#eternamente in lotta contro la forza bruta del dolore
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“Forse se il nostro lettore, Giacomo, stanotte spegnesse tutte le luci e guardasse il cielo in silenzio, saprebbe che la bellezza e la gratitudine ci salvano dallo smarrimento dovuto alla nostra carenza di destino e destinazione.
Forse se in quel buio luminoso avesse accanto o nel cuore qualcuno, ne scorgerebbe meglio la seducente fragilità, un infinito ferito che chiede cura e riparazione, e capirebbe di essere “poeta”, cioè chiamato a fare qualcosa di bello al mondo, costi quel che costi.
Forse allora saprebbe che solo uno è il metodo della faticosa ed entusiasmante arte di dare compimento a se stessi e alle cose fragili, per salvarle dalla morte: l’amore.
Questo è il segreto per rinascere.
Questa è l’arte di essere fragili.”
L’arte di essere fragili, Alessandro D’Avenia
Sgretolarsi
Lo sfondo nero. Il buio che avanza. La forza bruta del dolore.Una lotta interminabile. La sensazione di giacere sul fondo. La disgregazione del corpo. La frantumazione del cuore. L’io decomposto. Il dissolversi. La raccolta dei pezzi. I minutissimi frammenti da ricomporre.
- «È rischioso cedere spazio alle tenebre, è troppo pericoloso farle avanzare.»
Sono nella mia fredda stanza. È completamente buio. Le mie pareti sono annerite e le mie finestre sono chiuse. Mi guardo intorno, scuoto la testa, una nuova occhiata verso il vuoto, sbuffo, scrollo la testa di nuovo: il mio sguardo è vasto e penetrante. Mi sento piccola come una bambina spaventata dall'uomo nero. Le immagini tornano nella memoria con le stesse sfumature cromatiche, sono tratteggiate dai colori scuri ma è il nero a predominare. I pensieri camminano nella mia mente liberi e rapidi. Passeggiano su e giù indisturbati. Non si uniformano al comune sentire e io non riesco a padroneggiarli. Vagano per luoghi selvaggi e aridi deserti in un vortice. Si ripresentano, martellandomi con il loro ritornello fastidioso. Non riesco a trascurarli ma mi rimangono intrappolati dentro, sigillati nel silenzio. Sono intessuti di parole che non trovano espressione. Così mi ritrovo a tacere, a inghiottire come sempre il dolore. Il tempo dei pensieri regola le mie notti e rovescia brutalmente il mio sentire. Di notte, il mondo che mi circonda mi sembra irreale e lontano e la mia vita sospesa e nebulosa. Sono chiusa e isolata nel recinto della cupa realtà, in trappola. L’oscurità si fa sempre più profonda e diventa sempre più difficile uscirne. Ogni volta che si ripresenta, vacillo. Sono un giocattolo, una preda della forza titanica con cui il dolore si abbatte su di me nelle sue ondulazioni. Il nero affiora sempre più dallo sfondo quasi sotto l’impulso di una irrefrenabile coazione a ripetere: è una cortina spessa, un nero che mi incute paura, un nero che stordisce, è un nero che mi paralizza, un nero che è fonte di struggimento. È un accoppiamento mostruoso quello dell’oscurità della notte con il riaffiorare del dolore che mi sequestra implacabilmente.
- «Respira profondamente, chiudi gli occhi, scivola calma sotto le coperte e prova a spegnere la mente», mi suggerisce.
«La coperta è troppo corta. Le paure mi abitano e trovano spazio qui», sussurro.
- «Devi coprirti di sicurezza», dice in tono baritonale.
Ultimamente, dormo poco e male. La notte è beffarda, le ore scorrono lente, ogni mio respiro è triste. Mi sveglio con un balzo dopo poche ore, mi agito, tento di ignorare il rimbombo dei battiti del mio cuore, mi rigiro sotto le coperte: gli incubi squarciano la mia quiete. Tremo per la paura e per il freddo che si impadroniscono di me. Provo a dormire rannicchiata in un angolo per sentirmi più al sicuro da sola, mi avvolgo nel piumone ma non riesco a chiudere occhio, non riesco a dormire quasi per nulla. Sono una lottatrice indomita. Provo a sfoderare tutta la mia forza per far fronte alla prova ma, puntualmente, tutti i miei tentativi di resistenza scivolano nell'inconcludenza e io mi ritrovo stremata. Mi risveglio e mi sento costantemente in trappola; ogni volta che riesco a rilassarmi, c’è qualcosa che mi sveglia di nuovo, mi fa sobbalzare e mi porta a guardare ogni ombra con gli occhi sbarrati. Resto a fissare il buio perplessa con gli occhi spalancati, una morsa allo stomaco e il cuore in gola. Poi, balzo in piedi. Deglutisco nervosa. Sembra che stia riuscendo a sconfiggermi, mi tiene in pugno.
- «Cerca un rifugio sicuro contro il dolore che ti atterrisce. Sii forte, contieni l’urto, non perdere il controllo del tuo mondo.»
«Non ho un valido rifugio dove rintanarmi, non c’è un’oasi di senso in questo vuoto deserto. Sono spenta e rotta. Sono precipitata in una solitudine dolorosa», rispondo.
- «Devi abitare la luce ma anche le ombre. Ascolta l’inquietudine del tuo cuore ma non lasciarti dominare dalla paura, non dare il comando al dolore.Supera gli snodi dolorosi senza perderti nel buio. Poi, penserai a come riparare le ferite e ricomporre i frammenti.»
Il giorno ha, invece, su di me un effetto rassicurante: è una copertura liberatoria, un’evasione dal dolore raggelante perché porta con sé la promessa di un cambiamento e la speranza. Mi concede il tempo di ricomporre disordinatamente i frammenti e indossarli, la cortina diventa leggera e facile da attraversare e io sembro uscire magicamente da un incubo, liberandomi dalla paura che mi teneva prigioniera fino a poco prima. Ritrovo il mio istinto di sopravvivenza e sospiro per il sollievo che la luce porta con sé.
“Come fare a sperare ancora e ancora quando restano solo le macerie di tutto ciò che avevo immaginato?”
- «Sei andata in pezzi ma, nonostante le crepe, puoi riacquistare la tua solidità.»
Cerco sempre di non attirare l’attenzione su di me ma non posso andare avanti così. Questo pensiero incendia i miei occhi inquieti. Non so davvero cosa mi prende ma, negli ultimi giorni, mi sento più irrequieta di prima. Ho paura di perdere definitivamente il controllo sul dolore che mi opprime e mi stanca. Giro la testa e divento silenziosa.
- «So che sei frustrata dal caos delle forze contrastanti che cercano di tenerti separata. Non cedere al panico. Anche se adesso non rimangono che pezzi sparsi di te, ti ricomporrai. Dietro la tua fragilità, si nasconde una grande forza.»
Sono figlia di un’erosione, di una frattura, di una frana distruttrice che mi ha investito in pieno e non mi ha lasciato scampo. Il dolore mi ha sgretolata, infiltrandosi dentro me, logorandomi dall'interno.
- «Ricorda a te stessa le volte che ti sei rialzata. Puoi farlo ancora.»
«Sono estremamente fragile e tentennante nel mio dolore.»
“L'arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti.”
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