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I feel like I’m living inside of my head
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Storia Di Musica #314 - Susan Tedeschi, Live From Austin TX, 2004
Le storie di chitarre femminili di febbraio volevano sviluppare, lo ricordo per questo ultimo appuntamento, una questione che avevo sentito per radio (ho recuperato pure i particolare): durante la trasmissione Morning Glory di Virgin Radio, condotta da Alteria, alla domanda "quale sarebbe il tuo mestiere dei sogni" una giovane ascoltatrice scrisse "diventare una famosissima chitarrista, perchè non c'è ne sono". Alteria, che è anche musicista, ha subito cercato di smentire, ricordando Sister Rosetta Tharpe, la grandissima blueswoman e cantante gospel degli anni '30-'60 del 1900. Tuttavia, e alla fine di questo percorso che è sempre anche un'occasione per imparare qualcosa di nuovo, sono arrivato alla conclusione che, dal punto di visto della fama e della riconoscibilità, aveva ragione l'ascoltatrice, non c'è mai stata per gli indicatori appena descritti una chitarrista riconoscibile come Hendrix, Blackmore o Jack White, per citare tre chitarristi di epoche differenti. Allo stesso tempo, non vuol dire che non ci siano state chitarriste tecnicamente e musicalmente eccezionali, e le scelte di Febbraio 2024 sono solo un antipasto di un viaggio che lascerà deliziati chi vorrà continuarlo. Per concludere la carrellata, oggi vi porto a Norwell, Massachusetts, dove all'interno di una famiglia di origini italiani, i Tedeschi (che sono facoltosi, proprietari di una famosa catena di supermercato in tutto lo stato) nasce nel 1970 Susan. Sin da piccola è un prodigio nelle recite e a sei anni ha una piccola parte in un Musical itinerante che una compagnia locale porta in giro nella contea. Cresce in mezzo ai dischi, e per quelle strane ascendenze del gusto, si appassiona ai ritmi e alle atmosfere del blues. Susan Tedeschi frequenta il Berklee College, come Emily Remler (la prima protagonista delle storie di Febbraio) e si specializza in canto gospel e a 20 anni si laurea. Ne ha pochi di più quando fonda la prima Susan Tedeschi Band, con Adrienne Hayes, Jim Lamond e Mike Aiello che, dopo una fondamentale gavetta nel locali di Boston e dintorni, vengono notati da un musicista e produttore, Tom Hambridge (che vincerà nella sua carriera 7 Grammy Awards), che li mette sotto contratto per la piccola etichetta Tone Cool e produce il primo disco, che per scelta sua vedrà a luce solo a nome Susan Tedeschi: Just Won't Burn del 1998 è un grandissimo debutto, con la seconda chitarra di Sean Costello (uno dei più grandi talenti chitarristici di quegli anni, stroncato a 28 anni da complicanze della sua dipendenza dalla droga) che ha due hit da classifica in Rock Me Right e It Hurt So Bad, scritte con Hambridge. Il disco venderà tantissimo per un disco blues di una piccola etichetta, 500 mila copie, e porterà Susan Tedeschi a suonare per gente come John Mellencamp, B.B. King, Buddy Guy, The Allman Brothers Band, Taj Mahal e Bob Dylan. Nel 2003 apre quasi tutti i concerti americani del Licks Tour di un certo gruppo inglese, appena arrivato ai 40 anni di attività, i Rolling Stones, acquisendo una fama crescente, anche per le sue meravigliose qualità artistiche, che penso si esprimano al meglio nel disco di oggi.
È chiamata, per la terza volta, ad esibirsi per l'Austin City Limits, uno dei programmi musicali più famosi degli Stati Uniti, che trasmette un concerto dal vivo di 60 minuti sui canali della PBS, che è la televisione pubblica negli USA. Insieme a lei, William Green all'organo Hammond, Jason Crosby alle tastiere, violino e ai cori, Ron Perry al basso e Jeff Sipe alla batteria. Live In Austin TX esce nel 2004 ed è un delizioso esempio di classe e maestria musicale: la chitarra e la voce di Susan giganteggiano, senza mai strafare, ma lasciando evidenti tocchi di bellezza (tra l'altro vi invito a fare caso alla differenza che ha la sua voce quando canta e quando, quasi timida, ringrazia con un Thank You gli applausi). E la sua chitarra è una espressione di questa dolcezza: mai ossessiva, ma affilata e precisa, con assoli eleganti e morbidi, accompagnati da inserimenti degli altri strumenti. In scaletta pezzi del suo repertorio solista (It Hurt So Bad, la sofferta I Fell In Love, Wrapped In The Arms Of Another), altri scritti per lei (The Feeling Music Brings dal futuro marito Derek Tucks) ma soprattutto una meravigliosa collezione di cover, dove viene fuori il suo canto di impostazione gospel e tutto il suo talento: You Can Make It If You Try di Sly And The Family Stone, Gonna Move di Paul Pena, Alone di Tommy Sims (che produsse Streets Of Philadelphia di Bruce Springsteen), Love's in Need Of Love Today di Stevie Wonder e un suo cavallo di battaglia, sia su disco che dal vivo, Angel From Montgomery di John Prine, che è così strettamente identificata con Bonnie Riatt, altra grandiosa cantante e chitarrista, il cui testimone è preso da Tedeschi in questo senso. C'è il soul di Voodoo Woman di Koki Taylor, uno strumentale meraviglioso come Hampmotized e c'è la cover più bella e sentita di Don't Think It Twice, It's All Right di Bob Dylan: la versione originale del grande di Duluth era basata su un folk tradizionale, Who's Gonna Buy You Ribbons When I'm Gone?, e riprendeva un verso da una rielaborazione dello stesso brano fatta da Paul Clayton, che rititolò il brano Who's Gonna Buy Your Chickens When I'm Gone. Il brano ha una leggenda in sé: si dice che fu scritto da un giovane Dylan (il brano fa parte del leggendario The Freewheelin' Bob Dylan del 1963) preoccupato e "geloso" del fatto che la vacanza della sua allora fidanzata, Suzie Rotolo (che è la ragazza che appre nella copertina dello stesso disco a braccetto con lui), in Italia si stesse allungando troppo, immaginando quindi come sarebbe stato raccontare un litigio. In realtà come scrisse Nat Hentoff nel libretto originale (Hentoff è stato critico musicale del Village Voice per 51 anni) è probabilmente il primo degli innumerevoli "discorsi con sè" di Dylan, "un'affermazione che magari puoi dire per sentirti meglio… come se stessi parlando da solo". l'arrangiamento slow blues di Tedeschi è fantastico, con il violino e l'organo Hammond, e diventerà per anni uno dei momenti più attesi dei suoi concerti.
Concerti che saranno sempre il fulcro principale della sua attività, soprattutto dopo l'incontro, prima sentimentale e poi artistico, con Derek Trucks, altro chitarrista formidabile, erede della dinastia Allman Brothers, con cui formerà dal 2010 una Tedeschi Trucks Band, vincendo nel 2012 un Grammy con il disco Revelator. Una grande artista e un'altra grande chitarra da scoprire.
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Mike Patton, italian interview, sept 2000
Probably, this interview took place right before the concert at Arena Parco Nord in Bologna, during the Independence Days Festival. A nice thing to know: the guy interviewing Mike is also from the US, his name is Derek Simons. Enjoy!
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Interviewer: Siamo qua con Mike Patton dei Mr Bungle nonché di mille altri gruppi. So che devi salire sul palco tra pochissimo ma per quei pochi che in Italia ancora non ti conoscono, una domanda semplice semplice: descrivi il suono dei Mr Bungle. // Here we are with Mike Patton from Mr. Bungle, who's also been part of a ton of other bands. I know you're about to go on stage in a bit, but for those folks in Italy who might not know you yet, here's a super simple question: tell us what Mr. Bungle's music is like.
Mike: fiuuu, questo è difficilissimo! // Fiuuu, this is very hard!
I: (sarcasm mode on) no è semplice! // Oh no, it's easy!
Mike: no no no, un suono particolare, meglio (da) comprare il disco e scopri così. Io non posso descrivere. // Well, it's a unique sound, better to buy the album and discover it for yourself. I can't really describe it. (Mike Mike Mike, we don't expect these mistakse from you: "da" is incorrect here and you should have said "lo scopri così/ lo scoprirai così).
I: il disco "California" sta andando bene. // "California" is doing well.
Mike: sta andando abbastanza bene, benissimo no, diciamo a un livello modesto, sì.// It's going pretty well, not great, let's say at a modest level, yeah.
I: ma siete contenti? // Are you guys happy?
Mike: sì, però noi siamo contenti con poco, eh. // Yeah, but we're happy with very little, you know. (sweet smile and "contenti con poco" is fuc*ing native)
I: ho letto una lista di tutte le canzoni cover che fate nei vari concerti, ci saranno 80 diverse canzoni. Come mai questa passione per le teme delle colonne sonore dei film? // I've read a list of all the cover songs you perform at different concerts, there are 80 different songs. What's the reason for this passion for film soundtrack themes? (some mistakes here but our US friend has a pretty good italian, I remember him, LOL).
Mike: ma più che altro è che le nostre canzoni, che scriviamo noi, dopo un po' diventano un po' noiose e dobbiamo aggiungere qualche spezia, così. E i cover sono... è per questo motivo che suoniamo i cover. // More than anything, it's just that our songs, the ones we write ourselves, can get a bit boring after a while, so we have to add some spice to them. And the covers... that's why we play covers. (In Italian, "cover" is feminine so "le cover", not "i cover").
I: c'è un qualsiasi stile musicale che è rimasto da provare per voi? // Is there any music style left for you guys to try?
Mike: sempre. C'è sempre qualcosa da imparare, da provare. Però più che altro da imparare. Quanto tempo più che suono più che realizzo che più che so che non conosco niente, che non so niente. // Always. There's always something to learn, to try. But more than anything, to learn. The longer I play, the more I realize that I don't know anything, that I know nothing. (A bit chaotic but our grammar is a mess with this kind of phrase. He wanted to say "più suono, più mi rendo conto che non conosco niente, non so niente". Btw, the meaning is clear).
Mike: ciao ciao a tutti che stanno guardando "Surfing", ci vediamo! // Hi to all the people out there who are watching "Surfing", see ya!
In this interview, his Italian isn't at its best. Probably, he spent some time abroad during the summer, and he was a bit incorrect here and there. By the way, it's always more than good!
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
BAGLIORI VISSUTI
Henri Matisse, come Picasso, non ha mai abbandonato la figurazione: il rimando alla traccia che lasci intendere la forma. Traccia nascosta nel simbolo: la metà spezzata di un oggetto che attende e forse sogna la sua parte mancante. Quella parte spezzata è l'osservatore: egli vede e subito interpreta fornendo all'immagine i nomi delle cose. Eppure, non basta: l'immediatezza del riconoscimento non satura la domanda sul significato, sull'apparire dell'immagine come mondo estraneo al reale della visione comune. Così, l'osservatore in cerca del senso s'interroga sulle parole: la semplicità del disegno, la vividezza del colore, la descrizione ridotta all'essenziale, l'abbandono di ogni pretesa prospettica, fino all'emergere del segno come un'astrazione paludata. Si staglia sul confine, non attraversa la soglia: per quale ragione? Ecco ancora una domanda. Nessuno si chiede quale sia la motivazione creativa di un romanzo come di un testo saggistico poichè in essi non è mai assente il "logos", l'incessante relazione causale tra le parole che lasci sorgere la rappresentazione mentale del racconto, figure e luoghi prendono forma in cenni fugaci attingendo al patrimonio d'immagini analoghe che ci costituisce, scegliendo tra esse per imperscrutabili motivazioni. Ebbene, quella è la soglia mai attraversata da Matisse: l'affacciarsi sulla finestra della mente per coglierne le infinite ed effimere visioni. Che nulla hanno del reale pur essendone l'ineluttabile traduttore. Sono le espressioni. Il sedimento di tutti i sensi, degli innumerevoli bagliori vissuti e con essi i rumori, le voci, i suoni, quindi il linguaggio. Non esistono immagini perché ci sono i pittori ma esistono i pittori perché la coscienza produce immagini: l’essere umano pensa per immagini. Siamo, sopra ogni cosa, segno tracciato dai sensi. Ogni espressione ne fa cenno, lo ricorda. Quel ricordo è arte.
- Henri Matisse (1869 - 1954): "The Music Lesson, Two Women Seated on a Divan", 1921, The Cone Collection, Baltimora; "Anemoni e fiori di pesco", 1944, Detroit Institute of Arts; l'artista in una fotografia del 1949 di Robert Capa
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🐚. Film preferito?
Il musical Grease con John Travolta e Olivia Newton John, anche se poi ne ho altri nel cuore.
Grazie per la domanda.
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Per fortuna ci sono tante cose ancora consentite.
È consentito passeggiare nella natura e sporcarsi le scarpe di fango.
È consentito farsi scaldare il viso e il cuore dal sole tiepido di novembre.
È consentito sorridere, accarezzare gli animali, allungarsi per terra su un tappeto di foglie rosse, sentire i capelli impolverati e il sedere bagnato mentre si guarda uno scorcio di cielo.
È consentito sognare ad occhi aperti, lanciare sguardi di tenerezza, diventare madri di noi stessi e stringere forte al petto quel bimbo spaventato e ferito che abita dentro ognuno di noi.
È consentito ascoltare le onde sonore del silenzio, che riempie di musica sacra lo spazio vuoto tra le montagne e sentire l’eco che fa nella nostra anima.
È consentito salutare, perdonare, esprimere gratitudine per i traguardi raggiunti, ringraziare Dio per il dono della vita.
È consentito essere felici della felicità altrui. Sono consentite solo critiche garbate e costruttive, solo parole di incoraggiamento ed ammirazione. Sono consentiti solo gesti di gentilezza e attenzione.
È consentito provare a sentire con la pelle altrui.
È vietato dire “al tuo posto farei” perché sono diverso da te e non sono al tuo posto.
È vietato pretendere aiuto e rispetto senza essere rispettosi per primi.
È vietato pretendere amore, senza avere prima imparato ad amare. Sono sempre vietati assembramenti di critici professionisti, di moralisti e perbenisti.
È vietato avere per ogni domanda la risposta giusta. Sono, invece, consentiti dubbi e insicurezze.
È raccomandato farsi domande su quale sia la strada buona da percorrere.
È raccomandato pensare.
È fortemente vietato arrendersi, �� obbligatorio resistere alle numerose e dure prove della vita.
È consentito tornare all’essenza. Tutto ciò che è essenziale resterà sempre consentito. PAOLA DI GREGORIO art _by_ectosplash ************************ Luckily there are many things still allowed.
It is allowed walk in nature and get your shoes dirty with mud.
It is allowed have your face and heart warmed from the warm November sun.
Smiling is allowed, petting animals, stretch out on the ground on a carpet of red leaves, feel your hair dusty and wet bottom while watching a glimpse of sky.
It is allowed daydreaming, cast glances of tenderness, become mothers of ourselves and hold tightly to your chest that scared and hurt child that lives inside each of us.
It is allowed listen to the sound waves of silence, which fills with sacred music the empty space between the mountains and hear the echo it makes in our soul.
It is allowed greet, forgive, express gratitude for the goals achieved, thank God for the gift of life.
It is allowed be happy with the happiness of others. They are allowed only polite and constructive criticism, only words of encouragement and admiration. They are allowed only gestures of kindness and attention.
It is allowed try to feel with other people's skin.
It is forbidden to say "in your place I would do it" because I'm different from you and I'm not in your place.
It is forbidden demand help and respect without being respectful first.
It is forbidden demand love, without having first learned to love. They are always prohibited gatherings of professional critics, of moralists and respectable people.
It is forbidden to have for every question the right answer. However, they are allowed doubts and insecurities.
It is recommended ask yourself questions about which one it is the right way to go.
It is recommended to think.
It is strictly forbidden to surrender, it is mandatory to resist to the numerous and harsh trials of life.
It is allowed to return to the essence. Everything that is essential will always remain permitted. PAOLA DI GREGORIO art _by_ectosplash
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Where is My Mind è la cove dei Pixies. Nel misterioso intreccio dei pensieri e delle emozioni, "Where is My Mind" diventa il canto segreto dell'anima. Dunque, esplora con me il labirinto dei tuoi pensieri più profondi, dove le sinfonie dell'incertezza danzano con la melodia dell'ignoto. Scopri il significato nascosto dietro ogni nota, mentre cerchiamo insieme di dare un senso a questo intricato labirinto della mente. Entra nel viaggio sensoriale di "Where is My Mind", dove le parole si fondono con le emozioni, creando un paesaggio sonoro unico che risuona nel cuore di chiunque si sia mai chiesto dove abiti veramente la propria mente. Sbircia nel mistero, lasciati catturare dalla magia delle parole e scopri dove il tuo pensiero ti condurrà.
Inoltre, nel misterioso caleidoscopio della mente, "Where is My Mind" diventa il mantra avvolto nell'aurora dei tuoi pensieri. Esplora l'intricato labirinto della coscienza, dove le note di questa canzone si fondono con i confini sfumati della realtà. Un viaggio emozionante tra le sinfonie dell'anima, dove la ricerca diventa un'odissea sensoriale alla scoperta di dove il pensiero si perde e la creatività prende il volo. Scopri il significato nascosto dietro ogni battito e lasciati trasportare dalle melodie che guidano la tua mente oltre i confini convenzionali. "Where is My Mind" diventa così un invito a esplorare i territori inesplorati del pensiero, dove la tua mente troverà la sua danza segreta nell'armonia di questa suggestiva canzone. Pertanto, entra in sintonia con la tua mente, seguendo il ritmo di questa ricerca incessante, perché, alla fine, scoprirai che dove si perde la mente, si trova la creatività.
Nel turbine dei pensieri e nell'eco delle emozioni, "Where is My Mind" si rivela come un'ancora nel mare della tua coscienza. Tuttavia, connetti i meandri della tua mente con noi mentre cerchiamo insieme la risposta a questa domanda avvincente. Scopri le sfumature della tua psiche e lasciati trasportare in un viaggio introspettivo attraverso il labirinto dei pensieri. Un'ode alla ricerca di sé stessi, "Where is My Mind" diventa la colonna sonora dei tuoi pensieri più profondi. Unisciti a noi in questo viaggio di autoscoperta e trova il significato nascosto dietro ogni nota.
Non a caso, nel misterioso labirinto dei pensieri, "Where is My Mind" risuona come un enigma sospeso nell'etere. Esplora con noi questo viaggio mentale, dove le sinfonie dell'incertezza danzano con le note dell'intrigo. Scopri dove si perde e si trova la mente, immergendoti in un paesaggio sonoro che incanta l'anima. Insomma, condividi l'esperienza di smarrimento e riscoperta attraverso la musica che vibra nei recessi della tua coscienza. Entra nel mistero di "Where is My Mind" e lasciati trasportare dall'incanto delle parole e delle melodie che sfidano il confine tra la realtà e il sogno.
Infine, nel vasto panorama della musica, c'è una canzone che si distingue come un'esperienza emozionale unica: "Where is My Mind". Questo brano avvolgente e avanguardista cattura l'essenza dell'ambiguità mentale, intrecciando melodie eteree con testi evocativi. Scopri dove si perde la tua mente attraverso le note incantate di questa straordinaria composizione. Esplora il confine tra realtà e sogno, lasciati trasportare dalle correnti sonore di un capolavoro che ha conquistato cuori e menti. Entra nel mistero di "Where is My Mind" e lascia che la tua anima viaggi attraverso il paesaggio sonoro di questa traccia intramontabile.
#where is my mind#pixies#vocalist#singer#music#metal music#my music#indie music#musician#music video#musica
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adoro literature vibes bello bello
per me tu science (che è la risposta più vicina alla corretta penso) ma in realtà music / art <3
io che vedo questa domanda adesso😭
comunque si science come università ma music/art nel mio ❤
alla fine literature è vicino o sono fuori strada?
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34. Qual è il tuo sogno? L'autosufficienza totale e una vita senza leggi, né regole, né padroni né servi. Ma, più concretamente, non mi dispiacerebbe lasciare qualcosa di me - un libro, una canzone o altro - che anche solo per mezza volta possa far stare meglio un altro essere umano a caso.
39. Che tipo di musica ti piace? Come Lee "Scratch" Perry che rispondeva, alla stessa domanda, con "I like do-re-mi-fa-sol-la-si music" (citato eoni fa da Sergio Messina, su Rumore). Comunque, sono cresciuto negli anni del glorioso rock alternativo di Seattle e quello è un imprinting duro a morire.
43. Hai delle cicatrici? Una sulla fronte che risale a quando avevo tre anni, ma non si vede quasi più. Son stato fortunato.
@biggestluca ti ho screenshottato perché ribloggare di nuovo tutta la lista avrebbe allungato troppo il post ;)
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Rosa Brunello - Senseless Acts Of Love - bassist's new album on Tommaso Cappellato's Domanda Records
Rosa Brunello's latest album, "Senseless Acts Of Love" on Domanda Music, is a beautiful testament to the power of music. With captivating melodies and a celebration of uniqueness, this album brings together an incredible fusion of talent from jazz and experimental music. Collaborating with brilliant artists such as Yazz Ahmed, Tamar Osborn, Maurice Louca, Marco Frattini, Enrico Terragnoli, and Luca Tapino, Brunello takes us on a journey through love and exploration. Through the concept of slow travel, "Senseless Acts Of Love" encourages listeners to embrace a more conscious and sustainable approach to exploration. It inspires us to connect deeply with the world we inhabit and appreciate the diverse cultures that coexist within it. This album captures the essence of unity, with collective improvisations and serendipitous moments of sonic synchronization. Yazz Ahmed (trumpet, flugelhorn, vocals, claps) Tamar Osborn (baritone sax, flute, vocals, claps) Luca Tapino (trombone, vocals, claps) Enrico Terragnoli (guitar, synth, fender, vocals, claps) Maurice Louca (synths) Marco Frattini (drums, percussion, sampler, vocals, claps) Rosa Brunello (electric & double bass, percussion, vocals, claps) Special Guests on It’s All For You Nia Andrews (lead & background vocals) Tommaso Cappellato (piano) Anna Bassy (vocals, claps) Original Artwork by Giorgio Pasini
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“Al mare”
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Storia Di Musica #311 - Emily Remler, East To Wes, 1988
Il filo che lega le storie di musica di Febbraio me lo ha dato la radio: qualche giorno fa in un programma mattutino di Virgin Radio, alla domanda della presentatrice "cosa vorresti fare per diventare famoso?" una ascoltatrice ha risposto "vorrei diventare una virtuosa della chitarra, perchè non ve ne sono di famose". La presentatrice ha ribattuto che non era affatto vero, ma l'unico nome che le venne in mente al momento è quello di Sister Rosetta Tharpe, cantante e chitarrista statunitense, pioniera della musica gospel e conosciuta anche con il nomignolo di Madrina del Rock'n'Roll: sulle qualità storiche e tecniche di Rosetta Tharpe niente da dire, ma non è tra i primi nomi che vengono in mente pensando alla chitarra rock in generale. Il mio spirito da piccolo filologo musicale tende a dire che l'ascoltatrice avesse ragione, cioè che vi sono pochissime chitarriste famose, che allo stesso tempo non vuol dire che non vi siano state straordinarie chitarriste nella storia della musica. Per questo, ricordando che in questa rubrica già si è parlato di chitarriste (la sublime Joni Mitchell, le Runaways di Joan Jett e Lita Ford tra le altre), le storie di musica di questo mese verteranno su grandiose chitarriste.
Per iniziare ho scelto una storia emblematica di uno dei problemi di essere musiciste in un mondo, quello della musica pop, che è sempre stato per lo più maschilista: "Così tanti leader di gruppi mi hanno detto in faccia che non potevano assumermi perché ero una donna", lo diceva, in una intervista al magazine People nel 1982 una grandiosa musicista, Emily Remler. Originaria del New Jersey, la sua vita cambia quando ha 10 anni: al fratello maggiore venne regalata una chitarra, una Gibson Es 330 rossa, che Emily ogni tanto strimpellava. Si capì subito che riusciva a memorizzare i suoni e le veniva naturale suonarla, tanto che anni dopo fu ammessa al prestigioso Berklee College of Music di Boston, che è la scuola di musica più grande del mondo, i cui illustri ex alunni hanno vinto oltre 300 Grammy Awards. Si diploma a 18 anni, si appassiona al jazz e inizia a suonare nei locali. Nel 1978 va a New Orleans, dà lezioni, suona in pubblico in ogni occasione che trova, si mette deliberatamente in situazioni che la spingono a dare il massimo e a migliorarsi. Fa di tutto per incontrare quanti più musicisti può. Tra questi, nel 1978, incrocia Herb Ellis, che diventerà il suo mentore (gli dedicherà un bellissimo brano, di chitarra solo, di cui parlerò tra poco). Grazie a lui inizia ad essere una richiestissima sessionista, pubblica il primo disco da solista, Firefly del 1981 (in copertina una sua splendida foto con la chitarra rossa del fratello, strumento che non abbandonerà mai), partecipa alle musiche di un grande musical, Sophisticated Ladies, con le musiche di Duke Ellington e tra le cose più belle che vive c'è la sua partecipazione ai tour di Astrud Gilberto che le aprono le porte delle musiche sudamericane e caraibiche. Nel 1981 sposa il pianista Monty Alexander, con il quale farà un favoloso tour insieme prima di divorziare nel 1984. Remler è una grandiosa musicista, con un senso innato del tempo e della ritmica, e ha un carattere forte e lucido: nella stessa intervista a People disse "Posso sembrare una ragazzina carina del New Jersey. Ma dentro sono un uomo nero ben piazzato di 50 anni con un gran pollice, come Wes Montgomery».
E proprio il grande chitarrista di Indianapolis è il faro della musica di Emily. Gli dedica questo disco, del 1988, suonando insieme a tre colossi colossi, Hank Jones al piano (uno dei grandi pianisti del jazz, e passato alla storia anche perchè suonava lui il piano di accompagnamento quando Marylin Monroe cantò Happy Birthday Mr President nel 1962 a JFK), Buster Williams al contrabasso (che suonò nel gruppo di Herbie Hancock e nel gruppo Sphere specializzato nelle musiche di Thelonious Monk) e Marvin "Smitty" Smith, come lei allievo della Berklee e batterista per grandi musicisti, nonchè batterista della band dello show di Jay Leno per 14 anni. East To Wes è un tributo atipico, perchè Remler non riprende in toto brani famosi di Montgomery, ma ne sceglie alcuni che suona "come li avrebbe suonati lui", con la famosa maestria del suo pollice: leggenda vuole che Montgomery, che di giorno lavorava in fabbrica e la sera imparava a suonare la chitarra, per non disturbare moglie e vicini non suonava con il plettro, ma con il pollice, una delle caratteristiche che resero il suo suono unico e distinguibile per sempre.
Nel disco prodotto da Carl Jefferson, fondatore della Concord Records che era specializzata in famose chitarre jazz, Remler sceglie un repertorio memorabile, composto da standard e da tre sue composizioni. Tra gli standard, riprese spettacolari di Hot House di Tad Cameron (è stata la prima chitarrista a proporre il brano per chitarra jazz), uno dei picchi dell'era be-bop, Daahoud di Clifford Brown (una delle grandi promesse del jazz, morto nel 1956 in un incidente stradale a soli 25 anni), Snowfall, uno dei più grandi standard del jazz, scritta nel 1941 da Claude Thornhill e una ripresa di Softly, As In A Morning Sunrise dal musical New Moon di Sigmund Romberg (musiche) e Oscar Hammerstein II (testo). C'è anche una versione strumentale di Sweet Georgie Fame di Blossom Dearie, che nella sua versione originale aveva il testo scritto da Sandra Harris, e la canzone è una dedica alla cantante jazz inglese Georgie Fame, una canzone scritta da donne per una donna. Tra le proprie composizioni, tre gemme: Blues For Herb, dedicata all'amicizia con Herb Harris suo mentore, una Ballad For A Music Box e la canzone, delicato e sentito omaggio al suo mito, East To Wes. Il disco è un gioiello, consacrato anche dalla critica, uno degli apici creativi del talento di Remler.
Un talento che si è sempre scontrato con un grave problema: la sua dipendenza dall'eroina. Dipendenza che fu la causa, drammatica, di un attacco di cuore mentre era in tour in Australia nel 1990 che si porta via un talento della chitarra jazz a soli 32 anni. Una chitarrista fenomenale, che amava dire: Quando suono, non so se sono una ragazza, o un ragazzo, un cane, un gatto o altro. Sto solo suonando. Quando scendo dal palco, è lì che la gente mi ricorda che sono una donna.
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Gloria Rogato - Il nuovo singolo “Tornerà”
Il brano è un dipinto sonoro del dialogo fra due anime
La cantautrice Gloria Rogato pubblica il suo nuovo singolo “Tornerà”, disponibile dal 12 luglio 2024 sugli stores digitali e, dal 25 ottobre 2024, nelle radio in promozione nazionale. Si tratta di un vero e proprio dipinto sonoro del dialogo fra due anime: una di queste non ha più un corpo terreno a causa della guerra, che le ha portato via tutto. L’anima ripercorre i momenti della sua vita e, nel frattempo, si domanda come potrà tornare nei luoghi dove ha vissuto ed amato, guardandosi attorno e provando a perdonare. L’inizio del brano è scandito dalle armonie del pianoforte e della chitarra, che sorreggono un mare di voci riverberate, creando un effetto di distacco dalla realtà. Con l'entrata della voce principale, si instaura un dialogo con una persona non definita, che dipinge gli avvenimenti della sua vita, ciò che ha visto e che ha vissuto. La musica, di contorno, si definisce negli arrangiamenti in maniera sempre più nitida e incalzante, per entrare nel vivo di questi ricordi rivissuti insieme. La narrazione procede con una fase descrittiva dei ricordi e delle visioni di quest'anima, empatizzando e riflettendo, diventando consapevole del dolore vissuto dall'altra parte: "Ma abbiamo perduto questa pura innocenza, e cuciamo la pelle con la resilienza di chi viene al mondo per perdere tutto, e dimentica i sogni dove non c'è ritorno". Il tema strumentale, proposto all'inizio all'unisono da chitarra e pianoforte, viene ripreso da questo mare di voci che, in maniera corale, si fanno eco di un destino che le accomuna. La climax del pezzo viene raggiunta nel finale del brano, con il fatidico quesito: se potrà mai quest'anima tornare a casa sua e trovare la forza di perdonare.
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Storia dell’artista
Gloria Rogato è una cantautrice e musicista, classe '95, proveniente dal rodigino. Inizia a studiare musica all'età di undici anni, compiendo dapprima un percorso di chitarra classica presso il Conservatorio "A. Buzzolla" di Adria, passando per i corsi di canto e pianoforte moderno della scuola di musica AMF di Ferrara ed infine diplomandosi al triennio di Musica applicata alle immagini e di Popular Music (Canto Pop) del Conservatorio di Rovigo "F. Venezze". L'attività in campo musicale di Gloria riguarda prevalentemente lavori di arrangiamento, composizione, registrazioni vocali come solista e corista, performance live di musica inedita e cover, produzione musicale: nel 2022, registra col progetto The Seed due EP di Madrigal Songs per il compositore Gian Luca Baldi, in arte Bludicaos. Dal 2023, lavora come corista e arrangiatrice della sezione cori per la band Black Foot, un gruppo emergente di 12 elementi che rende omaggio alla grande musica Soul e Funk, dagli albori ai giorni d'oggi. Attualmente è impegnata nella produzione del suo progetto di musica inedita, ovvero dei suoi brani in lingua italiana ed inglese, che seguono il filone del nuovo cantautorato e dell'alternative rock, dalle sfumature indie e talvolta R&B. Il sound dei suoi brani trova definizione nell'intreccio delle linee chitarristiche con l'armonia e i suoni delle tastiere e del sintetizzatore, legati da una solida sezione ritmica formata da basso e batteria. La vocalità, delicata e chiara, ha caratteristiche affini a cantautrici come Aurora o Tori Amos. Il progetto di inediti di Gloria viene definitivamente avviato dal 2019 dopo l'incontro al Conservatorio di Rovigo con i musicisti che l'accompagneranno fino ad oggi. Il gruppo prende una forma definitiva nel 2022 e si esibisce nei locali e nei palchi della zona per far conoscere la sua musica: nel 2023 partecipa alle esibizioni live di Milano indette dalla Fondazione Estro e registra tre brani inediti presso lo studio "Il Cortile". Successivamente, partecipa al tour del Progetto Gadenz, presentando all’Unisono Jazz Club di Feltre il suo repertorio inedito. Nel 2024, pubblica due singoli, "Continuerai" e "Tornerà". Da marzo 2024, entra in gara per il Premio Giovani di Amnesty del concorso "Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty" con il brano inedito "Tornerà"; verrà poi chiamata come ospite, il 21 luglio 2024, sul palco di Voci per la libertà a Rovigo, in apertura alla performance di Diodato, per presentare alcuni dei suoi brani inediti.
YouTube: https://www.youtube.com/@gloriarogatomusic
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MUSIC RECS :
Idealizadaa di grauu
Oggi consiglio il brano "Idealizadaa" di un giovanissimo e promettente artista dal nome d'arte "grauu" che sto ascoltando parecchio nell'ultimo periodo e a cui pongo un particolare interesse.
E' una canzone molto sentita dall'artista e che racconta una situazione complicata che ha vissuto. Il genere è un reggaeton malinconico.
grauu, il cui suo nome completo è Santiago Grau Soto, è un cantante e produttore spagnolo di Malaga del 2005, che debutta nel 2022 sotto l'etichetta discografica Honey Money.
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(preciso che non si sa molto di lui, soprattutto non in Italia, le informazioni che scrivo non sono ufficiali, al momento non ci sono siti web con la sua biografia)
Giovanissimo e pieno di risorse, grauu ha una grande passione per la musica e il pianoforte fin da bambino. Non si ferma mai ed è quasi sempre in studio a produrre.
Il 17 maggio 2024 è il suo 19esimo compleanno e grauu esprime tre desideri per sè e per chi lo ascolta, ovvero il rilascio di tre canzoni: "Tres Deseos", "Ying Yang" e l'ultima che deve ancora uscire. Manca l'ultimo desiderio e non vedo l'ora!
Le traduzioni dei testi e i testi in lingua originale sono una rarità, in più non conoscendo lo spagnolo è difficile capirne il significato ma attraverso la sua musica Santi esprime con necessità quello che vive e che sente in modo sincero, fresco e coinvolgente.
Non saprei dire il genere della sua musica e in quale si identifica, sarà una domanda che gli farò più avanti se capiterà, comunque penso sia principalmente reggaeton e rap ma anche pop ed elettronica.
Santiago ha collaborato e prodotto musica con diversi artisti spagnoli, ne cito alcuni come Yassir, Julieta, Chini Tacchini e sono in arrivo collaborazioni molto interessanti.
C'è da aspettarsi molto da questo giovane talento. Ad oggi è uno degli artisti emergenti spagnoli da tener d'occhio con molta attenzione.
La mia top 3:
1- Idealizadaa
2- LA UNA
3- 16+1
#grauu2024 💙
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NJ2024 IN THE WORLD: METACRONACHE DA UN FESTIVAL (parte II)
(Segue) Cominciamo col programma dettagliato del Festival esplicato da Alberto Massarotto per “Il Giornale della Musica”. Poi “Tracce di Jazz”, rivista on-line, trattando dello straordinario concerto di Myra Melford (uno dei più incredibili dell’intero Festival) così descrive Palazzo Bellini: “Ed eccoci di ritorno nell’elegante corte neoclassica del Palazzo Bellini di Novara. E’ senz’altro una delle più belle location di Novara Jazz, perfetta per un concerto di solo piano con la sua atmosfera raccolta...” Uno dei più blasonati periodici del settore, “Musica Jazz”, parla in questi termini della manifestazione: “La missione di Novara Jazz, realizzato da Associazione Culturale Rest-Art E.T.S e da Comune di Novara è cristallina: «Radunare una comunità attorno all’esperienza della musica, con ricerca di luoghi di interesse storico, naturalistico e architettonico, coniugando la valorizzazione dei prodotti enogastronomici del territorio alle politiche di tutela dell’ambiente, di educazione e di inclusione sociale», e non si può certo dire che questa XXI edizione non abbia colto nel segno!” E veniamo al titolo di un altro importante magazine, “Sound Wall”, che già dal titolo prefigura qualcosa di molto originale e di decisamente importante: “ Il jazz lontano da Londra e dai luoghi comuni”. L’articolo di Damir Ivic, molto articolato ed esaurientemente analitico, così si conclude: “…Ci aspettavamo un jazz fuori dalle mode ma vivo, fuori dai luoghi comuni ma comunicativo: bene, lo abbiamo avuto. Abbiamo sempre visto NovaraJazz come un’eccellenza, osservandolo a distanza; e, toccandolo con mano, si è confermato tale. Ecco: Novara si rende conto della fortuna che ha? Perché sì: questa è una domanda da non lasciare in secondo piano. Così come non è da mettere in secondo piano il fatto che spesso, anche nel jazz, le scelte più forti e qualitative e/o anticonvenzionali sono quelle che ti precludono il bagno di folla, a meno che l’ingresso non sia gratuito e – in qualche caso – l’ascolto un po’ distratto. Insomma, non è facile. Ma finché ci si prova, non si ha nulla da rimproverarsi; per tutto il resto ci sono le vanity metrics da streaming e/o da parate istituzionali”. Infine, David Cristol su “The Free Jazz Colllective”, rivista di Free Jazz, ribadisce :” Novara jazz is a welcoming and feelgood event, and the city a pleasure to wander in – with jazz from young musicians heard at every corner. While the festival doesn’t specialize in free music, many acts were firmly of the creative and improvised music ethos, with remarkable solo performances and rare groupings. It was great to hear some musicians in more than one project, and to see many of them stay the course to check their colleagues and friends’ work, in a variety of palazzos, courtyards, galleries and outdoor spots. Not to forget the wine tasting!” E i novaresi? Mah, escludendo organizzatori e volontari , dei “Nuares” non si è accorto nessuno per il semplice motivo che tra le oltre diecimila presenze registrate quest’anno loro non c’erano, a parte i soliti noti e il manipolo di appassionati a cui fieramente mi pregio di appartenere. Loro aspettano le ruote panoramiche e la corsa nei sacchi che tanto prestigio danno alla città…
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