#diventare grigio
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Devenir gris
Feel the rain like an English summer, hear the notes from a distant song. Stepping out from a back shop poster, wishing life wouldn't be so long.
We fade to grey.
#visage#fade to grey#fake poetry#80s songs#and where to find them#la verità ed altri disastri#diventare grigio#truth and other disasters
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Ora che sono in ferie voglio parlare di una cosa di cui volevo parlare già da settimane, ma la vita di merda che faccio non me lo aveva permesso.
Allò, settimane fa per la prima volta dato che mi ero depilata le cosce mi sono messa in casa non solo in cannottiera, ma anche in pantaloncini. Passa un giorno e mi ritrovo la mail nella foto.
Come ben sappiamo, qui a Tokyo non è che si muore di caldo, PEGGIO, quindi un giorno di questi mi vesto come in foto a dx in ufficio (che è come mi vestirei in Italia in un giorno normale) e nello stesso giorno inoltrano una mail per dire di rispettare il "business dress code" aziendale che è letteralmente "business casual", pure se non si capisce né che cazzo sia né il perché, dato che non ci sono clienti e siamo solo tra di noi, ma okay.
Mo, premettendo che quando ho lavorato a Napoli, ci andavo in PANTALONCINI (ovviamente non quelli di jeans, ma un tipo più carini e "formali" insomma), qua invece così non va bene perché la maglia ha una stampa + i pantacollant sono considerati il demonio.
Tutti sono sempre a lodare i giapponesi perché sono un popolo omogeneo, che dà la prevalenza al gruppo piuttosto che all'individuo, ma non sono omogenei e uniti perché ci sono nati, sono omogenei perché sei LETTERALMENTE FORZATO (nelle maniere più passivo-aggressive possibili) a omologarti. E questo vale con i vestiti, vale con il peso (perché se pensate che sono tutti secchi di natura, beh col cazzo) e con mille altre cose.
Ora è vero che questa prevalenza dell'interesse di gruppo in alcune cose funziona ed è il motivo per cui noi della cultura euroamericana li ammiriamo, ma voi sareste disposti a rinunciare alla vostra libertà pure sulle piccole cose pur di accontentare l'interesse generale?
Per continuare con l'esempio dei vestiti, loro si vestono così:
A maniche lunghe (anche con 50°C), con diversi strani addosso spesso inutili (perché sono ossessionati dai tumori alla pelle); le donne o tutte fate dei fiori con i tacchi tutte pronte (e io col cazzo che le imito) o come fossero state cacciate via di casa (e io col cazzo pt.2). Ma tutti hanno un comun denominatore: colori scuri o neutri (nero, grigio, bianco) o pastello, senza chissà quale fantasia o stampa particolare.
Se non segui l'omologazione, spicchi, ti si vede o ti senti in qualche modo osservato. E questo è già lo standard ad essere euroamericano in mezzo ad asiatici, figuriamoci se ti vesti seguendo le tue regole e non le loro.
Uno poi dirà "vabbè sono cose da poco, ci si abitua" e lo capisco, ma non funziona così. Anzi, sono le piccole cose che, accumulandosi, diventano le più pesanti da sopportare.
Oppure i weaboo del cazzo direbbero che "bisogna rispettare la loro cultura e rispettare le loro regole" (cit.), ma loro quella degli altri quando letteralmente non fa male e non cambia un cazzo a nessuno perché non la rispettano?
Questo non è un paese libero, non puoi MAI fare come vuoi, ci sono sempre regole da rispettare, ma fossero regole con un senso uno capirebbe, invece sono regole inutili che letteralmente mìnano la libertà di espressione individuale a livelli base. Invece qua niente o fai la pecora in mezzo al gregge oppure pecora ti ci fanno diventare, perché altrimenti sei, di nuovo, il gaijin di merda che vuole fare di testa sua.
E sapete cosa fanno i gaijin quando hanno le palle piene di ste stronzate? Fanno i gaijin di merda e le regole senza senso le mandano a fanculo.
#quando sono gli stranieri i primi a fare quei commenti del caxxo giuro che li prenderei a pugni sulle gengive#Giappone#moda#moda giapponese#vestirti#omologazione#società giapponese#società in giappone#my life in tokyo
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Aspetto la nebbia come una pesante coperta di cui coprirsi, nascondersi dalla luce più forte. Amo i colori che si attenuano e impallidiscono nella quasi totale assenza di luminosità. L'esaltazione del grigio raggiunge le corde più nascoste e profonde del celarsi, del rimanere immobile e diventare così quasi come una statua al centro di una piazza dimenticata di periferia.
Azeruel
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quasi ore 12:00 di un grigio e anonimo mercoledì di luglio: ho poca caffeina in circolo ma già molta nicotina. ho una stanchezza addosso che non capisco da dove possa arrivare e a lavoro non sto riuscendo a combinare nulla. il peso delle aspettative non riesce a darmi "l'energia" che vorrebbero in molti, mi fa venire solo voglia di diventare piccolo piccolo fino a scomparire. vorrei ricominciare un percorso terapeutico, ma non posso permettermi nemmeno una pizza il fine settimana il più delle volte e la solitudine comincia a rendermi sempre più evitante e disconnesso. e voi come affrontate questo mercoledì?🌻
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Negli anni vi ho fatti disperare con la scuola, rispondevo sempre dicendo che avrei voluto studiare per qualcosa di più utile, con un utilità più “diretta”. Al terzo/secondo anno di superiori venne un maresciallo dell’aeronautica nel nostro istituto per una sorta di incontro con gli studenti.. trasmesse delle slide e io me ne innamorai subito e pensai “che figata! ma sai che quasi quasi quando finisco i miei cinque anni..”. Di studiare non avevo voglia e tutto quello che facevo era soltanto per un numero scritto in una casella accanto a delle materie. Arrivato al quinto anno decisi di non continuare con l’università, mia madre al tempo sola non era per niente d’accordo “tu devi diventare un dottore! devi diventare qualcuno!” ma la mia testardaggine era più forte del mio senso di colpa dato dalla sua disperazione. Comincio a lavorare, un ragazzo della mia età pensava solo allo svago, scarpe, vestiti e mettere qualcosa da parte MA sempre con quel pensiero nella testa. Negli anni succedono tante cose e poi arriva l’11 aprile 2021. Quel giorno salii a milano e con il cielo grigio e la mia ansia data dal fatto che era tutto nuovo per me (non avevo mai preso un treno e non mi ero mai spostato così lontano da casa) mi dirigo in questo Boutique calais hotel “vicino” alla metro wagner (e chi mi conosce da più tempo sa che feci un video sul vecchio blog dove mostravo quella piccola ma accogliente stanza). Il giorno dopo senza aver chiuso occhio mi diressi per le prove in questa caserma.. all’entrata c’erano questi militari con una faccia di culo esagerata che non promettevano bene. Entrai e mi ritrovai ammassato con tutti gli altri ragazzi i quali erano stati accompagnati quasi tutti dai propri genitori. Svolgo tutte le prove ed esco, il medico mi aveva differito per delle analisi riguardanti l epatite B e un holter ecg e tra me e me pensavo “ma quindi una volta portate queste analisi sarà tutto ok? sarò idoneo? ma è ovvio che non ho l epatite!… è se invece fosse solo una scusa per scartarmi..?” il giorno dopo scendo a Napoli e rifaccio le analisi previste. Una settimana di ansia e la mia mente che viaggiava maledettamente. Per non dilungarmi, alla fine mi giudicano idoneo. Causa covid i tempi si allungarono di parecchio ma il 6 dicembre 2021 arrivai a capua per il RAV e da lì cominciò tutto. Tutto questo per dire.. spero solo di ripagare tutti gli anni in cui vi ho fatto davvero disperare. Questo è un lavoro che premia tanto e tu sai tutti i traguardi che sto raggiungendo mano mano. Oggi alla mia età mi sento realizzato e il tutto in pochi anni. Quando studiavo per il concorso arrivai al punto che eri tu a dirmi di fermarmi con lo studio, che tutti quei mesi su quella banca dati non mi avrebbero fatto bene ma io pensavo sempre e solo ad una cosa e ogni giorno che passava si alimentava in me quella convinzione, perché io ero convinto già dall’inizio di aver vinto quel concorso nonostante non avessi nemmeno fatto la prima prova. Oggi ho 24 anni e ancora tanti anni davanti ma posso dire che questa sarà la scelta migliore di tutta la mia vita.
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Abbiamo tutti vissuti diversi.
Problemi, pensieri, grattacapi. Mancanze e abbandoni disseminati ovunque. Abbiamo lacrime mai scese, sorrisi tenuti nascosti. Conserviamo memorie dolorose e soffriamo per gioie mai più pervenute. Siamo umani. Sensibili. Vulnerabili.
Dovremmo imparare a guardare gli altri specchiandoci.
Non sono una che porta molto di sè a lavoro. Non porto mai molto di me ovunque io vada, ovunque io sia. Ma non critico chi lo fa. Non esiste un modo giusto ed uno sbagliato di stare al mondo.
Quello che davvero però non sopporto e gestisco davvero male…molto male…è l’insoddisfazione altrui��l’infelicità che nasce dal non saper bene cosa desiderare…questo modo di essere rende le persone frustrate…ed il loro atteggiamento è spesso vittimistico, grigio, privo di entusiasmo e in un ambiente di lavoro contagia negativamente.
La vita è vero sa essere ingenerosa, ma incattivirsi ancora di più, diventare apatici ed aridi…è una cosa che faccio molta fatica a comprendere. E parla una che spesso fa del cinismo il proprio scudo.
Ho imparato con il tempo, a tenere a distanza le persone negative, ultimamente mi capita di lavorarci assieme…e sono un disastro nella gestione delle dinamiche. Vorrei strattonare, scuotere…rimettere in circolo quella consapevolezza, quella positività, quella ragione che spesso si deposita sul fondo…e ci priva della cosa migliore che abbiamo: vivere.
Chi sarò mai poi io per dar lezioni agli altri. Ma qualcuno che scuota anche me…ogni tanto lo vorrei.
Si, lo vorrei.
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Ciao Cho. Faresti il pavimento uguale in tutta la casa? Se si come?
Mmmm, madonna mo scrivo un papiro.
Dipende da tante cose. Di base non ho preferenze, né sulla tipologia di pavimento né sul fatto che sia continuo o interrotto, perché dipende tantissimo dalla casa, da dove sta, se ha il giardino, se ha una base "antica" o è una nuova costruzione. Deve essere un pavimento che sta bene con la casa, il suo intorno e che ha un senso per essere utilizzato lì.
A me piace il parquet, vero, magari non troppo biondo, un po' rossiccio ma poco, vario non troppo omogeneo, a spina con doghe non troppo grandi. Ma ha senso in un appartamento di un certo stile. Il parquet (vero), per me, non ha molto senso se hai una casa con giardino e quindi il continuo fuori dentro rischia di diventare una schiavitù per i graffi, a meno che non sia un parquet (vero) con il giusto essere consumato dal tempo. Il parquet finto non mi piace, è un vorrei ma non posso che non comprendo, ma quello è gusto mio, di sicuro in molte case sta bene. Mi piace il cotto, ma per la campagna, che senso ha in appartamento? Non so. Mi piacciono alcuni pavimenti effetto cemento, infatti me lo sono messo a casa. Se trovi le giuste variazioni su mattonella credo sia molto bello. Ed è pratico. Mi piacciono i pavimenti vecchi con graniglie grandi e tante sfumature di colore, quelli che adesso nessuno si sognerebbe di mettere, a me piacciono. Quelli che fanno tanto casa anni '70 romana. Mi piacciono i pavimenti antichi, nelle case antiche. Mi piace tutto se ben collocato. Non mi piacciono i pavimenti molto chiari, soprattutto i parquet sbiancati o sul grigio. Ecco, trovo sia davvero difficile trovare una casa che sta bene con quel pavimento. Che sia continuo o no, non mi fa differenza, perché ad esempio nei bagni e nella cucina mi interessa di più che sia un pavimento funzionale. Non deve diventare una schiavitù il "mi è caduta una goccia d'acqua" e cose così.
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I colori della differenza
Tendiamo un po' tutti ad associare gli stessi colori agli stessi oggetti, agli stessi luoghi, alle stesse persone e via discorrendo.
Al cielo l'azzurro, all'erba il verde, il giallo al sole, il bianco alla neve. Il nero alla persona che proviene dall' Africa, il rosso agli indiani d'America.
La domanda da porsi tuttavia è la seguente: ma ciò che indichiamo come colore caratterizzante un oggetto, un popolo, un sentimento, è il solo colore che possiede? L'unico che lo caratterizza?
Prendiamo il cielo, il cielo è solo azzurro? Se colorassi un cielo di rosso, di nero o di rosa sarebbe sbagliato?Il cielo non si colora di rosa quando la notte lascia spazio all'alba? Non diventa grigio o nero quando si carica di nuvole temporalesche?Forse non prende un colorito porpora quando volge alla sera con il tramonto? Non è blu quando ormai è notte o biancastro perché riflette la neve nelle giornate invernali?
Il mare? Non è forse verde, blu, celeste, rosso, nero, trasparente, a seconda della temperatura delle sue acque, del micro e macro sistema che la popola, del maggiore o minore inquinamento ambientale e delle diverse stagioni?
L'erba non può bruciarsi e diventare color paglia? Non può animarsi di fiori e insetti e diventare arcobaleno o coprirsi di foglie e diventare autunnale oppure bianca perché sepolta sotto la coltre nevosa?
Il sole non può essere pallido oppure arrossire? La neve non può essere colorata dalle risate dei bambini e scurirsi per i tanti passi che l'hanno sporcata?
E l'uomo? Non siamo forse noi, gli "uomini bianchi", quelli più colorati?
Mi sovviene alla mente una bellissima poesia di Senghor, poeta senegalese che recita così:
" Caro fratello bianco
quando sono nato ero nero
quando sono cresciuto ero nero
quando sto al sole sono nero
quando sono malato sono nero
quando io morirò sarò nero.
Mentre tu uomo bianco
quando sei nato eri rosa
quando sei cresciuto eri bianco
quando vai al sole sei rosso
quando hai freddo sei blu
quando hai paura sei verde
quando sei malato sei giallo
quando morirai sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l'uomo di colore?"
Perciò, ogni cosa ha un solo colore oppure tutti, il mondo intero, ha milioni di sfumature? C'è solo il bianco ed il nero, il rosso ed il giallo oppure esiste il rosso corallo, il rosso porpora, il giallo canarino, il ciano e così via? È diverso chi vede il mondo con tutte le sue sfumature oppure chi solo in un unico colore?
È meglio essere un colore in una scatola di pennarelli tutti uguali oppure è meglio mischiare insieme più colori ed essere un pennarello unico al mondo?
Se coltiviamo la nostra unicità, se impariamo a vivere a colori, a conoscerne le sfumature, a proiettarle dentro di noi e proiettare all'esterno le nostre, coltivando come un dono la nostra diversità siamo prodi o siamo stolti?
Forse solo noi stessi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#writing#write#writer#scrivere#scrittura#scrittrice#16.11.23#i colori della differenza#colore#colors#differenza#difference#creatività#creativity#riflessione#reflection#unicità
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Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba. Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto. Siamo i vecchi che avevamo giurato di non diventare mai. Passiamo le giornate al tavolo d’angolo dello Starlight Diner a discutere i capricci della vita. La nostra Harmony è una cittadina come tante. Tale e quale alla vostra. Piena di santi e peccatori, indistinguibili.
#incipit#L’ultima cosa bella sulla faccia della terra#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#l'ultima cosa bella sulla faccia della terra#Michael Bible#michael bible#pensieri#riflessioni#letteratura#narrativa#libri letti
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Se non fosse per il clima troppo mite sembrerebbe una giornata di novembre, con questa pioggia fitta e sottile che inzuppa i pensieri e appesantisce i sentimenti.
Oggi sarebbe la festa della mamma. In giro già dal mattino presto si vedono tutti questi figli con mazzi colorati di fiori in mano, che fanno uno strano contrasto con le macchine bagnate e il cielo grigio.
Allora mi viene in mente la mia di mamma, che non ricorda più il mio nome e non sa più chi sono. Mi ricordo di quando ero piccola e non facevo altro che sognarla e cercarla. Sognavo una mamma come quelle dei libri illustrati delle suore dell'asilo, angelo del focolare affettuoso e dedito alla famiglia, una di quelle mamme che ti aspettano a casa con il pranzo pronto e un abbraccio caldo. Invece tutto quello che ricordo è una spasmodica attesa, un'assenza infinita perché lei, innamorata prima di tutto del suo lavoro, si alzava troppo presto la mattina e la sera tornava troppo tardi. Così sono cresciuta con una mamma a forma di assenza, che, quando c'era, era troppo stanca o troppo triste o troppo spaventata dalle minacce del marito. Ma che nonostante questo diceva di conoscermi meglio di chiunque altro e che avrebbe sempre saputo quale fosse la cosa migliore per me. Io mi fidavo, perché in fondo, la mamma è sempre la mamma, ti ha fatto lei...chi potrebbe conoscerti meglio?
Però più crescevo e più mi rendevo conto che se al posto della mamma io avevo un sogno, lei al posto di una figlia aveva la sua idea di figlia, di come ero e di come sarei dovuta diventare. Ci ho messo molto tempo per capirlo, per rendermi conto che, a parte una manciata di ricordi comuni, eravamo due estranee sotto lo stesso tetto e che per quanto mi fossi impegnata non sarei mai riuscita a riempire il suo vuoto. Mi avevano raccontato un'altra bugia, mi avevano detto che un figlio è sempre la cosa più grande che una madre possa avere, ma evidentemente non è così. Vedi a volte cosa succede a credere alle favole.
E adesso che, anche se sei viva mamma, non ci sei più, vorrei avere la forza e la capacità di lasciarti andare. Di buttare via il peso dell'idea che proteggerti e renderti felice fosse compito mio e di aver fallito tutta la vita. Di lasciarmi alle spalle tutto il vuoto e la mancanza, il tuo e il mio, perché non lo voglio più. Di abbracciare la realtà così com'è - per niente fiabesca - e riuscire a pensare che, in fondo, va bene anche così. Di aver cura di ciò che è rimasto di te per tutto il tempo che rimane, senza viverlo come una perdita costante ma interpretandolo come una forma di pienezza.
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SWOOP ( Core ) Generations LEGACY EVOLUTION
I Dinobots Core di Legacy Evolution sono un'idea carina per sfruttare personaggi iconici in questa classe, ma proprio per colpa di questa mostrano generalmente qualche limite… ma non questo SWOOP, nel suo contesto davvero eccelso e soprendente!
Il ROBOT infatti si presenta benissimo con un design ovviamente fedelissimo ma sopratutto equilibrato, e sopratutto snodatissimo, con balljoint su testa, spalle, gomiti ed anche, e la possibilità di ruotare le gambe sotto di queste e di piegare le ginocchia, così come le ali si piegano a metà e si sbattono alla base: quasi nella media dei Core normali, insomma, fatto salvo che questo è pure un combiner!
Con le ali in plastica grigio chiaro, il torso dorato al centro e blu ai lati, la testa rossa con faccia argento e pure le strisce ai lati delle gambe, è un peccato che le cosce non fossero pure loro grigio chiaro ( ironicamente lo sono le gambe però ridipinte frontalmente di grigio … ), sennò sarebbe stato pure perfetto cromaticamente!
Ma già così è parecchia roba, con tanto di scultura ben dettagliata e, quasi dimenticavo!, pure la rotazione del bacino! A differenza dei precedenti colleghi, le armi non sono parte della modalità alternativa ma sono gli iconici missili sotto le ali, che possono anche essere impugnate dal nostro, ma hanno una forma strana dato che unite diverranno il pugno del gestalt Volcanicus, ma su questo poi ci torniamo.
La TRASFORMAZIONE è quella classicissima col muso del sauro che si alza dal torso e va a coprire la testa, le braccia semplicemente aderiscono al corpo e le ginocchia si ripiegano all'indietro, con le ali che si dispiegano.
Il PTEROSAURO non è splendido come il suo robot, ma si difende bene, sempre per essere un Core, anche se ha le gambone sulla schiena o le braccia in bella vista sotto le ali: piegando un po' la testa ha senso che stia in piedi sulle zampine, volendo, anche se il muso stesso sotto è giocoforza scarno e vuoto, ma visti gli altri colleghi dinosauri finora è passabile / nella media, e sempre con in mente l'ottimo robot di prima.
E come dicevo sopra, gli accessori laser diventano i missili iconici del G1, anche se non sarebbero parti del dinosauro stesso, ma vabbè, alla fine anche nei cartoni era dipinto così e quindi va benissimo questa soluzione.
Infatti tali accessori, come accennato sopra, diventano praticamente il pugno del gestalt VOLCANICUS, da attaccare ai piedi del nostro, dato che per diventare braccio del combiner dal pterosauro bisogna stendere le gambe e ruotare il bacino, tirando fuori un perno dal torso che si aggancia al foro apposito del torso del robot composito.
Manco il BRACCIO DESTRO sarebbe così perfettone, diciamo, un po' scarno e con l'avambraccio decentrato, e pure il pugno praticamente appoggiato a questo, però come stazza non è male, relativamente al torso, ed è carino con le ali come decorazioni e la testa del sauro che guarda verso l'alto.
Per quanto come solo braccio sia intercambiabile, il pugno è scolpito per essere speicficatamente quello destro, cosa che rimanda non a caso alla posizione del Dinoforce Yokuryu di Dinoking, laddove invece la versione occidentale di Wildfly diventava il braccio sinistro di Monstructor, ed è da poco trapelato ciò che girava nell'aria quando hanno mostrato questi Core Dinobot, ovvero che uscirà un'esclusiva coi colori giapponesi di Volcanicus in Dinoking.
( Fra l'altro le due punte laser sul pugno ricordano quella unica nei pugni del G1 Monstructor / Dinoking, non a caso )
Come posabilità, infine, grazie al perno di aggancio il braccio si alza frontalmente e lateralmente, il gomito ruota e volendo si piega, anche se il pugno sarebbe rivolto verso l'interno, ma va bene dai.
Infine, magari con questa configurazione si è potuto giocare facile, ma il risultato è innegabilmente davvero buono, cosa che lo rende un prodotto dignitosissimo da esser comprato e collezionato anche senza per forza voler combinarlo con il resto della squadra, il che per un combiner ciò è sempre motivo di vanto.
-Bio ufficiale codice QR:
https://legacy.transformers.com/code/LXH9trUe
#transformers#generations#hasbro#autobot#autorobot#swoop#dinobot#dinorobot#reptilo#core#legacy#evolution#combiner#gestalt#volcanicus#recensione#review
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ho visto passare giorni, ho visto volare il tempo quando dai miei occhi piangevo sangue. mi hanno tolto il fiato con parole di poco conto, mi hanno abbassata quando in realtà erano loro a non farcela. sono stata troppo debole, ho fatto sbagli irreparabili e questo peso non si sposterà mai dalla mia gola. ho vomitato tutta la mia rabbia consumandomi, ho buttato fuori tutta la tristezza che mi bloccava, tutte le lacrime vuote che versavo quando mi sentivo sola. ho ucciso la nostalgia di un amico facendendo cose orribili, ho perso la fiducia del mio corpo, di me stessa. ho visto i mie capelli cadere giorno per giorno non facendo niente, ho visto i miei denti corredersi dall'acido del mio odio. ho visto il mio viso diventare spento, grigio. io, per colpa degli altri, mi sono rovinata. mi hanno consumata, hanno prosciugato la luce che avevo negli occhi. io ero una persona felice, sai? io amavo vivere. non sono guarita, sono solo momentaneamente stabile.
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Con l'amore è successo così per me: da un cielo azzurro, sono cominciate ad apparire delle nuvole fino a scomparire fino a far diventare il cielo completamente grigio
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Selvatica - 50. Con o senza
C'era qualcosa che le teneva stretta la mano, caldo e rassicurante, che le diceva che poteva aprire gli occhi, che poteva riemergere dagli abissi dell'incoscienza. La prima cosa che notò fu Ante che le teneva la mano. Ecco cos'era quel tocco che la faceva sentire calma. Poi si accorse di essere in un ospedale, attaccata alla flebo e al macchinario per rilevare il battito cardiaco. Si guardò intorno mentre il suo cuore accelerava di poco.
«Ante.»
Parlare fu difficile, sentiva le labbra secche e spaccate, la gola completamente arsa.
Lui distese la fronte, alzando di poco la testa. «Sei sveglia.»
«Che è successo?» Vaghi ricordi della festa a casa di Isotta si formavano nella sua testa, mischiati alla sensazione di paura provata a casa di Ante e al disagio avvertito quando la droga aveva cominciato a fare effetto.
«Non lo so, dimmelo tu cosa è successo.» Le lasciò andare la mano e si appoggiò allo schienale della sedia. Aveva l'aria esausta, gli occhi arrossati e cerchiati di scuro.
Corinna si portò le mani in grembo. «Ma tu non dovresti essere con la squadra?»
«Che diavolo ti è saltato in mente? Ha chiamato Isotta e ci ha detto che eri priva di sensi, che ti eri drogata...»
Voltò la testa dall'altro lato, verso il muro grigio e una grande finestra da cui si intravedevano i primi raggi di sole. «Non lo so cosa mi sia saltato in mente.»
«Ti avevo chiesto di restare a casa...»
«Ho ricevuto una telefonata da parte di Antonio e... non ce la facevo a stare da sola. Volevo... volevo solo un po' di pace.» Doveva essere ancora sotto sedativi, poiché sentiva i nervi intorpiditi. Era agitata ma allo stesso tempo rimaneva in uno stato di calma mentale. Cercò di nuovo Ante con lo sguardo.
Lui si passò le mani in faccia, lasciando poi vagare gli occhi tristi su di lei. «È così che si risolvono i problemi? Volevi fare come tuo padre? Volevi ammazzarti?»
Corinna avvertì una fitta al petto. Si era comportata anche lei in maniera così vigliacca? «Non dire così.»
«Non ero abbastanza, per te?»
«Non si tratta di questo, Ante.»
«Potevi chiamare me, cercare conforto in me. E invece anche stavolta hai preferito ignorarmi» continuò lui, accalorato, addolorato.
Lei non riuscì a sostenere il suo sguardo. «Avevi detto che volevi stare sereno per la partita.»
Ante la guardò con stupore, spalancando per un attimo la bocca. Poi scosse la testa e si alzò. «Corinna, non possiamo più continuare questa storia. Così non ce la faccio più.»
Il panico si insinuò in ogni fibra nervosa del suo corpo, producendo l'effetto di farla diventare completamente lucida. Si tirò su con la schiena. «Ante, aspetta, non...»
Lui le porse una scheda blu scuro. «Questa è una carta di credito intestata a tuo nome. Se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa, prendila qui. Non fare altre stronzate.»
Corinna non la prese e lui la poggiò sul tavolino accanto al letto. Cercò il suo sguardo senza più trovarlo. Il macchinario rivelava la sua agitazione e Ante gettò un rapido sguardo verso il monitor. «Che stai dicendo? Ante, non voglio i tuoi soldi, io voglio te.»
«Mi dispiace. Solo... prenditi cura di te.» Fece un piccolo movimento verso di lei, come se volesse toccarla. Ma esitò e, dopo averla guardata per un altro secondo, girò le spalle e uscì dalla stanza.
«No, no, no.» Corinna scostò le lenzuola e scese dal letto per cercare di rincorrerlo. «Ante, no, non te ne andare. Ante.»
Il filo che la collegava al macchinario si staccò dal braccio, cominciando a far risuonare uno strano bip per tutta la stanza. Le gambe erano troppo molli e deboli per sorreggerla, così cadde a terra, trascinandosi dietro l'asta con la flebo.
«Ante...» cominciò a piangere con la faccia rivolta a terra, con tutto il corpo che tremava e la voglia di morire, morire davvero.
Un'infermiera si precipitò nella stanza. «Che succede?» le sollevò la testa. «Signorina non dovresti alzarti, non sei ancora nel pieno delle forze.»
La riportò a letto, sistemandole il misuratore del battito al dito e aggiustando la flebo. Corinna continuava a piangere, rannicchiata al centro del lettino, incurante di tutto quello che le stava raccomandando l'infermiera.
Ante non voleva più stare con lei. Ante era andato via per sempre. Aveva distrutto l'unica cosa bella della sua vita, aveva distrutto l'unica relazione vera che avesse mai avuto.
***
Nel tardo pomeriggio Corinna ricevette la visita di Isotta. Stringeva tra le mani un mazzo di fiori colorato e si avvicinò piano, credendo che lei dormisse. Corinna non aveva smesso di piangere fino a quando non aveva più avuto lacrime da tirare fuori. Sollevò gli occhi gonfi e arrossati.
«Hei.» Isotta sorrise. «Come stai?»
Si sollevò sulle braccia, aggiustando il cuscino per stare più comoda. «Scusami. Ti ho rovinato la festa.»
Isotta la guardò con severità. «Non dirlo neanche per scherzo. Sono io che mi devo scusare. Sono stata egoista, non ho chiamato l'ambulanza.» Poggiò i fiori sul tavolino e si sedette sul letto. «Rade non mi parla più e ha ragione. Magari stasera gli faccio una sorpresa allo stadio, spero mi perdoni. E spero che lo faccia anche tu.»
Corinna incurvò le labbra all'insù, cercando di sorridere. «Tranquilla. Non è colpa tua, ho fatto tutto da sola.»
Una nuova infermiera entrò nella stanza, con in mano il foglio delle dimissioni. Corinna lo guardò senza interesse.
Isotta la scrutò un attimo, poi le toccò il braccio. Le avevano tolto le flebo qualche ora prima, e adesso restava solo un piccolo ematoma coperto dall'ovatta. «Ehi, se vuoi possiamo guardare la partita insieme, ti faccio compagnia.»
Corinna ripiegò il foglio. «Grazie, ma non credo che la guarderò.»
La ragazza fece pressione sul braccio. «Cavolo, non faranno giocare Ante perché ha lasciato il ritiro?»
Lei trattenne il fiato «Come?»
«Beh, ha lasciato il ritiro per venire a prenderti. Lo avranno sicuramente punito. Ed è colpa mia.»
Ante non avrebbe giocato la partita a cui teneva tanto? Non era minimamente colpa di Isotta, era solo e soltanto colpa sua. Aveva fatto bene a lasciarla, era riuscita a combinare l'ennesimo casino. «Dici sul serio? Ante è stato punito per questo?»
«Certo, è molto probabile. Non è per questo che non vuoi guardare la partita? Perché lui non giocherà?»
Corinna abbassò lo sguardo, sentendo nuove lacrime pizzicarle gli occhi. «Ante e io ci siamo lasciati.»
«No, non è vero...» Gocce calde cominciarono a rigarle le guance e Isotta si affrettò a stringerla tra le braccia. «Ok, ok. Tesoro non piangere, vedrai che si risolverà tutto.»
«Invece no, ho rovinato tutto.»
La ragazza sciolse l'abbraccio e sospirò. «Fatti aiutare a rivestirti. C'è qualcuno che sta venendo a prenderti?» Corinna scosse la testa, passandosi una mano sugli occhi. «Va bene, ti accompagno io. Non piangere, Corinna. Fai in modo che questo ti serva da lezione per diventare ancora più forte. So che hai avuto dei problemi ultimamente, so che li hai affrontati da sola e con coraggio. Non puoi mollare proprio adesso.»
Corinna annuì e si mise a sedere. Sentiva la testa pesante e il corpo leggero. Isotta aveva ragione, d'altronde che altro poteva fare? Doveva reagire, riprendere in mano il controllo della propria vita e risolvere i propri casini.
Con o senza Ante, lei doveva andare avanti.
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I vantaggi di invecchiare. Non scambierei mai i miei fantastici amici, la mia vita meravigliosa, la mia cara famiglia, con meno capelli grigi o uno stomaco più piatto. Man mano che sono maturato, sono diventato più gentile e meno critico con me stesso. sono diventato amico di me stesso... Non mi sento in colpa per aver mangiato qualche biscotto di troppo, o per aver rifatto il letto quando voglio, o per aver comprato qualcosa di stupido di cui non ho bisogno. Ho il diritto di essere disordinato o stravagante. Ho visto molti amici e persone care lasciare questo mondo troppo presto, prima che si rendessero conto della grande libertà che porta la vecchiaia. Chi mi biasima se leggo o gioco al computer fino alle quattro del mattino e dormo fino a mezzogiorno? A chi dispiacerà se rimango a letto o davanti alla TV tutto il tempo che voglio? Ballerò su quei meravigliosi successi degli anni '70, '80 e '90, e se ho voglia di piangere per un amore perduto, allora piangerò... Quando voglio, cammino per la spiaggia con quei pantaloncini, troppo attillati per un fisico già in declino, e mi tuffo tra le onde con abbandono, nonostante gli sguardi pietosi di altri più giovani e dinamici. Anche loro invecchieranno. So che a volte ho dei lapsus di memoria, ma penso che rispetto ad alcune cose della vita sia meglio dimenticarle. Ricordo le cose importanti. Naturalmente, nel corso degli anni, il mio cuore è stato spezzato o in frantumi più di una volta. Tuttavia, i cuori infranti ci danno forza, comprensione e compassione. Un cuore che non ha mai sofferto è immacolato e sterile, e non conoscerà mai la gioia di essere imperfetto. Sono fortunato ad aver vissuto abbastanza a lungo da avere grigio ciò che resta dei miei capelli e mantenere la risata giovanile impressa per sempre nei solchi profondi del mio viso. Molti non hanno mai riso, molti sono morti prima di diventare grigi. Quando si invecchia, è più facile essere positivi e indipendenti. Importa meno quello che pensano gli altri. Non mi interrogo più. Mi sono guadagnato il diritto di sbagliare. Quindi, in risposta alla tua domanda, o se non l'hai chiesto, alla tua stranezza: Mi piace essere vecchio. Mi piace essere la persona che sono diventata. Non vivrò per sempre, lo so, ma finché sarò qui, non perderò tempo a lamentarmi di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, e ancor meno a preoccuparmi di ciò che sarà, perché potrei anche non guardalo. E quando ne avrò voglia, mangerò il dolce ad ogni pasto. Lo capisci? Possa la nostra amicizia non essere mai separata, perché risiede nel cuore! Web
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Avrei voluto che tu fossi qui a vedermi diventare la persona che sono adesso
A raccogliere il romanticismo scadente di quando avevo vent'anni e inseguivo sirene, solo per rimanere con le mani piene di polvere
A condividere la melanconia che ha sempre avuto cura di me, segnandomi come una brutta stella, per mai abbandonarmi
A ricevere gli abbracci dopo ogni incubo, quando mi svegliavo solo, con gli occhi troppo aperti, a riprendere fiato
A farmi compagnia nelle mie passeggiate solitarie da romanzo francese, sotto cieli grigio perla
A imprimere i miei occhi di bambino, quando cercavo qualcosa di bello nel mondo che sembrava così nuovo
Avrei voluto che tu ci fossi sempre, sempre, sempre.
A salvarmi
da tutto
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