#egoprofondo
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Ieri notte ho sognato...
Era una giornata grigia, antracite.
Mi reco presso un centro commerciale, non ricordo per cosa comprare: forse un video gioco, una moto o solo a scopo ricreativo.
Vago per i meandri della struttura, concludo un affare che riguarda uno scooterone vecchio stampo, nero, scherzo con dei bambini che giocano "all'artiglio".
Faccio per andarmene, nel mentre una ragazza molto giovane (una 16enne/18enne) mi ferma con un'affermazione riguardante me, le rispondo con un'affermazione su di lei, continuiamo così fino ad arrivare ad essere vicini parlando dell'eventualità che sorgerebbero quando (e non SE) saremo stati avanti col nostro rapporto, non ci scambiamo nemmeno le generalità , tanto meno il nome.
Me ne vado col mio scooterone nero dell'90 lasciando li la macchina.
Mi reco in un quartiere malfamato, composto da casupole e roulot, non sapevo precisamente perchè ma era come se avessi dovuto far visita a qualcuno.
Trovo un gruppetto di ragazzi che mi integra discretamente, arriva anche la ragazza non-conosciuta al centro commerciale, sono suoi amici, le vogliono bene, ad un tratto uno di loro informa la ragazza che una donna, da un balcone gli fece il segno di "scillatura"; si preoccupano tutti, la donna scende e come se fosse il supervisore del quartiere le domanda se il nuovo (io) fosse il suo ragazzo, io rispondo per bene dicendo che sono solo un nuovo amico.
Tutti entrano in casa, la donna mi trattiene dicendomi che suo marito mi vide una volta in Corea, le dissi che ho visitato solo la Germania, ci salutiamo.
Entro nella casa della ragazza, li trovo il mio vecchio amico Valentino M. che se ne va poco dopo.
Il gruppo di amici chiacchera allegramente, io entro nelle chiacchiere, d'un tratto, la ragazza pronuncia il nome d'una certa malattia affermando di esserne affetta.
Parte il flashback: si vedono le immagini di lei che porta tutori per gambe storte, tutori surreali, gambe in posizione innaturale, aveva tre mammelle una delle quali le fu asportata per normalizzarla, tale procedura comportó una smisurata cresita di tessuto cicatriziale sul petto e sulle spalle.
Vedendo queste immagini vomitai un semplice e chiaro "NO" interiore.
Mi dileguai, andandomene con il mio scooterone per il lungo mare che divideva un oceano in tempesta e la sua casa.
Stavolta era giorno e splendeva alto il sole.
Mi sento uno straccio torto.
Mi sveglio.
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