#difesaeuropea
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antonellanews · 3 months ago
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Trump di Nuovo alla Casa Bianca: Rischi per l'Europa e la NATO
Europa Senza Ombrello: Con Trump di Nuovo alla Casa Bianca, La NATO è Ancora un Pilastro? Ritiro, contrattazioni bilaterali, adattamento autonomo: di fronte a un’America che si disimpegna dalla NATO, l’Europa deve rispondere. Ma è pronta a sostenere il peso della propria difesa? L’elezione di Trump apre nuove incertezze per l’Europa: dal possibile ritiro degli USA dalla NATO ai tentativi di…
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purpleavenuecupcake · 6 years ago
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Preziosa: Difesa dell’Europa, una grande sfida tutta europea
In un momento storico dove il mondo è alla ricerca di un nuovo ordine internazionale capace di garantire un equilibrio economico che sia in grado di assicurare pace e solidarietà, sempre più spesso si sente parlare di #Difesa europea.
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Ma quanti sono veramente in grado di costruire le fondamenta sulle quali poggiare la difesa dell'Europa? La politica che governa gli Stati europei è capace di affrontare questa sfida? Sono queste le domande che spesso ci poniamo e alla quale non riusciamo a dare una risposta che soddisfi le nostre aspettative. Link a Presentazione libro Un contributo importante che ci aiuti a comprendere il significato e l'importanza di una difesa europea lo fornisce "LA DIFESA DELL'EUROPA - La nuova difesa europea per le
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grandi sfide europee", un libro edito dal Gen. Pasquale #Preziosa con l'autorevole contributo del Prof. Dario #Velo che, partendo dai primi insegnamenti della storia, passando dalla Grande Guerra alla NATO e giungendo ai giorni nostri, fornisce un'attenta analisi dei fatti e ci conduce, con incredibile semplicità, alla realizzazione di una difesa europea attraverso un necessario ed efficiente sviluppo dell'industria europea. Una nuova difesa dell’Europa, quindi, come risposta alle grandi sfide europee che, a livello internazionale, garantisca la sicurezza e garantisca la pace e, allo stesso tempo, rappresenti a livello interno, sostenga ricerca, sviluppo, innovazione e porti alla creazione di una moderna industria europea della difesa. Read the full article
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Buon pomeriggio a tutti,per i tanti che non hanno potuto seguire la diretta di mercoledì su Rai News 24 con il mio intervento incentrato sul tema della #difesaeuropea, vi riporto qui il video completo 👇
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ultimavoce · 8 years ago
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Dibattito sul futuro della difesa europea
Si discute sul futuro della #DifesaEuropea
Per alimentare la discussione sulla direzione che prenderà l’Europa a 27, la Commissione ha tenuto oggi un dibattito orientativo sul futuro della difesa europea. Fin dall’insediamento la Commissione Juncker ha annoverato fra le priorità un’Europa più forte in materia di sicurezza e di difesa. Nel discorso del 2016 sullo stato dell’Unione il Presidente Juncker ha annunciato la creazione di un…
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Stoltenberg: "L'Unione Europea non può difendersi da sola", "grazie Italia ma devi fare di più"
Il 3-4 dicembre le celebrazioni a Londra del 70°  anniversario della Nato e non si placano le tensioni tra i leader dei 29 stati membri. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non vuole più  “sovvenzionare” l’Europa. Vuole che entro il 2014 i Paesi dell'Unione spendano almeno il 2 per cento del Pil nella Difesa, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’Alleanza in condizione di "morte celebrale" suggerendo un “rapporto strategico” con la Russia. Poi c’è la Turchia  che potrebbe  votare contro un piano di difesa per i Paesi baltici e la Polonia a meno che la NATO non riconosca la milizia curda dell’YPG come terroristi. Ciò, è improbabile, dato che l'YPG ha contribuito a sconfiggere lo Stato islamico. Per quanto riguarda il ruolo futuro della NATO, il vertice chiederà a un gruppo di “personalità sagge” di presentare suggerimenti, ma non riferiranno fino al prossimo vertice alla fine del 2021. Poi la notizia di queste ultime ore  che la Turchia ha consegnato Al Baghdadi a Trump, in cambio di un pezzo di terra a nord della Siria. A rassicurare tutti è intervenuto in un'intervista pubblicata da Repubblica il segretario generale della Nato, il norvegese Jean Stoltenberg. "Come sempre riusciremo a superare le divisioni e a prendere le decisioni nécessaire alla nostra sicurezza. L'Unione europea non può sostituire la Nato, da sola non può difendere l'Europa". Giovedì Stoltenberg ha incontrato Macron a Parigi e non sembra averlo convinto sullo stato di salute della Nato. Forse l'Alleanza non sarà in una condizione di morte cerebrale, ma non trova sia politicamente paralizzata? "La Nato sta facendo più adesso che negli ultimi decenni. Ovviamente ci sono differenze che non vanno sottovalutate. Sul Nord della Siria e sui gruppi attivi in quella regione ci sono opinioni diverse tra alleati. Si tratta di una realtà innegabile che però non ci impedirà di fare molto. Anzi, mi aspetto che a Londra i leader comunque prenderanno decisioni importanti, come l'aggiornamento del piano d'azione contro il terrorismo". Lei sostiene che la futura difesa europea dovrà essere integrata nella Nato, ma perché l'Unione non dovrebbe fare da sola quando non viene consultata ne da Washington ne da Ankara sull'attacco turco in Siria? "La maggior parte delle volte siamo d'accordo, altre non lo siamo ma questo non significa che non ci consultiamo. Io apprezzo gli sforzi Ue sulla difesa tanto che lavorerò con Ursula von der Leyen e Charles Michel per incrementare ulteriormente la cooperazione tra Europa e Nato che è già a livelli senza precedenti. Tuttavia l'Ue non può rimpiazzare l'Alleanza e l'unità europea non può sostituire quella transatlantica, specialmente dopo la Brexit. L'80% delle spese per la difesa della Nato arriva da Paesi esterni all'Unione, geograficamente Norvegia, Turchia, Regno Unito, Canada e Usa sono importanti per la difesa del territorio europeo. Ogni tentativo di allontanare l'Europa dal Nord America non solo indebolirà la Nato, ma dividerà l'Europa. Semplicemente, la Ue non può difendere l'Europa da sola. Concordo con Angela Merkel: la difesa europea non è un'alternativa alla Nato, ma serve a rinforzare il pilastro europeo in seno alla Nato". Se Bruxelles vuole costruire la sua difesa è anche perché non crede più negli Usa di Donald Trump "Le parole di Trump contano, ma i fatti sono ancora più importanti. Il congresso degli Stati Uniti ha espresso un fortissimo appoggio bipartisan alla Nato e lo stesso Trump ha ribadito il suo sostegno all'Alleanza. Dalla fine della Guerra fredda gli Usa si sono gradualmente disimpegnati dal nostro continente, ma ora stanno tornando con un'intera brigata, con equipaggiamenti e investimenti e nei prossimi mesi arriveranno 20 mila soldati per la più grande esercitazione degli ultimi 25 anni. Tutto questo dimostra il coinvolgimento americano in Europa". Secondo lei la Cina rappresenta una minaccia per la Nato al pari della Russia? Il fatto che l'Italia abbia aderito alla Nuova Via della Seta romperà l'unità transatlantica verso Pechino? "Non vedo una minaccia imminente verso un nostro alleato, parlerei invece di sfide strategiche con una situazione più imprevedibile e incerta. Il fatto che la Cina stia crescendo apre opportunità e sfide che dobbiamo affrontare insieme visto che con Pechino la taglia dell'interlocutore conta molto". Ha apprezzato la disponibilità di Macron a inserire l'arsenale francese in ogni futuro accordo sulla non proliferazione? Dovrebbe farlo anche la Cina? "Certamente dobbiamo trovare il modo di includere la Cina in ogni futuro accordo sul controllo nucleare, ma come e quando è presto per dirlo. Pechino sta investendo pesantemente in nuove capacità nucleari, ha missili balistici capaci di raggiungere Europa e America, armi ad alta precisione e centinaia di nuovi missili a medio raggio. Dobbiamo trovare lo strumento per un maggior controllo dei suoi armamenti. Quanto alla Francia, sarei attento ad interpretare le parole di Macron, penso che Parigi debba ancora definire la sua posizione". L'Italia nel 2019 ha aumentato le spese militari dello 0,01%: come giudica il nostro contributo operativo e finanziario alla Nato? "L'Italia da un grandissimo supporto alle nostre missioni in Afghanistan, Iraq, Kosovo, contributi con assetti navali e polizia aerea in Islanda. Ma è chiaro che mi aspetto un aumento degli investimenti italiani nella difesa. Ne abbiamo bisogno per affrontare le sfide del presente e sono lieto che per il periodo 2016-2024 gli alleati avranno alzato di 400 miliardi le loro spese militari" Read the full article
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
Secondo quanto riportato da Nova l'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli: la vera sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo.E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative.  Il parere degli esperti e addetti ai lavori  Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”.   Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco nel rapporto tra il Vecchio Ampio spazio stato dedicato, ovviamente, al comparto dell'industria della difesa. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si  interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), ha detto ad "Agenzia Nova" che sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo  aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere, per, una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri, è necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro di oggi.   Read the full article
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
L'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli. La sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo. E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative. Il parere degli esperti del mondo politico, militare ed industriale Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si è interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo e’ aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  e’ quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari”. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri,  afferma che  e’ necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro geopolitico di oggi. fonte: Nova Read the full article
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
Secondo quanto riportato da Nova l'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli: la vera sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo.E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative.  Il parere degli esperti e addetti ai lavori  Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”.   Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco nel rapporto tra il Vecchio Ampio spazio stato dedicato, ovviamente, al comparto dell'industria della difesa. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si  interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), ha detto ad "Agenzia Nova" che sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo  aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere, per, una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri, è necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro di oggi.   Read the full article
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