#esami medici
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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Questa foto spiega in maniera decisiva perché la vicenda Carini-Khelif è una pagliacciata politica, mi permetto di dire tipicamente italiana. Per chi non conoscesse la vicenda, la pugile italiana Angela Carini si ritira dopo 46' dall'inizio del match con Imane Khelif, algerina. Motivo: ha ricevuto colpi fortissimi. Khelif, che ha già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, è stata squalificata ai precedenti Mondiali di Boxe dalla Federazione Internazionale per esami medici non meglio specificati, si ipotizza per un tasso di testosterone superiore, caratteristica che in maniera naturale può variare anche in maniera sensibile tra le donne. Il Cio ha rigettato la squalifica e ha permesso all'atleta algerina di partecipare al torneo olimpico parigino.
E qui arriviamo alla foto: Khelif e Carini sono idonee entrambi per la categoria in cui competono. Se Carini ha deciso di abbandonare, scelta legittima nello sport, è perché non si è sentita in grado di affrontare un'atleta idonea alla sua categoria di appartenenza.
I due in foto sono Victor Wembanyama, centro della Francia di basket, stella dei San Antonio Spurs in NBA, alto 2,24 cm; al suo fianco Yuki Kawamura, playmaker del Giappone, alto 1,76 cm. I giapponesi non hanno certo abbandonato il Parquet per una così marcata differenza fisica, anzi con una prova superlativa di tecnica e passione hanno portato la partita con la Francia, tra le favorite del torneo, ai supplementari perdendo solo di 4 punti. E tra l'altro Kawamura siglerà 29 punti contro i 18 di Wembanyama.
Chissà cosa avrà detto il premier giapponese dei 50 cm di differenza in campo. E aspetto con quasi impazienza di sapere dove verrà candidata da Fratelli d'Italia Angela Carini alle prossime elezioni.
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bulimofobia o distopie immaginarie
Immaginiamo di coniare il neologismo bulimofobia. Bulimofobia, detestare la bulimia e bulimofilia , vorrebbe dire amare, e molto chi vomita.
Una sensazione inebriante e geniale, ottenuta senza danneggiare nessuno, a voi cosa vi cambia, una persona che vomita ha messo e tolto dal suo stomaco cibo pagato con i suoi soldi o con quelli dei genitori, sicuramente non della comunità. Peccato l’esofago e i denti che crollano, peccato le ossa che crollano, peccato che la psiche crolli e diventi sempre più dipendente dal vomito, migliaia e migliaia di calorie quotidianamente mangiate e vomitate.
Bulimofobia: la parola non esiste perché al momento la bulimia non ha valenza politica, le persone che vomitano non hanno ancora fatto i pride e non hanno arruolato il loro comportamento sotto l’egida dei diritti e la protezione dei partiti democratici.
Immaginiamo di vivere in una società dove la bulimofobia sia vietata, sia perseguita come il più grave dei reati. Immaginiamo che un gruppo di medici, medici un po’ particolari, per esempio medici che non facciano gastroscopie e non controllano gli esami del sangue, che quindi che non vedono la esofagite, il potassio troppo basso tipici del vomito involontario, diciamo degli psichiatri, dichiarino che
Esistono le “bulimiche” come categoria: mangiare e vomitare cioè non è un comportamento, ma una struttura, una maniera di essere, qualcosa che fa parte dell’identità.
Le bulimiche nascono bulimiche e muoiono bulimiche: essendo la bulimia un’identità, non accoglierle e rifiutarle è intollerante e malvagio.
Il vomito auto indotto una forma di normalità, lo dichiarino per votazione: è evidente che tutto questo non è scienza, ma anti scienza.
E ora immaginiamo che i medici che dichiarano i danni fisici e psichici e ricordino che è un comportamento reversibile siano perseguiti.
basta guardarsi intorno....🤔
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Più di una dozzina di anni fa aderii alla sperimentazione del fascicolo sanitario elettronico della regione Emilia-Romagna.
Poter gestire prenotazioni e ricette varie in autonomia (anche quelle altrui se avevi la delega al fascicolo) sembrava Il Futuro™, anche al netto di una serie di storture sulle quali mi sono dilungato altrove.
Una dozzina di anni dopo non pensavo che Il Futuro™ sarebbe diventato ritrovarsi a fare accessi giornalieri al fascicolo nel tentativo di intercettare eventuali disdette di appuntamenti altrui. Fra esami e visite specialistiche mie o dei cinni, per le ultime cinque o sei che mi hanno prescritto la ASL di Bologna non aveva disponibilità per i 9 mesi successivi. Cercando in altre ASL della regione mi sono ritrovato a baloccarmi con l'idea di farmi una gita a Novafeltria fra due mesi, che, via, è anche un posto carino.
Prenotando in libera professione e pagando poco più del triplo del ticket, nelle stesse strutture ospedaliere, potrei andare domani. O dopodomani, o quando (e dove) mi pare.
Ho la fortuna di non avere problemi sanitari seri, e (volendo) di potermi separare da circa 1/13 del mio stipendio mensile per un'ecografia con ripercussioni modeste (qualche bestemmia e un po' di gastrite - che dal punto di vista delle prescrizioni sanitarie potrebbe innescare un circolo vizioso) ma non faccio fatica a immaginare che per una serie di persone approfondire i propri problemini diventi uno sport proibitivo al punto da rinunciare ad approfondirli e magari aspettare che ritornino alla sanità pubblica come problemoni, con tutte le implicazioni del caso.
Il tutto inserito in un contesto agghiacciante in cui più della metà dei medici ospedalieri che conosco hanno cambiato mestiere negli ultimi due anni e l'assicurazione sanitaria sta diventando un benefit socialmente sdoganato e tristemente ambito.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività(*), si diceva una volta. Diciamo che la Repubblica ci ha provato, ma potrebbe fare di meglio.
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eqquindi, io sono l'unica del gruppo di amiche di merende che è rimasta con quella che era la dottoressa base di partenza per tutte. il motivo è che, a differenza loro, non ho mai incontrato particolari problemi, ma forse perché non ne ho mai veramente avuti.
un mesetto fa mi rendo conto che il mio stomaco non collaborava più. una telefonata alla dottoressa mi ha guadagnato un farmaco antigastrite con l'indicazione di chiamare dopo 2 settimane.
2 settimane dopo la situazione era migliorata, ma non risolta, il che mi ha guadagnato la prescrizione per degli esami (NB: nessuna visita fisica finora).
beh, gli esami sono risultati negativi, quindi dopo un passaparola con la segretaria, mi sono guadagnata un'altra impegnativa, per una visita gastronenterologica (di nuovo, senza visita). peccato che nel frattempo sia iniziato anche un po' di fastidio addominale (che non posso più attribuire agli effetti collaterali del farmaco).
lo avevo già scritto precedentemente, ma per questo tipo di visita il periodo di attesa minima con l'SSN è di 10 mesi e sul momento ero più indignata sul "come fa chi non può permettersi il privato a farsi curare?", ma non sapevo ancora un paio di cose: il privato non ha convensioni con l'SSN per le visite gastroenterologiche e il prezzo minimo per una visita privata è tra i 110 e i 120 euro. ok, non sto con le pezze al culo, ma questa sarebbe SOLO la prima visita, senza contare analisi e successivi consulti.
e me cojoni anche.
in tutto questo ho solo ricevuto una mail in cui mi chiedeva come stavo dopo che le avevo inviato via mail i risultati degli esami e, alla mia risposta, silenzio.
in un mese non mi ha mai vista.
ora, forse rischio di cadere un attimo nella tipologia di paziente che vuole assolutamente essere assistita causa ansia, ma mi sento un fiiiilo come una patata bollente scaricata malamente.
spero ci siano delle recensioni sui medici di base, perché nessuno che conosco vive nel mio quadrato di quartiere e se c'è una caratteristica che il medico di base deve avere, è di essere raggiungibile in meno di 10 minuti a piedi.
nel frattempo mi preparo a un coro a tre di "TE L'AVEVAMO DETTO".
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oggi è il giorno delle decisioni irrevocabili. intendo dire che è l'ottavo giorno della pausa pillola per il ciclo, e devo decidere se riprenderla come le altre volte o se, dopo tanti medici che mi hanno detto di smetterla (non per cose mie specifiche, ma semplicemente perchè in generale la sconsigliano) non prenderla più.
quello che dice "il tumore al seno del 90% delle donne sotto i 40 anni che mi arrivano in studio è dovuto dalla pillola" e l'altro che mi dice "ma tu prendi la pillola e fumi? vuoi una trombosi? la ricerchi attivamente?" e l'altra che mi dice "se la prendi solo come contraccettivo non ha senso, toglila" mi hanno fatto pensare un attimino
non so. è normale che l'unico che mi dice che va tutto bene è il ginecologo? che non mi ha fatto fare neanche esami del sangue prima di prescriverla? e non mi ha mai detto di farli periodicamente dopo? cosa che invece sono venuta a scoprire A CAZZO da mia zia che è fondamentale?
la cosa del "va beh ma la prendono tuttə" non mi regge più mi sa hhhhhh
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Non sono superstizioso, nessuna paura di gatti neri (anzi!), passaggi sotto le scale o venerdì 17. Sono scaramantico, quindi guai se mi augurate buon viaggio, quando ritiro esami medici non commento mai con gli amici “tutto perfetto!”, non metto più indumenti che indossavo quando mi è successo qualcosa di negativo. Credo anche nell’ energia negativa, cioè quella che se si teme qualcosa alla fine la si attira irrimediabilmente. Anche per questo sono un uomo ottimista.
Ci aggiungo la definizione perfetta di uomo ottimista:
L’uomo pessimista pensa che tutte le donne siano delle zoccole.
L’ottimista lo spera.
[si scherza, massimo rispetto per le donne, è solo una vecchia battuta ecc ecc - maledetto politically correct].
hai ragione, avrei dovuto scrivere scaramanzie e fissazioni
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"PURTROPPO ROCCELLA" A Torino al Salone del libro la ministra alla Famiglia, Eugenia Roccella, quella che “purtroppo”; l’aborto è una libertà delle donne, è stata fortemente contestata. Quindici persone sono state identificate dalla Digos e denunciate. Alla faccia della libertà di espressione. La parlamentare, Augusta Montaruli, Fratella d’Italia, quella condannata in Cassazione per “spese pazze”, anche lei sul palco ha attaccato duramente il direttore del Salone, Nicola Lagioia per non aver difeso la ministra. Questa la cronaca. Nel frattempo il movimento “Pro Vita & Famiglia” ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare che aggiunge il comma 1-bis all’art. 14 della legge 194/78, che recita così “Il medico che effettua l’IVG, (interruzione volontaria gravidanza) è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”. Il che significherebbe aggiungere al dolore altro dolore. Come se chi compie questo passo non abbia già il suo tormento interiore. Già che c'erano potevano pure mettere un paio di frustate prima e dopo l'ascolto. L’iniziativa è una scopiazzatura della legge sul “battito fetale” in vigore in Ungheria. In realtà, spiega la Ginecologia, i feti nella fase iniziale della gravidanza, quando si verifica la maggior parte degli aborti, non hanno ancora un cuore funzionante, ma solo gruppi di cellule che inviano segnali elettrici. Il suono del “battito cardiaco”; viene generato dal monitor a ultrasuoni per rappresentare questi impulsi elettrici. Non è un vero suono di valvole cardiache che funzionano come si sente in un adulto o in un bambino usando uno stetoscopio. Da quando Orbán, definito dalla Meloni “patriota d’europa”, è salito al potere nel 2010, il suo governo ha promosso i “valori tradizionali della famiglia“ e ha introdotto una serie di misure volte a rispondere al calo della natalità nel Paese. Tuttavia, in precedenza non aveva mai tentato di modificare le leggi, già restrittive, che regolano il diritto all’aborto. La legge ungherese prevede che si possa abortire in quattro casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna. Con la nuova legge introdotta nel 2022 c'è scritto che i medici dovranno presentare un documento che attesti l'avvenuto ascolto del battito del cuore del feto, senza il quale la paziente non potrà accedere all'interruzione di gravidanza. Leggi simili sono state introdotte in molti Stati del sud degli Usa, come il Texas e il Kentucky, anche in seguito al rovesciamento della “sentenza Roe v. Wade” che ne regolava la pratica a livello federale. Il timore, che misura dopo misura, di restrizione in restrizione, anche da noi, possa accadere qualcosa di analogo è più che fondato. “La cosa più grave sta avvenendo in Umbria. - ha denunciato la parlamentare di Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti - Abbiamo segnalazioni di donne che vogliono interrompere la gravidanza ma sono costrette ad ascoltare il battito del feto. Non si può fare l'operazione prima di ascoltare questo battito. Una pratica presente per legge nell'Ungheria di Orban. In Umbria non c'è una legge del genere ma si sta attuando questa pratica, costringendo le donne a tornare in ospedale più volte”. Nel primo giorno di lavori in Parlamento, lo ricordiamo, Maurizio Gasparri ha presentato un Ddl per modificare l’art. 1 del codice civile. In parole povere, il senatore di “Forza Italia “, vuole riconoscere la capacità giuridica al concepito, garantendogli pieni diritti già all'atto del concepimento e non dopo la nascita, come succede ora. Quindi, occhio. Le donne che decidono di abortire, al contrario, meritano di trovare nei nostri ospedali personale capace di assistenza vera, e non di subire sofferenze ulteriori. E quasi mai è così, visto l’abuso che viene fatto dell’obiezione di coscienza.
Alfredo Facchini, Facebook
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Articolo 34
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
La mia generazione ed io abbiamo fatto le barricate negli anni 90 (la Pantera) anche e contro soprattutto il numero chiuso nell'accesso alle facoltà.
È stato un sopruso, non ha risolto nessuno dei problemi che avrebbe dovuto risolvere, è anticostituzionale ("la scuola è aperta a tutti" punto, anzi, se qualcuno non ha i mezzi glieli forniamo), e ha creato molti danni: i ragazzi oggi si iscrivono alle facoltà di più facile accesso, non a quelle dove superare i test è quasi impossibile; nessuno fa quello che vuole, ciascuno fa quello che può; il numero di medici in Italia è ai minimi storici, non è possibile già oggi coprire il fabbisogno minimo nelle strutture sanitarie.
Far entrare tutti e valutarli fra sei mesi è un passo avanti solo apparente, resta sempre il fatto che saranno i "baroni" a valutarli e questo manterrà e accrescerà il loro potere, resta il fatto che nessuno può impedire ad un individuo di istruirsi nella materia su cui ha deciso di istruirsi: né con test che precludono l'accesso, né con valutazioni a posteriori.
Per selezionare i medici bravi da quelli che lo sono meno esistono già gli esami universitari, esiste già una selezione abbastanza feroce in molte facoltà, ed esisterà infine la selezione conclusiva del mondo del lavoro, che è spietata.
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IL MIO DIFFICILE RAPPORTO CON LA TAC
Domani devo fare una TAC con mezzo di contrasto per il solito motivo: il simpatico Linfoma Non Hodgkin che ha deciso di entrare nella mia vita. E ho rispettato una tradizione. Ogni volta che devo svolgere questo esame, il mio coefficiente di imbecillità supera il livello di guardia.
L'altra volta ho dimenticato la borsa con i documenti sanitari alla fermata dell'autobus, ma il destino è stato misericordioso perché poi l'ho ritrovata. Stavolta ho fatto un'altra boiata, per fortuna senza conseguenze.
Ma andiamo con ordine.
Alcune settimane fa ho avuto la visita oncoematologica e mi hanno prescritto un'immensa quantità di esami, tra cui questa TAC.
Purtroppo i medici non me l'hanno prenotata nell'ospedale che mi ha preso in carico. Hanno detto: "Eh, a differenza di un esame tipicamente rivolto ai pazienti oncologici come la PET, la TAC non possiamo prenotarla noi, perché riguarda una platea molto più vasta. Devi pensarci da solo". Mi aspettavo che aggiungessero: "Niente di personale, amico". Ma so bene che non è colpa dei medici. La colpa è del sistema.
Insomma: l'ospedale mi ha preso in carico, ma non per la TAC. E sapete come funziona? Quando prenoti tu un esame con la ricetta, molte cose possono andare storte. Diventa un'avventura, un'impresa, qualcosa di rocambolesco. La tua missione è chiara: ottenere una data col Sistema Sanitario Nazionale in tempi possibilmente inferiori a un'era geologica.
Abito in provincia di Milano, ma ho fatto una ricerca estesa a tutta la Lombardia, perché ovviamente a Milano e provincia non c'era nulla. E mi è capitato un incredibile colpo di fortuna. Una data fantastica: 20 agosto in provincia di Bergamo, a mezz'ora di auto da casa mia. Forse si è trattato di una congiunzione astrale. Forse si è liberato un posto per una disdetta.
E veniamo alla boiata.
L'altra volta, prima della TAC, avevo fatto le analisi del sangue per misurare il livello di creatinina. Senza il valore della creatinina, ti rimandano indietro.
Questa incombenza è sempre indicata nei fogli riguardanti la preparazione in vista della TAC.
Stavolta li ho letti? Ma certo che no. Il motivo: "Li leggo il giorno prima, tanto sono le solite cose: stare a digiuno, eccetera".
Stamattina mi sono detto: "Tanto per scrupolo, controlliamo un po' quei fogli". E la terribile verità si è manifestata.
Leggerissimo attacco di disperazione: "Vuoi vedere che mi sono giocato qualcosa che somiglia alla vittoria della lotteria?".
A parte quel mirabile 20 agosto, ricordo date improponibili in province lontanissime. Qualcosa tipo: gennaio 2025.
In teoria, nel caso di date assurde, la TAC si può fare privatamente e chiedere un rimborso. Almeno credo. Ma questo significa altre menate, altri fastidi, altra burocrazia. Niente è paragonabile alla possibilità di risolvere tutto in 24 ore presentandosi a un appuntamento già fissato.
Beffa del destino: l'esame della creatinina è nell'elenco dei mille esami ematochimici raccomandati per il giorno prima della prossima visita ematologica. Forse l'esame è uscito dalla mia mente per questo. Nel mio cervello era programmato per il 28 agosto.
Ero sull'orlo delle lacrime.
Poi mi è venuta in mente un'opzione che in un primo momento avevo escluso.
Mi sono messo a riflettere: "Ho dormito poco questa notte, ma non ho mangiato nulla. Nemmeno un tozzo di pane o un cracker".
A volte in casa ci sono schifezze che sgranocchio di notte per l'ansia. È un'abitudine poco salutare, non prendete esempio da me.
Stavolta no. Armadio della cucina privo di snack. Frigo vuoto. Stomaco vuoto.
Sapete cosa significa?
Ho capito di poter fare l'esame della creatinina oggi.
Dubbio: "Ma otterrò il risultato in tempo?".
Mentre ci pensavo, sono uscito di casa. Non avevo alternative.
Ho fatto una corsa a perdifiato verso il laboratorio di analisi più vicino, perché non ho la macchina.
C'è un laboratorio nel paese in cui abito.
Altro dubbio: "Ma sarà aperto?".
Sono giunto a destinazione e ho scoperto che ha riaperto proprio oggi, dopo la chiusura estiva. Un po' di fortuna ogni tanto ci vuole.
Ho fatto la fila e ho spiegato la situazione.
La signora dell'accettazione è stata gentilissima: "Lei è ancora in tempo: ho prescritto l'urgenza. Risultati entro oggi". Io mi sono esibito in ringraziamenti sperticati e iperbolici: "Mi avete salvato la vita!". E la signora dell'accettazione: "Che bello, ogni tanto salviamo vite".
Quindi alla fine è andato tutto bene. Ho fatto l'esame della creatinina. Ho già avuto il risultato. Domani potrò fare la TAC.
E ora stiamo a vedere.
[L'Ideota]
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Piangere dopo essere usciti dalla ginecologa perché mi ha trattato a cazzo di cane e mi ha fatto male durante l’esame top medici complimenti, uno degli esami è “essere pezzi di merda con i pazienti”?
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--- non viene quasi più fatto perché i giovani medici si affidano sempre più ad esami diagnostici invasivi, che costano alla sanità (e alle vostre tasche) fior di quattrini, perché sono bestie ignoranti e perché la sanità è un gigantesco business.
Ma niente paura, adesso arriva l'intelligenza artificiale che leggerà la lingua dei pazienti al posto dei medici. E che ce li teniamo a fare i medici allora?
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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SCOPRE PRIMA UN TUMORE SU CINQUE
Uno studio sull’efficacia dello screening del cancro al seno ha dimostrato che grazie all’intelligenza artificiale si è in grado di individuare il 20% in più di tumori negli esami mammografici.
Lo studio condotto dall’Università svedese di Lund ha rilevato che su 80.000 screening mammografici effettuati, l’accoppiamento uomo-intelligenza artificiale è stato in grado di identificare il cancro al seno in 6 donne ogni 1.000, rispetto a un tasso di 5 ogni 1.000 raggiunto dai soli medici radiologi, un miglioramento notevole e senza alcun aumento di falsi positivi. Si tratta del primo studio randomizzato e controllato che dimostra l’efficacia delle nuove tecnologie informatiche basate sulla superintelligenza nella prevenzione dei tumori e nell’allungamento delle aspettative di vita delle donne colpite da questa neoplasia. Questi dati dimostrano che l’intelligenza artificiale può aumentare la velocità, l’efficienza e l’accuratezza degli screening del cancro al seno e salvare molte vite umane.
“Il più grande potenziale dell’intelligenza artificiale, in questo momento, è che potrebbe consentire ai radiologi di essere meno gravati dalla quantità eccessiva di lettura”, ha detto la coautrice dello studio, la dott.ssa Kristina Lång, professore associato di diagnostica radiologica presso l’Università di Lund in Svezia. La diagnosi precoce del cancro al seno, come nel caso della maggior parte dei tumori, può aumentare significativamente il tasso di sopravvivenza, senza sostituire la figura del medico ma aiutandolo a risparmiare tempo e ad essere più preciso e minuzioso nella diagnosi.
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Fonte: The Lancet Oncology; foto di Tara Winstead
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Sii il medico di te stesso!
Se avessi dato ascolto ai medici, peserei ancora 35kg... Fortunatamente amo usare il cervello e fare ricerche su enciclopedie scientifiche. È così che negli anni ho scoperto ciò che avevo, la causa che l'aveva scatenato e la cura che ha rimosso quel "cancro" silenzioso. Ricordo ancora quando mi dicevano "soffre della sindrome del colon irritabile e dovrà conviverci"... Tiè, convivici tu, pezzo di merda! In realtà quello che chiamano sindrome del colon irritabile assume nomi diversi a seconda degli esami che si eseguono. Ebbene sì, esistono esami diagnostici specifici, ma del resto lo diceva anche Platone che esistono i medici degli schiavi, quei medici che ti danno lo spegni sintomo senza perdere tempo a capire la causa... Ciò che è triste è vedere gente che si rassegna senza lottare per la propria salute, si affida a questi pseudo medici che sono l'insulto della scienza!
Svegliatevi! Caxxo, ce l'avete anche voi un cervello!
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Quindi questa persona l'ha preso così a caso per questa mezza influenza che aveva, ottimo (nuova ansia sbloccata)
Io invece qualche problema di salute ce l'ho e ho fatto un tampone anche se non la vedevo da 20 giorni (ipocondria portami via ahahah)
Vorrei chiedere ancora (anche se ovviamente è soggettivo e in base a come risponde agli antibiotici) se la cura sia lunga (?) e per quanto tempo più o meno non potrò avere contatti stretti stretti con questa persona? Non che sia fondamentale, ma anche un abbraccio (dato che i dottori che ha visto hanno detto di no)
Mi ha stupito poi il fatto che uno dei dottori sia rimasto stranito che questo batterio sia stato trovato in gola e gli abbia detto di non volergli fare niente (in poche parole di trovare un altro dottore) e poi un altro gli ha detto che deve fare le analisi perché può diffondersi in tutto il corpo (in che senso? Cioè mi è sembrato detto in modo abbastanza negativo)
Qualche mese fa mia figlia piccola è stata ricoverata di urgenza al reparto infettivi per una faringite batterica piuttosto severa e dopo alcune settimane di esami colturali, genici e compagnia bella si è scoperto che a causa di un'infezione virale pregressa paucisintomatica da EBV (mononucleosi) aveva sviluppato un'infezione massiccia da
ARCANOBACTERIUM HAEMOLYTICUM
che a dispetto del nome scatenante terrore è un banale batterio che causa mal di gola non importanti ma che nell'organismo di mia figlia già colpito dalla mononucleosi si era manifestato in modo severo.
La sua preoccupazione è che lo avesse potuto attaccare al suo ragazzo e alle amiche ma i medici hanno escluso che il contagio potesse avvenire in modo così semplice come per i virus respiratori.
Tutto gira intorno al concetto di IMMUNOCOMPETENZA che può diminuire o aumentare il rischio di trasmissione e l'eventuale trattamento antibiotico che questa persona può/deve fare.
La via di trasmissione dello Pseudomonas aeruginosa non predilige quella respiratoria tramite droplet come altri patogeni ma il rischio non è zero e dipende
Dalla carica batterica delle mucose e dallo stadio dell'infezione
Dalla valenza del sistema immunitario di chi ci entra in contato
Dal tempo e dal tipo di contatto
Vale lo stesso discorso che si faceva con il Sars-CoV2 e il Covid-19.
I tempi di guarigione e l'eventuale necessità di antibiotico, poi, dipendono da tantissimi fattori a valutazione clinica (età, severità dell'infezione, patologie correlate etc) quindi, magari, se vuoi abbracciare questa persona mettetevi le mascherine ma aspettate qualche settimana a intrecciare le vostre lingue nell'estasi che è tipica dell'idillio dell'amore.
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Una decina di anni fa una donna di 44 anni si presentò in un ospedale in Giappone dicendo di avere un forte mal di testa, nausea e rigidità al collo. Dopo averla visitata, i medici avevano riscontrato febbre alta, ma nessun indizio di una infezione e nemmeno segni di ferite o punture di insetto. I sintomi indicati dalla paziente sembravano comunque indicare qualche problema neurologico e le furono prescritti altri esami. Le fu infine diagnosticata una meningite di origine batterica, ma non fu possibile stabilire che cosa l’avesse causata fino a quando la paziente ammise di avere l’abitudine di baciare il muso del proprio cane, passandogli talvolta il cibo stringendolo tra le labbra. Il grande trasporto verso il suo animale domestico le era costato una pericolosa infezione batterica
Dall'articolo "Baciare gli animali domestici è rischioso?" su IlPost.it
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