#epitetos
Explore tagged Tumblr posts
Text
Ciò che dipende a te è accettare o meno ciò che non dipende a te.
Epiteto
5 notes
·
View notes
Text
Tezcatlipoca's trials are another thing. I've been humbled so many times I've lost count.
#deity worship#deity work#Tezcatlipoca negro pa aclarar#Sin epiteto pq tiene tantos nombres que me da vueltas la cabeza#tezcatlipoca
1 note
·
View note
Text
politici e, soprattutto, giornalisti dovrebbero solo scusarsi con imane khelif, non mi stavo proprio interessando sinceramente alle olimpiadi ma dopo i giorni scorsi ho preso a cuore questa cosa e sto tifando per la pugile algerina più di quanto abbia tifato in generale per italiani e le sue lacrime dopo la vittoria di oggi sono state davvero toccanti, non posso e non oso immaginare cosa voglia dire per una donna (ma anche per qualsiasi essere umano) essere etichettata come un mostro, o qualsiasi altro epiteto utilizzato, su centinaia di giornali, siti, persino da figure politiche, semplicemente perché ha una condizione genetica con cui ha già dovuto fare i conti per tutta la sua vita
la razza umana è la peggiore razza che sia mai esistita sulla terra
45 notes
·
View notes
Note
Olá tudo bem?
Estou em busca de mais conhecimento sobre Hermes, como cultuar, as diferenças entre os epitetos (o que outras culturas chamam de qualidade ou caminho) e como faço as oferendas, pode me ajudar?
Khaire philos!
Hermes, o Senhor dos viajantes, mensageiro olimpiano e amabilíssimo argicida é uma das divindades mais interessantes de se cultuar. Seu domínio é o acaso, a sorte, o movimento e a comunicação. Como patrono da tradução, este blog em si é dedicado a ele junto a Hefesto!
Felizmente contamos com um post sobre ele caso não tenha visto. No mais, podemos listar outros detalhes importantes.
Algumas ideias de oferendas: Moedas deixadas em encruzilhadas de quatro pontas (4 é o número associado a Hermes, por ele ter nascido no quarto dia lunar), libações de leite, mel ou vinho também são aceitáveis, assim como incensos múltiplos, como o olíbano (chamado também de franquincenso/incenso de igreja).
Tu pode também se aprofundar na leitura de seu mito de nascimento, nossos amigos do Helenos tem seu hino inteiro traduzido, felizmente. Clique aqui para ler a respeito.
E quanto à diferença entre os epítetos, podemos destacar alguns: Hermes é descrito como philandros, ou seja, amigo das pessoas, o que evoca seu caráter auxiliador junto ao epíteto kharidotes, "doador de graças". Em contrapartida, vemos o poder do Deus de trapacear e sua astúcia sempre afiada expressa nos epítetos mekhaniotes (enganador) e argeiphontos (assassino de Argos, o gigante de cem olhos), o célere Hermes é sempre descrito como um deus esperto e ligeiro em seus caminhos, cheio de lábia e sabedoria afiada. Outro aspecto evidenciado são seus epítetos ctônicos, khtonios (da terra/do Mundo Inferior) e psychopompos (guia das almas), que abordam sua função como a divindade que leva os espíritos ao além. Hermes é ainda descrito como Ennodios, ou seja, dos caminhos, representando seu domínio de transitar entre todos os reinos, no altivo Olimpo ou no tenebroso Submundo igualmente.
Hermes é uma das divindades mais acessíveis e diversas no Panteão. Esperamos que pouco a pouco possa ir se aprofundando neste vínculo com ele. Paz a ti, philos!
10 notes
·
View notes
Note
Bella smandrappona mi piace molto leggere il tuo blog. Ho superato i 50 e di tanto in tanto con amiche mi reco in qualche club privee’ emiliano. La trovo un’esperienza stimolante ed intrigante. Sei una frequentatrice anche tu e, se si, saresti così gentile da consigliarmi nuovi club?!?
Grazie mille e per intenderci smandrappona e’ da intendersi come il migliore dei complimenti 🥰
Grazie del simpatico epiteto
Non frequento locali di quel tipo e non perché li considero denigratori , ma la mia situazione famigliare me lo impedisce
Sono per i luoghi nascosti 😏
4 notes
·
View notes
Text
Storia Di Musica #289 - Genesis, The Lamb Lies Down On Broadway, 1974
Quando si parla di dischi dove davvero si sente quanto siano bravi i musicisti, non si può non pensare all’epopea del progressive (che come quelli che mi sopportano in questa rubrica da più tempo sanno, sia uno dei miei pallini musicali). Il prog, che vorrei sottolineare è una definizione che negli anni è diventata sempre meno descrittiva e precisa, ma che per consuetudine e anche affetto si continua ad usare, è stato il primo e significativo della gioventù europea di creare musica pop fuori dallo schema del blues americano d’importazione. Sembra un particolare secondario, ma è fondamentale, come lo è l’estrazione sociale dei protagonisti: tutti baby boomer (termine che vuol dire la prima generazione nata dopo la guerra, non il sarcastico e odioso epiteto di oggi contro chi non è “giovane”), sospinti dalla crescita economica e, particolare importantissimo, la prima generazione che fa musica studiando a livelli superiori; quasi tutti i grandi gruppi progressive sono formati da ragazzi laureati, spesso in materie scientifiche (l’esempio più famoso è Brian May, laureato con lode in Astrofisica, ma ricordo anche i componenti dei mitici Van Der Graaf Generator tutti dottori in materie scientifiche). Tutto questo portò ad un approccio molto serio e tecnico alla musica, e al netto delle preferenze personali i capolavori del prog sono tutti dischi suonati magistralmente, e potrebbero essere tutti citati in questo mese. Aggiungo, in primis, disseminati nei post di questa ve ne sono tanti, e in secundis per celebrare degnamente i dischi stato dell’arte ho scelto uno dei più famosi dischi prog, capolavoro di una delle band leggenda del movimento.
I Genesis sono stati i principi del progressive, una dei gruppi mitici di quel periodo. Eppure l’inizio fu tutt’altro che promettente: dopo una scrittura per la Decca e due singoli, esce From Genesis To Revelation (1969), che ha così poco successo che tutti i membri della band, Peter Gabriel, Tony Banks, Chris Steward, Anthony Phillis e Michael Rutherford tornano a fare gli studenti universitari. Fu però l’intuito di un grande discografico, Tony Strattor-Smith, che fondò la Charisma, la casa discografica motore del prog, a intuire il potenziale: entra a fare patte della band John Mayhewm con cui registrano Trespass (1970), che sebbene non ha vendite confortanti è apprezzato e ha il primo, grande brano, The Knife. Ma il meglio deve ancora venire: Mayhew se ne va con Phillips, e tramite un annuncio sulla famosissima rivista Melody Maker, vengono scelti due nuovi musicisti, Steve Hackett alla chitarra e Phil Collins alla batteria. Nasce qui la line up leggendaria, e piano piano inizierà a prendere forma il loro mondo di testi colti, ironici e surreali, con tanti riferimenti letterari e alla mitologia non solo classica ma anche del folklore locale, una musica maestosa e a tratti magicamente ipnotizzante con largo uso di tastiere e sintetizzatori, creando o anticipando stili futuri, tipo il rock sinfonico. Nursery Crime, Foxtrot, Selling England By The Pound sono i primi tre capitoli di una tetralogia magnifica di capolavori che impongono lo stile musicale del gruppo ma anche l’istrionismo di Gabriel, cantante superbo, e da ricordare soprattutto che fu il primo ad introdurre l’aspetto teatrale e scenografico nei concerti, usando travestimenti, trucchi in volto, caratterizzando la voce dei vari personaggi delle canzoni. Il disco di oggi è l’apoteosi di questo concetto, un disco che è molto di più di Gabriel che dei Genesis, nella stessa misura di The Wall disco di Roger Waters che dei Pink Floyd.
The Lamb Lies Down On Broadway, che esce nel 1974, è il primo, e unico, concept album dei Genesis. Racconta la storia di Rael (anagramma di Real, reale, ma anche parziale di Gabriel), un ragazzo portoricano fuggito dall’orfanotrofio di Pontiac che va a New York a scrivere graffiti, unica forma per esprimere i suoi sentimenti. Camminando per Broadway, Rael si imbatte in un agnello sdraiato fra i vapori dei riscaldamenti sotterranei, che si trasformano in una nebbia che lo trasporta in un'altra dimensione spazio-temporale, quasi interamente ambientata sottoterra. Qui troverà mostri mitologici, uomini mezzi rettili, personaggi grotteschi, ma troverà anche suo fratello John. Proprio per salvare la vita di John, al culmine della storia, Rael rinuncerà a tornare nella sua Manhattan, magicamente riapparsa oltre una finestra nella roccia, per gettarsi fra le rapide di un fiume. Subito dopo il salvataggio tuttavia Rael si accorge sgomento che John ha assunto le sue stesse sembianze, rivelandosi di fatto una proiezione del suo io, e appena capito cosa sta per succedere immediatamente dopo i "due Rael" scompaiono in una misteriosa foschia purpurea assieme a tutta la scena e alla storia stessa. Non esiste un brano “killer” come ci sono stati in altri lavori precedenti, ma basta il brano omonimo che apre il disco, che raccoglie come una ouverture di musica classica tutti i temi del disco ( il doppio LP dura oltre 90 minuti), la dolcezza di Hairless Heart o The Carpet Crawlers, o la forza di In The Cage o di Counting Out Time per decretare questo disco di una tale ricchezza di spunti, sia lirici che sonori, da dare il capogiro. La storia di Rael è l’ennesimo, e più sofisticato, tentativo di Peter Gabriel di critica al consumismo, alla imminente globalizzazione, agli idoli fallaci di un mondo dove i confini tra illusione e realtà sono sempre più fittizi, dove essere e apparire si fondono perdendo di contorno e significato, e molto più di altre occasioni c’è una dimensione personale di racconto emozionale per dar forma a temi che riguardano la sua interiorità, come il rapporto col sesso (The Lamia, The Colony Of Slippermen), con la paura o con la morte (Anyway, Here Comes The Supernatural Anaesthetist), visti con gli occhi di Rael. E se per qualcuno c’è il dubbio, in It, misterioso e sarcastico brano di chiusura, Gabriel canta “Se pensi che sia pretenzioso, sei stato preso per un viaggio\Guarda attraverso lo specchio figliolo, prima di scegliere, decidi” e finisce con “it's only knock and know-all, but I like it", che storpia il titolo di It's Only Rock 'n Roll (But I Like It), degli Stones, traducibile pressappoco: «criticare e [fare il] saccente su tutto», quasi a profetizzare le future critiche delle riviste musicali al lavoro, accusato di essere uno spaccato di megalomania, per la storia così complicata (che ha, per essere precisi, un finale aperto, come a sospettare un continuazione prevista). Gabriel dopo il tour successivo questa faticaccia se ne va, nel 1975, anche perché gli animi degli altri non vedevano bene il suo protagonismo. Ci sono le ultime tre cose da dire: i Genesis ne volevano fare un film con William Friednik, recentemente scomparso, ma non se ne fece mai niente; il disco fu accompagnato da 102 concerti, dove Gabriel cambiava vestito per decine di volte, ed è un peccato che non ne sia mai stato fatto un live come si deve; i Genesis, dopo l’addio di Gabriel, passano le redini a Phil Collins, che dopo la bufera del punk (che odiava la maestria del prog, a cui opposero i suoni viscerali e spesso sgangherati), specializzerà il gruppo in una sorta di pop d’autore, che regalerà risultati di vendita mai visti, soprattutto negli Stati Uniti, che ovviamente non capirono mai del tutto il prog. Ma il passaggio tra le due epoche equivale a passare in una strada dove prima sorgeva una cattedrale maestosa, tra le più grandiose di sempre per meraviglie, al cui posto adesso c’è una villetta in riva al mare, che accoglie l’ondeggio lento delle onde. Un cambiamento non da poco.
20 notes
·
View notes
Text
C'era un tempo in cui l'uomo si sforzava di essere onesto, un aggettivo che lo gratificava, anche perché si trattava di una definizione socialmente apprezzata. Oggi invece si è imposto l'uomo corrotto, un epiteto che significa al contempo abile, furbo e sulla via dell'arricchirsi. L'unico simbolo che conta, anche socialmente, è il denaro.
Vittorino Andreoli - La gioia di pensare
24 notes
·
View notes
Text
Epítetos do deus Júpiter
O deus Júpiter é uma divindade muito complexa, como seu culto era muito grande em épocas antigas foi ganhando vários epítetos ao longo da história do seu culto e é bem possível que novos epítetos apareçam agora que seu culto esta sendo retomado por algumas pessoas ao redor do mundo!
Alguns epítetos de Jove:
Júpiter Elicius: Invocado quando Júpiter traz a vitória.
Júpiter Fulgur: Usado quando Júpiter produz relâmpagos.
Júpiter Lucetius: Descreve Júpiter quando ele concede luz e esplendor a todas as coisas.
Júpiter Caelestis: Descreve Júpiter como o deus do céu.
Júpiter Optimus Maximus: Usado para descrevê-lo como o maior e melhor dos deuses.
Júpiter Pluvius: "Aquele que envia a chuva".
Júpiter Tonans: "O trovão".
Júpiter Stator: “O que detém” ou “o estabilizador”, invocado para deter a fuga em batalha.
Júpiter Feretrius: “Aquele que carrega o despojo”, invocado por Rômulo após sua vitória sobre Acrônio, rei dos Ceninenses
Júpiter Lapis: Invocado para a prática do ritual do “perjúrio da pedra” (ius iurandum lapidem)
Júpiter Pecunia: Representa a riqueza
Júpiter Summanus: "trovão noturno"
Júpiter Hospes: "hospitaleiro ou amigável"
Você pode conferir mais epitetos do deus Jove em português wikipédia ou na em ingês wikipédia.
Image by Gordon Johnson from Pixabay
3 notes
·
View notes
Text
Dianae
Il 30 di novembre ricorreva un'altra festa dedicata a Diana, dea della Luna e della caccia, forse in uno dei suoi aspetti più inferi, legati principalmente al momento dell'anno.
Il primo epiteto della dea fu "Trivia" (dal latino trivium), non perché trimorfa nella congiunzione con Luna ed Ecate, ma perché guardiana degli incroci a tre vie. Questo ruolo le aveva donato una connotazione alquanto oscura e pericolosa, poiché indicava metaforicamente la strada per gli inferi. Inoltre simboleggiava i sentieri che i cacciatori incontravano nella foresta di notte, appena illuminati dalla luna, come metafora del fare scelte "al buio".
Secondo Seneca l'appellativo evoca la triplice dea formata da Diana, Selene ed Ecate e specifica che ella possegga i poteri di quest'ultima.
Il ruolo di Diana come dea degli inferi la fece confondere presto con Ecate (e occasionalmente anche con Proserpina); infatti, un teatro nel suo santuario presso il Lago di Nemi, comprendeva una fossa e un tunnel che avrebbero permesso agli attori di scendere facilmente da un lato del palcoscenico e salire dall'altro, indicando una connessione tra le fasi lunari e una discesa della dea della luna nel mondo sotterraneo.
Dipinto di Erik Armusik
3 notes
·
View notes
Text
La Pascale che ironizza sull'ex compagno Berlusconi. Squallida persona che sputa nel piatto dove ha mangiato, oggi non saresti dove sei se non grazie a lui. Offenderla con qualunque epiteto sarebbe un complimento! 😏
9 notes
·
View notes
Text
C'era un tempo in cui l'uomo si sforzava di essere onesto, un aggettivo che lo gratificava, anche perché si trattava di una definizione socialmente apprezzata.
Oggi invece si è imposto l'uomo corrotto, un epiteto che significa al contempo abile, furbo e sulla via dell'arricchirsi.
L'unico simbolo che conta, anche socialmente, è il denaro.
Vittorino Andreoli, La gioia di pensare
2 notes
·
View notes
Photo
𝑇ℎ𝑒 𝑠𝑡𝑟𝑒𝑒𝑡'𝑠 𝑎 𝑙𝑖𝑎𝑟 𝐼'𝑚 𝑔𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑙𝑢𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑖𝑛𝑡𝑜 𝑡ℎ𝑒 𝐝𝐚𝐫𝐤 𝐴𝑛𝑑 𝐼 𝑚𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑗𝑢𝑠𝑡 𝑡𝑒𝑎𝑟 𝑦𝑜𝑢 𝑎 𝑝 𝑎 𝑟 𝑡
╰ ⧼ keith powers, cis, ele/dele | 𝐊𝐈𝐋𝐋 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓 por gin wigmore ⧽ ✶ — 𝐎𝐍𝐂𝐄 𝐔��𝐎𝐍 𝐀 𝐓𝐈𝐌𝐄 … parece que no futuro vamos ler o conto de 𝑌𝐴𝑅𝑂 𝐴𝑆𝐾𝐴𝑅𝐼, a primeira prole de Scar. Quando recebeu sua profecia de nascimento, disseram que ele seria aliado com OS VILÕES, mas será verdade? Com vinte e seis anos, ele veio de Pride Lands, onde atua como capanga dos Askari, tornando-se bastante explícito que serve a casa aos próprios interesses. Os pássaros me disseram que ele não vai participar da Seleção com intuito de contrariar os desejos do pai. Típico, considerando sua reputação de ser inconsequente, arrogante e dissimulado, embora eu deva admitir que possa ser descontraído, astuto e resiliente. Aposto que deve ter herdado tudo isso dos pais!
✶ — 𝐀𝐍𝐃 𝐒𝐎 𝐓𝐇𝐄𝐈𝐑 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 𝐁𝐄𝐆𝐈𝐍𝐒 …
Não é que Yaro normalize ou defenda os métodos de disciplina de Scar — ele simplesmente não se importa. Claro, nem todos os pais são tão cruéis quanto o genitor, mas porque perderia tempo pensando em e ses? Scar poderia ser abusivo e violento, selvagem e inclemente; contudo, não era diferente do mundo em que crescera. Nas Pride Lands dominada pelos Askari, o fraco não tinha vez. Suas únicas opções eram temer ou ser temido. E entre elas, a última sempre seria sua escolha.
Portanto, como filho de seu pai e herdeiro de seu orgulho, passou por toda transição de garoto a homem com um sorriso enervante no rosto, enquanto seu suor era tingido de carmesim. A atitude atípica, talhada para desconcertar e confundir, dividiam os capangas de Scar entre admirar e repudiar em silêncio o futuro da Askari. Ou, pelo menos, o que deveria ser.
A bem da verdade, Yaro conhecia o pai o suficiente para saber que jamais abriria mão de sua posição como cabeça da máfia, principalmente se a liderança fosse passar para ele. Sim, era parecido com o mais velho, compartilhando diversos de seus traços, porém, também era o objeto de seu desgosto — e não havia como negar tal fato, não quando seus irmãos recebiam tratamento tão díspar. Quem sabe seja esse o motivo para que se esforce tanto para tirar seu velho do sério, seja em missões extravagantes na Askari ou como o playboy que gosta de fingir ser. Se o ódio já existe, pode, pelo menos, dar sentido a ele.
Vestido com as mais vestes e botas de couro de hiena, costuma fazer tudo que o patriarca Askari abomina. Jogos, indiscrições mil e aventuras inconsequentes, brigas que lhe partem os nós dos dedos e casos que arriscam manchar a reputação da máfia (se é que isso é possível), são apenas algumas da peripécias de Yaro, que ganhou o apelido de Lucky. O epiteto perfeito para alguém sem o menor apego ao próprio pescoço.
✶ — 𝐔𝐍𝐋𝐎𝐂𝐊𝐈𝐍𝐆 𝐓𝐇𝐄 𝐌𝐀𝐆𝐈𝐂 …
𝐀𝐙𝐀𝐑 — Muitos podem pensar que o apelido Lucky vem de sua sorte de ainda estar vivo, mas a verdade é um pouco menos emocionante. Yaro é capaz de manipular o acaso e trazer má sorte àqueles que deseja — basta apenas um toque. Ele não controla como o azar irá se manifestar, nem pode garantir que o desenrolar de seu dom não irá afetá-lo por tabela. É como se desse um empurrãozinho no destino, desviando-o da rota certa. Como normalmente utiliza suas habilidades nas atribuições dadas por seu pai, nunca sofreu nenhum acidente… A não ser que ele se tornar o azar de outrem possa ser considerado dessa forma. .
✶ — 𝐂𝐔𝐑𝐈𝐎𝐒𝐈𝐓𝐈𝐄𝐒 …
Yaro é extremamente competitivo — traço comum as proles de Scar;
Já que começamos com a competitividade, vale ficar atento às apostas propostas pelo rapaz. É um jogador natural e, tendo o poder que tem, dificilmente joga para perder;
Apesar de não se transformar em leão como o pai, é um predador em todos os outros sentidos da palavra. Ama a caça, brincar com sua presa e vê-la se retorcer sob seu domínio. Contudo, não é dado a torturas físicas como a irmã;
De fato, quando necessário, Yaro mostra preferencia por finalizações limpas, não dando entregando muito sofrimento aos seus inimigos nos momentos derradeiros. Prefere, como dito acima, brincar com eles enquanto vivos e capacitados a receber sua fúria;
Tem episódios de extravagancias por vezes? Sim. E não coincidentemente, sempre estão atrelados ao pai de alguma forma. Scar gostaria que tal missão fosse discreta? Yaro vai até o limite da ordem, apenas o suficiente para não ser descoberto. Obviamente, gosta de flertar com o perigo;
Conceal, don’t feel pode ser uma frase da ex-rainha Elsa, mas o Askari a segue a risca... Das maneiras mais enervantes. Não é que goste de ser punido, mas seu orgulho não o deixa demonstrar dor ou fraqueza. Cada grama de seu sofrimento, no entanto, parece se converter em rebeldia;
Conhecido entre os seus por ser um lobo em pele de cordeiro. Quem vê o rosto de ares benevolente e brincalhão, não entende onde os limites de Yaro repousam. Spoiler alert: ele não tem nenhum;
Sempre fala para si mesmo que não faz questão da aprovação do pai, mas todas as suas ações tem origem em Scar. A verdade é que Yaro se sente preterido e constantemente reprovado pelo homem, que parece odiá-lo a algum nível;
A existência do Askari pode ser rodeada de sangue, mas suas roupas? Jamais. É extremamente vaidoso e se tem em alta estima. Seus dashikis sempre estão em perfeito estado, com nenhum bordado solto, e seus sapatos brilhando;
E não poderia ser diferente. Com sua fama de playboy, estar bem vestido é uma obrigação. Isso e se jogar em todo tipo de pecado, o que faz de muito bom grado;
É um exímio atirador, sua pontaria é tamanha que é capaz de acertar um alvo sem olhar diretamente para ele. Prática, mores, muito útil nas missões/brigas que se envolve.
8 notes
·
View notes
Text
# O Secretariado e a Filosofia Estoica
O secretariado é uma profissão que exige habilidades específicas, como organização, comunicação e capacidade de lidar com pressão. No entanto, raramente associamos essa carreira a filosofias antigas, como o estoicismo. No entanto, é surpreendente como os princípios estoicos podem ser aplicados de maneira eficaz ao campo do secretariado, proporcionando benefícios tanto para os profissionais quanto para suas organizações.
## O Estoicismo: Uma Breve Visão Geral
O estoicismo é uma antiga escola de filosofia que teve origem na Grécia, mas floresceu durante o Império Romano. Seus proponentes, como Sêneca, Epiteto e Marco Aurélio, acreditavam que a virtude, a razão e a autodisciplina eram fundamentais para alcançar a felicidade e a tranquilidade interior. Os estoicos ensinavam a importância de controlar nossas reações às circunstâncias externas, aceitar o que não podemos mudar e focar no que podemos controlar: nossas próprias ações e atitudes.
## Como o Estoicismo se Aplica ao Secretariado
### 1. Aceitação e Resiliência
Um dos princípios-chave do estoicismo é a aceitação do que não podemos controlar. No secretariado, há muitos eventos imprevisíveis e situações de alta pressão. Um secretário estoico entenderia que, embora não possa controlar todas as situações, pode controlar sua reação a elas. Isso resultaria em maior resiliência e capacidade de lidar com desafios de maneira calma e eficaz.
### 2. Foco no Dever
Os estoicos enfatizavam o cumprimento do dever e a busca da virtude. No secretariado, isso se traduz em cumprir as responsabilidades de forma ética e dedicada. Um secretário estoico procuraria sempre melhorar suas habilidades e oferecer o melhor serviço possível, independentemente das circunstâncias externas.
### 3. Comunicação Eficaz
A comunicação é essencial no secretariado, e os estoicos valorizavam a clareza e a honestidade na expressão. Um secretário estoico buscaria comunicar-se de maneira direta e eficaz, evitando emoções excessivas e conflitos desnecessários.
### 4. Controle das Emoções
Os estoicos eram conhecidos por sua capacidade de controlar suas emoções, o que é extremamente valioso em um ambiente de trabalho agitado. Um secretário estoico aprenderia a não se deixar levar por sentimentos como o estresse ou a frustração, mantendo a mente calma e focada.
### 5. Planejamento e Organização
O estoicismo também enfatiza a importância da preparação e do planejamento. Um secretário estoico adotaria uma abordagem meticulosa para a organização de tarefas e eventos, garantindo que tudo seja feito de maneira eficiente e dentro do prazo.
## Conclusão
O secretariado e a filosofia estoica podem parecer, à primeira vista, áreas completamente distintas. No entanto, a aplicação dos princípios estoicos no mundo do secretariado pode levar a uma melhoria significativa no desempenho profissional e na qualidade de vida. Ao adotar a aceitação, a resiliência, o foco no dever, a comunicação eficaz e o controle das emoções, os secretários podem se tornar profissionais mais eficazes e equilibrados, contribuindo para o sucesso de suas organizações e para o seu próprio bem-estar. O estoicismo oferece uma filosofia de vida atemporal que pode beneficiar pessoas em diversas profissões, incluindo o secretariado. Ao incorporar esses princípios, os secretários podem encontrar um sentido mais profundo em seu trabalho e viver vidas mais satisfatórias e realizadas.
Aline Leal
#secretariado #filosofia #estoicismo
2 notes
·
View notes
Text
MADONNA CELESTIALE
Un messaggio di amore e musica
Madonna Celestiale è un progetto artistico che nasce nella primavera 2013 da un’idea di Flavio Scutti elaborata in collaborazione con Paola Stasi.
Viene presentato per la prima volta in un articolo pubblicato sul blog PILL TAPES con foto dedicate alla Madonna nel mese di maggio, insieme ad una mixtape incentrata sulla musica spirituale (contaminata da sonorità che abbracciano diversi generi e culture, dal pop all’elettronica). Il tutto è scaturito dall’idea di diffondere un messaggio d’amore e di speranza, nell’intento di sensibilizzare il pubblico verso una maggiore cura e valorizzazione del patrimonio culturale artistico rappresentato dall’iconografia sacra.
Non vuole essere alcuna vetrina d’esaltazione cristiana, ma intende mostrare al pubblico (turista, curioso o appassionato che sia) l’arte di cui è piena la nostra storia e le nostre città, in chiave festosa e d’intrattenimento, con la passione per l’iconografia, l’amore per il sacro e la natura. Abbiamo scelto la Madonna perché rappresenta la figura della maternità che nella sua forma di icona partendo dalla Grande Madre si ritrova in quasi tutte le culture, dalla Dea Iside degli Egizi, alla Leucotea Ellenica, alla Mater Matuta Italica, ecc…
Progetto
Le Scritture, la liturgia, le preghiere litaniche, le arti figurative e plastiche raccolgono un’enciclopedia di figure relative alla simbologia marianica in grado di oltrepassare il senso comune di religiosità per addentrarci in un orizzonte più stratificato di sedimentazione culturale, fatto di medesime radici – persino etimologiche (culto-cultura) – intrecciate alle peculiarità dell’umano “vivere nel mondo”. Possiamo facilmente tradurre questo insieme di radici intrecciate nel termine “simbolo”.
Il senso letterale di «simbolo» è di «messo insieme» e lo deriva dal greco «sumballein» (gettare insieme). Gli uomini, secondo Platone (Convito 189-93), si amano perché, all’origine, sono stati tagliati in due dalle divinità gelose e, da allora, ognuno va alla ricerca della propria metà smarrita; facilmente sentiamo in noi la necessità di comporre divisioni interne; i primi cristiani hanno sentito il bisogno di raccogliere in un Simbolo, detto degli Apostoli, la somma delle verità da professare e l’esigenza di unire la terra e il cielo.
Questa attività di ricomposizione appare indispensabile. Luca (2,19) si avvale del medesimo termine per significare che «Maria custodiva tutte queste parole collegandole insieme in cuor suo». Non solo indispensabile ma anche assolutamente decisivo appare il termine «Diavolo» (dal greco «diaballein») dice proprio il suo contrario: dividere. Il simbolo ricollega il diviso, il diavolo persegue la divisione dell’unito.
In questo caso il simbolo:
• suscita tensione invece di annullarla
• crea una spinta in avanti, proponendo aperture progettuali
• si protende verso un equilibrio che rimane costantemente al di la di esso
• si fa metapoietico, cioè trasformatore, unificando tutto il mondo in un atto di ri-creazione e di pienezza, nella ricerca di un’inarrestabile e mai raggiunta partecipazione al tutto.
È «fare anima», dice James Hillman, l’unica condizione indispensabile perché una parola richiami altre parole, un’immagine evochi altre immagini, un singolo oggetto si faccia manifestazione del tutto. Chi fa questa esperienza vive la mobile staticità della vita spirituale, il movimento nell’unicità.
Contemplare Maria significa vedere in Lei, sempre eguale a se stessa, le varianti di ogni epiteto che le si attribuisce. Solo chi spazia nell’infinito universo semiotico, può accostarsi alla conoscenza simbolica di Maria (e di qualsiasi altra entità). Maria può non solo contenere simboli, ma essere essa stessa un simbolo. Come tale, escludendole il suo ruolo sovrannaturale, si fa educatrice anche attraverso ciò che essa rappresenta: nel rapporto con la Madonna, l’uomo può integrare in sé il femminile e maturare la sua individuazione, mentre alla donna può accadere di identificarsi nella sua portata materna, generatrice, ma soprattutto nella sua matrice affatto passiva di accettazione dall’Alto di un feto (o compito, o punizione, a seconda delle circostanze) autogeneratosi di cui lei è soltanto la sacca momentanea verso il passaggio alla terra, ma di attrice attiva nella nascita del Bene.
Infatti, a seconda delle radici semitiche alle quali i filologi la fanno risalire - già nel XV-XIV sec. a.C. è documentata su una tavoletta di Ugarit la radice mrym - Maria potrebbe significare «ribelle», l’«amara», la «forte», «colei che si innalza» o che «è innalzata», oppure ancora «profetessa» o «Signora».
Dall’egiziano mrit deriverebbe il significato di «amata» (sembra il più celebrato); dall’ebraico Miryam o marah, quello di «mare amaro», «amarezza», «dolore»; dal siriaco mâr, «signora», «padrona»; dall’egiziano ed ebraico or, «essere luminoso», «stella del mare». Sant’Eusebio professa: “Maria è detta «Stella del mare» perché innumerevoli stelle ha il cielo, il mare una sola e questa è la più luminosa di tutte”.
Dello stesso avviso San Gerolamo, il quale deriva dall’ebraico mar yam («goccia di mare»), il latino Stilla maris, da cui poi il poetico Stella maris, «stella del mare» (stella polare).
Intorno al nome di Maria, è opportuno inoltre citare l’abate Giovanni Caramuele, un Vescovo poliglotta morto a Vigevano nel 1682, nato a Madrid 76 anni prima, autore fra l’altro di un Maria Liber (Praga 1652) in cui viene registrato il «Discorso sul dolcissimo Nome di Maria per anagrammi», in cui riporta le differenti e possibili manipolazioni del nome «Maria». Potrebbe sembrare fanatismo retorico, in realtà è manifestazione di entusiasmo interiore (energia inconscia) che si accontenta di un minimo segno per vedere in esso, tramite assonanze, dissonanze, vicinanze, comunanze l’occasione di liberare tutta la tensione interna centrata sulla cosa o persona amata. Come il fuoco, coinvolge tutto ciò che incontra. Del resto, nell’Antico Testamento, simili procedimenti sono ben documentati.
In conclusione, Madonna Celestiale non è una messa in scena della grandezza e bellezza di Maria, in un ordine puramente spirituale. È piuttosto una specie di operazione archeologica, documentata attraverso foto che ritraggono la Madonna da ogni parte d’Italia e del mondo, tendente a evocare il passaggio simbolico - incarnato in Maria – tra l’anima e la necessità di un suo referente terreno, immobilizzato in un angolo, sulla facciata di un palazzo, in una nicchia, in un’immagine iconica. Questo passaggio trascina con sé il legame umano con la bellezza e all’assoluto, seppure declinato talvolta in termini barocchi, altri austeri o riformatori, altri ancora allegorici, documentando una necessità atavica della specie che va scomparendo in terra, quella della traccia, per essere assimilata in una quinta dimensione, uno spazio dell’immaginario diventato realtà: l’universo digitale.
Laura Migliano
Project
Madonna Celestiale Tour 2013
Media / Mixtape / Download
Photo Tour 2013
Photo Tour 2014
Facebook Event
Archive
Submit your icon for Madonna Celestiale
Instagram
Facebook
Ask
2 notes
·
View notes
Note
olá eu apreciaria muito um posto sobre o deus dos sonhos, morfeu, epitetos, algo mais sobre ele. Desde já agradeço.
Khaire philos!
Agradeço a solicitação de conteúdo e sinto que é preciso falar aqui sobre os daimones-sonho como um todo, os chamados oneiroi (singular: oneiros, do grego antigo, sonho). Morfeu é uma figura da literatura e mitologia romana com relatos apenas presentes no livro Metamorfoses, de Ovídio, onde aparece descrito ao lado de Fântaso e Fobetor/Ícelo. Morfeu é descrito como um sonho que toma a forma de pessoas, Fântaso de objetos inanimados e Fobetor, de animais e feras. O valor religioso das obras de Ovídio é, no máximo, debatível, mas vemos a representação dos oneiroi desde os mais antigos escritos, como a Ilíada. Entretanto, nestes escritos, não há nenhum nome como Morfeu atribuído ao deus-sonho que preenche a mente do general Agamemnôn na Ilíada, mas quem o guia para a mente do homem é Hermes, o Deus-mensageiro. Além disso, é dito que os oneiroi podem vir do portão de marfim ou do portal de chifre, o primeiro dá vazão aos sonhos proféticos enviados pelos Deuses, enquanto o segundo dá a sonhos enganosos ou fantasiosos. Quando olhamos mais de perto do relato dos cultos de Hipno (temos um post sobre ele aqui), o Deus do sono e Asclépio, o Deus da cura, vemos um relato de Pausânias sobre a representação de Oneiros (O Deus-Sonho, no singular neste caso) junto a Hipnos Epidotes (Abundante, do grego antigo). Os sonhos, ou seja os oneiroi, eram particularmente importantes no culto de Asclépio, pois através deles os devotos e sacerdotes interpretavam as curas necessárias para seus males a serem tratados, um processo chamado de metanoia. Uma famosa por isso também é Selene, a Deusa-lua, que na antiguidade tinha um santuário com uma fonte de água sagrada que, caso o consulente bebesse e adormecesse no local, obteria respostas através dos sonhos sobre suas indagações. Estes daimones queridos nos entregam mensagens, apresentam nosso conteúdo interno e as mensagens dos divinos. Apreciemo-los juntos aqui! Espero que esta resposta tenha sido informativa, embora não tenhamos focado em Morfeu especificamente!
#politeísmo helênico#hellenic polytheism#helpol#perguntas#ask#asks#outros deuses#oneiroi#morfeu#morpheus
4 notes
·
View notes
Text
focar no que se consegue controlar e aceitar o que está fora de alcance.
como não é possível mudar o que já aconteceu, resta apenas lidar com as circunstâncias presentes.
“faça o melhor com o que estiver em seu poder, e apenas aceite o que vier a acontecer. algumas coisas estão ao nosso alcance e outras coisas não estão”. (Epiteto)
faz parte do poder de cada pessoa o que depende de sua vontade e liberdade.
2 notes
·
View notes