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Dorothea Lange: lo sguardo partecipe sui migranti dell'America
Dorothea Lange fa parte del gruppo di fotografi selezionati dal programma governativo degli Stati Uniti F.S.A. (Farm Security Administration), con il compito di documentare la vita delle popolazioni americane colpite da calamità atmosferiche e costrette per sopravvivere ad abbandonare le proprie case e a migrare in altri territori; Dorothea Lange sarà coinvolta dal 1935 fino allo scoppio della…
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In questo iconico scatto di Dorothea Lange, una giovane madre tiene tra le braccia il neonato, come una moderna Madonna col bambino. Potrebbe sembrare un dipinto rinascimentale fuori contesto, se un dettaglio inquietante non ci riportasse al presente: una bottiglietta di Coca Cola in primo piano, trasformata in un biberon di fortuna.
Le madri migranti ritratte da Dorothea Lange sono moltissime: i loro volti raccontano non solo la tragedia del presente, ma anche la speranza per il futuro, custodita negli sguardi un po' spaesati dei bambini che le circondano.
Questo è il ritratto di una delle moltissime famiglie in viaggio verso la California, alla ricerca di un futuro migliore. Ad attenderli, a loro insaputa, delle condizioni di vita probabilmente peggiori rispetto a quelle lasciate. Il viaggio nella cultura statunitense ha sempre simboleggiato un valore positivo, di conquista del territorio e di libertà, assumendo un significato identitario; ma nel momento storico documentato da Lange, il viaggio rappresenta un vero e proprio esodo, una traversata imposta dalle circostanze avverse in direzione di una terra inospitale e, spesso, provvisoria.
La mostra è stata resa possibile anche grazie al prezioso sostegno di pba S.p.A., sponsor ufficiale. Il tema dell'inclusione, delle migrazioni, della crisi economica e sociale nella società americana fotografata da Dorothea Lange sono temi di estrema contemporaneità che hanno assunto una diffusione globale. Per pba S.p.A. la consapevolezza della “diversità” come valore può considerarsi strumento per creare una società più accogliente e sostenibile.
"Dorothea Lange. L'altra America" è aperta al Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 4 febbraio 2024, prenota ora il tuo biglietto al link https://bit.ly/3Ftpn7p
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Dorothea Lange, "Charly Family, one month from South Dakota, now on the road in California". Tulelake, Siskiyou County, California 1939.
#MuseiBassano #DorotheaLange #BassanodelGrappa #VisitBassano
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Oltre 30.000 visite per la mostra Dorothea Lange a Camera
Sono stati più di 30.000 i visitatori della mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro proposta a Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino da metà luglio a inizio ottobre. Tanti sono stati gli spunti di riflessione su temi attualissimi come la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni che la mostra, e il seguitissimo programma di incontri, hanno offerto ai visitatori…
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DOROTHEA LANGE. Racconti di vita e lavoro
La capacità di rappresentare in uno scatto situazioni drammatiche della vita dell’uomo rende Dorothea Lange una delle fotografe più apprezzate e, ancora oggi, attuali nella storia della fotografia
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Dorothea Lange e Futures 2023 alla Camera di Torino
A Torino, Camera, il Centro Italiano per la Fotografia, propone due mostre all’insegna della grande fotografia. La prima è la mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro, che si compone di oltre 200 immagini ed è curata dal direttore artistico Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi, sul la carriera di Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 - San Francisco, 1965), autrice che è stata, come disse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”. Il percorso, visitabile fino all’8 ottobre, si concentra sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documentò gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti. Fra il 1931 e il 1939, il Sud degli Stati Uniti fu infatti colpito da una grave siccità e da continue tempeste di sabbia, che misero in ginocchio l’agricoltura dell’area, costringendo migliaia di persone a migrare. Dorothea Lange fece parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration, agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del New Deal, a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley, e realizzò migliaia di scatti, raccogliendo storie e racconti, riportati poi nelle didascalie che completano le immagini. È in questo contesto che realizzò il ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e stremata dalla povertà, che vive insieme ai sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse. I temi trattati da Dorothea Lange sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito , oltre a evidenziare una tappa della storia della fotografia del Novecento. In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, fino all’8 ottobre c’è nella Project Room la collettiva Futures 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca. Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti Futures Photography, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 40 scatti. Attingendo a varie pratiche di creazione fotografica, da quelle di riutilizzo di immagini e materiali di archivio fino a quelle che vedono l’impiego di software e nuove tecnologie, i progetti indagano non solo usi e costumi della società odierna, ma anche le nuove tendenze che attraversano il panorama della fotografia contemporanea. I progetti della mostra sono di Andrea Camiolo (Leonforte, 1998), Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994), Zoe Natale Mannella (Londra, 1997), Eleonora Roaro (Varese, 1989), Sara Scanderebech (Nardò, 1985), Alex Zoboli (Guastalla, 1990). Read the full article
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Non so se a voi succede, ma ci sono delle volte che quando vedo una foto o un’immagine mi perdo a fantasticarci dentro perchè c’è un qualcosa che ritrovo familiare e mi dico che chissà se in un’altra vita magari ho vissuto quello che vedo. Mi succede con Madre Emigrante di Dorothea Lange o con Ricordo di un dolore di Pellizza da Volpedo, secondo me è che le due donne ritratte hanno lo sguardo di mia madre, nostalgico, malinconico, quello sguardo che io riconduco alle donne del sud, uno sguardo duro, scuro, pieno e sofferto, non so come spiegarlo, mi sembra lo sguardo della terra. Mi succede che se guardo queste due immagini, mi perdo di nostalgia di quei momenti in cui qualcuno ha sofferto e io non c’ero per sostenerlo, una roba del genere. Un’altra immagine che mi muove molto è La fanciulla sulla roccia a Sorrento perchè è il momento che ambisco, vivo per arrivare a quella fanciulla e allora quando lo vedo sento mancanza e mi fa stare male. Non so sia sindrome di stendhal o semplicemente ci sono espressioni della realtà e dell’essenza e umana (arte) che mi toccano profondamente, com’è giusto che sia. Io mi perdo a guardare queste immagini e fantastico, mi chiedo quanti anni abbiano, cosa fanno nella vita e se la vita è stata dura con loro e quanto, se hanno una casa, che casa, se qualcuno li ama o se sono soddisfatti o stanchi e poi mi immedesimo. Ma boh chissà perchè vi sto dicendo ste cose, non c’ho voglia.
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La tristezza non è mai una bella sensazione. Me la immagino come un animaletto con tanti denti aguzzi, che sta nel nostro corpo. Per la maggior parte del tempo dorme, ma a volte si sveglia e ha fame. Si sente proprio che comincia a rosicchiarti il cuore. Non fa così male da gridare, ma si diventa più deboli e si vorrebbe riposare. Romy Hausmann - La mia prediletta
📷 Ph Dorothea Lange
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Anche l’università fotografa
di Andrea Scandolara
-- La fotografia non ha mai salvato una vita umana; anzi, a volte si è resa responsabile di un’uccisione, come in Vietnam quando Eddie Adams fotografò il generale Nguyễn Ngọc Loan mentre sparava a bruciapelo alla testa di un prigioniero vietcong; si è sempre sostenuto che senza la presenza del fotografo il Generale non avrebbe messo in atto quell’azione esemplare mirata a fiaccare la resistenza dei nordvietnamiti. Questa è la posizione dei paladini del pensiero negativo.
Ma ci sono altri modi per pensare alla funzione sociale della fotografia. La stessa foto di Eddie Adams, o quella famosa di Nick Ut alla bambina nordvietnamita ustionata dal napalm americano, sono state di supporto alla formazione negli Stati Uniti di un movimento d’opinione contrario alla guerra del Vietnam che gradualmente ha contribuito a porre fine al conflitto. E questa è la posizione dei fautori del pensiero positivo.
Ma gli esempi su questo tema sono tanti, basti pensare all’intervento fatto negli anni Trenta negli Stati Uniti dalla Farm Security Administration, che assunse alcuni tra i più famosi fotografi dell’epoca (tra gli altri Ben Shahn, Walker Evans, Dorothea Lange, Margareth Bourke-White, Jack Delano, Gordon Parks) per documentare la vita durante gli anni della Grande Depressione e per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema della povertà e dell’emarginazione.
Sono storie vecchie, d’accordo, ma la fotografia sociale c’è ancora. Photovoice è una metodologia partecipativa nata per evidenziare le condizioni e i problemi degli esclusi e degli emarginati attraverso le immagini, capaci queste di un maggior impatto emotivo e di adeguati contenuti rispetto al testo scritto. Non ci sono dubbi sul fatto che la fotografia in quanto linguaggio debba relazionarsi con la società e con la vita degli individui al pari degli altri linguaggi. Quando nel 1992 nacque Photovoice, ideata da Caroline C. Wang, si è pensato subito che immagini e parole insieme potessero effettivamente esprimere i bisogni, i problemi e i desideri delle comunità e degli individui; i partecipanti poi possono appartenere a tutte le età e gli stati sociali, inclusi coloro che possono essere discriminati dal linguaggio, dal genere, dalla razza, dalla disabilità.
L’Università di Padova, nell’ambito del corso di laurea Magistrale in Psicologia di comunità, ha già da tempo istituito un laboratorio di photovoice il cui ultimo lavoro di 12 partecipanti riguarda come l’attuale pandemia da Covid19 abbia compromesso la cultura, sia questa artistica, sportiva o universitaria. “Spazio alla cultura” è il titolo del lavoro che ha dato origine a un libro di 60 pagine e a un sito web per la versione on-line
https://photovoice4.wixsite.com/spazioallacultura
https://www.instagram.com/spazioallacultura
Le possibilità si riducono: mettere da parte i vestiti di scena nell’attesa di esibirsi di nuovo oppure cercare momenti d’incontro, destrutturato e incontrollato. Sono solo queste le alternative possibili?
Ma sentiamo cosa dicono i tutor del laboratorio Marta Gaboardi e Massimo Santinello.
“L’Università, uno dei centri principali nella trasmissione della cultura, prende così posizione attraverso la voce (e le fotografie) di chi la vive quotidianamente, in un momento cruciale per la propria crescita personale e professionale. Quale impatto ha avuto il Covid-19 sulla cultura? Questa è la domanda a cui hanno cercato di rispondere attraverso le fotografie, non limitandosi a evidenziare i limiti della situazione ma riflettendo insieme su cosa si è fatto e si potrebbe fare per portare avanti e lottare per la cultura.
“Non è stato quindi un laboratorio di fotografia, un’occasione per apprendere come fare una buona fotografia, ma un modo per cercare di raccontare come sia stata percepita e vissuta la sostanziale sospensione di offerta culturale che il nostro paese ha vissuto come conseguenza dell’epidemia da Covid-19. Le immagini sono state solo una parte del percorso, e sono servite a favorire una discussione sulle contraddizioni e le difficoltà legate alla gestione della pandemia. Ma non solo, sono parte di un processo di accresciuta consapevolezza: le scelte, gli scatti fatti dagli studenti accompagnati dai loro brevi testi ci portano a ricostruire la loro idea di cultura, la loro visione di come sta evolvendo questo momento storico, e l’importanza che assume nella loro vita.”
Fotografia partecipativa, fotografia sociale, tutti interventi mirati a migliorare le condizioni di vita. Una goccia nell’oceano, dirà qualcuno: ma se manca, l’oceano rimarrà per sempre privo di quella goccia.
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Studenti partecipanti al laboratorio: Alex Agnoletto, Luisa Alma Casapulla, Elisa Cocco, Thieny Ribeiro de Figueroa, Valeria Giorgi, Marco Godizzi, Lucia Meroni, Nicola Orlando, Martina Padovani, Amelia Privitera, Elisa Mariangela Quagliano, Teresa Schiavato.
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2019 Dorothea Lange-Paul Taylor Prize - $10000 in Awards - Calls for Submissions
Using the online submission system, submit up to 19 images, 15 pages of double-spaced writing, and/or 10 minutes of time-based media. Applicants must also submit a one-page project description, and a curriculum vitae with a $70 entry fee by May 15.
DEADLINE MAY 15, 2019
For more information: https://www.theartlist.com/art-calls/2019-dorothea-lange-paul-taylor-prize
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The Irreverent Portraits Project :: Pat & Mat in Rome, (by the Colosseum and on Saint Peter’s Square)... • “Photography takes an instant out of time, altering life by holding it still. 💫 Dorothea Lange (La fotografia cattura un istante fuori dal tempo, altera la vita tenendola ferma.) • #irreverentportraits #myportraitsproject #ockstyle @ockstyle #the35mmdiary #orsolaciriellokogan #blackandwhite #ilovefilmphotography #instaportraits #postcardsfromrome #accidentalturist #isfci @istitutosuperioredifotografia @mateldacodagnone #appetibilisliving @appetibilis1 @ottimomassimo #ockphotojournal #ockphotography (at Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CBFXNOKotxC/?igshid=1fax4015xi3ui
#irreverentportraits#myportraitsproject#ockstyle#the35mmdiary#orsolaciriellokogan#blackandwhite#ilovefilmphotography#instaportraits#postcardsfromrome#accidentalturist#isfci#appetibilisliving#ockphotojournal#ockphotography
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PER LA FESTA DELLA MAMMA VOGLIAMO RICORDARE FLORENCE THOMPSON: UNA "MADRE MIGRANTE" CORAGGIOSA, DISPOSTA A TUTTO PER SFAMARE I SUOI FIGLI. La donna ritratta nella foto è Florence Owens Thompson, di trentadue anni e madre di sette figli. Sul viso tutti i segni di una vita densa di sacrifici e sofferenze. Siamo negli Stati Uniti, anno 1936. Gli effetti della Grande Depressione sono durissimi. Il prezzo più alto lo pagano le classi meno abbienti, costrette a fare di tutto per sopravvivere. Florence con suo marito e i figli dopo aver raccolto le barbabietole nella Imperial Valley si stava spostando verso Watsonville per cercare lavoro nei campi di lattuga. Dovettero fermarsi per una rottura della vettura su cui viaggiavano. Rimasti senza lavoro, e a corto di viveri finirono per vendere i pneumatici della loro automobile per sfamarsi. Proprio in questo tristissimo frangente Florence viene immortalata in sei scatti da Dorothea Lange, fotografa che stava realizzando una serie di reportage sulla condizione dei migranti, dei braccianti e degli operai tra il 1935 e il 1939. La foto più celebre prenderà il nome di "Migrant Mother". Dorethea raccontò: "non ho chiesto il suo nome e la sua storia. Mi ha detto che aveva 32 anni e che avevano vissuto raccogliendo verdure congelate dai campi circostanti e uccelli morti". Solo quarant'anni dopo Florence scoprirà di essere diventata famosa grazie a questo scatto. Colpita da un ictus, rivelò di essere la "Migrant Mother", e ricevette 35.000 dollari di donazioni per potersi curare. Morì il 16 settembre 1983. Sua figlia Katherine, intervistata dalla CNN, dirà che la madre era una donna forte, la spina dorsale della famiglia; che spesso si privava del cibo ma non aveva mai lasciato nessuno dei suoi figli a stomaco vuoto. Cannibali e Re Cronache Ribelli
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Read in February
Favourite cover of the month:
Books finished:
Sonnets from the Portuguese by Elisabeth Barrett Browning (poetry) ★★★☆☆
Migrant Farmers by Dorothea Lange (non fiction, photography) ★★★★★
Bluets by Maggie Nelson (non fiction, memoir) ★☆☆☆☆
The Suspicions of Mr. Whicher (non fiction, true crime) ★★★★☆
Losing Earth: A Recent History by Nathaniel Rich (non fiction, environment and history) ★★★★☆
Tallulah's Solo by Marylin Singer (fiction, children picture book) ★★★★☆
Still reading:
Permanent record by Edward Snowden (non fiction, memoir)
Are We Smart Enough to Know How Smart Animals Are? by Frans de Waal (non fiction, science)
The Tenant of Wildfell Hall by Anne Brontë (fiction, classics)
Educated by Tara Westover (non fiction, memoir)
The living mountain by Nan Sheperd (non fiction, memoir, nature)
The Rift by Nina Allan (fiction, science-fiction)
To read:
The horizon is on fire: Five Russian Poets of the 20th Century: Blok, Akhmatova, Mandelstam, Tsvétaïéva, Brodsky
De Brevitate Vitae by Seneca (non fiction, philosophy)
De Vita Beata by Seneca (non fiction, philosophy)
The Fate of the Universe by Jean-Pierre Luminet (non fiction, science)
#on my nightstand#currently reading#i totally fail to bring a black author to the mix#and i feel bad about it#it was mostly a non fiction month and i felt the absence of true literature strongly few times in the month#i wasn't really in the mood to read the tenant of wildfell hall while i was very hungry for more fictional stories#and while i didn't want to start a new book#the combination of the three contradictions was very frustrating#maggie nelson was a major disappointement: i can barely remember Bluets.#to be honest the french publisher made comparisons taht were completely out of place (with Pascal a major classic french philosopher)#the translation was uninspired and i have a very limited interest to read about romance sex and separation#but even so i can't shake the feeling that the writing was random#thankfully losing earth and mr Whicher made compulsive reading#i didn't want to stop reading them#two addictive books methodically constructed and very well documented which brought history under a new light
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Cos’è la vita? È il lampo di una lucciola nella notte. È il respiro di un bufalo d’inverno. È la piccola ombra che attraversa l’erba e si perde nel tramonto Proverbio dei Piedi Neri foto Dorothea Lange. July 1936. Washington, Pennsylvania.
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2018 CDS Dorothea Lange-Paul Taylor Prize - $10000 in Awards
A prize of $10,000 is given annually by the Center for Documentary Studies at Duke University to support documentary artists, working alone or in teams, who are involved in extended, on-going fieldwork projects that rely on and exploit the interplay of words and images. The winner's work will also be published in the Center for Documentary Studies online magazine and placed in the Archive of Documentary Arts at the Rubenstein Library at Duke University. Competitive applicants to this prize have a point of view derived from an in-depth understanding of place, history, and the current situation, in concert with a personal relationship to the proposed work. Ultimately, their commitment is to use documentary expression to motivate the thinking and reflection of others. A panel of writers, editors, and documentary artists will judge. Using the online submission system, submit up to 19 images, 15 pages of double-spaced writing, and/or 10 minutes of time-based media. Applicants must also submit a one-page project description, and a curriculum vitae with a $70 entry fee by May 15.
DEADLINE MAY 15, 2018
For more information: https://www.theartlist.com/art-calls/2018-cds-dorothea-lange-paul-taylor-prize
#art#art calls#CDS Dorothea Lange-Paul Taylor Prize#Center for Documentary Studies#Duke University#theartlist
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160 donne, 160 foto
di Andrea Scandolara
--- Fare una mostra di fotografie scattate solo da donne potrebbe sembrare inopportuno in un clima nel quale si cerca la parità di genere; ma vedere che una singola mostra raggruppa 160 autrici che hanno contribuito alla storia della fotografia fa cambiare subito opinione; il loro numero indica già una parità e non da oggi ma già dai primi anni del 1900, ben prima della rivoluzione femminista degli anni ’60 e ’70.
Encomiabile l’operazione che hanno fatto Silvia Bianco, Ken Damy e Walter Liva, i curatori della mostra Donne&fotografia appena aperta a Udine dal CRAF in una centrale chiesa sconsacrata della città.
Raccogliere 160 foto di autrici internazionali non deve essere stato facile: il prestito è stato accordato da una decina di privati, gallerie e fondazioni, una di queste della Repubblica Ceca; ma tutto fa supporre una eccellente conoscenza della storia della fotografia, per lo meno per il periodo che va dal 1900 ad oggi.
E non deve essere stato facile creare un percorso espositivo trattandosi di foto a colori e in bianconero, di corpi, paesaggi e oggetti, di periodi ben diversi tra loro. Proprio questa eterogeneità ha imposto accostamenti per epoche precise (decenni) all’interno delle quali le differenze dei generi fotografici si scatenano.
Il percorso, assai complesso, tocca differenti epoche e culture d’Europa, delle Americhe, Africa, Asia, Australia. Le frontiere non esistono, nemmeno i confini per la creatività, questo è il miracolo della fotografia.
Tuttavia qui non è in gioco il riscatto del genere femminile impegnato in una professione un tempo prevalentemente maschile, ma per dirlo con le parole di Ken Damy “il vero scopo di questa importante esposizione è di verificare se le differenze stilistiche e di contenuto siano poi così evidenti”.
E’ innegabile che esista un modo femminile di guardare al mondo e questa già potrebbe essere una delle risposte. Il concetto è rafforzato dalle parole di Angelo Bertani, presidente del CRAF di Spilimbergo: “nel campo della fotografia la sensibilità femminile si esprime sopratutto nel saper dare la dovuta importanza agli stati d’animo più intimi e di conseguenza anche ai dettagli più nascosti e apparentemente trascurabili.”
In virtù di una diversa sensibilità della donna si dovrebbe riscontrare “una minor rudezza d’approccio alle cose, una gentilezza di tratto anche là dove l’impegno documentario è maggiore, una pietas più difficile da rintracciare altrove, un’attenzione non retorica per il corpo femminile, analizzato senza eccessivi e timorati pudori.” (nota 1)
D’accordo, ma ci vorrà impegno nel guardare le fotografie, spesso queste differenze non sono così evidenti.
La mostra è imperdibile: 120 anni di capolavori messi insieme, autori opss... autrici capisaldi della fotografia, le cui opere abbiamo ammirato più volte su libri e antologie, non lasciano dubbi sull’importanza dell’iniziativa.
Le sorprese del Friuli non si fermano qui. Alla Galleria Tina Modotti di Udine (ex Mercato del pesce) è aperta fino al 29 ottobre, sempre a cura del CRAF una mostra di Newsha Tavakolian, giovane fotografa iraniana dal 2015 membro della prestigiosa Agenzia Magnum. Altra fotografa, peraltro presente nella collettiva di cui sopra, impegnata nei reportage, compresi quelli in zone di guerra, molto richiesti dai periodici internazionali. Sono in mostra immagini a colori di grande formato dove il soggetto è trattato con una sensibilità diversa che dichiara apertamente un approccio che va oltre quello documentario. E’ un messaggio che non arriva soltanto dal soggetto ma anche dallo stile, un suo stile inconfondibile.
Tavakolian a 36 anni è già richiestissima dalla stampa internazionale e i riconoscimenti per i suoi lavori non si contano più. Ma è curioso un episodio che non fa che aumentare la stima che abbiamo per lei. Nel 2014 vinse un premio messo a disposizione da una fondazione di un banchiere francese: 50.000 euro più una mostra e un volume con le sue foto. Il lavoro descriveva le condizioni di vita in Iran di coloro che erano stati adolescenti durante la rivoluzione komeinista. Il banchiere chiese alla Tavakolian di cambiare il titolo al lavoro e di togliere il testo che lei aveva preparato a corredo. “Non sono un fiore delicato, voglio solo prendermi la responsabilità del mio lavoro”, fu la risposta mentre restituiva il premio compreso l’importo in denaro. Successivamente ha usato parole pesanti e decise in merito all’influenza del mondo occidentale nel tentativo di condizionare l’arte iraniana e di conseguenza i suoi lavori. Coerenza.
(nota 1) Romano Vecchiet, Dirigente del Servizio Integrato Musei e Biblioteche
Donne&fotografia
dal 30.09.2017 al 7.01.2018 - Chiesa di San Francesco, Udine - orario: venerdì e sabato 15.00-18.00, domenica 10.30-12.30, 15.00-18.00. Ingresso libero.
Le autrici sono: Fatima Abbadi, Berenice Abbott, Umida Akhmedova, Laure Albin Guillot, Lola Alvarez Bravo, Diane Arbus, Eve Arnold, Marina Ballo Charmet, Letizia Battaglia, Shobha Battaglia, Inez Baturo, Marina Berio, Ruth Bernhard, Rosangela Betti, Lynn Bianchi, Jelena Blagovic, Irena Blühovà, Hou Bo, Claude Bodier Batho, Margaret Bourke White, Marianne Brandt, Marilyn Bridges, Barbara Brooks Morgan, Lynn Butler, Marcella Campagnano, Lisetta Carmi, Ghitta Carell, Frances Aretta Carpenter, Carla Cerati, Denise Colomb, Augusta Conchiglia, Gabriella Csozso, Imogen Cunningham, Judy Dater, Liliane de Cock Morgan, Pamela de Marris, Diana Y Marlo, Delphine Diallo, Desiree Dolron, Gertrude Duby, Rena Effendi, Angele Etoundi Essamba, Gertrude Fehr, Trude Fleishmann, Rosa Foschi, Barbara Forshay, Martine Franck, Gisèle Freund, Susan Friedman, Toto Frima, Toni Frissell, Enikô Gàbor, Serena Gallini, Flor Garduño, Nan Goldin, Dorothee Golz, Henriette Grindat, Anne Marie Grobet, Shu Hamaura, Ester Havlová, Annemarie Heinrich, Florence Henri,Majlinda Hoxha,Regina Hübner,Zann Huizhen Huang,Elizaveta Ignatovic, Connie Imboden, Irina Ionesco, Graciela Iturbide, Monique Jacot, Bruna Kazinoti,Uma Kinoschita, Jaschi Klein, Sabine Korth, Germaine Krull, Dorothea Lange, Rebeka Legovic, Annie Leibovitz, Gerda Leo, Jana Leon, Elaine Ling, Monia Lippi, Mari Mahr, Rebecca Major, Mary Ellen Mark, Cindy Marler, Paola Mattioli, Marie Maurel de Maillé, Ruth Mayerson Gilbert, Janice Mehlman, Sheila Meitzner, Susan Meiselas, Manuela Metalli, Lee Miller, Tina Modotti, Lucia Moholy, Edit Molnar, Daniela Monaci, Sarah Moon, Inge Morath, Galina Moskaleva, Eleni Mouzakiti, Maria Mulas, Shirin Neshat, Jeanine Niepce, Cristina Nunez, Eleonora Olivetti, Cristina Omenetto, Elizabeth Opalenik, Ana Opalic, Orlan, Lina Pallotta, Slavka Pavic, Lynwood Pelham, Dita Pepe, Anna Pisula Mandziej, Marion Post Wolcott, Joan Powers, Lieve Prins, Agnese Purgatorio, Bettina Rheims, Leni Riefenstahl, Ursula Richter, Andre Rogi, Louise Rosskam, Ernestine Ruben, Marialba Russo, Katarina Sadowski, Sara Saudkova, Jane Schreibman, Cindy Sherman, Dayanita Singh, Sandy Skoglund, Viera Slavikovà, Vee Speers, Camila Sposati, Elisabeth Sunday, Karin Székessy, Brigitte Tast, Newsha Tavakolian, Joyce Tenneson, Olga Tobreluts, Naomi Toki, Ivana Tomanovic, Giuliana Traverso, Linda Troeller, Deborah Tuberville, Doris Ulmann, Carla van de Puttelaar, Danielle van Zadelhoff, Tereza Vickovà, Verena von Gagern, Sabine Weiss, Katarzyna Widmańska, Alice Wielinga, Susannah Wilshire Torem, Wong Wo Bik, Wanda Wulz, Mariana Yampolsky, Madame Yevonde, Yva, Cristina Zelich, Erszebet Zinner, Maria Zorzon.
Newsha Tavakolian
dal 29.9 al 29.10.2017 - Galleria Tina Modotti (ex Mercato del pesce), via Paolo Sarpi, Udine - orario: venerdì e sabato 15.00-18.00, domenica 10.30-12.30, 15.00-18.00. Ingresso libero.
#Donne&fotografia#Silvia Bianco#Ken Damy#Walter Liva#Angelo Bertani#CRAF#Tina Modotti#Newsha Tavakolian#Magnum photos#Romano Vecchiet#Andrea Scandolara
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