#farsi forza
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ragazzoarcano · 6 months ago
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“Forse l'errore stava tutto lì. Era l'errore che tutti gli uomini fanno da sempre. Cercare di mostrarsi forti e sprezzanti e vincitori quando forse basta avere il coraggio di chinare la testa e dire: ho paura.”
— Giorgio Faletti
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my-liminalspace · 1 year ago
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Non sono una che si accontenta ma proprio mai 👋❤️
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dallapartedegliultimi-last · 6 months ago
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E forse come sei mesi fa devo ancora rendermi conto..devo ancora metabolizzare il tutto..cerco di distrarmi in qualche modo, cerco di farmi forza e dare forza alla mia famiglia dopo l'ennesima batosta, ma non è semplice..a volte sembro distaccato, non so per quale motivo, non riesco a piangere dopo una notizia del genere..mi sento privo di tutto, di emozioni, io che ero super emotivo, super empatico..mi sento solo super incazzato col mondo. È proprio vero che il dolore ti cambia.
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immensoamore · 7 months ago
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Ti meriti il riposo.
Una notte serena, sogni da bambina, nessun rumore se non il tuo respiro, nessun rumore se non i tuoi battiti.
Ti meriti il riposo, soprattutto da te stessa, da tutte le critiche che ti muovi di continuo, da tutti i fantasmi del passato che non se ne sono andati ma vivono con te ogni giorno, a tutte le ore, anche quando non ci pensi, anche quando sei troppo stanca per accorgertene.
Ti meriti il riposo dalle persone, dalla loro voce, dalle loro pretese, dalla voglia che ciascuno ha di lamentarsi un po', di sfogarsi, di farsi ascoltare.
C'è un tempo per esserci ed uno per sparire.
E tu sparisci troppo poco.
Ti meriti il riposo dalle responsabilità, dalla necessità di sapere cosa accadrà domani, fra una settimana, fra un mese, dalla smania di programmare e controllare tutto, di organizzare, di reagire. Non puoi essere sempre pronta, non devi per forza esserlo.
Ogni tanto, non fare nulla.
Ti meriti il riposo, la solitudine, il silenzio, ti meriti un tempo in cui non ci sia niente a cui pensare. Ti pare impossibile immaginare un vuoto ma sarebbe bello, semplicemente, non sentirti sempre traboccare.
Ti meriti il riposo, gli occhi chiusi, la mente sgombra, un minuto per respirare, per ritrovarti, per riprenderti, senza impulsi esterni, senza sollecitazioni, senza contatto.
Non grandi cose, non troppo tempo, non giorni, non ore.
Momenti.
Ti meriti il riposo, almeno per un attimo.
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Lo scarno alfabeto del nostro rapporto
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Per le caratteristiche del mio lavoro io sono impegnato dal lunedì al sabato compreso. In genere, se non ci sono problemi particolari, stacco alle due e mezzo e quindi alle tre del pomeriggio sono già a casa. Lei invece ha un lavoro veramente impegnativo, che le richiede un continuo confronto coi suoi collaboratori, per risolvere i problemi e dar loro le giuste direttive. Ha sulle sue spalle - solo apparentemente fragili - le responsabilità e il peso della direttrice del punto auto-nolo di un noto marchio in aeroporto. 
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Arriva a casa alle sette di sera, quando va bene. Toglie il giaccone, bacetto sulla guancia, due chiacchiere rapidissime e poi si siede a gambe incrociate sul tappeto, apre il portatile sul tavolinetto basso, non troppo lontana da me che spignatto nell’angolo cottura. Continua con telefonate, e-mail e impegno. In genere, lei va avanti fino a che non la prelevo di forza e la faccio sedere al tavolo per mangiare. Il patto è che massimo alle otto comunque stop e basta. Non transigo. Però, siccome è una donna bellissima, spesso al solo sentirla rientrare mi prende un sacrosanto durello. La osservo, le sorrido malizioso e le consento di sbrigare le ultime e-mail.
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Subito a seguire, spengo i fornelli, le vado vicino e inizia la nostra intima danza dell’alfabeto: con le mani le faccio il segno della “T” di timeout, che tra noi vuol dire “adesso basta: ti voglio scopare, mi urge.” Se continua, dopo un ulteriore minuto le faccio il segno della “V” che significa “vieni subito a fare il tuo dovere di femmina.” Se ancora non molla il pc o non attacca il telefono, allora alzo l’indice, che sarebbe una “I” a significare che "sono infoiato” o, in altre occasioni, anche “incazzato come una biscia.”
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Lei quindi capisce. Chiude tutto, s’alza, va in camera e si dispone come sa che mi piace trovarla: nuda e a natiche ben alte sul letto. La fica deve essere aperta e già lavorabile. A volte prova ad andare in bagno, per farsi un bidet dopo una giornata di lavoro e prima di farsi leccare, ma io la blocco: il suo odore naturale intimo, i suoi sapori dopo tante ore sono la cosa che mi piace e mi eccita di più! Divarico le sue natiche, le metto un dito nel culo, la stimolo e intanto inizio appunto a lavorarla.
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Poi le lecco la fica lentamente, con impegno e concentrazione. Gliela lavoro con gusto. La aspiro e la mordicchio, trattengo le sue labbra nella mia bocca, le succhio il clitoride, che ha bello sviluppato: ci gioco. Poi mollo tutto e inghiotto i suoi succhi. Amo quel sapore. Sento che ora anche il suo ano inizia a rilassarsi e di sicuro la stimolazione la fa godere. Continuo a leccarle le labbra inferiori.
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Affondo la lingua e sento che lei preme le chiappe totalmente aperte contro il mio viso. Perché lei si apre al massimo possibile, per farsi leccare ovunque. Inizia a gemere e a eccitarsi. Finalmente. Questo di solito è il momento in cui inizia davvero il mio vero divertimento: lascio l’area fica e passo a leccarle l’ano. Che ha un gusto completamente diverso. Quanto ci gode! Però non me l’ha mai confessato. È un suo adorabile vezzo, dirmi ogni volta, immancabilmente: “no, che fai! Lo sai che non mi va, lì dietro” ma il corpo regolarmente la tradisce.
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Spudorata e bugiarda donna. Contrae l’ano e lo rilascia di continuo. Io approfitto e vi infilo la lingua dentro al massimo possibile. La assaporo rapito. Continua a pronunciare dei no formali a raffica, con una voce ormai debole, roca ed eccitante, ma intanto apre al massimo possibile le natiche, reggendole con le sue mani e infine premendo l’ano fortemente contro la mia bocca. Me lo offre senza più vergogna o scrupolo.
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Ci sto dieci minuti o anche più, troppo mi piace leccarle il culo. Quasi vengo, dal piacere di essere a contatto intimo e proibito con quel gran pezzo di fregna della mia compagna, felice di farla godere eccitandola. Sento le sue gambe che si aprono sempre un millimetro di più. A volte penso sia sovrumana, che abbia dei superpoteri. Resto lì a consumare lingua e saliva, insisto fino a che la natura in qualche modo le fa compiere un vero miracolo. Una cosa mai vista prima in nessun’altra femmina: il suo ano si schiude. Le si allarga da solo! E a quel punto lei perde ogni dignità, mi porge l’anima, mette ai miei piedi tutto il suo pudore di donna, aperto come un libro e mi sussurra, calda e rossa in viso: “inculami, presto. Ti prego.”
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A questo punto io appoggio il glande contro il suo sfintere che offre zero resistenza, anzi quasi mi risucchia e in mezzo secondo affondo tutta l’asta dentro quel corpo di pantera giovane. Lei dapprima lancia un urlo soffocato di dolore, sparando un dolce “noooo. che mi fai fare...” poi inarca la schiena ed esplode in un sonoro “siiiiii, dammelo tutto, sfondami, dòmami, cavalcami. Devo godere. Incula la tua femmina, stallone: forza, daiiii...” e per me è un vero onore, servirla.
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Capisco che essendo una manager rispettata e temuta ogni tanto senta il bisogno di essere messa in riga, scopata e gestita in modo appropriato, come ogni uomo deve saper fare con la propria metà. Perché io la amo, la desidero di continuo. Mi piace osservarla: quando si veste, quando si spoglia, quando sorride, quando è triste. Ma soprattutto quando lo prende in culo e allora diventa una cazzo di vera troia. Le afferro i lunghi capelli, la tiro verso di me e vedo di traverso che sorride, che gode nell’essere domata. Moltissimo.
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La mia puttana preferita. Addirittura... pagherei, per poterla scopare e soddisfare. A un tratto non ce la faccio più, glielo dico e sborro. Veniamo insieme. Lei si ferma, si apre tutta e mi preme il culo contro per farmi godere. Stiamo così, in silenzio per due minuti: io mi butto sul suo collo e glielo divoro, reggendole i seni con le mani e strizzandole i capezzoli gentilmente. Le piace da morire.
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La mia donna, vinta totalmente ma mia unica padrona, si lascia mangiare. È docile e morbida, adesso: completamente stordita dal piacere. Poi mi si sfila da sotto, va in bagno e subito torna. Si inginocchia ai piedi del letto e aspetta a testa bassa. Capisco che in lei ora c’è una geisha colta, servile e desiderosa di gratificare il suo uomo.
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Io la rispetto al massimo. Vado in bagno anche io, mi lavo accuratamente, prendo il latte dal frigo. Ne verso due bicchieri e torno in camera. Beviamo, ci sorridiamo e capisco che in lei è tornato un po’ di pudore, di imbarazzo; però si rimette subito in posizione geisha. Io allora mi siedo a cosce larghe sul bordo del letto. Bagno il mio uccello nel bicchiere di latte e quindi le offro il mio bacino nudo.
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La regina del mio godere inizia a slinguare il mio glande. Ci gioca, ogni tanto guardandomi e sorridendo. Dolcissima puttana: la adoro. Poi pian piano si infila tutto il cazzo in bocca e inizia la sua danza esperta. Mi fa sborrare di nuovo dentro di lei. Ha un’esperienza e un tiraggio veramente notevoli. Ci alziamo sfiniti, ci baciamo come solo due che si amano fanno: in un modo disdicevole, osceno e a lungo.
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Non stacchiamo le lingue e le labbra anche se cola la saliva. Un vero bacio d’amore. Poi, mentre finalmente le consento di lavarsi come si deve, apparecchio, metto in tavola e possiamo iniziare a parlare della giornata, di ciò che ci è accaduto. E mi piace tantissimo il vederla sollevata, presente e interessata soprattutto a noi due. Sorride. Mi viene voglia di scoparla...
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RDA
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angelap3 · 17 days ago
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Il coraggio è amare senza misura.
Senza protezioni, senza garanzie,
con tutta la carne esposta al miracolo
e al disastro.
Il coraggio è sapere che tutto passa.
E avere la forza di restare,
di aspettare, di credere
che il sole sorge, sempre,
anche se adesso è notte.
Il coraggio è piangere senza paura di sciogliersi.
È sapere che ogni lacrima sa la strada,
che il dolore che cola via
porta con sé il superfluo.
Il coraggio è ascoltare il battito più antico.
Quello che vibra nelle ossa,
nella terra sotto i piedi,
nelle stelle che guardano mute.
Il coraggio è stare zitti quando tutto chiede rumore.
È lasciare che il silenzio parli,
che le cose accadano senza riempirle di parole.
Il coraggio è saper restare piccoli.
Non voler dominare, non voler primeggiare,
ma essere un filo d’erba,
un seme dentro la terra buona.
Il coraggio è perdonarsi.
Guardarsi le mani sporche,
il cuore slabbrato,
e dire: vado bene lo stesso.
Il coraggio è farsi attraversare.
Dalla gioia, dalla paura, dall’amore.
Senza chiudere porte, senza sbarrarsi il petto.
Il coraggio è sedersi accanto al proprio dolore.
Senza fuggire, senza distrarsi,
come si sta accanto a un amico stanco.
Il coraggio è avere un corpo e starci dentro.
Con tutte le sue crepe, con tutte le sue voglie,
con la sua fame di carezze e di sole.
Il coraggio è guardare negli occhi.
Senza abbassare lo sguardo,
senza fingere di non vedere.
Il coraggio è proteggere la propria gentilezza.
Anche quando sembra un lusso,
anche quando il mondo chiede durezza.
Il coraggio è lasciare andare ciò che pesa.
Le attese che logorano, i rimpianti inchiodati,
i sogni che non ci appartengono più.
Il coraggio è fare un passo indietro.
Quando la fretta spinge, quando l’orgoglio urla,
quando il troppo ingombra e soffoca.
Il coraggio è scegliere ogni giorno.
Non lasciare che la vita accada per caso,
ma starci dentro, deciderla,
darle una direzione con il cuore in mano.
Il coraggio è non smettere di stupirsi.
Del sole che sorge sempre nuovo,
di una voce gentile tra la folla,
di una carezza che arriva quando non la chiedi.
Il coraggio è abitare il vuoto.
Non riempirlo subito, non tapparlo di rumore,
ma restarci dentro e sentirlo respirare.
Il coraggio è non accontentarsi.
Né di un amore tiepido, né di parole a metà,
né di una vita che non sa di niente.
Il coraggio è abbracciare più forte
e prendersi il buio
la paura, il dolore
di chi teniamo tra le braccia.
Il coraggio è prendersi cura.
Di una pianta, di un amore, di una parola,
di sé stessi, come di qualcosa di sacro.
- Andrew Faber
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missviolet1847 · 5 months ago
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Un anno dopo la falsa libertà dell’indifferenza | il manifesto
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Pubblicato circa 12 ore fa
Edizione del 6 ottobre 2024
# Mario Ricciardi
«La storia conosce molti periodi di tempi bui in cui lo spazio pubblico è stato oscurato e il mondo è diventato così esposto al dubbio che le persone hanno cessato di chiedere alla politica niente altro se non che presti la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà personale. "
Sono parole di Hannah Arendt, scritte nel settembre del 1959, in occasione del conferimento del premio Lessing, ma rimangono attuali ancora oggi.
Le riflessioni di Arendt erano in parte ispirate dalla sua esperienza di ebrea apolide, sfuggita alla persecuzione nazista e alla Shoah, ma non avevano un carattere esclusivamente retrospettivo, e neppure riferito soltanto allo sterminio degli ebrei. L’oscuramento dello spazio pubblico cui allude Arendt è una condizione che deriva dall’impoverimento del tessuto connettivo da cui dipende la politica nel suo senso più nobile, che non la riduce al nudo uso della forza, ma si alimenta invece nel dialogo e nel confronto tra i cittadini di una repubblica.
Nei tempi bui il conflitto sociale, che è un fattore essenziale di una democrazia sana, perde il proprio carattere positivo, di espressione della pluralità delle opinioni e della parzialità delle verità che esse esprimono, e lascia il posto a contrapposizioni identitarie, e alla fuga dalla politica di ampi settori della popolazione, che si rifugiano nel culto esclusivo dei propri interessi e della propria libertà personale, priva di alcun collegamento con l’azione collettiva.
Chi si sente minacciato – i perseguitati, gli oppressi – cerca soltanto la compagnia di chi condivide lo stesso destino, e chi si trova invece in una condizione di relativa sicurezza vive sovente come un esiliato in patria, coltivando una visione individualista della vita e degli scopi che essa si prefigge. In una situazione del genere è inevitabile che si perda la sensibilità nei confronti delle ingiustizie che colpiscono gli altri, quelli che non appartengono alla nostra cerchia, e che si finisca per accettare come un fatto la prevalenza del forte sul debole.
In gioventù Arendt aveva conosciuto questo atteggiamento di acquiescenza nel modo in cui tanti tedeschi, persone in molti casi colte e ben educate, scelsero semplicemente di ignorare «la chiacchiera intollerabilmente stupida dei nazisti». Noi lo vediamo oggi nel modo in cui molti voltano lo sguardo dall’altra parte mentre c’è chi ripropone una visione suprematista e violenta dei “valori” della società occidentale, negando l’umanità delle vittime innocenti dei bombardamenti a Gaza e in Libano.
Un anno di guerra
A un anno dal 7 ottobre questa forma di cecità morale si manifesta nel ricordare la vittime dell’attacco di Hamas solo per tentare di giustificare la reazione, sproporzionata e illegale, del governo Netanyahu, e nel disinteresse nella sorte degli ostaggi israeliani, molti dei quali sono morti o rischiano di morire come “danni collaterali” di una guerra che potrebbe estendersi a tutto il Medio Oriente a servizio di un disegno politico di pura potenza.
Chi potrebbe permettersi di coltivare l’altruismo e l’apertura verso il prossimo rinuncia a farlo, lasciando il campo aperto a una guerra in cui tutti si considerano aggrediti, nessuno è in grado di riconoscere le ragioni altrui, ma una parte può mettere in campo una forza militare di gran lunga superiore, e non si fa alcuno scrupolo di usarla in modo indiscriminato, non per colpire il nemico, ma per punire un intero popolo. All’orizzonte c’è la concreta possibilità che si compia un genocidio, perpetrato dalle vittime di ieri che hanno scelto di farsi carnefici.
Dopo un anno persino chi ha criticato in modo più convinto le scelte del governo Netanyahu corre il rischio di soccombere al senso di impotenza, alla difficoltà che si incontra nel far sentire la propria voce di dissenso superando gli ostacoli e le intimidazioni provenienti da chi è convinto che lasciare mano libera all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele soddisfi un “superiore” interesse strategico, e sia utile per puntellare una sempre più fragile egemonia.
Lasciare sole le vittime – i palestinesi, i libanesi, gli israeliani che hanno ancora il coraggio di opporsi alle scelte del proprio governo – è una tentazione ricorrente, per rifugiarsi nello spazio ristretto, ma per alcuni soddisfacente, del proprio interesse e della propria libertà. La lezione che ci trasmette Hannah Arendt e che, così facendo, ci stiamo incamminando sulla stessa strada percorsa nel secolo scorso dai tedeschi che scelsero di ignorare la «volgarità» nazista.
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ragazzoarcano · 1 year ago
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my-liminalspace · 1 year ago
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Il tempo nulla cancella mq ci spiega tante cose...
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anima-complicata-80 · 2 months ago
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“Scrivere..farsi forza da sola cn tutta L anima che hai..ma dentro nn avere la voglia di credere più a niente…..” 🥹🥹🥹
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lamargi · 1 year ago
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La sera che avevo deciso di sedurre mio nipote ho scelto una mise provocante, con appena un velo di chiffon a coprirmi il seno.
Come dite? Una nonna non seduce suo nipote, non così deliberatamente almeno?
Una brava nonnina per il nipote prepara buone cose da mangiare e gli dà di nascosto qualche soldo per i suoi capricci….
Ma io non sono una brava nonnina. Sono una donna libera, sono titolare di una azienda di consulenza importante, viaggio, e quando mi sento sola la sera trovo spesso un maschio da portarmi a letto. E nonostante l’eta non ho mai dovuto pagare nessun giovanotto…..
Mio nipote non lo vedevo da tempo.
“Gli farebbe tanto piacere lavorare con te, ha sempre ammirato il tuo lavoro, ha studiato tanto, lui si vergognava a chiederti di fargli fare uno stage da te, sono stata io a insistere….” Così mia figlia mi ha convinta. Loro vivono in un’altra città e io, tra lavoro e distanza, da tanto non lo vedevo. Quando si è presentato ho visto subito che non era più un adolescente brufoloso, ma si era fatto un bel ragazzo, anche se così diverso sia da me che da sua madre: incerto, insicuro, timido.
Ha cominciato a spiegarmi i suoi studi, le sue motivazioni, ma l’ho fermato e gli ho detto che lo avrei portato a cena fuori. Ho capito che non aveva previsto di fermarsi a dormire e che non aveva bagaglio con sé. Gli ho sorriso dicendogli che naturalmente sarebbe venuto a dormire …da me.
Eccoci qui, al ristorante, lui parla tanto, io lo ascolto poco. Credo che parli anche per nascondere un certo turbamento. Il suo sguardo cerca di vagare, ma torna sempre a fissarsi sul mio seno. È così teso, che sobbalza sempre quando sotto il tavolo lo tocco con le ginocchia o con il piede.
La cameriera che ci serve, che mi conosce e mi ha visto in questo locale con altre prede, alza il sopracciglio quando lo sente chiamarmi “nonna”. Ma ci scambiamo lo stesso uno sguardo d’intesa. Forse pensa a un gioco erotico, forse non crede davvero che il ragazzo a cui prendo la mano sopra il tavolo e a cui sensualmente dico che è ora di andare a letto, sia veramente mio nipote.
È a casa che l’imbarazzo di mio nipote raggiunge il culmine. Lo faccio sedere sul divano, lo faccio bere, cosa a cui si vede non è abituato. Mi seggo vicino a lui, lo accarezzo, non come farebbe una nonna amorevole, ma come fa una donna che vuole sedurre. Gli sussurro di non preoccuparsi, quando si scusa di non avere un pigiama con se.
E mentre guido la sua mano sulle mie gambe, per fargli sentire quanto ancora siano toniche le cosce di sua nonna, gli spiego che gli stagisti della mia azienda tra le loro prestazioni hanno quella di dormire con la padrona. E farsi scopare.
Il suo “nonna che dici” è interrotto dalla mia lingua che entra a forza nella sua bocca.
“Ho deciso, ti prendo”, gli sussurro all’orecchio, mentre lo prendo per mano e lo tiro su in piedi. “Ma …ma…” balbetta mentre me lo tiro dietro verso la camera da letto.
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romyy999 · 3 days ago
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E chi l'ha detto che essere forti e coraggiosi significhi per forza lottare sempre, anche quando non se ne ha la forza.
A volte essere forti e coraggiosi significa anche starsene lì, a terra, nel buio delle proprie tenebre,
farsi travolgere da loro per poterle poi vivere ed affrontare, uscendone quando si sente che è il momento di farlo.
- romyy999
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vividiste · 10 days ago
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Ci affanniamo spesso a spiegare, a chiarire, a farci capire.
Crediamo che con le parole giuste, con la pazienza, con l’insistenza, riusciremo a sciogliere incomprensioni, a far vedere agli altri quello che per noi è così evidente.
Ma la verità è che non sempre è possibile.
La "leggerezza", allora, diviene la nostra grande saggezza: sapere quando parlare e quando tacere, quando insistere e quando lasciare andare.
La leggerezza non è disinteresse, né resa.
È la libertà di non farsi risucchiare dalla frustrazione, di non caricare sulle spalle pesi che non ci appartengono.
È la forza di guardare avanti senza rancore, con la mente sgombra e il cuore più leggero.
Perché alla fine, il vero coraggio non è trattenere, ma lasciare andare ciò che non ci porta più da nessuna parte.
Angelo Roberto Giovannetti, da "La leggerezza che libera"
Arte di Joanna'Ursa' Sztyrak - Malarstwo, da Ciemna Strona Sztuki
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fatticurare · 6 months ago
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⚠️ APPASSIONAMENTE AL SEGUITO DEI LANZICHENECCHI DELLA NATO❗️
Una giornalista e un cameraman della RAI si sono "cameratescamente" uniti ai lanzichenecchi della NATO, impegnati a occupare un pezzettino di Russia.
I due italiani hanno in tal modo condiviso, "anche per noi", l'adrenalina di Coca-Zelensky, che, a forza di "farsi" il naso di "strisce" neurotrope, crede d'essere divenuto la quinta essenza dei grandi nemici di Mosca: Napoleone e Hitler!
Esulta la Roma delle Logge brecciaiole di Porta Pia.
Tutto infatti procede secondo il programma di Washington: l'Italia è in ginocchio ma dona all'Ucraina miliardi di euro, missili, carri armati, assistenza militare e, infine, copertura mediale con i suoi "Cinegiornali" stile Ventennio.
Ma non tutto è ancora controllato dai "brecciaioli" dell'Urbe!
Roma, la vera Roma, non è infatti ancora morta!
A piegare il corrotto regime ucraino e il Deep State della NATO ci penserà il Presidente Putin!
A noi italiani spetta il compito più arduo (e più importante): liberare Roma, liberare la Sede di Pietro, liberate la Città e l'intera Italia!
E non saranno gli scribi e gli scrivani del "Tempio" (1) a impedircelo!
Nota
1) Il Tempio è quello di Gerusalemne, distrutto dalle Legioni di Tito ma ancora rappresentato dal "Sinedrio" mobile.
Il Tempio inoltre è, per estensione, quello delle Logge e di ogni potere golemizzato.
Il Barone Rosso
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abr · 2 months ago
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Le opposizioni non hanno potuto che fare i complimenti al governo (per la gestione di successo del caso Sala, ndr), ma internamente un brivido di freddo terrore ha pervaso chi si augurava e si augura di poter scalzare la Meloni. Sarebbero in grado di fare come lei?
Senza la visita a Mar-a-Lago, senza uno spregiudicato utilizzo delle buone relazioni con l’amministrazione Biden, senza bypassare i poteri formali dei singoli servizi segreti interni (provocando le dimissioni del vertice, vittima collaterale poco rimpianta, in altri tempi sarebbe stato un terremoto, ndr), molto probabilmente Cecilia Sala sarebbe ancora imprigionata in Iran.
Non sarà più sufficiente, alle opposizioni, invocare l’origine del consenso dell’attuale maggioranza (i "Deplorabili", i "fascisti") per dimostrarne l’inadeguatezza. Sarà più che mai necessario mostrarsi più che adeguati e capaci rispetto alla prova che la Meloni ha dato di sé. (L)a politica italiana oggi, finalmente, si riscopre (...) matura e spregiudicata, uscendo da un’immaturità autoreferenziale della quale l’attuale contesto geopolitico (non avrebbe alcuna pietà).
P.Torricella via https://www.ilsussidiario.net/news/cecilia-sala-libera-meloni-e-governo-la-svolta-necessaria-per-rimediare-allerrore-del-dis/2788524/
In sintesi: siamo in un'era caratterizzata non più da una comune volontà di trovare equilibri e rispetto reciproco, ma da meri rapporti di forza a tutti i livelli, dagli stati alle piazze ai quartieri, in cui ci si può difendere solo avendo la fredda determinazione di farsi rispettare "alla israeliana" e/o di avere sufficienti monete da scambiare. Coi nemici e anche con gli amici. Gli americani infatti hanno usato i nostri servizi per bloccare un soggetto pericoloso e gli iraniani ci hanno ripagato bloccando, senza alcun motivo appena giustificabile, una persona esposta da utilizzare come pedina di scambio.
In questa situazione l’unica soluzione era agire non in modo velleitario unilaterale "alla Sigonella", se no le si incassa doppie ma sfruttando le leve a disposizione, senza perdersi in chiacchiere, in modo intelligente e deciso. Così dovremmo fare in futuro, per avere un ruolo che ci consenta di essere proattivi nella gestione degli affari internazionali.
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sciamaria · 1 year ago
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E' bellissima la sensazione di libertà che si prova quando smetti di correre dietro a chi non ti cerca.
E non lo fai con amarezza, non lo fai con rabbia.
Lo fai perchè hai compreso che affannarsi troppo per farsi riconoscere da qualcuno, non è mai una scelta felice.
Comprendi che i rapporti e le cose vere e giuste non scappano,
ma hanno la forza di esistere da soli...
Ti vengono incontro.
Patrizia Perotti
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