#effetto teatro
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crazy-so-na-sega · 3 months ago
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Deus ex machina
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Apparizione di un personaggio divino ex machina in una rappresentazione della Medea di Euripide al teatro greco di Siracusa
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Deus ex machina è una frase latina mutuata dal greco "Mechanè", in greco antico: ἀπὸ μηχανῆς θεός? ("apò mēchanḗs theós") che significa letteralmente "divinità (che scende) dalla macchina".[1] Originariamente, indica un personaggio della tragedia greca, ovvero una divinità che compare sulla scena per dare una risoluzione ad una trama ormai irrisolvibile secondo i classici principi di causa ed effetto.
Per estensione, tale espressione è andata ad indicare un evento o un personaggio che, nel corso di una narrazione, ne risolve inaspettatamente gli intrecci, spesso con modalità apparentemente non correlate rispetto alla logica interna della vicenda, al punto di apparire altamente improbabile o come il risultato di un evento fortuito. Al di fuori dell'ambito narrativo, l'espressione indica una persona o un evento che inaspettatamente risolve una situazione difficile.
La definizione della frase "deus ex machina" venne usata per indicare il dio che scende sulla terra e risolve la situazione. La frase trae origine dalla tragedia greca: in tale ambito, quando era necessario far intervenire una o più divinità sulla scena, l'attore che interpretava il dio era posizionato su una sorta di gru in legno, mossa da un sistema di funi e argani, chiamata appunto mechanè. L'attore veniva calato sulla scena dall'alto, simulando dunque l'intervento di una divinità che scende dal cielo.
L'intervento ex machina degli dei veniva usato, soprattutto dal tragediografo Euripide, per risolvere felicemente una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita. Secondo Aristotele, quest'espediente non deve interferire con la λύσις, ovvero con lo scioglimento dell'opera, ma deve avvenire fuori dall'azione drammatica.
Nel mondo antico un uso eccessivo del deus ex machina era inoltre considerato prerogativa di autori poco raffinati che non sarebbero riusciti a sciogliere altrimenti trame complesse.
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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"Vota quella stronza della Meloni", il meme ironico che circola nelle chat. L'effetto Giorgia non si ferma - Secolo d'Italia (secoloditalia.it)
’effetto Meloni prosegue senza sosta. Il dopo-Caivano registra un ennesimo “colpo di scena” di questa campagna elettorale. Un’ ennesima conferma di quanto quella frase -“Presidente De Luca, sono quella stro*** della Meloni. Come sta?”- abbia bucato i social e fatto parlare e straparlare molti opinionisti. Tanto che oggi -il giorno dopo quell’incontro che tanto sta facendo rodere il fegato dei mestrini raical-chic col ditino alzato-  viene anche rilanciata. C’è un meme spiritoso e ironico che circola in rete e nelle chat dei parlamentari: “Vota quella stronza della Meloni” è la scritta che campeggia su un finto  manifesto elettorale per le Europee: con il simbolo FdI  barrato e il volto della premier. Sta facendo il giro del web.
L’effetto Meloni non si ferma: dopo il video arriva il meme virale
Dopo il boom sui social dell’incontro fatidico tra Meloni e il governatore De Luca arriva, dunque, questo meme a rilanciare la “mossa” della premier che ha sconvolto i salotti buoni dei talk show. Dimostrando che il suo comportamento ha colto nel segno. E soprattutto, fatto impazzire una sinistra politica e intellettuale che in modo ridicolo censura l’ atteggiamento “poco istituzionale” della premier. Dovevate osservare i vari Severgnini, Fittipaldi, Lella Costa, Floris, Piccolotti dare lezioni di bon ton istituzionale. Nessuno che lo avesse fatto con tanto accanimento quando ad offendere la premier per primo era stato proprio De Luca. Tanto livore dei dem e dei salotti radical-chic non lo abbiamo proprio notato all’epoca.
Il dopo-Caivano: la doppia vittoria di Meloni
Dunque, vince ancora Giorgia. Non a caso l’ istant sentiment realizzato in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor nell’immediatezza dell’incontro Meloni- DeLuca fu già una sentenza. Nella maggioranza dei commenti a favore di Meloni – ben il 56%- sottolineavano coraggio, franchezza, presenza di spirito del presidente del Consiglio. Spirito e franchezza che manca del tutto a sinistra, che chissà quando si riprenderà da questo doppio successo della premier: avere fatto rinascere il Parco Verde di Caivano, teatro fin’ora di stupri, spaccio e criminalità; ed essere entrata contemporaneamnte negli incubi più tetri di una sinistra triste. Sempre più ostaggio della propria incapacità di ancorarsi a un sentimento popolare. Anche ora che il meme ironico “Vota quella stronza della Meloni” sta furoreggiando, le dosi di Maalox dovranno essere raddoppiate.
Un’ altra mossa comunicatica che fa impazzire la sinistra salottiera
Qualche esempio. L’editorialista del Corriere, Beppe Severnini ad Otto e mezzo ha affermato che “Meloni dovrebbe imparare il decoro verbale”. Fittipaldi urla un “Mi vergogno” a Tagadà. Lella Costa, attrice e sceneggiatrice, femminista, dal salotti di “Di martedì” afferma che la frase di Meloni a De Luca “è una forma di bullismo”. Alla faccia della solidarietà femminile… Ed Elisabetta Picoclotti di Avs ha tuonato: “Il prossimo passo che farà il presidente del Consiglio qual è? La lotta nel fango?” Zittita da un imperturbabile Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia: “Ciò che ha detto Meloni è un grande esempio di comunicazione. Finalmente De Luca impietrito”. Insomma, ancora una volta la sinistra non capisce che la sfida ha avuto un solo vincitore: il premier. Anche oggi assisteremo a varie lezioni di galateo istituzionale a puntate? Un ultimo appunto merita il ridicolo furore di Giuseppe Conte, ospite di Floris. Anche l’ex premier in pochette ha stigmatizzato le parole della premier. A tacitarlo Francesco Storace: “Ma come? Sei il leader del partito del vaffa e ti scandalizzi?”…
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valentina-lauricella · 5 months ago
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Non è silenzio, è mutezza, la tua e delle cose, angoscia cresciuta in un teatro che mai nulla replica. Un filo di ferro raccoglie gli steli, li stringe, l’abbraccio è cesoia. Le rose, le cose, Il tuo volto di mezzo, la vita.
Ma datemi qualche rumore che scuota di poco quei petali e poi di rimando anche il resto, calato nel sonno. Il solo vibrare sia effetto placebo, per me audiolesa, sfinita dal guasto.
Nunzia Binetti da Retrobottega (CFR edizioni)
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libero-de-mente · 1 year ago
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Il Caregiver
Questa mattina sono andato da mia madre, come tutte le mattine, ma con un impegno in più.
Infatti oggi comincia il servizio di assistenza a domicilio per mia madre, la struttura a cui mi sono rivolto le ha assegnato un'assistente. Si chiama Dolores.
"Buongiorno soy Dolores" - così ha esordito qualche giorno fa l'assistente al telefono con me.
"Buenos días" - le ho risposto per darmi un tono
"Lei è il señor Tomasseli?
"So' Rino" - ma come cacchio le parlo?
"Sorino? Lei è el señor Sorino?"
"No Sorino, solo Rino. Il mio nome".
"Ah, Solarino... me scussi, ma che nome è?"
"Maggnente, sono uno che tira sole e quindi Solarino è i mio soprannome"
Nulla da fare, la deficienza telefonica mi aveva preso, ora come potevo rimediare?
Nel frattempo Dolores gira dei fogli, si sentono chiaramente al telefono, probabilmente sta cercando i dati di chi ha compilato la domanda, ed ecco che trova ciò che cercava "Ah, lei se chiama Rino Tomasseli"
"Si" - le rispondo divertito di come chi parla lo spagnolo raddoppia alcune consonanti eludendone altre.
Arriviamo a questa mattina. Dolores è puntualissima, bella truccata e pimpante come lo sono le persone che debbono sostenere persone anziane e in fase discendente.
Entra in casa e saluta entrambi con un sorriso rassicurante, le presento mia madre e le faccio vedere la casa.
In soggiorno il televisore è sintonizzato sulla Santa Messa, in camera da letto l'altro televisore idem.
"Doppia Messa, como mai due televissori acessi?"
"Effetto stereo"- le rispondo.
"Como?!"
"Si, ascolti... non sente la stereofonia del prete che dice <Prese il pane>, non sente la potenza della frase raddoppiata?"
"No" - mi guarda stranita.
Credo che l'ironia non sia in questo momento cosa buona e giusta.
Così Gesùrino prese l'ironia, la piegò la pose in un cassetto e disse <Pendete e andate senza sorrisi, non ve li meritate>.
Tornando in soggiorno, dove c'è mia madre, Dolores mi chiede: "Mi potrebbe firmare questi due moduli, è lei il caregiver, vero?"
"No, lui è mio figlio" - interviene secca mia madre, poi guardando me - "Tu sei mio figlio non o' carabbinier"
"Ma no mamma caregiver, ovvero quello che si occupa di te"
Le brillano gli occhi, si sente protetta e poi guarda Dolores, conosco quello sguardo di chi comincerà a raccontare aneddoti sulla mia vita di quando ero piccino. La fermo a tempo.
"Beh"- dandomi un tono da attore consumato che sta per uscire dalla scena sul palcoscenico di un teatro - "Io devo andare, mamma sei in buone mani - poi rivolgendomi a Dolores le stringo una mano - "Grazie, grazie mille dell'aiuto che mi darà".
Il sorriso di Dolores mi conforta.
Sono in auto, scommetto che il sorriso di Dolores sarà diventato una risata. Già mi sembra di sentire mia madre raccontare i "famosi aneddoti" di un piccolo Rino che ancora, illuso, si permetteva di vivere d'istinti e d'istanti (frase da boomer lo so).
Come quando mia madre, a un cambio del pannolino, si divertiva a "rubarmi il pisello" come si fa con il naso dei bambini, solo che io per assicurarmi che non lo avesse preso davvero le pisciai in volto.
O quella volta che entrai in una cabina al mare, credendo che fosse la nostra per cambiarmi il costumino pieno di sabbia, invece era di un'altra famiglia. La ragazza, penso allora ventenne, che stava dentro (nuda) non si scompose più di tanto, avevo cinque anni più o meno, e mi disse "ma tu bel bambino da dove sbuchi?". Sorrise.
Io no, rimasi pietrificato guardando una micia. Non sapevo che dei micini vivessero proprio lì nei costumi delle donne. Uscii dalla cabina rosso in volto, con una paresi facciale e la
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni, -oni, -oni
Da allora nessuna donna mi ha più sorriso se entravo per sbaglio in una cabina o uno spogliatoio dove ci stava una di loro. Va beh, forse quando ci provai ero troppo avanzato con l'età. Credo di averne avuto venti o venticinque in più, di anni intendo.
Oppure le racconterà di quando, la sera di una Vigilia di Natale con cenone ben disposto sulla tavola e ospiti pronti al pasto, stando in piedi sulla sedia all'urlo "Sono la tigre di Mompracem!", persi l'equilibrio e arrivai preciso con la faccia nell'insalatiera che conteneva chili di insalata russa.
Ecco perché crescendo sono traumatizzato dalle patate femminili e le insalate russe.
Però mi piace cucinare.
E mangiare.
Grazie mamma per avermi fatto empatico e rispettoso degli altri, ma anche molto meno andava bene. Per dire.
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francescacammisa1 · 7 days ago
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Poche cose possono produrre tanto effetto su un essere umano quanto degli occhi, a volte vi si riflette una vita intera e può essere intollerabile.
Jón Kalman Stefánsson - La tristezza degli Angeli
Ph Peter Lindbergh
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dinonfissatoaffetto · 1 year ago
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Croci
Ogni anno la sera del Ringraziamento seguivamo come un gregge papà che trascinava il vestito da Babbo Natale in giardino e lo sistemava su una specie di crocefisso che aveva costruito con un palo di metallo. La settimana del Super Bowl la croce portava una maglia da football e il casco di Rod, e Rod doveva chiedere il permesso a papà se voleva riprendersi il casco. Il Quattro Luglio la croce diventava lo Zio Sam, il giorno dei caduti un soldato, ad Halloween un fantasma. La croce era l'unica concessione di papà all'entusiasmo. Potevamo prendere solo un pastello per volta dalla scatola. Una volta la notte di Natale papà sgridò Kimmie perché aveva sprecato uno spicchio di mela. Quando versavamo il ketchup ci ronzava intorno dicendo: Basta, basta, basta. Le feste di compleanno erano a base di merendine, niente gelato. La prima volta che ho portato a casa una ragazza lei mi ha detto: Perché tuo padre ha messo quei due pali in croce?, e io non sapevo dove guardare.
Siamo andati via di casa, ci siamo sposati, siamo diventati genitori, abbiamo scoperto che il seme della grettezza fioriva anche dentro di noi. Papà ha cominciato a decorare la croce con più complessità e con una logica più ermetica. Il Giorno della Marmotta l'ha coperta con una specie di pelliccia e ha trascinato fuori un riflettore per creare un effetto ombra. Quando c'è stato un terremoto in Cile ha abbattuto la croce e dipinto una crepa per terra con lo spray. E' morta mamma e ha mascherato la croce da Morte e sul braccio orizzontale ha appeso le foto di mamma da piccola. Passavamo a salutarlo e trovavamo strani talismani della sua gioventù disposti ai piedi della croce; medaglie dell'esercito, biglietti del teatro, vecchie felpe, cosmetici di mamma. Un autunno ha pitturato la croce di giallo vivo. E in inverno l'ha coperta di ovatta per tenerla al caldo e fornita di prole piantando col martello sei mini croci in giardino. Ha passato pezzi di spago tra la croce e le mini croci e ha attaccato lettere di scusa, ammissioni d'errore, richieste di comprensione, tutto su cartellini scritti con mano affannosa. ha dipinto e appeso alla croce un cartello con la scritta AMORE, poi un altro che diceva PERDONARE? e poi è morto con la radio accesa e abbiamo venduto la casa a una giovane coppia che ha sradicato la croce e l'ha lasciata sul ciglio della strada perché la portasse via il camion dell'immondizia.    
- George Saunders, Dieci dicembre
(Uno dei racconti più belli degli ultimi anni)
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theperfectpints · 4 months ago
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Waterloo Street è il centro nevralgico della vita notturna di Derry. Pub, locali, giovani, gente del posto, turisti da ogni dove. Salire e scendere su quella strada che fu teatro della Battaglia del Bogside dell'agosto 1969, fa ancora un certo effetto. Impossibile dimenticare. Ma qualcosa è cambiato. Da rappresentazione della resistenza nazionalista a luogo di riferimento della comunità nazionalista del quartiere del Bogside. Percorrere William Street, girare a destra e iniziare la salita. Qui inizia la meraviglia. Uno dei primi pub da ammirare è il 'Peadar O'Donnell's'. Che dire. Il pub per eccellenza. Esterni che rubano l'occhio, interni di straordinaria bellezza, atmosfera a dir poco meravigliosa. Musica dal vivo, brindisi, risate, voglia di divertirsi, voglia di conoscersi. Una sorta di paradiso per chi è alla ricerca dell'irlandesitá. 'Peadar O'Donnell's' e un posto da custodire gelosamente, un posto che ti entra nel cuore e non va più via. Pinte, allegria, identità. Tutto quello che si può chiedere, tutto ciò che basta per essere felici. Derry è un pezzo di cuore. Così come questo magnifico pub. 🇮🇪🍻🥃🎻 © Irish tales from Rome
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italiavivadelchierese · 9 months ago
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Migliorare il Servizio Sanitario Piemontese è possibile secondo ITALIA VIVA
Venerdì 16 febbraio, a Chieri, si è tenuto un interessante evento sul quadro attuale, problemi e prospettive del servizio sanitario piemontese. La qualità dei relatori coinvolti è stata di prim’ordine: manager di grande esperienza e professionisti del settore.  L’incontro è stato aperto dal sindaco Sicchiero e si è arricchito della presenza di due esponenti nazionali di Italia Viva: la sen. Silvia Fregolent, presidente di IV Piemonte, è l’on. Luigi Marattin, responsabile economico del partito, che ha tratto le conclusioni finali. All’evento durato oltre 3 ore hanno assistito circa 130 persone.
Il quadro che è emerso è quello di un servizio sanitario piemontese poco efficace e poco efficiente, certamente non all’altezza di quelli delle altre regioni del Centro-Nord Italia (non a caso il Piemonte è stato definito “Il Sud del Nord”). La Regione è interessata da un flusso migratorio in uscita, di pazienti che cercano altrove migliori cure. Tale “fuga” non è attribuibile alla qualità del nostro personale, anzi, ma alla mancata disponibilità di servizi in Regione. Questo fenomeno, oltre a creare disagio ai cittadini interessati, determina una grave perdita di risorse economiche che escono dalle casse del nostro Servizio Sanitario a beneficio di altre regioni (soprattutto la Lombardia) alle quali i nostri concittadini si rivolgono. È necessario un cambio di passo. Se è vero che il servizio sanitario pubblico, con i suoi oltre 9 miliardi di giro d’affari, i suoi 55.000 dipendenti diretti oltre all’indotto, è la prima realtà produttiva della Regione, la sua gestione non sembra improntata a criteri manageriali. L’ultimo piano sanitario triennale risale al 2012 e aveva effetto fino al 2015. Da allora si naviga a vista!
Si paventa, per l’esercizio 2023, un possibile disavanzo di oltre 400 milioni di euro. Il rischio è di un nuovo commissariamento con l’imposizione di un piano di rientro. Non sarebbe la prima volta, avendo già vissuto questa esperienza in passato, per ben due trienni: dal 2010 al 2015. Questo renderebbe ancora più arduo l’adeguamento del nostro servizio sanitario agli standard delle regioni a noi vicine.
Ciò nonostante, migliorare è ancora possibile. Italia Viva Piemonte ha lanciato diverse proposte, in grado di contemperare il miglioramento della qualità del servizio e la riduzione dei costi.
La nostra città di Chieri è stata teatro di una interessante pagina politica. Vedremo se ci sarà un seguito, ma oggi abbiamo una certezza in più: chi si candida a governare il Piemonte deve avere una ricetta pronta per far funzionare il Sistema sanitario piemontese oggi clamorosamente inefficace ed inefficiente a danno di tutti noi utenti.
Chieri, 19 Febbraio 2024
Pier Antonio Pasquero
Presidente Italia Viva Chierese-Carmagnolese
Mariangela Ferrero
Presidente Italia Viva Provincia Torino
Davide Neku
Presidente Italia Viva Torino
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meimi-haneoka · 1 year ago
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Ciao cara! Mi è piaciuto una sacco il cap. 75 per molteplici fattori, ma credo che quello che mi ha fatto più effetto è stato come Touya ha confortato Akiho ♥ Volevo chiederti, se la "battaglia" finale sarà quella di riportare indietro Kaito, i Calamari e l'Associazione resteranno un finale aperto? O pensi che risolveranno in qualche modo anche quella questione?
OOOH ma che bello, un ask in italiano una volta ogni tanto! xD Ciao cara!! Ti capisco, mi chiedevo già dai capitoli precedenti se lui avrebbe mostrato un qualche tipo di dimostrazione di affetto (o almeno empatia) per Akiho: già il fatto che fosse arrabbiato e che abbia menzionato che non la fa passare liscia a chi ferisce le sue persone care mentre si parlava di Akiho, suggeriva che anche Akiho comunque era entrata a far parte del suo "circolo di famigliari"! Ma con questo capitolo proprio si è capito che, anche se Akiho non è davvero sua sorella, non significa che l'abbandona così, lui ci sarà sempre per lei....e questo è davvero rincuorante specialmente considerato che Akiho quasi sicuramente riacquisterà i ricordi precedenti...sapere che ora ha tante persone che non la lasceranno sola aiuterà a sopportare meglio il contraccolpo di ricordare tanto schifo tutto in una volta. Poi siccome sappiamo BENISSIMO che Kaito non è mai stato una figura fraterna per lei, avere Touya che ricopre quel ruolo è una bella cosa! e mette i puntini sulle i riguardo a cosa sia una figura fraterna per Akiho
Per quanto riguarda "la battaglia" finale, io sono dell'idea che molto si concentrerà sul liberare Kaito e riportarlo da Akiho (e contrastare gli effetti della magia del tempo su di lui). La questione dei Calamari e l'Associazione è troppo complicata: sono tanti, sono potenti e senza scrupoli. Non è cosa che una coppia di tredicenni può affrontare da sola. Senza contare che, anche se chiamassero i rinforzi, l'unico esito possibile è che li sterminino tutti. Perchè sono talmente assorbiti dalla loro sete di potere che non basta sconfiggerli "magicamente". E' proprio il loro animo che è marcio. E dato che non credo esista un "carcere" per i maghi... Io onestamente non vedo CCS come il "teatro" ideale per una cosa del genere. Stride con i valori che rappresenta.
Come ho detto alcune volte in precedenza, sono sempre più convinta che il fatto che sia i Calamari che l'Associazione siano sempre coperti e non ne abbiamo mai visto neanche uno in faccia è voluto e intenzionale. Una mia mutual giapponese su Twitter tempo fa fece un discorso molto bello al riguardo: dato che uno dei temi di questo arco è il pregiudizio, se vedessimo le loro facce ci concentreremmo a odiare la persona piuttosto che le loro azioni, e a giudicarla in quanto tale, mentre loro sono qui in questa storia per simboleggiare un concetto molto più ampio, le famiglie tossiche e la società più in generale, che ti umilia e ti ferisce se non rispondi ai loro standard o ciò che è considerato "normale", e ti sfrutta se invece hai qualcosa che fa loro comodo, disumanizzandoti. Io davvero vorrei che il fandom si rendesse più conto di quanto importante è la loro rappresentazione. E siccome loro rappresentano elementi che non puoi semplicemente "sconfiggere" nella vita reale (fa male dirlo ma certe cose purtroppo esisteranno sempre perchè la luce è sempre accompagnata dall'oscurità), io credo che quello che le CLAMP ci vogliano dire è che anche se queste cose esisteranno sempre e purtroppo potranno far male, quello che è importante e che conta davvero è trovare la forza di scappare e sopravvivere a quelle situazioni, e che si può avere una vita felice e degna di essere vissuta anche se si ha subito abusi in passato (e qua ci ricolleghiamo a Kaito e alla sua poca voglia di vivere).
Io penso che se l'intenzione era di eliminare/mettere fuori gioco le due parti malefiche, probabilmente Kaito si sarebbe già mosso in quella direzione. Cavoli, lui è rappresentato come quello "che non ha scrupoli" e in grado di fare tutto, del resto. Ma nemmeno lui l'ha fatto perchè non è nella visione del mondo di questa storia. E anche lui comprende che la cosa importante è che lascino stare Akiho d'ora in poi.
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schizografia · 1 year ago
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Occorre che ogni punto di vista sia anche la cosa, o che la cosa appartenga al punto di vista. Occorre perciò che la cosa non sia niente d’identico, ma sia scomposta in una differenza in cui svanisce l’identità dell’oggetto visto come del soggetto che vede. Occorre che la differenza divenga l’elemento, l’unità ultima, e che rimandi dunque ad altre differenze che mai la identifichino, ma la differenzino. È necessario che ogni termine di una serie, in quanto già differenza, sia posto in un rapporto variabile con altri termini, e costituisca perciò altre serie sprovviste di centro e di convergenza, così come è necessario anche nella serie affermare la divergenza e lo spostamento di centro. Ogni cosa, ogni essere deve vedere la propria identità assorbita nella differenza, non essendo altro che una differenza tra differenze. Si deve mostrare la differenza nell’atto di differire. Si sa che l’opera d’arte moderna tende a realizzare queste condizioni: essa diviene in tal senso un vero teatro, genera metamorfosi e permutazioni. Teatro senza nulla di fisso, o labirinto senza filo (poiché Arianna si è tolta la vita). L’opera d’arte lascia il campo della rappresentazione per divenire “esperienza”, empirismo trascendentale o scienza del sensibile.
È strano che si sia potuto fondare l’estetica (come scienza del sensibile) su ciò che può essere rappresentato nel sensibile, anche se in verità non è migliore il procedimento inverso che sottrae dalla rappresentazione il puro sensibile, e tenta di determinarlo come quel che resta una volta che la rappresentazione sia abolita (per esempio un flusso contraddittorio, una rapsodia di sensazioni). Vero è che l’empirismo diviene trascendentale, e l’estetica, una disciplina apodittica, quando afferriamo direttamente nel sensibile ciò che può essere solo sentito, l’essere stesso del sensibile: la differenza, la differenza di potenziale, la differenza d’intensità come ragione del diverso qualitativo. Nella differenza il fenomeno balena, si dispiega come segno, e il movimento si produce come “effetto”. Il mondo intenso delle differenze, in cui le qualità trovano la loro ragione è il sensibile, il proprio essere, è proprio l’oggetto di un empirismo superiore, che ci insegna una strana “ragione”, il multiplo è il caos della differenza (le distribuzioni nomade, le anarchie incoronate). Le differenze si somigliano sempre, sono analoghe, opposte o identiche: la differenza è dietro ogni cosa, ma dietro la differenza non c’è nulla. Tocca ad ogni differenza di passare attraverso tutte le altre, e di “volersi” o di ritrovarsi anch’essa attraverso tutte le altre. Si capisce perché l’eterno ritorno non sorga come secondo, o non venga dopo, ma sia già presente in ogni metamorfosi, contemporaneo di ciò che fa ritornare. L’eterno ritorno si riferisce a un mondo di differenze implicite le une nelle altre, a un mondo complicato, senza identità, propriamente caotico. Joyce presentava il vicus of recirculation come facente girare il chaosmos; e Nietzsche diceva che il caos e l’eterno ritorno non erano due cose distinte, ma una sola e stessa affermazione. Il mondo non è né finito né infinito, come nella rappresentazione, ma è compiuto e illimitato. L’eterno ritorno è l’illimitato dello stesso compiuto, l’essere univoco che si dice della differenza.
Nell’eterno ritorno, il caos-erranza si oppone alla coerenza della rappresentazione, e esclude la coerenza di un soggetto che si rappresenta, come di un oggetto rappresentato. La repetitio si oppone alla repraesentatio, il prefisso ha mutato di senso, poiché in un caso la differenza si dice soltanto in rapporto all’identico, ma nell’altro è l’uni vocò che si dice in rapporto al differente. La ripetizione è l’essere informale di tutte le differenze, la potenza informale del fondo che porta ogni cosa a quella “forma” estrema in cui dilegua la sua rappresentazione. Il dispars è l’ultimo elemento della ripetizione, che si oppone all’identità della rappresentazione. Così il circolo dell’eterno ritorno, della differenza e della ripetizione (che liquida quello dell’identico e del contraddittorio), è un circolo vizioso, che non dice lo Stesso se non di ciò che differisce. Il poeta Blood enuncia la professione di fede dell’ empirismo trascendentale al modo di una vera estetica: “La natura è contingente, eccessiva, ed essenzialmente mistica… Le cose sono strane… L’universo è selvaggio… Lo stesso non torna se non per portare qualcosa di differente. Il lento cerchio del tornio dell’ intagliatore non avanza che dello spessore di un capello. Ma la differenza si distribuisce sulla curva tutta intera, mai esattamente adeguata.
Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione
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ciurmastortateatro · 2 years ago
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Sorprendenti ancora una volta, ancora di più. Una metamorfosi scenica, una crescita incredibile e un debutto teatrale pazzesco per i giovani attori "Incontinenti", impegnati ieri nella versione integrale di "Gioventù senza dio" di Ödon Von Horváth: "Si dovrebbe inventare un'arma con la quale si possa privare qualsiasi arma del suo effetto, cioè il contrario di un'arma. Se solo fossi un inventore! " Il Teatro una volta fermava le guerre. @liceoartisticobrunelleschi @comunemontemurlo #teatro #theatre #ciurmastorta #nowar #nowarinukraine #gioventùsenzadio #ilteatrononsiferma #ilteatrofermavaleguerre #foto #ph #scuola #paideia #kalokagathia #liceoartistico #moda #grafica #youth #propaganda #costruttivismo #nazismo (presso Sala Banti) https://www.instagram.com/p/CmZ0NQcsC4m/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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micro961 · 19 days ago
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Beatrice Fiaschi - Il romanzo “La Vasca”
L’inchiostro noir permea le storie di tre donne legate indissolubilmente dal destino
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La scrittrice Beatrice Fiaschi pubblica il nuovo romanzo “La Vasca”, edito IlViandante e disponibile per l’acquisto dal 12 ottobre 2023. Si tratta di un vero e proprio thriller psicologico, con delle sfumature noir, dove vengono narrate le vicende di tre donne che, a Roma, nel 2018, sono trovate senza vita nelle loro vasche da bagno. I casi vengono subito etichettati come suicidi e la stampa inizia a parlare del cosiddetto effetto Werther: le donne, infatti, lavoravano all’interno di strutture psichiatriche, assistendo i malati e mettendo continuamente alla prova la loro salute fisica e mentale. Il loro gesto fatale è stato influenzato dallo stretto contatto con i pazienti? La spiegazione sembra non soddisfare il commissario della Mobile Alessio Sala, che sospetta si tratti di omicidi camuffati da suicidi. L’ipotesi, però, è conservata ancora nell’intimo dell’uomo, che coglie l’occasione per allontanarsi dalla Polizia, richiedendo un anno di aspettativa. Le indagini, infatti, rievocano il doloroso passato di Alessio e toccano ancora le sue ferite aperte: anni prima, aveva ritrovato il corpo esanime della ex fidanzata, morta suicida dopo che lui l’aveva lasciata. Ma il commissario, incline alla noia, non riesce a star fermo e cerca subito un diversivo, riciclandosi come giornalista, mestiere che aveva già svolto a vent’anni.
La testata Endurancesi interessa ben presto a lui; vagliato il suo curriculum e la rapida ascesa in Polizia, la direttrice Francesca Spiros gli affida l’inchiesta di cronaca nera da cui aveva voluto allontanarsi, lasciando il lavoro. Alessio, pur riluttante, si arrende al fatto che il passato stia bussando con prepotenza alla sua porta e accetta di indagare, perché ora può farlo a modo suo, con azioni al limite della legalità e senza dover rendere conto a nessuno del suo operato.
A questo punto, iniziano le prime ricerche, coadiuvate dall’ispettore Santesarti, in cerca di una promozione, e da un ex agente della Mobile, che vuole sfondare come investigatore privato. Alessio incontra poi Gaia Lai, una psicologa clinica operativa in una casa-famiglia; con la scusa di dover svolgere diverse interviste per poter realizzare un dossier per l’Endurance, Alessio conosce le criticità dei mestieri di aiuto, che possono tradursi in un burnout da lavoro, che può portare anche a gesti estremi come il suicidio.
Tra Alessio e Gaia nasce un feeling nascosto e difficile da accettare per entrambi. Alessio, dopo il suicidio della ex fidanzata, non ha più baciato una donna, preferendo fugaci storie di sesso che gli permettessero di non generare attaccamento; Gaia, a causa delle vicende familiari travagliate, di abbandoni e violenze,pensa di non meritare amore e scappa non appena il confronto con un uomo si fa più prolungato. Sul ritmo serrato di omicidi irrisolti, passi falsi sentimentali dei protagonisti, si delinea il profilo sempre più inquietante e creativo del serial killer: uomo, sui cinquant’anni, con un passato in collegio e con la madre morta di overdose. Egli sembra essere, però, anche creativo, caratterizzato da una personalità multiforme e ossessiva, inquietante e complessa. Si mescolano flashback del passato di Alessio, flash forward di quanto sta per accadere e desideri di ciò che davvero vorrebbe fare. Un dettaglio scuoterà ancora di più il suo animo: perché si trova prima di tutti gli altri personaggi a Ostia, teatro dell’ultimo omicidio? Attraverso il meccanismo nolaniano del “sogno dentro il sogno”, si svelano aspetti della psiche dell’uomo; la storia, nel frattempo, continua a tingersi di sfumature noir che, grazie alle indagini, porteranno a galla la verità.
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Storia dell’autrice
Scrittrice e giornalista, editor e docente di scrittura creativa e narratologia, Beatrice Fiaschi ha esordito, nel 2021, con il giallo psicologico «L’Essenza Fatale» (Ianieri Edizioni) per poi tornare nel 2023 con il noir «La Vasca» edito IlViandante, inserito in fiere di settore e crime festival e risultato «Miglior storia nera» al premio Barga Noir nonché finalista al premio «Lago Gerundo» e menzionato al premio «Ombre Gialle». Alcuni suoi racconti di genere drammatico, intimista e perturbante sono stati pubblicati in antologie e online dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti, così come i suoi articoli di cultura e società, lavoro e psicologia. È semifinalista con un racconto giallo al prestigioso premio indetto nell’ambito del «Termini Book Festival» in collaborazione con Giallo Mondadori. Si occupa da anni di ricerca spirituale, Reiki, rune, meditazione e pratiche regressive col tamburo sciamanico che utilizza anche per i suoi laboratori di scrittura creativa e coaching individuale. Collabora con cooperative sociali impegnate in progetti artistici per utenze psichiatriche: da qui l’ispirazione per le ambientazioni dei suoi romanzi. È insegnante per l’agenzia letteraria «Scribo» in progetti laboratoriali in presenza e online. Dal 2022, dirige l’area letteraria dell’associazione culturale «BellaVera» organizzando anche corsi nei quartieri più svantaggiati di Roma come Tor Bella Monaca, presentando eventi artistici e conducendo workshop di fotografia noir integrata alla scrittura. Dal 2024, è docente di scrittura creativa presso l’Accademia delle Arti dei Castelli Romani. Laureata in Scienze della Comunicazione e specializzata in Editoria e Giornalismo, si sta formando in criminologia presso i corsi «Nero Crime» dell’associazione E-crime, che collabora con l’università eCampus.Instagram: https://www.instagram.com/Beatrice_Fiaschi_Scrittrice/?hl=it
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nosferatummarzia-v · 22 days ago
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*la storia di una vampira molto speciale, Carmilla Vanstein che forse vive ancora tra noi...
Nel 1896, Belém divenne ricca vendendo gomma amazzonica al mondo, rendendo i contadini improvvisamente milionari che costruirono le loro sontuose dimore con materiali europei, mentre le loro mogli e figlie inviavano i loro abiti per essere lavati nel vecchio continente e importavano acqua minerale da Londra per i loro bagni.
Il "Theatro da Paz" era il centro della vita culturale dell'Amazzonia, con concerti di artisti europei. Tra di loro, uno in particolare attirò l'attenzione del pubblico, la splendida cantante d'opera francese Carmilla Vanstein (1869-1896), che suscitò desideri indescrivibili nei ricchi signori della regione e atroci gelosie nelle loro mogli a causa della sua grande bellezza.
Camilla Vanstein suscitò anche indignazione per il suo comportamento, che era libero dalle convenzioni sociali del suo tempo. Si narrava che fosse stata vista mezza nuda, ballare per le strade di Belém mentre si rinfrescava nella pioggia pomeridiana. Le sue passeggiate notturne solitarie suscitavano curiosità quando veniva vista nei suoi lunghi abiti neri e vaporosi sotto la luna piena, sulle rive del fiume Guajará, verso l'Igarapé das Almas.
Presto cominciarono a circolare voci su di lei e furono fatti commenti maliziosi. Si diceva che fosse l'amante di Francisco Bolonha (1872-1938), che l'aveva portata dall'Europa e che la faceva bagnare con costosi champagne importati nella vasca da bagno della sua dimora.
Si diceva anche che fosse stata attaccata dal vampirismo a Londra, a causa della sua pallidezza e del suo aspetto malato, e che avesse portato questo grande male in Amazzonia, avendo un misterioso desiderio per il sangue umano, al punto da ipnotizzare le giovani donne con la sua voce durante i concerti, facendole addormentare nel suo camerino in modo che la misteriosa signora potesse raggiungere i loro colli.
Curiosamente, ciò coincideva con i resoconti di svenimenti in teatro durante i suoi concerti, che venivano semplicemente spiegati come un effetto dell'emozione forte che la sua musica provocava nelle orecchie del pubblico.
Si diceva anche che avesse il potere di comunicare con i morti e di materializzare i loro spiriti in dense nebbie eteree di materiali ectoplasmatici espulsi dal suo corpo in sedute medianiche. Queste erano indubbiamente le prime manifestazioni in Amazzonia di ciò che in seguito sarebbe stato chiamato spiritismo, praticato in culti misteriosi nei palazzi di Belém, come il Palacete Pinho.
Alla fine del 1896, una terribile epidemia di colera devastò la città di Belém, trasformando Carmilla Vanstein in una delle sue vittime, che fu sepolta nel Cimitero della Solitudine.
Oggi, la sua tomba è ancora lì, coperta di fango, muschio e foglie secche, sotto un enorme albero di mango che fa sprofondare la sua tomba nell'oscurità della sua ombra, illuminata solo dai raggi di sole che penetrano tra le foglie verdi... ma c'è ancora chi dice oggi che la sua tomba è vuota, che la sua morte e sepoltura non sono state altro che un atto per coprire il suo caso di vampirismo e che Carmilla Vanstein vive ancora in Europa, ora all'età di 154 anni.
Si tratta di un mausoleo neoclassico con una porta chiusa da un vecchio lucchetto arrugginito, da cui si può vedere un busto femminile di marmo bianco sul largo coperchio della tomba abbandonata e attaccata al muro, una piccola immagine incorniciata di una donna vestita di nero.
Sulla sua lapide si può leggere l'iscrizione: "Qui giace Carmilla Vanstein (1869-1896)
La voce che ha incantato il mondo".Si diffondeva paura e condivideva potere ai suoi subordinati vendendo gomma alla gente d'Europa e al mondo intero, ma quando si trovavano nella sua dimora, sapeva infondere una nuova forma di paura.
Ma c'è ancora chi dice oggi che la sua tomba è vuota, che la sua morte e sepoltura non sono state altro che un atto per coprire il suo caso di vampirismo e che Carmilla Vanstein ancora in Europa, ora all'età di 154 anni.*
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sguardimora · 2 months ago
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Si è chiusa lo scorso sabato 28 settembre la quinta edizione del progetto Eretici. Le strade dei teatri. Violetta Cottini con Roberta e Alessandra Idolfi hanno presentato una prima prova aperta del loro Do fairies have a tail?
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Lo spazio è completamente avvolto nel nero, un silenzio profondo e un buio che sembrano dilatarsi all'infinito. Dopo un tempo indefinito, suoni sottili iniziano a dare forma a ciò che è invisibile: una luce rossa intermittente emerge, disegnando i contorni di rami e di corpi indefiniti che lentamente si sollevano dalla notte. L’oscurità sembra farsi materia, e in quei primi attimi in cui tutto è indistinto, mi tornano alla mente le sequenze di Minuscule - La vallée des fourmis perdues: suoni accelerati e stranianti che evocano i frenetici inseguimenti e le lotte tra formiche rosse e nere in quel microcosmo animato.
Poi, lentamente, una nebbia si diffonde nello spazio portando con sé due figure, Alessandra e Roberta Indolfi. Le loro presenze si muovono all'unisono, quasi fossero un corpo solo, per poi separarsi, ciascuna alla ricerca di un proprio percorso. Il loro movimento è fluido: una cede spazio all'altra per poi ritrovarsi sincronizzate con le loro stesse immagini fantasmatiche proiettate sullo schermo in fondo alla scena. Strisciano a terra, si avvolgono su se stesse, saltano a quattro zampe, per poi fermarsi, tremanti, prima di alzarsi e vestire ali pesanti di legno.
Le proiezioni luminose fanno eco al suono della pioggia che batte, allo scricchiolio di un vetro che si frantuma, allo stridore di una catena di ferro. Questi suoni, quasi tangibili, guidano il nostro sguardo attraverso la bruma: l'occhio si ambienta in questo altrove notturno e misterioso e il buio così si dissolve e rivela forme e presenze fino a quel momento nascoste.
In questo dispositivo scenico multiforme tutto diventa coreografia: i corpi delle performer, i video, il fumo, i tulle, i rami sospesi e il tappeto sonoro. Ogni elemento concorre a definire uno spazio immersivo in cui lo spettatore non è semplicemente un osservatore, ma attraversa una soglia invisibile, entrando in un mondo altro, abitato da esseri antropomorfi che fluttuano tra realtà e immaginazione. Sono corpi o simulacri? Ombre che appaiono e si dissolvono, lasciandoci in bilico tra presenza e illusione.
A un certo punto, il fondale della black box si squarcia, e come in un effetto ronconiano – come suggerito da Gerardo Guccini – la visione si frammenta e si moltiplica oltre il palcoscenico e il video, portando la scena oltre il teatro stesso. Lo spettatore è invitato a compiere un ultimo passo: attraversare il palco, varcare quel limite per entrare nella realtà, che ospita un’installazione fatta di materiali di ricerca e creazione, frutto di cinque mesi di lavoro delle artiste tra La Corte Ospitale di Rubiera e L'Arboreto di Mondaino.
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Nello stesso weekend si è chiuso anche il progetto parallelo a quello di Eretici che è Custodi delle residenze, un gruppo di giovani spettatori e spettatrici che seguono dentro le residenze l'artista selezionato dal bando, in questo caso Violetta, Alessandra e Roberta. Arrivati venerdì a Mondaino i e le Custodi hanno visitato il paese con la guida di Alberto Giorgi e incontrato il direttore dell'Arboreto Fabio Biondi che li ha guidati dentro l'origine poetica e politica del fenomeno delle residenze in Italia. Poi insieme a Francesca Giuliani e Silvia Ferrari si sono dedicati alla costruzione della restituzione del percorso: raccolti pensieri e materiali hanno strutturato infine il loro personale e allo stesso tempo collettivo racconto del processo di incontro e dialogo con le artiste. A partire dal leitmotiv che hanno individuato come filo rosso che tiene insieme tutti i loro sguardi, cioè "rendere visibile l'invisibile", hanno creato un'installazione visiva e auditiva in sintonia perfetta con il processo creativo delle artiste. Di seguito una piccolissima parte del lavoro, la descrizione del percorso installativo e la parte sonora.
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francescacammisa1 · 1 year ago
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Sai, la notte scorsa mi ha raccontato che dieci anni fa ti ha incontrato, e quell'incontro ha avuto su di lei lo stesso effetto di quando si spalancano cielo e terra; era quella cosa, quell'incontro... Un evento del genere è simile a un ordine. Non si può passare oltre fingendo di non sentire, non è possibile fraintendere. Lei era convinta, e me l'ha detto, che anche tu devi aver sentito questo comando. Non è possibile non udirlo, è un ordine più forte del fragore di un tuono, non si può essere tanto sordi da proseguire senza averne la minima percezione, restare indifferenti mentre tale comando ti rimbomba ancora nelle orecchie. Un incontro di questo tipo capita una sola volta nella vita. Ma poi, la vita, sai com'è... e l'altra persona... talvolta passa oltre. Non si riesce a spiegare. Nessuno può farci nulla. La vita va avanti, l'ordine inequivocabile è stato pronunciato, vi siete incontrati qualche altra volta, poi tu ti sposi, dopo non c'è più niente...
Sandor Márai - Divorzio a Buda
Ph Albert Watson
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lodecoen-showcase · 3 months ago
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Biography of Lode - photo of Lode at 2 years old drawing a train with his left hand with a stick in the sand. And yes, his hair was that light blonde.
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ENGLISH TEXT: © Lode Coen 2024
Lode Coen, was born in 1952, in Antwerp, Belgium, the  land of Rubens, Jan van Eyck, Magritte and Tintin. He hails from several generations of artists in his family: i.e. theatre makers, actors, musicians, composers and fine artists. 
He is left-handed and started drawing when he was about two years old.
In secondary school, he studied classical languages, Latin & Greek.
In 1972, he was accepted to the Royal Academy of Fine Arts in Antwerp. He studied graphic design. He started his career, designing posters for the theatre and television in 1976.
He is an early adopter, always eager to learn new skills. He purchased his first Mac in 1984. This led in 1987 to an extended 10-year stay in Silicon Valley. He worked on many pioneering projects: video games, interactive movies. 
As art and design director for Digital Pictures he managed a team of about 12 people and multimillion dollar budgets. He became an expert in CGI, special effects, 3D and UI design.
Back in the EU he founded his own company to create digital designs for IT companies in Silicon Valley for 18 years. Clients included Sun Microsystems, AMD, Intel, Bausch&Lomb, Pfizer, Oracle, Yahoo, PayPal.
For about 40 years he has taught at art and design academies throughout Europe, the U.S.A. and China. He was the president of Sint Lucas College, School of the Arts, in Antwerp (400+ students).
Lode studied Chinese for 10 years and this led to a tour in China. He gave lectures about his art and design practice in 20 top art universities in 10 major cities in 2016. He loves Chinese calligraphy. He is also well versed in Tai Chi and Qi Gong.
Since his retirement in 2017, he went back to his old love: creating fine art, but with the most advanced digital tools available.
His activity gained momentum in 2020. He won the Leonardo da Vinci Award in April 2023 in Milan. An ever growing number of awards, prizes, publications, exhibitions followed.
This culminated in winning the First Prize ‘Lorenzo il Magnifico” at the Florence Biennale in October 2023. Resulting in an exhibition at the Florence Academy of Fine Arts in January 2024.
Coming up: Galerie Espace Vision’Art, will host his solo exhibition, curated by Paul-Enzo, in the centre of Paris in December 2024. In October 2024 he is selected to participate in ‘Capsule Art Collection 4. Contemporary insights’, in Rome, curated by Dr. Monica Ferrarini. Also in October he will participate in the ‘Bienal de Arte’ at the MEAM in Barcelona, curated by Fondazione Effetto Arte.
Quote from Circle Foundation for the Arts—“Lode Coen's art is characterised by an exquisite fusion of elegance and surrealism, resulting in captivating and visually stunning imagery. Within his work, Coen has crafted a distinct visual realm where beauty, mystery, and the unexpected converge to form extraordinary compositions. While renowned for his mastery of CGI and Special FX, honed in the realms of both Silicon Valley and Hollywood, Lode Coen draws his primary inspiration from the Renaissance era.”
ITALIAN TEXT: © Lode Coen 2024
Lode Coen è nato nel 1952 ad Anversa, in Belgio, la terra di Rubens, Jan van Eyck, Magritte e Tintin. Proviene da diverse generazioni di artisti nella sua famiglia: vale a dire registi teatrali, attori, musicisti, compositori e artisti. 
È mancino e ha iniziato a disegnare quando aveva circa due anni. Alle superiori ha studiato lingue classiche, latino e greco. 
Nel 1972 è stato accettato alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa. Ha studiato graphic design. Ha iniziato la sua carriera, progettando poster per il teatro e la televisione nel 1976. 
È un early adopter, sempre desideroso di apprendere nuove competenze. Ha acquistato il suo primo Mac nel 1984. Ciò lo ha portato nel 1987 a un soggiorno prolungato di 10 anni nella Silicon Valley. Ha lavorato a molti progetti pionieristici: videogiochi, film interattivi. 
Come direttore artistico e di design per Digital Pictures ha gestito un team di circa 12 persone e budget multimilionari. È diventato un esperto di CGI, effetti speciali, 3D e progettazione UI. 
Tornato nell'UE ha fondato la sua azienda per creare progetti digitali per aziende IT nella Silicon Valley per 18 anni. Tra i clienti figurano Sun Microsystems, AMD, Intel, Bausch&Lomb, Pfizer, Oracle, Yahoo, PayPal. 
Per circa 40 anni ha insegnato presso accademie di arte e design in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Cina. È stato presidente del Sint Lucas College, School of the Arts, ad Anversa (oltre 400 studenti). 
Lode ha studiato cinese per 10 anni e questo lo ha portato a un tour in Cina. Ha tenuto lezioni sulla sua pratica artistica e di design in 20 delle migliori università d'arte in 10 grandi città nel 2016. Ama la calligrafia cinese. È anche esperto di Tai Chi e Qi Gong. 
Dal suo ritiro nel 2017, è tornato al suo vecchio amore: creare belle arti, ma con gli strumenti digitali più avanzati disponibili. 
La sua attività ha preso slancio nel 2020. Ha vinto il Premio Leonardo da Vinci nell'aprile 2023 a Milano. Sono seguiti un numero sempre crescente di premi, riconoscimenti, pubblicazioni, mostre. 
Ciò è culminato con la vittoria del Primo Premio "Lorenzo il Magnifico" alla Biennale di Firenze nell'ottobre 2023. Con conseguente mostra all'Accademia di Belle Arti di Firenze nel gennaio 2024. 
Prossimamente: Galerie Espace Vision'Art, ospiterà la sua mostra personale, curata da Paul-Enzo, nel centro di Parigi nel dicembre 2024. Nell'ottobre 2024 è selezionato per partecipare a "Capsule Art Collection 4. Contemporary insights", a Roma, curata dalla Dott. ssa Monica Ferrarini. Sempre a ottobre parteciperà alla "Bienal de Arte" al MEAM di Barcellona, curata dalla Fondazione Effetto Arte. 
Citazione da Circle Foundation for the Arts—"L'arte di Lode Coen è caratterizzata da una squisita fusione di eleganza e surrealismo, che si traduce in immagini accattivanti e visivamente sbalorditive. All'interno del suo lavoro, Coen ha creato un regno visivo distinto in cui bellezza, mistero e inaspettato convergono per formare composizioni straordinarie. Sebbene sia rinomato per la sua padronanza di CGI e effetti speciali, affinata nei regni sia della Silicon Valley che di Hollywood, Lode Coen trae la sua ispirazione primaria dall'era rinascimentale." 
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