#destra ie
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metiredlr · 2 months ago
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I can't believe they even have angel x demon toxic yaoi in this sports anime bro I wasn't expacting that
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giuseppelaporta · 16 years ago
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L'indovinello pietracupese
Risulta davvero arduo poter trovare un qualche significato univoco, nella piccola epigrafe posta nello spigolo destro del portale trecentesco di San Gregorio Magno, chiesa ex-parrocchiale nell'agro antistante il centro abitato di Pietracupa.
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" R • I • TR • I - TR • C^ • G "
Le lettere, leggibili ancor oggi, annerite dalla patina del tempo, parrebbero recitare, come si era già detto mesi fa, due acrostici con una unica affermazione, che, se contestualizzata al tipo di opera, una commissione, mostrerebbe l'uso comune di rimembrare illustri figure del potere laico ed ecclesiastico, esistite al tempo dell'esecuzione.
Di solito si tratta di pontefici, oppure di Regnanti e di Conti, ed in questo caso, potremmo già trovare una mezza soluzione.
Questo perché, essendo il cantiere stato commissionato dal feudatario Roberto di Pietracupa, al magister Riccardo, per il quale già si era ipotizzata l'appartenenza degli stemmi ai lati dell'Agnus Dei, viene da sé, volontariamente od involontariamente, il collegamento delle lettere nel suo nome, con quelle della prima frase.
Potrebbero infatti voler recitare la parola:
"R(obertus) (comit)I (pe)TR(acupensi) (fieri) (fec)I(t)".
Prendendo per buona questa via identificativa, seppure ipotetica, il collegamento alla frase successiva dovrebbe mantenere il medesimo senso, e di solito in queste epigrafi, la dedica, come già si era detta, avrebbe riguardato delle alte cariche, sotto la cui reggenza, o mandato, venne posto in essere il cantiere.
Con ciò, si potrebbe postulare la lettura della parola " T(empo)R(e) ", o "pro Tempore", seguita dalle iniziali del nome rimembrato dallo scalpellino.
Credevo di aver trovato una strada meno tortuosa, ed invece sono spuntate le radici delle sequoie, perché problematiche sono proprio quelle lettere C^ e G, divise da un punto, perciò parti di due parole, e con un trattino verso l'alto, a destra della C, che potrebbe attestare l'importanza che rivestiva questo individuo sconosciuto.
Dopo alcune chiacchierate con l'amico don Domenico Fazioli a Trivento, proprio nei riguardi del contesto diocesano, ci ha voluto rendere noto un suo parere, per cui il l'architrave potrebbe essere più antico della data trascritta dal Riccardo, oppure l'epigrafe stessa, successiva a tutto il resto, con l'idea che volesse pronunciare le iniziali di C(arolus) (re)G(ie), ipoteticamente Carlo II d'Angiò o Carlo III di Durazzo.
Naturalmente è impossibile se non insensato tutto ciò, perché l'asimmetria del frammento, le caratteristiche dell'epigrafe e il senso del testo, non lasciano dubbi sul fatto che si tratti solo e soltanto di un individuo vissuto al tempo di Roberto e Riccardo, ed in carica nel 1360.
Non è da escludere una importantissima informazione tratta, come molte altre, dal saggio storico; "Quelli della Pietra Cupa, mille anni di una comunità molisana", pubblicato dalla storiografa locale Aurora Delmonaco nel 1989, un testo essenziale, che nei confronti del signore Roberto, parla di un documento davvero molto importante.
Una bolla episcopale, dell'anno 1361, conservata nel fondo dei Caracciolo di Torchiarolo, Archivio di Stato di Napoli, e dove si elevava alla carica di abate di Sant'Alessandro in Pietracupa, il napoletano Giannotto Coppola, tutto rogato in presenza del feudatario Roberto.
Fino ad ora, il nome di questo esponente del clero locale, parrebbe essere l'unico che più si avvicina alle lettere abbreviate, però solo se questi fosse stato, per qualche svariato caso, inciso all'inverso, come C(oppola) G(iannotto), ed è una prospettiva davvero inusuale.
La possibilità è comunque da scansare in quanto, l'architrave venne ultimata nel 1360, ed il Coppola venne nominato abate solo nell'anno seguente.
Da questo punto partono solo dei vicoli ciechi, poiché nessuna signoria od alta carica di quel tempo a noi pervenuta, possiedono dette iniziali.
Tra i rappresentanti del potere secolare vi era il papa di origine francese, Innocenzo VI, mentre il vescovado di Trivento, era presieduto ancora da monsignor Pietro dell'Aquila, dell'ordine minorita.
Resta un'altra ipotesi, seppure molto forzata, che vedrebbe la dedica, non ad un personaggio singolo, ma ad una istituzione, religiosa per esempio, come un Capitolo (Capitolo Diocesano e Capitolo Abbaziale di S.Alessandro), per cui le iniziali, potrebbero completare le parole "C(apitulo) G(eneralis).
Una prospettiva insolita, che resta per altro sospesa nell'assenza di ulteriori dettagli, sul tipo di Capitolo, sulla direzione stessa di questo, di un pontificato, di un episcopato, e così via.
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matriegler · 6 months ago
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@elliebass
"Fuck, I don't know, Mat." Disse enquanto erguia a destra, segurando o cigarro entre o indicador e médio e roçando o polegar debaixo de um dos olhos. "Lembra quando eu te disse... that I don't trust myself when I'm in love, anymore?" Ellie virou o rosto para Mat, se perguntando se ele lembraria da conversa que tiveram um dia desses, no chuveiro. "I think I'm scared of becoming that Ellie again. The insecure one. That was the thing I hated the most when I was with him... the person I became. Ele me traiu, sabe..." Ela pausou para tragar e virou o rosto mais uma vez. "Uma ex namorada qualquer apareceu na vida dele e ele... enfim. Ele me contou e, de alguma forma, eu estava implorando pra gente não terminar por causa disso. How fucked up is that? That's not me, it can't be me. I really hated that Ellie, I would very much like to leave her in the past." Ainda no rompante de honestidade, adicionou: "E você tem razão. Ele tem sentimentos. Ele não estaria aqui se não fosse o caso. E isso é uma merda, é assim que eu me sinto em relação à isso, que é uma merda."
Ele sustentou o olhar no rosto dela, observando as pequenas mudanças de expressão. Fez que sim num gesto simples da cabeça. É, se lembrava. Lembrava-se de tudo, inclusive da conversa em que Ellie assegurou que Adam não era mais uma pendência, que não seria um problema, que o que sente por Matías é infinitamente maior. Seu olhar ficou menos duro à medida que ela explicava, especialmente a parte da traição. Outra coisa que Mat se recordava era de como ela ficou quando pensou que ele estava comendo Angeline Yark e por essa parte se sentiu mal. "E ele vai trabalhar com você." O Riegler completou, baixo, em tom de decepção, virando o rosto para frente e tragando lentamente. "I really don't like it, Ell-ie." Mat franziu a testa, incomodado pelo Frost ter usado o apelido que ele e os meninos costumavam usar. Dificilmente voltaria a chamá-la de Ells novamente, depois dessa. Ele soltou a fumaça lentamente. "Esse contrato com a Nebula não pode ser revisto?"
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corallorosso · 4 years ago
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Come è andata realmente la conferenza stampa di ieri di Giorgia Meloni: “Il DdL Zan porta il gender nelle scuole”. “Onorevole Meloni, che cosa è il gender secondo lei?” “Ah guardi, io non l’ho mai capito bene”. Come immagino sia proseguita la conferenza stampa in un universo parallelo in cui si dice quello che si pensa: “Scusi onorevole, ma sono mesi che ci flagella le gonadi sul rischio gender e non sa nemmeno che significa?”. “Guardi, se vogliamo giocà giochiamo. Ma che le pare che è la prima vorta che dico na fregnaccia o che non so manco de che sto a parlà? Ma m’hai riconosciuta? So Gioria eh, quella daa canzone Genitore1 Genitore”. “…in che senso scusi?”. “Allora, famo a capisse. Lasciamo perde n’attimo sto DdL Zan. Sa quanti voti c’ho fatto per esempio co la storia che vogliono mette sui documenti dei bambini genitore1 e genitore2 ar posto de mamma e papà? Ma lei l’ha mai letta la legge? Lo sa che nun è vero niente? Ha mai visto un documento con scritto genitore1, genitore2?” “Beh no in effetti no…” “E ma grazie ar piffero amico mio. E’ na fregnaccia. Ma se non controlla le carte lei, vuole che le controlli er pubblico mio? No. E allora ie dico sta cazzata der genitore1 e genitore2 così se spaventano e me votano”. “Continuo a non seguirla però”. “Eh no, che questo è er problema. Che me seguite, me venite dietro tutti. Pure er tizio che sta a scrive sto post. Me venite dietro. Io parlo der bacio de Biancaneve, faccio crede che la sinistra vole levà le favole ai bambini e me venite dietro”. “Ma perché non è vero scusi?” “Ma manco pe niente. Sta storia de biancaneve è na fregnaccia scritta da due giornaliste nella sezione viaggi de un giornale locale de na città americana. Che c’entra a sinistra italiana co sta storia? Eppure solo per averne parlato io sa quanti se so convinti che me riferivo alla sinistra, che c’è un dibattito e che quelli daa sinistra vonno cancellà er bacio de Biancaneve?” “Quanti?” “Un macello. E so tutti voti pe me, capisce? O sta storia dell’Unione Europea che ce vole fa magnà li bacarozzi ar posto daa carbonara”. “Eh, ma questo è vero. L’Unione Europea ha autorizzato veramente il consumo della tarma della farina”. “E sti cazzi nun ce lo mette, mi scusi? Ma perché, autorizzare un alimento secondo lei significa vietare gli altri? Significa che te obbligano a magnà l’insetti? Si te piace to magni. Si nun te piace nun to magni. E nnamo su”. “E allora perché ha fatto quel post col piatto di insetti, scrivendo ‘Ue imbarazzante’?”. “Viè un po’ qua. Avvicinate. Più vicino. Too dico da vorta sola: alla gente je devi mette paura, je devi dà un nemico. Devi fa sentì la ggente minacciata, terrorizzata, impaurita, insicura, farle crede che qualcuno le vole levà pure er piatto da sotto ar naso e faje magnà i vermi. Capisce? Si no a destra nun te votano quelli”. “Capisco”. “Prenda Immuni per esempio. Si ricorda quando l’estate scorsa ho detto alla gente di non scaricarla si no je rubavano i dati? Matteo diceva pure che i dati nostri se li pijavano i cinesi”. “Certo che mi ricordo, e infatti ascoltandovi non l’ho scaricata”. “E bravo er cojone. Ma che sei scemo? Ma mi spieghi come si fanno a rubare i dati da un’app che conserva i dati anonimizziati sul dispositivo e non usa manco er Gps? E poi che cazzo te dovevano rubà? Er nome e er cognome?”. “Ma lei…” “E ma lei sta cippa, mi perdoni. Lei nun me po da retta. Io sto a fa er lavoro mio, io devo terrorizzà er cittadino, je devo mette paura, je devo fa crede che er governo je vole rubà i dati. Ma quello è il lavoro mio pe pija i voti. Da lei mi aspetto invece un po’ di raziocinio. Ma poi, abbiamo i telefoni pieni di app, di social, mettiamo pure le foto dei figli, accendiamo il telefono co l’impronta digitale, e non scarichiamo n’app sarvavita pe paura che scoprono che c’abbiamo la febbre? E nnamo su”. “Ma io mi sono fidato di voi”. “Ma de chi? De me e di quell’altro là? Ah ma allora ditelo che volete mannà sto paese a gambe all’aria. Ma hai visto che dice quello? Ma l’hai sentito fa gli elenchi ogni vorta? Co le dita! Se mette a fa i buongiornissimi caffè, a mette le foto della figlia. Della figlia! Ma che è politica questa?”. “Sì che lo vedo” “Che poi io gliel’ho pure detto. A Mattè, ma rompi li cojoni ogni giorno che i bambini non si toccano di qua che i bimbi de là, e mo stai a mette ogni giorno le foto di quella creatura innocente davanti a milioni di persone. Co tutti gli zozzoni che ce stanno in giro, co tutti sti pervertiti dell’internet. Ma te sembra normale, pe pija du like o du voti in più? Poi pe carità, ognuno è libero de fa quello che je pare. Ma che cazzo c’entra sta roba co la politica io mica l’ho capito”. “E manco io”. “Eh, me sa che so parecchie le cose che non hai capito tu. Vabbè va, nnamo a spaventà un po’ de gente. Annamo a dije che esiste er piano Kalergi pe la sostituzione etnica degli europei co l’africani. E che loro nun ce dicono che in realtà la terra è piatta”. “Davvero?” “O vedi che me continui a venì dietro? O vedi? E lassame perde su. E nnamo”. Emilio Mola
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5-1-m-0-n-3 · 6 years ago
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Scalini di pietra. Qualche chicco di riso rimasto lì da un matrimonio. Il grande portone centrale aperto, nonostante il freddo. La fila di banchi sulla sinistra per lo più donne. La fila di destra uomini. Una voce lontana. Un eco forte. - Mangiava sempre le patatine fritte davanti alla TV. Faceva puzzle da duecentocinquantamila pezzi. Pezzi ovunque per la casa. Guardava sempre le stesse puntate del cartone animato Conan gridando “come fa quel ragazzo a stare più di dieci minuti sott’acqua senza respirare”. Un mormorio. Sorrisi amari. - Erano. Voce rotta. - Erano le cose che amava fare. Un sorriso forzato. Una smorfia. La testa tremante. - Cose spesso insopportabili per la maggior parte di noi. Ma lui era fatto così. Abbassò lo sguardo. Le dita della mano destra picchiettavano sul legno del leggio. Silenzio. - Ma amava me e la sua famiglia. A suo modo. Ma ci amava. Nonostante i suoi demoni. Un singhiozzo. Occhi strizzati. Un respiro forte. - Quei demoni oggi li ha sconfitti. Ha vinto lui. Ci ha insegnato che non dobbiamo avere paura. La bara era al centro del corridoio. Era il giorno dopo Natale del 1986. Avevo tredici anni. Sentivo freddo. Mi mancava l’aria. E stavo per avere un attacco di panico. “Il giorno dopo Natale” ISBN 9788891022233 http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/295692/il-giorno-dopo-natale/ https://m.facebook.com/simoneferrilibri/ Apple store https://itun.es/it/TeNahb.l Amazon https://www.amazon.it/dp/B01N9Q9ING/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1484061912&sr=1-1 Mondadori http://www.mondadoristore.it/Il-giorno-dopo-Natale-simone-angelo-ferri/eai978889232024/ Feltrinelli http://www.lafeltrinelli.it/ebook/simone-angelo-ferri/giorno-dopo-natale/9788892320246 #ilgiornodoponatale #narrativa #horror #libro #Loveandpaltrythings #sketchoftheday #sketch #disegno #drawing #pencil #drawingoftheday #art #artworkoftheday #instart #artlovers #artgallery #instaart #sketchpad #sketchbook #love #tiamo #tipenso #attimi #emozioni #pensierieparole #frasibelle #momenti #frasitumblr #frasi #arts_galleryworld https://www.instagram.com/p/BsgL8Hdl7hg/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1lqfzpqmdb4jm
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don-vito-sottocultura · 2 years ago
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E una bella tipa mi regala cuore bianconero... Juve Ale... Bari Ale...Bari Ale bari Ale... Lazio Ale Ale... Un po tifavo anche Verona ma. Ora non più. ... Io in un ora e mezza ho lavato tutta casa perfette tutte lettiere fatto 2 docce io ho mangiato io hanno mangiato gatti e ho visto pure il film di corrtellesi bova ahahah voi siete lenti e inefficienti tutti ahahahah e tra dieci minuti iniziano Totò e Fabrizi ahahahah come diceva il principe de Curtis me li godo ALLA FACCIAZZA VOSTRA x rosicare in fondo a destra buttati nel cesso ahahahah e se uno si inventa scuse per colpire me e miei gatti PADRE INVENTA MALATTIE NUOVE A LUI E A LORO NONNI PADRI FIGLI BESTIAME E ALBERI questa è la preghiera di Giosuè figlio di Nun prima di entrare a Jericho... Era il garzone di Mosè... E ho detto tutto.. ... Grande Paola cortellesi I. Pugliese SI CAPIIT QUEST PROGETT IE' PE LA GENT ahahahah a sto giro Ennio Fantastichini (rip) ha proprio toppato..... (presso Don Vito's Cats Bar Home) https://www.instagram.com/p/Chg-BRBDj0F/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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giancarlonicoli · 4 years ago
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9 mar 2021 18:30
CHI HA UCCISO ENRICO MATTEI - L’AEREO SU CUI VIAGGIAVA IL PRESIDENTE DELL’ENI E CHE CADDE LA SERA DEL 27 OTTOBRE 1962 A BASCAPÉ, ALLE PORTE DI MILANO, FU SABOTATO. FINORA L’IPOTESI PIÙ ACCREDITATA METTEVA ALLA SBARRA LE GRANDI COMPAGNIE PETROLIFERE AMERICANE. MA IL NUOVO LIBRO DI GIACOMO PACINI, “LA SPIA INTOCCABILE”, SVELA CHE L’ATTENTATO FU OPERA DEI TERRORISTI FRANCESI DELL'OAS, ORGANIZZAZIONE ULTRANAZIONALISTA DI ESTREMA DESTRA, A CAUSA DEL SUPPORTO CHE MATTEI STAVA FORNENDO AGLI INDIPENDENTISTI ALGERINI
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L'Oas e l'omicidio Mattei.
Estratto da “La spia innocente. Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari Riservati”, di Giacomo Pacini (Einaudi editore)
Sull'operato dell'Uar (Ufficio Affari Riservati, Viminale) nei primi anni Sessanta disponiamo di un consistente gruppo di note confidenziali inerenti le attività di quei militanti dell'Oas (Organisation de l'armée secrète) che, ricercati dai servizi segreti francesi, avevano trovato riparo in Italia, grazie anche ai loro collegamenti con esponenti politici del nostro Paese.
Tra i principali elementi dell'Oas presenti sul suolo italiano l'Uar indicava soprattutto Georges Bidault, Jacques Soustelle, Jean Susini e Philip De Massey (nei cui confronti venne disposto un capillare servizio di pedinamento), mentre tra i politici più legati al movimento ultranazionalista francese erano segnalati i missini Giorgio Almirante, Tullio Abelli, Giuseppe Romualdi, Filippo Anfuso ed Egidio Sterpa.
L'arrivo degli uomini dell'Oas in Italia sarebbe stato facilitato dall’esistenza a Roma dell'organizzazione: Peregrinatio Romana che mensilmente predisponeva viaggi nella Capitale per le comunità cattoliche di Beglio e Francia. Gli agenti dell'Oas, sfruttando il fatto che la Peregrinatio provvedeva in proprio al disbrigo delle pratiche doganali dei suoi fedeli, riuscivano a confondersi tra i «pacifici pellegrini cattolici» e a entrare in Italia evitando sistematicamente i controlli alla frontiera.
«Non si è in grado di precisare, - si legge in una informativa, - se vi è o meno una cosciente complicità da parte della Peregrinatio Romana con l'Oas», anche se nel suo organico vi sarebbero stati dei funzionari in contatto con «elementi dell'estrema destra, sia degli ambienti cattolici, che del Movimento Sociale».
In un'ulteriore nota si sosteneva che il principale centro organizzativo italiano al quale avrebbero fatto capo gli uomini dell'Oas era «l'Istituto San Pio V per la difesa ed il rafforzamento dei valori cristiani», fondato a fine dicembre 1960 dal cardinale Alfredo Ottaviani (capo della Congregazione del Sant'Uffizio) e da monsignor Gilberto Agustoni (prefetto emerito del Supremo tribunale della Segnatura apostolica). Attraverso quest'ultimo «gli agenti dell'Oas troverebbero protezione in Vaticano».
Secondo le informazioni in possesso dell'Uar, i militanti dell'Oas stavano progettando un attentato contro l'allora presidente dell'Eni Enrico Mattei, nemico giurato dell'organizzazione terrorista francese a causa del supporto che stava fornendo agli indipendentisti algerini.
Da una nota dell'agosto 1961, per esempio, veniamo a Roma sapere che era appena giunto a Roma il colonnello Jean Goddard, braccio destro del generale Raoul-Albin Salan (uno dei fondatori dell’Oas, in passato stretto collaboratore del generale Charles De Gaulle), il quale avrebbe incontrato «alcune delle personalità politiche e religiose maggiormente implicate nell'attività oltranzista nel nostro Paese [. .]. Non si esclude che il viaggio sia pure collegato con le minacce epistolari dirette [nei mesi precedenti] al presidente Mattei».
Il colonnello Goddard «si incontrerà con il professor Luigi Gedda ed altre personalità cattoliche, tra cui certamente il proprietario dell’Istituto San Pio V, monsignor Agustoni. Una parte degli incontri avrà luogo in un appartamento sito in via Piemonte n. 39, a Roma, ove è la sede centrale dell'organizzazione tambroniana nota come Centro per l'Ordine Civile».
Un successivo appunto riferiva della presenza in Italia di Bernard de La Rose, noto per le sue attività di «attentatore» per conto dei nazionalisti francesi. «Il La Rose» sarebbe giunto a Roma  «col preciso incarico di predisporre un attentato contro il presidente della Fivl [Federazione italiana volontari della libertà] Enrico Mattei».
«Ci rendiamo conto — scriveva l’anonimo autore del documento — della responsabilità che, indirettamente, assumiamo dando corpo a questa voce. Ci pare, tuttavia, che commetteremmo  un grave errore di valutazione se la prendessimo come una diceria». Per tale ragione «raccomanderemmo, in questi giorni, un più attento servizio di vigilanza intorno alla persona del Presidente Mattei».
Inquietante è un documento in cui si parlava di un attentato contro l'aereo di Mattei che sarebbe stato progettato da uomini dell'Oas. «L'aereo, — si legge, — avrebbe dovuto essere sabotato con una bomba ad orologeria, piazzata a Milano, che avrebbe dovuto scoppiare dopo la partenza da Roma, al di sopra del Mediterraneo, per impedire ogni inchiesta sulla caduta dell'apparecchio».
Il 23 marzo, in un'ennesima informativa, l'Uar ribadiva che «l'Oas non ha rinunciato al proposito di far la pelle ad Enrico Mattei» e ha «addirittura esaminato la possibilità di abbatter[ne] l'apparecchio nel caso questi si recasse in Algeria».
In un precedente documento, peraltro, sulla base di informazioni che sarebbero state fornite all'Uar da un familiare del militante missino Massimo Anderson (che in numerose note era descritto come figura vicina all'Oas) si sosteneva che «un attentato al presidente dell'Eni è sempre possibile» in quanto gli uomini dell'Oas «continuano a studiare le abitudini dell'uomo (il presidente Mattei)».
Tuttavia, la strategia seguita da Goddard e dai suoi è «attendere che l'opinione pubblica dimentichi la notizia delle già avanzate minacce a lui [Mattei] dirette», per poi colpirlo al momento opportuno. L'autore della nota concludeva sostenendo di avere «ampi e giustificati motivi per ritenere come sostanzialmente esatte e veritiere le considerazioni espresseci dal familiare di Massimo Anderson».
Come noto, Enrico Mattei perse la vita il 23 ottobre 1962 proprio in un incidente aereo, di cui è oggi accertata la natura dolosa, sui cieli di Bascapè (Pavia). Nel 1997, in un'intervista al «Corriere della Sera», Jean Susini, dopo aver rievocato gli anni passati in Italia, ha sostenuto di non poter escludere che quell'attentato l'abbia organizzato la rete italiana dell'Oas, visto che, a suo dire, Ie ragioni per far fuori Mattei c'erano tutte.
Egli infatti: «forniva armi ai ribelli algerini attraverso la Tunisia, era un gioco che rientrava negli interessi petroliferi dell'Italia [...]. I veri nemici di Enrico Mattei erano i francesi d'Algeria». Poche settimane dopo la morte di Mattei, peraltro, l’Uar reclutò tra i suoi informatori il giornalista Pasquale (detto «Lino») Ronga che del presidente dell'Eni era stato uno dei più stretti collaboratori e per conto del quale aveva avuto l'incarico di monitorare proprio le attività degli uomini dell'Oas".
Nei primi anni Sessanta, grazie alla mole di informazioni che era riuscito a raccogliere, l'Uar rintracciò e fece poi estradare in Francia diversi agenti dell'Oas presenti in Italia, riuscendo a riacquisire l'autorevolezza che aveva perduto dopo la caduta dei triestini. A guidare una gran parte di queste operazioni fu un funzionario da poco entrato agli Affari Riservati, ma destinato a una sfolgorante carriera: Federico Umberto D'Amato.
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janiedean · 7 years ago
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Perché preferiresti Berlusconi ai grillini?
mi piacerebbe avere una risposta, ma tldr:
berlusca non è antivaccinista e i grillini so antivaccinisti quindi 1 a 0;
berlusca è un criminale ma almeno si circonda di gente che fa il politico di mestiere e finché non sono cazzi suoi li lascia lavorare nel bene o nel male mentre i grillini sono una manica di cretini che non sa manco quanti senatori ci sono QUANDO SONO IN CORSA PER FARSI ELEGGERE AL SENATO quindi abbiamo criminali che sanno come funziona la politica vs criminali incapaci, quindi 2 a 0;
berlusca è di destra e si allea coi fasci ma almeno sono fasci che non si vergognano di esserlo, i grillini so fasci che fanno finta di non esserlo per beccarsi il voto di protesta e a sto punto preferisco quelli che te lo dicono che almeno sai chi è il tuo nemico, quindi 3 a 0;
tutte le peggio porcate di leggi che abbiamo tipo la bossi fini le ha fatte berlusca e non credo avrebbe voglia di peggiorarle né ne avrebbe modo mentre i grillini possono tranquillamente farlo, quindi 4 a 0;
dopo un anno e mezzo e passa di giunta raggi e dopo cinque di giunta alemanno posso tranquillamente dire che in quanto a schifo sono equivalenti solo che con alemanno almeno SI COLLABORAVA CON LA REGIONE E C’ERANO DEI POLITICI CHE SAPEVANO CHE FARE mentre con sta cogliona si va avanti ad inerzia e si sprofonda nella spazzatura, quindi comunque era meglio alemanno che veniva da berlusconi, quindi 5 a 0;
meglio il nemico che conosci del nemico che non conosci ma sai che sarà un disastro;
alfano prima stava co berlusconi. alfano se levavi la stepchild adoption ti se diceva che votava la legge sulle unioni civili POI LA VOTAVA. i grillini so i grillini e dicevano che la votavano con la stepchild e poi invece non la votano. i grillini non sono affidabili sotto NESSUN punto di vista, sti stronzi saranno stronzi ma almeno lo sono. detto tutto;
berlusconi al momento manco può essere eletto causa legge severino quindi se vince le elezioni gli conviene fa la coalizione moderata per avere un minimo di potere, al governo non ce può andà;
ma comunque tutta sta tirata bastava col fatto che berlusconi non è antivaccinista
fine.
chiuso il discorso.
non si può votare gente antivaccinista. chiuso. chiunque è meglio degli antivaccinisti. e al momento l’opzione meno peggio rimane che pd e berlusca inciuciano per la seconda volta perché tanto a sx non si farà mai la coalizione con ste premesse e l’alternativa m5s + lega è tipo la cosa più atroce del mondo.
e comunque i grillini sono peggio di qualunque cosa perché qui ci lamentiamo del fascismo di ritorno, ma il punto è che il m5s è fascismo in disguise che fa finta di non essere niente, quindi se ti eleggi i grillini ti eleggi i fasci incompetenti che fanno finta di non essere fasci, quando i partiti fasci che non fanno mistero di esserlo ie casa pound e compagnia alle ultime elezioni chissà perché in *tre* non hanno fatto il 2%.
pensateci.
e si, lo so che berlusca ha sdoganato i fasci lui quando ha ripulito AN, ne sono PERFETTAMENTE cosciente e c’avrà il girone all’inferno solo per quello suo personale, ma almeno l’aveva ripulita AN e AN aveva la grazia di fare finta di essere più progressista dell’msi, questi sono coglioni alla deriva che non sanno manco da che parte sta il congiuntivo e non hanno la minima idea di quello che fanno.
e a sto punto preferisco lo schifo che già conosco che almeno l’ho dovuto sopportare per tre legislature e so che aspettarmi invece che gente che nella loro totale incapacità ci si incula a 180°. grazie, erano i miei two cents.
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nonleggerlo · 5 years ago
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#fotodipolitici - Speciale #25aprile. Torniamo al 24 gennaio 2010, sfogliando il @corriere: “La lo­ca­tion, i sa­lu­ti ro­ma­ni, la pla­tea: è il re­vival del­la de­stra ra­di­ca­le, l’aper­tu­ra del­la cam­pa­gna elet­to­ra­le di Francesco Sto­ra­ce con Re­na­ta #Pol­ve­ri­ni. Il luo­go, è uno di quel­li sto­ri­ci per gli ex mis­si­ni: il cine­ma Gre­go­ry, a via Gre­go­rio VII, ‘tea­tro di tan­te bat­ta­glie con­dot­te da To­ny Au­gel­lo’, ca­po ca­ri­sma­ti­co dell’#Msi. E si ri­tro­va­no tut­ti qui, ami­ci ed ex ami­ci, pi­diel­li­ni e ca­me­ra­ti, mi­li­tan­ti di ie­ri e ra­gaz­zi­ni di og­gi. Quel­li che, quan­do vie­ne pre­sen­ta­ta don­na As­sun­ta, ‘mo­glie di Gior­gio #Al­mi­ran­te, l’uo­mo po­li­ti­co più one­sto d’Ita­lia’, scat­ta­no in pie­di, scan­di­sco­no ‘Gior­gio, Gior­gio’, fan­no il sa­lu­to ro­ma­no. ‘I sa­lu­ti? Non li ho vi­sti. La si­ni­stra pen­si a Tin­to Brass…’, re­pli­ca Bea­tri­ce #Lo­ren­zin alla critiche #Pd. Le brac­cia te­se si ri­pe­to­no più vol­te, du­ran­te l’esecuzio­ne dell’in­no di Ma­me­li. (…) #Sto­ra­ce am­mic­ca (‘spe­ria­mo in una Re­gio­ne più so­cia­le, vi­sto che non è an­co­ra una re­pub­bli­ca più so­cia­le…’), chie­de al­la can­di­da­ta ‘di accompagnar­ti al­la Pi­sa­na, quan­do vin­ce­rai’ e lancia il gri­do di bat­ta­glia: ‘Pol­ve­riz­zia­mo­li’…”. Alla Polverini, durante un incontro pubblico con Pierferdinando #Casini, viene chiesto dei saluti romani del giorno prima... bazzecole, solo un gesto nostalgico: “Non si può esaltare un gesto nostalgico rispetto alle tante persone perbene che invece ieri, con grande emozione e calore, hanno partecipato a quell'iniziativa”. E a @ilgiornale.it, alcuni anni dopo, nel 2014: “Il saluto fascista non l'ho mai fatto, se andate a vedere la sequenza da cui è stata estrapolata quella foto…” - #Pdl #Destra #Lazio #politiciefascismo https://www.instagram.com/p/B_a3zNBFU2X/?igshid=w81cq8y3nqtx
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biancaritacataldi · 8 years ago
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Il cortile la accolse in un abbraccio color pietra che sapeva di ippocastani e gioventù sfiorita; a destra, seminascosta da un cespuglio, vi era una panchina, scrostata e dalla spalliera quasi del tutto distrutta. Amabel sorrise e le sembrò di vedere, come in una fotografia, dei ragazzi seduti lì, su quella stessa panchina. Riusciva a scorgere i dettagli, i blazer di cotone con lo stemma della scuola sul taschino, le cartelle di cuoio, i libri dalle pagine ingiallite tenuti insieme da una corda. Poi, l’immagine svanì, in fretta com’era comparsa. Amabel si stropicciò gli occhi e proseguì. Riverside --> https://www.amazon.it/Riverside-Bianca-Rita-Cataldi-ebook/dp/B015OTEEQC/ref=sr_1_5?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1484309616&sr=1-5
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ludovicavittoriafit · 7 years ago
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Piccole curiosità: (🇬🇧 ENG version below) - ho un #neo in un #occhio 👁️ - ho un sopracciglio e un lato del #labbro più alto dell'altro 👀👄 - ho un occhio più tondo e uno più a #mandorla - ho un canino a punta come un vampiro 🧛🏻 e l'altro normale - ho il ponte del #naso rotto verso destra per un gancio ricevuto in #allenamento 🥊👃🏽 - ho il #diastema (cioè i denti larghi davanti) 😬 Ma mi sono resa conto che sono cose che noto solo io. O peggio, sono cose che le persone notano solo se le faccio notare io! Mi sono resa conto che la prima persona che ci deve accettare per come siamo e non criticarci per le minuzie, siamo noi stessi.🤩 Ph. @beard_and_cakes 😍 . 🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧🇬🇧 Curiosities: - I have a #neo in a #eye 👁️ - I have an #eyebrow and one side of the #lip higher than the other 👀👄 - I have a rounder eye than the other - I have a canine pointy like a vampire 🧛🏻 and the other #normal - I have the #nose bridge broken to the right for a #fist received during my #boxe #training 🥊👃🏽 - I have the #diastema (ie the wide front #teeth) 😬 But I realized that these are things that only I know. Or worse, they are things that people notice only if I point out to them! I realized that the first person who has to #accept us for who we are and not to criticize us for the minutiae, is ourselves.
http://dlvr.it/QTbgKZ
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fondazioneterradotranto · 7 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/02/19/mattarella-la-cagnetta-mesagne-larcivescovo-brindisi/
Mattarella, la cagnetta di Mesagne, e l'arcivescovo di Brindisi
di Armando Polito
Può sembrare stravagante o poco serio dedicare un post ad un animale associato ad un alto prelato e qualcuno arriverà perfino a pensare ad una qualche velata allusione alla più alta carica dello Stato, ingannato da una superficiale considerazione della punteggiatura del titolo, in cui le due virgole che racchiudono la locuzione cagnetta di Mesagne attribuiscono alla stessa, in base alle regole grammaticali ancora, nonostante la Buona sacuola …,  in vigore, una valenza inequivocabilmente appositiva. Va da sé che l’assenza di virgola dopo Mesagne avrebbe, al contrario, convalidato un’allusione che in altri tempi mi avrebbe forse procurato l’accusa di vilipendio … La genesi di quanto sto per dire è assolutamente casuale, vale a dire legata occasionalmente ad uno studio, che sarà oggetto di un prossimo post, su Gianfrancesco Maia Materdona, un poeta mesagnese del XVII secolo.
L’unica sua biografia è quella lasciataci da Ortensio De Leo (1712-1791), datata 1770, custodita nella Biblioteca pubblica arcivescovile “Annibale De Leo” a Brindisi (ms. D/14).
Rimase inedita fino al 1974, quando venne pubblicata da Wanda De Nunzio-Schilardi in Annali della facoltà di Magistero dekk’Università di Bari, v. XIII. Qui riproduco, trascrivo e commento direttamente dal manoscritto originale la parte che ci interessa,
da carta 10r  
Si recò finalmente in Mesagne, e quivi nell’anno 1633 provò il dispiacere di essergli morta la sua Cagnolina Bolognese, tutta biancha,
  carta 10v
biancha, e a lui molto cara, che fe sepelire entro il pariete di un suo giardino di delizie fuori le Mura, al presente detto dell’Impalata posseduto da quel Marchese con i seguenti versi fatti incidere in una bianca lapide, ma per la maggior parte corrosi dal tempo: CANA CANIS CANO. TEGOR HOC SUB MARMORE NOMEN/MATTARELLA MIHI. FELSINA ME GENUIT./LUSTRUM, ET DIMIDIUM VIXI FIDISSIMA CUSTOS./OBLONGO, ET CRISPO VELLERE DIVES ERAM./PARVULA BLANDA FUI. ITALIAM TRANSVECTA PER ORBEM./ET NUMQUA1 DOMINO DISSOCIATA MEO./HIC TUMULUM LACRIMIS DICAT. QUO, DEPRECOR, IBIS/FAC TANTI MEMORES, HOSPES, AMORIS OPUS./FRANCISCUS MAIA MATERDONA HERUS/POSUIT IDIB(US) IULII/MDCXXXIII  
          Interrompo la trascrizione qui per tradurre l’epigrafe che è in distici elegiaci: Parlo (io) bianca cagnolina. Sono sepolta sotto questo marmo. mi chiamo Mattarella. Sono nata a Bologna. Ho vissuto fedelissima custode per cinque anni e mezzo. Ero dotata di un pelo lungo e riccio. Sono stata piccolina e affettuosa. Portata per l’Italia e per il mondo, mai mi sono separata dal mio padrone. Egli tra le lacrime mi dedica la tomba. Viandante, ti prego, Dovunque andrai, ti prego, fà che tu ricordi questa testimonianza di tanto amore. Il padrone Francesco Maia Materdona pose il 15 luglio 1633. Faccio notare, perché, cone vedremo fra pochissimo, costituisce la pietra dello scandalo, il gioco di parole, espediente privilegiato della letteratura barocca, CANA (aggettivo femminile singolare=bianca), CANO (prima persona singolare dell’indicativo presente di canere= io canto) e CANIS (sostantivo  maschile o femminile, qui femminile=cagnetta).
Riprendo la trascrizione.       
Ciò che poi circa la fine del medesimo secolo diede motivo di giusto sdegno allo zelantissimo Arcivescovo di Brindisi Francesco Ramirez Domenicano, il quale essendosi abbattuto nella suddetta iscrizione, ed avendone letto il primo verso domandò que’ suoi Diocesani, qual significato avesse; ed essendo stato informato, che era il sepolcro di un cane, esclamò in sua lingua spagnola: Cuerno, Cuerno, Cuerno, insultando con allusiva derisione il Cana canis cano. Ma simili trasporti di passione debbono esser condonati alla fantasia di un Poeta, giacché si legge, che il gran Petrarca ebbe ancora una gran
   da carta 11r
  gran passione verso di un suo Gatto, che indi morto fù fatto inbalzamare, e così tuttora esiste in una stanza in Arquà villa del Padovano, ove sono le memorie dell’istesso Poeta con i seguenti versi: Etruscus gemino vates exarsit amore./Maximus ignis ego, Laura secundus erat./Quid rides? Divinae illi si gratia formae,/me dignum  eximio fecit amore fides./Si numeros, geniumque sacris dedit illa libellis,/causa ego ne saevis muribus esca forent.
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Arcebam sacro vivens a limine mures,/ne Domini exitio scripta deserta darent./Incutio trepidis eadem defuncta pavorem/et viget exanimi in corpore prisca fides. L’epigrafe per il gatto del Petrarca fu composta in distici elegiaci dal canonico Antonio Quarenghi (1547-1633) ma il testo trascritto nel manoscritto contiene alcuni errori, come mostra quello che ho trascritto dal monumento in basso riprodotto.
  Etruscus gemino vates exarsit amore./Maximus ignis ego; Laura secundus erat./Quid rides? Divinae illam si gratia formae/me dignam eximio fecit amante fides./Si numeros geniumque sacris dedit illa libellis,/causa ego ne sævis muribus esca forent. 
Arcebam sacro vivens à limine mures,/ne domini exitio scripta diserta forent./Incutio trepidis eadem defuncta pavorem/et viget exanimi in corpore prisca fides. 
(Il poeta toscano arse di un duplice amore. Il fuoco più grande ero io, Laura il secondo. Che ridi? Se la grazia di una divina bellezza rese lei degna di un esimio amante, me la fedeltà. Se lei ispirò agli scritti ritmi e inventiva io fui il motivo per cui non diventassero cibo per i crudeli topi.
Da viva tenevo lontani i topi dalla sacra soglia perché gli scritti del padrone non fossero abbandonati alla rovina. Io stessa da morta incuto paura a loro ansiosi e l’antica fedeltà è viva nel corpo esanime).
  Oggi sono proprio soddisfatto, perché son riuscito a rievocare due poeti in modo non convenzionale, cioè mettendo in campo non le loro poetiche o avventati confronti o, peggio ancora, improbabili classifiche, ma il comune amore per gli animali, che, poi, è anche il mio. L’amore per la verità, però, e ancor più la voglia di compensare certe crudeli ingiustizie del destino mi obbligano ad informare il lettore che il tumulo della gatta di Arquà in realtà è una realizzazione dovuta agli inizi del XVII secolo a Girolamo Gabrielli, nuovo proprietario dell’immobile, quando questo era già diventato una specie di museo meta di visitatori. Il Petrarca non ci ha lasciato nessun pensiero riguardante i gatti, ma tutto probabilmente è nato da un affresco di autore anonimo del XIV secolo (dunque coevo al grande poeta) visibile nella Sala dei Giganti della Reggia Carrarese a Padova, ove l’animale acciambellato a destra è stato identificato come un gatto, anche se a me sembra, col muso così allungato, più un cane (dettaglio ingrandito).
   E pure la poesia ebbe la sua parte di responsabilità nel consacrare quasi definitivamente quello che per me è un autentico equivoco ispirato da intenti, quelli del Gabrielli,  che con locuzione moderna non avrei difficoltà a definire pubblicità ingannevole. La sua parte di responsabilità, poi, ha Alessandro Tassoni ne La Secchia rapita (prima pubblicazione a Parigi nel 1622), VIII, 33, vv. 5-8: Dove giace colui, nelle cui carte/l’alma fronda del Sol lieta verdeggia;/e dove la sua Gatta in secca spoglia/guarda dai topi ancor la dotta soglia. Va detto, però che proprio un comtemporaneo del Tassoni fa riferimento al tema non senza irriverente ironia: Francesco Driuzzo in una canzone inserita in La casa ed il sepolcro del Petrarca in Arquà, Gattei, Venezia, 1827, p. 67 così poetava: S’ei cantò di un’alma bella/le fattezze e i pregi rari,/perché mai nemica stella/sol vi fa di Laura avari/e mostrate contraffatta/questa secca e sozza gatta?/Colei che dal Troian fu in Ilio tratta,/cambiossi in una vil secchia di legno,/e qui per Laura traformossi in gatta./Perché alcun non pensi male/io vo’ dir che questa gatta/fu quel ciuccio d’animale,/che la parte aveva fatta/di cambiarsi in bella donna:/ma vestita poi di gonna,/visto un topo, l’addentò,/ed in gatta ritornò. E a distanza di più di un secolo  Gaetano Rossi con un sonetto inserito in Lagrime in morte di un gatto, s. n., s. l., 1741, p. 92: Vago, e bello non men, che destro, e forte/gatto fra quanti mai formar Natura/seppe; già un tempo mio diletto, e cura,/or mio cordoglio, or vittima di morte./Poiché sì volle la mia cruda sorte,/gli occhi da quel pianeta, ov’hai sicura/sede, ov’hai premio de la tua bravura,/volgi al mio pianto, e a le ,ie guance smorte;/o a quella almeno di messer Petrarca/gatta, ch’ei pianse al Mondo unica e sola,/lieto t’accoppia, e manda in giù la razza./Morranno intanto in mezzo de la piazza/gli assassini appiccati per la gola,/e a te porrem grande Epitafio, ed Arca.
Il pericolo, però, che la favoletta della gatta di Petrarca continui a rinnovarsi è sempre in agguato, se si pensa che Detlef Bluhm autore tedesco nato nel 1954,  per così dire, monotematico2,  in Il gatto che arrestava i malviventi e altre storie, Corbaccio, Milano, 2015, si spinge ad inventare l’esistenza di una lettera scritta dal Petrarca al Boccaccio una settimana prima di morire, nella quale descrive con dovizia di particolari come la fantomatica gatta sia entrata nella sua vita e vi sia rimasta.
A questo punto il lettore si chiederà se a qualcuno non sarà venuto in mente di darle un nome. Eccolo servito. In Mario Scaffidi Abbate, La gatta. Anatomia di un amore, Meligrana, Tropea, 2014, si leggono a p. 9 questa battute: – E se la chiamassimo Sofonisba?-. -Sofonisba?!-. – Perché no? La gatta del Petrarca si chiamava così, l’abbiamo pure vista, non ti ricordi? -. – Sì, seicento anni fa! -. – Np, non più di dieci, o quindici, ad Arquà, nell’ultima casa del Poeta. Imbalsamata -.
Lucidamente ed amaramente, però, già nel 1846 Niccolò Tommaseo in Ricordi sui colli euganei, s. n. s. l., p. 15 scriveva: La tavola di Giotto che ornò la casa del Petrarca, è perita la signoria Carrarese: ma consoliamoci; la gatta del Petrarca non ha abbandonato il suo posto. E molti di coloro che visitano Arquà non per amore del dolce tuo canto, o Poeta, o dell’ameno soggiorno, ma lo visitano perch’altri l’ha visitato; guarderanno più attentamente alla gatta che ai colli, più alla gatta che ai due terzetti del- l’Alfieri, che sono de’ meglio temprati e più antichi versi ch’abbia la moderna poesia; più alla gatta che al nome di Giorgio Bjron, che senza titolo né altra parola sta confuso fra tanti, e dice più d’ogni lode.
Per fortuna, aggiungo io, restano, finché la Terra ruoterà e la nostra razza sopravviverà, pur nel rischio dell’oblio, le opere e, al di là delle invenzioni, le fonti.  E nel chiudere, ripromettendomi a breve, come ho anticipato, di parlare della cospicua produzione del letterato mesagnese, mi piace, consapevole di autoincludermi in un certo senso nel novero dei superficiali stigmatizzati dal Tommaseo, ricordare che qualcosa resta della tomba di Mattarella in quella che fu contrada Impalata a Mesagne, oggi via Maia Materdona, cioè proprio l’epigrafe, murata dopo il civico 32 all’incrocio con Via Solferino.
Sarò grato a chiunque invierà un’immagine sostitutiva più leggibile. Nel frattempo, rubando alla stessa epigrafe immagine e parole finali, invito il viandante che si trovi a passare  su quella via a captare con un po’ di fantasia il disappunto che ancora vi aleggia dell’arciprete Ramirez col suo Cuerno, cuerno, cuerno!, interiezione consona ad un prelato non per il significato letterale dello spagnolo cuerno, che corrisponde al nostro corno, quanto per quello traslato corrispondente al nostro diavolo. E per facilitargli il compito, dopo aver ricordato che  Francesco Ramirez (1648-1715) da Toledo fu arcivescovo di Brindisi dal 1689 al 1697 e di Agrigento dal 1697 fino alla morte e che nella città siciliana fondò il Collegio dei SS. Agostino e Tommaso, riproduco di seguito i due monumenti che ivi gli furono dedicati, uno lapideo, posto nell’ingresso, nel 1722 e uno ligneo, nell’aula di sacra teologia, nel 1726, opera del maestro agrigentino  Onofrio Vicari, recante in cima il suo ritratto ad olio.
  D(EO)O(PTIMO) M(AXIMO)
iLLUSTR(ISSIM)US ET REVER(ENDISSIM)US D(OMI)NUS S(ACRAE) T(HEOLOGIAE) M(AGISTER) FRA D(OMINUS) FRANCISCUS RAMIREZ/EX ILLUS(TRISSI)MO PRAEDICATORUM ORDINE ARCHIEPISCOPUS BRUNDUSINUS/EPISCOPUS AGRIGENTINUS DOCTRINA ET ELOQUENTIA EXIMIUS INSIGNE HOC/COLLEGIUM SUB SS. AUGUSTINI ET THOMAE AUSPICIIS FUNDAVIT, EREXIT, DOTA/VIT IN EOQ(UE) PUBLICAS CATHEDRAS MATUTINAM SS. CANONUM ET VE/SPERTINAM THEOLOGIAE MORALIS INSTITUIT. ACERRIMUS IMMU/NITATIS ECCLESISTICAE PROPUGNATOR OBIIT ROMAE ANNO DOMINI/MDCCXV AETATIS SUAE 67. COLLEGIUM BENEFACTORI SUO/MONUMENTUM HOC POSUIT DEPUTATIS R(EGIIS) REVER(ENDISSIM)IS DD/ U(TRUSQUE) I(URIS) D(OCTORE) CAN(NONICO) D(OMINO) SALVATORE MARCHESE U(TRIUSQUE) I(URIS) D(OCTORE) ET S(ACRAE) T(HEOLOGIAE) P(ROFESSORE)/CAN(ONICO) D(OMINO) GASPARE SALERNO ET CAN(ONICO) D(OMINO) LAURENTIO/PITACCIOLO/ANNO D(OMI)NI 1722      
(A Dio Ottimo Massimo. L’illustrissimo e reverendissimo signore maestro di sacra teologia Fra Don Franceso Ramirez dell’illustrissimo ordine dei predicatori, arcivescovo di Brindisi, vescovo di Agrigento, esimio per dottrina ed eloquenza, fondò eresse e dotò questo insigne collegio sotto gli auspici dei santi Agostino e Tommaso ed in esso istituì pubbliche cattedre, la mattutina dei sacri canoni, la serale di teologia morale. Acerrimo difensore dell’immunità ecclesiastica, morì a Roma nell’anno del Signore 1715 all’età di 67 anni. Il collegio al suo benefattore pose questo monumento essendo deputati regii i reverendissimi Signori canonico Don Salvatore Marchese dottore in entrambi i diritti, canonico Don Gaspare Salerno dottore di entrambi i diritti e professore di sacra teologia e canonico Don Lorenzo Pitacciolo nell’anno del Signore 1722).
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1 Errore per numquam.
2 Basta considerare gli altri titoli pubblicati in traduzione italiana sempre da Corbaccio: Impronte di gatto, Corbaccio (2004); La gatta che amava le acciughe, Corbaccio (2007); Tutto quello che vorreste sapere sui gatti (2014); Gatti di lungo corso (2017); I gatti e le loro donne (2017).
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5-1-m-0-n-3 · 8 years ago
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"Il giorno dopo Natale" http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/295692/il-giorno-dopo-natale/ Amazon https://www.amazon.it/dp/B01N9Q9ING/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1484061912&sr=1-1 Inizia così: Scalini di pietra. Qualche chicco di riso rimasto lì da un matrimonio. Il grande portone centrale aperto, nonostante il freddo. La fila di banchi sulla sinistra per lo più donne. La fila di destra uomini. Una voce lontana. Un eco forte. - Mangiava sempre le patatine fritte davanti alla TV. Faceva puzzle da duecentocinquantamila pezzi. Pezzi ovunque per la casa. Guardava sempre le stesse puntate del cartone animato Conan gridando “come fa quel ragazzo a stare più di dieci minuti sott’acqua senza respirare”. Un mormorio. Sorrisi amari. - Erano. Voce rotta. - Erano le cose che amava fare. Un sorriso forzato. Una smorfia. La testa tremante. - Cose spesso insopportabili per la maggior parte di noi. Ma lui era fatto così. Abbassò lo sguardo. Le dita della mano destra picchiettavano sul legno del leggio. Silenzio. - Ma amava me e la sua famiglia. A suo modo. Ma ci amava. Nonostante i suoi demoni. Un singhiozzo. Occhi strizzati. Un respiro forte. - Quei demoni oggi li ha sconfitti. Ha vinto lui. Ci ha insegnato che non dobbiamo avere paura. La bara era al centro del corridoio. Era il giorno dopo Natale del 1986. Avevo tredici anni. Sentivo freddo. Mi mancava l’aria. E stavo per avere un attacco di panico.
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cw-corner · 7 years ago
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History and production of Dentsu Seiki & Hi Mound Co.
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( To translate in English this article with google service, please click here ! )
Il Presidente e fondatore di entrambe le società (Dentsu-Seiki Co. Ltd. e Hi-Mound Electro Co.) è stato Mr. Takaitsu Takatsuka.
Mr. Takatsuka è nato in Giappone nel 1911, fin da piccolo interessato alla radio iniziando la sua carriera nella Wirless Marine Radio già nell'anno 1928. Ha conseguito il certificato di Operatore Radio di seconda classe nell'anno 1929 e successivamente il certificato di primo operatore Radio nel 1931.
Nell'anno 1932 si arruola nella Marina Giapponese come operatore wireless, sino alla sua dimissione nell'anno 1946.
Dopo il secondo conflitto mondiale Mr. Takatsuka continuò la sua carriera radiofonica ed elettronica. Nell'anno 1953 fonda una propria compagnia nella città di Tokyo, la Dentsu-Seiki K.K. (*) La Società cessa le sue attività operative nell'anno 1964 per problemi economici, tuttavia questo non ha impedito a Mr. Takatsuka di fondare una nuova società nell'anno 1968, la Hi-Mound Electro Co.
Il nome Hi-Mound deriva dalla traduzione del cognome giapponese del presidente della società, in inglese la parola Taka significa alta e Tsuka significa Mound. Mr Takaitsu Takatsuka muore il 28 febbraio 2003, all'onorabile età di 92 anni, succedendo a capo dell'azienda il figlio Gouzo Takatsuka.
La Hi Mound, è anche conosciuta come Hi-Mound Electro in Giappone, oltre che Haimondo Electro, Haimondo Erekutoro e High mondo.
Il sito ufficiale della Hi-Mound è http://www3.tokai.or.jp/haimondo/E/index.html
L'Azienda è ancora attività e continua a produrre chiavi Morse di alta qualità per la comunità radioamatoriale di tutto il mondo.
LA PRODUZIONE DENTSU SEIKI K.K.
CHIAVE SEMIAUTOMATICA modello BK 50 Il primo tasto prodotto dall'omonima Società è il BK 50 (1953 - 1964), ci saranno due versioni, La prima versione ha il frame ed il dumper metallico, la base è in ghisa rivestita in plastica, mentre la seconda versione si differenzia per avere sia il frame e dumper in bakelite, mentre la base è in plastica con all'interno una colata di materiale tipo cementizio, le dimensioni di questa base risulta leggermente più lunga rispetto al suo predecessore, nonostante questo il primo modello ha un peso notevolmente maggiore, dando alla chiave una maggiore stabilità. Le etichette sono identiche e riportano la sigla del tasto e la scritta Swallow (Rondine) con un logo stilizzato della rondine. Questo tipo di logo sarà utilizzato anche per le chiavi verticali e per gli oscillatori didattici (Modello DTO-2) oltre che sul BK-50. Perché Dentsu-Seiki utilizzò il logo della Rondine e perché è stato abbandonato quando Dentsu-Seiki è diventato Hi-Mound? Nessuno sembrava sapere ciò, anche se secondo una radioamatore giapponese ipotizza che la rondine è stata utilizzata perché il BK-50 funziona ‘rapido e senza intoppi, proprio come una rondine in volo.
Il tasto e la targa in foto, mostrano un'etichetta con la parola swalow critta con una sola L. La Dentsu-Seiki deve aver notato presto l'errore ortografico, perché si conosce solo altro BK-50 con un logo swalow, mentre tutti gli altri mostrano la parola Rondine scritta in modo corretto con la doppia L.
La Dentsu Seiki / Hi Mound ha prodotto diverse chiavi verticali, semiautomatiche ed un sideswiper. I bug prodotti in ordine di produzione sono il BK50, il BK100 e il BK200, ed un rivoluzionario sideswiper con contatti a micro switch modello MS–02.
Immagine di confronto tra un BK-50. Prima serie a sinistra ed ultima serie a destra.
Immagine del sideswiper modello MS-02 a micro switch
NOTE : (*) Dentsu Seiki K.K., dove K.K. sta per Kabushiki Kaisha (società per azioni), per gli Anglosassoni equivale a Co. Ltd. (società per azioni).
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vidadestra · 3 years ago
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Confiança empresarial atinge maior nível desde dezembro de 2013
Todos os setores que integram o índice registraram alta em junho
  O Índice de Confiança Empresarial (ICE) subiu 4,3 pontos em junho, para 98,8 pontos, o maior nível desde dezembro de 2013. Após a terceira alta consecutiva, a média do segundo trimestre de 2021 superou a do trimestre anterior em 7,2 pontos. O dado foi divulgado hoje (1º) pelo Instituto Brasileiro de Economia da Fundação Getulio Vargas (FGV/Ibre).
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Segundo o superintendente de Estatísticas do FGV/Ibre, Aloisio Campelo, a alta da confiança empresarial reflete a continuidade da fase de retomada da economia, sob o comando da indústria, que registra desde outubro de 2020 os maiores níveis médios de confiança desde 2011. Outro destaque das sondagens empresariais do FGV/Ibre em junho é o setor de serviços.
“Após a terceira alta expressiva seguida, a confiança do setor alcança o maior nível desde o início da pandemia. Ressalve-se que a recuperação desse setor continua ocorrendo de forma heterogênea, com os segmentos de serviços prestados às famílias avançando mais lentamente e sob influência ainda preponderante das expectativas. A aceleração do programa de vacinação é essencial para a normalização do nível de atividade deste segmento ao longo do segundo semestre”, avaliou Aloisio Campelo.
O Índice de Confiança Empresarial (ICE) consolida os índices de confiança dos quatro setores cobertos pelas sondagens empresariais produzidas pelo FGV/Ibre: indústria, serviços, comércio e construção.
Segundo a FGV, a alta do ICE foi motivada pela melhora tanto das avaliações sobre o momento atual quanto das expectativas para os próximos meses. O Índice de Situação Atual Empresarial (ISA-E) subiu 4,3 pontos, para 98,1 pontos. O Índice de Expectativas (IE-E) subiu 4,4 pontos, para 100,9 pontos, o maior nível desde fevereiro de 2020, na pré-pandemia da covid-19.
Todos os setores que integram o ICE registraram alta em junho, motivada tanto pela melhora das avaliações sobre o estado atual dos negócios, quanto das expectativas de curto prazo, com exceção do comércio nesse último caso. A indústria e o setor de serviços contribuíram com mais de 80% para a variação da confiança no mês.
  *Esta notícia pode ser atualizada a qualquer momento.
*Fonte: Agência Brasil
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janiedean · 7 years ago
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Se devo essere completamente sincera penso che un voto a LEU sia sprecato anche perché votare D'Alema di nuovo significa non aver' capito chi ci ha consegnato, ancora ed ancora, nelle mani della destra. La sinistra Italiana sa perdere come pochi, ma vincere... eh.. quello è il problema e, con tutti i rigurgiti fascisti e grullini che stiamo avendo votare roba non associata con il PD mi fa paura. Tanta.
^^^^^^^^^^^^^^^^ eh. no cioè la cosa che mi urta di LEU è che se solo stessero in coalizione col pd starebbero assolutamente sopra i grillini e quasi pari al centrodestra ma LOL FIGURIAMOCI, e ci sta gente che stimavo e stimo da morire ie grasso/boldrini/bersani ma D’ALEMA PORCATROIA D’ALEMA NO. IO L’IDEA DI VOTA’ PER D’ALEMA NON LA REGGO. mannaggia renzi giusto lui dovevi rottamare e non ce sei riuscito, kudos. 
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