#ecofemminismo
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Maria Mies
Maria Mies, scrittrice e attivista, è stata tra le prime pensatrici e interlocutrici dell’Ecofemminismo.
Ha svolto ricerche sulla condizione femminile in India e si è concentrata sull’intersezione tra capitalismo, patriarcato e colonialismo. È stata pioniera nell’analizzare le somiglianze tra la posizione delle donne e quella dei popoli colonizzati nelle gerarchie socio-economiche.
Al centro del suo pensiero c’è la convinzione che il movimento femminista non può ritenersi separato dalle differenze di classe, né dalla divisione internazionale determinata da imperialismo e sfruttamento del lavoro. Di conseguenza, è l’intero sistema patriarcale capitalista, nemico della vita, che deve essere combattuto.
Ha dimostrato come le lotte femministe si intrecciano con quelle per la giustizia sociale e ambientale.
Per i suoi contributi, ha ricevuto numerosi premi, tra cui l’Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania nel 2001.
Nata a Hillesheim, in Germania, il 6 febbraio 1931, Maria Meis è cresciuta in una famiglia di contadini in un villaggio nella regione di Vulkaneifel.
È stata la prima studentessa del suo villaggio a completare la scuola secondaria. Ha studiato filosofia, teologia e letteratura inglese all’Università di Münster e conseguito un dottorato di ricerca in scienze sociali all’Università di Francoforte.
Dagli anni ’60 è stata attiva nei movimenti sociali, compresi i movimenti anti-nucleare e anti-globalizzazione.
Nel 1963 è diventata docente presso il Goethe Institute di Pune, in India, dove ha intrapreso una ricerca empirica sui dilemmi e i conflitti delle donne moderne della classe media per completare il suo dottorato, successivamente pubblicata con il titolo Indian Women and Patriarchy nel 1980.
Dopo aver vissuto e lavorato per cinque anni in India, ha potuto constatare che il lavoro delle donne è il fondamento dell’economia del paese.
Tornata in Germania, nel 1968, constatando di quanto le tematiche di genere fossero poco considerate, anche dalla sinistra, è diventata una delle fondatrici della seconda ondata del movimento delle donne, che ha iniziato una rilettura della storia da una prospettiva femminista. “Se non sappiamo come le cose sono diventate quello che sono, non possiamo sapere come cambiarle”.
Nel 1979, ha istituito il programma Women and Development presso l’Istituto di Studi Sociali dell’Aia, dove ha creato un master in netta critica a tutte le posizioni e narrazioni eurocentriche, raccontando e riflettendo sulle condizioni di donne, natura e lavoratori, soprattutto del Sud del mondo.
È stata docente di Sociologia presso la University of Applied Sciences di Colonia fino al 1993. Insieme alle sue studentesse ha svolto una ricerca sulla violenza contro le donne che ha portato all’apertura del primo centro antiviolenza in città.
Il suo libro Ecofeminism scritto nel 1993 con Vandana Shiva, ha avuto un impatto internazionale ed è stato tradotto in diverse lingue, tra cui spagnolo e turco. L’ecofemminismo è un modo di vedere il mondo che riconosce gli esseri umani come parte della Natura, non come qualcosa di separato. Nella loro interconnessione attraverso la vita, la natura e le donne sono vive e autonome, non oggetti morti e passivi, inermi di fronte allo sfruttamento e alle violazioni del potere maschile. La creatività e la produttività della natura e delle donne sono alla base di tutti i sistemi cognitivi ed economici, nonostante siano invisibili agli occhi del patriarcato capitalista.
Negli anni, il suo lavoro di ecofemminista si è evoluto grazie al suo contributo al movimento FINRAGE (Rete Femminista Internazionale di Resistenza all’Ingegneria Genetica e Riproduttiva) e alla sua analisi dell’economia di sussistenza come luogo in cui l’economia della natura e quella delle donne si incontrano per fornire sostentamento a tutti e tutte.
In The Subsistence Perspective, nel 1999, scritto in collaborazione con Veronika Bennholdt-Thomses, propone una forma di economia morale in grado di riportare al centro il valore della vita, della sopravvivenza, della materialità e della necessità. Proponendo esempi di modelli economici sostenibili e solidali, alternativi rispetto al paradigma dominante, vi emerge l’urgenza di estendere un piano di valori e azioni già esistente nel Sud del mondo, volti a ridefinire e restituire il senso della comunità in rapporto alla natura e alle sue risorse.
La prospettiva della sussistenza è una cultura del limite e della cooperazione, dei beni comuni e della loro cura, contro le politiche estrattive e disgreganti del neoliberalismo.
Il lavoro di Maria Mies ha messo in luce come il sistema capitalistico globalizzato esista a condizione di perpetuare e intensificare le pratiche di sfruttamento che interessano esseri umani e ambiente.
I suoi testi Patriarcato e capitalismo e Donne, l’ultima colonia, sono stati di grande ispirazione per Abdullah Öcalan, che li ha letti durante i primi anni della sua prigionia, periodo in cui stava sviluppando la sua teoria del confederalismo democratico.
In Patriarcato e capitalismo analizza la modalità di appropriazione predatoria che ha avuto origine nel monopolio maschile sui mezzi di produzione, ovvero il controllo sui corpi delle donne e sulle loro capacità produttive e riproduttive.
Questa prospettiva si trova anche nel lavoro di Öcalan che ha sottolineato la relazione inestricabile tra la liberazione di genere e la rivoluzione ecologica e in questo modo ha dato forza a milioni di persone con il suo concetto di comunalismo, che rifiuta che le vite siano controllate dallo stato.
Il Movimento delle donne curde ha avviato un dialogo con Maria Mies all’inizio del 2000, e Jineoloji, tradotto come “scienza della donna” è diventata parte integrante della rivoluzione del Rojava. Al centro di questa scienza si trova l’analisi della società, della storia, della religione, dell’epistemologia e di molte altre aree, tutte riattraversate dal punto di vista femminile. Non si limita all’istruzione accademica, ma vengono creati centri con finalità diverse, vengono offerti seminari sostenendo attivamente la liberazione delle donne a tutti i livelli. Una possibile risposta alla richiesta di un diverso paradigma economico e culturale di Maria Mies che ha accolto con entusiasmo la costruzione del villaggio femminile Jinwar in Rojava.
Ha auspicato il ritorno a un’economia che miri a soddisfare i bisogni delle persone, il benessere della natura tutta, e soprattutto non orientata al profitto, ha introdotto, per prima, il termine una “buona vita”.
Ha spiegato che il rapporto tra donne e uomini è di carattere coloniale, proprio come il rapporto tra piccoli agricoltori e metropoli è in ogni caso colonialista.
Nella sua autobiografia, The village and the world, ha scritto: “In un sistema di sfruttamento coloniale, uguaglianza può significare solo elevarsi al ruolo dei vincitori, che appartengono a coloro che traggono profitto dal sistema. Uguaglianza non significa diventare uguali ai poveri agricoltori che vivono in una economia di sussistenza. La sussistenza come prospettiva significa abolizione di tutte le relazioni di stampo coloniale”.
Ha lasciato la terra il 15 maggio 2023, all’età di 92 anni.
La sua prospettiva internazionalista, la sua confutazione e il rifiuto del pensiero dualistico, la sua critica radicale al “femminismo della classe media” mostra come dal centro del patriarcato capitalista, possiamo trovare una via da seguire e connetterci con le alternative rivoluzionarie in tutto il mondo.
Ci ha mostrato che il patriarcato capitalista è un’economia estrattiva che sottrae il valore che le donne producono mentre crea l’illusione che il capitale sia la forza creativa che genera ricchezza, ha sostenuto Vandana Shiva in un articolo dopo la sua morte.
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Ecofemminismo della petunia
Del giardino mi piace soprattutto quanto sia vicino all’imponderabile, a quel punto ineffabile in cui natura e cultura, fisica e metafisica, tangibile e simbolico coabitano in un tempo che è dentro e fuori le cose. Un tempo pieno di sorprese. Non ponderabile significa non misurabile ma non per questo inesistente. In passato quando il colore, la luce, il calore, l’elettricità, il magnetismo non…
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#Andrew Z. Fire#cambiamenti climatici#Craig C. Mello#ecofemminismo#ecologia#femminismo#genetica#habitat#Harry Potter#HIV#Il lavoro culturale#J. K. Rowling#Jung#Mano#Nobel#petunia#Petunia Addmas#Petunia Evans Dursley#RNA interference#sincronicità#Viviana Scarinci#zia Petunia
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Fantascienza che smaschera brame di potere maschile
A proposito di film in cui la donna reagisce all’uomo violento, classificati da una commissione moralista italiana come horror, eccone un paio, in realtà trame di fantascienza, entrambe interpretate egregiamente da Elisabeth Moss. Il primo non è un remake dell’uomo invisibile tratto dall’opera di H.G.Wells, ma semmai si ispira a quello per realizzare un film in cui un narcisista patologico,…
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Eva Giannakopoulou in residenza per “Ichthyolatry”
01 Dicembre 2022 - 15 Dicembre 2022
Inizia oggi la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Eva Giannakopoulou. Eva è l’artista selezionata per questo quinto tandem di produzione che vede coinvolti come coproduttori PCAI Awareness Raising (Grecia), ARTEMREDE/Torres Vedras Municipality (Portogallo). La selezione è avvenuta attreverso una call lanciata il 10 gennaio 2022 e chiusa il 28 marzo 2022 per artisti residenti in Grecia.
Ichthyolatry rappresenta la quinta tra le 12 produzioni internazionali che verranno realizzate e coprodotte da altrettanti tandem produttivi nella cornice del progetto europeo Stronger Peripheries. L’arboreto – Teatro Dimora, tra i partner, è stato scelto per la sua esperienza e l’unicità della sua vocazione come principale luogo di residenza creativa per sette di queste produzioni.
La teorica culturale Astrida Neimanis nel suo libro “Hydrofeminism: Or, On Becoming a Body of Water” (2017) inventa il concetto di ���Idrofemminismo”, proponendo un’inedita prospettiva eco-femminista: l’acqua, il genere femminile, i corpi incarnati e la cura dell’ambiente e della biodiversità dovrebbero fondersi e creare una nuova etica ecologica. Apprendere la “fluidità” tipica dell’elemento in costante movimento potrebbe contribuire alla nascita di una nuova coscienza ecologica, politica e poetica, attraverso una lente femminista? Se l’acqua è l’elemento da cui derivano tutti gli organismi, come potremmo tornare a questo remoto stato della nostra esistenza, abolendo i limiti tra evoluzione e storia, natura e cultura? Come creare alleanze trasversali tra generi, specie e ambienti in una prospettiva post-umana? La risposta a queste domande potrebbe “colmare il divario” esistente tra passato, presente e futuro, tra esseri umani e non, tra una medusa ed un cane. Mentre siamo diretti testimoni di epidemie, guerre, catastrofi ecologiche e crisi energetiche, potrebbe essere interessante ripartire dall’acqua, in un orizzonte etico post-umanista, per incoraggiarci a pensare orizzontalmente, al di fuori degli interessi della nostra specie, abbandonando una concezione del mondo narcisista, e prendendo sul serio gli interessi e i diritti di tutto ciò che non è umano. Ichthyolatry è il tentativo di collegare il Pireo (GR), Torres Vedras (PT) e Mondaino (IT) attraverso “percorsi d’acqua e di etica dell’acqua” sperimentando con le comunità locali, la natura e i rispettivi contesti urbani.
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Eva Giannakopoulou è cresciuta a Itaca, in Grecia, e attualmente risiede con suo figlio ad Atene, dove lavora. In passato ha vissuto a Napoli, Barcellona, Istanbul, Berlino e in altri luoghi a seconda delle circostanze. Ha presentato spettacoli in vari siti non convenzionali, tra cui spiagge, piazze, fiumi, parchi e stadi improvvisati nello spazio pubblico. Il suo lavoro è stato esposto in musei, istituzioni, gallerie e festival, tra cui la Onassis-Stegi Foundation (Kin Baby, FUTURE N.O.W, 2021 e Kivotos Channel, 2021), il Museo Benaki (“The Same River Twice”, 2019; “The Equilibrists”, 2016, entrambi a cura e organizzati dal New Museum, New York e dalla Fondazione DESTE), il Kultursymposium Weimar (2019), il Goethe-Institut Athen (“Weasel Dance”, 2019), la Biennale di Atene AB6: ANTI (2018), the Athens Biennale AB5to6: OMONOIA (2016), the Material Art Fair (Mexico City, 2017), the Rosa Luxemburg Foundation (Berlin, “Autonomy Help ME!”, mostra personale, 2015), MPA-B (Berlin, 2014 e 2015), Action Field Kodra (Thessaloniki, 2012) e la National Bank of Greece Cultural Foundation (MIET) Thessaloniki Center (in occasione di un evento parallelo della terza Biennale di Arte Contemporanea di Salonicco, 2011). Ha studiato storia dell’arte in Italia e belle arti in Grecia sotto P. Charalambous. Eva ha ricevuto la borsa di studio IKY (State Scholarships Foundation) e Vikatos per i suoi Master “Space Strategies” presso l’Accademia d’Arte Weiβensee di Berlino. Ha co-curato e co-organizzato numerosi progetti artistici ed eventi performativi, mentre nel 2013-2014, è stata collaboratrice del MPA-B (Month of Performance Art, Berlino). Nel 2019 ha co-fondato “Most Mechanics Are Crooks”, una band artistica e curatoriale che mira a reclamare l’insincerità come strumento di discorso progressivo. Eva è candidata al dottorato presso l’ASFA (Athens School of Fine Arts). Il titolo della sua tesi di dottorato è: “m-otherness. Verso un’indagine sulle voci materne e sulle rappresentazioni attraverso tattiche sovversive”.
#residenza creativa#stronger peripheries#Ichthyolatry#Eva Giannakopoulou#Performing Arts#creative europe#ecofemminismo
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Françoise d’Eaubonne e l’ecofemminismo
Volevo iniziare la rubrica Storie Femministe con una donna francese che è stata capace di combinare due tematiche di estrema importanza e ancora oggi molto attuali, l’ambientalismo e la disparità di genere.
Lei è Françoise d’Eaubonne, nata a Parigi nel 1920 da una famiglia di umili origini ma rivoluzionaria (il padre era un simpatizzante anarchico) che probabilmente, insieme alla sua spiccata sensibilità maturata dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale, l’hanno portata a interessarsi a tematiche inerenti al femminismo e alla cura dell’ambiente.
Françoise viene allo scoperto per la prima volta con la firma al Manifesto delle 343, una dichiarazione pubblicata da 343 donne a favore dell’aborto in Francia, dove dichiarava, insieme alle altre firmatarie, di aver avuto un aborto nella sua vita. Nel 1971 l’interruzione volontaria di gravidanza nel suo paese natale era perseguibile penalmente attraverso l’incarcerazione fino a sei anni, tuttavia nessuna delle attiviste fu processata.
Sempre nel 1971 d’Eaubonne si interessa molto alla tematica LGBT fondando per la prima volta un movimento francese unitario per i diritti omosessuali partendo dall’unione di associazioni gay e lesbiche preesistenti, il Front homosexuel d’action révolutionnaire. Anche in Italia quest’associazione, capitanata da lei stessa e Guy Hocquenghem, ha una forte influenza, tanto da ispirare la creazione di Fuori!, il primo movimento italiano per la liberazione omosessuale che operò fino all’inizio degli anni 80′. In generale le sue opere e le sue iniziative furono essenziali per la formazione di uno spirito pro LGBT in Italia.
Arriviamo dunque al 1974, anno dove Françoise conia il termine ecofemminismo (écoféminisme) nel suo libro Le féminisme ou la mort (il femminismo o la morte). Nella sua opera l’attivista tratteggia l’idea che la discriminazione del genere femminile e lo sfruttamento ambientale siano strettamente legati, infatti a monte di entrambe le problematiche c’è la convinzione da parte delle classi più forti (l’uomo e l’umanità) di avere il diritto di controllare ed assoggettare quelle ritenute più deboli (le donne e l’ambiente). Per d’Eaubonne queste tematiche non possono essere affrontate singolarmente e propone una visione molto innovativa e allo stesso tempo spirituale della Terra come un organismo unico e vivente dove ogni sua componente ha la medesima importanza. L’ecofemminismo si è poi evoluto dividendosi in due branche in netto contrasto tra loro, la prima ritiene che la donna sia collegata alla natura ed è per questo che viene vista come elemento fragile e da “domare”, ritenendo quindi essenziale cambiare anche la visione dell’ambiente per poter emancipare il genere femminile. L’altra sponda contrariamente ritiene che in realtà la donna non sia connessa al mondo naturale più dell’uomo ma sia una visione estremamente patriarcale del genere femminile, che lo abbassa a oggetto inanimato o essere da sfruttare come animali e piante.Tuttavia anche quest’idealogia ritiene necessario l’interesse ambientale per spezzare il meccanismo “power over power".
E’ giusto, infine, ricordare Françoise d’Eaubonne anche per la sua estesissima produzione letteraria che spazia da trattati e saggi femministi a romanzi fantascientifici e raccolte poetiche.
#femminismo#inclusive feminism#femminismo inclusivo#feminism#ecofemminismo#ecofeminism#françoise d'eaubonne
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Ciò che mi disturba non è certo sentir riflettere sull’ambiente e su uno sviluppo tecnologico non distruttivo delle potenzialità naturali e umane, ciò che mi disturba è sentir dire che le qualità femminili aiuteranno il mondo. Preferirei sentire che in ogni azione, in ogni decisione nuova presa in relazione all’ambiente o allo sviluppo, non ci si baserà sulle strutture sessiste esistenti.
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"Il Tao della Liberazione" (L. Boff, M.Hathaway). Questo non è un libro, è una guida. Un libro è una guida quando ti apre un altro mondo e qui dentro ce ne sono tanti. Anche troppi. Ne ho presi alcuni e li ho fatti miei, ma il processo è stato inconscio. È terribilmente lungo, è terribilmente vero e importante. #tao #religions #boff #ecofemminismo #quantistica #campimorfici Disponibile su #kindleunlimited
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Pattrice Jones, attivista ecofemminista
Partiamo con le dovute definizioni per fare chiarezza...qual è la differenza tra specismo, antispecismo ed ecofemminismo?
SPECISMO: attribuzione di un diverso valore e status morale agli individui a seconda della loro specie di appartenenza
ANTISPECISMO: è la contrarietà alla discriminazione fondata sulla diversità di specie con cui la nostra società umana considera gli animali. L'approccio antispecista ritiene che:
le capacità di sentire (di provare sensazioni come piacere e dolore), di interagire con l'esterno, di manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, non siano prerogative della specie umana;
l'attribuzione di tali capacità agli animali di specie non umana comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, da equiparare a quello normalmente riconosciuto agli animali di specie umana;
ogni essere senziente possiede diritti esistenziali che dovrebbero essere riconosciuti dall'umanità, indipendentemente dal loro modo di vivere, ovviamente diverso da quello umano.
L'ECOFEMMINISMO è un movimento che si prefigge d'evidenziare l'esistenza di un terreno comune tra ambientalismo, animalismo e femminismo. L'ecofemminismo si propone di indagare le intersezioni tra sessismo, il dominio sulla natura, il razzismo, lo specismo, come le altre caratteristiche di disuguaglianza sociale. In particolare, sostiene l'esistenza di un parallelo tra la subordinazione delle donne e il degrado della natura, sulla base della teoria del dominio dell’uomo, sui soggetti classificati in categorie di rango inferiore (per esempio: dell'uomo sulla donna, della cultura sulla natura, del bianco sul nero).
Pattrice Jones, nasce a Baltimora nel 1961 e inizia il suo attivismo sin dagli anni '70, quando durante la scuola superiore manifestava per i diritti degli omosessuali.
Nel 2000, assieme a Miriam Jones, ha fondato il Vine Sanctuary nel Maryland (http://vine.bravebirds.org/), un rifugio per animali salvati dall'industria della carne o altri luoghi di sfruttamento, adesso ampliato e relocato nelle zone rurali del Vermont. La particolarità di questo rifugio è l'impegno messo non solo nell'accudire gli ospiti a due o quattro zampe, ma anche nel promuovere l'idea di interconnessione tra diverse forme di oppressione come sessismo e specismo.
Il tema centrale delle conferenze di Pattrice Jones è l'analisi delle intersezioni che vi sono fra omofobia, sessismo e razzismo con lo specismo. Pur con molteplici differenze, l'omofobia, così come il sessismo e il razzismo sono fondate anche su una forma di pregiudizio che “trasforma” una diversità (di preferenza sessuale, di genere o del comunque discutibile concetto di razza) in motivo di discriminazione. Allo stesso modo il trattamento che riserviamo agli animali nasce da un pregiudizio nei confronti delle altre specie.
#radio#radioshow#TheGayWithTheMostCake#pattrice jones#ecofemminismo#specismo#antispecismo#approfondimento#fungrrry#fungrrryzine#opinioni
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Su Leggendaria 157 scrivo dell’opera di Florinda Fusco
Sono davvero lieta che il mio articolo sull’opera di Florinda Fusco sia stato pubblicato su Leggendaria di gennaio. Il testo riprende in parte il podcast che diaria/o ha dedicato al dialogo con questa importante poeta e studiosa. Grazie sempre a Anna Maria Crispino e alla sua generosa capacità di tenere insieme cose tanto preziose e importanti da dirsi e da condividere. Per chi se lo fosse perso…
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#Anna Maria Crispino#Diaria podcast#ecofemminismo#Florinda Fusco#Leggendaria#NINA podcast#scuola#Viviana Scarinci
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Nina parla con Silvana Carotenuto
In questa puntata agostana di Nina parlerò con Silvana Carotenuto del profilo di un’intellettuale carismatica e generosa come Lidia Curti, dei femminismi che guardano al futuro attraverso una raccolta di lavori saggistici intitolata Femminismi futuri, edita da Iacobelli. Ma parleremo anche di ecofemminismo toccando un’altra pubblicazione imprescindibile come Cosmopoetiche edita da Unior press,…
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Ecologia letteraria dell’immaginazione senza corpo
Ecologia letteraria dell’immaginazione senza corpo
Quando i libri sono di tutti e di nessuno. Un quaderno di lavoro condiviso su Elena Ferrante, ecologia e femminismo PRIMO Poco prima dell’estate la redazione di una rivista di critica e ricerca letteraria mi ha chiesto un contributo su un argomento che mi interessa molto, specie in questo momento che sto riflettendo in modo un po’ più accorto sulle mie scritture, quelle pubblicate, quelle…
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#Casa delle donne di Pisa#Chiara Zamboni#ecofemminismo#Elena Ferrante#evidenza tag#femminismo#Ingeborg Bachmann#poesia#Viviana Scarinci
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Sabato 19 marzo alle ore 9,30 circa C’è verso che tenga Lidia Riviello in dialogo con Viviana Scarinci
Sabato 19 marzo alle ore 9,30 circa C’è verso che tenga Lidia Riviello in dialogo con Viviana Scarinci
Sabato 19 marzo alle ore 9,30 circa C’è verso che tenga Lidia Riviello in dialogo con Viviana Scarinci. La performance potrà essere seguita in diretta streaming attraverso il canale youtube e la pagina facebook della Biblioteca Consorziale di Viterbo. Ecologia, femminismo e poesia sono temi che si intersecano in modo indissolubile nel convegno biennale della SIL Ecopoetiche/ecopolitiche. Poesia…
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Ecofemminismi. Il lavoro culturale
Ecofemminismi. Il lavoro culturale
ARTICOLO 1. Ecofemminismi
Qual è stato il peso di questi stereotipi legati al carattere universale della scienza? E quanto hanno potuto agire entro il senso comune, spingendosi fin dove il pregiudizio, legato a ciò che è scientifico e a ciò che non lo è, è stato inteso come oggettivamente valido in molti ambiti dell’esistenza? Una considerazione di questo tipo oggi più che mai si staglia…
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#Antonia Anna Ferrante#Donna Haraway#Ecofemminismo#evidenza tag#Femminismi futuri. Teorie#Il lavoro culturale#Lidia Curti#Marina Vitale#Viviana Scarinci
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Alberi e poesia
Ecofemminismo per me come poeta significa molte cose. Che gli alberi poi abbiano una voce e che questa sia accostata al linguaggio della poesia in una installazione come Voice of tree è qualcosa che ha un sapore buono e pertinente ai discorsi che mi appartengono come poeta e come donna. Perciò grazie infinite a Giovanna Iorio, ideatrice e promotrice dell’installazione (e Anna Maria Curciper…
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#Anna Maria Curci#Annina tragicomica#Daria Manetta#evidenza tag#Giovanna Iorio#La Voce degli Alberi#oralità#poesia#poetrysoundlibrary#Villa Borghese#Viviana Scarinci
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