Una sorta di vita. Come il vento. E-mail: [email protected]
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Scrivimi parole,
qualsiasi esse siano.
Scrivimi parole che possano
restare,
consolare,
allietare,
sussultare.
Scrivimi parole che non posso
cambiare,
barattare,
cancellare.
Scrivimi parole vive.
Scrivimi parole piene.
Lasciale galleggiare
sulla superficie dell'acqua,
lasciale naufragare,
arrivare alla battigia.
Approdare.
Attraccare.
Fa che siano come uno scoglio.
Scrivimi parole che possano essere
trasportate.
Parole che possano essere
riposte in una valigia,
nascoste.
Parole che non possano essere
travisate,
fraintese.
Scrivimi parole che possano essere
portate ovunque.
Scrivimi parole che possano
curare.
Scrivimi parole.
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Quando fantasia,
quando realtà.
Quando il pensiero
diventa
un sogno proibito.
Quando solo il desiderio
ha una forza irrefrenabile
tale da non poter fare altro
che stringere la carne
con i denti.
Quando il sogno
è talmente irresistibile
da sentire l'anima
ferita.
Sangue.
Lacrime calde.
La voglia irruenta
di dire parole proibite.
La voglia famelica
di lasciarsi andare.
Di essere sincera.
Non concesso.
Gola chiusa.
Testa piena.
Voce rotta.
Insaziabile.
Inarrestabile.
Come un fiume in piena,
i sentimenti rompono
tutte le barriere.
Velenoso.
Il silenzio assiderante
soltanto concesso.
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Qualcosa mi dice che non sono
pronta.
Qualcosa mi dice che non è ancora
tempo.
Ma il tempo è già passato e
L'orologio ticchetta agitato.
Ogni minuto che passa segna sempre di più
Il mio destino.
Quando sarà il tempo?
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A volte il cuore è come se scoppiasse,
colmo di un amore mal celato
che non si può esprimere a parole.
A volte l'anima di strappa,
nel tentativo di nascondere
un sentimento ingombrante.
A volte la testa si ribella,
nel tentativo di non esaminare parole,
non costruire fantasie,
non sentire questioni,
non accettare compromessi.
A volte, semplicemente,
stringere i denti, è insopportabile.
A volte, semplicemente,
le parole fanno paura.
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Ti ho chiamato con nomi diversi,
non potendo fare il tuo.
Ti ho chiamato a gran voce,
altro non potevo fare.
Ti ho chiamato con quanto fiato in gola,
perché tu mi potessi sentire.
Ti ho chiamato con voce rotta,
allucinata dalle fantasie.
Ti ho chiamato senza sosta,
tra la confusione dei pensieri.
Ti ho chiamato ogni giorno,
in un silenzio assordante.
Ti ho chiamato sussurrando,
scandendo le lettere.
Ti ho chiamato,
immaginando la mia voce.
Ti ho chiamato,
leggendo una storia,
della mia adolescenza.
Ti ho chiamato,
non parlandone con nessuno.
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Come si fa a fermare la testa?
Se lei parla e parla
Non ascolta
Trema.
Trama.
Trafigge.
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E la sua pelle
Sa di sale,
Di acqua fredda e
Sabbia fina
Applicata su di lui
Come calamita.
La sua pelle sa di crema,
Di salsedine buona
Che si mescola con
Il suo profumo.
Il sole gli colora la pelle,
Una doratura fine,
Ambra pura.
E la sua risata si confonde
Con il fruscio delle onde
Che s'infrangono tra di loro,
Che corrono a gara sulla battigia.
Il suo respiro si perde
Nella dolce brezza
Mentre gli ultimi raggi
Della giornata
Lo accarezzano.
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E lo stomaco
Cede il posto
Alla nausea.
Il senso di diniego,
Giace come corpo senza vita.
Il senso di rifiuto,
S'innalza
Contro ogni imprevisto.
La rabbia
Cede il posto alla paura.
E le parole si nascondono
In fondo a mutismi
Scelti.
Sensazione di vuoto opprimente,
Immotivazioni date.
Mancano i sorrisi.
Mancano gli abbracci.
Mancano le cose giuste.
Soggiunge il silenzio,
Soggiunge l'isolamento.
Il cuore s'opprime,
Al solo pensiero
Di una realtà diversa.
Il cuore s'opprime
Al solo pensiero
Di un cenno di normalità.
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Il mio cuore scoppia,
Le parole diventano macigni,
Segreti insospettabili.
Il cuore trabocca,
Immagini sconvolgenti
Lo riempiono senza pietà.
Il cuore grida
Un pensiero di supplica,
Una preghiera lontana.
Il cuore incespica,
Nel sorriso sul volto,
Nella complicità dei gesti.
Il cuore mormora,
Una sola richiesta,
Una possibilità.
Un torbido rimprovero
Si fa largo
Tra le speranze indulgenti di perdono.
Un rosso torpore
S'allarga,
Come senso di colpa,
Come debolezza umana,
Come inconfessabile presenza.
Ed è la notte dei sensi.
E le passioni di bruciano con l'alba,
Con il provare a dimenticare,
L'oblio e il sentimento
Provati imprudentemente
Ma non impunemente.
Imputabili la colpa.
Imputabili i rischi.
Forse, non imputabile la misericordia.
Ed è il gelo del giorno,
Nel cercare di placare
Gli spiriti che
Soventi
Danzano una danza
Al ritmo della sua voce.
Implacabile il volere.
Implacabile il desiderio.
Implacabile l'ardore.
Ed è un grido di disperazione,
Si alza all'universo,
Implorando le stelle
E Iddio,
Una possibilità
Con colui
Che ha trafitto il cuore.
Con colui
Che ha fatto riprendere il battito
Ad un animo ormai spento.
Nella tormenta del nuovo giorno,
Nella tormenta del vecchio errore,
Si supplica
Compassione
E commiserazione,
Auspicando le
Preghiere vengano
Sentite e
Accettate,
Con giubilo del cuore.
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Pensieri notturni
Nero e bianco si trasformano,
Si corrodono,
Si mangiano l'un l'altro per poi sputarsi a vicenda.
Tenebre e Luce si vivono
Per poi odiarsi
In un battito sordo.
Come voce di luce, io spero.
Come voce di ombra, io prego.
Allucinazioni e visioni,
Ombre propagate nella chiarezza perduta.
Notte e Giorno si confondono,
Si perdono, per poi ritrovarsi.
Voce muta di un grido.
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Vocabolari di comprensione
La mancanza di comunicazione delle persone, talvolta mi spaventa. È così facile occultare le informazioni agli altri: un po’ per paura, un po’ per timidezza, un po’ per sincero menefreghismo, ammettiamolo una buona volta. Se non comunichi con qualcuno, se non condivide le informazioni, quello che ti passa per la testa – senza “vomitare” in un flusso logorroico di parole, riempiendo così l’altra persona di idee e pensieri, senza che questa abbia tutti gli strumenti per gestirle – allora credo che sia inutile trascinare qualcosa per i capelli (è inutile in ogni caso). Se carichi una persona improvvisamente di 300 kg, senza averle fatto farle pesi o senza che questa abbia mai sollevato e sopportato pesi, allora non puoi lamentarti del fatto che questa poveretta si troverà completamente spiazzata e comincerà a farsi qualche domanda sul perché tu le abbia nascosto tante cose. Quello che si spaventa è che se evitiamo di parlare con chi ci sta accanto, allora in una relazione che cosa potremmo fare? E se non c’è dialogo, allora su cosa si basa questa relazione? Sto parlando ovviamente, di relazioni dove si intende “siamo amici”, “okay, stiamo insieme”, non “okay, siamo conoscenti, chissene” e nemmeno “okay, ci limitiamo ad andare a letto insieme” il che, ci sta. Nel senso, magari c’è il bisogno di parte di entrambi di dare una sferzata di movimento e di brio alla propria vita, senza mettersi impegno. Ma torno al punto. Quello che mi spaventa è una mancanza di chiarezza di intenzioni e di significati da parte di entrambi. Mi spiego meglio. Credo ad un certo punto, si arrivi al punto obbligato di DTR, ovvero, Definire il Tipo di Rapporto, o meglio, dove stiamo andando? Qual è l’obiettivo? Ma non perché una persona è stata soggiogata all’ansia e dall’insistenza dell’altra, o peggio ancora, alla paura dell’altra ma perché semplicemente è necessario dare un punto. La mancanza di chiarezza, la mancanza di comunicazione avviene in un rapporto lacunoso, che manca di significato, a parer mio. Ma la mancanza di significato non, e ripeto non, vuol dire che non sia importante, qualsiasi rapporto esso sia, semplicemente è dato dal fatto che manca un metodo di comprensione dell’altro. In un post precedente avevo parlato di “libretto d’istruzioni” di persone, ora, potrei correggermi e dire che è necessario un “vocabolario personale”. Quello che potrebbe essere un significato per me, potrebbe non esserlo per l’altro e viceversa. Prendo l’esempio del rispondere ai messaggi. Per me è importante che l’altra persona scriva e mi risponda ma se l’altra persona ha un pessimo rapporto con il telefono, ovvero, si rompe le scatole di scrivere e rispondere, preferisce parlarmi vis-à-vis, per una questione di pigrizia e non reputa importante la conversazione “online” ci terrei a saperlo; così, se non mi rispondesse o se mi rispondesse dopo tre ore, almeno io non starei a farmi mille pare mentali sul fatto “ah, allora non gli interesso”. La chiarezza mi serve nell’interpretare le tue azioni secondo la tua modalità di pensiero e nel capire la tua visione delle cose e serve a me per comprendere te e il tuo mondo. Quello che fai tu, quello che dici tu, lo posso trovare nel vocabolario con cui tu mi hai informato e che mi aiuta a chiederti “okay, mo’ dove andiamo?”. Essere chiari è indispensabile. Parlarsi, lo è ancora di più ma senza per questo soffrire, inculcare, sollecitare, persistere in maniera violenta all’altro. La comunicazione, qualsiasi rapporto esso sia, è necessaria. Il tempo, lo è ancora di più.
Questa riflessione è ispirata ad una conversazione ascoltata su Twitch. La conversazione è su YouTube, “Chiacchiere d’amore con Michele Bravi” – Willwoosh live.
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Una su sette miliardi
La domanda del precedente post è interessante. Esiste davvero una persona scelta, nominata, destinata a noi, tra sette miliardi di persone? Perché se è così, la mia deve aver trovato coda al casello dell’autostrada. Non che ci sia fretta, eh. E nemmeno che m’importi granché. Sono soltanto una persona curiosa. Esiste davvero il destino? Esiste davvero un grande libro delle vite, in cui noi tutti siamo collegati ad altre persone tramite un bellissimo e seducente filo di lana rossa? Le persone che incontriamo tutti i giorni (beh, va beh, abbiamo capito che siamo in zona arancione o rossa o qualche altra sfumatura...ormai, più che una mappa colorata, la cartina dell’Italia sembra la reinterpretazione di 50 sfumature di rosso senza il Christian Grey della situazione. Piccolo off-topic: ho detestato quel personaggio come poche cose al mondo. Ma questa è tutta un’altra storia.) era già stabilito che le dovessimo incontrare? Torniamo al punto di partenza. La nostra vita è già stata scritta da qualcuno più grande di noi o ci è stato dato soltanto l’incipit e siamo noi gli scrittori? E se è così...vale anche per l’amore? Per i sentimenti? O sono improvvisazioni? Come tocchi di colore della quotidianità? Mi piace pensare che ognuno di noi, sia predestinato a qualcosa di meraviglioso e di grande. Che ognuno di noi sia predestinato ad una persona che magari non ha ancora incontrato o che ha già incontrato, chi lo sa. Mi domando a chi sia legata la mia mano. Credo che ognuno di noi, in cuor suo, sappia già cosa lo aspetta. Ma la sorte può sempre cambiare. La sorte tira a dadi con noi. E non possiamo avere la presunzione di saperlo. Quante probabilità ci sono che io metta un biglietto all’interno di un libro che prenderà proprio la persona giusta (che esperimento interessante)? Forse una su sette miliardi, vista la popolazione mondiale. Ma ripeto, non ci sto facendo un dramma. Mi pongo soltanto delle domande, a cui, a volte, è lecito rispondere mentre altre volte, no. L’unica cosa certa, è che non bisogna stare fermi ad aspettare. Non si può aspettare. Non si deve aspettare. Bisogna compiere scelte. Il sole del nuovo giorno sorgerà sempre e noi andremo avanti lo stesso con le nostre vite, ci realizzeremo come persone, perché così è giusto e al momento meno aspettato, ci sbatteremo contro al destino. Andrà così. O forse no, non lo saprò mai con certezza. Per ora, mi piace pensarla così. O forse mi sto solo consolando.
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Principi, principesse e draghi
Credo sia colpa delle favole. Siamo cresciute con l’ideale di un principe azzurro che ci venga a salvare in sella al suo cavallo bianco, con la sua bellissima divisa di seta azzurra. Siamo cresciute così. In perenne attesa di un affascinante ragazzo che ci salvi. Rapunzel, intrappolata nella torre. Cenerentola, dalle sorellastre. Biancaneve, dalla matrigna. Quante volte abbiamo sognato che il bacio del vero amore ci facesse svegliare dal sonno profondo, in cui eravamo cadute? Forse troppe. Tanto che ci siamo abituate. Ci siamo abituate a crederci. Ci siamo abituate ad aspettare. Mi domando se esista il vero amore o sia soltanto una fantasia creata da una persona troppo intelligente o troppo sola che aveva il bisogno urgente di aggrapparsi a qualcosa che desse speranza. Mi domando se esista davvero una persona per tutti noi, là fuori, in quel mondo popolato da sette miliardi di persone. Comunque, non era questo il punto. Il punto era che a volte, noi ragazze, tendiamo a fantasticare troppo, a idealizzare. Tendiamo a lasciarci trascinare troppo dal nostro cuore tenero, disperato dal bisogno di amare e soprattutto di sentirsi amare. Love is all we need. L’amore è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, sentirci accettati, sentirci unici, sentirci parte di qualcosa, sentirci protetti. E come è facile sentirci protetti da un sorriso e da qualche parolina dolce, capace di farci desistere e capace di abbattere quel muro che abbiamo eretto per difenderci dalle parole crudeli. Il bel principe azzurro e le sue moine. Personalmente? Non m’interessa. Preferisco il drago da combattere. Il fatto è che nella realtà, Biancaneve non è stata risvegliata con un bacio. No. Il fatto è che, un colpo alla schiena, ha fatto sputare il boccone andato di traverso alla fanciulla. Ma è bello poter sognare e poter immaginare. Ed è giusto farlo. Ma quando ci si presenta davanti la realtà, dobbiamo avere consapevolezza di questa. Dobbiamo essere lucide. Essere coraggiose. Esprimere la nostra opinione. Esprimerci. Essere libere di rispondere a tono a quelle quattro frasi becere che talvolta, ci sentiamo dire mentre camminiamo per strada con dei leggings troppo aderenti o con delle gonne - considerate dalla società - troppo corte. Davvero un semplice indumento ci può etichettare, al giorno d’oggi? Davvero lasciamo che un indumento ci faccia sentire sbagliate, perché qualcuno ha fatto un commento a caso, magari inopportuno, magari poco divertente? Che una parola di troppo possa metterci nei pasticci? Che il provarci con un ragazzo per prime, ci facci considerare ragazze poco serie? L’amore, quello vero, non c’entra nulla con questo. È distante anni luce da queste frivolezze e dalla malizia che si nasconde dietro un commento, anche se fatto dalla persona a cui vogliamo bene. L’amore è affetto. Punto. Non esiste altro. Non esistono commenti. Esistono complimenti. Le parole sono diverse. Le parole fanno la differenza. Le persone fanno la differenza. L’educazione fa la differenza. E se il principe azzurro non lo capisce…beh può fare dietro front e tornare al suo bel castello, a specchiarsi. Preferisco imparare a combattere il drago.
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Tutto si crea
Nulla si distrugge
Tutto cambia
Tutto muta
Tutto evolve
Impassibile
Tutto si perde
Nessuno è stato perso
Tutto sfugge
Incredibilmente lento
Incredibilmente asfisiante
L'ansia
Di un'amara malinconia
Strani
Ma non estranei
Incredibilmente vicini
Quanto lontani
Aspettando il ritorno,
Aspettando di conoscerti
Per la prima volta.
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