#erbari antichi
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Erbario che Sfogli...Veleno che Trovi
Essiccare e conservare piante per scopi scientifici o ricreativi è una pratica in uso da secoli. Ancora oggi, botanici e hobbisti creano erbari: raccolte di resti vegetali essiccati utili per studi e ricerche. La loro lunga conservazione è garantita da composti chimici che prevengono muffe e danni da insetti.
Nel XIX secolo, i progressi nella fusione dei metalli portarono a un’abbondanza di mercurio, impiegato per produrre un potente pesticida: il cloruro di mercurio, o sublimato corrosivo. Questo composto inodore, mescolato ad alcol o etere, veniva applicato su piante già essiccate. Tuttavia, c’era un problema: era altamente tossico, ma all’epoca se ne ignoravano i rischi per la salute.
Una particolarità del sublimato corrosivo, nota ai curatori dei musei, è che nel tempo scurisce la carta, lasciando macchie grigie o nere. La presenza di queste macchie era quindi spesso un segno di contaminazione da mercurio... o forse no?
Nel 2019, un gruppo di ricercatori ha analizzato oggetti della Exsiccated Specimens Collection della Mertz Library, presso il Giardino Botanico di New York, una delle più grandi biblioteche botaniche del mondo. Tra i materiali analizzati, l’erbario 158 Plants Collected in Little Britain Township, 1837 ha subito attirato l’attenzione per la possibile presenza di mercurio, sebbene le sue macchie fossero meno evidenti rispetto a quelle note.
Per risolvere il mistero, i ricercatori hanno utilizzato uno spettrometro a fluorescenza a raggi X (XRF) portatile, uno strumento che analizza la composizione chimica di un oggetto. Quando i raggi X colpiscono gli atomi, questi emettono energia sotto forma di fotoni, con una firma unica che permette di identificarli. Con grande sorpresa, non c’era traccia di mercurio, ma elevate concentrazioni di triossido di arsenico!
Conosciuto anche come arsenico bianco per il suo aspetto opaco simile al vetro, il triossido di arsenico era considerato un pesticida ideale. In piccole quantità era estremamente efficace, solubile in acqua e capace di preservare i colori dei campioni. All’epoca, l’arsenico era facilmente reperibile, disponibile nei negozi e persino acquistabile dai bambini.
La scoperta rende l’erbario un raro esempio, se non unico, di uso di arsenico all’interno di colla per la conservazione. Oggi sappiamo che non esiste un livello sicuro di esposizione all’arsenico. Per questo, chi maneggia erbari antichi dovrebbe indossare sempre protezioni adeguate… non sai mai che veleno potresti sfogliare.
A Presto e Buona Scienza!
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✨I SEGRETI DI TRASTEVERE✨ Una visita esclusiva in due luoghi poco conosciuti proprio al centro di Roma: •Visita di un'antica farmacia rimasta intatta dal '700, in cui potrete vedere armadi colmi di ampolline, il vecchio bancone, gli erbari, il laboratorio e gli antichi strumenti di preparazione; •Visita privata della wunderkammer @dioramagallery insieme ad uno dei curatori della galleria @arbiter.0f.taste ; •Aperitivo in galleria sotto il cielo stellato 👆🏻Più info link in bio #anticafarmacia #romasegreta #secretrome #rocailleblog #rocailleguide #elegantitalianadventures (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CQbqs8XnUx8/?utm_medium=tumblr
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DOMENICA 2 APRILE Mostra Erbari Antichi a Pianoro (BOLOGNA): Ore 16 – 18,00: LABORATORIO TATTILE sul tema: natura e le piante, con il Museo Tolomeo – Istituto Cavazza di Bologna. (presso Museo di Arti e mestieri di Pianoro – laboratorio gratuito) Ore 18 – 19,00: CONFERENZA del Prof. Fabrizio Lollini (del Dipartimento delle Arti Università di Bologna) dal titolo: Una fonte visiva per la storia dell’alimentazione: i tacuina sanitatis .
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PESARO – Il FAI con il contributo di tutti: cura in Italia luoghi speciali per le generazioni presenti e future, promuove l’educazione, l’amore, la conoscenza e il godimento per l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, vigila sulla tutela dei beni paesaggistici e culturali, nello spirito dell’articolo 9 della Costituzione.
La grande famiglia della Fondazione è oggi composta da oltre 170.000 iscritti, che condividono valori, obiettivi e la stessa idea di futuro: un’Italia vitale, consapevole della propria ricchezza e impegnata per proteggere e dare valore ai luoghi che raccontano la nostra identità.
Il FAI lo fa da oltre 40 anni: ha raccolto e investito in restauri e manutenzione oltre 93 milioni di euro; ha aperto al pubblico, dopo averli recuperati, 30 beni; ne sta restaurando 10 oltre a tutelarne altri 21, tra i quali ricordiamo, nelle marche, il Colle Dell’Infinito a Recanati; ha segnalato quasi 38 mila luoghi a rischio a Comuni e Soprintendenze competenti nelle 8 edizioni del censimento “I Luoghi del Cuore”; ogni anno coinvolge oltre 290.000 studenti in progetti educativi in difesa di arte e natura e, solo nel 2017, 860.000 persone hanno visitato i suoi beni.
Pochi giorni fa il nostro presidente Andrea Carandini, in occasione della conferenza stampa nazionale di presentazione delle giornate fai d’autunno, ha voluto porre l’attenzione su un unico grande concetto: salvare è mantenere!
In una realtà del nostro Paese che ha ancora davanti agli occhi il ponte crollato di Genova ed il soffitto sfondato della chiesa di Roma, la manutenzione ordinaria, una pratica tradizionale virtuosissima e poco costosa con la quale il FAI cura tutti i suoi beni, è stata invece sempre più soppiantata da restauri molto onerosi.
La vastità e la sostanziale fragilità di un patrimonio che invecchia sommate a incuria, negligenza, inconsapevolezza, perdita di antichi saperi, indolenza mettono sempre più a rischio i nostri beni artistici e paesaggistici, insieme alla nostra storia, alla nostra identità e alla nostra sicurezza.
Il FAI in questo mese di ottobre chiama a raccolta tutti noi italiani per ricordarci che l’Italia ci appartiene e tutti possiamo fare qualcosa per renderla migliore, e possiamo farlo insieme. A ottobre infatti torna “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, la campagna nazionale di raccolta fondi che punta ad allargare la grande famiglia della Fondazione. Un mese per prendersi cura del nostro patrimonio comune. Ecco perché, eccezionalmente in piazza domenica 14 ottobre e fino al 31 ottobre su www.fondoambiente.it, sarà possibile iscriversi con una speciale quota per i nuovi iscritti di 29 euro anziché di 39.
Si può contribuire alla campagna “Ricordati di salvare l’Italia” anche in tre altri modi:
* inviando dal 3 al 21 ottobre un SMS solidale al numero 45592 del valore di 2 euro da ogni cellulare
* effettuando una chiamata allo stesso numero per donare 5 euro con una telefonata da rete fissa
Durante le Giornate FAI d’Autunno all’accesso di ogni bene sarà richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà destinata la quota agevolata di 29 euro anziché 39 – saranno dedicate visite esclusive, accessi prioritari ed eventi speciali.
Chi non trovasse la tessera può scaricarla sul proprio cellulare, andando sul sito tesserafai.it, oppure può scaricare la APP e da lì scaricare la tessera sul proprio cellulare. O telefonare al call center (tel. 02 4676151) attivo dalle 9 alle 18, anche domenica. Il call center verificherà in tempo reale l’effettiva iscrizione e manderà subito un SMS o un’email all’iscritto con la conferma di effettiva validità dell’iscrizione.
Iscriversi al FAI vale un patrimonio. È un atto concreto per dimostrare il proprio amore per l’arte, la storia e la natura del nostro Paese e per diventare “custodi” e al tempo stesso promotori delle nostre bellezze. È un modo per esercitare il proprio ruolo civile di cittadini, contribuendo alla cura e alla valorizzazione di beni culturali e paesaggistici speciali, che potranno così essere tramandati alle future generazioni. Ma permette anche di godere subito dei tanti vantaggi offerti agli iscritti: in tutta Italia presentando la propria tessera FAI è possibile entrare gratuitamente nei beni della Fondazione e usufruire di più di 1500 sconti e convenzioni con musei, teatri, giardini, dimore storiche.
Sicuramente la Giornata FAI d’Autunno sarà un bel momento per unirsi a noi, conoscerci e continuare ad apprezzarci, ma vogliamo sottolineare che è anche frutto di un grande lavoro di organizzazione e collaborazione, per il quale vorremmo ringraziare la Provincia di Pesaro Urbino, il Comune di Pesaro, Assessorato alla Bellezza e Assessorato all’Ambiente, l’ASUR Area Vasta n. 1 (Direttore Romeo Mangioni, Direttore Galantara Dott. Giuseppe Bonafede, Centro Permanente di Promozione della Salute, Dott.ssa Clizia Pugliè), il Quartiere di Montegranaro-Muraglia (Presidente Luca Pandolfi) ed il Quartiere delle Colline e dei Castelli (Presidente Nicholas Blasi) per aver accolto, condiviso e collaborato al nostro progetto.
Il Parroco della parrocchia di Cristo Risorto, Don Adelio, che ci ospiterà nella sua bella chiesa in occasione della nostra anteprima, evento per il quale vorremmo ringraziare anche Lucia Ferrati per i testi, Silvia Melini, Luigi Sica e Eleonora Gambini per la lettura, Leonardo Gubellini (Direttore) e Sandro Di Massimo per la visita al centro Florovivaistico.
Un ringraziamento particolare anche alla Professoressa Maria Chiara Mazzi, storica e musicologa, appassionata ideatrice e guida della visita nel centro storico, ad Anna Maria Benedetti da sempre nostro riferimento storico e culturale, alla nostra preziosa e sapiente guida naturalistica Andrea Fazi che in una bella collaborazione con altre associazioni cittadine (Lupus in Fabula – Legambiente Pesaro – WWF Pesaro) ci guiderà per i colli e nel parco Galantara, alla nostra cara amica Elena Bacchielli, che si occuperà delle visite guidate a Villa Cattani Stuart, al Prof. Roberto Vecchiarelli, nella veste di volontario FAI d’eccezione, e la Dott.ssa Clizia Pugliè che ci introdurranno al delicato argomento della malattia mentale al Museo delle Stufe.
Vorremmo ringraziare la sensibilità della famiglia Tomassini, proprietaria di Villa Cattani Stuart, vero primo impulso di questa giornata, per l’empatia alla nostra causa, per la disponibilità ad aprire a tutti il meraviglioso giardino all’italiana della villa, ed a riservare agli iscritti FAI – volendo tutelare un bene prezioso e fragile – gli interni seicenteschi affrescati.
Infine un grazie immenso va ai volontari del verde per la cura dei sentieri e del parco, alla protezione civile e a tutti i nostri numerosi volontari FAI, che da sempre ci seguono, ci aiutano, sostengono e accolgono con il sorriso tutti i visitatori: con la loro disponibilità sono sempre fondamentali nella realizzazione di queste giornate.
Il FAI GIOVANI, vuole promuovere, in occasione dell’evento nazionale GIORNATE FAI D’AUTUNNO, una giornata che, ancora una volta, ha l’obbiettivo di valorizzare il nostro patrimonio culturale cittadino. Sono ormai due gli appuntamenti annuali nazionali del FAI che coinvolgono tutta italia e che, come voi sapete, sono le Giornate di Primavera e le Giornate d’Autunno.
Nell’ormai nota giornata di Primavera, organizzata dalla Delegazione fai di Pesaro Urbino, si aprono luoghi che definiamo, secondo il format del FAI, aperture “eccezionali”, ovvero luoghi particolari, eccezionali, da valorizzare, oppure da far scoprire, ma anche, perché no, riscoprire.
Nella Giornta Fai d’autunno, invece, organizzata dal Fai Giovani, sempre in stretta collaborazione con la delegazione, quella su cui viene posto l’accento è l’esperienza. Vengono proposti percorsi dove la scoperta è di tipo tematico, sensoriale, e spesso legata a luoghi, personaggi, storie…
Quest’anno, a guidare la nostra proposta, due impulsi, due percorsi che hanno permesso di diversificare la nostra giornata.
Il primo impulso è nato sui nostri colli a cavallo tra Novilara e Trebbiantico, dove l’incontro con la famiglia Tomassini e la sua proposta di inserire villa Cattani Stuart nelle GFA hanno portato a riscoprie ed indagare queste zone ricche di storia, con origini antichissime, immerse in uno splendido paesaggio naturale ed una splendida vegetazione, alberi monumentali e meravigliosi scorci panoramici. Percorrere queste strade è sempre di notevole suggestione e le storie che si intrecciano così appassionanti che tutto questo ci porterà sicuramente a ritornare in queste zone con progetti ancora più completi e coinvolgenti. Dai margini della città questo percorso si snoderà alternado verde e memoria per raggiungere ville adagiate sulle colline dove parchi, giardini e antiche dimore raccontano di storie illustri.
Verranno proposte tre aperture:
il Centro Ricerche Floristiche Marche “Brilli Cattarini” in via Barsanti, con i suoi archivi di erbari di importanza nazionale, la biblioteca e l’orto botanico. Il Parco di Galantara, già Villa Guerrini ed oggi residenza sanitaria assistita, con la bella fontana restaurata dal Soroptimist e dal FAI nel 2011 ed il Museo alle Stufe inaugurato nel 2017, un delicato percoso di conoscenza dedicato alla memoria del San Benedetto, l’antico manicomio di Pesaro. Verrà infine aperta Villa Cattani Stuart, splendida villa seicenesca con giardino all’italiana e interni riccamente affrescati e decorati.
SABATO 13 ottobre avremo l’anteprima della GFA, che dedicheremo al Centro Ricerche Floristiche Marche ed in particolare ad Aldo Brilli Cattarini, appassionato botanico e ideatore del Centro, per far conoscere un patrimonio prezioso di cui non tutti conoscono l’esistenza ed il grande valore. Non avendo il Centro Floristico locali adatti all’evento che vogliamo proporre, la storia e la vita di Brilli Cattarini raccontata attraverso un importante lavoro di ricerca svolto da Lucia Ferrati con letture a cura di Silvia Melini, Luigi Sica e Eleonora Gambini, ci incontreremo alle ore 16,00 presso la Chiesa di Cristo Risorto. Proseguiremo con la visita al Centro Floristico Regione Marche guidati di Leonardo Gubellini, Direttore del Centro, e Sandro Di Massimo (il centro sarà raggiungibile anche a piedi attraverso il sentiero San Francesco).
DOMENICA 14 ottobre, per quanto riguarda L’ITINERARIO DELLE COLLINE, la giornata partirà alle 9.00 da piazza Alfieri a Muraglia con una passeggiata guidata con Andrea Fazi e Massimo Pandolfi.
Infatti saranno con noi anche le associazioni ambientaliste, ideatrici del progetto “la Verde Pesaro” (WWF, Legambiente, la lupus in fabula), perché per una coincidenza, sia loro che noi avevamo pensato di fare questa passeggiata proprio il 14 ottobre, quindi abbiamo pensato che fosse una bella occasione per unirci e di fare la passeggiata tutti insieme!
Si percorrerà la strada ed il sentiero di San Nicola per arrivare a Galantara (10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:30 – ultimo ingresso 17:30), dove si potrà visitare il Parco, sempre accompagnati da Andrea Fazi, ed il Museo alle Stufe, con visite a cura del Prof. Roberto Vecchiarelli e della Dott.ssa Clizia Pugliè (gruppi da 15 ogni mezz’ora).
Si potrà poi visitare Villa Cattani Stuart, orari 10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:30, visita del giardino per tutti, visita della villa riservata agli iscritti FAI (possibilità di iscriversi sul posto), con visite guidate a cura di Elena Bacchielli alle ore 11,00 e alle ore 16,30 – su prenotazione al 3917916846 (orario prenotazioni 09:30/12:30-15:30/19:00)
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Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico. Da via S. Antonio Giovanni Scopoli s’intravede la facciata principale, con una maestosa scalinata, mentre l’entrata riservata ai visitatori è in via Sant’Epifanio.
All’ingresso non si ha l’idea di quello che si potrà vedere dopo, un elegante chiostro, una biblioteca che racchiude erbari e libri antichi, e poi un parco/giardino ricco di fiori, piante, fontane, statue, un grazioso laghetto.
E’ un giardino pieno di colori, di profumi, qualche panchina, tranquillità.
Le fonti dicono che fin dal 1520 era presente un Orto a Pavia che conservava collezioni di Piante Officinali presso l’abitazione di Leonardo Leggi, allora lettore di Medicina Pratica Ordinaria dell’Università, ma l’ubicazione di questo primo Orto non è ancora oggi molto chiara, poiché si ritiene abbia cambiato sede più volte durante il lettorato dei Semplici, in cui si susseguirono circa una trentina di lettori.
Nel 1763 fu nominato lettore Fulgenzio Vitman, che convinse l’autorità a creare una struttura utile per l’insegnamento della Botanica pavese, cosi nel 1773 fu inaugurato l’Orto Botanico di via Sant’Epifanio, istituito con decreto del Plenipotenziario di Casa d’Austria a Milano, Conte Carlo Firmian.
Per la progettazione dell’Orto pavese fu usato come modello l’Orto dei semplici di Padova e si scelse di ricorrere in particolare all’esperienza di Giacomo Marsili, che lo dirigeva.
Nel 1774 fu insediato nell’edificio il Laboratorio di Chimica e nel 1775, sotto la direzione di Valentino Brusati (1773-1777) e con Giosuè Scannagatta come curatore, l’Orto era già aperto, mentre solo nel 1776 venne avviata la costruzione delle grandi serre in legno ideate da Giuseppe Piermarini.
Nel 1777, quando assunse la direzione Giovanni Antonio Scopoli (1777-1788) l’Orto Botanico arrivò al suo assetto definitivo, molto simile agli Orti Botanici più celebri, come di Padova, grazie alle ricche corrispondenze del nuovo direttore con numerosi botanici europei quali Adanson, Allioni, Arduin, Banks, Gessner, Gleditsch, Gmelin, Haller, Jacquin, Linneo.
Il lavoro di organizzazione dell’Orto continuò sotto il prefetto Domenico Nocca (1797-1826), che arrivò nel 1797, dopo aver diretto l’Orto Botanico di Mantova, che arricchì le collezioni con una serie di scambi di semi e di piante, oltre a sostenere il rifacimento delle serre facendole ricostruire da Luigi Canonica le strutture lignee con le nuove in muratura e aumentò inoltre quelle per la coltura di piante, che divennero una serie di edifici riparabili con vetri, esistenti ancora oggi.
Al Nocca successero Giuseppe Moretti (1826-1853) e poi Santo Garovaglio (1853-1882) che, nel 1871 inaugurò il nuovo Laboratorio Crittogamico per lo studio delle malattie delle piante dovute a crittogame parassite.
Il periodo di Giovanni Briosi (1883-1919) vide l’aggiunta di serre calde, di cui due sul lato meridionale dell’Istituto, e una, a forma di cupola, sovrastante una grande vasca.
Dopo Luigi Montemartini (1920-1926) e Gino Pollacci (1927-1942), nel 1943 fu nominato direttore dell’Orto Raffaele Ciferri (1943-1964) che se la vide con una serie di pesanti danni nelle strutture dell’Istituto, tanto che furono rimosse le serre sul lato meridionale dell’edificio, oggi la facciata monumentale dell’Istituto, e venne rimodellato l’impianto del giardino sull’esempio dei parchi delle ville lombarde del XVII e XVIII secolo.
Alla morte di Ciferri, Ruggero Tomaselli (1964-1982) semplificò l’organizzazione delle aiuole ed estese la collezione di specie arboree di latifoglie, oltre ad incrementare la collezione di Cicadacee e di piante grasse anche mediante importazioni dirette dai luoghi di origine e progettò la costruzione di una nuova serra tropicale.
Durante la successiva direzione di Augusto Pirola (1982-1996) vennero introdotte nuove collezioni (Hydrangea, Pelargonium, Hosta) e fu modificata l’impostazione della collezione di rose.
Dal 1997 l’Orto Botanico fa parte del Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri, dove è confluito l’Istituto di Botanica, con direttore Francesco Sartori.
L’Orto Botanico si estende su una superficie coltivabile di circa due ettari ed è caratterizzato da una stratificazione di presenze storiche, nate da varie attività condotte in diversi momenti, alcune ora allo stato residuale, come l’arboreto gimnosperme, l’arboreto angiosperme e le piante officinali.
Ora è organizzato in collezioni viventi di piante ex-situ, come Roseto, Aiuola del Te, Serra delle orchidee, Serra tropicale Tomaselli, Serra delle piante utilitarie Briosi, Serre Scopoliane, Arboreto, Platano di Scopoli, Aiuole di piante autoctone della Pianura Lombarda, collezioni viventi di piante nella Riserva Naturale Integrale “Bosco S. Negri”, una struttura associata all’Orto Botanico, collezioni viventi di semi, conservate nella banca del germoplasma, e varie collezioni di essiccati, conservate nell’erbario all’interno dell’edificio dipartimentale annesso all’orto.
Il Centro Didattico della Riserva Naturale Integrale Bosco S. Negri propone, con attività di laboratorio e multimediali come conoscere l’ambiente peculiare di un bosco naturale di pianura; le specie che lo popolano, imparando a riconoscerle e a dare loro un nome; il suolo su cui si sviluppa e le sue caratteristiche.
La Banca del germoplasma nasce nel 2004 e oggi ospita sia semi di specie selvatiche autoctone, sia semi da coltivare d’interesse agronomico, grazie alla collaborazione con altre banche del germoplasma, nell’ambito della Rete Nazionale RIBES ed europea (ENSCONET, European Native Seed Conservation Network) e in particolare con la Millenium Seed Bank dei Royal Botanic Gardens di Kew, in Gran Bretagna.
L’Erbario di Pavia, localizzato nell’edificio dipartimentale, all’interno dell’Orto Botanico, fu fondato nel 1780 e oggi comprende un Erbario dedicato alle piante vascolari, di cui fanno parte l’Erbario Lombardo, con circa 23000 essiccati di flora lombarda, Erbario Generale e raccolte personali, riferibili a singoli autori quali Ciferri, Cobau, Gasparrini, e un Erbario Crittogamico, con raccolte Lichenologiche, Briologiche, Micologiche, Algologiche e di Myxomiceti.
La parte del giardino attualmente destinata a ospitare la collezione di rose è suddivisa in tre grandi aree, un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte nelle aiuole marginali, con specie e ibridi naturali, le rose antiche, collocate in modo da evidenziare i legami con le sezioni precedenti e gli ibridi moderni nelle aiuole centrali.
Nell’Aiuola del Tè si trovano gli arbusti di tè (Camelia sinensis forma biologica ticinensis) coltivati dalla fine del XIX secolo.
Fu negli anni Settanta del XX secolo che su iniziativa del direttore dell’Orto Botanico Ruggero Tomaselli venne edificata la serra tropicale in vetro e metallo, che oggi ospita orchidee tropicali, tra cui specie di origine americana, quali Vanilla planifolia (vaniglia), Maxillaria tenuifolia, Maxillaria ferdinandiana, Bifrenaria harrisoniae, Mormolyca ringens, Epidendrum ciliare e Anacheilium baculus, mentre altre specie provengono dall’Asia orientale, come Cypripedium insigne, Coelogyne cristata, Dendrobium moschatum, Phalaenopsis equestris e Vanda tricolor. Dendrobium kingianum di origine australiana.
A partire dal 2004, sono state allestite anche una serie di aiuole con piante autoctone della pianura lombarda, molte delle quali protette e rare, tra cui specie nemorali tipiche dei querco-carpineti e querco-ulmeti (quali Anemone nemorosa, Aristolochia pallida, Asparagus tenuifolium, Asphodelus albus, Carex brizoides, Carex pilosa, Convallaria majalis, Erythronium dens-canis, Iris sibirica, Leucojum vernum, Polygonatum multiflorum, Scilla bifolia, Vinca minor) e piante xerofile dei prati secchi (quali Achillea tomentosa, Anarrhinum bellidifolium, Armeria arenaria, Clematis recta, Dianthus carthusianorum, Festuca stricta subsp. trachyphylla, Helianthemum nummularium, Hieracium pilosella, Lychnis viscaria, Polygonatum odoratum, Potentilla tabernaemontani, Rumex scutatus, Teucrium chamaedrys).
L’Orto Botanico di Pavia Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico…
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Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico. Da via S. Antonio Giovanni Scopoli s’intravede la facciata principale, con una maestosa scalinata, mentre l’entrata riservata ai visitatori è in via Sant’Epifanio.
All’ingresso non si ha l’idea di quello che si potrà vedere dopo, un elegante chiostro, una biblioteca che racchiude erbari e libri antichi, e poi un parco/giardino ricco di fiori, piante, fontane, statue, un grazioso laghetto.
E’ un giardino pieno di colori, di profumi, qualche panchina, tranquillità.
Le fonti dicono che fin dal 1520 era presente un Orto a Pavia che conservava collezioni di Piante Officinali presso l’abitazione di Leonardo Leggi, allora lettore di Medicina Pratica Ordinaria dell’Università, ma l’ubicazione di questo primo Orto non è ancora oggi molto chiara, poiché si ritiene abbia cambiato sede più volte durante il lettorato dei Semplici, in cui si susseguirono circa una trentina di lettori.
Nel 1763 fu nominato lettore Fulgenzio Vitman, che convinse l’autorità a creare una struttura utile per l’insegnamento della Botanica pavese, cosi nel 1773 fu inaugurato l’Orto Botanico di via Sant’Epifanio, istituito con decreto del Plenipotenziario di Casa d’Austria a Milano, Conte Carlo Firmian.
Per la progettazione dell’Orto pavese fu usato come modello l’Orto dei semplici di Padova e si scelse di ricorrere in particolare all’esperienza di Giacomo Marsili, che lo dirigeva.
Nel 1774 fu insediato nell’edificio il Laboratorio di Chimica e nel 1775, sotto la direzione di Valentino Brusati (1773-1777) e con Giosuè Scannagatta come curatore, l’Orto era già aperto, mentre solo nel 1776 venne avviata la costruzione delle grandi serre in legno ideate da Giuseppe Piermarini.
Nel 1777, quando assunse la direzione Giovanni Antonio Scopoli (1777-1788) l’Orto Botanico arrivò al suo assetto definitivo, molto simile agli Orti Botanici più celebri, come di Padova, grazie alle ricche corrispondenze del nuovo direttore con numerosi botanici europei quali Adanson, Allioni, Arduin, Banks, Gessner, Gleditsch, Gmelin, Haller, Jacquin, Linneo.
Il lavoro di organizzazione dell’Orto continuò sotto il prefetto Domenico Nocca (1797-1826), che arrivò nel 1797, dopo aver diretto l’Orto Botanico di Mantova, che arricchì le collezioni con una serie di scambi di semi e di piante, oltre a sostenere il rifacimento delle serre facendole ricostruire da Luigi Canonica le strutture lignee con le nuove in muratura e aumentò inoltre quelle per la coltura di piante, che divennero una serie di edifici riparabili con vetri, esistenti ancora oggi.
Al Nocca successero Giuseppe Moretti (1826-1853) e poi Santo Garovaglio (1853-1882) che, nel 1871 inaugurò il nuovo Laboratorio Crittogamico per lo studio delle malattie delle piante dovute a crittogame parassite.
Il periodo di Giovanni Briosi (1883-1919) vide l’aggiunta di serre calde, di cui due sul lato meridionale dell’Istituto, e una, a forma di cupola, sovrastante una grande vasca.
Dopo Luigi Montemartini (1920-1926) e Gino Pollacci (1927-1942), nel 1943 fu nominato direttore dell’Orto Raffaele Ciferri (1943-1964) che se la vide con una serie di pesanti danni nelle strutture dell’Istituto, tanto che furono rimosse le serre sul lato meridionale dell’edificio, oggi la facciata monumentale dell’Istituto, e venne rimodellato l’impianto del giardino sull’esempio dei parchi delle ville lombarde del XVII e XVIII secolo.
Alla morte di Ciferri, Ruggero Tomaselli (1964-1982) semplificò l’organizzazione delle aiuole ed estese la collezione di specie arboree di latifoglie, oltre ad incrementare la collezione di Cicadacee e di piante grasse anche mediante importazioni dirette dai luoghi di origine e progettò la costruzione di una nuova serra tropicale.
Durante la successiva direzione di Augusto Pirola (1982-1996) vennero introdotte nuove collezioni (Hydrangea, Pelargonium, Hosta) e fu modificata l’impostazione della collezione di rose.
Dal 1997 l’Orto Botanico fa parte del Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri, dove è confluito l’Istituto di Botanica, con direttore Francesco Sartori.
L’Orto Botanico si estende su una superficie coltivabile di circa due ettari ed è caratterizzato da una stratificazione di presenze storiche, nate da varie attività condotte in diversi momenti, alcune ora allo stato residuale, come l’arboreto gimnosperme, l’arboreto angiosperme e le piante officinali.
Ora è organizzato in collezioni viventi di piante ex-situ, come Roseto, Aiuola del Te, Serra delle orchidee, Serra tropicale Tomaselli, Serra delle piante utilitarie Briosi, Serre Scopoliane, Arboreto, Platano di Scopoli, Aiuole di piante autoctone della Pianura Lombarda, collezioni viventi di piante nella Riserva Naturale Integrale “Bosco S. Negri”, una struttura associata all’Orto Botanico, collezioni viventi di semi, conservate nella banca del germoplasma, e varie collezioni di essiccati, conservate nell’erbario all’interno dell’edificio dipartimentale annesso all’orto.
Il Centro Didattico della Riserva Naturale Integrale Bosco S. Negri propone, con attività di laboratorio e multimediali come conoscere l’ambiente peculiare di un bosco naturale di pianura; le specie che lo popolano, imparando a riconoscerle e a dare loro un nome; il suolo su cui si sviluppa e le sue caratteristiche.
La Banca del germoplasma nasce nel 2004 e oggi ospita sia semi di specie selvatiche autoctone, sia semi da coltivare d’interesse agronomico, grazie alla collaborazione con altre banche del germoplasma, nell’ambito della Rete Nazionale RIBES ed europea (ENSCONET, European Native Seed Conservation Network) e in particolare con la Millenium Seed Bank dei Royal Botanic Gardens di Kew, in Gran Bretagna.
L’Erbario di Pavia, localizzato nell’edificio dipartimentale, all’interno dell’Orto Botanico, fu fondato nel 1780 e oggi comprende un Erbario dedicato alle piante vascolari, di cui fanno parte l’Erbario Lombardo, con circa 23000 essiccati di flora lombarda, Erbario Generale e raccolte personali, riferibili a singoli autori quali Ciferri, Cobau, Gasparrini, e un Erbario Crittogamico, con raccolte Lichenologiche, Briologiche, Micologiche, Algologiche e di Myxomiceti.
La parte del giardino attualmente destinata a ospitare la collezione di rose è suddivisa in tre grandi aree, un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte nelle aiuole marginali, con specie e ibridi naturali, le rose antiche, collocate in modo da evidenziare i legami con le sezioni precedenti e gli ibridi moderni nelle aiuole centrali.
Nell’Aiuola del Tè si trovano gli arbusti di tè (Camelia sinensis forma biologica ticinensis) coltivati dalla fine del XIX secolo.
Fu negli anni Settanta del XX secolo che su iniziativa del direttore dell’Orto Botanico Ruggero Tomaselli venne edificata la serra tropicale in vetro e metallo, che oggi ospita orchidee tropicali, tra cui specie di origine americana, quali Vanilla planifolia (vaniglia), Maxillaria tenuifolia, Maxillaria ferdinandiana, Bifrenaria harrisoniae, Mormolyca ringens, Epidendrum ciliare e Anacheilium baculus, mentre altre specie provengono dall’Asia orientale, come Cypripedium insigne, Coelogyne cristata, Dendrobium moschatum, Phalaenopsis equestris e Vanda tricolor. Dendrobium kingianum di origine australiana.
A partire dal 2004, sono state allestite anche una serie di aiuole con piante autoctone della pianura lombarda, molte delle quali protette e rare, tra cui specie nemorali tipiche dei querco-carpineti e querco-ulmeti (quali Anemone nemorosa, Aristolochia pallida, Asparagus tenuifolium, Asphodelus albus, Carex brizoides, Carex pilosa, Convallaria majalis, Erythronium dens-canis, Iris sibirica, Leucojum vernum, Polygonatum multiflorum, Scilla bifolia, Vinca minor) e piante xerofile dei prati secchi (quali Achillea tomentosa, Anarrhinum bellidifolium, Armeria arenaria, Clematis recta, Dianthus carthusianorum, Festuca stricta subsp. trachyphylla, Helianthemum nummularium, Hieracium pilosella, Lychnis viscaria, Polygonatum odoratum, Potentilla tabernaemontani, Rumex scutatus, Teucrium chamaedrys).
L’Orto Botanico di Pavia Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico…
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Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico. Da via S. Antonio Giovanni Scopoli s’intravede la facciata principale, con una maestosa scalinata, mentre l’entrata riservata ai visitatori è in via Sant’Epifanio.
All’ingresso non si ha l’idea di quello che si potrà vedere dopo, un elegante chiostro, una biblioteca che racchiude erbari e libri antichi, e poi un parco/giardino ricco di fiori, piante, fontane, statue, un grazioso laghetto.
E’ un giardino pieno di colori, di profumi, qualche panchina, tranquillità.
Le fonti dicono che fin dal 1520 era presente un Orto a Pavia che conservava collezioni di Piante Officinali presso l’abitazione di Leonardo Leggi, allora lettore di Medicina Pratica Ordinaria dell’Università, ma l’ubicazione di questo primo Orto non è ancora oggi molto chiara, poiché si ritiene abbia cambiato sede più volte durante il lettorato dei Semplici, in cui si susseguirono circa una trentina di lettori.
Nel 1763 fu nominato lettore Fulgenzio Vitman, che convinse l’autorità a creare una struttura utile per l’insegnamento della Botanica pavese, cosi nel 1773 fu inaugurato l’Orto Botanico di via Sant’Epifanio, istituito con decreto del Plenipotenziario di Casa d’Austria a Milano, Conte Carlo Firmian.
Per la progettazione dell’Orto pavese fu usato come modello l’Orto dei semplici di Padova e si scelse di ricorrere in particolare all’esperienza di Giacomo Marsili, che lo dirigeva.
Nel 1774 fu insediato nell’edificio il Laboratorio di Chimica e nel 1775, sotto la direzione di Valentino Brusati (1773-1777) e con Giosuè Scannagatta come curatore, l’Orto era già aperto, mentre solo nel 1776 venne avviata la costruzione delle grandi serre in legno ideate da Giuseppe Piermarini.
Nel 1777, quando assunse la direzione Giovanni Antonio Scopoli (1777-1788) l’Orto Botanico arrivò al suo assetto definitivo, molto simile agli Orti Botanici più celebri, come di Padova, grazie alle ricche corrispondenze del nuovo direttore con numerosi botanici europei quali Adanson, Allioni, Arduin, Banks, Gessner, Gleditsch, Gmelin, Haller, Jacquin, Linneo.
Il lavoro di organizzazione dell’Orto continuò sotto il prefetto Domenico Nocca (1797-1826), che arrivò nel 1797, dopo aver diretto l’Orto Botanico di Mantova, che arricchì le collezioni con una serie di scambi di semi e di piante, oltre a sostenere il rifacimento delle serre facendole ricostruire da Luigi Canonica le strutture lignee con le nuove in muratura e aumentò inoltre quelle per la coltura di piante, che divennero una serie di edifici riparabili con vetri, esistenti ancora oggi.
Al Nocca successero Giuseppe Moretti (1826-1853) e poi Santo Garovaglio (1853-1882) che, nel 1871 inaugurò il nuovo Laboratorio Crittogamico per lo studio delle malattie delle piante dovute a crittogame parassite.
Il periodo di Giovanni Briosi (1883-1919) vide l’aggiunta di serre calde, di cui due sul lato meridionale dell’Istituto, e una, a forma di cupola, sovrastante una grande vasca.
Dopo Luigi Montemartini (1920-1926) e Gino Pollacci (1927-1942), nel 1943 fu nominato direttore dell’Orto Raffaele Ciferri (1943-1964) che se la vide con una serie di pesanti danni nelle strutture dell’Istituto, tanto che furono rimosse le serre sul lato meridionale dell’edificio, oggi la facciata monumentale dell’Istituto, e venne rimodellato l’impianto del giardino sull’esempio dei parchi delle ville lombarde del XVII e XVIII secolo.
Alla morte di Ciferri, Ruggero Tomaselli (1964-1982) semplificò l’organizzazione delle aiuole ed estese la collezione di specie arboree di latifoglie, oltre ad incrementare la collezione di Cicadacee e di piante grasse anche mediante importazioni dirette dai luoghi di origine e progettò la costruzione di una nuova serra tropicale.
Durante la successiva direzione di Augusto Pirola (1982-1996) vennero introdotte nuove collezioni (Hydrangea, Pelargonium, Hosta) e fu modificata l’impostazione della collezione di rose.
Dal 1997 l’Orto Botanico fa parte del Dipartimento di Ecologia del Territorio e degli Ambienti Terrestri, dove è confluito l’Istituto di Botanica, con direttore Francesco Sartori.
L’Orto Botanico si estende su una superficie coltivabile di circa due ettari ed è caratterizzato da una stratificazione di presenze storiche, nate da varie attività condotte in diversi momenti, alcune ora allo stato residuale, come l’arboreto gimnosperme, l’arboreto angiosperme e le piante officinali.
Ora è organizzato in collezioni viventi di piante ex-situ, come Roseto, Aiuola del Te, Serra delle orchidee, Serra tropicale Tomaselli, Serra delle piante utilitarie Briosi, Serre Scopoliane, Arboreto, Platano di Scopoli, Aiuole di piante autoctone della Pianura Lombarda, collezioni viventi di piante nella Riserva Naturale Integrale “Bosco S. Negri”, una struttura associata all’Orto Botanico, collezioni viventi di semi, conservate nella banca del germoplasma, e varie collezioni di essiccati, conservate nell’erbario all’interno dell’edificio dipartimentale annesso all’orto.
Il Centro Didattico della Riserva Naturale Integrale Bosco S. Negri propone, con attività di laboratorio e multimediali come conoscere l’ambiente peculiare di un bosco naturale di pianura; le specie che lo popolano, imparando a riconoscerle e a dare loro un nome; il suolo su cui si sviluppa e le sue caratteristiche.
La Banca del germoplasma nasce nel 2004 e oggi ospita sia semi di specie selvatiche autoctone, sia semi da coltivare d’interesse agronomico, grazie alla collaborazione con altre banche del germoplasma, nell’ambito della Rete Nazionale RIBES ed europea (ENSCONET, European Native Seed Conservation Network) e in particolare con la Millenium Seed Bank dei Royal Botanic Gardens di Kew, in Gran Bretagna.
L’Erbario di Pavia, localizzato nell’edificio dipartimentale, all’interno dell’Orto Botanico, fu fondato nel 1780 e oggi comprende un Erbario dedicato alle piante vascolari, di cui fanno parte l’Erbario Lombardo, con circa 23000 essiccati di flora lombarda, Erbario Generale e raccolte personali, riferibili a singoli autori quali Ciferri, Cobau, Gasparrini, e un Erbario Crittogamico, con raccolte Lichenologiche, Briologiche, Micologiche, Algologiche e di Myxomiceti.
La parte del giardino attualmente destinata a ospitare la collezione di rose è suddivisa in tre grandi aree, un folto gruppo di rose selvatiche, raccolte nelle aiuole marginali, con specie e ibridi naturali, le rose antiche, collocate in modo da evidenziare i legami con le sezioni precedenti e gli ibridi moderni nelle aiuole centrali.
Nell’Aiuola del Tè si trovano gli arbusti di tè (Camelia sinensis forma biologica ticinensis) coltivati dalla fine del XIX secolo.
Fu negli anni Settanta del XX secolo che su iniziativa del direttore dell’Orto Botanico Ruggero Tomaselli venne edificata la serra tropicale in vetro e metallo, che oggi ospita orchidee tropicali, tra cui specie di origine americana, quali Vanilla planifolia (vaniglia), Maxillaria tenuifolia, Maxillaria ferdinandiana, Bifrenaria harrisoniae, Mormolyca ringens, Epidendrum ciliare e Anacheilium baculus, mentre altre specie provengono dall’Asia orientale, come Cypripedium insigne, Coelogyne cristata, Dendrobium moschatum, Phalaenopsis equestris e Vanda tricolor. Dendrobium kingianum di origine australiana.
A partire dal 2004, sono state allestite anche una serie di aiuole con piante autoctone della pianura lombarda, molte delle quali protette e rare, tra cui specie nemorali tipiche dei querco-carpineti e querco-ulmeti (quali Anemone nemorosa, Aristolochia pallida, Asparagus tenuifolium, Asphodelus albus, Carex brizoides, Carex pilosa, Convallaria majalis, Erythronium dens-canis, Iris sibirica, Leucojum vernum, Polygonatum multiflorum, Scilla bifolia, Vinca minor) e piante xerofile dei prati secchi (quali Achillea tomentosa, Anarrhinum bellidifolium, Armeria arenaria, Clematis recta, Dianthus carthusianorum, Festuca stricta subsp. trachyphylla, Helianthemum nummularium, Hieracium pilosella, Lychnis viscaria, Polygonatum odoratum, Potentilla tabernaemontani, Rumex scutatus, Teucrium chamaedrys).
L’Orto Botanico di Pavia Praticamente nel centro di Pavia, non lontano dal Palazzo del Comune, troviamo l’Orto Botanico…
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A tutti i partecipanti alla mostra "Antichi erbari" a Pianoro(BO) questo we sarà offerto un dolce biscotto! www.parcomusealedellavaldizena.it
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Mostra Antichi Erbari a Pianoro (BOLOGNA) - Ecco il programma di SABATO 8 APRILE: ✿ ore 10:00 - escursione nel territorio "ALLA SCOPERTA DELLE PIANTE DEL DURANTE": passeggiata gratuita lungo il percorso ambientale Via Ratta, con la guida dott. Lorenzo Olmi. Il ritrovo è davanti al Museo dei Botroidi di Luigi Fantini, in via Tazzola 10, a Pianoro. ✿ ore 17:30 - pomeriggio al Museo di Arti e Mestieri "Pietro Lazzarini" Conferenza del dottor Giancarlo Marconi “Gli erbari di essiccata e la nascita della Botanica come Scienza”
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Mostra "Antichi erbari" a Pianoro (BO) fino al 9 aprile www.parcomusealedellavaldizena.it Un erbario del 1602 al Monte delle Formiche
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Sabato 1 aprile ore 16.30 inaugurazione mostra Antichi erbari www.parcomusealedellavaldizena.it
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"Flora pliocenica" in mostra al Museo dei botroidi di Luigi Fantini durante l'evento Antichi erbari a Pianoro (Bologna), info www.parcomusealedellavaldizena.it
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Monte delle Formiche terra di alchimia, erbari antichi piante curative...in mostra a Pianoro dal 1 al 9 aprile info: [email protected]
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Digitalizzazione di un erbario del 1602 al Museo dei botroidi di Luigi Fantini (Bologna) per la mostra “Antichi erbari: una storia che continua”
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“Antichi erbari: una storia che continua” Pianoro (Bologna) dal 1 al 9 aprile
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"Antichi erbari: una tradizione che continua" a Pianoro (Bologna) info da Museo dei botroidi
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