#e quante te ne ho fatte!
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Tu non sai quante cose ti ho detto con il pensiero...
@clacclo
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Ossigeno - 28
28. Parigi
Due settimane dopo la visita di Zlatan a Milano, tutti erano a conoscenza della sua nuova relazione con Sveva. Le foto di loro due che si baciavano appassionatamente sotto casa di lei avevano presto fatto il giro del mondo e qualcuno si chiedeva come mai Zlatan avesse lasciato la bellissima Megan Fox per una biondina qualsiasi. Zlatan era impegnato con la squadra e con le sue lezioni di francese con Annette; usciva poco e trascorreva la maggior parte del tempo libero a parlare a telefono con Sveva. In quei giorni aveva anche ricevuto una visita di Helena e i piccoli. Erano stati tre giorni bellissimi, aveva portato Maxi e Vincent in giro per Parigi e nei parchi divertimento. Helena invece gli aveva detto che lo trovava in splendida forma e che questa nuova aria da innamorato gli donava parecchio. Non vedeva l'ora di conoscere Sveva e Zlatan le aveva promesso che presto le avrebbe fatte incontrare. Però smaniava dalla voglia di rivedere la sua Sveva. La desiderava notte e giorno. Era nella sua stanza d'albergo con Annette quando lei telefonò. Congedò la sua insegnante di francese e si dedicò alla sua innamorata. «Ciao, principessa.» «Ciao Zlatan. Che fai?» «Ti pensavo.» «Ah, si? Non avevi lezione di francese?» «Sì... stavo appunto pensando che potresti insegnarmelo tu, il francese.» Sveva sorrise. «Potrei, sì. Vuoi che ti faccia qualche domanda per testare i tuoi progressi?»
«No! Ascolta, cosa fai questo week-end?» «Nulla.» «Perché non vieni qui, allora? Stasera?» «Stasera?» «Sveva, ho bisogno di vederti. Ho voglia di fare l'amore con te...» Sveva emise un gemito. «Ecco cosa farai: ti prepari, prendi il primo volo e vieni da me. Andiamo in albergo, facciamo l'amore e poi usciamo. Passeggiamo lungo gli Champs Elysèes, ceniamo sulla Tour Eiffel. Poi torniamo in albergo e facciamo un lungo bagno, ci rilassiamo, ci coccoliamo e facciamo di nuovo l'amore... Che ne dici?» «Potrei mai rifiutare una proposta del genere? Anche io ho voglia di vederti.» «Allora ti aspetto.» «Mais oui, mon amour.» Zlatan emise un verso soffocato. «Ripetilo.» «Cosa?» «Mon amour, lo hai detto in un modo così sensuale...» Sveva rise e Zlatan desiderò poterla stringere tra le braccia e baciarla proprio in quell'istante. «Je t'adore, mon amour.» «Sveva...» «Sì?» «Sbrigati. Ti voglio qui entro stasera.» Risero e si salutarono, poi Zlatan fece un giro di telefonate per preparare una sorpresa a Sveva.
Sveva si sedette sul divano e accese il portatile. Controllò i voli per Parigi e prenotò un posto sul primo. Fece una doccia, legò i capelli e indossò dei vestiti comodi per il viaggio, poi preparò una piccola valigia e chiamò Ignazio per avvisarlo della sua partenza. Non vedeva l'ora di raggiungere Zlatan. Anche lei desiderava tantissimo fare l'amore con lui. Desiderava la sua presenza, quando erano insieme si sentiva leggera e spensierata, amata e felice. Ingannò l'attesa leggendo una rivista di medicina e mangiando biscottini al burro. All'aeroporto c'era Zlatan ad aspettarla. Le diede un bacio sulle labbra e le prese la valigia. «Sei stanca?» era così felice che gli ridevano gli occhi. A Sveva le si riempì il cuore. «No.» «Quante volte sei stata a Parigi?» «Parecchie. La maggior parte delle volte per lavoro.» «Bene, perché ancora non conosco la città.» «Quindi mi hai fatta venire a Parigi per farti da guida turistica?» Zlatan rise. «Sveva, ma che ti salta in mente? Sai quanto me ne frega di Parigi. Soprattutto ora che ci sei tu...» le lanciò uno sguardo carico di desiderio. Sveva non resistette e lo attirò a sé per un bacio. Zlatan ricambiò e la strinse con un braccio. Era quasi ora di cena. Si diressero abbracciati verso l'auto di Zlatan, lui infilò la valigia nel portabagagli mentre Sveva si accomodava sul sedile del passeggero. Zlatan la raggiunse e accese il motore. Si girò a guardarla, lei sorrideva, bellissima, assolutamente perfetta. Gli faceva battere forte il cuore. Le poggiò una mano sulla gamba. «Sono così felice che tu sia qui...» Sveva poggiò una mano su quella di Zlatan e l'altra tra i suoi capelli. Si perse nei suoi occhi marroni, chiedendosi come avesse fatto ad innamorarsi perdutamente di lui così in fretta. Zlatan le sfiorò le labbra con le sue, poi le diede un lungo bacio lento. Si staccò, le sorrise e partì alla volta dell'hotel con il cuore colmo di gioia. In albergo, Zlatan le aprì la porta e la fece accomodare nel salottino della sua suite. «Meravigliosa» disse Sveva guardandosi intorno. «Ti trattano proprio bene, eh?» Lui le sorrise e si avvicinò per baciarla. «Dovresti venire più spesso a trovarmi.» La prese per mano e la portò nella lussuosa camera da letto con vista sulla Tour Eiffel. Sveva diede una rapida occhiata alla finestra, poi si concentrò su Zlatan che la stringeva e le baciava il collo. Lo baciò con altrettanto trasporto e si lasciò spogliare. Zlatan la spinse sul letto e cominciò ad accarezzarla dappertutto, mentre le sussurrava che era bellissima e che lo faceva impazzire. Rapidamente il fuoco della passione divampò tra loro e si ritrovarono l'uno dentro l'altra. Zlatan intrecciò le mani con quelle di Sveva ai lati della sua testa e la guardò a lungo mentre si muoveva lentamente avanti e indietro. Era innamorato perso di quella donna, avrebbe tanto voluto che si trasferisse a Parigi con lui... Fecero l'amore a lungo e quando uscirono era ormai sera. Sveva era raggiante e lui più felice che mai. Passeggiarono tranquilli per le vie principali di Parigi, poi Zlatan, come promesso, la portò a cena sulla Tour Eiffel. Si sedettero in un angolino appartato, al posto di Sveva c'era un mazzolino di rose rosse e un pacchettino rosso con un fiocco beige. Zlatan prese le rose e gliele porse, dandole un bacio sulla guancia, poi la fece sedere e le indicò la scatolina rossa. «Aprila» le disse. Sveva ebbe un palpito al cuore. «Che cos'è?» gli chiese quando anche lui si fu accomodato di fronte a lei. Zlatan sorrise. «Tranquilla Sveva, non ti sto chiedendo di sposarmi. Sarebbe troppo presto. Anche se mi piacerebbe che tu ti trasferissi qui.» Sveva prese il pacchetto e lo aprì. Si sarebbe aspettata un bracciale o una collana, ma dentro c'era una chiave. Una semplice chiave di ottone. Guardò Zlatan, intuendo subito quali fossero le sue intenzioni. «Mi stai chiedendo di venire a vivere con te?» «Sì. La chiave è di un appartamento qui vicino. Non è grandissimo ma è molto carino e il quartiere è abbastanza tranquillo, o almeno così mi hanno detto. Sono andato a vederlo l'altro giorno e ho pensato subito che sarebbe stato perfetto per noi due.» Sveva si emozionò tantissimo sentendo quelle parole. Il pensiero che Zlatan fosse andato in giro a guardare case pensando a loro due le faceva venire voglia di gettargli le braccia al collo e di riempirlo di baci. «Zlatan... sì. Sì, voglio venire a vivere con te. Tuttavia non posso lasciare il mio lavoro...» «Bè ma potresti trasferirti in qualche ospedale a Parigi, no?» «Non è così semplice, e poi tu non starai a Parigi per sempre.» «No. Hai ragione. Però Sveva, io voglio averti accanto sempre. Quando non ci sei mi sembra di impazzire.» Sveva lo guardò negli occhi e gli strinse una mano. «Dammi un po' di tempo, quando sarò a New York ti prometto che cercherò una soluzione.» Zlatan sospirò. «Va bene. Nel frattempo che sei in ferie, però...» Le fece un sorrisetto ammiccante. «Nel frattempo ci godremo la tua lussuosa suite» rispose Sveva, con un sorriso a trentadue denti. «Non vedo l'ora di provare quella magnifica vasca idromassaggio che ho visto in bagno.» «La proverai prestissimo» le promise Zlatan. Un cameriere arrivò a versargli del vino e poco dopo ne giunse un altro con i piatti. La cena proseguì allegra. Zlatan le raccontò dei posti in cui era stato da quando era a Parigi, delle sue lezioni di francese con Annette, dicendole che trovava molto difficile la lingua francese e che non gli piaceva molto.
Dopo la cena, la coppia fece ritorno in albergo. Appena entrati, Sveva avvertì nell'aria un odore di candele accese e un aroma floreale rilassante. Prima che potesse dire qualcosa, Zlatan le poggiò le mani sugli occhi e le sussurrò all'orecchio: «Ho una sorpresa per te. Vieni» «Dove mi stai portando?» «Ora lo vedrai.» La condusse fino alla porta del bagno, poi lentamente tolse le mani dagli occhi di Sveva. Lei trattenne il fiato, si girò verso Zlatan. «Wow.» La stanza era piena di candele aromatiche accese e la vasca da bagno era stata riempita di acqua e petali di rose. Zlatan sorrise soddisfatto e iniziò a spogliarla lentamente. «Sarai sicuramente stanca dopo una giornata piena. Perciò ho pensato di prepararti questo.» «Zlatan... io ti adoro» Lui scoppiò a ridere. «Certo, lo dici solo perché davanti a te c'è una jacuzzi che ti aspetta.» «Non è vero!» protestò lei mentre a sua volta lo spogliava, «Ti adoravo anche prima, ma dopo oggi, di più.» «E io che credevo mi odiassi.» «Infatti ti odio. Ma solo perché sei perfetto.» Zlatan sorrise e le diede un bacio. «Sei incredibile, lo sai? E io sono innamorato di te.» Sveva lo strinse forte e lo baciò. Certo, avrebbe dovuto dirgli che anche lei era innamorata di lui, ma non le uscirono le parole. Zlatan l'aiutò ad entrare nella vasca e si accomodò dietro di lei. Rimasero a coccolarsi un bel po’, fecero l'amore, fecero progetti per il futuro. Più tardi, quella notte, nel letto, Sveva gli promise che sarebbe rimasta qualche giorno in più. Realizzò che sarebbe stata pronta anche a lasciare il suo lavoro a New York per far si che le cose tra loro funzionassero. Capì che per lui sarebbe stata pronta a rinunciare a tutto, perché Zlatan era tutto ciò di cui aveva bisogno e tutto ciò che desiderava.
Care amiche, purtroppo questo è l’ultimo capitolo di questa FF. Nel periodo in cui la stavo scrivendo, Zlatan si era trasferito a Parigi e io ci ero rimasta talmente male da perdere completamente l’ispirazione e la voglia di scrivere. Lui era stata la mia prima musa ed ero molto depressa per la sua partenza. Solo dopo il suo ritorno, tre anni fa, ho ripreso in mano questa FF, ho modificato alcune parti e ho dato a Sveva e Zlatan il lieto fine che meritavano. La storia è diventata un libro dal titolo “Così dannatamente bello”.
Però per voi ho le FF che ho scritto su Ante Rebic e Olivier Giroud. Le pubblicherò presto.
Grazie di avermi seguito in questo viaggio. Vi voglio bene.
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Hai spezzato le lancette del mio tempo, quando hai chiuso quella porta. Ho atteso il tuo ritorno seduto alla finestra, guardando le insegne della città spegnersi una ad una. Mi giuravi amore ed io ne sorridevo divertito, quasi a voler restare all'ombra delle mie certezze. C'era una luce nei tuoi occhi quando ti ho incontrata, che oggi non vedo più. Mi chiedevi amore per un amore che finiva. Così non va, io pensavo. Ma intanto le mie mani erano già su di te. Quante corse fatte per vedersi anche solo un istante e ad ogni curva più forte era la passione e lungo il piacere, da lasciarci a terra senza fiato.
Massimo Magurno
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La nostalgia a volte distrugge più di quanto si possa immaginare. Quando perdi qualcuno la sua importanza la capisci a pieno solo dopo averlo perso che strana la vita eppure sono consapevole del fatto che la tua importanza io la conoscessi anche prima. Da quando te ne sei andata se n'è andata buona parte di me via con te. Spero che ti vada tutto bene spero tu sia tranquilla che tu abbia trovato la tua pace questa è l'unica cosa che mi rasserena ma per il resto nulla 0 totale ho perso stimoli e sicuramente con te se n'è andato anche il sorriso quello che a te tanto piaceva. Mi dispiace forse di non essere stato all'altezza o di non averti dimostrato ciò che eri per me. Mi dispiace per tante cose. A volte chissà se era solo il momento sbagliato oppure eravamo veramente un disastro come dici tu. Dal mio canto eravamo un disastro divisi ma insieme eravamo un disastro da invidiare ma sappiamo bene che le nostre idee al riguardo sono molto contrastanti. Si dice che se giochi con il fuoco prima o poi ti bruci e sarei continuato a bruciare volentieri ma non sempre le cose belle durano. Vorrei che tu sapessi che hai fatto molto per me mi avevi dato un motivo per essere contento (cosa non così tanto facile con me) mi facevi venire voglia di vivere. Spesso ripenso ai tuoi occhi e al tuo sorriso e penso che sono le uniche cose che mi fanno ancora storcere un sorriso da ebete sulle labbra, poi penso ai mille progetti e alle mille attività che volevamo fare e quante ne abbiamo fatte quante lasciate in sospeso,penso a tutti i litigi e a quanto ci hanno lacerato e poi penso a quei dannati baci che mi facevano scordare tutto ciò che mi circondava, penso alle frasi dolci e agli attimi romantici e un attimo dopo a come avessi sempre costantemente paura di perderti e forse vivendo nella paura ho fatto in modo tale di far si che accadesse ciò che temevo ma alla fine te l'ho detto sin da sempre che accanto a te mi sentivo un imbranato. Sono sicuro che non leggerai mai queste parole ma sei speciale non dimenticarlo mai non permettere mai a nessuno di farti sentire meno di ciò che sei, vali molto più di quello che puoi lontanamente immaginare e io di questo ne sono certo. Sempre in gamba Ti ...
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La "svampita" Valentina75 parla, per l'ennesima volta, a un immaginario Giacomo Leopardi:
Caro, amatissimo Leopardi.
Ho scoperto un altro autore italiano del '900 a cui ti si accosta, tale Guido Morselli. Come Cesare Pavese, altro autore a cui vieni assimilato, anche lui si suicidò. Questi uomini che si suicidano non hanno la tua stessa grazia, che è la positiva energia d'amore che da te si spande, la capacità di sorridere dell'assurdità di ciò che ci fa soffrire. Tu sei diverso, più esistenzialmente sapiente, più forte.
Tu hai l'arma dell'ironia, del sarcasmo. Non c'è nulla di cui tu non sappia prenderti gioco. Se qualcosa intimamente ti offende, non ha scampo: finisce sotto il tritacarne della tua satira. È una qualità, quella del riso, che hai affinato negli anni. Da giovane eri più fragile, quasi indifeso, chiuso in te stesso. Poi hai notato come il riso, anche caustico, possa salvare.
Ricordo cosa scrivesti a un tuo cugino (Giuseppe Melchiorri) che soffriva per amore: che le donne erano fatte apposta per riderci su. Ovviamente è un atteggiamento di difesa verso quelle donne con le quali non si riesce ad avere un rapporto felice, ma è un atteggiamento giustissimo: niente ha il diritto di farci soffrire fino a distruggerci.
Il tuo Epistolario è bellissimo e indimenticabile; le mie preferite sono le tue lettere più spontanee, quelle indirizzate a tuo fratello e ad amici intimi. Mi piace tanto come tu scrivessi loro "ti amo" e "amami". Cose che non scrivesti mai a donne. Se io avessi ricevuto una tua lettera con scritto "amami", sarei impazzita di gioia e sarei diventata la tua eterna fedele seguace e amante.
Quello scrittore di cui prima ti parlavo, Guido Morselli, si ispirò ad una tua Operetta Morale in cui immagini un mondo senza più esseri umani (Dialogo di Ercole e di Atlante), per scrivere un suo romanzo, Dissipatio H. G. (Humani Generis), in cui progetta di suicidarsi, poi si accorge che tutti gli uomini sono scomparsi, e desiste dal suo proposito. A quanto pare, le persone gli davano proprio tanta noia!
A me la gente non dà noia. Io voglio percepire amore dalle persone. Detesto sentirmi sola. Mi piace talvolta stare da sola, ma pensando di essere in pace con tutti e che qualcuno, che io amo, mi ama. La solitudine più bella è quella in cui posso pensare a te con tutto il mio amore.
Sai che ho sognato mia madre? L'ho vista e ne ho udito la voce. Parlavamo della tua mamma, la marchesa Adelaide Antici. Le dicevo che la sentivo come se fosse una mia ava. La verità è che sono molto grata a tua madre di averti messo al mondo.
Quante volte hai scritto che per te sarebbe stato meglio non nascere, che non esistere è meglio che esistere... L'esistenza è uno stato dinamico e problematico, è una condizione che si estrinseca attraverso un contrasto, una lotta. Il momento del parto dura tutta la vita. Ma prima o poi verremo a un grado così affinato dell'essere che non ci farà rimpiangere il non essere. Questa è la mia opinione, o meglio, una mia ipotesi.
Tu sei un genio di sapienza, amore e bontà. Vorrei pervenire al grado più alto dell'essere insieme a te. Non m'interessa la solitudine. Non credo alle anime gemelle, ma alle anime affini, per le quali si sente un'attrazione invincibile. Tu sei un'anima altamente affine a me. Fai parte della mia famiglia. Hai raccolto tante bellissime anime attorno a te. Siamo una famiglia numerosa. Troveremo sempre aiuto, appoggio, e qualcosa di cui ridere, insieme.
#diario#pensieri#scrittura#a leopardi#donne#epistolario#anime affini#essere o non essere#guido morselli
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Aracnidi umani
Non puoi.
Ah no ? Allora lo farò di certo.
Per uno che odia i ragni sai che certe volte mi sembri esattamente uno di loro ? Te ne stai lì al centro di una ragnatela talmente grande che uno ci finisce dentro prima o poi, ti sottovaluta anche finché non ti vede arrivare e non vede quanto sei grosso, affamato e cattivo Emm
Nel corso degli anni ho sviluppato un certo ( insano ? ) rapporto tra il binomio medico del "non puoi" e il mio cocciuto istinto al dimostrare [a me stesso] che potevo eccome, invece. Dovevo solo trovare il modo giusto, non il quando. Analizzando la maggior parte delle cose fatte c'è da chiedermi quante ne ho fatte unicamente per una sprezzante pretesa di avere ciò che tutti pensavano mi era precluso, e quante invece per saggiare i limiti - definiti muri invalicabili - e scavalcarli con un ostinazione che non denota certo alcun coraggio ( in alcuni casi ) ma solo stupidità e cattiveria. Ma un ragno immobile al centro della propria immensa ragnatela, che sente tirare ogni singolo filo anche al capo opposto, è forse stupido o cattivo ? Stupido se decide di ignorare ciò che avverte ? Cattivo forse se ruota invece tutti gli occhi in un unica direzione e si fionda su qualsiasi cosa stia camminando sul suo filo di seta per fare ciò che la natura gli ha insegnato a essere ? Detesto questa bestia in particolare è vero, mi fa rabbrividire il modo spietato in cui sembra fare ciò che fa rispetto a qualsiasi altro animale , pur se progettato così. Lusingato del paragone ma sono grato che le somiglianze tra me e un ragno finiscano qui; a differenza di quel predatore letale mosso da fame&sopravvivenza io come ogni altro umano sono soggetto a leggi chimiche che chiamiamo sentimenti. Posso decidere ed essere influenzato dall'emotività, sulle ragioni per cui è meglio ignorare certi stimoli e per quale motivo invece correre dritto verso la mia preda o al mio obiettivo, al minimo tocco di migliaia di fili che si snodano da me verso il mondo esterno.
Poi mi fa riflettere un dettaglio: che bestia sarebbe un ragno dotato ANCHE di sentimenti ? Un esemplare empatico nella fattispecie ? Consapevole del dolore che causa o del terrore che provano le sue vittime ancora vive. In una lenta agonia di attesa di diventare la cena, prigioniere in un bozzolo, mangiate quando respirano e il loro cuore batte impazzito sapendo che non c'è alcuna via di fuga, alcuna salvezza ? Mmmmh.
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Col 2023 quasi alle porte è arrivato il momento di stilare la mia personale e non richiesta (pt. 2) top 10 dei film usciti nel 2022 che ho visto. Non ci sono spoiler.
1.Aftersun dir. Charlotte Wells
Sophie, ormai trentunenne, rivive, attraverso i suoi ricordi, la vacanza estiva fatta col padre in Turchia vent'anni prima. Dialoghi curati nel minimo dettaglio e colonna sonora cucita alla perfezione con gli avvenimenti del film. Una lettera d’amore al proprio padre profonda e toccante che mi ha spezzato in due, se fossimo ancora insieme te l’avrei fatto vedere. Gioiello raro + nuovo comfort movie: non poteva che essere il mio preferito del 2022.
2.The Fabelmans dir. Steven Spielberg
Film autobiografico sull'adolescenza di Spielberg. Sammy Fabelman va al cinema per la prima volta nella sua vita e rimane folgorato dagli effetti speciali di una scena riguardante un incidente ferroviario. Da quel momento decide che vuole fare 'O CINEMA. A fare da cornice a questo suo percorso ci sono le fragilità di una madre che sente sempre più stretto il rapporto col marito e il lavoro del padre che porta la famiglia a cambiare spesso città. Il cammeo di David Lynch è la ciliegina su una torta già squisita.
3.The Banshees of Inisherin dir. Martin McDonagh
Irlanda 1923, isola di Inisherin. Pádraic e Colm sono inseparabili amici da una vita. Outta nowhere, Colm, decide di tagliare (in tutti i sensi 🤐) i rapporti col buon Pádraic dopo essere arrivato alla conclusione che quest'ultimo fosse un ostacolo per la sua crescita personale ed artistica perché noioso e banale. Pádraic non accetta questa repentina ghostata e farà di tutto per riguadagnare l'amicizia di Colm. (Quante volte ho scritto "Pádraic" e "Colm"?)
4.Tár dir. Todd Field
The Rise and Fall of Lydia Tár, citando David Bowie che tra l'altro è qualche posizione più giù. Lydia Tár, interpretata da una meravigliosa ed elegantissima Cate Blanchett, è una direttrice d'orchestra affermata a livello internazionale con un passato un po' oscuro. Il film racconta del cammino che dovrebbe portarla a registrare dal vivo la Sinfonia n° 5 di Mahler come direttrice dell'Orchestra filarmonica di Berlino.
5.Everything Everywhere All at Once dir. Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Evelyn e suo marito sono proprietari di una lavanderia a gettoni, alle prese con difficoltà economiche e con un rapporto problematico con la figlia Joy. Diviso in tre capitoli (Everything - Everywhere - All at Once), la trama prende forma quando la protagonista è messa di fronte all’esistenza del multiverso, minacciato dal villain Jabu Tupaki, che la faranno riflettere sulle scelte fatte nel corso della sua vita. È veramente un ottimo film ma eccessivamente osannato a mio avviso: troppi multiversi (specifico, a dover di cronaca, che ce ne sono un paio davvero ben costruiti) ed eccessiva confusione. Magari riguardandolo migliorerò il mio giudizio.
6.The Batman dir. Matt Reeves
Parto col dire che la combo Batman (miglior supereroe dei fumetti, senza se e senza ma) + Nirvana non mi permette di giudicare lucidamente la pellicola. A parte gli scherzi è un film molto solido, un thriller-noir in cui Bruce viene messo di fronte alla minaccia dell’Enigmista. C’è poco combattimento e molta investigazione, e va bene così perché con un villain come l'Enigmista sarebbe stato immaginabile vedere un film più psicologico. Un ottimo punto di partenza per i film che verranno. L’unica nota a mio avviso stonata è stata il rendere troppo troppo troppo (x10) "depresso" il personaggio di Bruce.
7.Triangle of Sadness dir. Ruben Östlund
Suddiviso in tre parti: la prima si focalizza sulla relazione tra Carl e Yaya; la seconda parte è fondamentalmente una crociera su uno yacht di lusso; e la terza parte su una spiaggia. Un avvenimento porta a rovesciare le classi sociali attraverso un conflitto tra sessi.
8.RRR - Rise Roar Revolt dir. S. S. Rajamouli
Ambientato durante la dominazione inglese in India negli anni ‘20. I protagonisti sono due rivoluzionari indiani realmente esistiti ma che hanno vissuto in periodi diversi. Ebbene in questo film il regista mette in scena una storia immaginando cosa sarebbe potuto succedere se i due protagonisti avessero vissuto nella stessa epoca (plot fighissimo). I personaggi principali sono Bheem, che vuole riportare nel suo villaggio una bambina rapita dai soldati inglesi; e Raju, un poliziotto indiano al servizio degli inglesi arruolato per dare la caccia proprio a Bheem. La storia è solida, forse a tratti un po' scontata. A mio avviso è eccessivamente lungo e per questi motivi non l'ho messo più in alto.
9.The Northman dir. Robert Eggers
E' la rivisitazione dell'Amleto di Shakespeare, ambientato in Norvegia e in Islanda del X secolo. La trama è lineare: rappresenta il classico percorso dell'eroe che vuole vendicare la morte del padre ucciso. Film esteticamente bellissimo, combattimenti messi in scena perfettamente. "I will avenge you, father. I will save you, mother. I will kill you, Fjölnir."
10. Moonage Daydream dir. Brett Morgen
7 anni dopo il documentario su Kurt Cobain, Morgen entra nel mondo di un altro enorme artista. I primi successi, il periodo berlinese, spezzoni di interviste, canzoni live accompagnano lo spettatore in un viaggio di due ore e venti.
Nella speranza di non essere stato eccessivamente soporifero, ringrazio chiunque sia arrivato fin qui:)
P.S. Avrei sicuramente inserito Decision to Leave ma non sono riuscito a vederlo 💔
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Le 11.15 di qualche anno fa ci avrebbero visti protagonisti, avrebbero avuto l'occasione di vedere come avremmo preso il mondo in mano. Il tempo passa, il tempo è tiranno. Sono passati tanti anni ma sono ancora qui a pensarti, a cercarti tra i ricordi. Ogni sera il letto è il posto perfetto per venirti a trovare, per lenire le mie sofferenze: mi alzo soffrendo, vado a lavorare soffrendo. Ci siamo separati non per nostro volere, ci siamo lasciati sfuggire ciò che era nostro e non lo abbiamo più ripreso. Ti amo ancora, ti ho sempre amata. Se conosco un'altra non mi tocca, se ci faccio sesso non mi tocca, se ci esco insieme non mi tocca: non ho interesse puro verso nessuna che non sia tu, ancora, dopo tutto questo tempo. Vedo il nostro ricordo opaco sullo sfondo delle giornate che mi portano ancora più lontano da te, mentre io cerco qualche appiglio che mi possa far tornare indietro a quella sensazionale estate di qualche anno fa. Ho paura, ne ho tanta, che se pure andassi a cercare un'altra donna, non potrei essere libero di vivere un rapporto diverso dal nostro. Ti andrei a cercare in un'altra persona, come ho già fatto, sbagliando. Tutti si erano innamorati di noi, tutti ci prendevano come esempio, siamo stati invidiati. Il modo di guardarsi, il modo di trovarsi, di respirarsi, viversi e amarsi è stato un punto di riferimento per ogni persona che ci ha visto insieme. Sei ancora qui, dentro ogni cosa: le canzoni alla radio, i film su rete 4 che non vengono visti mai da nessuno alla fine di un martedì anonimo come tanti altri. Sei nei pomeriggi di mare che non hanno più lo stesso sapore, sei nella pizza del sabato che è diventata una sporca routine ora che la mangio da solo. Il solo pensiero di riaverti mi accende come solo il sole di giugno potrebbe fare nei mesi invernali. I pochi messaggi che ormai ci scambiamo di tanto in tanto servono ad anestetizzare questo soffrire che non accenna affatto ad andar via.
"Così sei tu,
al mondo tu.
Sei il mio bene, il dolore.
Nessuno amai
come amo te.
Nessuno avrò
così vicino."
Dicono che il tempo guarisca ogni ferita. Ma alcune persone il tempo lo congelano; per loro, non passa mai. I ricordi che custodiamo in silenzio, gelosamente, nelle parti più buie di noi stessi, sono talmente concreti da illuderci di sentire ancora la tonalità di voce con cui pronunciava il nostro nome, e il sapore del suo sorriso sulle nostre labbra, e subito abbassiamo il viso sulle nostre mani, così fredde da quando ha smesso di stringercele fra le sue.
Certi dettagli, alcuni punti, curve, sfumature, il modo in cui camminava, quello in cui parlava delle cose che amava, la dolcezza con la quale si addormentava… certe sensazioni, immagini, ti si cuciono addosso; non importa con quanta forza le strofinerai, non potrai lavarle via. Faranno parte di te per sempre, e più ti terrai aggrappato, più ti spezzerai. Finché arriverai ad un punto in cui di te resteranno solo cocci rotti.
E ti sentirai a pezzi. Solo spigoli e linee spezzate. E non li odierai, perché é stata lei a fare questo. E ti odierai, perché tu non hai fatto altro
che stare fermo
ad aspettare
che lei tornasse
per rimetterti assieme.
Ma il sole é calato, e la luce é stata inghiottita dallo sbadiglio della notte, e l’aria é diventata talmente fredda da bruciarti le labbra fino a spaccartele, e il cielo formicola di stelle. E un altro giorno é andato. Quante altre ancora dovranno passare?
Tu la ami ancora. Ancora la cerchi. Il suo fantasma continua a danzare con la tua anima, impedendoti di reagire.
Quando amiamo una persona, non vorremo mai lasciarla andare. Vorremmo tenerla stretta accanto a noi, anche se fosse fatta di spine e noi carta, e venissimo stracciati ogni volta. Ma caro, quest’ amore sta diventando nocivo. Perché é legato al passato. Sublimato dalla mancanza. Romanticizzato dai sentimenti. Non lo puoi stringe e fra le dita, leccare con la lingua, respirare col naso.
Io credo che se due persone sono fatte per stare assieme, alla fine, a dispetto di tutto e tutti, arriverà un modo che vi farà riunire. Ma di questo passo, se quel momento arriverà, tu non sarai pronto a coglierlo, perché non te ne accorgerai neanche; hai bisogno di reagire, prima di tutto per te, perché su questa strada, oltre a perdere lei, finirai per perdere anche te stesso.
Scrivetemi che ore sono e a che cosa state pensando
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Lettera di una figlia a un padre.
Ciao papà, no, non stiamo affatto bene, nessuno di noi tre sta bene: dobbiamo vivere in una casa che non è nostra,con abitudini e tempi differenti da quelli che abbiamo, a scuola non ci stiamo andando né io né tantomeno Gabriele. Finalmente nell’ambito scolastico stavo riuscendo ad essere quella di una volta,mentre adesso,oltre a non riuscire a stare insieme alle mie amiche non riesco nemmeno più a seguire con lucidità una semplice lezione.
Gabriele è rimasto scosso,è stata una cosa davvero pesante da affrontare, non tanto per me quanto per lui: non ti sei fermato nemmeno davanti a tuo figlio mentre ti urlava di smetterla,piangendo a singhiozzi. Non ti sei fatto scrupoli e nemmeno problemi, siamo tutti più bravi a parlare a cose compiute.
Nessuno di noi si aspettava questo papà, io non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai fatto, non mi meritavo di perdere due anni della mia adolescenza, quella che tutti poi da grandi, rimpiangono.
Ho sempre dovuto sopportare le tue pesanti accuse sin da quando ho memoria, nei confronti della mamma, nei confronti dei nonni e nei miei soprattutto. Non mi hai mai spiegato la ragione delle frasi che mi hai ripetuto per un anno intero, non me lo hai mai detto chiaramente, hai solo cercato scuse su scuse, arrampicandoti sugli specchi,scivolando sempre.
La verità è che non te ne frega niente di nessuno, nemmeno delle persone che hai creato tu stesso, ti interessa solo quello che hai e quello che puoi avere. Non te n’è mai importato niente di noi, di me, perché se fosse stato davvero così, ogni tuo gesto, ogni tua accusa, ogni tuo insulto, non avrebbero mai avuto vita. La verità è questa,stai bene solo quando le cose vanno come vuoi tu.
Il tempo passa e per fortuna le persone cambiano anche in base a quello che hanno dovuto affrontare, aprono gli occhi e finalmente vedono le cose senza filtri,per come sono davvero.
Ho provato amore nei tuoi confronti, quando a Neive volevo sempre stare con te. Ho provato affetto per te anche quando ci siamo trasferiti qua in Sardegna, ma se permetti, ho anche l'amore per i miei nonni che da un giorno all'altro non ho più avuto vicino.
Piano piano hai fatto sì che mi allontanassi da te, trasformando quell'amore in un insieme di odio e delusioni con forti fondamenta.
Ti ho sempre voluto bene anche quando mi dicesti:“tu per me sei morta", “non hai più un padre", “è solo colpa tua se tua madre ha avuto due depressioni”, “se la famiglia è così è solo merito tuo".
Provai a darmi una spiegazione, convincendomi sempre di più di queste assurde tue parole. Solo ora mi rendo conto che io, non ho proprio colpa di niente, l'unica colpa che ho è quella di averti permesso di ferirmi così tanto, solo quello è stato il mio più grande peccato.
In tutti questi anni ogni volta che mi chiedevano di te rispondevo orgogliosamente, ma da quattro anni a questa parte mi vergogno di avere il tuo stesso sangue che scorre nelle vene.
Mi vergogno non per cosa possano pensare gli altri ma per quello che so io,per quello che tu mi hai sempre negato,per quello che non mi hai mai detto e per quello che hai sempre fatto.
Come puoi pretendere che una bambina non venga da te a darti un abbraccio, se le urli davanti? Sai più di me come ci si sente a non essere voluti,ma sai più di me come ci si sente ad essere soli ed io con te, mi sono sempre sentita sola.
Ti ho chiesto aiuto quando stavo male e me l'hai negato buttandomi ancora più giù nella buia fossa, è stato il nonno che in due mesi, ha fatto quello che avresti dovuto fare tu in un anno. Non mi meritavo tutto questo,nessuno se lo meritava.
Come ti ho già detto in precedenza poco m'importa del tuo passato,mi è totalmente indifferente, quello che non ti perdonerò mai,invece, è come tu, per egoismo, abbia avuto il coraggio di riversare tutto su di me, attribuendomi colpe,insulti e false verità, creandomi enormi disagi sull'autostima.
Non riuscirò mai a capacitarmi di come un padre possa arrivare a tanto, senza rendersi conto di quanto male stia facendo alle persone che dovrebbe amare più di tutte.
Non ti meritavi dei ragazzi come noi,non hai mai avuto fiducia nei miei confronti, sono sempre stata una ragazza per bene,rispettosa ed educata. Non ti ho mai dato problemi o preoccupazioni, non potevi lamentarti di me potevi solo vantarmi ma hai preferito uccidere la Francesca che ero una volta.
Ti ho sempre portato rispetto com'è giusto che sia, ma quando ho iniziato a capire che non è mai stato reciproco, ho cominciato a portare un po' più rispetto a me stessa.
Oramai ho sedici anni papà, riesco a distinguere chi mi dimostra veramente il suo amore e chi parla ma non fa niente. Sono cresciuta, non credo più alle tue parole, credo solo a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che sento con le mie orecchie. Basta dire che quando crescerò capirò, sono già cresciuta e ho capito fin troppe cose.
Ho sempre provato paura, paura che da un momento all'altro potessi avere uno scatto d'ira e colpire me o la mamma, l'ho sempre sentita da quando ti ho visto tirare un pugno al mobile nel corridoio della vecchia casa. Ma un conto è provare paura, un'altro è averla. Il giorno che si è tramutata in realtà ero davvero paralizzata,spaventata, non pensavo che mio padre potesse essere un mostro.
Mi dispiace di dover essere arrivati a questi punti per farti capire cosa avevi tra le mani,mi fa male perché potevamo evitare, potevi evitarlo se davvero lo volevi,potevi rimediare tutto non tanto con la mamma ma con noi.
Non puoi giocare con le persone,trattarle come oggetti,usarle e poi buttarle come se nulla fosse come se non provassero niente e poi chiedere scusa.
Ti avevo avvisato molte volte papà,ti avevo parlato chiaramente in più situazioni ma non puoi fare sempre come vuoi poi chiedere scusa a cose fatte: se calpesti un fiore e dopo gli chiedi scusa tornerà come prima? no, rimarrà sempre sciupato e lo stesso è per noi.
Non ti dai pace adesso per le parole a me dette, e prima? Erano accantonate da un lato? Solo ora sono riemerse a galla? Se davvero ti fosse dispiaciuto, papà, non le avresti ripetute per un anno intero a tua figlia,sangue del tuo sangue.
Non mi interessa cosa sia successo prima di me tra te e la mamma, sono fatti vostri e le tue spiegazioni al riguardo non giustificano il tuo comportamento nei miei confronti, sono solo parole messe una dopo l'altra.
Ti ho sempre detto ciò che pensavo e non mi pento di niente, non ho rimorsi di nessun genere, tranne quello di non aver iniziato a rispondere prima, perché è davvero frustrante passare due anni, quasi in una depressione con un padre che continua a tormentarti ogni santo giorno, non è facile convivere con il rimpianto di essere nata,con il desiderio di morire per il bene di tutti.
Non è bello svegliarsi la mattina e sentirsi inutili, chiedersi il motivo della propria esistenza. Non è neanche bello sentire minacce di morte rivolte ad un proprio familiare.
Tu non sai papà quante volte ho desiderato che per sbaglio attraversando la strada mi mettesse sotto una macchina, non sai com'è stato convivere con la convinzione si aver fatto soffrire brutalmente la mia famiglia,mia madre.
Non sai quante volte immaginavo il mio funerale, se sarebbero venute tante persone,se tu ti saresti pentito o se alla mia assenza saresti stato solo più sollevato.
Ho provato a far tacere tutte quelle voci nella mia testa,tutte quelle brutte parole che si ripetevano in ogni momento,ma non ce l'ho fatta,sono stata una codarda,così ho tentato di scappare ma non ho avuto nemmeno il coraggio di stare fuori casa per una notte.
Ho pensato molte volte alla possibilità di suicidarmi e tu? Te ne sei mai accorto? Non credo proprio. Non avendo il coraggio di farla finita ho iniziato a procurarmi delle autolesioni, non ti sei mai accorto nemmeno delle mie maniche lunghe a settembre con venticinque gradi, vero? Pensa quante cose vuoi farmi sapere di te e tu non sai niente di me.
Non riesco a darmi una spiegazione su tutto quello che mi hai fatto, ho tanta rabbia nei tuoi confronti, ma provo anche tanta pena e sai perché? Perché ho capito che la vera fallita non sono io e non la sarò mai, io che a quindici anni ho dovuto affrontare situazioni che le mie amiche non si sognerebbero mai nemmeno nel peggiore dei loro incubi.
Io che non ho mai potuto essere una ragazza della sua età,bensì più grande perché era necessario,dovevo crescere prima del dovuto e forse è stato un bene.
Il fallito qua sei solamente tu, con due matrimoni buttati nel cesso e due figli persi completamente e definitivamente. Il perdente sei tu papà, perché ormai non puoi più rimediare, e se anche fosse vero, se realmente fossi una fallita ho tutta la vita per potermi rifare, ma se per te è questo il significato di questa parola vorrei esserlo per tutta la vita.
Di una cosa ti voglio ringraziare: mi hai fatto soffrire tanto ma mi hai anche fatto capire che una persona per quanto possa esserti vicina può pugnalarti al cuore in ogni momento, e può essere anche tuo padre.
Grazie a te ricorderò quando sarò madre di non commettere neanche lontanamente i tuoi stessi errori, ricorderò che nessuno a parte me può rendermi felice e che devi sempre fidarti solo di te stesso, perché in questa giungla o sei la preda o diventi il predatore.
Ti ho chiesto esplicitamente di non cercarmi, non hai rispettato nemmeno questa mia ennesima richiesta e qua, posso capire quale sia per te il concetto di rispetto.
Mi hai deluso tanto papà, così tanto da farmi venire il voltastomaco quando pronuncio quella parola, quel nome, quel "papà", mi hai portato a dei punti che nemmeno io avrei mai immaginato.
Con quale coscienza mi dici che vuoi solo il mio bene se nonostante la mia situazione di salute poco stabile hai continuato egoisticamente a tormentarmi? Come puoi tu dopo quindici anni, venire da me a chiedere scusa? Con quale faccia tosta? Ma più che altro sperando di ottenere che cosa? La mia compassione? Il mio perdono?
Non ti sei mai fatto scrupoli nell'umiliarmi, nel farmi stare male, perché farlo proprio ora? Perché proprio adesso il tuo senso di colpa,d'improvviso si è esteso così tanto velocemente da sentire il bisogno di esternarlo? Per paura forse? O è solo una questione di suggestione nei miei confronti?
Ti dirò la verità non mi incanti con tutte quelle parole ben studiate,messe lì,scritte e nemmeno sentite per lo meno, non mi fanno più quell'effetto.
La vittima qui non sei tu,sono io, siamo noi tre che abbiamo subìto tanto,per cosa? Per colpa di chi, soprattutto? Per colpa di una persona che ritenevo mio padre ma che in realtà non ho mai conosciuto.
Il mondo non ti cade addosso per delle accuse campate in aria, ti cade addosso quando vedi la tua vita finire, quando non vuoi uscire dal tuo letto, quando non senti nemmeno il bisogno di lavarti o truccarti per uscire di casa.
Il mondo ti cade addosso quando ogni sera sai che da un momento all'altro passerai le seguenti due ore a urlare, a dimenarti per terra provando un misto di emozioni negative così tanto forti da voler morire immediatamente.
Il mondo ti cade addosso quando una persona che ami veramente muore per sempre.
Quando sai che tuo padre ti reputa uno scarto.
Questi sono veri motivi il mondo cade per cose peggiori non per delle stupide litigate tra coniugi.
Il mondo non gira e non è mai girato intorno a te, non hai avuto bisogno di essere amato solo tu, non sei l’unico ad aver avuto problemi, hai mai pensato a tutto quello che hanno dovuto sopportare e superare gli altri? O hai sempre e solo visto le cose a senso unico?
Non mi hai mai elogiato in niente,ed è vero,non volevo mai venire ad una tua mostra ma sai perché?Perché tu in cinque anni di sport non sei mai e dico mai venuto a vedere una mia partita, rimanendo a casa ogni volta, perciò perché devo essere io figlia ad elogiare e vantare mio padre se a quest'ultimo non gliene frega niente di me?
Mi dispiace ma hai iniziato tu questo circolo vizioso, né io né Gabri e la mamma, �� partito tutto da te.
Non me ne faccio niente di un’ inutile "poesia" come tu la definisci, ora dopo che mi hai ammazzato moralmente tante di quelle volte che oramai ho perso pure il conto.
Dovevi vedere la tua faccia,la tua espressione quando ti ho trascinato via lontano dalla mamma per proteggerla mentre era distesa sul pavimento inerme e stordita.
Eri assetato di vendetta te la leggevo negli occhi, quella soddisfazione si capiva benissimo ciò che provavi e per questo mi fai ancora più schifo.
Hai torto,fattene una ragione e sinceramente mentirei se ti dicessi che ho intenzione di perdonarti, che possa morire se mai succedesse una cosa simile.
Non sono Dio non perdono e non dimentico tantomeno non perdono e non dimentico quindici anni d'inferno,di accuse,insulti e urla.
Mi hai ferito e questo non sei mai riuscito a capirlo.
Spero che tu con la mia assenza possa renderti conto di chi,di cosa hai perso e soprattutto, spero che quando finalmente riuscirò a realizzarmi sia nel lavoro sia nella famiglia, i miei figli non mi chiederanno mai di te, ma in caso contrario farò come hai detto tu qualche anno fa, “mio padre è morto quando ero ragazza" questa sarà la mia risposta.
Hai fatto di tutto per farti odiare e non ti meriti nemmeno un briciolo di umanità né da parte mia né da parte di nessun altro individuo, non meriti di provare felicità sempre che tu sappia mai cosa sia, ma soprattutto non meriti di condividere né la mia né quella di Gabriele. Non ti meriti niente di noi,nemmeno una foto.
Meriti di marcire da solo con il tuo orgoglio ed egoismo e se mai esistesse,il tuo pentimento.
Spero inoltre che un giorno capirai gli errori che hai commesso e ti pentirai davvero,non tanto nei confronti della mamma ma nei confronti dei tuoi figli.
Ti avevo già avvisato che non avrei gradito un tuo messaggio ma vedo che non sono stata abbastanza chiara, perciò lo ribadisco: non cercarmi più, senza di te chiunque sta meglio,io prima di tutti,la mamma,Gabri e persino il cane,figurati.
Ricordati le parole che mi hai detto ora sono davvero morta per te,non esisto più e se mai ti venisse voglia di cercarmi sappi che non ti risponderò e in quel caso ti bloccherò sul serio.
Credo di averti detto tutto non posso dirti che ti voglio bene perché non sono falsa come te, posso solo dirti che se volessi una persona morta in questo momento, vorrei tanto fossi tu.
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Da "TRE PIANI" di Eshkol Nevo:
"Quante persone disperate ti è capitato d’incontrare, Neta? La gente nasconde cosí bene la propria disperazione che nemmeno la percepiamo. Ma la disperazione di Eviatar era esplicita. Trapelava dalle sopracciglia, dalle spalle curve, dal palmo della mano aperta che batteva sulla coscia a ritmo lento, regolare.
"Almeno prima fai colazione", ho detto.
Ha posato la borsa sul pavimento.
La colazione si è prolungata fino a mezzogiorno. Sorprendentemente, abbiamo parlato soprattutto di me. Ogni volta che cercavo di dirottare il discorso sulla situazione in cui si trovava, lui diceva: lascia perdere, meno sai e meno rischi. Mi sono lasciata andare contro lo schienale della sedia e ho infilato la forchetta in un pezzetto d’insalata rimasta nel piatto. Lui si è chinato in avanti e ha appoggiato la testa fra le mani, ogni mano avvolgeva una guancia. Negli interstizi tra le dita spuntava qualche capello bianco. Ho pensato che era sorprendente, il fratello minore non dovrebbe diventare bianco per primo. Mi poneva una raffica di domande. Scavava a fondo. Era molto tempo che nessuno s’interessava a me in quel modo, Neta.
In modo cosí evidente. Prima Nomi è morta, poi tu, te ne sei andata, e non mi è rimasto nessuno con cui essere sincera. A volte trascorro intere mattinate a disquisire con voi nella mia testa, faccio la parte di Nomi, faccio la tua parte, a volte mi immergo talmente tanto nella situazione che mi dimentico del mondo. Qualche tempo fa ho sentito Paul Auster raccontare in un’intervista che i protagonisti dei suoi libri gli parlano mentre scrive, discutono con lui, si ribellano.
Mi ha tranquillizzato sapere di non essere l’unica con le visioni.
Lui (Eviatar, non Paul) mi ha chiesto, e tu cosa fai la mattina, dopo che sono usciti? Non diventi matta a restare a casa da sola? E ha chiesto: come sta tua madre?
E ha chiesto: la storia di Liri con… Andreina? Non è un po’ grandicella per avere un’amica immaginaria?
Sono seguite molte altre domande, precise, precise da far male.
Mentre parlavo non mi toglieva gli occhi di dosso. Non guardava il cellulare ogni tre per due, come fa Assaf. Non è rimasto immobile con la testa inclinata, cosí da far sospettare che stesse pensando ad altro. Era talmente strano che nel bel mezzo del marasma incombente riuscisse a interessarsi a me… come se un condannato alla sedia elettrica si interessasse alle previsioni meteo del giorno dopo, e all’improvviso – ero lí lí per raccontargli del barbagianni – si erano fatte le dodici e mezzo e mi sono spaventata perché non avevo ancora preparato il pranzo e dovevo già correre a prendere i bambini.
Allora lui ha detto, le cotolette le posso riscaldare anch’io, e preparo anche un purè. Gli piace il purè?
Ho risposto di sí. Ma continuavo a restare seduta. Mentre dovevo proprio alzarmi.
Volevo disperatamente trattenere ancora un secondo il suo sguardo curioso su di me.
Quanto tempo è passato da quando qualcuno ha desiderato cosí intensamente conoscermi?
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Lettera d’amore
Sono finalmente ritornato, tesoro, ed ora aspetto che tu mi raggiunga. Nell’ultima tua lettera, che ho avuto un mese fa, dicevi appunto che non potevi più vivere senza di me. Ti credo, perché uguale è il sentimento mio. Non è come un’attrazione fatale, quasi un castigo?
Di solito, tra uomo e donna, soltanto uno dei due si innamora. L’altro, o l’altra, accetta, o subisce. Nel nostro caso, meravigliosamente, la passione è pari in entrambi. Pazzi tutti e due. Ciò è bellissimo ma fa anche paura. Siamo come due foglie furiosamente sospinte l’una verso l’altra da opposti venti. Che cosa accadrà quando si incontreranno?
Questa lettera impiegherà quarantotto ore a raggiungerti. Da vari mesi, lo so, tu ti tieni pronta a partire, hai le valigie fatte, hai già preso commiato dagli amici. Per arrivare qui ti ci vorranno un paio di giorni. Mettiamo che tu parta sabato. Tra quattro giorni, cioè lunedì, a cominciare dall’alba, io ti aspetto.
Come sarà la nostra vita? In questi anni di lontananza, continuamente ho meditato sulla nostra futura esistenza in comune. Ma non riuscivo mai a rappresentarmi chiaramente le cose. Ogni volta, a sconvolgere il lavoro dell’immaginazione, irrompeva il selvaggio desiderio di te.
Oggi, approfittando di una, insolita pausa di calma, sento però il bisogno di prospettarti certe cose. Non che ci sia bisogno di persuaderti. Guai se ci fosse ancora, in te o in me, un’ombra di dubbio. Ma, rileggendo queste pagine, io penso, durante il viaggio, potrai misurare, e assaporare ancora una volta, l’opportunità della tua, e mia, irrevocabile scelta.
Vorrei cioè, prima che sia troppo tardi, considerare le rispettive qualità e difetti, le rispettive situazioni, gusti, abitudini, desideri. I quali realizzano, te ne sei mai resa conto?, una coincidenza fortunata come non mai.
Per cominciare, la posizione sociale. Tu, professoressa di francese alle scuole medie, io produttore di vini. Io, operatore economico, come si usa dire, e tu intellettuale. Difficilmente, per fortuna, potremo intenderci fino in fondo, rimarrà sempre una barriera, una cortina di separazione che la buona volontà, da una parte o dall’altra, non potrà mai superare.
Pensa al problema degli amici, per esempio. I miei amici sono gente civile e brava, però semplice. Non intendo dire proprio ignoranti, c’è tra gli altri un noto avvocato, un dottore in agricoltura, un maggiore in pensione. Ma nessuno ha problemi complicati, in genere amano la buona tavola, e non sono contrari, te lo assicuro, alle storielle un po’ grasse. In loro compagnia, mi par già di vederti, farai dei gran sbadigli, dissimulati magari, data la tua raffinata educazione. E ben difficilmente ti ci abituerai. Tu sei una creatura piena di temperamento, la pazienza e la tolleranza del prossimo non sono il tuo forte, anche per questo ho perso la testa per te. Ora senti una cosa, anche se non c’entra: se tu riuscissi a partire col primo treno di sabato, così da poter essere qui entro domenica sera, non sarebbe magnifico?
Anime gemelle, dicevi. E ti do ragione. La affinità tra due persone non significa uguaglianza, o stretta somiglianza. Al contrario: l’esperienza insegna che significa il contrario. Come nel nostro caso. Tu docente di francese, io vinattiere, come nei primi tempi, sia pure scherzando, ti sei divertita a definirmi. Ti dirò che in Argentina non ho intenzione di tornare mai più. Mi è bastata. Ho liquidato le piantagioni ereditate da mio zio a Mendoza e non mi muoverò più dalla mia terra, almeno spero. Soltanto qui potrei essere felice. Io so, nello stesso tempo, che vivere in campagna, anche se continuerai a insegnare facendo la spola con la città vicina, ti metterà addosso la malinconia. E questa, te lo assicuro, è proprio la campagna al cento per cento. Non c’è dubbio che fin dai primi tempi morderai il freno. Ma ecco, in questo istante mi viene in mente la tua bocca, quando la tieni socchiusa come le bambine, quasi aspettando qualche cosa. Dirai che sono banale, – quante volte anzi avrai occasione di ripetermelo – ma nelle tue labbra, così tenere, appena sbocciate, si è rannicchiato il demonio, o chi per esso. E’ dalla tua bocca, te lo confesso, che ho cominciato a perdere la testa.
La casa. La mia è abbastanza grande e confortevole – proprio di recente ho rimesso a nuovo i tre bagni, – però molto diversa dalla tua. I mobili sono ancora quelli dei nonni, dei bisnonni, dei trisavoli. Cambiarli, ti confesso, mi sembrerebbe un sacrilegio, come rovesciare una tomba. A te invece piace Gropios – è giusto il nome scritto così? scusami se è sbagliato, lo sai che ho fatto appena la terza ginnasiale – a te piacciono i divani, le poltrone, le lampade progettate dagli architetti famosi. Tutto lucido, efficiente, essenziale, ortopedico (non si dice forse così?). In mezzo a tutto questo vecchiume che – lo capisco anche io – non può avere la pretesa di essere di supremo gusto, tu come ti sentirai? Basta pensare all’odore che emanano queste stanze, di umido, di buona polvere, di campagna, di bicocca solitaria, e che io amo tanto, scusami. Figurati, tu ti sentirai ricoprire tutta di muffa. Ti sentirai una straniera. Ti chiuderai in te stessa come un riccio. Vieni, vieni, anima mia.
E il temperamento? Io bonario, espansivo, allegrone, qualche volta eccessivo, me ne rendo conto ma è più forte di me. Tu educata dalle suore francesi di Saint-Etienne, di famiglia aristocratica anche se ridotta economicamente al meno (dirai che sono un cafone a scriverti brutalmente queste cose ma, credimi, è meglio così), abituata a una società di gente colta, raffinata, dove si fanno discorsi elevati d’arte, di letteratura, di politica (e anche i pettegolezzi hanno una certa loro speciale eleganza). Io campagnolo, che ha letto si Manzoni, Tolstoi e Sienkiewicz, ma riconosce la propria inferiorità culturale. Tu piena di scrupoli, di ritegni, sdegnosa, non vorrei dire altezzosa (però che pelle stupenda hai, appena a toccarti vengono i brividi, te lo ha mai detto nessuno?, che ingenuo sono, chissà quanti te lo avranno detto), tu arricci il delizioso nasino a una parola sbagliata. Da me, chissà quante ne avrai. Non è straordinario tutto questo? Dammi un bacetto, creatura, mettimi il broncio.
Altra cosa. Tu sei abituata alla grande città. Una volta mi hai detto che il rombo delle auto, dei camion, le sirene delle autoambulanze, il cigolio dei tram erano per te come delle droghe, che ti rendevano più facile il lavoro di giorno e in compenso alla sera ti conciliavano il sonno. Tu sei insomma un temperamento metropolitano pieno di elettricità per così dire. Qui, al contrario, c’è una quiete assoluta; che alle volte fa girare le scatole perfino a me (te lo garantisco). Di notte, poi! Soltanto la voce degli alberi, quando c’è vento, il ticchettio delle gocce sul tetto, quando c’è la pioggia, i lontani latrati dei cani, quando c’è la luna. No, no, tu mai potrai farci l’abitudine. E allora prevedo già i nervi, le rispostacce, l’irritabilità l’insopportazione. Ci pensi, che bello? Guarda che le pubblicazioni sono già state fatte da un pezzo. Il parroco è disposto a sposarci anche lunedì mattina, basta che tu arrivi in tempo.
Di più. Io amo il calcio, cosa aborrita da te. Io sono un vecchio tifoso della Juventus e la domenica sera, se le cose vanno male, perdo perfino l’appetito. Con gli amici, lo immaginerai, si parla a lungo di queste cose, anche durante la settimana. A te, suppongo, verrà semplicemente la nausea. La sera tu mi guarderai in quel certo modo, come si guarda un verme che striscia per terra. Alla sera finiremo per litigare, prevedo che anche dalla tua cara boccuccia uscirà qualche brutta parola.
A proposito: alle nozze, si intende, puoi invitare chi credi, potranno dormire all’albergo delle Terme qui vicino, che ha tutto in ordine. A spese mie, naturalmente. I miei parenti, te lo annuncio fin d’ora, saranno una quarantina come minimo. Vieni qua, coccolina, lascia che ti stringa a me, mi piace da morire quando tu metti il muso.
Certo, nella grande città le abitudini sono diverse. Quando non vai al cinema (a proposito hai visto Waterloo?, a me è piaciuto moltissimo), ti trovi con qualche amica, vero?, discutete i problemi della scuola, le programmazioni, fate quel che si dice un lavoro di gruppo, vi sentite cervelli superiori, non è forse così? La sera, mi pare di avertelo già detto, a me piace passarla davanti alla televisione, una spaventosa abitudine, vero? Intendiamoci. Io sono disposto, di tanto in tanto, ad accompagnarti qualche sera in città, tesoro mio. Guarda però che la televisione è peggio di quanto immagini tu (che ti sei sempre rifiutata di vederla perché la vede anche la tua portinaia).
Alla sera, perché nascondertelo?, qualche volta vedrai anche tu la partita. Maledirai, lo immagino. Ti rannicchierai sul divano, nell’angolo,sotto una piccola abat-jour, leggendo Teilhard du Chardin (ho sbagliato a scrivere il nome?). Su, amore mio, prendi l’aereo, prendi il razzo interplanetario, il tappeto volante. Non vedo l’ora. Non ne posso più. Vieni, tesoro, te lo giuro, saremo infelici.
Dino Buzzati
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Valentina Neri, nome reale, moglie di un senatore della Repubblica, poetessa e scrittrice, ha curato un libro per Santelli editore, appena uscito. Il titolo è Gang White, Senza Veli, e racconta la storia di un gruppo di uomini milanesi che anni fa hanno formato un gruppo per organizzare Gang Bang, ossia un’attività sessuale in cui una donna si concede a più uomini contemporaneamente. A La Zanzara su Radio 24 Valentina Neri racconta: “Dobbiamo uscire dalla paura dello stigma sociale, la paura di venire allo scoperto. Più lo facciamo, più questa cosa diventa normale e accettata”. Dice ancora: “Ho fatto gang bang prima del matrimonio. Poi mi sono presa un periodo di pausa, e dopo ho ricominciato. Mio marito lo sa, mi conosce, siamo ancora sposati. E poi ne scrivo apertamente nei miei libri. Ma non ha mai partecipato, no. Adesso ho smesso di nascondermi, di mettermi i veli. Quante ne ho fatte? Di gang ne avrò fatte una decina, per adesso”. Sei consapevole che le donne che hanno queste esperienze sessuali e lo confessano sono considerate da puttane, nel senso più spregevole del termine?: “Sì, certo. Proprio per questo bisogna raccontare. E poi ci sono insulti peggiori di puttana. Una cosa è sicura: se tu confessi di fare sesso in modo trasgressivo te lo dicono come un insulto e hai addosso uno stigma sociale, invece è solo un divertimento come un altro. La gente si deve abituare, ci sono molte cose che non erano permesse, molte cose che non erano considerate normali”. (...) Con quanti uomini sei andata al massimo in una gang?: “Non ricordo, credo dieci. Si possono fare tante cose con dieci maschi. Le persone si alternavano, gente che viene, gente che esce, roba che ti resta addosso. E’ un gioco, un divertimento, è come fare una giornata al luna park, una specie di antidepressivo”. (...) Da "la Zanzara - Radio 24"
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Sei il mio blue sky.
Sai che significa? Vabè ti spiego in poche parole: è una metanfetamina che causa dipendenza in un modo assurdo, porta all'insonnia, confusioni di tutti i tipi, paranoie e cambiamenti di personalità, ma non tipo bipolarismo.
Con questo voglio dirti che, sei la mia dipendenza.
Non è molto facile smettere una dipendenza, credo questo tu lo sappia; ergo, non è molto facile smettere di parlare con te.
E grazie per avermi fatto prendere dipendenza di una cosa così bella.
Cosa ne sarei adesso se non ti avessi mai conosciuto?
Non riesco ad immaginare quel che sarebbe stato, come sarebbe anonima ora la vita, quella monotonia che stanca in un niente, una continua ripetizione di azioni noiose, fatte da persone noiose, pieni di parole noiose.
Alzarsi la mattina, prepararsi per affrontare una giornata d'inferno al liceo, tornare a casa e magari non trovare nemmeno il posto nel bus, mangiare, ascoltare musica e studiare e studiare e studiare, mangiare e dormire. Immagina a stare trecentosessantacinque giorni all'anno con questa tortura.
Da quando ci sei tu non è lo stesso. Non è lo stesso perchè non so mai come tu ti sia svegliato, se per te sia una giornata ‘no’ oppure sia una giornata piena di risate e ore a parlare al cellulare; non è lo stesso perchè tu sei imprevedibile, con una cazzo di frase riesci a cambiarmi la giornata, puoi buttarmi giù con un 'ok.’ e puoi risollevarmi con un semplice bacio sulla guancia. E tu non sai quanto io odi questa situazione, non puoi capirlo, perchè io mi sento dipendere da te, mi sento che a momenti potrei darti tutto quel che desideri e a momenti non ho proprio un cazzo da darti, perchè non mi basto nemmeno io. Ed è questa la mia paura. Ho paura di non bastarti, ho paura che tutto questo non duri, ho paura che non riuscirò mai a farti davvero felice, ho paura di non riuscire a darti quello che vuoi, ho paura che tu ti senta solo, ho paura che qualcosa ci divida, ho paura di te che cambi idea, ho paura che tu ti stanchi di me, ho paura che non riuscirò mai a baciarti o, cosa più grave, ho paura che non riuscirò mai a guardarti negl'occhi. Ogni volta che penso ai tuoi occhi inizio a tremare come una foglia ed è un effetto abbastanza strano, perchè son bellissimi, mi ci perderei dentro, se solo potessi, hanno quel colore che, Dio, ti fa impazzire. Forse sono la cosa più bella che abbia mai visto. Anzi, toglici il 'forse’.
Subito dopo i tuoi occhi ci stai tu. Tu si che sei bellissimo. Ti fisserei per ore, senza mai dire nulla, senza mai baciarti o toccarti. Magari qualche carezza ogni tanto, per sentire il calore della tua pelle sulle mie nocche.
Questo è quello che dico, ma non so se una volta che ti ho dinnanzi potrei mai riuscire a controllarmi. Forse dovresti preoccuparti dei miei abbracci e dei miei baci. Sai come ti stringerei forte? Sai come ti bacerei dolcemente? Sai come cazzo ti guarderei?
Non ho mai provato niente del genere per nessuno e dire che 'sei una delle cose più belle che ho’ è sbagliato, perchè tu sei la cosa più bella che ho.
Potrei mandare tutto a puttane, potrei lasciare qualsiasi cosa, ma a te non mollo più .
Ho provato sulla mia pelle come si sta senza di te.
Io ci perdo la testa con te, quante volte mi fai incazzare, quante volte mi metto a piangere per il nervoso e vorrei spaccare tutto e venire a gridarti in faccia che sto bene anche senza di te, ma non è vero, non è vero di un cazzo.
Prendo in giro anche a me stessa dicendo queste cazzate, sperando di convincermi, ma è inutile alquanto.
E vorrei stare sdraiata sul salotto a guardare un film horror con una bella margherita con patatine, una coca-cola, abbracci, baci, coperte calde. Che io ho tanta paura degl'horror, ma forse non riuscirei nemmeno a seguirlo avendoti accanto.
Solo l'idea di avere il tuo respiro sul mio mi fa impazzire, sentirti, parlarti e poi amarti.
Non so che tu mi abbia fatto, ma non smettere di farmi questo effetto, per favore.
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Poi ho capito che non ci sono per forza significati nascosti nelle parole,
che capita a volte che finisci per sentire solo ciò che vuoi sentire perché certe volte la verità fa così male che preferisci le bugie.
Ho capito
che a volte accettare di dover lasciar andare è molto più difficile che farlo davvero,
che se una cosa finisce non finisce per forza pure dentro di te
e che non importa quante belle parole tu mi possa dire
sarai sempre ciò che sai dimostrare.
Poi ho capito che non importa quanto amore provi se la persona che ti sta di fronte non prova lo stesso identico amore per te,
che non si va avanti se i sentimenti non sono uguali identici come i gemelli.
Ho capito che puoi correre come un pazzo per raggiungere qualcuno, ma non lo troverai mai davvero se lui non fa nemmeno un passo verso di te.
Ho capito che certe cose finisci per immaginartele quando le vuoi così tanto da non respirare più
e che negli occhi che guardi potrebbe non esserci una persona vera ma qualcuno che ti inventi,
poi ho capito che non ci sono per forza significati nascosti nelle parole,
che a volte, davvero, non c’è niente da capire
niente da aspettare
ho capito che non se ne va mai davvero chi ha davvero voglia di restare e che se te ne vai è semplicemente perché hai voglia di andare
e così ho capito che non importa quante parole dici e come sono fatte e come sono belle
conta solo quello che riesci a dimostrare
perché se tu mi avessi amato davvero adesso saresti qui
e se non sei qui è perché non mi hai mai amato davvero.
-Ioteeilmare.
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Cara x,
Non so nemmeno io perché mi ritrovo qua con un foglio sul tavolo e una penna fra le mani pronta a scriverti una lettera dalla quale so che non la leggerai e forse ti sarai chiedendo come ho fatto a sapere la tua via e tutto il resto, beh ho conservato una cosa che mi resta di te: la tua lettera che mi avevi spedito al mio compleanno e lì ho trovato tutto, la tua via e il tuo nome... Ma ora partiamo a presupporto che io avrei milioni e milioni di cose che ti vorrei dire ma non so nemmeno e con precisione da dove iniziare... Forse con "ciao come stai?" no, non è così che si inizia e poi questa è solita domanda stupida che ormai fanno tutti, allora inizio con... "Perché?". Si, comincio questa lettera dicendoti perché di tutto questo o meglio perché io stessa ho fatto tutto questo, e fanculo, avevi ragione perché tutto questo è stata una grande e vera cazzata dalla quale ci si poteva rimediare o meglio ancora chiarire ma io testarda quanto sono non ho dato retta a te ma al mio insisto e ti ho detto quelle cose che mai avrei detto manco se fossi stata sotto effetto di qualcosa di superfacente. Detto ciò, mi dispiace e so benissimo che non basta, nulla basta mai. Bloccarti e cancellare tutto non è stata la mia intenzione e credimi che rimpiango quei momenti in cui ci si rideva e si scherzava e mi dispiace per aver bloccato i tuoi famigliari che non centravano assolutamente nulla con noi, e perché poi avrei fatto? Darei botte a me stessa per non reagire quando sono nervosa, dico e faccio cose senza nemmeno pensarci. Possibilità me ne hai date tante, tante quante le cose che ti ho fatto e tante le volte che ti ho detto scusa. Vorrei poter iniziare da zero tutto quanto ma meglio riflettere prima di agire... Te che hai questa lettera in mano è perche io nonostante i miei sbagli non ho smesso un attimo e un secondo di pensare a cosa siamo stati e al bene che ti ho voluto e te ne vorrò ancora e credimi non ti ho mai odiata e l'odio non è il mio forte. Ho provato ad andare avanti come mi avevi chiesto ma ci provato i primi giorni ma non c'è l'ho fatta, ormai vivevo e vivo ancora nelle nostre abitudini quotidiane. Ero e sono tutt'ora abituata a svegliarmi al mattino ricevendo la tua buonanotte che mi mandavi la sera prima e il mio mandarti il buongiorno appena mi svegliavo e ho quel maledetto vizio di guardare l'ora di quando oramai andavi a riposare e/o quando sapevo a che ora si svegliavi. Mi dispiace dirti che ho cancellato tutto dal mio telefono, foto e video che avevamo in comune ma una cosa di te rimasta, e non è soltanto una, mi è rimasta la screen di un sms che mi avevi mandato al mio compleanno e alcune foto fatte con un'applicazione che adesso non ricordo nome. Ho cancellato tutto ma nulla è cancellato nella mia mente e nel mio cuore. Siamo due sconosciuti, è vero. Ma siamo diventati due sconosciuti con un ricordo in comune.
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Uno dei miei peggiori difetti è che non riesco ad avere mai la risposta pronta. Provo una profondissima invidia verso quelli che sanno rispondere sempre a tono e non si fanno mettere i piedi in testa da qualsivoglia persona. Sciaguratamente io non sono così brava. Al minimo attrito col prossimo perdo subito il filo, non ricordo più quello che stavo dicendo e dopo tre secondi mi trovo in testa non solo i loro piedi, ma persino le ruote dell'auto, il bidone dell’organico e la pianta di gerani dal balcone. Ho ragione di credere che il mio sia semplicemente un problema emotivo in quanto io in realtà la risposta ce l'ho, il problema è che mi viene in mente dopo un paio di settimane e, credetemi, è molto fastidioso svegliarsi alle tre di notte gridando " il quadro prospettico da lei paventato non rispecchia la realtà delle cose!" ed è ancor più imbarazzante trovarsi a cena al ristorante con la tua migliore amica e d'improvviso gridare: "Il suo linguaggio molto poco aulico e forbito non mi spaventa sa caro lei!" e risvegliarsi dal coma momentaneo davanti agli occhi spiritati dell'amica spaventata ignara di cosa stia parlando peggio di me.
E' per questo motivo che ho iniziato ad appuntarmi in anticipo le risposte a tutte le probabili contestazioni, confutazioni, recriminazioni e interpellanze varie le quali potrebbero essermi rivolte. È un lavoro certosino e faticoso, ovvio, ma onestamente non riesco a trovare una soluzione migliore al mio dramma psicologico. Da questo duro lavoro ho ricavato un primo elenco di , diciamo così, risposte preincartate di cui potrei iniziare a testare l'utilità iniziando con i miei amici per arrivare ai parenti, ai vicini e così fino ai salumieri (brutta razza). Almeno così, se proprio non posso avere la risposta pronta, posso sperare di trovarne una dalla lista già incartata con il fiocchetto rosso. Successivamente dovrei però anche riuscire ad impararle tutte a memoria se non voglio rischiare di perdere troppo tempo nel cercarla in lista con la conseguente sparizione dell'interlocutore dopo avermi fanculizzato per bene.
Eccone alcuni esempi:
Non ci sono più le canzoni di una volta.
In compenso però le frasi fatte sono sempre uguali.
Non si dimentichi con chi stai parlando.
Impossibile, lei ha un alito inconfondibile.
Lei non sa chi sono io.
E me ne magnifico.
Facciamo che se decido di venire ti chiamo.
No, facciamo direttamente che non vieni, così ti risparmio una telefonata.
Fuori menù abbiamo anche una favolosa faraona all’aceto balsamico.
No, grazie, gli avanzi li dia pure al gatto.
Non dirmi che non lo sai.
Perché sforzarmi di sapere cose che posso chiedere al primo fesso che mi capita davanti?
Sei una persona triviale.
Mi sforzo continuamente di piacerti.
La scienza non spiega tutto.
Certo, ma almeno tenta di farlo a dispetto tuo che non ci provi nemmeno.
Forse non sai cos’è l’amore.
Se è quello che poi ha prodotto come frutto di sè te è molto meglio che non lo conosca.
Bisogna avere le palle.
Vedi che le tue le hai dimenticate l'ultimo Natale sull'albero.
Non mi faccio illusioni.
A parte quest'ultima.
Come fai a non credere a nulla?
E tu come fai a credere a tutto?
Ci vorrebbe una democrazia dal basso.
Più dal basso di così non credo sia possibile.
Se Dio non esiste, tutto è permesso: rubare, uccidere...
Come anche inventare religioni.
Bestemmiare è stupido.
Sì, ma è l'unica cosa che possiamo fare.
Il sistema non funziona.
Ah, ecco, giusto questo volevo sapere: spiegami nei particolari in cosa consiste questo stramaledetto sistema, che obiettivi ha, quali dettami segue, chi li ha stabiliti, quali sono e quante le persone che ne fanno parte, perché cazzo non funziona mai e soprattutto rispetto a cosa dovrebbe funzionare. Dopodiché spiegami anche come mai sei qui a sfondarti di birra con me invece che insegnare a Cambridge.
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