#effettobolladisapone
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Quello che si dovrebbe chiamare “Effetto Bolla di Sapone” ma in realtà non ha un nome
A volte si ha quella sensazione di cadere nel vuoto. Di essere abbracciati da un forza interna che ti risucchia, ti scuote per bene e poi sputa le tue ossa e tu cerchi di accumularle tutte e rimetterti in piedi, perché è questo che la gente si aspetta di te. Si aspetta che tu, mia cara persona, non pianga per un essere umano qualunque, non s’illuda, non tradisca, non si arrabbi, non dica maldicenze, non commetta atti che non siano corretti, non prova dolori inutile e se anche tu li provassi, dovresti dimenticartene all'istante e andare avanti perché non vale la pena disperarsi per chi ha tranciato in mille e più pezzi la tua anima, il tuo cuore, che ormai, da rosso cremisi è diventato nero. Ci si aspetta che tu, mia cara persona, reagisca. Ed è giusto reagire. Ma è giusto anche crogiolarsi nelle coperte confortanti di quella malinconia. Dimenticare, passare oltre, gettarsi a capofitto nel lavoro, nello studio, nel gioco, nella lettura, nella musica, non è la soluzione. E’ evitare l’ostacolo. Aggirarlo. Fare finta di nulla. Quello che succede quando si fa questo, è un po’ come quello che succede quando passi la vernice per coprire la muffa sul muro, forse resisterà per qualche settimana ma dopo un paio di mesi, la muffa tornerà a vedersi; così come, se chiudi il tuo dolore dentro l’armadio della ragionevolezza, per buttarti sul lavoro o sulla tua attività, qualsiasi essa sia, il dolore si terrà buono per qualche tempo, fino a che, un bel giorno, proprio quando deciderai che forse sei guarita e sei pronta per affrontare la vita e il mondo, che a volte sembra girare al contrario, lui tornerà a farti visita e ti spezzerà le gambe, mettendoti di fronte alla condizione, che, tesoro, tu lo hai soltanto evitato. Non si mette in dubbio che un buon libro, un film, musica, foto, giochi, persone altre, non possano riuscire a guarirti ma la cosa parte da te. Tutto il resto può definirsi “ALTRO FATTORE”. Il che sembra nome più che giusto visto che è esterno a te. Qual è il guaio? E’ il fatto che ci si aspetta che le persone abbiamo un tempo contato per crogiolarsi nella loro tristezza, che dopo un po’ sia obbligo cambiare, voltare pagina. Ma non è così che vanno le cose. Ogni persona ha un tempo di reazione differente, ogni persona ha un tempo libero di trastullamento, ogni persona è differente. Credo che si possa confermare la teoria della bolla di sapone, anche se non credo, possa essere la metafora più azzeccata. Ipotizziamo, che il nostro fattaccio sia una bolla di sapone nata dalla situazione, che in questo caso è il contenitore di acqua e di sapone, una miscela di più elementi quindi, la bolla di sapone chiusa in se stessa, viaggia in aria, circola, galleggia, fluttua, dondola, riflettendo la luce del sole, che nel nostro caso potrebbe essere, quello che ci solleva un po’ il morale, che ci distrae, all'improvviso la bolla, scoppia. Penso che più o meno funzioni così. All'improvviso, pouf. Il dolore potrebbe sparire. Il fattaccio potrebbe sparire. Una volta ho letto che continuerà a importarci di quella cosa fino a quando non troveremo una cosa di cui ci importerà di più. Ecco l’effetto bolla di sapone. Questo non vuol dire che fino a quel momento dovremo restare tristi e sconsolati ad affogare la nostra tristezza in un gelato al triplo cioccolato - anche se a dirla tutta, il cioccolato aiuta sempre,rilascia endorfine e sappiamo tutti che le endorfine ci rendono più felici - ma resteremo soltanto in stand-by, per qualche tempo. Non è un male. Rimanere in stand-by permette di fare, capire, tante cose. Questo non vuol dire nemmeno che le cose cadono dal cielo, come per magia e che dobbiamo rimanere inermi, fermi immobile ad aspettare che una pietra ci cada sul piede. No. Contribuiremo in qualche modo. Sta a noi, decidere come. Ognuno è libero di fare quello che si sente. Non c’è giusto o sbagliato. Nessuno si deve aspettare nulla da noi. Abbiamo tutto il tempo del mondo. Possiamo scegliere.
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