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#donna velata
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Raphaël (Italian, 1483-1520) La Donna Velata, ca.1514
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beatricecenci · 7 months
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Luigi Conconi (Italian, 1852-1917)
Donna velata
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canesenzafissadimora · 3 months
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Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori.
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Alessandro Manzoni
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monologhidiunamarea · 3 months
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Raffaello Monti , La Donna Velata
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fridagentileschi · 7 months
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L'organizzazione inglese per la classificazione dei film ha alzato il rating di Mary Poppins da "Per tutti" a "Bambini accompagnati"🙄
Motivo: per due volte viene pronunciata la parola Ottentotti considerata offensiva e razzista.
Ma si vietiamogli questo ai bambini e invece facciamogli osannare questi imbecilli di influencer che bestemmiano simulano atti osceni parlano di droga donne oggetto e fanno i video coi mitra in mano chiamando lo stupro resistenza e facendo passare la donna velata libera ...ve l ho detto...ci estingueremo ma non per un asteroide stavolta.....😥😥 Oramai il ridicolo è passato per serio...
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miravariable · 1 year
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another digital pet portrait, this time my cousin's dog, Chloe as La Donna Velata by Raphael!
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Sahira based on La donna velata
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anchesetuttinoino · 1 month
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«Io e i miei servizi saremo estremamente vigili rispetto a qualsiasi prova che indichi violazioni del DSA  (il Digital Services Act, ndr) e non esiteremo a sfruttare appieno i nostri strumenti, anche adottando misure provvisorie, qualora ciò fosse giustificato per proteggere i cittadini dell’Ue da gravi danni”. Per comprendere il senso della lettera aperta che il francese Thierry Breton ha indirizzato lo scorso 12 agosto a Elon Musk, bisogna partire dalla fine e cioè da questa non troppo velata minaccia che il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi ha rivolto al patron di X.
A poche ore dal faccia a faccia con Donald Trump – ma è solo un caso, ça va sans dire  – Breton ha sentito la necessità di ricordare a Musk che “da un grande pubblico derivano ancor più grandi responsabilità” e che l’Unione Europea è sempre lì, pronta a sanzionarlo qualora non ottemperasse ai dettami del Digital Services Act. Il DSA impone, tra le altre cose, di adottare misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per quanto riguarda l’amplificazione di contenuti dannosi in relazione a eventi rilevanti o che promuovono odio, disordini, incitamento alla violenza o determinati casi di disinformazione e si applica “senza eccezioni o discriminazioni alla moderazione dell’intera comunità di utenti e ai contenuti di X (incluso lei stesso come utente con oltre 190 milioni di follower) accessibili agli utenti dell’Ue”, avverte Breton.
Insomma, una sorta di “odiare ti costa” in salsa UE con cui le istituzioni si preoccupano di tenere al sicuro i cittadini dalla disinformazione, dal linguaggio d’odio e dalla propaganda di contenuti dannosi. Bello, bellissimo – anche se un tantinello paternalistico (a proposito, non dovevamo combattere tutti contro il patriarcato?) – se non fosse che a decidere cosa sia vero, a stabilire cosa sia dannoso, a sancire cosa sia odio sono gli stessi che da anni caldeggiano il totale sovvertimento della realtà in favore di un mondo “fatato” in cui, per esempio, è odio dire che una persona con i cromosomi XY sia un uomo, mentre risponde al vero che ci siano uomini che mestruano o partoriscono. Ma non solo.
È “odio” sostenere la vita umana sia sacra, inviolabile e non possa essere mercificata, mentre è “sacrosanto” sponsorizzare la compravendita di neonati per la soddisfazione dei desideri degli adulti. È propaganda omofoba sostenere che un bambino abbia diritto a crescere con una mamma e un papà mentre è assolutamente normale che l’aborto assurga a diritto fondamentale al pari della libertà personale perché, in fondo, quello nel ventre materno è solo un grumo di cellule. Ovviamente, donna è chi donna si sente e Fragolina83 può dire la sua su tutto purché garantisca un adeguato livello di petaloarcobalenosità, mentre il Presidente degli Stati Uniti può essere tranquillamente messo a tacere quando lo decide Mark Zuckerberg.
D’altronde, veniamo da anni in cui affermazioni quali “il vaccino fornisce la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose” o “non ti vaccini? Ti ammali, muori” sono state certificate dai sacerdoti della verità come oro colato mentre l’opinione di chi ha avuto l’ardire di porsi qualche domanda è stata bollata come negazionismo o fake news, paroline magiche che stanno bene su tutto ciò che contraddice il mainstream e mette in pericolo le verità precostituite che tutti noi abbiamo il dovere di accettare con fede cieca e totale devozione.
Non sorprende, dunque, che Breton richiami all’ordine Musk ricordandogli che c’è qualcuno che si preoccupa di certificare cosa sia vero e cosa no e di punire chi sbaglia, anche, eventualmente, imbavagliandolo. È necessario che al popolo sia somministrata una verità testata e approvata nei massimi consessi. Per il nostro bene e per il bene della democrazia. Tutto torna, no?
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arreton · 7 months
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La difficoltà maggiore, nel non riuscire a ricordare bene e avere i ricordi confusi, è che si è incapaci di raccontarsi la propria storia e farlo in maniera cronologica, dove riesci a vedere gli sviluppi ed i cambiamenti, e di conseguenza si è incapaci di raccontarla agli altri. Ciò credo che potrebbe risultare complicato nella psicoterapia (soprattutto se fatta in centri pubblici, dove hanno una certa fretta): lo psicologo si ritrova un racconto confuso, disordinato, a tratti incoerente, ripetitivo e inaccessibile poiché subisce la confusione e la paura del paziente nel vedersi una nuvola nera che gli avvolge il cervello. Se da un lato è vero che lo psicologo "è lì per quello", dall'altro lato penso che... dipende. Credo che dipende dalla scuola di provenienza, dai protocolli seguiti, dal tipo di psicoterapia che segue. Col pubblico poi, hai una certa fretta: la psichiatra, che contrastava i miei impulsi di allora (dettati da una regressione depressiva), me lo disse chiaramente prima di iniziare che lo psicologo non era mio padre, che lì non si faceva psicoanalisi e che le tempistiche non erano così lunghe. Considero le mie due psicoterapie a tratti fallimentari ma non le stigmatizzo: sono contenta di averle fatte e mi hanno comunque lasciato degli spunti su cui riflettere, spesso non tanto sulla mia storia (che risulta ancora grossomodo inaccessibile a me e quasi del tutto inaccessibile a loro) ma più sul transfert che ho avuto nei loro confronti, chissà se loro hanno analizzato il loro controtransfert. Col senno di poi posso dire che lo psicologo in particolare riceveva da parte mia una forte pressione su più fronti: da un lato sono arrivata che gli chiedevo disperatamente (ma in maniera molto velata, che nemmeno io avevo notato) di essere amata e protetta perché mi sentivo totalmente smarrita al punto che volevo semplicemente smettere di esistere, gli chiedevo di amarmi da padre ma credo di averlo in un certo senso "sedotto" e avergli instillato il dubbio di provare un certo interesse da maschio nei miei confronti; dall'altro lato gli addossavo il carico della mia autoanalisi che al tempo contribuì a farmi sprofondare di più nell'angoscia, autoanalisi di stampo psicoanalitico quindi una scuola molto estranea a lui che era un cognitivo comportamentale. La psicologa invece credo che subisse da parte mia una certa repulsione: ho l'impressione di averla in qualche modo cacciata e tenuta distante, forse in quanto donna; ogni suo tentativo di mostrarsi in qualche modo amica era respinto da me (quei pochi momenti in cui ha confidato alcuni aspetti della sua vita, ad esempio, non sono stati da me accolti ma del tutto ignorati), credo che respingevo anche i nostri incontri dato che una volta sbagliai anche a ricordare l'orario di una nostra seduta prensentandomi con un ritardo di quarantacinque minuti; credo insomma che ci fosse una certa conflittualità da parte mia.
Al momento, anche se non sto seguendo nessuna psicoterapia, mi chiedo come potrei superare questo limite del linguaggio, questa falla linguistica che ho nel raccontare il mio passato ad un eventuale psicologo (meglio psicoanalista). Ma è una di quelle domande non solo inutili, ma ansiose di chi vuole controllare e prevenire. Bah.
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dato-georgia-caucasus · 7 months
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Raphael - La Donna Velata, 1516
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fibula-rasa · 9 months
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Seen in ’23: Annual Roundup
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Top new-to-me films of ‘23 
(in the order I saw them, not preference)
The Blizzard / Gunnar Hedes saga (1923) [imdb | letterboxd]
The Rafter’s Bride / Koskenlaskijan morsian (1923) [imdb | letterboxd]
Funeral Parade of Roses / 薔薇の葬列 (1969) [letterboxd | imdb]
Dorian Gray in the Mirror of the Yellow Press / Dorian Gray im Spiegel der Boulevardpresse (1984) [letterboxd | imdb]
Drylongso (1998) [letterboxd | imdb]
The Cruz Brothers and Miss Malloy (1980) [letterboxd | imdb]
The Burning Crucible / Le Brasier ardent (1923) [letterboxd | imdb]
Let’s Scare Jessica to Death (1971) [letterboxd | imdb]
Merry-Go-Round (1923) [letterboxd | imdb]
Dream Demon (1988) [letterboxd | imdb]
Mazel Tov / Ost und West (1923) [letterboxd | imdb]
The Signal Tower (1924) [letterboxd | imdb]
The Second Track / Das zweite Gleis (1962) [letterboxd | imdb]
Restless Blood / Levoton Veri (1946) [letterboxd | imdb]
The Man Without Desire (1923) [letterboxd | imdb]
Revolutionary Girl Utena: The Adolescence of Utena / 少女革命ウテナ アドゥレセンス黙示録 (1999) [letterboxd | imdb]
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Honorable mention:
Ritratto di donna velata (1972) [letterboxd | imdb] (because it’s technically a mini-series)
Spirits of the Dead / Histoires extraordinaires (1968) [letterboxd | imdb] (because it would make the year-end list for “Toby Dammit” alone TBH)
So, according to letterboxd, only 33% of the films I watched in 2023 were rewatches. In an unexpected bit of consistency, that’s also my proportion of rewatches for ‘22 and ‘21. Sometimes crunching the numbers teaches you potentially meaningless things about yourself.
On my letterboxd, I put together a list of my top new-to-me films of ’23, in case you want an easier way to check if there’s anything you might want to add to your own watchlists!
READ ON BELOW THE JUMP!
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As I continued my tradition of watching films as they turn 100, the 1920s was my most-watched decade as it was in 2022.
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I was startled looking at the stats that the 1930s were so underrepresented! To ward that off in 2024, I think I’ll binge some pre-codes. Maybe we should all watch pre-codes in March 2024 to dishonor Will Hays on his birthday?
My top individual years were:
1923
1987
1986
1920
1911
1971 (unexpected!) 
1988
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In another bit of unexpected consistency, I seem to have watched roughly 60% American-made films every year for the last 3 years?
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Regardless, I think my MVP for this year was Finland. Teuvo Tulio is quickly becoming one of my favorite directors and the silent films from Finland that I watched this year were highlights too!
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My most watched actors for 2023 were:
Alice Howell
James Finlayson
Stan Laurel
Snub Pollard
Katherine Grant
Marie Mosquini
Christopher Lee
Jackie Cooper
Lois Weber
Mabel Normand
Noah Young
Oliver Hardy
Richard Smith
Can you tell that I watched a ton of silent comedy in 2023? Of course Marie and Snub are making a return appearance here from last year, so I suppose I watched plenty of comedy shorts in ‘22 as well.
If you were only to count the feature films that I watched, Christopher Lee, Boris Karloff, Douglas Fairbanks, Vincent Price, and William Haines would top the list!
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My most watched directors were:
Alice Guy
Dave Fleischer
George Jeske
Arthur Rankin Jr. & Jules Bass
Charley Chase
John G. Blystone
Lois Weber
Richard Smith
Maya Deren
Phillips Smalley
Another affirmation that I watched a whole lot of silent shorts, but this time because of the fantastic Pioneers: First Women Filmmakers set. I highly recommend picking up a copy (or checking it out of your local library). Not only is the set well curated, but there are so many great extras to put the films in context. 
For Christmas ‘23, I got the Cinema’s First Nasty Women set and I’m very excited to marathon those and be influenced into a year of behaving badly.
Maya Deren makes the list because I re-watched her films in advance of my cosplay/profile of her. If you haven’t dug into Deren’s short but fascinating filmography yet, I highly recommend it!
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stellastjamessongs · 1 year
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The Job Interview
Aveva impostato la sveglia di buon mattino e l'aveva disattivata al primo trillo, essendo già più che cosciente. Era riuscita a dormire discretamente rispetto alle proprie (pessime) aspettative, sicuramente aiutata dalla serata in compagnia e dalla conversazione spensierata e non troppo concentrata sul colloquio che avrebbe avuto da lì a poche ore. Si era sollevata dal letto e, camminando con passo felpato per non disturbare il ragazzo o Pooka che ancora dormiva nella cuccetta, si era diretta verso la cucina. In verità il rimescolio all'altezza dello stomaco era ben diverso da quello che solitamente precedeva la colazione, ma aveva già optato per qualcosa di leggero che le desse energia ma non rischiasse di appesantirla o, peggio ancora, comportasse effetti collaterali ben poco gradevoli con la prospettiva di un incontro così importante. Aveva quindi sorseggiato una tazza di the e si era costretta a mangiare almeno tre biscotti. All'arrivo di un Pooka scodinzolante e allegro, si era affrettata a versargli acqua e croccantini nelle sue ciotole ed era tornata in camera, chiudendosi l'uscio alle spalle.
Quindi (dopo aver controllato l'orologio e aver constatato che sì, era perfettamente in orario con il programma pre-colloquio), aveva steso il tappetino e indossato un completino elasticizzato che le consentisse agevolmente di seguire la sedicente playlist rilassante di un'insegnante di yoga. Dopo circa un quarto d'ora, dovette arrendersi e ammettere che era difficile stabilire se la donna avesse sopravvalutato il proprio talento, o se avrebbe dovuto rassegnarsi al fatto che il proprio corpo fosse letteralmente incapace di rilassarsi. Non restava che cominciare a prepararsi con calma e con serenità. Aveva già estratto dall'armadio il completo confezionato da Quinn e nella valigetta aveva già inserito tutta la documentazione necessaria, gli spartiti e il MacBook.
Dopo la doccia si era spalmata la crema per il corpo e, attenta a non sgualcirlo, aveva indossato il tailleur: una camicetta di un rosa antico, sotto una giacca di una sfumatura più accentuata e abbinata ai pantaloni che ne fasciavano perfettamente le gambe. Aveva indossato le scarpe eleganti ma assai scomode il cui tacco avrebbe dovuto slanciarla (se non si fosse presa una storta prima, mandando all'aria il colloquio stesso) e si era applicata un trucco leggero, prima di dedicarsi ai capelli che erano modellati in una lieve ondulatura. Aveva quindi indossato orecchini abbinati, un orologio da polso più elegante di quello quotidiano e un bracciale. Studiò il proprio riflesso un'ultima volta, lisciando la camicia da pieghe invisibili e traendo un profondo respiro, prima di accennare a un sorriso. “Buongiorno,” cinguettò a voce bassa, “mi chiamo Stella St. James, ho sempre sognato di incidere le mie canzoni e...” si interruppe, scuotendo la testa e dovendo resistere dall'impulso di passarsi le mani tra i capelli. Inspirò ed espirò profondamente, prima di schiudere gli occhi e ricominciare. “Mi chiamo Stella St. James e... credo che darò di stomaco da un momento all'altro,” gemette con voce più stridula, accomodandosi sul bordo della vasca da bagno.
Si interruppe al suono del cellulare la cui suoneria personalizzata le segnalò che si trattava della madre, come prevedibile. Seppur avesse il timore che avrebbe rischiato di vomitare se avesse parlato a lungo e prima del colloquio stesso, si costrinse a ritornare nella camera da letto per rispondere. Ma, dopotutto, la madre aveva la straordinaria capacità di condurre quasi da sola un'intera conversazione, ragion per cui dovette limitarsi a dei mormorii che le dessero prova che stesse ascoltando e fosse d'accordo. Riuscì persino a ridere della minaccia non troppo velata di sporgere denuncia contro la casa discografica nel caso in cui le avessero fatto intraprendere a vuoto quel viaggio. Le promise che le avrebbe telefonato nell'esatto momento successivo all'esito del colloquio e sospese la chiamata. Solo allora lesse i messaggi di incoraggiamento e di auguri degli amici e delle amiche, quelli di Rebecca e di Karen e l'ansia, per brevi secondi, cedette il passo alla tenerezza e a un pizzico di commozione. Scosse il capo e le parve quasi di sentire la voce di Quinn che le intimava: “Non pensarci neppure! Non è un mascara waterproof!”
Si rimise in piedi e controllò la propria agenda e l'orologio: aveva spuntato tutte le voci della lista, aveva tutto il necessario addosso e nella valigetta. Quindi, in teoria, era pronta. Devo solo smetterla di tremare e uscire da questa stanza, si disse con un ultimo sospiro. Socchiuse gli occhi, appoggiò la mano sulla maniglia, rilasciò il respiro e infine uscì dalla propria camera.
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southernlonewolf · 1 year
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D'una sottoveste velata copro
la nudità del mio mare impetuoso
per quel pudore da fanciulla
che ancora non s'è accorta
del suo corpo di donna...
Barbara de Haviland
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fioredialabastro · 4 months
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Nella doccia e nella tempesta
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Questi primi giorni di giugno mi sono scivolati addosso all'improvviso, mentre l'acqua tiepida della doccia avvolgeva le mie membra stanche, confondendosi con la pioggia scrosciante e i tuoni fragorosi che da qualche ora avevano preso in ostaggio la casa.
Ho pensato all'altra sera, in cui mi ero sentita leggera e spensierata, come se fossi stata la protagonista di una commedia americana ambientata in qualche paesino sperduto di campagna. C'era, infatti, la festa dell'oratorio, e mi ero unita al gruppetto solito di amici per assistere al torneo di calcio saponato, e fare il tifo sugli spalti di legno ammassati tra la gente, mentre le risate e le chiacchiere si disperdevano nella brezza leggera odorosa di fritto, fumo e cola. Non avevo mai visto una competizione sportiva di quel genere, perciò mi ero divertita, come accade ogni volta che imparo qualcosa di nuovo.
Mi sono poi tornati in mente i dieci euro che avevo trovato casualmente sotto ad un tavolo, e la gioia che avevo provato nel regalarli spontaneamente ad un'amica che era stata nell'area bimbi tutta la sera come membro dello staff di volontari.
Ho apprezzato, infine, la serenità con cui ho accettato dentro di me l'amara sorte di chi si innamora dell'impossibile e accoglie ciò che arriva, poiché soffocare le emozioni è la vera sofferenza, mentre lasciarle fluire nel proprio cuore permette di dar loro il giusto peso, liberarsi da deleterie fantasie, amare in modo puro e non precludersi nuove conoscenze.
Quanto era bello l'altra sera, l'impostore della mia quiete. Ogni volta che le nostre anime si toccano, mi sembra di vivere quella famosa descrizione di Tolstoj in "Guerra e Pace", che tanto piace alle pagine social di letteratura:
"Per alcuni istanti si guardarono negli occhi in silenzio, e ciò che era lontano, impossibile, a un tratto diventò vicino, possibile, inevitabile."
Nessun uomo, prima di lui, mi aveva mai guardato in un modo così stratificato: alla base c'è sempre la gioia, l'incanto e la paura di chi ha incontrato la donna della sua vita, ma poiché non la può avere al suo fianco come compagna, in privato si aggiungono una velata tristezza e una serena consapevolezza di poterci comunque essere per lei, mentre in pubblico prevalgono teneri sorrisi, guizzi dispettosi e occhiate fugaci, per poi concedersi di nascosto una dolcezza, un'ammirazione e un'intensità indescrivibili.
A volte vorrei mi stringesse a sé in un profondo abbraccio, nella doccia e nella tempesta. Tuttavia, non è questo il suo ruolo e la felicità di averlo tra i punti di riferimento del mio cammino di vita presente supera ogni ostacolo di natura umana.
Questi primi giorni di giugno mi sono corsi incontro pieni di gioia, come il nuovo cane della vicina, che mi aspetta ogni volta che esco dall'auto per riempirmi di coccole, ricordandomi che l'amore incondizionato è l'unica ragione per cui vale la pena vivere.
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fridagentileschi · 6 months
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I tecnici della commissione (architetti del Comune di Milano, un architetto membro della commissione per il paesaggio e una persona nominata dalla Sovrintendenza) hanno negato il permesso a collocare in piazza Duse, come richiesto dai familiari di Vera Omodeo, la scultura raffigurante una madre che allatta il figlio, scrivendo che richiama "valori rispettabili ma non universalmente condivisibili".
IO LA PUBBLICO NELLA MIA BACHECA, spero lo facciano in molti, perché è un’opera bellissima come bellissime sono le mamme che allattano.
(Opera di Vera Omodeo)
Che amarezza...mi rifiuto di capire...la maternità è l' unico valore universale condivisibile...senza questo valore nessuno di noi esisterebbe...offensivo e disumano casomai è una donna infibulata- velata- offesa nella sua essenza e umanità...ma il mondo continua ancora ad essere in mano a misogini siano essi comunisti o islamisti...
P.s. Tumblr lo dichiara per adulti e lo nasconde non io. Invece le donne schiave dell' islam sono ritenute idonee ai canoni standard...non la natura...se si voleva una ulteriore conferma su chi comanda eccola.
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gabbiadicarta · 10 months
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Non è not all men. Semmai è un sì tutti gli uomini. Anche il padre di Giulia è un uomo quindi anche lui è come Filippo. Per questo non diciamo not all man, perché per noi tutte la colpa è di tutti gli uomini ma non lo diciamo al padre di Giulia per non offenderlo. Così anche il fratello di Giulia. Lui potrebbe uccidere perché uomo, ma si spera non lo faccia. Il padre di Giulia condanna chi ha fatto quello che lui non ha fatto.
oddio, è spiegato abbastanza male la cosa. è not all men, in quanto si è consapevoli che non tutti gli uomini sono degli stupratori assassini, ma per quanto mi riguarda potrebbero tutti potenzialmente esserlo. avrò sempre paura prima di uscire con un uomo, che esso sia un amico di famiglia, un vicino, un collega di lavoro, un compagno di scuola, amico di amici. vedrò sempre una minaccia nel momento in cui un uomo farà una battuta velata sul mio corpo o poserà i suoi occhi su di me per più del dovuto. cambierò strada se necessario, se sono sola per strada al buio e incrocio un uomo che mi da qualche strano segnale.
vorrei che si capisse questo: ho al mio fianco un ragazzo che mi ama, mi sono circondata da amici uomini di cui mi sono fidata, ma c'è sempre un lato di me che avrà paura. per cui, non andate sotto ai post che riguardano questo topic esclamando: "eh, ma io non farei mai una cosa del genere, non siamo tutti così.", accettate semplicemente il fatto che questo è un grosso problema, che serve la rieducazione. accettate per una volta che è normale per noi donne aver timore, invece di esclamare stronzate quali: "ma anche le donne compiono violenza.", perché sappiamo entrambi che la violenza di genere è praticata maggiormente dagli uomini e sappiamo entrambi che nessuno di voi ha paura di uscire con una donna la prima volta, nessuno di voi pensa: "spero sia una persona a posto e non mi uccida." prima di uscire con una ragazza.
solo questo. not all men, ma accettate i nostri sentimenti e fateci capire con i gesti che voi meritate la nostra fiducia.
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