione di anni, io voglio Adam ed è tutto quello che mi serve. Sebastian è forse quel fratello che non ho mai avuto, quella parte di me con la quale mi scontro ogni volta, siamo il sole e la luna non possiamo stare insieme nello stesso posto.. non eravamo, non siamo e non saremo destinati, perché io non lo guardo come guardo Adam e lui non mi guarda come guarda te, come se il resto del mondo non esistesse, come se ogni cosa fosse insignificante dentro gli occhi dell`altro.» fa una pausa 
«puoi odiarmi se vuoi, ma non cambia il passato, posso dirti ciò che adesso provo, e puoi accettarlo, oppure no, ho passato anni a prendermi schiantesimi da Jackie perché non ero abbastanza per Adam, ma lui è tutto per me e non cambierà le cose, non cambierà ciò che provo o ciò che ho provato.. facciamo tutti degli sbagli Ilary e in sette anni ne abbiamo fatti tutti fin troppi, si cresce e si va avanti, ma per quanto mi riguarda..Amo Adam e non devo scusarmi con nessuno per questo.» seria.
I: «Un fratello» ma per piacere, ora rischia quasi di ridere e di suonare scettica. «So tutto» circa «se ti riferisci ai vostri trascorsi» le fa presente con tono eloquente. «e per la cronaca non ci si innamora per scordare qualcun altro, lo so perché lo ha avuta anche io la cotta per il mio migliore amico e decisamente non aveva nulla a che vedere con l`amore, quindi forse dovresti fare un po` di chiarezza» giusto un consiglio fin troppo spassionato. «No, Adam non è una cura e io non sono una cura, cos`è, un vizio da affibbiare agli Wilson quello dei guaritori provetti? Siamo persone, Merlino!» e ora ha perso la pazienza, difficile mantenerla. «E non ho bisogno che mi convinci, ho bisogno che mi spieghi come ti è saltato in mente di parlare a ME di tutto questo, in questo momento, sapendo che sono la ragazza di Sebastian E la cugina di Adam» tipo, ti è andato di volta il cervello? Il tono suggerisce questo. «E non sembrava esattamente amore fraterno quando parlavi di non essere alla sua altezza o che non sapevi cosa fosse, è difficile scordarsi di avere un fratello, ti pare?»...«E puoi per favore smetterla di paragonarvi a corpi celesti? E` piuttosto inquietante». «Ok ok, è chiaro» fa per frenarla ora, «Oh si è il suo azzurro è un immenso cielo in cui perdersi, sono d`accordo, è tutto molto emozionante ma ti prego non farla melodrammatica, non ti odio» suona solo molto molto retorica adesso «Reagisco solo a quello che dici, che non mi piace per niente e non sto dicendo che non sei abbastanza per lui, tu mi piaci, ok? Mi piaci un po` meno quando tiri fuori trascorsi con Sebastian appartenenti a una vita fa` e non ti sto chiedendo di cambiare il passato, ok? Sinceramente, non me ne importa niente del passato che potete avere in comune, e credimi quando ti dico che ho ben presente cosa significa convivere con quello di Seb, al momento mi sto preoccupando del presente....di Adam» sottolinea; «Quindi smettila subito di farmi passare per la gelosa della situazione. O meglio si, lo sono» si corregge «di Adam e spero per te che tu sia molto molto convinta di quello che hai appena detto, perché se solo oserai fargli del male ti farò vedere sperimentare davvero cosa significa un`eclissi»... «e per la cronaca io sarei la luna e tu il sole in quel caso e faresti meglio a non esistere in contemporanea con me o finirebbe poco bene, decisamente». K: Annuisce «ho fatto chiarezza già da due anni Ilary» sicura...«PENSI..» sbatte la destrosa sul tavolino e alza la voce, si guarda intorno ricomponendosi «Pensi che non sappia che siete persone? pensi che mi diverta a ferire la gente e a dire " ti amo" a chiunque? non mi conosci.. sai di me solo quello che ti ha detto Adam o Sebastian, non sai niente ne di me ne di quello che ho passato..» digrigna i denti «Te lo dico adesso, perché ti ho conosciuta davvero da poco, e credo che Sebastian ti ami davvero, e scusa» scusa sarcastico «se voglio essere sincera con la cugina del mio fidanzato, o con la ragazza di..» rotea gli occhi «non puoi capire..» scuote la testa «non voglio rivangare il passato per correre tutti in prati felici come se non ci fosse un domani, io non sono alla tua altezza! Merlino menomale che ascolti!..mi riferisco a te!» digrigna i denti «secondo te perché me ne sono andata? perché non mi fregava di Sebastian? o forse perché sapevo di non poter essere la persona, l`amica, che lui avrebbe voluto? sono stata una bambina buttandogli in faccia sentimenti che non stavano ne in cielo ne in terra, e mi sono nascosta per tre mesi..» pausa «non te lo sto dicendo perché voglio ferirti ma perché mi sembra ipocrita farti il bel sorriso quando in realtà le cose non sono come sembrano..» altra pausa «vuoi credere che io e Seb siamo stati solo compagni di scuola da saluto nei corridoi? va bene Ilary,il passato rimane passato.. ma se vuoi davvero conoscermi, se vuoi davvero smetterla di essere gelosa, o fidarti di me.. devi sapere tutto.. o almeno quanto basta per poter capire, che alcune ferite non si rimarginano e non faccio la melodrammatica santo cielo! pensala come vuoi ok? credi a ciò che più ti fa comodo, non.. sono stufa di dover spiegare al mondo intero ciò che provo, non essere capita ed essere sempre accusata di non amare mai abbastanza Adam.. S.T.U.F.A.» sbatte delicatamente le dita sulla tavola a scandire le parole 
«Oh credimi»...«nessuno torcerà un ricciolo ad Adam..ne adesso, ne più avanti..» - «se era un modo poco carino per dire di non avvicinarmi a Sebastian, credo sia riuscita piuttosto male.. ma credo che tenerlo come migliore amico mi basta e avanza.. sempre che si riesca a recuperare qualcosa.. ovvio.. non mi interessa l`astronomia era solo un modo di dire.. "non siamo sulla stessa lunghezza d`onda".. "siamo su due pianeti diversi"»
agita le mani e scuote la testa rassegnata «lascia perdere». I: «Beh non sembrava chiarezza, Katrine» asserisce, sarcastica. «Forse dovresti imparare ad esprimerti meglio prima di lamentarti perché le persone male interpretano» - «Che cosa c`entra questo» domanda ora quasi ragionevole. «No che non ti conosco» quasi si tranquillizza, tanto per esplicitarle le sue presunte incoerenze. «Di fatti non ti ho mai detto che ti divertisse ferire la gente, neppure ho idea di chi tu possa aver ferito, che vuoi che ne sappia, non è questo il punto» si sta stufando di ribadirlo. «Sincera? Che cosa...volevi comunicarmi esattamente? Perché non era sembrato niente di accettabile posta in quei termini e ti assicuro» e qui curva un sorriso amaro «Che sono bravissima a gestire conversazioni umanamente inaccettabile, quando si tratta di me»...«Ma non se c`è di mezzo Adam!». «Di...Sebastian? Cos`è che non posso capire? Ho capito parecchie cose, ti suggerisco di provare, perché dubito che tu sia la cosa più incomprensibile della vita di Sebastian, voglio dire neppure avevo idea che ne avessi fatto parte fino a qualche mese fa!» - «Già, è proprio questo il problema!» sbotta esasperata. «La mia altezza, che nel caso non te ne fossi accorta è nanica» tanto per fare dell pessima ironia, insomma. «E non vedo perché dovresti misurarti con me in qualsiasi cosa, detta così sembra....sembra tutt`altro!»...«BOLIDATE!» - «Non esiste non essere abbastanza, se non lo sei ti sforzi per esserlo, per essere la persona che l`altro merita, che sia un amico, un ragazzo o un fratello,dirsi di non essere all`altezza è solo una scusa per non impegnarsi, per non lottare quando le cose non semplici come sempre» ecco cosa crede,«Io non voglio credere niente di niente, la verità mi sta bene, semplicemente non mi interessa perché è passata, ok?» ed è palesemente sincera in questo. «Beh, se proprio volevi aprire il momento confidenza e sincerità adesso»...«Dovevi decisamente usare tutt`altro incipit, essere chiara, visto che l`argomento è...singolare» - «Credimi, conosco bene la sensazione, la smetterò di darti della melodrammatica quando la smetterai di di credere che non stia accettando la verità o che abbia qualche problema di sorta con questa storia, perché non ce l`ho, ok? Mi preoccupo solo per Adam e mi preoccupa che TU, continui a tornare su Sebastian quando non è lui il punto, ok? Potrebbe essere qualsiasi altra persona e io sarei qui ad arrabbiarmi lo stesso, perché è di Adam che sto parlando. Almeno io» frecciatina «Beh, la metafora era tua, se è poco efficace prenditela con te stessa» le sembra ovvio
«E non ti sto dicendo di non essere amica di Seb, può sceglierseli da solo gli amici, ti sto solo comunicando di essere ben sicura di quello che mi hai detto».«Si, lascio perdere, comunicare con te è più complicato che preparare un Veritaserum» - «Ah, e per la cronaca, non è che io e Seb arriviamo esattamente dagli stessi pianeti, stelle, corpi celesti o satelliti e neppure tu ed Adam mi sembra, perciò decisamente non è la differenza a tenere lontane le persone...Perciò trovati una scusa migliore per giustificare il fatto che sia andato tutto a morgane, l`amicizia, la conoscenza o qualsiasi altra cosa fosse, per te»
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lunettes-de-lune · 6 years ago
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I GRANDI SUCCESSI DI LUCIO BATTISTI
Sono almeno tre anni che volevo scrivere qualcosa su Lucio Battisti; è un pezzo a cui tengo molto, talmente tanto che mi sono ridotta a iniziare a scrivere venti minuti fa. Con tre anni a disposizione. Non ho mai tempo per niente, a cosa dedico realmente tempo nella vita rimarrà un mistero. Quindi mi trovo ad acchittarlo ora tra convulsioni di varia natura per cercare di finirlo entro stasera agganciando il treno dei vent'anni dalla morte. Il rischio del prendere il treno che sta passando è che se proprio non ce l'hai nelle corde come concetto di vita finisce che fai solo disastri, tipo prenderne uno a caso davvero giusto perché passava e appena si chiudono le porte scoprire che va tipo a Termoli. Merda, Termoli, e mo'? Quello che voglio dire è che il risultato sarà un pezzo affrettato, approssimativo e incompleto. 
Ma per una volta nella vita, ormai giunta contro il mio volere all'altezza di Civitanova Marche direzione Molise e impossibilitata a scendere, farò come i veri speculatori e parassiti che festeggiano gli anni dalla morte come scusa per qualcosa, come se di anno in anno un morto fosse di un anno più morto.
Io davvero credo che buona parte dei bambini nati negli anni Ottanta siano stati mentalmente danneggiati da genitori che sentivano Lucio Battisti. O almeno, sono arrivata a pensare finanche questo a parziale discolpa di una serie di cose.
Se dovessi riassumere la mia infanzia in un'immagine, sceglierei questa: una me stessa quattro-cinquenne in un salone immenso, vuoto, la domenica mattina, con la cassetta a palla di Battisti messa su da mia madre, che poi invece se ne va in giro per la casa; luce che entra da tutti i lati. Potenzialmente potrei espandermi ovunque come faccio ora sui tavoli delle biblioteche e i tipi mi chiedono “e qua invece c'è qualcuno?”, “sempre io”. E invece niente: abbandonata a me stessa, accovacciata a terra in un angolo, resto in posizione punitiva, al bagliore crudele e diffuso della domenica mattina, a occupare meno spazio possibile, con la testa tra le mani che cerca di capire tra le righe la storia di Fiori rosa, Fiori di pesco.
Chi li difende questi minori? Perché Maurizio Costanzo in tv no e Fiori di pesco sì?
Poi è venuto fuori che in sintesi l'idea era quella di un disperato che faceva una gaffe mostruosa frutto di una versione dei fatti immaginaria che intrattiene con la realtà un aggancio pressoché nullo, e che in virtù di ciò viene giustamente rimandato indietro a calci in culo, ma non prima di aver portato a termine per bene una scena madre in cui si rende ridicolo in tutti i modi conosciuti dallo scibile. E giustamente, aggiungerei. Praticamente una scena di Ecce Bombo. Avesse concluso con “va bene ciaooo”, le vite dei trenta-quarantenni di oggi avrebbero avuto degli esiti differenti. In ogni caso i fiori rosa, fiori di pesco risultano non pervenuti nella storia. Un pezzo intero ad aspettare questi fiori di pesco e invece niente. Non coglievo ancora la maturità intellettuale del completamente a cazzo.
Poi c'era quel verso horror che ancora mi tormenta il sonno dell'età adulta: la veste dei fantasmi del passato, cadendo lascia il quadro immacolato, e s'alza un vento tiepido d'amore. Una spy story. Mamma, ma “immacolato” in che senso? Ma cadendo da dove? Ma di chi è questa vestaglia?
In breve, ho passato tutta l'infanzia a cercare di interpretare e successivamente ambientare i pezzi di Lucio Battisti. E questi sono i risultati.
A quell'età la mia preferita era Acqua azzurra Acqua chiara. Mi evocava un'esplosione di spuma di onda di mare, con quelle trombe iniziali, così irruente. Suppongo facesse particolarmente leva su di me per questioni di provenienza geografica. Altri disperati notturni, in cerca d'amore. AH MA INVECE - NON SAI - DA QUANDO C'È LEI TUTTO SOTTO CONTROLLO, qualcosa di completamente diverso. Più tardi, quella che sembrava una canzone d'amore si sarebbe rivelata un viaggio nei meandri della prostituzione e dell'alcolismo. Ma già centrava in pieno la tematica dei suoi pezzi - o per lo meno dei grandi successi: fare ciò che non si desidera; stare dove non si vuole essere, mentre prepotenti altrove entrano in scena, spingono ai lati, chiamano da lontano. Gli altrove passati e futuri di Lucio,Battisti.
Se non sai in quale griglia incasellare la tua storia attuale, Battisti ti dà certamente una mano. Le ha analizzate in tutte le combinazioni possibili, le varie sfumature delle relazioni sentimentali. Il concetto base è che si è almeno in tre (fino a max dieci). In meno di così neanche ci si riesce, a parlare di sentimenti. La dinamica amorosa è sempre stare con uno ma anche con un altro, non importa se mentalmente o fisicamente, in una serie finita di varianti. Se si è in due, l'uno o l'altro stanno pensando a qualcun altro (Anna, Balla linda, La luce dell'est; con un riguardo speciale nei confronti di E penso a te che introduce il tema del Battisiti multitasking che riesce a fare ben due cose contemporaneamente, tipo camminare con una e pensare a un'altra, mi raccomando inserire nel cv sotto “altre abilità” per essere assunti in una multinazionale settore import/export e sperando presto o tardi di occuparsi di entrambi i settori); stanno già con qualcun altro (Io vorrei Non vorrei, Il mio canto libero, Fiori rosa fiori di pesco, fino all'assoluta, esplicita, Gelosa cara); sono appena stati con un altro (Comunque bella, 29 settembre); staranno con qualcun altro (Mi ritorni in mente, La spada nel cuore ); aspettano qualcun altro (Innocenti evasioni). Poi è il momento delle piaghe contemporanee, dove si intravede una presunta/ auspicata separazione (passata o futura) nei pressi che però non succede mai: (Ancora tu, 7.40). Pezzi di un diseducativo raro. All'epoca poteva sembrare il trionfo dell'amore, ma era semplicemente troppo presto per capire che se due si lasciano anche solo una volta un motivo c'è sempre, e di solito si ripresenta. Esce dalla porta e rientra nel giro di poco comodamente dalla porta finestra: buongiorno, bentrovati. La storia insegna che a ripensarci, a riprovarci si perde solo del gran tempo. In questo tira e molla privo di senso, inizi a non dormire la notte: è tua nonna dall'aldilà che ti tormenta martellante: - che diavolo stai facendo che diavolo stai facendo che diavolo stai facendo? Prendi in mano la situazione, muoviti, che diavolo stai facendo muoviti, muoviti- Le porti i fiori davanti alle ceneri nell'urna, sperando di calmarla, provi a parlarle: - Nonna, ho bisogno ancora un po' di tempo, non ho il coraggio, è un periodo difficile, e trovi una nonna sboccata come mai: - cazzi tuoi: il tempo di queste tarantelle non te lo darà mai più nessuno indietro. Quindi lascia stare l'aereo che hai visto che parte alle otto e cinquanta. Magari è solo domenica, e bisogna superarla. La domenica la gente è capace di dire o fare qualunque cosa, è difficile per tutti.
Un capitolo a parte per Non è Francesca, la cui protagonista ci dimostra di aver preso troppo letteralmente il concetto del dress to kill. “ma la sfiga, proprio”, pare abbia replicato lei. Un genio. L'unica attenuante che riesco ancora oggi a trovare è che il pezzo fosse ambientato il giorno di carnevale, per una conciata di questa maniera. Allora, gioia: di rosso? Ma complimenti. Ma un filo più sobria? Ti sembra l'occasione? No ma POI? Una gigantesca freccia lampeggiante giallo fluorescente che ti indica, mantenuta direttamente da gesù cristo sopra le nuvole? A questo punto perché non direttamente Desigual? Meglio perderla che trovarla. Sinceramente, una tamarra.
“Insomma sempre cose eclatanti, salvifici andirivieni tra tipe, ma lo sai che l'amore è anche quotidianità?”, devi avergli fatto notare qualcuno a un certo punto. Perché altrimenti non si spiegherebbe quella palla di Perché no. Ma Lucio, ma una tranquilla serata sul divano, un pomeriggio all'ikea, quello che fa la genta normale, no? Una tradizionale vasca in centro? Solo che si narra che il primo ascolto del pezzo abbia scatenato un moto irrazionale, contagioso e inarrestabile di scambismo di coppia a livello massivo. Sembrerebbe che il verso pietra dello scandalo, “a parlar di fiori di nasello surgelati”, sia stato troppo per chiunque. Il pubblico non gliel'ha perdonata.
Nell'adattamento cinematografico mentale dei suoi pezzi che credo chiunque di noi abbia fatto, ce n'è per tutti i gusti, e tutti i generi cinematografici sono ben rappresentati. Data la stragrande maggioranza come appartenente ai generi folti della commedia sentimentale e del dramma sentimentale, si distinguono nitidamente anche i minori: demenziale: Sì, viaggiare cinepanettone: Una donna per amico erotico: Due mondi farsa: Un'avventura grottesco: Innocenti evasioni. parodia: Fiori rosa fiori di pesco comico: Non è francesca documentario sull'aspromonte-folk, sfumature regionali, tarantella, pizzica: Le bionde trecce commedia sentimentale, fino a un certo punto tutto bene poi la svolta thriller psicologico a carico di un flashback sanguinolento sopraggiunto senza preavviso: Mi ritorni in mente. polpettone sovietico: I giardini di marzo, Emozioni, secondi in classifica a pari merito immediatamente dopo La corazzata Potemkin. Gangster movie: Per una lira.
Abbandonate le infantili ingenuità fraintese di Acqua azzurra Acqua chiara che poi si è scoperto engagé su tematiche di disagio sociale peso, ma ancora un po' indecisa su Pensieri e Parole che, nonostante il polpettone di base con patate, si salva in calcio d'angolo per merito di quel “viaggio in Inghilterra” buttato lì a cazzo insieme all' ”amore israelita” resi ancora più indecifrabili in virtù doppia voce, scelgo oggi i due veri capolavori fra quelli che comunemente intendiamo i suoi grandi successi: maturi, realistici, intriganti, eleganti, in dialogo sincero, intimi nonostante siano ancora non del tutto spariti gli sfarzi dell'affollamento di gente di un tempo, agrodolci, testimoni di un interesse vivo: Prendila così e Amarsi un po', degli autentici tête a tête, una cena a lume di candela.
https://www.youtube.com/watch?v=41f3qXG7cj4
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anitaquellastrana · 3 years ago
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probabilmente aveva ragione quel tale che disse che forse non siamo fatti per tutti. con questo non intendo che sia indispensabile attendere tutta la vita la fantomatica persona giusta, perché in fin dei conti la "persona giusta" è qualsiasi persona ci faccia sentire giusti, al posto giusto, in orario.
la verità è che possiamo passare l'intera esistenza a raccontare del cielo a chi lo vede solo come panorama e non come stato d'animo, a parlare a chi sente ma non ascolta per davvero, a scrivere per chi è troppo impegnato per leggere tra le righe, a cercare chi non vuole essere trovato, a chiamare chi ha la suoneria ma fa partire la segreteria telefonica, ad aspettare chi non vuole arrivare (e potrei fare altri mille esempi), ma non cambierà la realtà dei fatti, certe volte si va su lunghezze d'onda differenti, e bisogna farsene una ragione, non parlare d'improvvisazione a chi non vuole stravolgere i suoi piani.
in fin dei conti ho capito, forse troppo tardi, che non esiste per davvero il tempo: ho un amico che secondo l'orologio è sempre in ritardo, ma io credo arrivi sempre al momento giusto. ho capito che chi il tempo non lo vuole trovare non lo cercherà nemmeno. ho capito che un sacco di volte giustifichiamo comportamenti che ci feriscono solo per non perdere le persone, e per carità, lo si fa per amore, eppure l'amore non ferisce, anzi credo sia la sua assenza e ogni suo antagonista la causa del dolore.
detto questo credo anche che l'amore sia troppo distante per essere descritto nel dettaglio, però so che non ha niente a che fare con le catene, con la privazione, con l'oggettività, so che forse ha qualcosa  a che fare con la casa, con il mare, con la musica e con la notte. non so se ci sia qualche collegamento tra il silenzio e l'amore, o se l'amore faccia chiasso, perché so che chi ama non ha bisogno di parlare, fanno tutto gli occhi, eppure dentro c'è un casino assordante quando si tratta di sentimenti; non so nemmeno se riguardi il sole sulla pelle o la danza sotto la pioggia.
so che ha strettamente a che fare con le dimostrazioni e l'intelletto, eppure conosco un sacco di menti che non sarebbero in grado di spiccicare una sola parola a riguardo, e sono le menti di cui mi fido, perché nel concreto amano giusto. che poi concreto..l'amore riguarda il concreto? ricordo che alle elementari per categorizzare in concreto e astratto la maestra mi diceva di pensare ai cinque sensi: puoi vederlo? puoi toccarlo?puoi sentire il suo odore? puoi sentire il rumore che fa? puoi sentire il suo sapore?  la risposta per me è sì, posso vederlo negli occhi che brillano, nei gesti goffi e nei rossori; posso toccarlo, percepisco le carezze, le strette di mano, le palpitazioni del cuore; posso sentire che rumore fa, quello di una risata, di un sospiro, di un pianoforte; posso sentire il suo odore, un profumo familiare, una torta fatta in casa, il fumo di una sigaretta, lo shampoo che usa; posso gustarlo, con le labbra bagnate dall'acqua salata, un cornetto inaspettato, il caffè. eppure se avessi chiesto alla maestra, quella con gli occhi verdi e il cuore immenso, come capire quando si tratta di qualcosa di astratto sono sicura che mi avrebbe risposto che è un qualcosa che si percepisce, che non si impara a scuola, che senti nel petto.
l'amore in fin dei conti non può essere intrappolato in una definizione, in poche righe, e nemmeno in un libro intero, ma quando avrai a che fare con questo misterioso personaggio, sarai certo di averlo incontrato.
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caostatico · 3 years ago
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C’era una volta un Mangiatore di Tempo.
Il Mangiatore di Tempo passava le sue giornate volando da una persona all’altra, come le farfalle si poggiano leggere sui fiori, e le ninfee sembrano galleggiare sul pelo dell’acqua. Durante i suoi voli portava con sé un grande zaino, che al suo interno custodiva una piccola e preziosa scatola.
Egli viveva in un mondo di persone che purtroppo non sapevano volare come lui, un mondo di persone abituate a camminare su traiettorie circolari, ripetute, guardando a terra e cercando sotto i propri piedi un qualcosa che a nessuno era chiaro. “Un mistero le persone!” pensava ogni tanto il Mangiatore di Tempo.
Alle volte però qualche persona si perdeva e spostandosi dalla strada percorsa in tondo e all’infinito, finiva per smettere di guardare a terra, ed incontrando il cielo con gli occhi, aveva la fortuna di veder volare il Mangiatore di Tempo.
Proprio questo accadde a Lei: si perse, guardò in alto e lo vide volare.
Lei era una persona che aveva sempre diligentemente camminato sui bordi del suo cerchio. Qualche volta trovava curiosamente allettante sporgere di poco i piedi fuori dal limite consentito e quando però lo faceva, Lei si sentiva in colpa  nei confronti di chi, proprio lì accanto, continuava volto a terra a cercare la sua cosa non chiara. Vergognandosi, tornava nei bordi.
Un giorno Lei, stanca del suo cerchio, stanca di cercare questa cosa non chiara, stanca di sentirsi in colpa e di vergognarsi delle strane idee che le frullavano in testa, semplicemente si perse. Alzò allora gli occhi, vedendo per la prima volta il cielo, il sole, le nuvole, il Mangiatore di Tempo. Rapita da questa nuova prospettiva, iniziò a camminare seguendo il volo di quella strana persona che le volava sopra la testa. Dopo poco le fu chiaro che il volo del Mangiatore di Tempo non seguiva una logica, non seguiva un bordo rotondo come quello di tutti: “Un mistero questa persona!” pensò Lei.
Poi il Mangiatore di Tempo si accorse di Lei e coi suoi modi leggeri, prese a scendere elegantemente dal cielo blu, fino a che non toccò terra. I due si guardarono per un po’, decidendo infine di sedersi l’uno di fronte all’altra.
“Come ti chiami?” chiese Lei. 
“Non lo so come mi chiamo, so come mi chiamano gli altri però: Mangiatore di Tempo.” rispose lui.
Lei allora disse: “Che cosa strana, non sai il tuo nome? Io mi chiamo Lei.”
“Ma Lei non è un nome!” 
“Certo che è un nome, è il mio! Non ti piace?”
“Non conta se mi piace o no, a me piacciono tutte le cose e non me ne piace nessuna. E comunque non ti ho chiesto come ti chiami.”
Lei rimase in silenzio, provava qualcosa di strano. Allo stesso tempo era in grado di aver voglia di mandare via il Mangiatore di Tempo e di trovarsi divertita dalle strane risposte che lui le stava dando. Decise quindi di restare lì e vedere come questo buffo incontro sarebbe andato a finire, tanto ormai si era persa.
Parlarono ancora un po’, Lei iniziò a trovare sempre più divertenti le risposte del Mangiatore di Tempo e cercò di capire chi fosse lui e cosa facesse tutto il giorno lassù nel cielo blu.
“Io volo un po’, mi fermo a parlare con le persone che si perdono come te, poi torno a volare.”
“E non è noioso?” pensò e disse Lei.
“Invece fare il girotondo tutto il giorno è forse uno spasso?” disse quasi scocciato il Mangiatore di Tempo.
“Non conosco nessun girotondo, cos’è?”
“Lascia perdere.”
“E di cosa parli con le persone che incontri?”
“Del più e del meno, ma ora non è questo il punto, il tempo scorre ed io devo tornare a volare o divento troppo pesante per riuscire a salire di nuovo. Perciò ti dico questo: da quando sono al mondo ho questo zaino e dentro c’è una scatola, so che quando incontro qualcuno che si è perso devo lasciarla a lui per tre giorni e tre notti. Non so nemmeno io perché lo faccio, ma è così.”
“Devi già andare via? Ed ora la scatola la lasci a me? E che ci faccio con una scatola? Mi sono persa, non puoi lasciarmi qui così, dovrai almeno dirmi da che parte andare, cosa fare!” disse quasi impaurita Lei.
Lui posò la scatola a terra e volo via. Lei fu presa dal panico: era la prima volta che parlava con qualcuno, il Mangiatore di Tempo nonostante certe risposte le era sembrato una persona piacevole, di cui fidarsi, ma l’aveva lasciata lì, sola.
Prese in mano la scatola e colta da un fulmine di rabbia la lanciò via. Inspiegabilmente la scatola invece che toccare terra nella direzione in cui Lei l’aveva scagliata, le ricadde in mano. Provò altre due volte, poi capì che doveva davvero tenersi quella scatola per tre giorni e tre notti.
Era arrabbiata, non capiva, cercava furiosamente di dare una logica al comportamento del Mangiatore di Tempo: “Come è possibile? Perché se ne è andato? Insomma è vero che ha detto che lui fa così, ma lasciarmi qui sola? Con una stupida scatola, sulla stupida terra dove ho sempre camminato, mentre lui è tornato a volare nel suo stupido cielo blu. Che rabbia, quando tornerà a prendersi la sua stupida scatola gliela tirerò su quella stupida testa che ha!” pensò Lei.
Ed il primo giorno passò così, tra furiosi passi e furiosi pensieri alla stupida testa del Mangiatore di Tempo, che nemmeno sapeva il suo stupido nome.
Quando anche la notte pass��, Lei si rese conto che qualcosa era cambiato: la rabbia del giorno precedente aveva mutato forma, spostandosi dalla sua testa al suo petto, bucandolo. Aveva letteralmente un buco nel petto, abbastanza grande da farci passare una mano. I bordi di quel buco bruciavano, facendola piangere.
Inizialmente pensò che fosse dovuto al ricordo del Mangiatore di Tempo che volava via, poi però sentì che c’era dell’altro. Un dolore talmente profondo e talmente antico da averle scavato una voragine al posto del cuore. Qualche ricordo di una vita che sapeva essere sua, ma sembrava così lontana nel tempo da appartenere quasi a qualcun altro. Ricordi di Lei da bambina, che correva e saltava allegra dentro e fuori dal bordo del cerchio dei suoi genitori, libera di entrare ed uscire, libera di muoversi e guardare il cielo blu, mentre i suoi genitori e tutte le altre persone cercavano la loro cosa non chiara a terra.
Pianse il secondo giorno, pianse per la libertà che non si era resa conto di aver perso, pianse perché anche i suoi genitori dovevano averla avuta e persa come Lei, ma non avevano mai avuto il coraggio di saltare fuori dal cerchio e rendersene conto. Pensò che forse erano fortunati loro, a non provare quel dolore immenso, erano fortunati loro col petto senza un buco.
Il terzo giorno Lei si svegliò e per prima cosa si toccò il petto, notando con grande gioia che durante la notte la voragine dolorosa del giorno prima si era richiusa, ed al suo centro erano germogliati dei piccoli fiori blu, lo stesso blu del cielo. Aveva una nuova sensazione piacevole, tutta concentrata nelle mani, insolitamente calde. Presa dall’euforia iniziò a correre e saltare proprio come quando era bambina e toccò tutto quello che trovava lungo la strada, come lo facesse per la prima volta.
Da quelle stesse mani però le sfuggi il terzo giorno, libero di correre veloce e leggero come Lei.
La mattina seguente Lei si svegliò e proprio lì accanto il Mangiatore di Tempo se ne stava sdraiato a godersi la pace ed il sole del mattino. Alla fine, oltre che stranamente buffo, era anche bello, pensò Lei.
“Ciao Mangiatore di Tempo! Sei già tornato? Ho un sacco di cose da raccontarti sai? Sono stati tre giorni davvero strani!”
“Ciao Lei, ti trovo bene dopo tutto questo tempo.” sorrise il Mangiatore di Tempo.
“Esagerato! Sono passati solo tre giorni!” disse divertita Lei.
“Eh no mia cara, qui ti sbagli!” disse il Mangiatore di Tempo, tirando fuori dallo zaino uno specchio, che mise davanti a Lei.
Lei sbiancò quando vide la sua immagine riflessa: un’anziana signora simile a Lei la guardava, sconvolta. 
“Ma cosa mi è successo, Mangiatore di Tempo?” chiese Lei.
“Tu credi siano passati tre giorni e tre notti, ma nella realtà dei fatti è passata una vita intera. Ti ho guardata lanciare via la mia scatola e pregare di rivedermi in fretta per tirarmela dietro, ti ho vista piangere ricordando e capendo cosa avevi perso crescendo, poi ti ho vista finalmente ritrovare quella leggera libertà necessaria a vivere di gusto ogni cosa che la strada ti ha messo davanti. Hai vissuto una vita libera, piena di gioia, dolore, rabbia, ma soprattutto gioia. Non hai mai aperto la mia scatola però, nonostante la curiosità che fa parte di te e che ti ha spinta ad uscire dai bordi del tuo cerchio. Vuoi sapere cosa c’è dentro?” chiese il Mangiatore di Tempo.
Lei rispose quasi subito: “Si, voglio saperlo.”
“La cosa non chiara che cercano tutti gli altri. Quelli che non hanno mai alzato gli occhi, che non hanno mai avuto coraggio, non la troveranno mai. Vuoi aprirla e scoprire cosa manca a tutti, cosa tutti cercano per tutta la vita?”.
Lei pensò a tutto quello che era stato. Alla sua infanzia libera, al suo progressivo ingobbirsi a terra, al coraggio che le era servito per uscire dal suo cerchio. All’incontro col Mangiatore di Tempo che non sapeva il suo nome, ma che tutti chiamavano così perché davvero le aveva mangiato il tempo, una vita intera si era portato via nello scorrere di soli tre giorni e tre notti. Alla rabbia e alla furia, al dolore ed al bruciore, alla gioia delle cose.
Ed infine Lei, mentre con gli occhi ringraziava con amore il Mangiatore di Tempo, rispose: “No, non voglio aprire la tua scatola, non mi serve farlo.”.
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iankeygenius · 6 years ago
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GLORIOUS- cp2- Le (im)parità sessuali, per lui
«Tu la fai facile» sbotta Tony indicando la sua nuova partner, una ventenne russa che sarà anche figa ma non ha esperienza e lui sta sudando e faticando come una bestia da un’ora, tanto che ha perso l’erezione. «A voi donne basta stare con le gambe aperte e a noi maschi tocca tutto il lavoro. Tu sei rigida e per nulla collaborativa!» la indica parlando in Inglese mentre lei, nei suoi capelli viola e labbra siliconate mette su il broncio. Ma per poco.
Si alza dal letto sfatto al centro del set e prende a girare col culo lucido di lustrini e arrossato per le diverse sculacciate.
«Tanya, dai» dice melenso il regista.
Tutti hanno una reazione improvvisa; chi batte il piede in terra, chi impreca e chi infine se ne va in pausa perché tanto ha capito che prima di una buona mezz’ora il suo attrezzo non torna glorioso.
«Tony, fatti una pausa» gli dice l’aiuto regista e lui annuisce.  
Va alla vetrata della lussuosa villa in cui sono ospiti per girare il film di medio costo, ma pur sempre da centomila euro, e osserva la piscina. C’è una papera gigantesca dentro e lui muore dalla voglia di girare quella scena, ma c’è quest’altra prima che sembra non terminare mai. Hanno iniziato presto, all’alba, e la ripresa della sua eiaculazione è stata un trionfo. È sempre la prima scena, quella.
Solo che questa pellicola è in 3D e, anche se non è la prima volta che gira un film di questo tipo, trova sia davvero estenuante. Due giorni per cinque ore di video. Poi le scene di girato di contorno, ma quelle sono una passeggiata.
Tony si stimola il sesso che lo ha reso famoso come “Glorious” mentre con l’altra mano tira indietro i capelli.  
È sudato e qui in Praga c’è un umido pazzesco, o forse è la zona della villa che richiama questa cappa che lo opprime. O forse è perché si avvicinano i tanto temuti trentacinque anni e per un attore hard sono come una mannaia sull’uccello. È tutta psicologia, ma di fatto sta già accadendo.
Dopo oltre trecento film, di cui un centinaio con alto budget con registi famosi come Salieri e Bandinelli, e dopo due premi vinti come miglior performer dell’anno agli AVN Awards, in pratica gli Oscar del settore hard, Tony sente di non aver più stimoli a lungo termine.
Il problema è che oggi deve portarsi a casa una scena degna del suo nome, o saranno “uccelli per diabetici”, ovvero “cazzi amari”. Ogni volta che gli torna in mente la battuta del suo amico Danny, gli scappa da ridere. Ma deve restare serio e concentrato.
«Senti Tony» gli accenna il regista dopo un po’. Gli si porge al fianco e lo fissa negli occhi, più o meno visto che è basso. «Dai bello, rilassati che ce la facciamo. Vuoi Sonya? Vuoi una mezza pillolina blu o vuoi farti un tiro? Dimmi che vuoi, che non c’è problema.»
Tony Cinquantalance non ha mai fatto cilecca in oltre quindici anni di gloriosa carriera nel cinema hard. E non sarà questo il giorno. Questo film doveva girarlo con la sua partner di sempre, e sua amica, Candy Lux, ma è rimasta incinta e ha deciso di tenere il pupo, questa volta.
Con lei c’era una tale complicità che al minimo cedimento, sapeva come comportarsi. E per lui era lo stesso. Conosceva quel corpo e sapeva come reagiva. Fare i film con lei era meno faticoso.
Spesso piacevole.
Tony si morde il labbro mentre la mano sonda il suo sesso meno rilassato, ma ancora lontano dal suo standard. «Tanya che dice?» gli chiede per capire il motivo dell’attrito fra loro e il regista sgrana gli occhi.
«È giovane e non devi farci troppo caso, a quel che dice.» Fa spallucce e Tony sente un brivido lungo la colonna vertebrale.
«Ma lo sa chi sono io?» replica rivestendo se stesso di fastidio. S’indica il petto e se lo batte. «Io sono Glorious! Quella non è nessuno e diverrà famosa proprio grazie al mio nome.»
Una risata di scherno s’alza d’improvviso nel silenzio del set e lui osserva il culo lucido di Tanya sbatacchiare divertito.
«Ma quella mi sfotte?» bisbiglia al regista.
«È solo atteggiamento» sminuisce, ma Tony serra la mascella. Sarà anche italoamericano e non russo, ma quella lo sfotte e basta e per questo si sta innervosendo. Ha solo delle pessime erezioni quando è nervoso, perciò tenta di calmarsi.
«Grazie a quella abbiamo avuto dei finanziamenti extra. Dai bello cerca di capire. La crisi…»
La figlia di un milionario che vuole fare l’attrice porno e per questo fa sganciare i soldi al padre dev’essere una moda delle ragazze di oggi perché quelle della sua generazione, non solo lo nascondevano, ma cambiavano anche città pur di restare immacolate al paese natale. È stato così anche per lui, pur essendo un ragazzo cazzuto di New York.
Ma sua madre non gli ha parlato per anni e suo padre lo aveva messo al bando nel suo quartiere per disonore. Solo sua sorella gli parlava e telefonava, ma di nascosto. Little Italy era off-limit per lui. Ma oggi che è famoso, è tutto perdonato. È stato riaccolto anche se sua madre continua a dire che è perduto e che solo una brava ragazza potrebbe salvarlo. Peccato che una brava ragazza non si metterebbe mai con un attore porno, questo Tony l’ha accettato, ma sua madre no.
Tony smuove le spalle e lo guarda storto. «Devo farmelo tornare duro e mi parli della crisi?» Gli fa un cenno. «Mandami Sonya» dice alla fine.
Si massaggia il petto e chiede della sua fluffer personale. Nessuno usa più i fluffer in favore del Viagra o altro chimico, ma lui preferisce eccitarsi in modo naturale. Del resto, non fuma, non si droga e neppure beve alcolici se non in rari casi. Cura il suo corpo e la sua salute in modo maniacale con analisi mensili che pretende anche dalle sue colleghe; l’unico sistema per non beccarsi qualche infezione o peggio.
«Sonya!» dice a voce alta il regista mentre Tony va da Tanya e le afferra il viso.
«Che vuoi?» dice lei, strafottente.
«Inizia a prepararti» le dice con un ghigno luciferino. «Tra poco riprendiamo a girare» continua accarezzandole le natiche.
Lei solleva un sopracciglio, sempre color viola, poi abbassa lo sguardo. «Se lo dici tu» sospira e torna nei pressi del letto mentre una truccatrice le sistema i capelli, il viso e le ripassa con la matita rossa i capezzoli.
Sonya arriva sorridente e si toglie l’accappatoio per farsi guardare da Tony, che non solo apprezza ma si fa trasportare dalle sue attenzioni.
«Giocaci un po’, bambolina» le dice incrociando le sopracciglia e afferrandole il collo. Le passa il pollice sulle labbra, che da sempre lo salvano in queste circostanze, e lei sorride maliziosa.
«Il mio ragazzone» gli dice infilando le dita tra i capelli neri. «Ora ci pensa la tua Sonya a farti godere.» Si avvicina all’orecchio. «Così glielo pianti in culo a quella stronza» dice e lui sorride.
«È nel copione» scherza.
Si baciano un po’, poi lei scende e inizia a giocare col suo attrezzo con la mano e la lingua mentre Tony si rilassa e chiude gli occhi. Pone le mani sui fianchi e si concentra mentre lei gli rinvigorisce il sesso lentamente come piace a lui.
Glielo succhia e glielo strizza al punto giusto. Quando torna a indurirsi, lei glielo scappuccia e prende a stimolargli la punta facendolo gemere. Sente che il campione si sta risvegliando.
Si accarezza il petto con la testa indietro. «Dimmi che muori dalla voglia di farti scopare dal mio cazzo duro» geme alla sua fluffer.
«Oh, sì» dice lei guardandolo con la punta del sesso appoggiata sul mento. Lo riprende in bocca e Tony raggiunge l’erezione giusta per la penetrazione.
«Sono pronto. Giriamo» dice a voce alta.
Sonya si alza e gli fa l’occhiolino.
«Sei la migliore» le dice.
«Lo so, amore» replica lei allontanandosi dal set.
«Silenzio» grida il regista mentre Tanya si sdraia sul letto con le gambe aperte e lo fissa con sfida. Le telecamere si avvicinano lente e iniziano a inquadrare il suo sesso che tiene con una mano. Un’altra camera inquadra lei, che ora si lecca il labbro e si sposta la vestaglia di seta per mostrare il seno alto e sodo.
«Azione!»
Tony si avvicina al letto e apre le gambe di Tanya, le accarezza le cosce vellutate e si fa spazio fino al suo viso per un bacio dove le lingue sono ben in mostra.
Sente la mano di Tanya afferrargli il sesso con un sussulto, e sorride divertito.
La fa sdraiare e le afferra un seno, poi l’altro e le sale sopra immobilizzandola.
Prende a strofinare il sesso tra quelle due incredibili montagne di silicone vellutato con immenso piacere e poi la lascia per infilarglielo in bocca, mentre la telecamera nasconde il suo viso per quanto è vicina.
Lei resta ferma mentre lui lo fa entrare un poco alla volta, dentro e fuori finché il regista non gli fa cenno di darci sotto. Tony aumenta il ritmo mentre due telecamere lo inquadrano per bene.
«Ok, Tony questa c’è. Cambia» dice il regista e lui esce dalla bocca di Tanya e la guarda come per chiederle “com’era?”. Ma lei non sembra cedere.
Tony le apre le gambe e gli strofina il sesso sul pube depilato mentre Tanya si afferra i seni.
«Dai, fammi sentire il tanto famoso Glorious» lo canzona.
Ma lui è un professionista e attende il regista. Il cenno arriva e Tony la penetra con foga facendola gridare.
La scava facendolo entrare senza pietà nella sua partner dai capelli viola e lei non si trattiene e si agita gemendo e godendo come tutte le donne in cui è entrato. Anche se l’orgoglio di Tony ne è compiaciuto, va a finire che la ripresa si bloccherà ancora perché quella non si sa controllare e verrà subito. Se viene, si chiude e fine dei giochi.
Tony decide così di rivedere le pose e esce senza avviso.
Il regista lo guarda sgomento. «Che cazzo fai?»
«Tu gira» replica serio afferrando Tanya per i fianchi e facendola sdraiare sul letto a pancia in giù. Le mette sotto il ventre un cuscino e le fa incrociare le caviglie.
Le telecamere si spostano alla sua sinistra mentre Tony accarezza il corpo tonico di Tanya per farla rilassare e arcuare. «Così brava» le dice e le si appoggia sopra per baciarle il collo. Libera la schiena e la scorre fino in fondo comprimendola delicato e il suo culo sporge in favore di telecamera come nemmeno lei credeva possibile.
«Favolosa» dice uno dei cameramen.
«Mi piace» dice il regista.
Tony le passa le dita sulle natiche lucide per poi aprirle e mostrare i suoi buchi. Assume una posizione che è parecchio scomoda, ma ne guadagna il film. Con una mano le tiene la natica mentre con l’altra si aiuta per un’altra penetrazione che la fa gridare e poi via con le danze.
Con una sola gamba come perno e l’altra in ginocchio, con il suo attrezzo che entra e esce un poco di fianco, Tony sente solo quanto sia ormai un burattino nelle mani di Glorious.
Glorious è il vero protagonista della sua vita. Tony è il suo regista e gli dice solo come meglio porsi davanti alla telecamera per la penetrazione perfetta per lo spettatore.
Glorious è l’attore famoso e, per antonomasia, il suo enorme cazzo che è inquadrato di più del suo viso. Quando lo chiamano, pensano solo a quello. Nessuno pensa a lui e meno ancora, nessuno pensa a Tony.
Da ragazzo era figo fare film porno. Era rispettato dai suoi coetanei, anche perché non ha mai ceduto alla tentazione del settore gay, come il suo amico Danny.
Era anche fonte d’orgoglio visto che molte ragazze se lo contendevano. Ma ora non è più così. Ha sempre un sacco di donne intorno, ma hanno perso attrattiva.
Lo avevano avvisato, i suoi colleghi più grandi e già consapevoli grazie a una lunga carriera, ma lui non li aveva ascoltati.
Del resto, a vent’anni, la vita, te la vuoi solo godere a pieno.
E la figa, tanta e sempre diversa ogni giorno.
Essere pagato per scopare, era il suo sogno come di tutti i ragazzi della sua età. Ora non è più così. Vuole di più da una donna. E girare un film, scopare con una telecamera, è un lavoro e basta.
Tony esce da Tanya e riprende fiato. Lei si gira e ha le lacrime agli occhi. Ora lo fissa con voglia e timore, ora sa cosa si prova a essere piena della sua gloria potente e furiosa.
«E ora andiamo un po’ da questo bel culo» dice lui col ghigno beffardo della vittoria mentre la penetra ancora, ma nell’ano. Entra a forza considerando la sua dimensione, ma entra bene e dopo qualche colpo entra tutto.
La ragazza non è una professionista, ma certo non ha nulla da invidiare alle sue colleghe più esperte. È aperta, pulita e lo accoglie bene.
«Grande! Vai così!» lo esorta il regista.
Tony le tiene le natiche ben aperte e assesta qualche colpo lento, che con questa postura è facile. Poi divarica di poco le gambe e solleva la sua partner per permettere alla telecamera un’inquadratura da sotto. Inclina il busto e riprende a penetrala con le palle che sbattono contro il pube, mentre vede la camera che gli sta ben aderente.
Lei gode senza ritegno, gode davvero.
Lui enfatizza anche se ce l’ha duro e tira molto ora. Sente i suoni della carne bagnata unirsi ai gemiti e gli umori mischiarsi col sudore che imperla la sua fronte. Tutto come da copione, come solito. Così come l’odore pungente e acre, spesso sintetico e dal violento aroma fruttato del gel lubrificante che ricopre perfino il profumo di lei.
Tony sente la pelle d’oca assalirlo.
Esce dal suo ano e la fa girare. «Sto per venire» dice a denti stretti e lei annuisce.
Tanya apre la bocca e prende a leccargli l’attrezzo che prima tanto scherniva. Ora invece lo succhia per bene.
Tony se lo tiene con una mano e attende.
Il regista gli fa cenno che può andare e lui eiacula ancora con un getto che riversa sul volto di lei ricoprendole un po’ la bocca e un po’ gli occhi. «Aah…» geme davanti all’obiettivo fissandola.
«È fatta, bravissimi.» Fine di un’altra ripresa.
Tony si rilassa mentre Tanya chiede soccorso con la mano per ripulirsi il viso. Si alza e si allontana. Lo stesso fa Tony mentre il regista si congratula.
«Facciamo un’ora di pausa» dice dandogli una pacca sulla spalla. «Poi si va in piscina.»
Tony annuisce mentre va in bagno per lavarsi. Si sciacqua il viso e vede nei suoi occhi scuri la fioca luce della sua vita sempre uguale, monotona e priva di stimoli.
C’è solo l’ennesima scena, un traguardo dopo l’altro, un buco dopo l’altro.
Ma non sta costruendo nulla, intorno a se non vede nulla. Non sente nulla.
Tutti sempre a parlare delle donne oggetto, ma mai nessuno che pensi agli uomini oggetto come lui che vengono usati e poi buttati via dalle stesse donne, oltre che dal settore dell’hard che vuole e pretende cazzi freschi a rotazione. Ormai chiunque può fare un porno con una telecamera, ma non sono professionisti. Eppure si sono presi una fetta di mercato. Da qui la crisi.
«Che vuoi fare nella vita?» domanda al suo riflesso. Abbassa lo sguardo e si risponde che per oggi deve terminare il film. Torna sul set e l’ora di pausa trascorre in totale relax bevendo un integratore. Gli attori non mangiano, a differenza della troupe.
Tony divorerebbe un bue da tanta fame che ha. Ma non può. E la tortura diventa insopportabile quando tutti parlano del ristorante in cui andranno a fine della giornata. Qualcosa di nuovo, almeno.
La truccatrice gli copre le occhiaie e gli pettina i capelli. Lo cospargono di un gel apposito che con l’acqua renderà la sua pelle lucida e in camera sembrerà ancor più possente.
Girano l’ultima scena, ma per l’eiaculazione si fa aiutare da un’iniezione di latte così da rendere il getto sempre poderoso.
Tony è sfatto, ma felice. Ha portato a termine tutte le riprese e il regista è più che soddisfatto così come Tanya che ora lo fissa con desiderio, come se non avesse già avuto il benservito.
Dopo la cena, Tony e la troupe di quasi venti persone vanno in albergo e lui sale in camera dove trova Tanya che lo attende nuda nel letto. Da non credersi.
In quale parte dimenticata del suo cervello lei può pensare che dopo dieci ore di riprese lui voglia ancora scopare?
«Fuori dai piedi» le dice secco indicando la porta.
Lei si getta addosso al suo corpo in cerca di un bacio, ma a Tony basta stare eretto per evitare la sua bocca.
Dall’alto del suo metro e novanta, non è difficile.
«Io ti voglio tutto per me, almeno una volta» dice capricciosa.
«Non mi puoi avere, bambolina» la schernisce. «Glorious è un attore, ma Tony non recita.»
«Che vuoi dire?» domanda agitandosi.
Le afferra i polsi e cerca di dissuaderla, ma sembra innervosirsi.
«Sonya!» grida alla sua amica, che sta nella camera vicina mentre Tanya tenta ancora di baciarlo.
È davvero una troietta capricciosa.
Sonya entra con la truccatrice e la buttano fuori tra insulti e spintoni. Lui non avrebbe potuto farlo, pena una denuncia per violenza su una donna. Tra donne invece possono.
Ironico.
«Tutto bene, amore?» le chiede Sonya.
Tony annuisce sedendosi stancamente sul letto. «L’ennesima che crede che abbia un vibratore al posto dell’uccello» replica osservando il soffitto sentendo d’improvviso una profonda pena per l’uomo che è diventato. Non può nemmeno difendersi da solo da una pazza senza rischiare la carriera.
Sonya gli passa la mano sul viso e lui l’osserva leggendo in lei la stessa aurea che aveva Candy poco prima di lasciarlo. È stanca e si vede.
«Vieni» le dice distendendosi nel letto. Lei si adagia al suo fianco e si abbracciano teneramente.
«Tony, io voglio provarci» le dice ancora.
Sonya s’è presa una sbandata pazzesca per un ragazzo più giovane, che non sa del suo lavoro e crede che sia una segretaria di produzione di una telenovela brasiliana.
Lui la bacia in fronte. «È una pessima idea. Glielo devi dire. Tanto lo scoprirà e s’incazzerà» le rammenta ancora afferrandole il volto. «Tu meriti di essere amata. Lui lo deve sapere da te, così almeno saprai se ti ama davvero.»
Sonya sorride, ma con gli occhi lucidi. «Faccio ancora un film, poi lascio» gli dice e lui sospira rassegnato a perdere anche lei.
«Spero davvero tu possa essere felice, Maria» la chiama col suo vero nome. Un’altra italoamericana come lui, ma nata nel Bronx, dove era meglio farsi pagare che farsi stuprare per una bella ragazza come lei.
Lei chiude il volto nel suo immenso petto e si fa stringere.
«Resto qui a proteggerti, se vuoi» gli dice e lui sorride divertito mentre entrambi si levano le scarpe e i vestiti e s’infilano sotto le coperte.
«Grazie, ora dormo più sereno» le bacia la guancia. «Buonanotte» sussurra sfiorandole il labbro poco prima che lei si giri per farsi cingere in un abbraccio che per quelli come loro, che fanno del sesso un lavoro, è più intimo e quel “dormire insieme” assume in significato meno erotico, ma non meno intenso.
Tony vorrebbe solo trovare qualcuna che vada oltre Glorious e che veda lui, quel ragazzo che ha preferito fare film porno che rapine. Accarezzare gambe con le collant, che chiedere il “pizzo” ai negozianti per il boss che già lo voleva a suo servizio a soli quindici anni.
Quel cuore innocente che ha fatto delle scelte discutibili, ma mai a discapito di altri.
Quel Tony che aveva una luce speciale negli occhi, che voleva un lavoro onesto e una ragazza da sposare per fare felice sua madre e sua sorella. Voleva che suo padre dicesse a voce alta che era fiero di lui. Voleva la pizza il sabato sera e andare a ballare.
Poi un giorno, gli offrono dei soldi per scopare in una stanza con una tizia più grande e una telecamera. Con Danny s’era detto che era una figata e l’hanno fatto. Hanno preso i soldi e via a divertirsi.
Facile e soprattutto s’era fatto la sua prima donna.
Poi il tipo gli dice che ha un gran bel cazzo e che lo vuole riprendere ancora, se lui vuole.
«Figo» dice Tony.
«Grande» dice Danny.
E il mondo ha preso a girare forte e veloce, fino a oggi. Ha corso così tanto che Tony è rimasto in quella stanza di allora. Vorrebbe andare a riprenderlo, ma la palazzina è stata abbattuta e quel Tony è sepolto sotto le macerie, forse.
Sonya si gira e gli passa la mano sugli occhi. «Che ti prende?» sussurra.
«Non ho mai fatto l’amore in vita mia e non so nemmeno se ne sono capace» dice secco a denti stretti con un fremito sotto pelle.
«Con quella giusta, lo farai» gli dice mentre lui si rigira e si rannicchia nel suo angolo.
«Tony?»
«Buonanotte» la saluta con un sussurro.
Tony sente il suo alito caldo sulla nuca, la sua mano gentile che lo accompagna nel sonno che trova più per stanchezza e noia, come tutto ormai. Quella giusta? Cosa vorrà mai dire? Quella che è ancora vergine? Quella che non te la da prima dei cinque appuntamenti? Quella invece come lui, stanca del sesso e in cerca di sentimento? Che tipo di donna sarebbe la donna giusta per un attore porno?
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bangtanitalianchannel · 7 years ago
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[ARTICOLO] JoyNews 24 - “Il miglior successo del 2017 è l’essere entrati nella classifica Hot 100 di Billboard”
“Entrare nella Billboard Hot 100 è stato surreale ed emozionante. Siamo felici di aver raggiunto un simile traguardo.”
Nel 2017 il sogno dei BTS è diventato realtà. Hanno conquistato “la classifica dei sogni” di Billboard e hanno scosso il mercato coreano degli album. I fan di tutto il mondo hanno prestato attenzione ai BTS e i BTS hanno stabilito nuovi record su nuovi record. Il successo dei BTS è diventato quindi una significativa pietra miliare nella storia del K-pop.
I BTS si sono classificati primi nel sondaggio (che celebrava il 13° anniversario della Joy News e che è stato condotto tra 200 appartenenti all’industria dell’intrattenimento coreano)  come “Miglior Band K-pop del 2017”. I BTS hanno dato prova del loro potere di influenza in quanto sono arrivati in cima a varie categorie del sondaggio, come ad esempio quella per “Persone Influenti dell’Industria dell’Intrattenimento 2017” e “Artisti più popolari del 2017” in cui sono arrivati in entrambe secondi. I BTS si sono piazzati anche nella classifica “13 Persone più Popolari dell’Anno” stilata dall’ufficio intrattenimento di Joy News 24.
Il loro percorso è degno di nota. Più di tutto è notevole che l’album “Love Yourself: Her” si sia aggiudicato risultati significativi nel mercato internazionale. “DNA” è entrata nella Billboard Hot 100 ed è la prima canzone di un gruppo maschile K-pop ad averlo fatto. È perfino rimasta in classifica per quattro settimane raggiungendo anche la posizione n.67. Inoltre, i BTS sono diventati i primi artisti K-pop ad entrare alla posizione n.14 nella classifica UK Official album imponendo senza sosta nuovi record. In Corea hanno venduto 1.2 milioni di copie in 13 giorni e hanno riscritto la storia delle vendite mensili degli album dopo l’impressionante risultato raggiunto dal quarto album dei god 16 anni fa.
Il record dei BTS è ancora più impressionante in quanto la band ha mostrato una crescita continua basata sulla loro musicalità e la loro abilità organizzativa. Partendo da una piccola compagnia e venendo chiamati “dirt spoon idol” (N/B: letteralmente “idol dal cucchiaio sporco” che sta ad indicar “idol che provengono da realtà meno agiate e con minor supporto finanziario”), i BTS si sono fatti strada nel mercato musicale a modo loro e ingrandendo sempre più il loro territorio.
Una base solida e le loro performance divertenti rappresentano le loro radici. I sette membri hanno catturato l’attenzione con delle esibizioni dinamiche e hanno fatto impazzire i fan di tutto il mondo. In più hanno vinto fin dal debutto la simpatia dei fan con una serie di album che rappresentavano le storie degli adolescenti e dei giovani adulti. Il successo dei BTS non è stato guidato dalla semplice fortuna ma è stato possibile grazie al loro talento. L’oggi dei BTS è più emozionante del loro ieri e il loro domani è ancora più atteso del loro presente.
I BTS hanno mandato a Joy News 24 i loro messaggi emozionati per aver vinto come “Miglior Brand K-pop 2017” e hanno espresso i loro pensieri riguardo ai traguardi raggiunti quest’anno.
Qui di seguito troverete le domande e le risposte dei BTS alla nostra intervista scritta:
-DOMANDA- I BTS hanno vinto il primo posto nel sondaggio condotto dai lavoratori dell’industria dell’intrattenimento che Joynews24 ha condotto per il 13° anniversario dalla sua fondazione. I vostri pensieri a riguardo?
SU: Sono davvero felice. Penso che sia stato grazie all’amore dei nostri tanti fan. Sono loro grato. JH: Qualsiasi primo posto è fantastico ma mi sento orgoglioso e felice poiché siamo riusciti a vincere il primo posto nella categoria “Miglior Marchio K-pop”. Continueremo ad andare avanti sempre più diligentemente da adesso in poi per il bene della crescita del K-pop. V: Mi sento molto grato. Mostreremo ancora più diligentemente dei lati più belli di noi stessi per gli ARMY. J: Credo che questo risultato sia stato possibile grazie al fatto che gli ARMY e i BTS hanno una buona chimica. Vi amo, ARMY! RM: Visto che ci sono così tante buone notizie che ci riguardano sono diventato sempre più grato nell’ultimo periodo. È un onore ancora più grande il fatto che lavoratori della nostra stessa industria abbiano scelto noi. Ci dedicheremo di più alla nostra occupazione per essere al livello del peso delle aspettative che portiamo. JK: Posso solo essere grato. È un onore per noi. Per ripagare coloro che ci hanno scelti, mostreremo lati sempre migliori di noi stessi. JM: È un risultato che non mi sarei aspettato. Credo sia un onore il fatto che loro pensino a noi BTS in questo modo.
-DOMANDA- Nel 2017 avete ottenuto molti risultati significativi: siete entrati nella Billboard Hot 100 per quattro settimane, avete venduto 1.2 milioni di album e molto altro. Qual è il miglior obiettivo raggiunto secondo voi?
SU: Entrare nella classifica Billboard Hot 100 è stato surreale ed emozionante. JH: Sono felice che stiamo continuando a raggiungere dei risultati così grandi. Credo che questo preciso momento sia il nostro miglior successo. V: Entrare nella Hot 100. J: Decidere quale sia il nostro miglior successo è importante ma apprezzo qualsiasi cosa gli ARMY facciano per noi. Sono felice. RM: L’evento più speciale è stato quando siamo entrati nella tanto sognata Hot 100 di Billboard essendoci rimasti 4 settimane con una canzone coreana. Anche arrivare alla posizione n.90 della classifica Singoli UK è stato assurdo. JK: Il nostro miglior obiettivo raggiunto è quando persone provenienti da paesi a noi vicini e lontani ci supportano costantemente e ci mandano il loro affetto ascoltando canzoni in coreano. JM: Il rapporto che abbiamo con i fan e quello con i membri perché sappiamo tutti che siamo potuti arrivare fin qui grazie ad entrambi.
-DOMANDA- Entrare nella Hot 100 è diventato realtà cosa che era l’obbiettivo di questo album. Come vi sentite ogni volta che vedete i vostri obbiettivi raggiunti uno dopo l’altro?
SU: È tutto possibile grazie ai fan. Li adoro e ringrazio sempre. JH: È davvero fantastico. Non posso crederci che ogni cosa che diciamo diventi realtà. Provo anche un senso di appagamento. È perché lavoriamo sempre duramente per raggiungere i nostri obbiettivi. V: Sono davvero felice tanto che sento come se stessi esaudendo un sogno e tanto da voler continuare questo cammino insieme agli ARMY per molto tempo. J: Voglio solo salire di un altro gradino insieme mentre apprezzo le persone che ci amano. RM: Continuo a pensare di non dovermi aspettare troppo ma continuo a farlo. Comunque, cerco di non dimenticare il fatto che ci sono così tante persone che ci hanno supportato e cerco di andare avanti allo stesso tempo. Continuo a ricordare a me stesso di cercare un nuovo e più grande obbiettivo mentre mi ricordo che cos’è che ci ha portati fin qui. JK: Credo che insieme al supporto che guadagniamo ci arrivi anche tanta fortuna. Mentre il team cresce penso che sia importante che cresciamo molto anche a livello individuale. JM: Onestamente è sorprendente che ogni nostro obbiettivo venga raggiunto e mi rende confuso. Ovviamente, è tutto grazie all’incredibile amore dei nostri fan. È per questo che voglio migliorarmi sempre e sono curioso di vedere dove riusciremo ad arrivare.
-DOMANDA- Siete i nuovi modelli di esempio del K-pop e siete al centro del fenomeno Hallyu. L’album “Love Yourself: Her” ha ricevuto un immenso supporto da tutto il globo ed è passato alla storia del K-pop. Qual è il vostro “DNA” per il successo?
SU: Il legame tra di noi. L’affetto e la fiducia che proviamo gli uni per gli altri giocano un ruolo importante. JH: Immagino che siano l’impegno, la passione e la costanza. Ci mettiamo sempre impegno, abbiamo sempre passione e ci manteniamo costanti. Credo che questi abbiano rappresentato grandi fattori per il nostro successo. V: La chimica tra i membri e gli ARMY in giro per il mondo.  J: È l’amore. Penso sempre che saremmo capaci di fare tutto grazie all’amore degli ARMY. RM: Il sangue, il sudore e le lacrime dei nostri fan insieme al loro cuore.  JK: L'impegno, la crescita, il volere mentale di mostrare i diversi lati di noi stessi ai fan e la sincerità. JM: ARMY. DNA.
-DOMANDA- Il 2017 è quasi finito. C’è qualche notizia che volete rivelare a Joy News 24 e ai fan? SU: Ci sono cose più emozionanti in arrivo. Non ne rimarrete delusi. JH: Continueremo a presentarvi buona musica e buone esibizioni. Grazie. Ovunque andiamo ci sono sempre delle belle notizie per noi~ V: Non ci stancheremo e mostreremo le migliori performance agli ARMY. Per favore, supportateci. J: Spero siate sempre in salute e felici. Vale sia per i membri che per i fan, per tutti! RM: Credo che presto ci saranno belle notizie in arrivo. Davvero, continueremo a mostrarvi delle esibizioni sempre migliori.  JK: Mentre il tempo vola, stiamo crescendo anche noi. È possibile grazie al vostro affetto. Dobbiamo mostrare performance migliori e di livello sempre più grande man mano che cresciamo. Per questo ci saranno decisamente nuove e fantastiche notizie.  JM: C’è ancora tempo prima che quest’anno finisca. Spero di riuscire a vivere un momento indimenticabile prima che quest’anno passi. A tutti coloro che ci amano e ci supportano, grazie. Vi adoro.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©lynch) | Trans ©BTSARMY_Salon
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Marina Paterna: presentato il libro BURNOUT al Primo Convegno Nazionale sull'Emergenza Suicidi
Si è tenuto giorno 28 Novembre 2019 il Primo Convegno Nazionale promosso dal SAPPE, Sindacato Agenti di Polizia Penitenziaria. Patrocinato dall'Ordine dei Giornalisti Lazio, dal Ministero della Giustizia,  dall'Ordine degli Assistenti Sociali, dall'Accademia Europea Studi Penitenziari e da  AIGESFOS Associazione Italiana per lo Stress nelle Forze dell'Ordine e del Soccorso. L'Evento di presentazione del Libro BURNOUT si è svolto presso l'Aula Magna "Gaetano De Leo" della Scuola Superiore dI Esecuzione Penale "Piersanti Mattarella", Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, di via G. Barellai, 140 ex I.C.F. ROMA. A Moderare il Convegno il signor Donato Capece (Segreterio Generale SAPPE e Presidente ANPPE e Federazione Sindacati Polizia Penitenziaria) e con lui i Componenti della Segreteria Tecnico Scientifica: Dott.ssa Sonia Fonte (Funzionario di Servizio Sociale e Sociologa), il Dott. Daniele Catalano (Funzionario Area Pedagogica, Coordinatore Nazionale FSP) e la Scrittrice Regista Marina Paterna. Il libro BURNOUT nasce  da una stretta e intensa collaborazione con il Dirigente Sindacale SAPPE Lazio Pasquale Toto e il Commissario Coordinatore di Polizia Penitenziaria Emanuela Anniciello.
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BURNOUT, il secondo libro della Scrittrice, è dedicato a tutti gli uomini e a tutte le donne delle Forze dell'Ordine e all'Ordine dei Giornalisti. Il libro è stato presentato alle ore 15:00 in Anteprima con una dedica speciale alla Polizia Penitenziaria, a tutte le Professioni di Aiuto e a tutte le Forze dell'Ordine. Queste le parole dell'Autrice:  "Ai Giornalisti, tutti, saldi testimoni e fondamentali  portavoce di drammatici fatti di cronaca e al mio Angelo Biondo Marco Vannini con un immenso abbraccio a tutta la sua famiglia." Marina Paterna afferma infatti, in merito al ruolo dell'arma di servizio data in dotazione alle Forze dell'Ordine, che spesso, se impropriamente usata, può generare terribili conseguenze. Dal suicidio, al ferimento volontario o involontario di un altro uomo, se usata in maniera arbitraria e istintiva. Marina Paterna prende ad esempio la tragedia vissuta dalla Famiglia Vannini  a seguito di un colpo d'arma da fuoco partito da uno dei componenti della famiglia Ciontoli contro Marco Vannini per volontà o per errore e conclude così: "L'arma data in dotazione alle Forze dell'Ordine ultimamente é troppo spesso a portata di mano quando, invece, dovrebbe essere più a portata di coscienza. Dedico alle  famiglie Vannini e Conte questo mio libro. Famiglie profondamente ferite da un grave errore o dalla grande superficialità umana. Ferite per sempre da un proiettile chiamato assenza, incastrato nel cuore. Al mio Angelo Biondo volato via troppo presto." Presente e Relatore all'evento anche il Dott. Luigi Lucchetti (Dirigente Generale Medico della Polizia di Stato a riposo già Direttore del Centro di Neurologia e Psicologia Medica Presidente AIGESFOS - Associazione Italiana per la Gestione dello Stress nelle Forze dell'Ordine e del Soccorso). Marina Paterna si ritiene molto fortunata per il duplice incarico  affidatole in veste di Relatrice, Moderatrice e per essere stata invitata dal Segretario Generale del SAPPE Donato Capece a presentare il suo ultimo libro BURNOUT. "Credo che il SAPPE abbia davvero colto il senso e l'importanza del contenuto di questo mio testo, che vuole essere il modo più semplice ed immediato per raggiungere tutti quegli uomini e quelle donne che in caso di disagio personale nell'ambito privato e professionale non hanno trovato ancora il coraggio di rivolgersi ad uno psicologo." Marina Paterna descrive così le pagine del suo nuovo lavoro: "All'interno del libro ci sono parole chiave, consigli, spunti, analisi, spinte, segnali, Imput da cogliere e leggere per se stessi e per aiutare gli altri. Anche un fratello, una madre, un padre, un collega. Nulla è lasciato al caso. È scritto davvero con tanto rispetto e amore per tutte le Professioni legate alla Sicurezza, alla Medicina e alle Professioni di Aiuto. È un libro realizzato per salvare Anime, fin dove con le parole si può arrivare, e laddove i fatti, poi, possono concretizzare." Il convegno é stato inoltre frutto di una stretta collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze Umane, Facoltà di Medicina, l'Università Sapienza di Roma, Il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università ROMA TRE e la Scuola di Esecuzione Penale Piersanti Mattarella. Read the full article
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elenamicaela · 8 years ago
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Ed eccoci qua, ad un passo dall’anno, al raggiungimento del nostro nono mese, al raggiungimento di un altro traguardi, e questi ultimi due sono stati difficili da raggiungere. e forse quando vedremo queste foto, un collage tra le mille foto fatte e i mille ricordi da rivivere ci scapperà un sorriso oppure ci ricorderemo di quanto sia puro l’amore..
mi trovo qui con le lacrime agli occhi e le mani che tremano, i pensieri mi assalgono e le cose da dirti sono tantissime. ho una delle nostre canzoni in sottofondo e rivivo tutto.. da quel 9 settembre 2015 all’attuale 19 aprile 2016 non ti ho mai scritto una lettera a mano, ma vorrei farlo, ma a volte mi sento stupida e antica, ti ho sempre scritto mille poemi, mille papiri, e sai che in genere so essere dolce.. ma sta volta credo sia arrivato il momento di parlare davvero di noi, di come siamo e di quello che stiamo tirando su..
parto col parlare di me, di me con te, di noi, sai bene com’ero e sai bene che mi hai tirato fuori da una situazione di merda e nonostante mi hai dato qualche dispiacere sei stato sempre in grado di tirarmi fuori da tutta quella merda che mi assaliva. quel giorno su lovoo, ricordo come fosse ieri il tuo messaggio fra quegli 80 messaggi inutili, notai te, notai quelle foto sgranate, quelle foto di tatuaggi, ma soprattutto quegli occhioni, mi sembravi un ragazzo interessante e iniziammo a parlare.. da li ti sei preso ogni parte di me, rimanemmo fino alle 2 di notte a parlare e io avevo scuola, la mattina dopo in crisi, tu mi parlavi in romano, ricordi? e quel modo di fare mi piaceva un sacco, ti chiesi le tue orgini e mi dissi che eri ‘n trovatello, il che mi piaceva, iniziammo a conoscerci e tu di me scoprivi sempre di più, ed io di te sapevo qualcosa ma non proprio tutto giusto.. va bhe passarono i giorni quando arrivò un “bruciata te amo”, diciamo per scherzo, ma diciamo che gia t’amavo da prima, molto prima che scherzassimo su sta cosa, se c’è una cosa che forse non ti ho mai detto è che mi sono innamorata forse il secondo giorno di te, mi ricordo che la mattina dopo che ci siamo scritti avevo un sonno, ma nella mia testa pensavo a te, e quel buongiorno significava che già ti pensavo, che già un po’ mi mancavi... io iniziai a conoscere te, eri molto strano, molto nascosto, i primi appuntamenti fallirono, ma non falliva mai la voglia di vederci... passano i mesi e tu avevi deciso di non farmi più male, te ne eri andato...ma in realtà mi avevi uccisa,  ricordo ancora che fu dopo capodanno... pensavo di iniziare l’anno con te, ma lo iniziai da sola...passammo giorni senza parlarci, senza dirci una parola, credevo ti fossi dimenticato di me, passarono due mesi dove avevamo intrapreso strade diverse ma la nostra testa era sempre unita ed il mio cuore vagava per la città di Milano, ogni giorno, ogni santissimo giorno ti cercavo, cercavo i tuoi occhi, il tuo sguardo e ogni posto mi ricordavo qualcosa di te, perché li ti cercavo....ti cercavo sui vagoni puzzolenti delle metro, sugli autobus, in giro per il Duomo, Cairoli e .. Comasina.. ti cercavo nelle zone più malsane perché sapevo la tua vita, il tuo passato, sapevo com’eri e se c’erano posti giusti dove trovarti erano proprio quelli, cercavo quel palazzo con quella scritta strana, brutta, ti cercavo tra le popolari di Bruzzano, la mala faceva parte di te ed il bene faceva parte di me, eravamo lati opposti, contrastanti ma che si combaciavano come uno YIN-YANG, ero un po’ di bene nel tuo male, e tu un po’ di male nel mio bene, ma c’è da dire che mi hai sempre tenuta lontana da quello che era il vero male... tu vivevi realtà crude mentre io potevo solo farti capire che la realtà poteva essere anche una favola, così creammo la nostra favola, la nostra “La Bella e La Bestia”, sapevo che la tua vita non era facile, che eri pieno di scelte da prendere, sapevo che eri cresciuto in un mondo tutto tuo, quasi nessuno poteva entrarci e quando hai visto che io ci stavo entrando mi hai allontanata, ma in un modo o in un altro riuscimmo a ritrovarci, ti scrissi fingendomi un’altra, e tu la mattina dopo avevi capito che ero io e ti partì un “oi...” , poi volevi sparire ancora ma non te l’ho permesso... non potevo permetterti di lasciami ancora sola, nelle mani di chissà chi, quando tra le tue mi trovavo bene, sapevo che il tuo allontanarmi era solo un modo di proteggermi e talvolta la tua protezione faceva male, ma poi hai capito che oltre a proteggere me, proteggevi te stesso... passarono altri mesi ti ritrovai su lovoo, ero a scuola, avevo matematica, ma la mia testa invece di pensare ai numeri pensava a te ed io ti dissi che ero li per te, che non dovevi essere cosi, non aver paura di me... poi ti dissi “voglio vederti prima del tuo compleanno” ricordi? volevo regalarti qualcosa, volevo che ti sentissi speciale e ricordato da qualcuno, qualcuno di buono ovviamente, i tuoi amici li avevi... ero così gelosa all’idea di non passarlo con te, ma nello stesso tempo eri con me, ci sentivamo e mi ricordo eri tornato frustrato, i giorni a seguire non furono belli ed io mi mangiavo il fegato, le mani ed il cuore perché non potevo esserti accanto... avevo paura ti succedesse qualcosa... arrivarono le gocce, arrivarono le prese bene, finchè quel 19 luglio 2016 arrivai io, arrivai da quella metro, facendomi giri immensi, ma arrivai e arrivasti pure tu, davanti a quel bar, conciato a merda, ma con un sorriso che non so descrivere, forse per la prima volta ho visto il paradiso da viva, arrivai io con un bacio immenso, lunghissimo, quasi a dire “cazzo questo recupera tutti i baci che non t’ho potuto dare” come se fosse l’ultimo bacio da poterti dare, arrivò il classico morso ed eri pieno di rossetto, il mio rossetto rosso preferito ed indelebile, eri vestito con la tuta, una canotta un po’ larga, e gli occhi stretti ma pur sempre grossi, iniziammo a parlare e tu eri commosso, perché ero li, ero con te e finalmente tutti i sogni fatti di notte e di giorno si realizzarono.. temevi che me ne sarei andata, ma tu non sai quanta gioia ho provato quando ci siamo visti, ero così felice che sarei stata pronta a fare le valigie e portarle li da te, ormai contavamo solo io e te.. forse non ti ho mai detto che ero spaventata all’idea di stare con te, perché eri un ragazzo particolare con bisogno continuo di attenzioni ed io non sapevo se ero pronta a questo, avevo paura di farti male, sapevo avevi bisogno di un punto forte, di riferimento, forse per la prima volta ti facevo male io, però nonostante tutto ci ho provato, ho provato a mettere da parte le paure, non ho permesso loro di paralizzarmi ma solo di farmi combattere contro la mia mente ottusa, forse come dici tu ero bigotta hahah, insomma, decisi di rimanerti accanto, non solo perché ero un po’  orgogliosa, ma anche perché ti avevo aspettato così tanto, ti sognavo da così tanto, e soprattutto... eri tu, tu eri quello giusto e lo sei ancora oggi, piano piano saltava fuori la verità su ogni cosa, ma alla fine non ti sei mai nascosto, mi avevi sempre detto ciò che eri, la tua vita difficile era quella, le bugie erano piccole e tutte con una motivazione, iniziai a capirti ancora di più e anche se a volte mi mostravo arrabbiata in realtà era solo perché pensavo ti fidassi di più di me, ma col tempo ho capito e gia all’ora capii che in realtà ti stavi fidando ciecamente in quel momento.. facemmo l’amore, l’avevo sempre sognato, diventammo una cosa sola e tu eri contento perché ero la prima volta con amore, e tu eri la mia prima volta con il cuore... la nostra storia lacunosa è continuata fino a ritrovarci ad oggi, abbiamo attraversato le montagne, ovvero i periodi difficili, gli uragani dove in realtà l’uragano ero io, dove ti trattavo male, mi hai sempre dato tutto ed io in cambio ti facevo male, con le mie parole, con le mie mani, le parole urlate e le tue lacrime, sapevo che mi stavo facendo male da sola ma non so perché in quel periodo mi sono fatta cosi schifo, cosi tanto da far male a te, che eri e sei la cosa più bella che potessi avere, non mi riconoscevo più ed ogni notte prima di dormire mi dicevo che non potevo essere cosi, che tutto mi sarebbe tornato indietro, che l’amore deve far gioire e non deve far ammalare una persona, io ti facevo venire l’ansia, al posto del sorriso ti trasmettevo ansia, tu facevi la bella faccia quando dentro morivi, in realtà stavamo morendo in due e insieme a noi anche la nostra favola, forse la bestia ero diventata io, ma anche senza il forse.. poi un giorno tu sei scoppiato e sei caduto e insieme a te è caduto tutto quello che abbiamo fatto, i viaggi, le prime esperienze, le nostre basi sembravano non essere più forti, è successo quello che è successo, ma grazie a questo ho capito che io non sono una bestia e che tu non dovevi più soffrire, ho capito che il nostro amore in realtà non era caduto, che lui era ancora in piedi e ci guardava, così mi diede la speranza, ed eccoci qua, sai amore.. so di essere una rompi coglioni, so che ti stresso ogni giorno e piango sempre, ma piango perché ho paura, per la prima volta in vita mia ho paura di qualcosa e spero che anche tu hai paura di perdermi e non hai paura di me.. come purtroppo è stato tempo fa..
in questo periodo ho scritto tutto sul mio diario, ho annotato i miei mille pensieri e fra questi mille ho pensato che non può esserci cosa migliore dell’averti ancora accanto, io non pensavo sarei mai riuscita ad innamorarmi di qualcuno, eppure non cercavo il ragazzo figo, con la macchina e i tattoo, io cercavo qualcosa di semplice, un amore povero pronto a diventare ricco, ma ero troppo piena di attenzioni, quelle attenzioni futili di cui non mi fregava niente.. quando sei arrivato tu, io mi sono sentita importante per la prima volta, cosi importante che forse ero vestita da principessa, indossavo l’abito che volevo, e quell’abito era fatto di attenzioni, di occhi su di me, di amore e di preoccupazioni. quando sei arrivato tu, io ero per terra eppure sei riuscito a rialzarmi lo stesso giorno in cui ti sei presentato, hai sempre messo avanti ad ogni tua cosa me, sempre e solo me, avevi mille problemi e ti prendevi anche i miei, mi chiedevo come potevi essere cosi eppure non mi sembravi il classico provolone, allora cercai di capire i tuoi comportamenti, senza farti capire che in realtà cercavo di studiare la tua mente e non so come sono entrata li dentro, era un caos assurdo, fatto di scheletri nell’armadio, fatto di mancanze, fatto di stranezze, ma nel mio piccolo sentivo che avevi bisogno di sentirti voluto, per la prima volta qualcuno doveva volerti sul serio e non per scherzare, per i favori, per i crediti o per le botte e via, non dovevi servire per le feste o per le risse o per comprare l’alcool, dovevi servire come debolezza e come forza in una persona, dovevi servire per amare, e per crescere. avevo dentro l’inverno, cercavo qualcosa che mi scaldasse il cuore con l’amore e non con altre cose, l’okay.. arrivati a questo punto di questa °”lettera” ti dico che.. non ho mai desiderato così tanto qualcuno, ed io mi credevo matura, davvero matura, ma in realtà tu in tutto questo tempo mi hai aiutata a crescere, eravamo molto simili e nello stesso tempo molto diversi, ma anche io avevo bisogno di sentirmi voluta da qualcuno per quello che ero e non per il mio aspetto o per le mie gambe, non per radunare amici e non perché ero femmina, quella femmina con te si è trasformata in donna, con i sogni nel cassetto, con la voglia di diventare mamma, questi sogni me li hai creati tu, mi hai creato certi pensieri che prima credevo fossero impossibili, criticavo negli altri cio che ora sono io. in quel periodo cercavo una casa, una soluzione, un posto tranquillo dove rifugiarmi e tu mi hai sempre dato tutto questo anche a distanza, anche nei periodi di merda, tu mi facevi sentire a casa, la stessa casa che ad oggi e ad all’ora voglio condividere con te, la stessa casa che in realtà stiamo condividendo, dove dentro abbiamo paranoie, percorsi di crescita, pensieri, problemi, ma soprattutto tanto amore, vedi amore mio... i problemi ci sono sempre nella vita, le discussioni anche, ma devi capire che non sono quelle che possono distruggere un amore, l’amore se ne va quando uno dei due decide di mandarlo via, quando si mette da parte l’altra persona per altri motivi non comuni alla coppia, l’amore va via quando sei tu a mettere un punto alle cose dove prima avresti messo delle virgole.. sai amore, come avrai potuto notare da qualche settimana, ho un bisogno fortissimo di sentirti mio, di avere sicurezze perché mi sento molto triste all’idea di poterti sentire lontano, io voglio essere una tua forza, ma tu sei una mia debolezza, quando toccano te crollo un sacco, e in questo periodo anche se nulla ti tocca mi sembra che in realtà ti sta toccando tutto, sono terrorizzata all’idea che puoi andartene via per la situazione o per tutte le altre cose e non te l’ho mai detto ma quando piango è perché mi nasce un senso di protezione che non posso sfogare, perché comunque devo stare tranquilla e fidarmi di tutto ciò che sei e mi dici, ho sempre paura che possa succedere qualcosa, il mio sogno è poterti dare il meglio ora che abbiamo capito che siamo davvero uniti come prima, che prima era solo un periodo e ora siamo migliori, oggi mi hai chiesto come mai ci scazziamo bhe non so risponderti a questa cosa so solo che la maggior parte del tempo penso a quanto sarebbe bello vivere come io giorni dove i miei erano via, e a pensare alla nostra famiglia mi distraggo e mi nascondo nella mia mente, però sappi che ti amo più di sempre, anche in quei momenti penso a e, penso a noi e penso a Mia..
senti amore.. mi vuoi sposare?
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claudiocisco · 5 years ago
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                  B I B L I O G R A F I A
 -COME SONO DENTRO
-ANIMA SEPOLTA
-APOCALISSE MENTALE
-COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI
-IL VECCHIO E LA RAGAZZA
-LA MIA ANIMA E' NUDA
-IL SILENZIO NEL SILENZIO
-SENSAZIONI
-LA FINE DELLA CICOGNA
-EROS E MORTE
-LA LUNA DI PETER PAN
-TUTTO SU DI ME
-L'ANIMA DEL MARE
-LUCE
-IL MIO MONDO IN VERSI
-ATTRAVERSANDO IL SOLE
-VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE
-ENIGMI INTERIORI
-LAILA
-PREGHERO’
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                                                      R E C E N S I O N I
    È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di trent’anni, da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari. Non posso non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in particolare il suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere, rivelatosi sin dalla tenera età.
Ho ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all’infuori di lui poteva comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e tristi di bambino, concentrati fissi sul quaderno e la sua mano che, come un automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia d’un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove riuscisse a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il suo grande dono di natura.
Continuo a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i tempi dell’adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l’uno dall’altro. Lui solitario e introverso, un po’ timido che rideva a malapena d’un sorriso ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene dell’anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d’imbarazzo.
Oggi che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine di adesso, da quella di quand’era bambino, sembra essere rimasto lo stesso, quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si possiede nell’anima, è eterna.
L’altro giorno, mi propone un suo libro “Come sono dentro”. Rimango, pur conoscendo la sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall’energia che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno risalto all’anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato e la bellezza poetica.
Sono consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le punte più avanzate degli scrittori di quest’epoca.
Non so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa, credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo libro raccoglie il meglio delle opere dell’autore dalla fanciullezza ad oggi, come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
 Vincenzo Fratantonio
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    Claudio Cisco nasce a Messina nel 1964. Rivela sin da piccolo una fervida vita interiore che si sviluppò non solo nel fervore dell’immaginazione e nell’intensità del sentimento, ma anche in uno slancio artistico pertinace e costante. Ricco di intuizioni e creatività, soverchiato dall’impeto della sua fantasia e da una straordinaria capacità nel creare immagini, precocissimo nella sua inclinazione all’arte in genere, riesce ad estrinsecare il suo innato talento nello scrivere, esprimendo così il segreto palpito e il ritmo stesso della sua anima. Dotato di sensibilità profondissima e acuta, fuori dalla norma, di una freschezza vibrante di sentimento e di una vivida intelligenza intuitiva trasferisce, con grazia singolare, le sue interiori vibrazioni artistiche, nei ritmi della sua scrittura. Ottiene effetti potentissimi di rara e grandissima bellezza con la sola collocazione delle parole perfettamente associate alle immagini, padrone di uno stile raffinato e originalissimo, riuscendo così ad armonizzare tutte le proprie qualità artistiche. Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente su schemi da lui stesso creati, inventa uno stile tutto suo, ben definito, non paragonabile a nessun altro, frantumando così gli schemi cosiddetti logici della scrittura tradizionale. Fa nascere un’armonia di lettura quasi ritmica per via di creazioni fantasiose assolutamente nuove nella storia degli scrittori contemporanei, rappresentando le cose non solo per il gusto della semplice descrizione ma anche e soprattutto per l’anima e il sentimento che le pervade facendole apparire così vicine e familiari e insieme remote e sfumate. Ne vien fuori una musica di parole e immagini, sciolte da ogni saggezza logica che diventano forma dell’essere, incarnazione della profonda realtà dell’anima, dell’assoluto.
Con immediata freschezza, l’autore sa cogliere l’essenza intima e nascosta delle cose della natura e delle sue creature. Vede luci improvvise e parziali, immagini fantastiche e surreali. Tende a rendere nella sua scrittura l’incanto delle sue visioni e del suo quasi infantile stupore.
Mette in evidenza gli aspetti misteriosi dell’universo, attraverso moti che salgono dall’anima, simboli e immagini fugacissime, allucinanti e folgoranti con le quali osserva e trasfigura le forme più recondite della realtà, muovendosi con esse entro l’alone del mistero. È un’insurrezione straordinariamente creativa e istintiva, animata dalla volontà di essere, di esistere, di crearsi un suo spazio. È un mosaico, il suo, carico di immagini suggestive e fantastiche, intrise di sensibilità, testimonianza dell’eterno e quasi inspiegabile contrasto tra le forze misteriose che ci governano e le luci chiare della speranza e dell’amore che si alternano tra loro, creando l’immortale contrasto tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo. L’autore rivela con impressionante intuito artistico questo contrasto, rappresentandolo nei suoi versi con alternanza di situazioni fantastiche e quasi inverosimili a immagini cupe e invisibili.
Nella rovina di ogni altro valore conoscitivo, nel moderno senso del reale inteso come fugacità, mutevolezza, inconsistenza, nell’opprimente senso del mistero e dell’inconscio, la sua originalissima scrittura appare come sola via di salvezza, come solo valore in un mondo senza valori, come il solo modo di intendere e svelare la realtà. I suoi versi, abbattendosi tra creature immaginarie e inconscio, hanno una funzione di illuminazione e immediata rivelazione. Non sono né conoscenza e né intuizione, ma immedesimazione istantanea col tutto, fuori da ogni chiarificazione definitiva. È il suo, un atto di vita (forse l’unico possibile), di immediata partecipazione al ritmo frenetico della realtà. I suoi versi hanno altresì il potere di catturare del tutto chiunque li legga, dando luce ai fondi oscuri del suo essere attraverso una descrizione analitica di fatti e situazioni psicologiche che investono rapporti e nessi del tutto inusitati. Il suo modo di scrivere, in conclusione, è baleno di luce e di fantasia, trionfo di immagini nell’oscurità di un mondo spento dalla praticità e dal mostruoso materialismo di tutti i giorni. La vita vuol essere, per potersi realizzare, arte e in Claudio Cisco tutto questo si realizza. Arte e vita si confondono, la fantasia eclissa la realtà grazie alla sua creatività e partecipazione emotiva. Questo libro diventa quindi purissimo atto vitale, allargando i suoi limiti sino ai confini della vita.
 Giovanni Pierantoni
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    È la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall’autore stesso, di offrire una piccola parte di mio contributo ad una sua opera. Lo faccio sempre con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore, profondamente certo delle sue qualità artistiche e prima ancora umane.
Anche in questa raccolta di liriche, le vicende psicologiche dell’autore divengono esse stesse motivo di poesia, del resto non c’è opera che insieme con il poeta non rispecchi anche l’uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speranze.
Cisco rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita pratica e il suo amore per la solitudine. Esprime con vigore e precisione i suoi stati d’animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio psichico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il mistero che avvolge l’universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma anche di profonda meditazione.
Cisco esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio d’un uomo prima e d’un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei labirinti della sua mente l’incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e profano, tra ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca di un porto sicuro, di una certezza, di una pace.
Il dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo, elargendo nei suoi versi bellezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e l’orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il tema forse più profondo trattato in quest’opera, è rappresentato dal doloroso distacco tra la giovinezza e l’età matura. Nell’anima tutta raccolta in se stessa, si fa viva e struggente la memoria dell’infanzia con le sue dolci fantasie sbiadite e perdute.
Ma pur nell’accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un mito sereno chiuso in una luce limpida.
È ancora la fragilità del tempo che scorre e dell’uomo che perisce, rivelata dall’autore nelle sue liriche, con grande maestria artistica e insieme struggente nostalgia.
E poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come tremenda e vana fatica, incomprensibile agli esseri umani, che tende a sfociare nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente soggettiva, la natura, gli uomini e le cose tutte del mondo esterno, sono assunte entro lo stato d’animo dell’autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta in volta conferisce loro.
Le cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un’intima corrispondenza tra il poeta e la natura.
Tutto sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato, una preghiera appena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono creature che corrono verso la morte.
In conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
 GIOVANNI PIERANTONI
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 Cisco non smette mai di sorprendermi, come Autore ma soprattutto come uomo.
Ho letto attentamente tutte le sue opere e sono stato uno tra i suoi più “incalliti” critici. Ma l’ho fatto sempre in buona fede e con profondo rispetto verso la sua persona, seguendo una linea coerente di attento valutatore letterario, dettata da principi ai quali presto solenne fedeltà. Come ricompensa a tutto questo, Cisco mi propone addirittura di introdurgli il suo libro, garantendomi massima libertà d’espressione. Confesso che non me l’aspettavo ma ciò non toglie che ho accettato con piacere, spinto da una volontà di esser ancora più sincero e imparziale di prima. L’Autore l’ho sempre apprezzato nelle sue capacità narratorie, sicuramente più che in quelle poetiche. Le sue liriche infatti, le ho sempre considerate poeticamente efficaci nel contenuto, ma con un linguaggio formale non sufficiente per attribuirgli lo “status” di poeta. Dopo la lettura dell’opera in questione, devo parzialmente ricredermi perché alcune liriche in essa contenute, ricalcano ancora lo stile di quelle precedenti. Nella maggioranza delle composizioni poetiche però, l’Autore dà l’impressione di crearne uno nuovo dimostrando coraggio e voglia di rinnovarsi, ottenendo discreti risultati. Il linguaggio nella sua ricerca del “vocabolo” appare più sofisticato, più raffinato, più studiato, anche nelle forme poetiche più lunghe, quasi prosaiche, si evidenzia questa ricchezza di sonorità e significato delle parole, assolutamente nuova nella poetica di Cisco.
Quello che più ammiro nel suddetto artista, è la sua capacità torrenziale di scrittura che sgorga spontanea ed istintiva dalla fervida sorgente della sua creatività e che lo spinge, sia pure in maniera istintiva e non sempre perfetta, a creare opere anche di lunghe dimensioni, in un lasso di tempo minimo. Testimonianza di un innato talento che andrebbe, secondo me, seguito, migliorato e indirizzato verso la strada giusta. In quest’opera poetica, finalmente, non più esasperate, affrante e maniacali esaltazioni della propria privata solitudine né continue ed infantili fughe adolescenziali, ma un’intelligente ed efficace apertura verso tematiche svariate di più ampio respiro: quella onirico-fabulosa (già presente in opere precedenti), quella orientata verso la riscoperta di culture e civiltà lontane e diverse dalla nostra (quella celtica, ad esempio, quella greca). E poi ancora la rivendicazione di libertà sessuali ritenute ancora tabù, le valide ed approfondite descrizioni paesaggistiche, introspettive, psicologiche.
In conclusione di questo mio intervento, auguro di cuore all’Autore e alla sua “nuova” opera, di ottenere un ottimo riscontro da parte dei lettori gettando così le basi per un cammino sempre più ricco di soddisfazioni e consensi e definisco Cisco un “istrione” della scrittura, uno che mischia religiosità e trasgressione, a volte divinamente, altre con limiti e margini di miglioramento ma riuscendo sempre a sorprendere.
 Walter Di Pietro
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  Leggendo gli scritti che Cisco propone in enorme quantità, attentamente col cuore predisposto e aperto alla poesia, mi convinco sempre più di quanta ricchezza vi sia in questo autore così particolare, in quest'anima solitaria, forse incompresa, meravigliosamente creativa. Cisco non balza agli occhi di chi lo legge solo come poeta, come uno dei tanti "scribacchini" persi nell'immenso viale della letteratura. No! Egli è di più di questo, molto di più, non può e non merita di essere confuso nella massa. E' il dramma interiore d'un uomo originalissimo e perennemente inquieto che risalta prepotentemente all'attenzione. Nella vita come nell'arte Cisco è uguale, non distingue i due aspetti, è coerente, vero, incredibilmente sincero, è lui, sempre e solo lui, senza maschere o finzioni di nessun tipo, degno anche per questo, ma non solo, d'essere apprezzato e seguito. Cisco è nella vita reale lo stesso che si mostra nei suoi scritti, e cioè quell'eterno bambino che mai crescerà e si realizzerà nella vita pratica, un'eterna impossibilità di essere che si manifesta chiaramente in ogni sua poesia, in qualunque sua narrazione, nei suoi scritti in genere. Non ho mai conosciuto in vita mia un modo di essere così particolare come quello suo, drammaticamente chiuso ad ogni contatto con la società e col mondo reale ma paradossalmente ricco di idee, pensieri, emozioni, cose da dire e comunicare, un vero vulcano di creatività, un flusso inarrestabile di sensazioni, di elettrizzante energia capace di travolgere chiunque lo legga. E' un esempio di vita interiore, di profonda meditazione cercata, voluta, desiderata, oserei dire quasi bramata, un contatto diretto col proprio io che sente la necessità e il bisogno di esiliarsi per ritrovarsi ancora una volta, esprimendosi e rinnovandosi continuamente. Cisco è talento naturale ed istintivo prima di tutto, è anima vivente che trova nella sua arte l'immortalità, trae dalla fervida fonte dell'ispirazione, la sua linfa vitale, quell'energia in grado di lasciar spaziare uno spirito così libero ed etereo, fuori dalla misera prigione del suo corpo mortale e la sua poesia piomba nel trascendente sospinta dalla forza del pensiero e della mente, dalla vittoria dell'immaginazione sulla banalità della vita pratica. Davanti a quest'ottica di valutazione del tutto singolare, qualunque suo scritto, anche una virgola o una semplice parola, diviene ricco di "LUCE" e palpitante di idee, di emozioni, di poesia nel vero senso della parola. E' impossibile insomma inquadrare Cisco in un contesto letterario ben specifico: E' la sua anima che si frappone prepotentemente davanti ad ogni valutazione, scardinando ogni identità letteraria. La sua inconfondibile e grandiosamente patetica figura d'uomo è al centro di ogni possibile giudizio; per questo motivo mi sottraggo volontariamente dalle tematiche riguardanti l'opera in questione perchè essa, sia pure fondamentale e valida, passa quasi in secondo piano eclissata dalla potenza espressiva in genere del proprio autore. In conclusione, auguro con tutto il cuore al mio amico, prima di ogni cosa, e poeta Cisco di continuare il gratificante cammino letterario in perfetta simbiosi con questo suo "strano" vivere, per formare una comunione di emozioni uniche, vive e sempre nuove che dura da sempre rinnovandosi continuamente, arricchendo il lettore ma soprattutto egli stesso.
 FRANCESCO RINALDI
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  Conosco da poco tempo il modo di scrivere di Claudio Cisco. Lo apprezzo sia come scrittore, sia come poeta. Trovo in quello che scrive sincerità e sensibilità.
È uno scrittore libero che ha il coraggio di scrivere sempre quello che sente, infischiandosene delle censure e dei falsi moralismi. È dolce, tenero, romantico ma se vuole, sa essere chiaro, duro, inequivocabile. Scrittori così ne nascono uno su mille. Si avvale di una scrittura lirica, gustosa e scorrevole, accessibile a tutti, di alta letteratura, capace di creare poesia pur facendo prosa. Ho letto il suo libro “Come sono dentro”, poi un altro ancora “Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi”, due libri che reputo artisticamente validi. Il giudizio su un’opera letteraria è sempre soggettivo e variabile. Posso tuttavia dirvi in base alla mia esperienza di critico d’arte, che nessuno di questi due libri citati mette in completa evidenza il grande talento di questo scrittore. È in quest’opera “Il vecchio e la ragazza” che tutte le sue grandi potenzialità escono fuori rivelando eccellente capacità di analisi psicologica dei vari personaggi narrati e superlativa arte descrittiva nel configurare armonicamente la trama del racconto. Soltanto un grande scrittore è capace di penetrare così a fondo nel cuore e nella mente dei suoi protagonisti, può parlare di erotismo senza scadere mai nella volgarità e nel cattivo gusto ma trasformandolo in pura manifestazione artistica, catturando del tutto il lettore dalla prima all’ultima pagina del libro.
Con quest’opera Claudio Cisco dimostra, a chi ne avesse ancora il minimo dubbio, di essere uno scrittore bravo e capace. Questo libro è, a mio giudizio, un autentico capolavoro destinato ad un grande successo di vendita, se preso in considerazione con attenzione e come merita, in questo mondo editoriale di oggi, troppo spesso carico di immondizie letterarie. Qualunque altra parola sulla validità di quest’opera risulterebbe superflua, il libro parla da solo, basta leggerne le pagine per rendersene conto. Chi capisce minimamente di arte, non può smentirmi.
 Antonio Cucinotta
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   Scrittore e poeta. Animo sensibilissimo, dotato di un'ottima vena creativa e di una ricchezza di idee, raccoglie tutte le sue liriche scritte sin da bambino e le inserisce nel suo primo libro "COME SONO DENTRO". Ma non fu un inizio facile per l'esordiente autore messinese. Apprezzato dal pubblico per l'accessibilità dei suoi veri, viene invece osteggiato dalla critica che non gradisce il suo modo di scrivere fuori da schemi letterari e i suoi testi che si barcamenano con troppa facilità nel trasformismo. Dalla poesia alla narrativa il passo è breve e l'autore crea in poco tempo due libri con storie e tematiche quasi opposte "COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI" e "IL VECCHIO E LA RAGAZZA", rivelando una innata e naturale capacità narratoria unita ad un'attenta analisi psicologica di persone e fatti raccontati. Ma il suo primo amore, la poesia, non conosce declino nell'ispirazione dell'autore e, uno dopo l'altro, nascono tre altri libri "LA MIA ANIMA E' NUDA, "Il SILENZIO NEL SILENZIO" e "SENSAZIONI" segno di uno scrittore che sa continuamente rinnovarsi proponendo opere sempre nuove ed attuali riuscendo a catturare e stupire sempre.
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  Appassionato dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che, avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi aleggiavano prima della conversione.
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    Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità profondissima
ed una straordinaria vocazione per la scrittura. Sospinto da un innato talento e da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste talvolta ironico con notevoli slanci verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni psicologiche.
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Spirito irrequieto ed artisticamente creativo. Scrive in prosa e versi spaziando attraverso varie tematiche: dal fantastico al surreale, dall’erotico al lugubre, dal mistico all’introspettivo.
  DEDICHE E RINGRAZIAMENTI CONTENUTI NEI LIBRI:
 “COME SONO DENTRO”
Come sono dentro è dedicato a mia madre che non ha mai smesso di volermi bene nonostante la mia vita sia stata un fallimento.
Ringrazio voi tutti che credete in me e nel mio libro.
Marietta per avermi ispirato ancora una volta
e infine me stesso per aver dato, nello scrivere e nella realizzazione di questo libro, tutto quello che avevo dentro.
  “LA MIA ANIMA E’ NUDA”
La mia anima è nuda è dedicato al mio caro e grande amico Giovanni Pierantoni che mi ha sempre incoraggiato a proseguire il mio cammino lungo la mia strada di scrittore.
  “PREGHERO’”
Pregherò è dedicato ai fratelli e alle sorelle della chiesa apostolica.
  “SENSAZIONI”
Sensazioni è dedicato alla mia cara amica Giovanna Taranto che sta guidando i miei passi finalzzati all’incontro con Cristo.
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sportpeople · 7 years ago
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Ci sono rivalità e rivalità, sarebbe ingiusto e soggettivo fare una classifica di queste sbandierando quelle maggiori o, peggio ancora, più importanti. Diciamo però che le rivalità si possono sicuramente dividere tra di loro: ci sono quelle regionali che non si toccano, un derby Perugia – Ternana oppure un Pisa – Livorno o ancora un Avellino – Salernitana, e la lista potrebbe continuare quasi all’infinito, sono sfide che richiamano l’attenzione del tifoso e dell’ultras perché in ballo c’è una superiorità regionale che di volta in volta viene messa in palio. Ed è ovvio che sulle gradinate i numeri siano esagerati così come calore e colore non conoscono limiti.
Ci sono poi quelle rivalità extraregionali che allargano il cuore di ogni vero tifoso: Fiorentina – Juventus penso sia la madre delle partite di questo genere, ma anche Milan – Genoa o Pescara – Lazio riservano tutto il loro fascino.
Partite che sugli spalti non passano inosservate, ultras che attendono con trepidazione l’avversario, trasferta che deve essere preparata nei minimi dettagli perché un errore potrebbe costar caro. E fino ad ora ci siamo sempre mossi sul piano principalmente calcistico, ma Napoli – Verona è una di quelle rivalità che va ben al di là dello stadio, travalica letteralmente il perimetro del campo da gioco, travalica le curve e si estende alla città. Perché ad essere rivali non sono i due gruppi ultras, non sono le rispettive curve, ma in questo caso si parla di due città che in un modo o nell’altro non se le mandano certo a dire. Qui la rivalità è radicata ed alcuni striscioni del passato così come alcuni cori delle due tifoserie, stanno a dimostrare quanto sia sentita tale sfida.
Partiamo da un punto ben preciso: son finiti, almeno in Italia, i periodi del far west all’esterno degli stadi, ormai la militarizzazione ha assunto livelli esagerati, la tecnologia è venuta incontro all’esigenza di monitorare, schedare e colpire i soggetti più “vivaci”. Oggi con una bella telecamera piazzata in faccia che riprende, analizza ed elabora ogni movimento, diventa dura giocare quella famosa danza fra la guerra reale e quella simulata.
A Napoli, per questa sfida, un elicottero volteggia sopra la città, nelle zone più a rischio, e non porta in visione una pubblicità di qualche marca di detersivo da far notare alla massaia di turno, ma sorge il dubbio che anche da quella altezza, l’attuale tecnologia permetta di filmare e zoomare per scovare possibili momenti di tensione. Momenti di tensione che si vivono all’arrivo dei veronesi alla stazione, in Piazza Garibaldi c’è un primo contatto tra qualche napoletano e le forze dell’ordine che riescono a tenere la situazione sotto controllo e a trasportare il contingente veronese all’interno dello stadio.
Gli ospiti, ad occhio, sono circa duecento, ovviamente tutti ultras e fin dal loro ingresso nel settore dimostrano quanto poco feeling ci sia verso la tifoseria locale. Poi si sistemano nella parte bassa del settore, pezze alla mano, e danno via al loro solito ed ineguagliabile show: ormai il tifo marcato Hellas è conosciuto e da molte parti apprezzato, perciò tanta sostanza e voce che fa da autentica padrona.
Ovviamente il San Paolo ribolle di tifo, le due curve possono portare numeri ampiamente al di sopra della media nazionale, perciò, visto il pubblico odierno, l’asticella pende inequivocabilmente da una parte. Anche per i padroni di casa, a parte qualche bandierone e qualche due aste, c’è poco da segnalare, ciò che fa la differenza anche in questo caso è l’apporto vocale che in certi casi arriva a dei livelli esagerati. Da menzionare lo striscione che gli Ultras Napoli dedicano al loro capitano Marek Hamsik: “Donare la carriera ad un unico colore, vivere la vita da uomo di valore. Portaci lontano immenso capitano!”. Per Hamsik una bella soddisfazione, l’ennesima dimostrazione di un rapporto speciale con il pubblico partenopeo, pubblico che tra le altre cose difficilmente nel recente passato ha dimostrato con questa intensità, amore e rispetto verso un singolo giocatore. Il voltafaccia del Pipita Higuain è stato un tradimento vissuto in maniera troppo intensa, ma Hamsik ha dimostrato con parole e fatti che lui a Napoli ed al Napoli ci tiene.
Foto di Pier Paolo Sacco.
Napoli – Hellas Verona, Serie A: gara da cerchietto rosso Ci sono rivalità e rivalità, sarebbe ingiusto e soggettivo fare una classifica di queste sbandierando quelle maggiori o, peggio ancora, più importanti.
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valeria-manzella · 8 years ago
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..Il sito della Santa Sede ha pubblicato il testo del Messaggio che papa Francesco invia ai giovani e alle giovani del mondo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata a livello diocesano il 9 aprile 2017, Domenica delle Palme, sul tema ..Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.. (Lc 1,49)..Cari giovani,eccoci nuovamente in cammino dopo il nostro meraviglioso incontro a Cracovia, dove abbiamo celebrato insieme la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù e il Giubileo dei Giovani, nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia. Ci siamo lasciati guidare da san Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska, apostoli della divina misericordia, per dare una risposta concreta alle sfide del nostro tempo. Abbiamo vissuto una forte esperienza di fraternità e di gioia, e abbiamo dato al mondo un segno di speranza; le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione, ma occasione per aprire le porte dei cuori, per costruire ponti. Al termine della GMG di Cracovia ho indicato la prossima meta del nostro pellegrinaggio che, con l’aiuto di Dio, ci porterà a Panama nel 2019. Ci accompagnerà in questo cammino la Vergine Maria, colei che tutte le generazioni chiamano beata (Lc 1,48). Il nuovo tratto del nostro itinerario si ricollega al precedente, che era centrato sulle Beatitudini, ma ci spinge ad andare avanti. Mi sta a cuore infatti che voi giovani possiate camminare non solo facendo memoria del passato, ma avendo anche coraggio nel presente e speranza per il futuro. Questi atteggiamenti, sempre vivi nella giovane Donna di Nazareth, sono espressi chiaramente nei temi scelti per le tre prossime GMG. Quest’anno (2017) rifletteremo sulla fede di Maria quando nel Magnificat disse..Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente..(Lc 1,49). Il tema del prossimo anno (2018)..Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio..(Lc 1,30)..ci farà meditare sulla carità piena di coraggio con cui la Vergine accolse l’annuncio dell’angelo. La GMG 2019 sarà ispirata alle parole..Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola..(Lc 1,38), risposta di Maria all’angelo, carica di speranza. Nell’ottobre del 2018 la Chiesa celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo. E affronteremo anche la questione di come possiate maturare un progetto di vita, discernendo la vostra vocazione, intesa in senso ampio, vale a dire al matrimonio, nell’ambito laicale e professionale, oppure alla vita consacrata e al sacerdozio. Desidero che ci sia una grande sintonia tra il percorso verso la GMG di Panama e il cammino sinodale..Il nostro tempo non ha bisogno di ..giovani-divano..Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’annuncio dell’angelo e aver risposto il suo ..sì.. alla chiamata a diventare madre del Salvatore, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta, che è al sesto mese di gravidanza (1,36.39). Maria è giovanissima; ciò che le è stato annunciato è un dono immenso, ma comporta anche sfide molto grandi; il Signore le ha assicurato la sua presenza e il suo sostegno, ma tante cose sono ancora oscure nella sua mente e nel suo cuore. Eppure Maria non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgoglio. Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon divano dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano! (Discorso nella Veglia, Cracovia, 30 luglio 2016). Se serve una mano alla sua anziana cugina, lei non indugia e si mette subito in viaggio..È lungo il percorso per raggiungere la casa di Elisabetta: circa 150 chilometri. Ma la giovane di Nazareth, spinta dallo Spirito Santo, non conosce ostacoli. Sicuramente le giornate di cammino l’hanno aiutata a meditare sull’evento meraviglioso in cui era coinvolta. Così succede anche a noi quando ci mettiamo in pellegrinaggio: lungo la strada ci tornano alla mente i fatti della vita, e possiamo maturarne il senso e approfondire la nostra vocazione, svelata poi nell’incontro con Dio e nel servizio agli altri..Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente..L’incontro tra le due donne, la giovane e l’anziana, è colmo della presenza dello Spirito Santo, e carico di gioia e di stupore (Lc 1,40-45). Le due mamme, così come i figli che portano in grembo, quasi danzano per la felicità. Elisabetta, colpita dalla fede di Maria, esclama..Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto..(v. 45). Sì, uno dei grandi doni che la Vergine ha ricevuto è quello della fede. Credere in Dio è un dono inestimabile, ma chiede anche di essere accolto; ed Elisabetta benedice Maria per questo. Lei, a sua volta, risponde con il canto del Magnificat (Lc 1,46-55), in cui troviamo l’espressione..Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente..(v. 49).È una preghiera rivoluzionaria, quella di Maria, il canto di una giovane piena di fede, consapevole dei suoi limiti ma fiduciosa nella misericordia divina. Questa piccola donna coraggiosa rende grazie a Dio perché ha guardato la sua piccolezza e per l’opera di salvezza che ha compiuto sul popolo, sui poveri e gli umili. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria. Il suo cantico ci aiuta a capire la misericordia del Signore come motore della storia, sia di quella personale di ciascuno di noi sia dell’intera umanità. Quando Dio tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi diventano capaci di azioni veramente grandiose. Le ..grandi cose.. che l’Onnipotente ha fatto nell’esistenza di Maria ci parlano anche del nostro viaggio nella vita, che non è un vagabondare senza senso, ma un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza (Angelus, 15 agosto 2015). Mi direte..Padre, ma io sono molto limitato, sono peccatore, cosa posso fare?..Quando il Signore ci chiama, non si ferma a ciò che siamo o a ciò che abbiamo fatto. Al contrario, nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di sprigionare. Come la giovane Maria, potete far sì che la vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo. Gesù vi chiama a lasciare la vostra impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, la vostra storia e la storia di tanti (Discorso nella Veglia, Cracovia, 30 luglio 2016)..Essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato..Maria è poco più che adolescente, come molti di voi. Eppure nel Magnificat dà voce di lode al suo popolo, alla sua storia. Questo ci mostra che essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato. La nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli. Come Maria, apparteniamo a un popolo. E la storia della Chiesa ci insegna che, anche quando essa deve attraversare mari burrascosi, la mano di Dio la guida, le fa superare momenti difficili. La vera esperienza di Chiesa non è come un flashmob, in cui ci si dà appuntamento, si realizza una performance e poi ognuno va per la sua strada. La Chiesa porta in sé una lunga tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, arricchendosi al tempo stesso dell’esperienza di ogni singolo. Anche la vostra storia trova il suo posto all’interno della storia della Chiesa. Fare memoria del passato serve anche ad accogliere gli interventi inediti che Dio vuole realizzare in noi e attraverso di noi. E ci aiuta ad aprirci per essere scelti come suoi strumenti, collaboratori dei suoi progetti salvifici. Anche voi giovani potete fare grandi cose, assumervi delle grosse responsabilità, se riconoscerete l’azione misericordiosa e onnipotente di Dio nella vostra vita. Vorrei porvi alcune domande: in che modo ..salvate.. nella vostra memoria gli eventi, le esperienze della vostra vita? Come trattate i fatti e le immagini impressi nei vostri ricordi? Ad alcuni, particolarmente feriti dalle circostanze della vita, verrebbe voglia di ..resettare.. il proprio passato, di avvalersi del diritto all’oblio. Ma vorrei ricordarvi che non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro. La perla nasce da una ferita dell’ostrica! Gesù, con il suo amore, può guarire i nostri cuori, trasformando le nostre ferite in autentiche perle. Come diceva san Paolo, il Signore può manifestare la sua forza attraverso le nostre debolezze (2 Cor 12,9). I nostri ricordi però non devono restare tutti ammassati, come nella memoria di un disco rigido. E non è possibile archiviare tutto in una ..nuvola.. virtuale. Bisogna imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro. Compito arduo, ma necessario, è quello di scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza. Tanti dicono che voi giovani siete smemorati e superficiali. Non sono affatto d’accordo! Però occorre riconoscere che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la capacità di riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro. Avere un passato non è la stessa cosa che avere una storia. Nella nostra vita possiamo avere tanti ricordi, ma quanti di essi costruiscono davvero la nostra memoria? Quanti sono significativi per il nostro cuore e aiutano a dare un senso alla nostra esistenza? I volti dei giovani, nei ..social..compaiono in tante fotografie che raccontano eventi più o meno reali, ma non sappiamo quanto di tutto questo sia ..storia..esperienza che possa essere narrata, dotata di un fine e di un senso. I programmi in TV sono pieni di cosiddetti ..reality show..ma non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto. Non fatevi fuorviare da questa falsa immagine della realtà! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro!..Come rimanere connessi, seguendo l’esempio di Maria..Si dice di Maria che custodiva tutte le cose meditandole nel suo cuore (Lc 2,19.51). Questa semplice ragazza di Nazareth ci insegna con il suo esempio a conservare la memoria degli avvenimenti della vita, ma anche a metterli insieme, ricostruendo l’unità dei frammenti, che uniti possono comporre un mosaico. Come ci possiamo concretamente esercitare in questo senso? Vi do alcuni suggerimenti. Alla fine di ogni giornata ci possiamo fermare per qualche minuto a ricordare i momenti belli, le sfide, quello che è andato bene e quello che è andato storto. Così, davanti a Dio e a noi stessi, possiamo manifestare i sentimenti di gratitudine, di pentimento e di affidamento, se volete anche annotandoli in un quaderno, una specie di diario spirituale. Questo significa pregare nella vita, con la vita e sulla vita, e sicuramente vi aiuterà a percepire meglio le grandi cose che il Signore fa per ciascuno di voi. Come diceva sant’Agostino, Dio lo possiamo trovare nei vasti campi della nostra memoria (Confessioni, Libro X, 8, 12). Leggendo il Magnificat ci rendiamo conto di quanto Maria conoscesse la Parola di Dio. Ogni versetto di questo cantico ha un suo parallelo nell’Antico Testamento. La giovane madre di Gesù conosceva bene le preghiere del suo popolo. Sicuramente i suoi genitori, i suoi nonni gliele avevano insegnate. Quanto è importante la trasmissione della fede da una generazione all’altra! C’è un tesoro nascosto nelle preghiere che ci insegnano i nostri antenati, in quella spiritualità vissuta nella cultura dei semplici che noi chiamiamo pietà popolare. Maria raccoglie il patrimonio di fede del suo popolo e lo ricompone in un canto tutto suo, ma che è allo stesso tempo canto della Chiesa intera. E tutta la Chiesa lo canta con lei. Affinché anche voi giovani possiate cantare un Magnificat tutto vostro e fare della vostra vita un dono per l’intera umanità, è fondamentale ricollegarvi con la tradizione storica e la preghiera di coloro che vi hanno preceduto. Da qui l’importanza di conoscere bene la Bibbia, la Parola di Dio, di leggerla ogni giorno confrontandola con la vostra vita, leggendo gli avvenimenti quotidiani alla luce di quanto il Signore vi dice nelle Sacre Scritture. Nella preghiera e nella lettura orante della Bibbia (la cosiddetta lectio divina), Gesù riscalderà i vostri cuori, illuminerà i vostri passi, anche nei momenti bui della vostra esistenza (Lc 24,13-35). Maria ci insegna anche a vivere con un atteggiamento eucaristico, ossia a rendere grazie, a coltivare la lode, a non fissarci soltanto sui problemi e sulle difficoltà. Nella dinamica della vita, le suppliche di oggi diventeranno motivi di ringraziamento di domani. Così, la vostra partecipazione alla Santa Messa e i momenti in cui celebrerete il sacramento della Riconciliazione saranno allo stesso tempo culmine e punto di partenza: le vostre vite si rinnoveranno ogni giorno nel perdono, diventando lode perenne all’Onnipotente..Fidatevi del ricordo di Dio…la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male..(Omelia nella S. Messa della GMG, Cracovia, 31 luglio 2016)..Abbiamo visto che il Magnificat scaturisce dal cuore di Maria nel momento in cui incontra la sua anziana cugina Elisabetta. Questa, con la sua fede, il suo sguardo acuto e le sue parole, aiuta la Vergine a comprendere meglio la grandezza dell’azione di Dio in lei, della missione che le ha affidato. E voi, vi rendete conto della straordinaria fonte di ricchezza che è l’incontro tra i giovani e gli anziani? Quanta importanza date agli anziani, ai vostri nonni? Giustamente voi aspirate a ..prendere il volo..portate nel cuore tanti sogni, ma avete bisogno della saggezza e della visione degli anziani. Mentre aprite le ali al vento, è importante che scopriate le vostre radici e raccogliate il testimone dalle persone che vi hanno preceduto. Per costruire un futuro che abbia senso, bisogna conoscere gli avvenimenti passati e prendere posizione di fronte ad essi (Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 191.193). Voi giovani avete la forza, gli anziani hanno la memoria e la saggezza. Come Maria con Elisabetta, rivolgete il vostro sguardo agli anziani, ai vostri nonni. Vi diranno cose che appassioneranno la vostra mente e commuoveranno il vostro cuore..Fedeltà creativa per costruire tempi nuovi..È vero che avete pochi anni alle spalle e perciò può risultarvi difficile dare il dovuto valore alla tradizione. Tenete ben presente che questo non vuol dire essere tradizionalisti. No! Quando Maria nel Vangelo dice ..grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente..intende che quelle ..grandi cose.. non sono finite, bensì continuano a realizzarsi nel presente. Non si tratta di un passato remoto. Saper fare memoria del passato non significa essere nostalgici o rimanere attaccati a un determinato periodo della storia, ma saper riconoscere le proprie origini, per ritornare sempre all’essenziale e lanciarsi con fedeltà creativa nella costruzione di tempi nuovi. Sarebbe un guaio e non gioverebbe a nessuno coltivare una memoria paralizzante, che fa fare sempre le stesse cose nello stesso modo. È un dono del cielo poter vedere che in molti, con i vostri interrogativi, sogni e domande, vi opponete a quelli che dicono che le cose non possono essere diverse.Una società che valorizza solo il presente tende anche a svalutare tutto ciò che si eredita dal passato, come per esempio le istituzioni del matrimonio, della vita consacrata, della missione sacerdotale. Queste finiscono per essere viste come prive di significato, come forme superate. Si pensa di vivere meglio in situazioni cosiddette ..aperte.. comportandosi nella vita come in un reality show, senza scopo e senza fine. Non vi lasciate ingannare! Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro..
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