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#elezioni francesi
avalonishere · 3 months
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portinaio · 3 months
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rinaldofan · 3 months
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Elezioni francesi 2024.
vinti, vincitori, possibili scenari
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ROMA. ALLA RIVOLUZIONE ELETTORALE FRANCESE LA RAI PREFERISCE IL "FESTIVAL DELLE CITTA' IDENTITARIE" DI POMEZIA.
In Francia la riscossa del popolo con uno scatto d’orgoglio antifascista realizza una rivoluzione, sovverte tutti i sondaggi, regala una vittoria storica alla sinistra e blocca la roboante ascesa dell’estrema destra al potere. La cronaca racconta di una giornata memorabile per la Francia e i francesi, che hanno saputo opporsi alla propagnanda dell’estrema destra di Le Pen sovvertendo il…
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anchesetuttinoino · 2 months
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Marsiglia, il rapper di origine algerina Naps (Nabil Boukhobza) è stato arrestato per aver violentato tre ragazze
In occasione delle elezioni francesi, Naps chiedeva una barricata contro l’estrema destra.
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ballata · 3 months
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In queste ore di elezioni Francesi non ho trovato nulla di più appropriato.
Il mio feretro è pronto. È a casa mia. È una pelle di cervo cacciato nella foresta di Lyons. Un tempo vi avvolgevano i corpi dei re. La "nappa" del cervo è considerata immarcescibile. E si suonerà "J'avais un camarade" in tedesco.
Mi do la morte per risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invasivi desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà. Così come difendo l’identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al contempo contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
-Dominique Venner
#france #dominiquevenner #patriots #droit #elezioni #europe #filosofi #liberopensiero #javaisuncamarade #robertonicolettiballatibonaffini
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falcemartello · 1 year
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Wow! (Considerazioni multitasking.)
- di Nestor Halak
Gli americani sono riusciti a vendere il genocidio degli indiani per l’epopea del buon vecchio West, il bombardamento atomico di civili per un atto umanitario, l’occupazione militare dell’Italia per la “liberazione” dell’Italia, la mafia di New York per una storia di eroi romantici. Nulla di tutto ciò discredita mai il sistema nel suo complesso, che rimane infinitamente buono e giusto, protetto com’è dai sacri principi della “costituzione”, il problema è solo che alcuni essere umani nascono intrinsecamente cattivi e vanno eliminati. Tutta qui la filosofia di Hollywood. Se qualcosa di vagamente simile succede in qualsiasi altra nazione (eccezion fatta per i fratelli Anglo), la descrizione che ne fa Hollywood muta immediatamente nella condanna senza appello del sistema di potere di quello stato, del suo sistema sociale e persino della popolazione arretrata e, tra noi possiamo dircelo, anche razzialmente  inferiore. Sono persino riusciti ad imporre in tutto il mondo una bevanda fatta d’acqua zuccherata colorata col caramello, un poco come hanno fatto i francesi col vino. Solo che i francesi si sono inventati qualità metafisiche vendendo a prezzi astronomici qualcosa di molto comune che nessuno sa veramente distinguere, mentre gli americani  hanno incartato con un sogno un prodotto di nessun valore. Negli Stati Uniti può essere tranquillamente assassinato il presidente, poco dopo il capo dell’opposizione, un paio di leader dei movimenti per la liberazione dei negri, ma la colpa non sarà mai del sistema marcio e corrotto come avverrebbe se gli stessi fatti accadessero in qualsiasi altro posto al mondo, ma sempre per la follia criminale di un singolo, cattivo per nascita, sfuggito al sistema e al controllo delle anche troppo bonarie forze dell’ordine.  Ogni volta si ripete lo stesso cliché ed ogni volta chiunque solleva dubbi è etichettato come complottista. Immaginatevi se in Cina qualcuno uccidesse Xi e due giorni dopo l’assassino venisse a sua volta ucciso in diretta televisiva mentre è nelle mani della polizia. Se i cinesi sostenessero che sia il primo che il secondo assassino sono solo dei pazzi criminali che hanno agito da soli, senza complici e per motivazioni personali qualche giornale main stream ci crederebbe o fingerebbe di crederci anche solo per un secondo?  O le “teorie del complotto” non sarebbero tali ma diventerebbero la verità sacrosanta al di la delle “menzogne del regime tirannico e corrotto”? [...] Siamo rimasti solo noi, pochi increduli, che oramai l’inganno lo fiutano quasi per istinto, automaticamente, senza nemmeno  pensarci, così come si guida una macchina. I più si bevono le allerta colorate  con gli occhi incollati agli schermi ed esclamano "uao"!
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mchiti · 3 months
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molto contenta di entrambi i nostri francesi per come hanno risposto alle domande sulle elezioni 👑
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schizografia · 8 months
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Gli anni Trenta sono davanti a noi
Nel novembre del 1990 Gérard Granel, una delle menti più lucide della filosofia europea di quegli anni, tenne nella New School for Social Research di New York una conferenza il cui titolo, certamente significativo, non mancò di provocare fra i benpensanti qualche reazione scandalizzata: Gli anni trenta sono davanti a noi. Se l’analisi condotta da Granel era genuinamente filosofica, le sue implicazioni politiche erano infatti immediatamente percepibili, dal momento che in questione, nel sintagma cronologico apparentemente anodino, erano puramente e semplicemente il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e lo stalinismo nell’Unione sovietica, cioè i tre tentativi politici radicali di «distruggere e sostituire con un “ordine nuovo” quello in cui l’Europa si era fin allora riconosciuta». Granel aveva buon gioco nel mostrare come la classe intellettuale e politica europea fosse stata altrettanto cieca di fronte a questa triplice novità di quanto lo fosse – negli anni Novanta come oggi – di fronte alla sua inquietante, anche se mutata, risorgenza. Si fatica a credere che Leon Blum, leader dei socialisti francesi, potesse dichiarare, commentando le elezioni tedesche del luglio 1932, che, di fronte ai rappresentanti della vecchia Germania, «Hitler è il simbolo dello spirito di cambiamento, di rinnovamento e di rivoluzione» e che pertanto la vittoria di von Schleicher gli sarebbe parsa «più desolante ancora di quella di Hitler». E come giudicare la sensibilità politica di Georges Bataille e di André Breton, che, di fronte alle proteste per l’occupazione tedesca della Renania, hanno potuto scrivere senza vergogna: «noi preferiamo in ogni caso la brutalità antidiplomatica di Hitler, più pacifica, nei fatti, dell’eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politici». La tesi di questo saggio, di cui consiglio vivamente la lettura, è che a definire il processo storico in corso, negli anni Trenta come negli anni Novanta in cui scriveva, sia uno stesso primato dell’infinito sul finito, che, in nome di uno svolgimento che si vuole assolutamente senza limiti, cerca di abolire in ogni ambito – economico, scientifico, culturale – le barriere etiche, politiche e religiose che l’avevano fin allora in qualche modo contenuto. E, insieme, anche attraverso gli esempi del fascismo, del nazismo e dello stalinismo, Granel mostrava come un simile processo di infinitizzazione e di mobilitazione totale di ogni aspetto della vita sociale non possa che condurre all’autodistruzione.
Senza entrare nel merito di questa analisi certamente persuasiva, mi interessa qui piuttosto sottolineare le analogie con la situazione che stiamo attraversando. Che gli anni Trenta del Ventesimo secolo ci stiano ancora davanti non significa che noi vediamo oggi riproporsi esattamente nella stessa forma gli eventi aberranti in questione; significa piuttosto quello che Bordiga aveva inteso esprimere scrivendo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che i vincitori sarebbero stati gli esecutori testamentari dei vinti. Dovunque i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso testamento, accettato senza beneficio d’inventario. Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che Granel denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza politica. Con la differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, che Granel evocava, si sono vertiginosamente moltiplicati. Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere catastrofiche.
15 gennaio 2024
Giorgio Agamben
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avalonishere · 3 months
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carmenvicinanza · 2 months
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Justine Triet
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Justine Triet, regista e sceneggiatrice, è tra le figure più interessanti e premiate del nuovo cinema francese.
Col suo film Anatomia di una caduta, ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, la Palma d’oro al Festival di Cannes, due Golden Globe, un Critics Choice Award e un Premio BAFTA.
Le sue sono piccole storie che si agitano dentro la Storia. Nei suoi film cortocircuitano finzione e realtà, pubblico e privato, video arte e performance.
Nata a Fécamp, in Normansia, il 17 luglio 1978, si è laureata all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, nel 2003.
Dopo la laurea, si è fatta presto notare con le sue prime opere che hanno partecipato a diversi concorsi cinematografici. Il cortometraggio Trasverse (2004) è stato selezionato ai Rencontres Internationales Paris/Berlin e L’amour est un chien de l’enfer (2006) è stato proiettato alla Biennale d’arte contemporanea di Lione. Entrambi i film affrontano aspetti legati all’attualità sociale e politica, concentrandosi sulla “coreografia” delle manifestazioni politiche e degli assembramenti pubblici.
Sur Place, del 2007, che ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Brive è stato inserito nelle collezioni del Centre Pompidou e del Museu Berardo di Lisbona. Girato da una finestra durante le proteste studentesche anti CPE a Parigi nel 2006, il suo sguardo è sul conflitto e sul ruolo dell’individuo all’interno di un gruppo, l’ambiguità e la visione stereotipata che i media rilanciano di questi eventi. La cittadinanza diventa protagonista pur restando una massa compatta e uniforme.
Nel 2009 ha diretto il cortometraggio-documentario Des ombres dans la maison, ambientato nella periferia di San Paolo, in Brasile, che racconta la storia del quindicenne Gustavo, della madre alcolista e dell’assistente sociale, pastore della chiesa evangelica, che deve deciderne o meno l’affidamento. Questo film rappresenta una svolta nel suo lavoro, perché pur confermando il suo interesse per i fenomeni di massa, come quelli che hanno al centro i predicatori, introduce una più marcata attenzione e un’intimità con i personaggi di cui narra la storia.
Vilaine fille, mauvais garçon, il suo primo cortometraggio di finzione ispirato nel titolo a una canzone di Serge Gainsbourg, è la storia di  due trentenni che la solitudine fa incontrare per caso a una festa, Thomas e Laetitia. Tra dramma e leggerezza, per loro è l’inizio di una notte “fuori orario” sulla strada della felicità. Il corto, nominato ai César nel 2012 ha vinto numerosi premi in vari festival francesi e internazionali, candidato all’Orso d’oro per il miglior cortometraggio, ha vinto il Prix UIP Berlin.
Il suo primo lungometraggio è stato La Bataille de Solférino del 2013, candidato ai César per la migliore opera prima, selezionato all’ACID di Cannes, Premio del Pubblico al Festival Paris Cinéma, considerato dai Cahiers du cinéma uno dei dieci film più belli dell’anno, è la storia di una giornalista che affronta la giornata delle elezioni vinte da François Hollande in Rue de Solferino, storica sede del Partito socialista francese. Girato in presa diretta tra i sostenitori che aspettano il risultato delle urne, il film si immerge nella realtà di un grande evento nazionale facendo rimbalzare la “guerra” politica con quella famigliare della protagonista che, per assicurare i servizi alla rete ha lasciato a casa le sue bambine, proprio il giorno in cui il padre separato vuole vederle. Un pezzo di metatelevisione e metacinema che fotografa angosce private e pubblici conflitti.
Anche Victoria, commedia sofisticata presentata in anteprima mondiale alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2016 è il ritratto di una donna complessa, contesa tra vita professionale e personale. Un film cinico e romantico sulla spirale emotiva di una donna che cade, sbaglia e si rialza, e sulle ossessioni della regista: le difficili relazioni tra i sessi, la solitudine, i figli, la giustizia, i soldi, il sesso.
Sempre a Cannes, in concorso, ha presentato Sibyl – Labirinti di donna nel 2019 a cui è seguito il pluripremiato Anatomia di una caduta del 2023, un legal drama che ha come protagonista una scrittrice sospettata della morte del marito in una remota località di montagna.
Un film appassionante, femminista, sfaccettato, intimista e pieno di colpi di scena. Un’opera di alto livello sull’ambiguità del reale. Un grande lavoro sull’infanzia rubata, violentata, sulla lotta estrema di un adolescente per riappropriarsi il più possibile di quanto stanno cercando di sottrargli. L’opera era stata anche candidata agli Oscar per la miglior regia.
Justine Triet non smette di sorprendere e di collezionare critiche positive per il suo sguardo che penetra nel profondo delle cose e delle persone, per la grandezza nel mostrare i diversi punti di vista. Un’artista che si dà tanto e che in ogni sua fatica riesce a sorprendere e incantare il pubblico.
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zabahronz · 2 months
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Tra Sanculotti, Giacobini e Cordiglieri
I risultati della seconda turna delle elezioni politiche in Francia mi hanno a dir poco sorpreso: avevo dato quasi per scontata la vittoria del Rassemblement National, invece il Nuovo Fronte Popolare ha beffato all'ultimo minuto Marine Le Pen assicurandosi la maggioranza dei seggi.
C'è però da dire che questa nuova maggioranza, essendo una coalizione dei diversi partiti di sinistra, non mi dà grandi certezze. Il non avere una visione comune su diversi temi potrebbe compromettere la buona riuscita di questa iniziativa politica. Sta ai vari segretari di partito il gravoso compito di accantonare le divergenze e riuscire ad assicurare ai francesi un Governo stabile e duraturo, contando anche sul fatto che Macron farà di tutto per far sì che questo accada.
Ma una domanda, a questo punto, mi sorge spontanea: è possibile replicare un'impresa simile in Italia? Abbiamo gli elementi e le circostanze atte a ciò?
Per come la vedo io sì, ma non nell'immediato futuro. Mi spiego.
Sinceramente parlando la sinistra italiana in questi ultimi anni non mi ha pienamente convinto: troppa confusione e troppe divisioni anche all'interno dei partiti stessi. Il prefissarsi un'obbiettivo comune però, ossia la sconfitta delle destre e la destituzione della Meloni, potrebbe diventare la chiave di volta della faccenda. Non raccolte firme che finiscono sul nulla, non opposizioni sterili e becere, ma un piano politico ben definito che possa garantire sicurezze ai cittadini.
Solo allora, a mio avviso, sarà possibile riavvicinare gli italiani al voto: perché in questi casi le pubblicità progresso servono a ben poco. Avere fiducia significa meritarla, e per meritarla bisogna innanzitutto dettare le condizioni perché ciò avvenga.
Avere i piedi più piantati a terra insomma.
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unita2org · 2 months
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POMEZIA BATTE LE ELEZIONI IN FRANCIA PER NOTIZIABILITA'
di Redazione Per la Rai il risultato delle elezioni francesi è meno importante del festival “Città Identitarie” ideato da Edoardo Silos Labini a Pomezia, a cui Rainews dedica ben otto minuti dell’apertura del notiziario delle 22.00 più altri servizi all’interno, mentre sia Mediaset che La7 dedicavano degli speciali ai risultati di quella che è stata definita “la rivoluzione…
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alephsblog · 3 months
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roma-sera-giornale · 3 months
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Sulle elezioni francesi
Bisogna ammettere che la strategia di Macron ha funzionato, disinnescando la crescita del lepenismo. In fondo, meglio un governo debole, in cui il centro macroniano possa fungere da freno a degli alleati, che un governo di destra o di sinistra radicale nel pieno delle forze. La Francia ultimamente non se la sta passando molto meglio dell’Italia. Il paese è inondato da populisti di ambo gli…
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e-o-t-w · 3 months
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Eyes on the world #200
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Giro di boa dell’anno e prima settimana di luglio. Come va? 
Settimana di elezioni e importanti stravolgimenti in Europa e non solo. Partiamo da Francia e Gran Bretagna, passando per lo spaventoso uragano che sta colpendo l’America Centrale e per la disfatta dell’Italia a Euro 2024. 
Cominciamo subito subito 👇 
🇫🇷 FRANCIA: IL PRIMO TURNO DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE PREMIA IL RASSEMBLEMENT NATIONAL. E ADESSO? 
1) Partiamo dalla #Francia, dove alle elezioni legislative, il #RassemblementNational (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, alleato con Eric Ciotti dei Repubblicani, ha ottenuto il 33,15% dei voti, con RN da solo al 29,25%. La destra di Ciotti ha preso il 3,9%. Il Nuovo Fronte Popolare (#NFP), alleanza di sinistra che include vari partiti come il Partito Socialista e La France Insoumise, ha ottenuto il 27,99%, migliorando rispetto al 2022 ma inferiore al 31,6% delle europee. Ensemble pour la République di Emmanuel #Macron ha ottenuto il 20,83%. Questa domenica si terrà il secondo turno; al primo sono stati eletti solo 76 deputati su 577. Tra questi, 39 di RN in alleanza con Ciotti, 32 di NFP e due della coalizione di Macron. Le Monde ha definito un fallimento la decisione di Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale per ottenere una maggioranza più chiara, visto il rifiuto dei francesi, e nessuno dei ministri di Macron ha superato il 50% dei voti. Martedì alle 18 è scaduto il termine per presentare le domande di partecipazione al secondo turno. Alla fine, rispetto al primo turno, si sono ritirati oltre 200 candidati: 131 del Nuovo Fronte Popolare (NFP), 83 di Ensemble pour la République (coalizione del presidente Emmanuel Macron), e solo 3 del Rassemblement National (RN), il più votato al primo turno. I ritiri sono avvenuti per ridurre le possibilità di vittoria del RN, concentrando i voti di centro e sinistra su un unico candidato nei ballottaggi a tre e a quattro, definiti "triangolari" e "quadrangolari". In attesa di domenica, si sono intensificate le pressioni per formare coalizioni contro l’estrema destra. Tuttavia, la situazione è complicata: la coalizione centrista di Emmanuel Macron, Ensemble, rifiuta di collaborare con La France Insoumise (LFI), il partito di sinistra radicale di Jean-Luc #Mélenchon, sebbene alcuni esponenti di Ensemble abbiano mostrato apertura verso altri partiti del Nuovo Fronte Popolare (NFP). LFI, nata nel 2016, ha guadagnato consensi opponendosi a Macron e Marine Le Pen. Nonostante alcuni scandali e una radicalizzazione delle sue posizioni, LFI è rimasta il principale partito di sinistra nell'Assemblea Nazionale. La nuova coalizione NFP, che include anche Place Publique e il Partito socialista, ha ottenuto il 28% dei voti al primo turno. Macron ha definito l’alleanza “indecente” a causa della presenza di LFI. Durante la campagna elettorale, Ensemble ha cercato di screditare la coalizione di sinistra, concentrandosi più su di essa che su RN. Nel secondo turno, NFP ha chiesto ai suoi candidati arrivati terzi di ritirarsi per favorire Ensemble, ma solo 131 lo hanno fatto. Macron ha mostrato ambiguità riguardo ai ritiri in favore di LFI, portando al ritiro di 83 candidati di Ensemble. La mancanza di una collaborazione netta rende il risultato delle elezioni imprevedibile, con oltre 90 ballottaggi triangolari e quadrangolari ancora in corso. 
🇬🇧 GRAN BRETAGNA: VITTORIA SCHIACCIANTE DEI LABURISTI, KEIR STARMER PRENDERÀ IL POSTO DI RISHI SUNAK 
2) Facciamo un salto in #GranBretagna adesso, dove le sorprese non sono di certo mancate. Il Partito #Laburista ha vinto le elezioni, con il leader Keir #Starmer destinato a diventare il prossimo primo ministro. Il premier uscente, Rishi #Sunak dei #Conservatori, ha riconosciuto la sconfitta e si è dimesso per permettere a Starmer di formare un nuovo governo. I Laburisti hanno ottenuto 412 seggi, i Conservatori 121 e i Liberal-democratici 71. Questo rappresenta una vittoria storica per i Laburisti, che non vincevano un’elezione generale dal 2005 e non riuscivano a farlo partendo dall'opposizione dal 1997. I Laburisti hanno riconquistato seggi cruciali nel cosiddetto "red wall" dell'Inghilterra settentrionale e centrale, tradizionalmente operaio e recentemente incline verso i Conservatori, soprattutto in seguito al tema della #Brexit. In particolare, hanno riconquistato territori come Bishop Auckland e Hexham, quest'ultimo per la prima volta nella storia. Parallelamente, Nigel #Farage e il suo partito #ReformUK hanno ottenuto risultati sopra le aspettative, influenzando il voto conservatore in diverse circoscrizioni senza tuttavia riuscire a tradurlo in un numero significativo di seggi parlamentari. Diversi esponenti di rilievo dei Conservatori non sono stati rieletti. Sunak si è assunto la responsabilità della sconfitta e ha annunciato che si dimetterà anche da leader del partito. Il sistema elettorale uninominale ha permesso ai Laburisti di ottenere una vittoria ampia in termini di seggi con un incremento modesto di voti rispetto al 2019, mentre i Liberal-democratici hanno registrato un successo significativo, ottenendo 71 seggi, il loro miglior risultato storico. Il loro leader Ed #Davey ha celebrato il risultato, attribuito in parte alla sottrazione di voti ai Conservatori da parte di Reform UK. Jeremy #Corbyn, ex leader dei Laburisti, è stato rieletto come indipendente, mentre non ce l’hanno fatta Liz Truss e Jacob Rees-Mogg (Conservatori). Al di fuori dell’Inghilterra, l'SNP scozzese ha visto un drastico calo di consensi, perdendo molti seggi a favore dei Laburisti, riflettendo un malcontento diffuso verso il partito. In Irlanda del Nord, il #SinnFéin ha consolidato la sua posizione come principale partito, mantenendo i suoi sette seggi. In conclusione, il panorama politico britannico si presenta frammentato e in fase di riassestamento, con una chiara redistribuzione del potere tra i partiti tradizionali e emergenti. 
🌪️ L’URAGANO BERYL METTE A SOQQUADRO IL CENTRO-AMERICA. RAGGIUNTA LA CATEGORIA 5 
3) Ci spostiamo in Centro-America, dove lunedì l'uragano #Beryl è approdato nelle Isole Sopravento Meridionali nei #Caraibi, inclusi gli stati di Grenada e Saint Vincent e Grenadine, inizialmente senza causare danni significativi. Beryl ha temporaneamente perso forza per poi tornare a categoria 4, evento raro in quella zona dai tempi dell'uragano Ivan del 2004. Lunedì sera l'uragano Beryl ha ufficialmente raggiunto la categoria 5, la più alta nella scala Saffir-Simpson, con venti fino a 260 km/h. Dopo aver attraversato i Caraibi, ha colpito anche Grenada, causando ingenti danni. Le isole di Carriacou e Petite Martinique sono state particolarmente colpite, con interruzioni nelle comunicazioni e nell'elettricità. Anche Santa Lucia ha subito danni, con reti elettriche danneggiate e alberi abbattuti. Una vittima è stata registrata a Saint Vincent e Grenadine. Beryl si sposterà verso la penisola dello #Yucatan entro domani. Beryl è il primo uragano di categoria 5 (la massima) mai registrato a giugno, grazie a temperature oceaniche insolitamente alte e al fenomeno de #LaNiña nel Pacifico, parte del fenomeno ENSO che raffredda l'oceano Pacifico e altera il meteo globale. Storicamente, la stagione degli uragani nell'Atlantico va da giugno a novembre, con il primo uragano che si forma in media il 26 luglio. La #NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha previsto una stagione degli uragani sopra la media per il 2024, stimando 17-25 tempeste tropicali e 8-13 uragani. Almeno sette persone sono morte a causa dell'uragano Beryl nelle isole sudorientali dei Caraibi: due a Carriacou, Grenada, e una sull'isola di Union, Saint Vincent e Grenadine. I soccorsi sono ostacolati dalle difficoltà di accesso, quindi il bilancio dei morti potrebbe aumentare. Il 90% delle abitazioni a Union è inutilizzabile, con case gravemente danneggiate. Anche altre isole dei Caraibi sudorientali hanno subito danni per le forti piogge e allagamenti. Mercoledì, la tempesta si è spostata verso Hispaniola e #Giamaica, con forti piogge previste e l’inizio dei preparativi di emergenza. Il primo ministro Andrew Holness ha consigliato di fare scorte di cibo e mettere al sicuro i documenti. Michael Brennan del Centro nazionale per gli uragani statunitense ha avvertito dei rischi di inondazioni e frane.  
⚽ EURO 2024: ITALIA UMILIATA ED ELIMINATA DALLA SVIZZERA. SPAGNA E FRANCIA IN SEMIFINALE, OGGI LE ALTRE 
4) Chiudiamo con il calcio. Sabato scorso l'#Italia è stata eliminata dagli #Europei dopo aver perso 2-0 contro la #Svizzera, dopo aver subito le offensive elvetiche per gran parte del match. La Svizzera è passata in vantaggio al 37esimo minuto con Remo Freuler e al 46esimo con Ruben Vargas. La prestazione dell'Italia è stata deludente: non è mai riuscita a rendersi pericolosa e ha concesso ampi spazi agli avversari, soffrendo il loro pressing. Si chiude così anzitempo il torneo dell'Italia, campione in carica, al di sotto delle aspettative e con una sola vittoria all’attivo (contro l'Albania). La squadra ha mostrato problemi tattici e mancanza di giocatori di alto livello, con l'unica eccezione del portiere Gianluigi #Donnarumma. Le critiche si sono concentrate sull'allenatore Luciano #Spalletti, che ha cambiato modulo e formazione in tutte le partite, spesso schierando giocatori fuori ruolo. Alcuni commentatori sostengono che Spalletti abbia avuto poco tempo per formare una squadra competitiva, avendo allenato solo tredici partite in dieci mesi. La mancanza di calciatori di altissimo livello e personalità è stata evidente, con 15 esordienti su 26 convocati e solo Donnarumma e Jorginho con grande esperienza internazionale. L’Europeo intanto è giunto nella sua fase finale con i primi due quarti già andati in scena (qualificate alle semifinali per il momento #Spagna e #Francia) e i restanti due da giocare oggi.  
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Passiamo a qualche breve per non perderci nulla: 
🇭🇺 Lunedì l'#Ungheria ha assunto la presidenza del Consiglio dell'#UnioneEuropea, un ruolo che dura sei mesi e permette di influenzare l'agenda del Consiglio. La presidenza ungherese, guidata dal primo ministro Viktor #Orbán, noto per le sue posizioni razziste, omofobe e illiberali, ha sollevato preoccupazioni tra le istituzioni europee. Tuttavia, la capacità dell'Ungheria di influenzare l'UE sarà limitata a causa del momento particolare in cui cade la presidenza, con le istituzioni europee impegnate nel rinnovo delle loro posizioni. La presidenza ungherese ha presentato priorità generiche, concentrandosi sulla competitività delle aziende europee, mentre Orbán promuove un nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento Europeo. Non è tutto. In settimana Orbán è andato a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir #Putin, diventando il primo leader europeo a farlo dall'aprile 2022. La visita ha suscitato critiche da parte di funzionari dell'UE e vari capi di stato e di governo, creando tensioni diplomatiche. Josep Borrell e Charles Michel hanno sottolineato che Orbán agiva a titolo personale e non rappresentava l'UE. Ursula von der Leyen e altri leader europei hanno condannato la visita, mentre Jens Stoltenberg ha affermato che Orbán non rappresentava la #NATO. Orbán ha descritto la sua visita come una "missione di pace" e ha incontrato anche il presidente ucraino #Zelensky. Putin ha accolto calorosamente Orbán, intendendo discutere sia le relazioni bilaterali che la situazione in #Ucraina. Orbán è noto per le sue posizioni filorusse e per aver ostacolato gli aiuti militari dell'UE all'Ucraina. 
🇺🇸 Salto rapido in USA, dove alcuni grandi finanziatori del #PartitoDemocratico americano hanno annunciato la sospensione delle loro donazioni per la campagna di rielezione di Joe #Biden, chiedendo un candidato più giovane. Questo movimento è emerso dopo un dibattito presidenziale contro Donald #Trump in cui Biden è apparso debole. Tra i finanziatori che hanno ritirato il loro sostegno ci sono Abigail Disney, Reed Hastings e Ari Emanuel. Alcuni di loro stanno organizzando campagne attive per spingere Biden al ritiro, come il Next Generation PAC, che raccoglierà fondi per un sostituto. Tuttavia, Biden continua a ricevere molte piccole donazioni dai cittadini e cerca di rassicurare i grandi donatori sulla sua candidatura. Ieri sera poi è andata in onda l'attesa intervista proprio al presidente Biden, la prima dopo il dibattito. Durante l'intervista Biden ha cercato di dissipare i dubbi sulla sua salute fisica e mentale, apparendo più in forma rispetto al dibattito, ma non abbastanza da eliminare tutti i dubbi. Ha ribadito di non avere intenzione di ritirarsi e ha giustificato la sua performance al dibattito con la stanchezza e una malattia recente. Ha rifiutato di sottoporsi a un test neurologico "indipendente" e ha affermato di non temere le richieste di ritiro da parte dei Democratici. Sebbene non sia apparso confuso come nel dibattito, alcune risposte non sono state completamente chiare. Biden ha paragonato la situazione attuale a quella delle primarie del 2020, dove anche allora sembrava avere poche possibilità di vittoria. 
🇮🇷 Massoud #Pezeshkian, candidato riformista, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in #Iran con il 53,3% dei voti contro il 44% del candidato ultraconservatore Saeed Jalili. Le elezioni sono state indette dopo la morte del presidente ultraconservatore Ebrahim #Raisi. L’affluenza è stata del 50%, dieci punti percentuali in più rispetto al primo turno. La vittoria di Pezeshkian è sorprendente dato che il fronte conservatore si prevedeva si sarebbe unito contro di lui. Nonostante la sua fedeltà alla Guida Suprema Ali #Khamenei, Pezeshkian promuove alcune riforme economiche e miglioramenti delle relazioni con l’Occidente. La legge sull’hijab e la critica alla polizia morale sono stati temi centrali della sua campagna. 
🇩🇪 La #CommissioneEuropea ha deciso di introdurre #dazi sulle auto elettriche cinesi, i cui produttori beneficiano di sostanziali sussidi governativi che permettono loro di vendere a prezzi bassissimi, danneggiando i produttori occidentali. I nuovi dazi, che variano dal 17,4% al 37,6% a seconda dell'azienda, saranno aggiunti all'attuale dazio del 10% con una durata iniziale di quattro mesi. Questa decisione rappresenta un cambio di rotta nelle relazioni commerciali con la #Cina, passando da un approccio di libero mercato a uno di protezione delle industrie europee. Nonostante ciò, molti analisti ritengono che i dazi non saranno sufficienti a contrastare gli enormi sussidi cinesi. La #Germania, preoccupata per possibili ritorsioni, ha mostrato resistenze maggiori rispetto ad altri paesi europei. 
Alla prossima 👋 
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