#farsi forza
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“Forse l'errore stava tutto lì. Era l'errore che tutti gli uomini fanno da sempre. Cercare di mostrarsi forti e sprezzanti e vincitori quando forse basta avere il coraggio di chinare la testa e dire: ho paura.”
— Giorgio Faletti
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Non continuare a stressarti per una persona che non ha neanche notato quanto male ti ha fatto.
Ricomincia da capo, torna come nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
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Non sono una che si accontenta ma proprio mai 👋❤️
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Consolarsi da soli durante un crollo emotivo accarezzandosi il capo mentre scendono le lacrime e parlandosi come due persone dandosi forza da soli, dicendosi ciò che vorresti ti dicessero, è un altro tipo di dolore.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#crollo emotivo#crollo#sono crollata#di nuovo#anche oggi#nervosismo#rabbia#tristezza#rabbia interiore#dolore#lacrime#piangere#consolarsi#farsi forza#rialzarsi in piedi dopo l'ennesima caduta#occhi tristi#tremare#pensieri#pensieri bui#sfogo personale#post sfogo#solitudine#da sola
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E forse come sei mesi fa devo ancora rendermi conto..devo ancora metabolizzare il tutto..cerco di distrarmi in qualche modo, cerco di farmi forza e dare forza alla mia famiglia dopo l'ennesima batosta, ma non è semplice..a volte sembro distaccato, non so per quale motivo, non riesco a piangere dopo una notizia del genere..mi sento privo di tutto, di emozioni, io che ero super emotivo, super empatico..mi sento solo super incazzato col mondo. È proprio vero che il dolore ti cambia.
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Ce la faccio, io ce la faccio sempre. Non c’è bisogno di combattere sempre con te stessa, Antonella, mi dice chi mi conosce bene. Invece c’è bisogno. Io funziono per combattimenti. Per battaglie pro o contro di me).
Antonella Lattanzi, Cose che non si raccontano
#antonella lattanzi#cose che non si raccontano#battaglia#vita#forza#oltre il limite#depressione#autolesionismo#farsi male#male#triste#tristezza
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Non ci credo che non esista una ragazza come la voglio io. Non ci credo che non esista una ragazza che, semplicemente, voglia completamente sottomettersi a me.
Non ci credo che non esista una creatura, forgiata dagli stessi sogni che accarezzano le mie notti, che attenda, con trepidazione e dolce abbandono, di perdersi tra le mie braccia. Non posso accettare che non esista un'anima che, con un sospiro, sia pronta a donarsi senza riserve, a farsi plasmare dal mio desiderio, a divenire specchio dei miei pensieri, riflesso della mia volontà.
Non riesco a immaginare un mondo privo di quella bellezza rara, disposta a piegarsi, a offrirsi come terra fertile per il seme della mia passione. Cerco colei che non tema di cedere alla forza magnetica del mio sguardo, che con sussurri ardenti invochi la dolce catena di un legame che supera ogni comprensione.
No, non posso credere che il destino non abbia disegnato un sentiero che conduca a quella fanciulla dallo spirito selvaggio, eppure docile, pronta a riversare su di me la pienezza del suo essere, in un'estasi di appartenenza totale. Lei, che sarà l'incarnazione del mio desiderio più profondo, la risposta a quell'inquietudine che solo la resa più completa e assoluta può placare.
Voglio credere che esista, nascosta tra le ombre del tempo, pronta a emergere come un'eco lontana che si fa presente, una melodia segreta che solo io posso udire. Lei, che sarà mia, senza remore, senza esitazioni, in un connubio di corpi e anime che si fondono in un unico respiro, un unico battito, un unico destino.
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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Ti meriti il riposo.
Una notte serena, sogni da bambina, nessun rumore se non il tuo respiro, nessun rumore se non i tuoi battiti.
Ti meriti il riposo, soprattutto da te stessa, da tutte le critiche che ti muovi di continuo, da tutti i fantasmi del passato che non se ne sono andati ma vivono con te ogni giorno, a tutte le ore, anche quando non ci pensi, anche quando sei troppo stanca per accorgertene.
Ti meriti il riposo dalle persone, dalla loro voce, dalle loro pretese, dalla voglia che ciascuno ha di lamentarsi un po', di sfogarsi, di farsi ascoltare.
C'è un tempo per esserci ed uno per sparire.
E tu sparisci troppo poco.
Ti meriti il riposo dalle responsabilità, dalla necessità di sapere cosa accadrà domani, fra una settimana, fra un mese, dalla smania di programmare e controllare tutto, di organizzare, di reagire. Non puoi essere sempre pronta, non devi per forza esserlo.
Ogni tanto, non fare nulla.
Ti meriti il riposo, la solitudine, il silenzio, ti meriti un tempo in cui non ci sia niente a cui pensare. Ti pare impossibile immaginare un vuoto ma sarebbe bello, semplicemente, non sentirti sempre traboccare.
Ti meriti il riposo, gli occhi chiusi, la mente sgombra, un minuto per respirare, per ritrovarti, per riprenderti, senza impulsi esterni, senza sollecitazioni, senza contatto.
Non grandi cose, non troppo tempo, non giorni, non ore.
Momenti.
Ti meriti il riposo, almeno per un attimo.
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La sera che avevo deciso di sedurre mio nipote ho scelto una mise provocante, con appena un velo di chiffon a coprirmi il seno.
Come dite? Una nonna non seduce suo nipote, non così deliberatamente almeno?
Una brava nonnina per il nipote prepara buone cose da mangiare e gli dà di nascosto qualche soldo per i suoi capricci….
Ma io non sono una brava nonnina. Sono una donna libera, sono titolare di una azienda di consulenza importante, viaggio, e quando mi sento sola la sera trovo spesso un maschio da portarmi a letto. E nonostante l’eta non ho mai dovuto pagare nessun giovanotto…..
Mio nipote non lo vedevo da tempo.
“Gli farebbe tanto piacere lavorare con te, ha sempre ammirato il tuo lavoro, ha studiato tanto, lui si vergognava a chiederti di fargli fare uno stage da te, sono stata io a insistere….” Così mia figlia mi ha convinta. Loro vivono in un’altra città e io, tra lavoro e distanza, da tanto non lo vedevo. Quando si è presentato ho visto subito che non era più un adolescente brufoloso, ma si era fatto un bel ragazzo, anche se così diverso sia da me che da sua madre: incerto, insicuro, timido.
Ha cominciato a spiegarmi i suoi studi, le sue motivazioni, ma l’ho fermato e gli ho detto che lo avrei portato a cena fuori. Ho capito che non aveva previsto di fermarsi a dormire e che non aveva bagaglio con sé. Gli ho sorriso dicendogli che naturalmente sarebbe venuto a dormire …da me.
Eccoci qui, al ristorante, lui parla tanto, io lo ascolto poco. Credo che parli anche per nascondere un certo turbamento. Il suo sguardo cerca di vagare, ma torna sempre a fissarsi sul mio seno. È così teso, che sobbalza sempre quando sotto il tavolo lo tocco con le ginocchia o con il piede.
La cameriera che ci serve, che mi conosce e mi ha visto in questo locale con altre prede, alza il sopracciglio quando lo sente chiamarmi “nonna”. Ma ci scambiamo lo stesso uno sguardo d’intesa. Forse pensa a un gioco erotico, forse non crede davvero che il ragazzo a cui prendo la mano sopra il tavolo e a cui sensualmente dico che è ora di andare a letto, sia veramente mio nipote.
È a casa che l’imbarazzo di mio nipote raggiunge il culmine. Lo faccio sedere sul divano, lo faccio bere, cosa a cui si vede non è abituato. Mi seggo vicino a lui, lo accarezzo, non come farebbe una nonna amorevole, ma come fa una donna che vuole sedurre. Gli sussurro di non preoccuparsi, quando si scusa di non avere un pigiama con se.
E mentre guido la sua mano sulle mie gambe, per fargli sentire quanto ancora siano toniche le cosce di sua nonna, gli spiego che gli stagisti della mia azienda tra le loro prestazioni hanno quella di dormire con la padrona. E farsi scopare.
Il suo “nonna che dici” è interrotto dalla mia lingua che entra a forza nella sua bocca.
“Ho deciso, ti prendo”, gli sussurro all’orecchio, mentre lo prendo per mano e lo tiro su in piedi. “Ma …ma…” balbetta mentre me lo tiro dietro verso la camera da letto.
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⚠️ APPASSIONAMENTE AL SEGUITO DEI LANZICHENECCHI DELLA NATO❗️
Una giornalista e un cameraman della RAI si sono "cameratescamente" uniti ai lanzichenecchi della NATO, impegnati a occupare un pezzettino di Russia.
I due italiani hanno in tal modo condiviso, "anche per noi", l'adrenalina di Coca-Zelensky, che, a forza di "farsi" il naso di "strisce" neurotrope, crede d'essere divenuto la quinta essenza dei grandi nemici di Mosca: Napoleone e Hitler!
Esulta la Roma delle Logge brecciaiole di Porta Pia.
Tutto infatti procede secondo il programma di Washington: l'Italia è in ginocchio ma dona all'Ucraina miliardi di euro, missili, carri armati, assistenza militare e, infine, copertura mediale con i suoi "Cinegiornali" stile Ventennio.
Ma non tutto è ancora controllato dai "brecciaioli" dell'Urbe!
Roma, la vera Roma, non è infatti ancora morta!
A piegare il corrotto regime ucraino e il Deep State della NATO ci penserà il Presidente Putin!
A noi italiani spetta il compito più arduo (e più importante): liberare Roma, liberare la Sede di Pietro, liberate la Città e l'intera Italia!
E non saranno gli scribi e gli scrivani del "Tempio" (1) a impedircelo!
Nota
1) Il Tempio è quello di Gerusalemne, distrutto dalle Legioni di Tito ma ancora rappresentato dal "Sinedrio" mobile.
Il Tempio inoltre è, per estensione, quello delle Logge e di ogni potere golemizzato.
Il Barone Rosso
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Un anno dopo la falsa libertà dell’indifferenza | il manifesto
Pubblicato circa 12 ore fa
Edizione del 6 ottobre 2024
# Mario Ricciardi
«La storia conosce molti periodi di tempi bui in cui lo spazio pubblico è stato oscurato e il mondo è diventato così esposto al dubbio che le persone hanno cessato di chiedere alla politica niente altro se non che presti la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà personale. "
Sono parole di Hannah Arendt, scritte nel settembre del 1959, in occasione del conferimento del premio Lessing, ma rimangono attuali ancora oggi.
Le riflessioni di Arendt erano in parte ispirate dalla sua esperienza di ebrea apolide, sfuggita alla persecuzione nazista e alla Shoah, ma non avevano un carattere esclusivamente retrospettivo, e neppure riferito soltanto allo sterminio degli ebrei. L’oscuramento dello spazio pubblico cui allude Arendt è una condizione che deriva dall’impoverimento del tessuto connettivo da cui dipende la politica nel suo senso più nobile, che non la riduce al nudo uso della forza, ma si alimenta invece nel dialogo e nel confronto tra i cittadini di una repubblica.
Nei tempi bui il conflitto sociale, che è un fattore essenziale di una democrazia sana, perde il proprio carattere positivo, di espressione della pluralità delle opinioni e della parzialità delle verità che esse esprimono, e lascia il posto a contrapposizioni identitarie, e alla fuga dalla politica di ampi settori della popolazione, che si rifugiano nel culto esclusivo dei propri interessi e della propria libertà personale, priva di alcun collegamento con l’azione collettiva.
Chi si sente minacciato – i perseguitati, gli oppressi – cerca soltanto la compagnia di chi condivide lo stesso destino, e chi si trova invece in una condizione di relativa sicurezza vive sovente come un esiliato in patria, coltivando una visione individualista della vita e degli scopi che essa si prefigge. In una situazione del genere è inevitabile che si perda la sensibilità nei confronti delle ingiustizie che colpiscono gli altri, quelli che non appartengono alla nostra cerchia, e che si finisca per accettare come un fatto la prevalenza del forte sul debole.
In gioventù Arendt aveva conosciuto questo atteggiamento di acquiescenza nel modo in cui tanti tedeschi, persone in molti casi colte e ben educate, scelsero semplicemente di ignorare «la chiacchiera intollerabilmente stupida dei nazisti». Noi lo vediamo oggi nel modo in cui molti voltano lo sguardo dall’altra parte mentre c’è chi ripropone una visione suprematista e violenta dei “valori” della società occidentale, negando l’umanità delle vittime innocenti dei bombardamenti a Gaza e in Libano.
Un anno di guerra
A un anno dal 7 ottobre questa forma di cecità morale si manifesta nel ricordare la vittime dell’attacco di Hamas solo per tentare di giustificare la reazione, sproporzionata e illegale, del governo Netanyahu, e nel disinteresse nella sorte degli ostaggi israeliani, molti dei quali sono morti o rischiano di morire come “danni collaterali” di una guerra che potrebbe estendersi a tutto il Medio Oriente a servizio di un disegno politico di pura potenza.
Chi potrebbe permettersi di coltivare l’altruismo e l’apertura verso il prossimo rinuncia a farlo, lasciando il campo aperto a una guerra in cui tutti si considerano aggrediti, nessuno è in grado di riconoscere le ragioni altrui, ma una parte può mettere in campo una forza militare di gran lunga superiore, e non si fa alcuno scrupolo di usarla in modo indiscriminato, non per colpire il nemico, ma per punire un intero popolo. All’orizzonte c’è la concreta possibilità che si compia un genocidio, perpetrato dalle vittime di ieri che hanno scelto di farsi carnefici.
Dopo un anno persino chi ha criticato in modo più convinto le scelte del governo Netanyahu corre il rischio di soccombere al senso di impotenza, alla difficoltà che si incontra nel far sentire la propria voce di dissenso superando gli ostacoli e le intimidazioni provenienti da chi è convinto che lasciare mano libera all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele soddisfi un “superiore” interesse strategico, e sia utile per puntellare una sempre più fragile egemonia.
Lasciare sole le vittime – i palestinesi, i libanesi, gli israeliani che hanno ancora il coraggio di opporsi alle scelte del proprio governo – è una tentazione ricorrente, per rifugiarsi nello spazio ristretto, ma per alcuni soddisfacente, del proprio interesse e della propria libertà. La lezione che ci trasmette Hannah Arendt e che, così facendo, ci stiamo incamminando sulla stessa strada percorsa nel secolo scorso dai tedeschi che scelsero di ignorare la «volgarità» nazista.
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Il tempo nulla cancella mq ci spiega tante cose...
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E' bellissima la sensazione di libertà che si prova quando smetti di correre dietro a chi non ti cerca.
E non lo fai con amarezza, non lo fai con rabbia.
Lo fai perchè hai compreso che affannarsi troppo per farsi riconoscere da qualcuno, non è mai una scelta felice.
Comprendi che i rapporti e le cose vere e giuste non scappano,
ma hanno la forza di esistere da soli...
Ti vengono incontro.
Patrizia Perotti
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L’anno scorso in classe di mio figlio ė arrivato un nuovo ragazzo,che era stato bocciato a causa delle numerose assenze. Lui non ha mai detto quale fosse il motivo di queste assenze. I maschi della classe,che sono solo 5, lo hanno accolto subito nel loro gruppo e usciva sempre con loro al di fuori della scuola. L’anno scorso non ha avuto problemi ed è stato promosso. Quest’anno da febbraio in poi ha ricominciato ad assentarsi e il suo profitto era insufficiente in tutte le materie. Nonostante l’intervento degli insegnanti per cercare di aiutarlo,lui non ha reagito e non usciva più neanche coi ragazzi. Alla fine è saltato fuori che soffre di depressione. Il mese scorso si è ritirato da scuola e ha perso un altro anno. Mi dispiace tanto per questo ragazzo che già così giovane lotta con una malattia che rischia di compromettergli il futuro e la vita. Perché la depressione è una malattia invalidante tanto quanto quelle fisiche,con risvolti pericolosi. Io spero che lui ce la faccia a uscirne o quantomeno a non farsi sopraffare. Oggi sul gruppo whatsapp dei genitori sua mamma ha fatto gli auguri ai nostri ragazzi per le prove di maturità di questi giorni. Mi auguro che l’anno prossimo anche lui possa raggiungere questo traguardo. Forza Simone
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Sono quel tipo di ragazza che, trovandosi davanti a uno scaffale pieno di libri, non può fare a meno di perdersi tra le pagine: da lontano mi chiama la poesia, la bellezza, il fascino delle cose d’altri tempi. Amante di film e serie tv, vivo costantemente con la musica nelle orecchie così da potermi isolare più facilmente dall'inquinamento, dal rumore del mondo. La mia passione più grande è la fotografia: mi piace catturare gli attimi perché la vita è così fatua. Eterna sognatrice sentimentalista che, nonostante le continue delusioni, non riesce a smettere di farsi aspettative sulla vita e sulle persone. Perché sotto questa scorza c'è sempre stata un'anima tormentata, malinconica, triste ed incompresa che ha sofferto tanto e non ha ancora mai vissuto veramente e che spera, un giorno, di trovare la sua dimensione e un po' di vaga felicità.
Sono quel tipo di persona che si preoccupa sempre per gli altri ancora prima che per me stessa. Faccio tante piccole cose positive che non vengono notate e valorizzate, sono sempre disponibile per tutti ma nessuno si accorge se sono triste o si chiede se sono arrabbiata per qualcosa. È più facile giudicare e criticare che cercare di comprendere. Sono, in pratica, quel tipo di persona che continua a stupirsi del comportamento delle persone, come se le delusioni non le avessero ancora insegnato abbastanza… e forse è proprio questo il mio più grande difetto, o la mia più grande forza: credere ancora che il mondo possa essere gentile, che le persone possano andare oltre le apparenze, che prima o poi qualcuno si fermerà a chiedermi come sto veramente. E, mentre aspetto, continuo a dare, nonostante tutto, anche se spesso mi sento invisibile. Ma questa è la mia indole.
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