#e manca una settimana
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telecronisti rai PIENI dell'organizzazione francese di ste olimpiadi loro devono sottolineare quanto fanno schifo e fanno bene
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Credo di essere entrata ufficialmente nel club della gente che non solo si mette a 90 e si fa inculare senza lubrificante causa lavoro senza diritti e riconoscimenti (per l'ennesima volta! UAU che novità!!!!), ma che si prende il caffè la mattina per svegliarsi: mi sono resa conto che prendere due caffè (uno nel cappuccino, l'altro per avvelenarmi la bocca ed il sangue) mi fa venire quell'isteria necessaria per correre in laboratorio e non schiattare di stanchezza e amaritudine sul bancone usando l'impasto dei gegè/macallè per cuscino. Che è un po' un forte paradosso per una che prende dei calmanti, anche se leggeri, per l'ansia e sta soffrendo di attacchi di panico sempre più frequenti.
Provo in fondo pietà e anzi pena, nella sua accezione negativa di disgusto, verso me stessa per il male che mi voglio. Mi dico di stringere i denti fino a febbraio, il tempo di sentirmi meno povera di prima (che non significa nemmeno benestante, semplicemente coi soldi per qualche emergenza dove "emergenza" sta nel ritrovarsi senza un tetto sopra la testa o malattia improvvisa di uno dei genitori) ma a volte ho l'impressione che a febbraio ci arriverò esaurita mentalmente e con l'urgenza di una bella dose massiccia di antidepressivi e ansiolitici dopo una settimana di fila di coma o anche chiamato "sonno profondo".
In tutto questo si aggiunge la Adecco che mi telefona e mi offre nel posto bermagasco dove ho vissuto questa primavera un posto di lavoro e lì subito a pensare che il mio vero atto di coraggio dopo il fallimento bergamasco sia stato non essermi andata a buttare nel fiume Serio ma essere ritornata in questo posto di merda.
Come concludere, insomma? Che questi pensieri non mi aiutano ad affrontare il prossimo periodo che sarà quello natalizio dove non ci sarà nemmeno un giorno libero in quel laboratorio di merda. Io dico che mi manca focalizzazione, la psicologa mi consiglia il mindfullness ed io vorrei impiccarmi peggio ancora perché mi consigliasse almeno lo zen e letture a proposito! No. Il mindfullness. La versione occidentale annacquata e capitalistica dello zen. Però su una cosa siamo tutti d'accordo, anche gli estranei! (come dimenticare quell'autista di autobus che a Clusone mi disse "un po' di grinta!" mentre io ero impegnata a non farmi venire un attacco d'ansia al terminal) e cioè che mi manca grinta. Io pensavo che mi sarebbe venuta con la rabbia, invece con la rabbia mi è venuto solo il buco nero nel cervello che me lo fa andare in tilt ed io che inizio a temere di perdere il controllo e picchiare qualcuno.
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Agadir
"Te le vorrei scrivere addosso, sulla schiena, sul culo, intorno ai seni, lungo i fianchi, tutte quelle parole che non riesco a dirti quando mi stai davanti." (Luigi Mancini)
www.malikahajer.tumblr.com
Dopo aver passato un brutto periodo con parte del personale in cassa integrazione e altri di noi invece in alternativa obbligati a fare lavoro part-time, grazie a un notevole sforzo collettivo comune, a scelte sagge e lungimiranti dell’Amministratore Delegato e della Direzione Generale, la nostra piccola azienda, formata da circa trecento unità in tutto, negli ultimi anni ha ripreso decisamente quota.
La primavera di quattro anni fa, a revisione dei conti e del bilancio avvenuta, s’è visto che eravamo passati finalmente in attivo e anche di molto. Quindi sarebbe presto partito un piano di espansione. Hanno comunicato che avrebbero assunto altro personale, aperto delle filiali all’estero e ci sarebbero state comunque nuove prospettive per tutti. Personalmente io ho la fortuna di lavorare da sempre con Carlo: uno dei dirigenti più quotati e professionalmente proattivi e produttivi.
Mi ha assunta lui quindici anni fa e mi ha fatta crescere molto, professionalmente e umanamente. Per dare un’ulteriore motivazione al personale, con l’estate a seguire a tutti noi fu corrisposta una corposa gratifica: un premio di produzione variabile tra tremila e seimila euro, a seconda dell’inquadramento nella scala organizzativa. Inoltre, una piccola rappresentanza aziendale di due o tre unità, tra manager e collaboratori per ogni ramo aziendale, diciotto persone in totale, fu spedita ad Agadir, Marocco.
Motivazione: workshop d'aggiornamento su nuovi prodotti e tecniche di vendita innovative. Il luogo fu scelto scelto apposta dalla DG per spronare, motivare e ovviamente premiare. Al mio capo, incluso anche lui nel gruppetto, fu chiesto di selezionare una persona di sua fiducia e lui scelse me. Non stavo nella pelle. Due settimane di corso, con impegno limitato al solo mattino e dopo pranzo mare, sole e riposo. Incredibile! E poi con Carlo: il mio mentore, una pasta d’uomo!
Ne avevo proprio bisogno. Anche perché mio marito Raimondo e i suoi colleghi, nel loro posto di lavoro in pericolo da anni, nel tempo hanno dovuto subire dapprima tagli dolorosi e alla fine una cassa integrazione a termine, conclusasi con la perdita definitiva del posto. Era quindi di fatto confinato in casa da diversi mesi. Sempre di umore nero e nervosissimo. Spediva curriculum a destra e a manca, ma senza risultato. C’era sempre tensione, grazie ai soldi che scarseggiavano.
Suoi lavoretti qui e là, ogni tanto lo facevano tornare orgoglioso e sorridente. Per qualche ora. Logicamente facevamo economia su tutto: si spaccava il centesimo. Più nessuna tenerezza tra coniugi. Sesso praticamente azzerato. Fine di ogni suo tentativo di seduzione nei miei confronti. I suoi approcci erano infatti conditi solo di sarcasmo e si finiva sempre col discutere. Masticavo amaro. La sua cattiveria, la frustrazione quotidiana veniva a sera regolarmente sfogata su di me. La mia femminilità era sempre e regolarmente mortificata.
Comunque, almeno in ufficio raccattavo ancora qualche sorriso o complimento e quando succedeva era acqua fresca versata su un cuore femminile inaridito e assetato di apprezzamento. Però a settembre dello stesso anno… il corso d'aggiornamento in Marocco! Che bello: viaggio in aereo, sistemazione mia e di Carlo in camere attigue e finalmente uno stacco totale dall��atmosfera familiare più cupa mai sperimentata in oltre dieci anni di matrimonio.
A mio figlio e alla casa per quindici giorni avrebbe pensato Raimondo. Tutta la prima settimana fu un vero sogno, persino troppo bello per essere vero. Con il mio capo, al mattino si seguiva con scrupolo il corso, si prendevano appunti. Poi pranzavamo e al pomeriggio correvamo immediatamente a rosolarci al sole rovente del Marocco. In spiaggia si scherzava, si nuotava, si andava al largo in barca. Immersioni in un mare blu e pieno di pesci multicolore. Un vero sogno. Finalmente da Carlo era uscito fuori il suo lato più umano, allegro e gentile. Lo stimavo e lo apprezzavo, sebbene avesse circa vent’anni più di me. E poi era un bel fusto, oggettivamente.
In segreto avrei desiderato mille volte di più avere lui come marito, invece di quel musone che mi stava ormai esasperando l’esistenza. Ma la realtà è quella che è. Intanto mi godevo lo stacco. Al venerdì sera della prima settimana, dopo cena, esausta me ne tornai in camera. Verso le dieci già dormivo, ma Carlo bussò. Insolito: non s’era mai permesso. Pensai: “avrà bisogno di un’Aspirina o di ago e filo” ma come entrò già mi sentii inquieta. Infatti indossava l'accappatoio. Era anche un po’ brillo. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò che s’era separato dalla moglie da circa cinque mesi.
Non l’aveva mai detto a nessuno e non voleva si sapesse in giro. Ma che comunque lui aveva le sue esigenze di uomo, che si facevano ogni giorno più pressanti. Il cuore mi batteva forte: ero terrorizzata e non sapevo cosa fare. Non volevo ferirlo, chiedendogli di uscire fuori, magari fraintendendo ciò che stava cercando di dirmi. Ascoltavo lo sviluppo del suo discorso. La mia bocca era asciutta. Continuò dicendomi che sapevo bene quanto m’avesse aiutata negli anni, che lui era a conoscenza delle difficoltà sia economiche che coniugali che stavo affrontando e che quindi potevamo forse aiutarci a vicenda con reciproco vantaggio. Stava arrivando al nocciolo…
Mi confessò che dal primo pomeriggio di lunedì, giorno in cui mi aveva vista in bikini al mare, era rimasto fortemente colpito dalla mia bellezza folgorante, dal profumo della mia pelle, e poi la mia bocca ormai lo ossessionava. Disse che se fossi stata generosa e aperta con lui mi avrebbe fatto salire entro l’anno di un livello categoriale, cosa che avrebbe comportato un aumento salariale in busta paga di oltre trecento euro lorde e l’anno dopo, se fosse stato contento della mia “fedeltà” m’avrebbe premiata con un corposo assegno mensile di “maggiori prestazioni.” Si trattava a suo dire di circa novecento euro lorde in totale!
Come finì di parlare s’alzò e aprì l’accappatoio. Mi venne vicino completamente nudo, mostrandomi la sua erezione totale. Era inequivocabile: mi voleva. Si sedette nuovamente sul bordo del letto e mi fece cenno di venire tra le sue cosce allargate e inginocchiarmi. Aggiunse che se mi fossi rifiutata ne avrei avuto tutto il diritto, per carità. Che lui non obbligava nessuno… ma che probabilmente, parlando molto chiaro, questo avrebbe segnato la fine della mia carriera e l’inclusione sicura in una lista nera di “sfaccendati” da liquidare alla prima occasione…
Non ebbi il coraggio di parlare e in silenzio obbedii. Ero incazzata nera, ma allo stesso tempo anche lusingata e onestamente confesso che un po' anche io lo desideravo. Mi inginocchiai, aprii la bocca e la feci riposare sul suo glande per circa trenta secondi, in cui cercai di trovare da qualche parte della saliva residua, per lavorarlo come si deve. Poi iniziai a succhiare e a farmelo entrare. Succhiavo sempre più forte. Lui inziò a gemere: “ooooh… femmina benedetta… finalmente… sapevo che avresti capito… brava, brava….” Erano secoli che mio marito non mi toccava. Anche se sotto ricatto, avevo proprio il bisogno fisico di succhiare un bel cazzo.
Mi ricordavo i “basics” e tra le lacrime, fra la gratitudine e la rabbia, rassegnata pian piano lo feci accomodare meglio che potevo nel mio cavo orofaringeo. Svolsi la pratica con competente e diligente freddezza, sebbene dentro bruciassi di rabbia e umiliazione. Venne in maniera esagerata: pretese che ingoiassi tutto. Fortunatamente era di sapore gradevole, al mio palato. Alla fine devo dire che… si: la sua sborra mi piaceva proprio! Saranno stati tutti i dolci che mangiavamo ogni giorno. Era molto che non stava con una donna, mi disse. Mi stese per terra a pancia in giù con un cuscino sotto il bacino, mi allargò le cosce e con fare deciso, senza delicatezze, mi penetrò la vulva. Serrai le mascelle mentre schiumavo rabbia. Ma pensavo all'aumento di stipendio. Entrò facendomi molto male, perché comunque non ero certo lubrificata e piena di libidine per lui.
Pian piano, purché finisse presto, mi adattai ai suoi movimenti e iniziai inevitabilmente a collaborare, ad agevolare la sua penetrazione. Involontariamente iniziai a godere di quel notevole uccello nella fica che pretendeva amore e prepotente accettazione. Venni da pazzi e mentre venivo gli accarezzai i testicoli dolcemente, inarcando la schiena per raggiungerli. Gli chiesi con voce flautata e dolce di spingere di più. A sentirmi ammansita e domata, Carlo intensificò le sue spinte e alla fine uscì dalla mia fica, inondandomi di sborra la schiena. Avevo goduto come una porca, con lui nudo sulla schiena e dentro di me! Incredibile! Ero incazzata nera ma anche sessualmente soddisfatta. Poi, con ovvio imbarazzo lui si alzò e indossò nuovamente l’accappatoio. A occhi bassi, senza guardarmi in viso, mi lasciò come una cosa buttata lì sul tappeto della stanza e se ne andò.
Piansi a dirotto: ero incazzata con me stessa e mi sentivo in colpa. Soprattutto perché non avevo saputo oppormi e poi perché m'era proprio piaciuto: sia nel prenderlo in bocca che mentre mi rompeva la fica: coi minuti che passavano, in entrambe le situazioni avevo provato puro godimento. Moltissimo. Mi ero sentita nuovamente desiderata, apprezzata come femmina fonte di piacere sessuale per un uomo e non sapevo più cosa fare, cosa pensare. Denunciare la cosa avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, che di sicuro si sarebbe ripercosso negativamente su tutta l’azienda. Mi avrebbero odiata: per tutti sarei stata di sicuro io la puttana provocatrice. Avrebbe significato certamente perdere il mio lavoro a breve termine.
Tacere e adattarmi invece avrebbe comportato una mia totale sottomissione a Carlo, ma per la mia famiglia alla fine solo dei vantaggi. E del mio lavoro avevamo assoluto bisogno. Tra la rabbia e i dubbi, alla fine mi addormentai. Sognai che Carlo mi prendeva, ma nel sogno non ero imbarazzata, anzi: lo desideravo. Mi sorpresi nel mio dormiveglia tormentato a provocarlo con vestiti sexy e un atteggiamento civettuolo e malizioso, a volerlo dentro. E incredibilmente, pur standomene rilassata a letto, con la fica che mi bruciava ancora, sentivo fisicamente il mio ano contrarsi e desiderare il suo cazzo, in modo inequivocabile.
Verso l’una mi alzai, andai in bagno e pensando a lui mi infilai il manico della spazzola nel culo, mentre mi davo piacere da sola sgrillettandomi la fica. Mi accorsi mio malgrado che non pensavo ad altro che a Carlo! Ma finalmente mi placai e potetti dormire. Lo pensavo intensamente e lo desideravo, soprattutto in culo. Il mattino dopo era sabato; a colazione lui non scese. Me ne andai in spiaggia: neanche lì si fece vedere. Passai la mattinata cercando di essere il più normale possibile, ciarlando con i colleghi: spettegolai come al solito e presi il sole. A pranzo mangiai un’insalata e bevvi un’aranciata. Scambiai solo due chiacchiere rapide con i commensali e subito me ne tornai in camera.
Non riuscendo a riposare, per il nervosismo e l’eccitazione della novità, né a leggere qualcosa, mi risolsi verso le due ad andare a trovarlo in camera. Bussai e lui mi aprì, ancora in pigiama leggero di raso. Sempre restando a occhi bassi, iniziò dicendomi che si scusava tantissimo. Che l’alcool la sera prima gli aveva completamente offuscato la ragione e mi pregava di dimenticare tutto, se potevo. Si vergognava da morire e mi si inginocchiò davanti, abbracciandomi le gambe a occhi chiusi e inalando il profumo della mia pelle cosparsa di crema profumata. Mi stava adorando e si stava umiliando! Carlo: l’uomo più orgoglioso ma generoso, combattivo e a suo modo dolce e pieno di sé che abbia mai conosciuto, adesso era psicologicamente ai miei piedi! Finalmente!
Francamente, ero entrata per dirgliene comunque quattro e poi ero sicura che sarei andata avanti a braccio, a strillare che non poteva trattarmi così, che ero una persona piena di dignità, che avevo una famiglia e i miei diritti di donna. Però, lì per lì mi venne solo da accarezzargli la testa. Ero bellissima e fiera, in costume e pareo. Dopo le sue scuse quindi, mi venne spontaneo solo di girarmi e andarmene. Stava soffrendo ed era vero. Lo conoscevo bene, ormai. Però sul letto in camera mia mi sentivo inquieta: la mamma che era in me provava un assoluto e urgente bisogno di perdonarlo.
La femmina a digiuno da tempo di attenzioni invece era lusingata dal suo desiderio per il mio corpo e continuava a chiedere il suo sesso. Con insistenza. Non resistetti. Era ufficiale: lo volevo da impazzire. Tornai da lui. Mi guardò come se aspettasse una sentenza, ma io invece mi girai di schiena e mi tolsi il costume. Restando completamente nuda, mi inginocchiai spalle a terra e culo altissimo, cosce ben aperte. Gli dissi solo:
-sfondami il culo, Carlo. Sarò tua quando mi vorrai, d’ora in poi, se proprio mi desideri così tanto. Ma in segreto e con tutte le cautele del caso. E non dovrà mai saperlo nessuno. Chiaro?
Sorrideva e piangeva, mi disse solo:
-grazie, grazie, mio dolcissimo tesoro: vedrai, sarò un amante discreto e focoso. Ti piacerà e ne avrai solo grandi vantaggi… sai, ti desidero molto e…
ma io:
-basta chiacchiere: t’ho già perdonato e ti imploro solo di sfondarmi, dai che ti voglio…
Mi prese dolcemente. Fu un vero signore, stavolta. Si inginocchiò e mi ammirò a lungo. Sentivo che mi mangiava con gli occhi, nuda davanti a lui e desiderosa. Quindi iniziò. Dapprima mi inumidì, leccandomi per un po’ prima la fica e dopo molto a lungo il buco del culo. Era abbastanza chiaro cosa volesse provare, del mio corpo. Ero impaziente e glielo facevo capire, contraendo e rilassando l’ano di seguito. Non ne potevo più: lo volevo da morire. Gemevo.
Quando mi entrò in culo, esclamai un: “oooooh… finalmente, amore mio…” capii finalmente che lo avevo sempre segretamente amato e che ormai sarei stata la sua puttana felice da quel momento in poi. Mi cavalcò e mi sfondò per un sacco di tempo. Era contento come un bambino. Mi baciava la schiena, il collo, le spalle e continuava a ringraziarmi, a dirmi che ero una femmina bellissima, che il suo cazzo mi reclamava in segreto da sempre. Moltissimo.
Mi stuzzicava i capezzoli, tenendo le mani a coppa sul seno, intanto che mi cavalcava. Mentre lui si dava da fare, venni due volte di culo: non m’era mai successo prima. Poi con fermezza mi girò. Mi baciò con intensità. Era innamorato pazzo. Mi prese e portò sul letto, mi sdraiò sulla schiena. Mi scopò con amore e gioia reciproca. Aveva un ottimo arnese. Ed era inesauribile: aveva un uccello grosso e per giunta duro come il marmo, per essere un quasi sessantenne. Non sapendo se prendevo precauzioni, al momento opportuno lo tirò ancora una volta fuori e mi sborrò sul ventre e sulle tette una notevole quantità di seme.
Scoprii che anche questo suo gesto mi piaceva! Poi col glande prese a titillarmi i capezzoli. Con notevole e reciproca soddisfazione. Giocammo, scherzammo come dei ragazzini, ridemmo e parlammo. Gli dissi comunque che avevo la spirale e che quindi poteva venirmi dentro liscio. Anzi, lo avrei gradito molto perché sarebbe stato un suo segno di gran desiderio di intimità con me. Gli confessai che ero stata molto colpita dal fatto che tra le tante belle ragazze sulla spiaggia lui comunque fosse stato interessato soltanto alle mie tette e al mio culo! M’ero accorta infatti che guardava solo me! Mi baciò appassionatamente e riprendemmo a scopare.
Ci baciavamo come due innamorati. Al momento opportuno mi accorsi che stava nuovamente venendo e gli dissi: “sai, ho cambiato idea. Quando vieni, ricoprimi nuovamente di sborra il ventre e il seno. Mi piace, quando mi oltraggi così. Trattami come la tua troia da quattro soldi, mancami di rispetto. Poi stasera dopocena ordinami nuovamente di succhiarti il cazzo e ingoiare. Vedrai che sarà tutt’un altro godere. La mia lingua è capace di veri miracoli, se mi ci metto. Ti farò felice. Per tutto il weekend e la settimana restante, voglio passare la notte sempre nel tuo letto: a succhiarti il cazzo, masturbarti, leccarti le palle e l’ano e a farmi sfondare come e quanto tu vorrai.”
Così, piena di vergogna interiore, passai comunque forse la settimana più peccaminosa ma più bella della mia vita. Carlo fu di parola: dopo tre mesi ebbi un livello categoriale e l’anno dopo un aumento per “maggiori prestazioni”. Con grande scorno delle colleghe, che mi guardano tuttora con occhi taglienti. Soprattutto di quelle che si erano dichiaratamente offerte a lui senza che però Carlo neppure le prendesse in considerazione. So che tra loro mi chiamano “la troia del Capo” ma non mi interessa minimamente. Scopiamo regolarmente e io lo ingoio sempre di gusto: spesso a pranzo ci chiudiamo in ufficio e lo spompino rapidamente. Eravamo e siamo comunque molto discreti. Non lasciamo mai tracce evidenti.
Mio marito da circa due anni ha iniziato un lavoro in proprio come rappresentante di infissi ed è spesso fuori casa per alcuni giorni. Non mi manca, però. Quando ha voglia, lo faccio scopare ovviamente, mi faccio inculare e mi fingo innamoratissima. Sono un’attrice nata. Tutte noi donne lo siamo! Lo accarezzo, me lo bacio, lo confondo col profumo e il gusto della mia fica sulla sua bocca. Me la faccio leccare a lungo, da lui. Ma la felicità per me ormai è solo il cazzo del mio capo Carlo: quando mi riempie o mi copre di sborra, io godo veramente come una troia professionista. Tra due amanti consenzienti, nulla è peccato e tutto è assolutamente benedetto in cielo dalla passione.
RDA
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Che dire follettini, manca una settimana all'operazione e io ho appena una avuto una crisi di pianto: saranno sette giorni intensi.
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Mia madre, 82 anni, negli ultimi 3 anni ha perso senza motivo circa 25 kg (peso attuale 35 kg), senza che sia stata individuata una causa (fatti praticamente tutti gli approfondimento diagnostici possibili) ((cronica BPCO e fumatrice da una vita)).
Si parla di sarcopenia legata all'invecchiamento... Da alcuni mesi fa attività con un fisioterapista domiciliare 1 volta a settimana, e altri semplici esercizi in autonomia quotidianamente. Assume Meritene due volte al giorno. Ma è praticamente pelle e ossa, non riesce più a uscire di casa perché dopo pochi passi è stanca, quindi si aggiunge la frustrazione di essere dipendente quasi per ogni cosa.
So che questa è una delle tue attività professionali, hai qualche consiglio prima di rassegnarci? Non sappiamo davvero più dove sbattere la testa 😓. Grazie
Il fatto è che 82 anni sono tanti, mi spiace.
La sarcopenia - la perdita di tessuto molle - diventa fisiologica dopo i 50 anni cioè quando, in assenza di attività fisica, si perde quel meccanismo di accumulo funzionale di proteine sul muscolo, in favore di depositi lipidici (ginoidi e androidi).
Dopo i 70 anni subentrano poi dei meccanismi di malassorbimento da una parte e di perdita dell'appetito dall'altra, ragion per cui, pur essendo necessario un minor introito calorico per la diminuita attività fisica, non bisogna dimenticare il metabolismo basale e il fabbisogno plastico della struttura connettivale.
Ok il meritene ma la BPCO unita alla sarcopenia impongono all'organismo un'inevitabile astenia generalizzata perché alle cellule manca sia un corretto apporto di ossigeno (controllate l'ossimetria: se la saturazione di 0² è sotto il 90% in aria ambiente molto è spiegato) che di calorie.
A quell'età difficilmente si può riuscire a ricostituire la massa muscolare con l'aumento di apporto proteico, piuttosto i pasti 'nutrienti' servono a evitare l'insorgenza di lesioni da compressione e che il metabolismo basale 'scenda troppo' (ho semplificato), con il rischio che si instaurino problematiche di scompenso cardiaco e respiratorio.
@firewalker
P.S. Se vuoi chiacchierarne in modo informale - ricordando che il tuo medico di base è l'unico titolato a prendere decisioni mediche - mi puoi trovare su telegram come kon_igi
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4 SETTIMANE CHE CAMBIERANNO LA TUA VITA
Quindi, ogni settimana del piano prevede tre compiti da integrare nella tua vita e mantenere per tutto il mese. Idealmente anche più a lungo, ma questo lo decidi tu.
- Settimana 1. Pulizia del corpo e della mente**
Svegliarsi presto, intorno alle 6 del mattino. In questo modo si ottiene del tempo per sé, che durante il giorno manca sempre. Il risultato? Silenzio e tranquillità, puoi occuparti delle tue cose senza distrazioni mentre gli altri dormono. È il momento perfetto per pratiche mattutine, per preparare il corpo a vivere la giornata al 100%. La pigrizia e la mancanza di voglia di alzarsi presto non sono sintomi di stanchezza. Quando la vita risplende di colori, ti alzi con facilità. Oppure... ti alzi con facilità e la vita comincia a risplendere!
Alimentazione leggera. Per i cambiamenti che ci attendono, avremo bisogno di enormi quantità di energia. Attualmente, potrebbe essere impiegata solo per mantenere il corpo in condizioni normali, nonostante gli effetti di alcol, sigarette, cibi pesanti e grassi, dolci, ecc. Ognuno ha la sua lista di debolezze: individua e taglia le tue. Puoi scegliere il tipo di alimentazione che ti sembra più giusta.
Riduci le porzioni e non mangiare abbondantemente prima di dormire. Per il resto, ascolta il tuo corpo o consulta un nutrizionista.
L'importante è non sovraccaricarti con compiti eccessivi per eliminare e digerire tossine. Anzi, facilita al massimo il lavoro del corpo, nutrendolo con cibo sano, leggero e gustoso. Sarai pieno di energia per agire.
Sport. Il tono e la salute del corpo fisico sono condizioni necessarie per la salute spirituale. E il movimento, come sappiamo, è vita. Per risvegliare la vita (e lo spirito) in un corpo stanco, devi muoverti! In qualsiasi modo che ti vada bene. Cerca di muoverti ogni giorno: balla davanti allo specchio prima di andare al lavoro, usa le scale al posto dell’ascensore, fai un allenamento completo in palestra, non importa.
- Settimana 2. Pulizia dello spazio, degli impegni e delle relazioni**
Pulizia dello spazio. Butta via tutto! Ricorda che ogni oggetto in casa non occupa solo spazio, ma anche un po' della tua energia. Anche il più piccolo. Ne vale la pena? Tieni solo ciò che è veramente utile e che ti porta gioia, che ti ispira e che ami.
Pulizia degli impegni. Ricordi da quanto tempo ti riprometti di migliorare il tuo inglese? Quante volte hai promesso di andare a trovare la zia Maria? E quanti punti della lista dei buoni propositi di Capodanno hai rimandato per anni? Ricorda tutte le promesse fatte a te stesso e agli altri. E decidi cosa farne. Hai due opzioni: (1) farlo, (2) cancellarlo per sempre dalla tua lista. Ma se non puoi cancellare la zia Maria, vai subito a trovarla.
Svolgi i compiti anziché portare il peso della responsabilità e dell’insoddisfazione verso te stesso.
Pulizia delle relazioni. Interrompi tutti i rapporti che ti tirano indietro e ti portano depressione. Smetti di frequentare chi ti critica costantemente o chi è sempre insoddisfatto. Taglia con chi non condividi più nulla o con chi non hai niente da imparare. Impara ad andartene e a dire “no”.
Permettiti di essere considerato "ingrato", "maleducato", "pazzo", "stronzo" — se questo è il prezzo della libertà. Eccezione: i genitori. Con loro, credo, bisogna sempre cercare di migliorare il rapporto, per quanto difficile possa essere.
- Settimana 3. Piani, obiettivi e sogni
Scrivi e realizza i piani. Ci è rimasta la lista delle cose da fare dalla settimana precedente. Come ti sembra? Ti dà gioia, entusiasmo e voglia di agire subito? Se no, forse devi cancellare altri punti. O completali e cancellali.
In entrambi i casi, avrai una carica di energia e voglia di vivere. E magari ti verrà voglia di scrivere nuovi obiettivi che ti emozionano davvero. Ricorda ciò che ami o amavi. Pianifica non solo lavoro e denaro, ma anche riposo, tempo con amici e persone care, e tempo per te (questo punto lo dimentichiamo sempre). Scrivi un piano che desideri realizzare, che ti faccia tremare le gambe per l’eccitazione.
Fai della tua vita un libro che ti piacerebbe leggere.
Poi aggiungi al libro scadenze e passi concreti.
Lista delle incredibilità. Uno dei miei esercizi preferiti. Lo pratico ancora, e ogni volta divento più audace (e pensare che sembrava impossibile!). Consiste nel scrivere una lista di sogni che non si avvereranno mai. Sogni così incredibili e irraggiungibili che sembrano impossibili. Parliamo di cose come dominare il mondo o scalare l’Everest (e hai già 89 anni).
Spegni il critico interiore e immagina che tutte le possibilità del mondo siano ai tuoi piedi, pronte a realizzarsi con uno schiocco di dita. Hai tutto il tempo, i soldi, le connessioni, e le abilità di cui hai bisogno. Cosa vorresti?
Pianifica ogni giorno. Ogni sera, scrivi un piano per il giorno successivo. Breve, approssimativo, come preferisci, ma deve esserci. E fallo la sera — è importante. Anche se non lo segui per niente, la tua produttività aumenterà. Garantito!
E non dimenticare di rivedere il piano generale e chiederti: sto andando nella giusta direzione? Verso cosa? Mi sto muovendo davvero? Perché?
- Settimana 4. Espandere i confini
Prova a vivere diversamente. Nelle piccole cose. Vai al lavoro facendo una nuova strada. Entra in un bar sconosciuto o in un negozio molto costoso. Prova un nuovo sport. Fai qualcosa che non hai mai fatto prima.
Ogni giorno, mentre fai le tue cose, chiediti: cosa posso fare in modo diverso proprio ora? Crea l’abitudine di provare cose nuove, allontanandoti gradualmente dalle solite routine.
Esci dalla tua zona di comfort. Ovviamente, se hai fatto tutto quanto detto finora, hai già fatto un bel passo fuori dalla zona di comfort. Ma qui andremo oltre, affronteremo le tue paure. Non solo le guarderemo negli occhi, ma le affronteremo. Hai paura delle altezze? Facciamo paracadutismo. Hai paura del tuo capo? Vai da lui con nuove proposte. Hai paura delle nuove compagnie? Vai a una festa da solo, senza nasconderti dietro una conversazione con amici. Imparerai a gestirti in queste situazioni.
Riposa. Pensavi fosse solo lavoro? No. Riposo obbligatorio fuori casa, senza internet e in solitudine. E fornisci a te stesso un feedback onesto. Cosa è successo? Come è andata? Quali cambiamenti ci sono stati? E come vivere dopo tutto questo?
Quello che ti aspetta a metà di questo percorso (non dico alla fine, perché è una strada infinita) supererà le tue aspettative. Facendo queste (semplicissime!) cose quotidianamente e integrandole nella tua vita, sentirai armonia e potenza, vedrai la luce alla fine del tunnel e il sentiero che ti mostrerà la giusta direzione. Col tempo, quel sentiero diventerà una strada.
Buona Pratica
Luigi Silvestri
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Solitamente non faccio i buoni propositi per il nuovo anno. Quest'anno voglio provare a farli, non sarà niente di, diciamo, pratico ma saranno dei propositi per me stessa. Uno l'ho già iniziato da qualche settimana ed è quello di amarmi di più, non ho ancora smesso di impegnarmi e mi sembra una cosa positiva, poi pensavo di trovare del tempo per me stessa facendo ciò che mi piace e come ultima cosa devo avere più coraggio per affrontare la vita. Quest'ultimo è quello che mi preoccupa di più, so di non essere per niente coraggiosa e di non amare i cambiamenti in generale, ma ci sono cose che devo prendere in mano per fare in modo di essere serena, non dico felice che è troppo, serena va più che bene. Il problema è avere proprio il coraggio per farlo, è questo che mi manca e che rovinerà probabilmente la mia serenità.
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antinelli analizza la formazione con il mood di calabria che urla 'chi non ci crede stia a casa' ai microfoni della champions
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Resoconto della prima settimana del nuovo lavoro.
Sono stanchissima e non so bene il perché. Forse è perché è tutto un insieme di abitudini nuove, forse perché fa pure un sacco di caldo, però alzarmi la mattina sempre alle 6:40 è stata una botta in fronte più delle settimane precedenti.
È stata dura abituarsi a tutto nuovo: il vecchio ufficio era la mia seconda casa, sentivo tutto parzialmente mio e, sebbene sapessi che staccarsi da quei comfort sarebbe stata dura, viverlo è stato pure più pesante del previsto. È una cazzata, lo so pure io, ma ora abituarsi al caffè e ai caffellate acquosi dei konbini è tosta, oltre allo sbatti di doverci andare e pagare pure per quella mezza merda. Sto pensando di portare qualcosa da casa perché io non sono il tipo da fare ste spese stupide che a fine mese un poco si sentono; questa settimana è stata di rodaggio e di indulgenza, non a caso ho mangiato pure un po' più del solito nonostante sia un periodo in cui non mi vedo particolarmente bene. Avevo fatto un minicut prima di andare in India che non era nemmeno andato troppo bene a livello di kg persi, poi ovviamente ho ripreso qualcosa perché figurati se in viaggio mi metto a fare la dieta, poi tra preciclo e ciclo la bilancia non l'ho voluta vedere nemmeno col binocolo, finito il ciclo mi sono sentita un poco più me stessa e ora questa settimana nuovamente gonfia come un pallone e quindi più mi sento gonfia più mangio per disperazione (non fa una piega proprio). In verità sto pensando di farmi seguire da qualcuno da Settembre perché dopo 2 (diciamo 3) anni mi sono un po' stufata di fare quasi tutto da sola, però dato che ovviamente pagherei un PT in Italia dovrei pagare in euro e, data la situazione disastrosa dello yen, parte di me è un po' restia - pure perché è da tempo che voglio pure cominciare la psicoterapia, perché anche là sia altri soldi sia altri euro e quindi boh che palle sto paese di merda, uno già rischia la povertà con uno stipendio normale poi ci si mettono pure le politiche economiche di merda.
Il lavoro in sé per sé non mi dice niente, quasi mi fa schifo (come quello vecchio) e questa è stata l'ennesima conferma che a me i lavori d'ufficio fanno proprio cacare. Non hanno proprio senso e mentre stiamo tutti cacati per l'IA, io non mi capacito di come tutti sti processi non siano stati ancora automatizzati: cioè spiegatemi il senso di dover compilare decine di moduli al giorno A MANO e di controllare se le info scritte in documenti diversi siano giusti. Sono sicura che l'IA lo saprebbe fare pure meglio, però eccoci qua a perdere tempo per qualche spicciolo. Il problema è che non sono nemmeno una sognatrice e seppure vorrei fare lavori meno monotoni e fighi, voglio pure i soldi, per cui almeno per il momento, mi tengo il lavoro d'ufficio bello stretto finché dura. Il lavoro vecchio mi manca perché ormai sapevo quasi fare tutto, però come mi ripeto da sola e come mi ha detto la mia amica "alla fine hai cambiato SOLO per i benefit", ed è vero, quindi pensiamo che ho avrò più ferie e smart (sebbene ancora devo capire come funziona perché a quanto pare non danno lo smart in giorni fissi ma li richiedi tu ogni tanto) e non ci pensiamo più.
Un'altra cosa buona è che il livello di giapponese che devo usare adesso mi pare più alto (oltre a dover usare ancora meno l'inglese). Sarà pure che è pieno di termini nuovi (ormai quelli del vecchio lavoro li avevo imparati quasi tutti), ma mi sento più in difficoltà (ed è una cosa buona perché significa che ho solo margine per migliorare). Problema grosso sono le telefonate: mai stata amante nemmeno in Italia, figuriamoci a parlare al telefono in una lingua non tua e con persone che ti parlano a manetta in maniera inutilmente cerimoniosa (e tu devi esserlo altrettanto)... spero non mi dicano mai di cominciare a rispondere perché penso che mi ci vorranno tantissimi mesi per sentirmi pienamente in grado.
Una cosa di cui sono contenta è che, dopo un anno, scrivere mail in keigo non è più un problema. A volte sono così fiera delle mail che scrivo che faccio le foto e le invio alle mie amiche (con cui non faccio che bestemmiare questo popolo per queste inutili cerimoniosità). In più a volte quando parlo mi escono parole che nemmeno ricordavo di sapere e mi sento in grado di affrontare la maggior parte delle situazioni quotidiane senza troppe preoccupazioni (andare al comune, visite mediche ecc) anche se non capisco tutto, in qualche modo si fa. Insomma, il motivo per cui sono venuta era principalmente questo e sono felice di star migliorando. Certamente avere attorno continuamente persone straniere che parlano letteralmente come fossero native è deprimente, però oh, loro sono qui da anni e anni, per me questo è il secondo anno in totale e anche se lo studio dal 2014 si sa che non è la stessa cosa che vivere la lingua tutti i giorni.
Questa domenica ho il test per la certificazione linguistica di giapponese livello N2 (il secondo più alto), ma già so che non passerò per la seconda volta perché oggettivamente non ho studiato molto e nelle ultime settimane non ho proprio aperto libro. Ho speso altri 7000¥ a vuoto e pazienza...
Nella metà di Agosto a quanto pare ci sarà una settimana intera di festa per l'Obon (la festa dei morti) e non mi pare vero. È dal 7 maggio che lavoro senza sosta e sono oggettivamente molto stanca. Manca un altro mese quindi non possiamo far altro che farlo passare. Madonna bella.
#my life in tokyo#lavoro#pensieri#pensieri diurni#1 year of my life in tokyo#scritto durante il mio viaggio in treno di 1h#HTB-BCD
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13.12.2024
Davanti a un piatto di tagliatelle al pomodoro mi dici che mi manca una scintilla.
Mi hai mandato un messaggio all'alba "Pranziamo insieme oggi? Lo so, hai poco tempo, vengo io da te in ufficio, scendi mezz'ora e via."
Quando ti vengo incontro c'è una piogerella sottile, mi aspetti con il cappuccio della felpa tirato su, sembri un liceale a una manifestazione per la pace. Da un locale sulla piazza si sentono note di una canzone dei Beatles, nell'attesa passeggi piano su e giù quasi ballando.
Mi vedi e sorridi appena. "Ho il raffreddore, non ti bacio" dico. "Ma falla finita" e mi tiri in un abbraccio che mi toglie il fiato e mi salva la vita. Lo sai che mi manca l'abbraccio di un uomo e mi tieni stretta un po' di più, mi dai due baci con lo schiocco su una guancia. Sei il solito cuore grande.
"Il posto dove volevo portarti ha gente a strati" mi dici quasi giustificandoti di aver ripiegato sul solito bar. Un piatto di pasta banale, ma chi se ne frega.
Ci sediamo e non metti tempo in mezzo, che tempo non ne abbiamo. "Non hai una bella cera" mi dici, "ti manca una scintilla. Devi smettere di dedicarti sempre agli altri, guarda che gli anni passano". "Sei uno stronzo" ti dico con tutto il bene che ti voglio. "Sì ma dico la verità" chiosi, mentre prendi la prima forchettata.
Ed è così. Sono 15 anni che ti conosco e non mi hai mai detto una bugia, né su di me né su di te. Hai ammesso senza pudore ogni tuo difetto, fragilità, incoerenza, ogni perversione, piccolo crimine, ipocrisia; con me non hai omesso niente, nemmeno le bugie dette agli altri, quelle proprio brutte che potevano farmi cambiare idea su di te. Soprattutto, non hai negato la tua grande passione per le donne, animo da traditore seriale. "Siamo amici, non ti devo vendere niente di me", mi hai sempre detto. E continui ad andare giù dritto senza pietà. Così mi dici la verità anche stavolta, su come sto di merda.
"E fammi capire, dovrei trovare una scintilla a settimana, come qualcuno di mia conoscenza?" dico con un filo di cattiveria. Ti offendi appena, ma lo nascondi dietro un occhiolino da bulletto. "Non ho mai detto di essere un esempio". Fai il duro ma un paio di volte ti sei fatto parecchio male anche tu, ce lo ricordiamo bene tutti e due.
"Non sono pronta, mi sembrerebbe di usare le persone" ti dico mentre cincischio nel piatto. "Sei sempre la solita pesantona" mi guardi dritto nei pensieri "ci sono le vie di mezzo". "Con le vie di mezzo non ho mai fatto pace, lo sai" dico, ma non lo reggo il tuo sguardo, cerco di distrarmi sul tavolo accanto. Tre studenti stanno ripetendo per un esame, stentano un inglese tecnico.
"Non vorrai mica fermarti all'ultima strofa della tua canzone" mi dici. "Invece sono proprio caduta sul mio ultimo metro" ti rispondo, ma sento la tristezza che sale troppo, non la so gestire, devo cambiare argomento. Penso alla canzone, a quante volte l'ho ascoltata in questi anni e a come ogni volta mi sono salite le lacrime.
"Se sono anni che la scegli e me la dedichi, vuol dire che lo sapevi già come sarebbe finita. La mia corona di stelle e di spine" dico e ci scherzo su, ma mica tanto. L'ho pensato spesso, in questi ultimi mesi, che tu forse l'avevi previsto che lui mi avrebbe lasciato così da un giorno all'altro; i tuoi tanti consigli detti o appena abbozzati, e che non ho mai voluto ascoltare, erano profetici.
"Te l'ho già detto mille volte, le canzoni non si scelgono. Semplicemente la ascolto e sei tu" dici fermo. Hai queste grandi certezze, le vorrei anche io.
"Avrò sempre paura" ti dico "anche quando odio averne. Ma mi resta la fantasia". Fai una smorfia. "La solitudine non è mai dolce, come la pioggia nelle scarpe" sussurri appena, e mi fai tenerezza perché lo so cosa intendi, lo siamo un po' tutti, soli. "E comunque" aggiungi "tre anni sono tanti anche per te. Ora basta starci sotto."
"Mezz'ora scaduta" cerco di sdrammatizzare, ma lo so che hai ragione. Ora basta. "Non facciamo che ci rivediamo fra un anno, eh" ti dico mentre, come sempre, litighiamo per chi deve pagare. Ridi di gusto ma già guardi il cellulare e sei di nuovo lontano, di nuovo perso dietro chissà quale amore settimanale. "Almeno l'anno prossimo non sarà di venerdì, io non sono superstizioso ma..." paghi e mi fai la linguaccia. Ti dò un pugno sul braccio, ti rimetti il cappuccio e usciamo sulla piazza dove ancora suonano i Beatles.
Vorrei sentire Santa Lucia in questa luce grigia, per gli amici che vanno e ritornano indietro. E hanno perduto le ali.
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una cosa che manca nella mia vita è una persona che mi dia corda quando voglio organizzare cose con scarso preavviso, ad esempio negli ultimi mesi sono stato sovraccaricato di stress, ho un po’ di tempo libero il prossimo weekend (non questa settimana) e vorrei farmi due giorni fuori al mare (meteo permettendo), sono single e i miei amici quando si tratta di queste cose sembrano più impegnati del presidente del consiglio, quindi non so, potrei andarmene da solo però mi piacerebbe un po’ di compagnia cazzzzz
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Ore 6 del mattino
Mi preparo per andare al lavoro , oggi mattina ,nel pomeriggio porterò la piccola al cinema ,domani andrò a prendere le ultime cose che mancano per la partenza
Ad una settimana dal viaggio , al lavoro abbiamo un cambio di direttore , così per non rimanere indietro sto facendo più ore dell orologio . Per prendermi questi 5 giorni tra i salti mortali economici , sto cercando di incastrare tutto quanto. Ma il sorriso della cucciola quando parliamo del nostro viaggio è impagabile. Quando ero piccola non ho mai fatto un viaggio con i miei genitori ,se non quando andavamo a trovare i nonni a Torino.
I miei pensieri sono sempre troppo pesanti ultimamente. Mi manca così tanto quella leggerezza , quel sorriso stampato in faccia. Chissà dove sei.
Forza caffè e si corre al lavoro.
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È quasi una settimana che sto cercando di mangiare più sano, senza eccedere con le porzioni e senza friggere qualsiasi cosa mi passi sotto le mani (se non per gli altri). Mi manca il cibo ultra mega grasso? Un po', ma per ora sto trovando super gustose anche le insalate con il pollo alla griglia, i pomodorini e le scaglie di grana. Tipo oggi che ho pranzato con della pasta in bianco, rigorosamente con olio, grana e peperoncino. Sembra un pasto da malati e invece a me è piaciuto da morire. Cose belle di oggi: poche. Questa mattina mi sono ritrovata una vespa gigante in casa, entrata da non so dove visto che le finestre erano rimaste tutte chiuse da ieri sera. Per ammazzarla ho urlato e tirato colpi di scopa ovunque, con il risultato di aver spaventato la gatta più grande che ha ben deciso di avvinghiarsi alla mia caviglia sinistra per attaccarmi (☠️). Beh comunque ho casa libera e tempo di leggere e ascoltare la musica e cucinare qualcosa per i prossimi giorni perché poi so già che appena torno dal lavoro, la stanchezza prende il sopravvento e non voglio più fare nulla. Avrei fatto anche una bella passeggiata sotto al sole ma oggi ha deciso di riempirsi di nuvole e probabilmente piovere, ciò incrementa il mio odio per qualsiasi cosa. Sto diventando sempre di più una persona che predilige l'estate all'inverno. Ma ne riparleremo quando ci saranno 40 gradi e starò boccheggiando sul letto con mille punture di zanzara a darmi fastidio su tutto il corpo.
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Io ogni tanto sono una vera boomer e non me ne pento. Del tipo oggi chiamo la lavanderia per sapere se sono pronti i cappotti:
- no guardi ancora ne manca uno
- allora li passo a prendere la settimana prossima
- va benissimo almeno saranno tutti pronti
E qui potevo salutare e invece:
- TANTO ANCORA NON È TEMPO DA CAPPOTTI 🤣🤣🤣🤣🤣
- HA PROPRIO RAGIONE 🤣🤣🤣🤣
Che boomer raga sono
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sono le 15.43 e mi ritrovo qui a scrivere questo pensiero che mi scandaglia in testa da quando, settimana scorsa, ho visto la mia psicologa. ho guardato le foto su Instagram di sedicente amica stamattina. sì e sposata, in via ufficiale, stamane alle 10. ho visto quella foto dopo aver passato la sera precedente a rivedere su facebook vecchi Ricordi insieme: gite, viaggi, uscite, quella volta al mare, quella sera su skype in videochiamata. la mia Ragazza mi ha chiesto come mi facesse sentire vedere quelle foto sapendo che domani non sarei andata né alla cerimonia né al ricevimento del matrimonio. sinceramente: mi dispiace. ma non tanto perché ho deciso di non andare dando contro alla mia psicologa, ma perché se penso a quella che era lei un tempo, mi manca terribilmente quella persona. poi penso che è da almeno 5 anni che scrivo qui sopra ed è da almeno 5 anni che la chiamo sedicente amica. sono anni che lei non si comporta da amica, anni che mette da parte tutto ogni volta che incontra una persona della quale si invaghisce. sono anni che lei viene da me solo ed esclusivamente quando ha bisogno, quando ha problemi, quando non si sente bene e sono anni che io le ho sempre aperto la porta di casa anche ad orari improponibili come le 2 o le 3 del mattino. ecco, alla luce di questo, dove cazzo è stata lei quando ho avuto bisogno? quando mio fratello ha fatto l'incidente, quando avevo mal di testa un giorno si e i successivi 100 pure, quando mi hanno diagnosticato la schizofrenia, quando hanno trovato un tumore a mia madre, quando sono stata lasciata. lei dove cazzo era? semplice non c'era. e io sono stanca di dover sempre fare la "superiore" quella che la giustifica con "ah ma va be' dai è fatta così" sono stanca. una sua amica mi ha scritto dicendomi di venire almeno a salutare perché sa che ci tengo. vuoi la verità? a me sto matrimonio ha rotto il cazzo da mo, tanto si sposeranno anche senza la mia presenza perché non è così fondamentale. vado contro la mia psicologa, contro un'amicizia che dura da anni sulla carta, ma che poi nel concreto si è arenata anni fa quando lei ha deciso che la figa fosse piu importante dei suoi amici.
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Dai mi sto riscattando un minimo rispetto alla scorsa settimana su più fronti, ho finalmente finito di sottolineare un argomento intero (informatica), sono passata tra i qualificati (ripescati) del torneo di Natale di bowling e voglio dare il massimo alla finale di domani sera (se volete supportarmi ne ho davvero bisogno) e la lezione di guida di oggi è andata bene nonostante tutta l'ansia accumulata da mercoledì scorso e il terrore di fare errori, perché dopo essere partita e aver iniziato a fare tutto quel che mi si chiedeva mi sono sciolta un po', tanto da provare a instaurare una conversazione con il mio istruttore mentre guidavo, il che da un lato è stato un bene, ha creato un po' più di fiducia ma dall'altro mi ha distratta nell'ultimo tratto di strada, comunque avevo davvero bisogno di sentirmi dire sei stata brava in una cosa complicata come il bilanciamento (mi ha proprio applaudita), con i pedali vai abbastanza bene e tranquilla che pian piano sistemiamo anche il volante che comunque è andato meglio della scorsa volta, davvero sentire questa frase mi ha sciolto un peso assurdo che ho avuto tutto il weekend sia da sveglia che di notte sottoforma di incubi, mi ha detto testualmente a te manca solo comprendere di esserne in grado, ed è proprio questo che mi blocca ma non solo alla guida ma in generale nella quotidianità.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#pensieri#pensieri random#bilancio della giornata#credere in me#posso farcela#ricorda che sei capace
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