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Trudging Across The Tundra Frank Zappa
#trudging across the tundra#frank zappa#tony duran#earle dumler#malcolm mcnab#gary barone#tom malone#bruce fowler#glenn ferris#dave parlato#jim gordon#art rock#progressive rock#jazz rock#live 1972#one shot deal#2008#Youtube
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[...] Ma per un lavoro fatto bene servirebbe un insieme di dati più importante. Il mio calcolo è che l’utente dovrebbe passare tra le sei e le sette ore al telefono, per almeno tre-sei mesi – sarebbe veramente il minimo per fare le cose bene. L’utente potrebbe fare qualunque cosa con il telefono, ovviamente, usare social media, giochi, app. Nel frattempo la tecnologia raccoglierebbe i segnali visivi e orali. Leggendo le indicazioni facciali, registrando le tendenze del parlato, le parole e le frasi chiave – e analizzando le ricerche degli utenti e cosa leggono e guardano esattamente, e quanto a lungo – potremmo indubitabilmente predire i segni di depressione e perfino, mi aspetterei, scovare i primi segni dell’ideazione suicidaria.” “Ve l’avevo detto,” si infilò Shireen toccandosi le tempie con gli indici. “Questa signora qui è incredibile. Pensate a quante ammissioni all’Overlook potremmo evitare. Carlo le lanciò uno sguardo adirato, e Shireen fece un respiro secco e velocissimo. “Voglio dire…” Stava cercando gli occhi di Carlo, come per leggerci quello che lui voleva che dicesse. “Volevo solo…” Ma lui si rivolse a Delaney. “È un’idea rivoluzionaria. Vitale.” Delaney fece un sorriso che le parve insieme umile e grave, poi chiuse la mano in un pugno di determinazione. “Ma perché sia efficace, ci serve l’accesso.” “L’accesso è la chiave,” sussurrò Shireen, mentre le si inumidivano gli occhi. “Ci servono i dati, più dati possibile,” disse Delaney. “Se vogliamo davvero occuparci della depressione dei giovani, dobbiamo assolutamente tenerli al telefono quanto più umanamente tollerabile.
Da: The Every di Dave Eggers - Feltrinelli 2022
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Veronica Ferraro, la migliore amica di Chiara Ferragni: «Non riesco ad avere figli, farò la fecondazione in vitro» Veronica Ferraro parla a cuore aperto, e per la prima volta, delle difficoltà che ha incontrato nel momento in cui ha deciso per la prima volta di diventare mamma. La migliore amica di Chiara Ferragni, che in questo periodo le sta dando grande supporto nella crisi con Fedez nonostante si trovi a sua volta a far fronte a grossi impegni, è prossima al matrimonio con Davide Simonetta, «l’amore della mia vita e l’unico che immaginavo come padre dei miei figli». Ma quando l'influencer e il fidanzato hanno provato davvero ad avere un bambino, sii sono scontrati con la difficoltà di concepire naturalmente, così hanno deciso di intraprendere un percorso di fecondazione in vitro. Veronica ne ha parlato in un post su Instagram condiviso con il suo quasi milione e mezzo di follower. La fecondazione in vitro Il lungo post di Veronica Ferraro comincia con la premessa di non aver mai vissuto come un peso in non avere ancora figli: «Ho desiderato per la prima volta essere madre a 34 anni, quando ho conosciuto l’amore della mia vita e l’unico che immaginavo come padre dei miei figli. Ormai la maggior parte delle mie amiche attorno a me aveva già una famiglia, ma non l’ho mai sentito come un peso, perché so che la vita di ognuno di noi segue percorsi diversi e io non sono mai stata vittima delle convenzioni che su queste cose la nostra società ci impone anche in maniera velata. Nessuno dovrebbe mai sentirsi in colpa o sbagliato se non desidera figli o se il timing della sua vita non coincide con quello delle persone attorno a sè. Allo stesso tempo però, purtroppo, non possiamo sottrarci alle regole dell’orologio biologico». La sensibilizzazione L'influencer, che oggi ha 37 anni, continua: «Quando io e Davide abbiamo iniziato a provare ad avere un bambino, ci siamo sottoposti a dei test e abbiamo scoperto di avere entrambi problemi a concepire naturalmente. Anche in quel caso non mi sono scoraggiata, so che al giorno d’oggi ci sono tanti metodi per provarci comunque». Quello della fecondazione in vitro (o Fivet) è un percorso che si fa in due, e a giudicare da video e foto pubblicate su Instagram, Davide Simonetta si sta impegnando quotidianamente trasformandosi in infermiere per fare le punture per la stimolazione ovarica alla sua futura moglie. Il rimpianto «L’unico mio rimpianto - scrive ancora Veronica - però è non aver avuto una conoscenza e consapevolezza maggiore, anni fa, della possibilità di vitrificare i miei ovuli, perché di certo lo avrei fatto in più giovane età, quando la mia capacità riproduttiva era più alta. Credo davvero che sia una tematica importante e sono contenta che ora se ne parli sempre di più anche in Italia». L'influencer ha scelto di affidarsi nel suo percorso alla dottoressa Daniela Galliano, che anche su Instaram affronta quotidianamente il tema della fertilità. Il percorso Il percorso di Veronica e Davide è già cominciato da qualche giorno con la stimolazione ovarica, racconta ancora la Ferraro, e «dopo il matrimonio, porteremo a termine (speriamo con buoni risultati!) la fivet». Infine, l'influencer conclude: «Non sono solita condividere cose così private ma spero davvero che il mio percorso io possa far sentire meno sole le persone che hanno una storia simile alla mia. Io e Dave abbiamo davanti a noi tanti step che devono andare bene e se non andranno come spero, ci riproveremo se ne avremo la possibilità».
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Frank Zappa - Zoot Allures
#frank zappa#zoot allures#zoot allures album#zappa#terry bozzio#ruth underwood#dave parlato#lu ann neil#progressive rock#jazz fusion#hard rock#heavy metal#instrumental#rock instrumental#metal instrumental#music#music is love#music is life#music is religion#raining music#70s#70s music
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Hanno detto che diversi membri della troupe si erano lamentati con la produzione – di cui fa parte lo stesso Alec Baldwin – per via dei ritardi nei pagamenti, per lo scarso rispetto dei protocolli di sicurezza e per il fatto che la produzione avesse in molti casi rifiutato di prenotare per loro sistemazioni vicine al set (costringendoli a guidare per più di un’ora per arrivare sul set e più di un’ora per tornare a casa o ai loro alloggi temporanei, alla fine di lunghissime giornate lavorative). La produzione, sostengono, voleva risparmiare e aveva moltissima fretta di portare a termine le riprese, anche a costo della sicurezza e del benessere dei lavoratori.
Mercoledì 20 ottobre sei persone della troupe avevano presentato le proprie dimissioni; giovedì 21 erano tornate sul set per raccogliere le proprie cose e avevano scoperto che la produzione le aveva sostituite con sei lavoratori non iscritti all’Alliance of Theatrical Stage Employees (il sindacato dei lavoratori dello spettacolo, che da tempo minaccia scioperi per protestare contro le cattive condizioni lavorative dei suoi iscritti).
Si devono infine verificare le responsabilità di Dave Halls, l’assistente alla regia. Secondo il racconto di una pirotecnica e addetta agli oggetti di scena che aveva lavorato con lui in un’altra produzione e che ha parlato con CNN, nel 2019 Halls sarebbe stato per due volte oggetto di reclami per via di alcune sue gravi negligenze nel rispetto dei protocolli di sicurezza riguardo alle armi e agli esplosivi utilizzati sul set.
Aiutatemi a dire "porcoddio"
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Capitolo 51 - Elvis, la barba e i baci di Schroedinger (Seconda parte)
Nel capitolo precedente: Eddie lascia San Diego e la sua casa a malincuore, ma deve partire con la band per proseguire il tour. Chiama Meg per avere notizie di Angie e quando scopre che la ragazza si è fatta sentire con la sua amica, ma non con lui, ci rimane un po' male, ma non pensa ci sia altro sotto. Matt e Meg hanno una conversazione chiarificatrice in cui lui le chiede scusa per il suo comportamento e le rivela di avere una nuova ragazza, notizia che Meg non prende benissimo. Angie torna finalmente a Seattle, viene a sapere che Eddie l'ha cercata, ma non lo richiama e cerca di non pensare a ciò che è successo e al bacio, di cui non dice nulla a Meg. Tornata al lavoro da Roxy, Angie riceve la visita inaspettata di Kurt e Dave, che le chiede di nuovo di uscire.
***
“Comunque i capelli ti stanno da Dio. E' una cosa permanente o...?” Dave è al bancone per salutarmi prima di andare via, il suo amabile socio pochi passi più indietro.
“E' solo uno shampoo colorante con dei colpi di sole, poi vanno via”
“Beh ti donano un casino!”
“Seeh e in questo contesto fanno molto psychobilly.” Kurt dice la sua, alza un indice e lo fa girare a indicare lo stile della tavola calda “La parte psycho è quella che ti si addice di più ovviamente”
“Ah-ah”
“Va beh, tornando alle cose serie: hai deciso?” mi incalza Dave ed è come se stesse saltellando sul posto, ma coi piedi ben fissi a terra.
“Come posso dirti di no?”
“Beh, tipo come quando l'hai scaricato, per esempio?” Cobain risponde alla domanda retorica e si finge smarrito quando sia io che il suo amico lo guardiamo male “Cosa? Ho detto che era un esempio!”
“Allora ci vieni, grande!” Dave si scrolla il fastidio di dosso in un nanosecondo e torna ad abbagliarmi col suo sorrisone, che mi fa pensare che forse sarebbe tutto più facile se non lo avessi scaricato. Oppure no?
“Sì, ma non voglio fare troppo tardi, ok?”
“Non temere, l'importante è che resti per il concerto... e un pochino dopo il concerto, va bene?”
“Tutti questi buoni sentimenti... le mie orecchie stanno sanguinando, se vi interessa”
“No, Kurt, non ci interessa. Ci vediamo alle otto all'Off Ramp allora” mi rivolgo prima al cantante che si sta arrotolando la sciarpa attorno alle orecchie e agli occhi e poi a Dave.
“Ti passo a prendere se vuoi”
“No, tranquillo, ci vediamo lì”
**
La serata alla tavola calda passa insolitamente in fretta. Forse perché era una di quelle poche volte in cui avrei voluto non passasse. Meno sto a casa meno probabilità ho di ricevere direttamente certe telefonate... Torno a casa e quando entro nell'appartamento e vedo tutto buio penso di averla fatta franca, almeno finché la porta della stanza della mia coinquilina non si spalanca proprio nel momento in cui ci passo davanti.
“Ehi Meg, ancora sveglia?”
“Mmm” mugugna prima di dirigersi abbastanza spedita verso la cucina.
Coincidenza? Non credo. Rimango incredula nel bel mezzo del corridoio, finché non la sento aprire il rubinetto. Semplice sete. Scrollo le spalle e vado in camera mia.
“Buona notte” mormoro quando sento i suoi passi scalzi avvicinarsi di nuovo e la sua risposta consiste nell'entrare nella mia stanza e prendermi per un braccio mentre sto tirando fuori il mio pigiama da sotto il cuscino. Ovviamente rischio un infarto.
“CRISTO SANTO!”
“Angie non puoi fare così”
“Certo che posso? Mi hai spaventata a morte!”
“Intendo dire con Eddie. Tieni” Meg molla la presa solo dopo avermi messo in mano il cordless.
“Che diavolo significa?”
“Ho capito che ci sei rimasta male per San Diego, ma non puoi evitarlo per sempre”
“Meg, ma che... guarda che stai facendo un casino per niente” cerco di mantenere la calma, mentre guardo il telefono come se mi avesse appena dato un ordigno nucleare innescato. Avrà chiamato di nuovo?
“Sta' zitta e chiama Eddie” mi intima risultando tuttavia poco minacciosa, dati gli occhi semi-chiusi e il tono di chi sta praticamente ancora dormendo.
“Ma... guarda che l'ho già chiamato” mento spudoratamente e in genere mi viene abbastanza bene. Confido anche nei suoi sensi offuscati dal sonno.
“Quando?”
“Stasera” faccio per ridarle il telefono, ma non si scompone.
“Quando?”
“Stasera! Durante la pausa sigaretta”
“Dal lavoro?”
“Sì”
“Allora tutto ok?”
“Sì, gli ho lasciato un messaggio, così sta tranquillo” le restituisco il telefono e a questo punto lo prende, seppur scettica.
“Uhm... bene”
“Ok, notte Meg” acchiappo il pigiama e fuggo in bagno alla velocità della luce.
Non mi piace mentire a Meg. No, non è vero, mi piace. Cioè, non è che mi piaccia, ma lo faccio volentieri. Oddio, volentieri... Diciamo che lo faccio tranquillamente e non mi sento affatto in colpa per non averle detto del bacio. Il bacio. Ma poi sono sicura che sia successo veramente? Magari me lo sono sognato, come il sedano, Eddie che affogava, i Depeche Mode e tutto il resto. Potrebbe essere stato tutto un parto della mia mente, dalla sveglia Sonic Youth alla compagna di viaggio sul pullman. E se stessi ancora sognando? Forse andare a letto e dormirci su è il miglior modo di svegliarsi, sempre che voglia farlo.
Tanto non chiamerà più.
Esco dal bagno e verifico che la via sia libera. Mi infilo nel mio letto e appoggio la testa sul cuscino, crollando all'istante. Quando riapro gli occhi non so dire se siano passati cinque minuti o cinque giorni, ma so per certo che non è più notte per via della luce del sole che filtra dalle tendine. E dopo qualche secondo so anche che non deve essere tanto tardi perché sento la voce di Meg e questo significa che non è ancora uscita. Vado in fissa su una ragnatela nell'angolo vicino alla porta e sto quasi per fare l'equazione ragnatela = ragno, quando un pericolo maggiore e più imminente si fa largo tra i miei pensieri e la voce della mia amica si fa più chiara.
“Ma non ha chiamato ieri?”
Merda.
“Ah. Allora ho capito male. Eh? No, non è che mi abbia proprio detto così... sono io che... cioè, io l'ho vista andare in camera sua col telefono in mano, quindi ho pensato che ti avrebbe chiamato. Sicuramente voleva farlo, si sarà addormentata prima eheh. Come? No, io ti sto parlando dal telefono fisso” blatera Meg e riesco quasi a vederla mentre fa dietrofront e torna verso l'ingresso, dove sta il telefono col filo. Guarda che non ti vede, ma fidati che non gli serve per capire che stai raccontando un mare di cazzate. Meg non sa mentire, ma apprezzo il fatto che voglia pararmi il culo pur avendo scoperto che le ho raccontato una bugia.
“Aspetta che vado a chiamarla. Ma no, figurati! Tanto si deve alzare comunque. Dai, aspetta che te la passo, un secondo!” sposto il piumone con poca delicatezza, praticamente lanciandolo a terra, e dopo due secondi sono in piedi, dritta di fronte alla porta, con Patti Smith che mi guarda perplessa dal poster. Lo so, lo so, sono ridicola e infantile, ma ne possiamo discutere dopo, zietta?
“Ehi Angie? Sei sve-” Meg entra lentamente e io le metto al volo una mano davanti alla bocca, mi accerto che abbia lasciato il telefono di là e la tiro dentro richiudendole la porta alle spalle al volo.
“Io non sono qui, ok?” le dico
“Mm?” può solo mugugnare lei, con gli occhi strabuzzati.
“Ti prego, reggimi il gioco” la imploro, mentre lei cerca di liberarsi dalla stretta e rispondere.
“P..ché?”
“Dopo ti spiego tutto, per favore...” Meg alza gli occhi al cielo e annuisce. A quel segnale non posso che lasciarla andare.
“Che cazzo” riesco a leggere il suo labiale un attimo prima che sparisca di nuovo attraverso il corridoio.
Seguo con circospezione i suoi passi... metti che ci ripensa e me lo passa. Nel frattempo cerco di riorganizzare le idee per lo spiegone che mi aspetta a breve. Perché ovviamente adesso le dovrò dire tutto e lei mi prenderà per deficiente perché tutto questo non ha molto senso. O meglio, per me è perfettamente logico, ma diventa automaticamente assurdo nel momento in cui cerco di tradurlo mentalmente in parole da comunicare a un altro essere umano.
“Sì, deve essere uscita presto, non l'ho proprio sentita...” spero tanto di non commettere mai un crimine, ma in caso contrario spero di non avere Meg come unico alibi perché è talmente poco credibile che farebbe condannare persino un innocente.
“Ok, dimmi tutto. No, aspetta, la penna non scrive, ne prendo un'altra. Arrivo eh!” Meg esce dalla cucina e mi passa davanti scuotendo la testa per poi infilarsi in camera sua, uscendone con una biro blu tra le dita subito dopo.
“Eccomi. Huh-uh... Fino a domattina? Ok, glielo dico. Ma no, figurati! Lo sai come ragiona, è che lei fa orari del cazzo e magari pensa di romperti le palle. Ok, le dico anche questo. Guarda, lo scrivo! Angie non rompe mai. Va bene? Eheh ciao Eddie, buona giornata. Sì, tranquillo! Ciao!”
Faccio un bel respiro e vado incontro al mio destino. Entro in cucina già con le mani alzate.
“Che cazzo è successo, me lo vuoi dire?” Meg mi sta già aspettando, seduta sul tavolo a braccia conserte.
“E'... è complicato”
“Ti ha fatto del male?” chiede serissima e io praticamente le scoppio a ridere in faccia, per poi lasciarmi cadere sulla sedia.
“Ma chi Eddie? Ma figurati, no!”
“Ha fatto lo stronzo? Si è rivisto con la sua ex?”
“No, almeno, non credo, non finché ero lì...”
“Ma qualcosa deve essere successo, no?”
“Beh sì...”
“Avete litigato?”
“No”
“Gli hai confessato i tuoi sentimenti e-”
“Ahah quali sentimenti?”
“Taci. Gliel'hai detto e lui ti ha rifiutata?”
“Io non gli ho detto un bel niente!”
“Ne ha parlato lui di sua iniziativa?”
“Non abbiamo discusso di... quello”
“E di che avete parlato allora?”
“Non abbiamo parlato”
“Te l'ha fatto capire? Guarda, Eddie ti vuole bene, è palese. Forse ha dei dubbi per la differenza di età e lo potrei anche comprendere, anzi, è una cosa positiva. E' segno che è un ragazzo maturo e responsabile”
“Non c'è stato nessun discorso e nessun rifiuto, Meg”
“Ti ha detto Ti amo e poi ha ritrattato come Jerry?”
“No!”
“Angie, mi vuoi dire che cazzo è successo o devo tirare a indovinare per altre due ore?”
“Lui... beh...”
“Ti ha detto che è gay?”
“No!”
“E allora si può sapere che cazzo ha fatto?!”
“Mi ha baciata”
“COSA?!” Meg salta giù dal tavolo in maniera così repentina che quasi lo ribalta, assieme alla mia sedia.
“Mi ha dato un bacio. Beh, più di uno in realtà, ma tutti insieme, nella stessa occasione, quindi credo si possa parlare di un bacio solo, credo valgano come un atto singolo, ecco”
“EDDIE TI HA BACIATA?! E me lo dici così?”
“Come te lo devo dire?”
“E, soprattutto, me lo dici solo adesso?!”
“Non sono nemmeno sicura sia successo veramente...”
“ANGIE, IO TI AMMAZZO, GIURO SU DIO”
“E' stato un momento un po' strano”
“Ti ha baciata sì o no?”
“Penso di sì”
“PENSI?!”
“Sì, cioè, a questo punto, dopo aver rielaborato tutto, penso di poter dire che al 90% mi ha baciata sul serio”
“Che cazzo significa, cioè, eri fatta? Eri bendata e non sai chi ti ha messo la lingua in bocca?”
“Io non ho parlato di lingua”
“Ti ha baciata senza lingua?”
“Beh, no, cioè, sia con che senza”
“OMMIODDIO”
“Perché? Non credevo fosse un dettaglio così importante”
“Non è imporante il dettaglio, razza di imbecille! Insomma ti ha baciata? Tu ed Eddie vi siete baciati?”
“Sì”
“E quando? Cos'è successo? Com'è andata? Racconta!”
“Non hai mica detto che il dettaglio non è importante?”
“Non rompere i coglioni e racconta”
Le spiattello tutto, anche perché non mi resta altra scelta. Parto dall'inizio, cioè dal mio arrivo a San Diego.
“Ti ha baciata sulla spiaggia davanti a Jerry Cantrell? Dimmi di sì”
“No”
Le racconto del giro turistico.
“Ti ha baciata da Subway? Sulla panchina al parco?”
“No”
Aggiungo i dettagli della serata in discoteca che non le avevo riferito in precedenza.
“Ti ha baciata mentre ballavate l'Hustle?”
“Noo!”
Cerco di non perdermi in chiacchiere riassumendo la giornata con Dina, il concerto e la festa.
“Ti ha baciata nel backstage? In spiaggia al chiaro di luna mentre gli altri si bagnavano le chiappe nell'oceano?”
“No”
“Bacio della buona notte quando siete tornati a casa?”
“No, Meg”
“Angie, sto perdendo la pazienza, quando cazzo ti ha baciata?”
“Ci sto arrivando!”
“Dimmelo e basta, per favore”
“Uff alla stazione dei pullman, prima che partissi”
“Cioè, ha avuto due giorni a disposizione e ti ha baciata un minuto prima di salutarti?”
“Sì...”
“Che testa di cazzo”
“Va beh, si vede che gli è venuto così in quel momento!”
“Sì ma è un coglione, ti ha fatta penare fino all'ultimo”
“Non è vero”
“Sì che è vero”
“Non ho penato, sono stati due giorni fantastici. Ehm, sì insomma, belli, due belle giornate, serene”
“E il bacio? Com'è stato?”
“Beh...”
“Fantastico? O sereno? O anche questo solo carino?” mi prende per il culo citando una nostra conversazione di mesi prima.
“Non è stato carino, è stato... è stato... non lo so, non saprei come descriverlo, è come se avessi perso i sensi per alcuni minuti”
“Oh Angie”
“Cioè, non proprio tutti i sensi, non come in un'anestesia, perché comunque ho sentito tutto benissimo”
“Ahahah immagino”
“Era... era elettricità, calore, confusione, vento”
“Vento?”
“Sì, come quando il vento ti fa perdere il controllo dei tuoi passi e ti soffia così forte in faccia da toglierti il respiro per un secondo e quasi lo senti nello stomaco... Come quando scendi in picchiata sulle montagne russe”
“Ti sei fatta un bel giretto su Eddie La Giostra insomma”
“Però lì te lo aspetti. Invece è stato più come quando stai scendendo le scale tranquilla e metti un piede in fallo e senza accorgertene ti trovi per terra. Solo che io non arrivavo mai a terra, Eddie mi baciava e io continuavo a cadere e basta”
“E Tom l'hai sentito?”
“Tom?”
“Jones”
“No”
“Ahahah ecco, se no sì che mi sarei preoccupata”
“Ho sentito Dave”
“Dave? Il tuo ex?”
“Gahan, dei Depeche Mode. L'ho anche visto ballare in realtà...”
“Non è che tu e Vedder vi siete scambiati anche degli allucinogeni assieme alla saliva?”
“Ero presente e assente allo stesso tempo, c'ero, ma in una forma diversa. Come l'acqua che evapora o il ghiaccio che si scioglie. Però più la prima, perché mi sentivo leggera. Evaporavo. O forse sarebbe più corretto dire che sublimavo...”
“E hai ancora il coraggio di dire che non provi sentimenti per Eddie?” Meg interrompe la mia dissertazione senza senso con qualcosa che di senso ne ha ancora meno.
“Io... io li provo, solo che, beh, ancora non ho ben chiaro quali sono”
“Non hai ben chiaro?”
“Sto... cercando di capire!”
“Penso si veda bene anche dallo spazio cosa cazzo provi, Angie”
“Allora sono io ad essere limitata perché non ci arrivo”
“Sai benissimo di che sentimenti si tratta, è solo che non vuoi ammetterlo”
“E' tutto un gran casino”
“Cos'è? Hai paura? Per quello lo stai evitando?”
“Non lo sto evitando...”
“Mi hai esplicitamente chiesto di dirgli che non c'eri, come me lo chiami?”
“Sto solo rimandando una conversazione che nessuno dei due vuole affrontare”
“Certo, ha chiamato dieci volte perché non vuole assolutamente parlare con te, mi sembra ovvio”
“Non vuole, ma sente di doverlo fare, perché è un bravo ragazzo”
“Bravo ragazzo? Scusa, cosa pensi voglia dirti?”
“Secondo te? Che è stato un errore e di dimenticare tutto”
“AHAHAHAHAHAH”
“Che c'è da ridere?”
“Ahahah sarò scema io, ma secondo me vuole dirti che non vede l'ora di fare un altro giro sulle montagne russe” Meg mima con la mano un ottovolante che va a finire dritto sul mio fianco destro.
“Piantala!”
“O sui mulini a vento” continua e si avvicina fingendo per scherzo di volermi baciare, per poi soffiarmi in faccia.
“Non sei divertente”
“Tu invece fai un sacco ridere, lo sai?”
“Io con Eddie... non esiste! E' una cosa impossibile” mi alzo e mi allontano verso il corridoio, seguita a ruota dalla mia coinquilina che non vuole proprio capire.
“Perché?”
“Perché è così”
“Non è una risposta”
“Perché... perché non c'entriamo niente”
“Oh signore...” sospira Meg, sorpassandomi proprio all'ingresso della mia stanza, per poi buttarsi sul mio letto a faccia in giù.
“Non sto dicendo che lui sia migliore di me. Tralasciamo per un momento il fatto che lo sia. Non sto parlando del fatto che io sono... boh, un pigliamosche caposcuro e lui un albatro beccogiallo dell'Atlantico. E' che siamo proprio due cose diverse, come... come... un paracarro e una poesia di Robert Frost”
“Eh?” Meg risolleva la testa dal mio piumone e mi guarda interrogativa.
“Un biglietto dell'autobus timbrato e... gli anelli di Saturno”
“Il fatto che, in entrambe le affermazioni, non fatico a capire per te chi dei due sia cosa è un brutto segno, vero?”
“Stai entrando nella mia logica”
“Ti prego, fammi uscire! Ho già mal di testa” Meg tende le braccia verso di me, ancora in piedi al centro della stanza, intenta a convincere il mio pubblico formato da un'unica persona.
“Che dovrebbe farci Eddie con me?”
“Non so, scrivere una poesia di Robert Frost sul paracarro a pennarello?”
“Usare le mie pessime metafore contro di me non mi farà cambiare idea”
“Eddie sa benissimo cosa vuole farci con te e te ne ha anche già dato un assaggio mi pare”
“Eddie ha confuso un'amicizia con qualcos'altro, tutto qui”
“No, sei tu che hai preso una persona innamorata per una persona confusa”
“Innamorata?! Buahahah addirittura?”
“Tu il vapore ce l'hai nel cervello, Angie, lasciatelo dire”
“Scommettiamo che Eddie è convinto di aver fatto una cazzata?” le propongo porgendole la mano, che lei schiaffeggia via.
“Ovvio che lo sia! Lo stai evitando. Se baciassi un tipo e questo non mi cagasse più per giorni, lo penserei pure io”
“Io dico che lo ha pensato indipendentemente dalle mie azioni successive”
“Io dico che continui a ripeterti questa storia per cercare di autoconvincerti, quando in realtà sai benissimo che esiste anche l'altra possibilità”
“Certo che lo so” Meg è riuscita a zittirmi e ci metto un po' a risponderle.
“Ha! Vedi?”
“Le due possibilità coesistono”
“Esattamente”
“E continueranno a coesistere ed essere entrambe valide, almeno finché non osservo il sistema”
“Che sistema?”
“Questa parte di universo”
“Di che cazzo stai parlando, Angie?”
“Fisica quantistica. Hai presente il paradosso del gatto di Schroedinger?” le domando sedendomi accanto a lei sul letto.
“Il gatto vivo o morto nella scatola?”
“Più precisamente, sia vivo che morto, finché non si apre la scatola”
“E il gatto sei tu o Eddie?”
“Eddie mi ha baciata, dopodiché sono partita e non l'ho più visto né sentito. E' come se lo avessi chiuso nella scatola, no? E ora siamo in una situazione di sovrapposizione quantistica, cioè due possibilità che si sovrappongono”
“Eddie pentito ed Eddie innamorato?”
“Sì... beh, più o meno”
“Il gatto è sia vivo che morto finché non apri la scatola, perciò allo stesso modo...”
“Eddie è sia pentito che, ehm, infatuato finché non ci parlo”
“Mi sembra ovvio”
“E allora dovresti aver capito perché voglio affrontarlo il più tardi possibile”
“In realtà no”
“Oh cazzo, Meg, seguimi. E' il bacio di Schroedinger, ok? In questo scenario il bacio è contemporaneamente una cosa che ha un valore e un errore che invece non significa niente”
“Ok...”
“E se io non parlo con Eddie continuerà ad essere così, giusto?”
“Giusto”
“E magari una mezza alternativa è tutto quello che mi resta, no? Se fosse il massimo a cui posso aspirare? Meglio tenersela stretta, non credi?”
“Cioè non lo chiami perché vuoi rimandare la delusione?”
“Bingo!”
“E non potevi dirla così invece di fare tutto questo discorso del cazzo?” scherza spintonandomi.
“Dimentichi che qualcuno qui fa fatica ad ammettere le cose in maniera lineare...”
“Se hai paura di rimanere delusa... vuol dire che una speranza ce l'hai!”
“Ovvio che ce l'ho! Se non ce l'avessi, sarebbe tutto così semplice. Invece no, c'è sempre una piccola stronzissima parte di me che spera in queste assurdità, è quella che mi frega”
“Quando ti metterai con Eddie riderai di tutte queste seghe mentali, Angie” Meg scuote la testa e si alza dal mio letto, avvicinandosi al quadretto del collage fatto proprio da Eddie e indicandolo in una delle foto, su cui il mio sguardo si fissa per un paio di minuti buoni.
“Cercare di alimentare le mie false speranze non mi è di nessun aiuto”
“E allora? Meglio crogiolarsi nel 50% di probabilità?”
“Sempre meglio del 100% di certezza”
“Dipende da qual è la certezza”
“Quella più logica”
“E a Eddie non pensi?”
“A cosa credi stia pensando da due giorni a questa parte? E di chi stiamo parlando da mezz'ora?”
“Intendo dire che, cazzate quantistiche a parte, e tralasciando le possibili implicazioni sentimentali, voi due siete amici e agli amici si deve sincerità e rispetto”
“Sì, lo so...”
“Un amico ti sta cercando e tu non ti fai trovare e ti neghi con delle bugie, ti sembra un comportamento corretto?”
“No, infatti non mi volevo giustificare, ma solo spiegare come ragiono”
“Ragioni col culo. Qualsiasi sia la ragione per cui ti vuole parlare, gli stai mancando di rispetto”
“E' difficile...”
“Fare la cosa giusta non è mai facile.” Meg esce di nuovo dalla mia camera, per farci ritorno subito dopo “Ora prendi il telefono, fai il numero dell'albergo di Santa Rosa che mi ha dato Eddie e scoperchi questa cazzo di scatola” Meg mi mette fisicamente in mano il cordless e il blocchetto su cui ha preso appunti mentre era al telefono con Ed.
“Adesso?”
“Subito”
“Adesso devo prepararmi, non posso, devo andare a lezione”
“Chiamalo mentre ti prepari, è un telefono senza filo, lo dice la parola stessa, puoi portartelo dietro ovunque, pure al cesso”
“Senti, ti prometto che più tardi lo chiamo”
“Cazzate, non ti credo”
“Davvero, entro oggi lo chiamo, deciso, mi hai convinta”
“Lo chiami stasera davanti a me e Grace. E col vivavoce. Cazzo, Grace andrà fuori di testa quando saprà che tu ed Eddie vi siete baciati ahah! Questa serata tra ragazze capita proprio a fagiolo”
“Ecco, a tal proposito, volevo dirti che stasera purtroppo non ci sono”
“Che vuol dire che non ci sei? Non diciamo stronzate!”
“Ho un impegno”
“Guarda che scherzavo sul vivavoce! Senti, ho pensato che potremmo fare così: Grace chiama Stone per farci due chiacchiere, poi ci aggiungiamo io e te e gli chiediamo dove sono gli altri e la trasformiamo in una chiamata di gruppo come l'altra volta. Così tecnicamente avrai parlato con Eddie, ma non da soli”
“Esco con Dave”
“Così almeno rompete il ghiaccio e uscite da quest'impasse e poi del bacio ne potrete parlare in un secondo momento, magari dal vivo... Scusa, non ho capito bene, con chi esci?”
“Dave, andiamo a un concerto”
“Cioè per paura che il gatto sia morto, ne vai a ripescare un altro?”
“Ahahah ma no!”
“Resuscitiamo un micio che avevamo già sotterrato in precedenza?”
“Non è come credi”
“Ah quindi non esci col tuo ex lasciando il ragazzo che ti ha baciata a struggersi per te?”
“No, perché non è un appuntamento! E nessuno si sta struggendo...”
“Perché non chiami Jerry a questo punto? Potreste uscire a cena domani sera”
“Va beh, io vado a farmi la doccia, se hai voglia di sapere la verità aspettami e ti racconto, se no continua pure a pigliarmi per il culo”
“Mmm entrambe le cose mi tentano, penso che non ti rivolgerò mai più la parola per farle coesistere e godermele entrambe nel mio sistema quantistico di stocazzo” ironizza mentre esco dalla camera porgendole un sentito dito medio.
“Vaffanculo Meg”
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Certo che deve essere proprio figo. Avere il posto di lavoro sottocasa. Sarebbe il mio sogno, o forse no. Da un lato avrei la comodità, non arriverei mai più in ritardo, o quasi; ma dall'altro mi sembrerebbe di non staccare mai, la mia testa sarebbe sul lavoro anche quando non sarei di turno. Ti affacci alla finestra al mattino o esci di casa nel pomeriggio ed ecco che ti becchi l'insegna del minimarket e pensi alle prossime consegne in arrivo, agli espositori nuovi da montare e il tecnico da chiamare per il banco frigo. Che palle! In questo caso però la vicinanza risulta comoda, perché mi basta attraversare la strada e sono già col dito sul citofono di casa McDonald-Pacifico. Il dito praticamente si atrofizza su questo cazzo di citofono perché dopo un quarto d'ora non mi risponde ancora nessuno. Era oggi no? Magari Meg è uscita un secondo. Eppure le luci sono accese...
“Tutto inutile Grace, è rotto” sono così impegnata a scrutare le finestre illuminate del secondo piano che non mi accorgo di Angie, spuntata sulla soglia del portone.
“Ehi, bentornata... PACCARA!” mi avvicino spettinandola per poi abbracciarla velocemente.
“Grazie. Meg te l'ha detto?”
“Sì, mi ha anticipato che stasera ci avresti tradite”
“Ti ha anche detto che è per una buona causa?”
“Certo, altrimenti non ti avrei neanche rivolto la parola”
“Ti ha detto solo questo?” chiede abbassando improvvisamente la voce, chissà per quale motivo.
Proprio in quel momento un clacson risuona squillante per ben due volte alle nostre spalle e ci voltiamo in contemporanea.
“Mi sa che è arrivato il tuo cavaliere”
“Cioè il mio compagno di sventura. Vado, buona serata e non esagerare con le maschere purificanti di Meg, mi raccomando!” Angie alza gli occhi al cielo e mi sorride prima di allontanarsi verso la macchina che l'aspetta sul ciglio opposto della strada.
Entro dal portone lasciato aperto da Angie e prendo l'ascensore. Mi dispiace che stasera non sia dei nostri, però allo stesso tempo sento che l'uscita di stasera sarà fonte di aneddoti curiosi da discutere alla prossima occasione. Nel menù di oggi, Meg mi ha promesso aggiornamenti succulenti su di lei e su Angie, ma non ha voluto anticipare nulla. Staremo a vedere! In compenso, mi ha chiesto novità su Stone e me, ma non è che ci sia molto da dire. Me lo richiede ogni volta, ma, insomma, non capisce che non ci troviamo nemmeno nello stesso stato? La fiamma non si sta né accendendo né spegnendo, è solo in stand-by. Esco dall'ascensore e attraverso il lungo corridoio, reso un po' inquietante da una delle lampadine del soffitto che sfarfalla. Giro l'angolo e mi ritrovo praticamente faccia a faccia con Meg, che sta uscendo dall'appartamento con il portafoglio in mano.
“Non dirmi che pacchi anche tu e la serata è annullata, perché in tal caso non vi parlo più, né a te né alla tua coinquilina rubacuori”
“Ahahah no, stavo scendendo ad aspettare te e il tipo delle pizze perché adesso non funziona nemmeno il citofono in questo condominio del cazzo”
“Sì, ho incontrato Angie che mi ha aperto, se no sarei ancora fuori al gelo”
“Dai, entra pure, tanto dovrebbe arrivare tra poco, io torno subito. E preparati psicologicamente perché ho un sacco di cose assurde da raccontarti!”
“Ho già capito che il film non lo guarderemo neanche” sorrido entrando in casa, mentre Meg si allontana stringendosi nella giacca.
“Non ci servirà il film, fidati... Arrivo!”
Salt lick dei Tad è il primo disco della serata che scelgo di mettere su, anche se la serata non è ancora iniziata, considerando che Meg è ancora di sotto ad aspettare il ragazzo delle consegne. Mi affaccio dalla finestra per vedere se arriva qualcuno, ma per ora niente. Mi siedo sul divano e comincio a giocare con le birre già sistemate sul tavolino di fronte, allineandole prima per due poi per tre, finché non ne avanza una, che apro subito per me. Mi rialzo e gironzolo per la casa per ingannare l'attesa. A dire il vero non guardo qua e là, ma vado diretta verso un punto, il frigorifero in cucina, e inizio a scrutarlo in cerca delle novità, che non tardo a scoprire. Una calamita che raffigura un panda, un'orca e un sole sorridente col cappello circondati da palme e dalla scritta SAN DIEGO. Attaccata con la stessa calamita c'è anche una cartolina dal gusto retrò, con una spiaggia al tramonto, una serie di auto d'epoca su cui sono legate delle tavole da surf e quattro sagome di surfisti, due ragazze e due ragazzi. Sapevo che avrebbe arricchito la sua collezione. Sto osservando con attenzione le lunghe ombre dei surfisti della cartolina quando vengo scossa dallo squillo improvviso del telefono. Ci penso un po' prima di rispondere, dibattendo interiormente sul da farsi, dopotutto non sono a casa mia... ma se è una cosa importante? Magari è la pizzeria che avvisa del ritardo.
“Pronto?”
“Oh sia ringraziato il cielo! E io che mi ero già messo l'anima in pace pensando di dovermi sorbire le paturnie di Meg ed Angie prima di poter parlare finalmente con te” la voce dall'altra parte mi fa solo rimpiangere di non aver risposto al primo squillo.
“Ehi Stone”
“Ciao, amore. Come stai? Sei ancora sobria? Hai già lo smalto sui piedi?” ecco, non poteva fermarsi al semplice sarcasmo? Due frasi, due cose che stonano. Ci sto già ripensando, forse se non rispondevo era meglio.
“Eheh no. Cioè, sì sono sobria e no, le mie unghie sono... sono come prima, tutto uguale”
“Tutto bene? Ti sento strana... Meg ti sta minacciando con una pinzetta per le sopracciglia? Se non puoi parlare non rischiare, dimmi una frase in codice, qualcosa che passi del tutto inosservato in una conversazione tra fidanzati, tipo Gli avevano sparato in faccia, così la madre non poteva fargli il funerale con la bara aperta...”
“Eheh no, tutto tranquillo, solo un po' spaesata. Comunque Meg non c'è, è di sotto che aspetta il ragazzo delle pizze. Citofono rotto”
“Sì beh, in effetti questa frase passerebbe molto più inosservata. Chiamo il 911”
“Tu come stai? Non devi suonare stasera?”
“Sì, infatti siamo nei camerini, che poi sarebbero una specie di succursale dei bagni”
“O viceversa” la sento appena, ma la voce che interviene è inconfondibile.
“O viceversa, come dice giustamente Eddie, non l'abbiamo ancora capito”
“Guarda! Qui c'è il numero di telefono di Mike Patton” anche Jeffrey dice la sua in questa telefonata incasinata.
“Ora metto giù con te, tesoro, e lo chiamo subito. Sicuramente sarà il suo, dopotutto una scritta nei bagni di un locale di Sacramento mi sembra una fonte più che attendibile”
“Ma non erano i camerini?” chiedo sghignazzando e per un attimo contemplo l'idea di chiederglielo anch'io quel numero. La prenderebbe male?
“Eh te l'ho detto che non l'abbiamo ancora capito!”
“Ci hanno suonato i Faith No More, non deve essere un brutto posto comunque”
“Credo più i Mr Bungle. Però non è male, a parte gli scherzi credo sia uno dei locali più fighi in cui siamo stati finora, anche se è grande quanto il tuo appartamento”
“Ed è pieno di gente!” urla Jeff, probabilmente ingoiando la cornetta.
“Confermo quanto detto dal cavernicolo. Gente che è qui per gli Alice ovviamente”
“Che ne sai? Non buttarti giù così” provo a consolarlo, anche se so benissimo che non ne ha bisogno.
“Mica mi butto giù, è la verità. Al 99% non ci conoscono, siamo noi che ce li dobbiamo conquistare”
“E allora vai e conquistali!” lo incito e solo dopo mi accorgo che potrebbe suonare come se volessi chiudere la chiamata subito. Ma non voglio. Davvero! Quando non mi ricorda ogni cinque minuti che è il mio ragazzo, mi trovo perfettamente a mio agio in questa conversazione.
“Sarà fatto, cara. E' arrivata la pizza? E l'alcol? Sei ancora sobria?”
“Ahah i tuoi compagni penseranno che sono un alcolizzata! Comunque niente pizza. E ora che ci penso, ho una fame assurda”
“Dai resisti. A me si è chiuso lo stomaco, sai che è sempre così per me prima di salire sul palco”
“Eheh sì, me l'avevi detto. Non essere nervoso”
“Non sono nervoso, sono realista. Io faccio il mio, ma ci sono altre quattro variabili per la riuscita di un concerto, hai presente?”
“Eheh quattro variabili in carne ed ossa, che ti disturbano mentre mi chiami?”
“Esatto. Però adesso mi hanno lasciato solo, saranno andati a cercare l'altro nostro chitarrista visto che tra poco tocca a noi”
“Si parlava di sobrietà...”
“Appunto. Comunque sarebbe troppo melenso e fuori luogo da parte mia dirti che mi manchi e vorrei fossi qui con me?”
“Sì, decisamente, Stone” ho l'impressione di aver trattenuto il respiro prima di parlare, sarà stato troppo lungo il mio silenzio? Riuscirò a farla passare come una pausa comica?
“Ok, allora non te lo dico. Ops, sta tornando una variabile. C'è Eddie, dobbiamo fermarci col sesso estremo al telefono per ora, scusa piccola”
“Cazzo, Stone” sento Vedder borbottare qualcosa che sa di imbarazzo, mentre Stone ridacchia nella cornetta.
“Stavo evidentemente scherzando, credi che se facessi sesso telefonico estremo con la mia ragazza verrei a dirlo a te?”
La mia ragazza, ribadiamolo ancora, perché forse non si era capito.
“Lascia stare Eddie, non metterlo in imbarazzo”
“Come? Adesso?” Stone parla, ma chiaramente non con me “Che le devi dire? Ah aspetta, ho capito! Grace, scusami, Eddie ti vuole parlare un secondo, te lo passo”
“Vuole parlare... con me?” non credo proprio di essere io l'oggetto del suo interesse, ma probabilmente è la grande assente della serata quella con cui vorrebbe parlare. Da quanto mi ha anticipato Meg, né la visita a sopresa di Angie né il cambio di look sono bastati a scuotere il bel surfista dal suo torpore. E adesso lei lo sta un po' evitando. E io la capisco, cioè, so come ragiona e ovviamente lei farà finta di nulla perché 'tanto, figurati, a me Eddie mica piace' e 'sono andata a San Diego per vedere i ragazzi' e altre stronzate simili. Ma è chiaro che lei un po' ci sperava e invece lui niente. Ci sarà rimasta malissimo. E se si fosse messa in mezzo la ex di lui? Quello sì che sarebbe stato un colpo duro da digerire, persino per la sempre (all'apparenza) impassibile Angie.
“Se ti propone sesso estremo al telefono dimmelo eh?”
“Ahahah piantala e passamelo”
“Buona serata, amore”
“Anche a te... e in bocca al lupo” perché cazzo deve sempre aggiungerci qualcosa alla fine?!
“Ehm ciao Grace” la voce profonda di Eddie suona un po' più acuta, sarà l'imbarazzo. O l'impazienza? Sicuramente vorrà chiedermi di Angie. E per la diciottesima volta si sentirà dire che non c'è. E gli sta bene! Insomma, ok la timidezza e i dubbi, ma qui si tratta di tenere sulle spine una ragazza che comunque ha un debole per lui. Perché voglio pensare siano solo dubbi e non che la stia bellamente prendendo per il culo, perché in quel caso sarebbe una vera merda umana.
“Ciao Eddie, come va? Che mi racconti?” adesso lo tengo al telefono un'ora facendogli domande a caso, voglio vedere quanto tempo ci mette prima di chiedermi di Angie.
“Oh tutto bene, a parte la fifa da palcoscenico, ma quella è una costante per me” no dai, non è giusto torturarlo così.
“Non ti preoccupare, andrete alla grande. Immagino tu voglia parlare con Angie, giusto?” infatti mi è appena venuto in mente un altro sistema perfetto per punirlo.
“Uhm ecco, sì, in effetti. Pare sia diventata introvabile ultimamente”
“E infatti non la trovi neanche stasera, non c'è”
“Oh davvero? Fantastico, eheh, chissà perché me lo sentivo...” risponde nervosamente e quasi quasi mi dispiace fare quello che sto per fare. Ho detto quasi.
“Sei un po' sfortunato, Eddie”
“Già, me ne sono accorto. Va beh, magari provo a chiamarla alla tavola calda, non volevo romperle le scatole al lavoro, ma almeno lì la trovo per forza”
“Oh ma non è da Roxy”
“Ha il turno al Westlake di sabato? Ma poi a quest'ora?” Eddie suona sinceramente confuso e a me sembra di giocare come il gatto col topo.
“Eheh no, Eddie, non sta lavorando. Non ha giustificazioni, ci ha proprio bidonate e basta, la stronzetta”
“Ah! Capisco, e... ehm, dove-”
“E per un ragazzo poi!”
“Cosa?” credo di aver individuato il momento esatto in cui è scattato l'interruttore della gelosia.
“Le amiche non si piantano mai in asso, per nessun ragazzo al mondo, non credi?”
“Che ragazzo?”
“Ma sì, lo conosci! Il suo ex o giù di lì, quello che suona la batteria...”
“Dave?” il tono con cui pronuncia quel nome spaventa anche me: allarme rosso!
“Sì! Andavano a un concerto, se non sbaglio”
“Capito. Grazie, ti ripasso Stone, ok? Ciao”
“Ok, cia... ciao Ed?” mentre rispondo, un tonfo mi sfonda un timpano. Spero non abbia lanciato la cornetta in testa a Stone. Comunque voglio proprio vedere, se nemmeno adesso si smuovono le acque!
“Tesoro, scusami, esattamente, cos'hai detto al mio cantante? E' schizzato via come una furia...” la sua non è la voce di chi ha appena preso una botta da oggetto contundente, quindi mi tranquillizzo.
“Ma niente, voleva parlare con Angie, ma...”
“Fammi indovinare: non c'è”
“Esatto”
“Ti prego, personalmente non me ne può fregare di meno, ma fatelo parlare con Angie. Non mi dispiace quando è aggressivo sul palco, ma sta diventando intrattabile anche il resto del tempo...”
“Non è colpa nostra se non si trovano mai...” rispondo innocentemente. Non me la sento di condividere le mie macchinazioni diaboliche con Stone, anche se credo le apprezzerebbe.
“Va beh, sticazzi, si arrangiano. Torniamo a noi. Volevi sapere cosa indosso, giusto?”
“Ahah no. E tra l'altro è appena arrivata Meg con le pizze, ti devo lasciare” la mia amica entra finalmente in casa con i due cartoni fumanti e li appoggia sul tavolino, proprio davanti a me.
“CIAO STONE!” urla nella mia direzione “Ho interrotto qualcosa?” aggiunge sottovoce.
Dopo i convenevoli con Stone, riattacco il telefono e osservo in silenzio Meg che si leva la giacca e si butta sul divano accanto a me, apre i cartoni e stappa una birra.
“Che c'è? Perché hai quel sorriso stampato sulla faccia? Stone ti fa questo effetto eh?” mi domanda facendomi l'occhiolino.
“Ahah no, cara. In questo caso Stone non c'entra. Sono io ad aver esercitato un certo effetto. E prima che pensi a cose strane, no, non su di lui. Su qualcun altro”
“E su chi?”
“Credo di aver messo in moto un bel meccanismo, stavolta mi faccio i complimenti da sola” aggiungo dandomi delle auto-pacche sulla spalla.
“Quante ne hai bevute di quelle?” domanda sospettosa indicando la bottiglia che tengo nella mano destra.
“E' la prima e unica! Comunque lascia che ti spieghi perché sono un genio...”
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“Eccola! E' arrivata!” Grace finalmente si scolla dal davanzale e richiude la finestra.
“Era ora, almeno la finisci di far entrare il freddo. Qua già si gela di suo...” borbotto riavvolgendomi meglio la coperta attorno alle spalle.
“Tecnicamente non è il freddo che entra, ma il calore che esce, comunque...”
“Non serve che fai la Angie della situazione, sta arrivando l'originale” scherzo alzandomi dal divano.
“Menomale, quest'ansia mi sta uccidendo. Non vedo l'ora di risolvere questo casino” Grace cammina avanti e indietro per il soggiorno, come fa da qualche ora a questa parte, praticamente ininterrottamente.
“Va beh, dai, mica è colpa tua. Cioè, non solo. Anch'io potevo essere più chiara e dirti cos'era successo tra Eddie e Angie”
“Che c'entra? Mica eri tenuta a raccontarmi tutto, dopotutto sono cazzi di Angie. Sono io che non mi dovevo intromettere. Cosa cazzo mi è venuto in mente?”
“Avevi buone intenzioni, l'hai fatto a fin di bene”
“Certo, fare ingelosire Eddie per farlo uscire allo scoperto una volta per tutte... Peccato che si era già dichiarato alla grande e io gli sono andata a dire che la sua bella invece è uscita con un altro!”
“E mica un altro qualsiasi!” lo so, sto rigirando il coltello nella piaga, ma non posso fare a meno di prendere per il culo Gracie. E' così tenera nel suo sentirsi una merda.
“Il suo cazzo di ex! Ma quanto ci mette a salire?” la ragazza guarda l'orologio, come se stesse cronometrando la salita della nostra amica.
“Lo sai che non prende l'ascensore, dipende quanto fiato le è rimasto dopo il concerto”
“E se Eddie si è fatto un'altra per ripicca? O se torna con la sua ex?” Grace continua il suo soliloquio disperato, mentre il rumore della chiave nella toppa è il segnale del ritorno di Angie.
“Eccola, grazie a dio. Così risolviamo questa cosa e ti calmi, non ti si regge più” non faccio in tempo a finire la frase che Grace si è già lanciata verso l'ingresso senza aspettarmi.
“ANGIE HO FATTO UN CASINO!”
“Ciao anche a te Grace... che hai fatto? Meg si è spinta troppo in là con la ceretta?” Angie rivolge uno sguardo più che perplesso alla ragazza che le ha piazzato le mani sulle spalle, praticamente spingendola contro la porta appena chiusa.
“Ahahah no, niente di tutto questo”
“MAGARI, ANGIE, MAGARI!” ribadisce Grace urlandole in faccia.
“Stone di certo ne sarebbe felice” aggiungo io avvicinandomi.
“MEG, TI PREGO, NON E' IL MOMENTO”
“Si può sapere che vi prende? Cos'avete fumato? E soprattutto, perché non mi avete aspettata?”
“Vieni, Angie, ti spiego io, Grace non è capace di intendere e di volere in questo momento” metto un braccio attorno al collo di Angie e automaticamente trascino lei e l'altra in soggiorno e sul divano.
“Se va tutto a puttane è solo colpa mia. Ma non può andare a finire così, ti prometto che se c'è qualcosa ci parlo io con lui” Grace prende la mano di Angie, che la guarda sempre più stranita.
“Ma lui chi?”
“Eddie, e chi se no?” rivela ed è a quel punto che Angie ritira la mano dalla sua.
“Perché? Che è successo con Eddie?”
“E' successo che-” provo a iniziare a spiegare, ma vengo interrotta dall'ansia fatta persona.
“Adesso te lo diciamo, però devi stare calma. Qualsiasi cosa accada l'affronteremo assieme, ok?”
“Ok... Mi posso togliere il cappotto prima o...?”
“Oh ma certo! Certo, toglilo, mettiti a tuo agio! Mettiti comoda”
“Certo, Angie! Mettiti pure comoda, fai come se fossi a casa tua eheh” non riesco a trattenermi, anzi, cerco intenzionalmente di stemperare la tensione.
“Meg, non prendermi in giro, sto già abbastanza male così” Grace mette il broncio e Angie si leva cappotto e stivali sempre con diffidenza.
“Perché stai male? Si può sapere cos'hai fatto? E che c'entra Eddie?”
“Se state buone e zitte tutte e due un minuto, te lo spiego subito”
“Tutto qua?” Angie fa spallucce dopo aver ascoltato il dettagliato racconto della cazzata combinata da Grace.
“COME TUTTO QUA? NON CAPISCI? LUI PENSA CHE TU SIA USCITA CON DAVE!” l'autrice della cazzata scatta in piedi, stupita dall'imperturbabilità di Angie, che ovviamente fa la parte di quella a cui non frega niente.
“Beh è la verità, no?”
“Ma tu non ci sei uscita uscita...” ribatte Grace.
“Non fare finta di non capire, Angie. Lui avrà pensato fosse un appuntamento” la rimprovero io.
“Un vero appuntamento” aggiunge Grace.
“In piena regola”
“Non è che l'ha pensato lui, sono io che gliel'ho detto. Cioè, gliel'ho fatto capire, ma praticamente gliel'ho detto”
“E allora?” le alzate di spalle di Angie sono quasi più irritanti del senso di colpa di Grace.
“Come allora? Allora sarà incazzato nero!” sbotto cercando di scuoterla.
“Dovevi sentirlo, sembrava diventato di ghiaccio tutto di colpo. Mi ha fatto paura” annuisce Grace, in contrapposizione a Angie che invece fa di no con la testa.
“Figurati, sai cosa gliene frega”
“Angie, non serve che reciti, guarda che gliel'ho detto del bacio” spiego indicando Grace, che continua ad annuire a caso.
“Non avevo dubbi. E comunque ribadisco che non credo la cosa lo turbi più di tanto” Angie si alza col cappotto sottobraccio, afferra gli stivali con l'altra mano ed esce dalla sala come se niente fosse.
“No, infatti, sembrava solo uno pronto a uccidere il primo essere umano che gli capitasse a tiro!” Grace indossa i panni del sarcasmo, forse presi momentaneamente in prestito da Stone, per reagire alla finta indifferenza di Angie “Ma che fa, se ne va?” chiede poi rivolta a me.
“Lasciale mettere il pigiama, dopo le rompiamo ancora le palle”
Quando Angie riappare attraversando il soggiorno per andare in cucina, ci trova qui, esattamente dove e come ci ha lasciate: io su un divano e Grace sull'altro, a fissarla incredule.
“Che c'è?” domanda infastidita, col bicchierone d'acqua in mano, pronto per essere appoggiato sul suo comodino per la notte.
“Devi chiamare Eddie” Grace mi precede di un nanosecondo.
“Perché?”
“Perché devi spiegargli come stanno le cose” stavolta sono io la prima.
“Ci hai già pensato tu, no? Anzi, così mi hai risolto un bel problema, grazie Grace” Angie mima un brindisi verso la nostra amica.
“Col cazzo! Non mi puoi far vivere con questo senso di colpa, tu adesso lo chiami e gli dici la verità” la passività aggressiva (o aggressività passiva?) di Grace non mi dispiace affatto.
“E gli dici anche il resto” aggiungo io, tanto per essere chiari.
“Il resto? Che resto?”
“Beh, per esempio potresti dirgli cosa provi e cos'hai provato quando ti ha baciata descrivendolo con le stesse parole che hai usato con me”
“Tu sei scema”
“Uh! Le voglio sentire anch'io le parole!” Grace smette i panni dell'angosciata cronica per entrare in modalità gossippara.
“E allora spiegagli solo la storia di Dave e digli che il bacio è stato bello, ma sei in un momento difficile e non sai cosa vuoi e ci devi pensare”
“Io non devo pensare a un cazzo”
“Digli che ti manca e basta, no?” suggerisce ancora Gracie.
“Non mi manca”
“Angie, Cristo di un Dio!” mi alzo urlando così forte che quasi mi spavento da sola “Non me ne frega un cazzo di che gli dirai, digli quello che cazzo vuoi, ma tu ora lo chiami, punto. Chiamalo. E la finiamo qui”
“Ok... va bene... Ora lo chiamo! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto” Angie finalmente cede, appoggia il bicchiere sul tavolino e prende il cordless che stava proprio lì accanto.
“Oh finalmente!” Grace batte le mani e mi strizza l'occhio.
“E metti in vivavoce”
“A che serve il vivavoce se gli lascio un messaggio in segreteria?” ribatte Angie componendo velocemente il numero a memoria.
“Ahahah seeeee come no!” rido e sfilo il telefono dalle mani della mia coinquilina che pensa di essere tanto furba.
“Che c'è?”
“C'è che sul mobiletto dell'ingresso trovi il numero dell'albergo dove sta Eddie, lo prendi e lo chiami lì, così ci parli” le spiego meglio, visto che fa la finta tonta.
“E metti in vivavoce!” Grace non sta nella pelle ed è ormai seduta sull'orlo del divano.
“Avevano il concerto stasera, secondo voi lo trovo in albergo?” domanda guardandoci entrambe con sufficienza.
“Certo” rispondo tranquilla.
“Solo in camera a soffrire per te” aggiunge Grace.
“E a prendere a pugni il muro”
“Su cui ha appeso una foto di Dave”
“E a ubriacarsi per dimenticare”
“Solo e ubriaco con le nocche doloranti”
“Sì ok, ho capito, avete reso l'idea” Angie allarga le braccia e si allontana verso l'ingresso, tornando con il fantomatico blocchetto.
“Dai chiama, su!” la incita Grace.
“Un attimo... però il vivavoce no”
“Il vivavoce sì” mi spiace, ma su questo non transigo.
“Uff...” Angie sbuffa e fa il numero, osservando più del dovuto il telefono prima di premere invio e far partire la chiamata “Tanto non sarà in camera... Ehm ehm... pronto? Eddie? Sì, ciao, sono io” gli occhi di Angie sono di puro terrore, quelli di Grace sono a forma di cuoricino. I miei, invece, sono fissi sul telefono appoggiato all'orecchio di Angie e individuano il tasto del vivavoce, che viene da me prontamente premuto mentre lei parla.
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Non aveva detto niente musicisti? Beh, anch'io sono un musicista, ma che c'entra? La legge deve essere uguale per tutti, no? Né io né lui, che cazzo. E comunque aveva detto che erano solo amici. Io pensavo fosse in imbarazzo per quanto accaduto, che non sapesse come comportarsi con me, cosa dirmi. Invece era solo che non gliene fregava un cazzo. E va beh, ci può stare. Non sempre si è ricambiati. Anzi, qualcuno, uno scrittore, non ricordo chi, diceva che l'unico vero amore è quello non corrisposto. Bella merda. Comunque, posso accettare di essere ignorato e scaricato, ma non puoi baciarmi e poi non cagarmi di striscio e uscire con un altro senza dirmi un cazzo. Cioè, lo puoi fare, insomma, puoi fare quello che vuoi, non mi devi nulla, non mi hai mai promesso nulla e, anche se lo avessi fatto, avresti ugualmente il diritto di ritrattare e sfancularmi come preferisci. Lo puoi fare, ma non posso fare a meno di essere deluso. Balle. Sono incazzato come una iena e se avessi per le mani quel Dave gli spaccherei la faccia. Anzi, se avessi per le mani chiunque gli spaccherei la faccia. Ecco perché ho pensato bene di prendere un taxi per tornare subito in albergo dopo lo show. Il concerto non è stato male, l'incazzatura è sempre un buon carburante da palco. Abbiamo tirato giù il posto e quella trentina di persone che ci hanno cagato hanno visto uno spettacolo che non dimenticheranno tanto facilmente. Angie invece ci ha messo poco più di un giorno per dimenticarmi. Io quanto ci metterò a scordarmi di lei? E delle sue labbra? E della maniera deliziosa in cui bacia? E dei piccoli scatti delle sue palpebre chiuse che ho sbirciato mentre ci baciavamo? E di come mi stringeva? Dio, ma ti senti?! Svegliati! Non ti ha più richiamato ed è uscita con un altro, non ti basta per capire che te la devi levare dalla testa?
Il trillo gracchiante del telefono mi fa sussultare sul letto. Sarà Jeff che vuole sapere se sono arrivato sano e salvo. Mi metto a sedere e sollevo la cornetta.
“Sì pronto”
“Pronto?” mi fa lei dopo essersi schiarita la voce.
Lei.
Cazzo.
“Angie. Sei tu.”
“Eddie? Sì, sono io” lo so che sei tu, non era una cazzo di domanda.
“Non ci posso credere, allora esisti, cominciavo a pensare fossi solo un'entità astratta”
“Eheh sì, scusami, è che sono stata un po' incasinata, tra il viaggio e il resto”
“Sì, mi hanno detto dei tuoi impegni” rispondo freddamente, o meglio, cerco di essere freddo, ma probabilmente risulto soltanto inacidito.
“Insomma, quando potevo chiamarti pensavo non fosse il momento adatto e quando arrivava il momento giusto, non avevo mai tempo o ero troppo stanca. Sono imperdonabile”
“Fa niente” se devi chiamarmi per dirmi che ti sei messa con un altro, puoi anche evitare del tutto. Sicuramente mi sta chiamando per quello. Grace deve averle detto della nostra conversazione e lei ora si è sentita in dovere di chiarire le cose. Ma non c'è niente da chiarire, mi sembra tutto piuttosto limpido.
“Scusami”
“Ho detto che non fa niente!” ribadisco forse con troppa veemenza, visto che Angie non parla più per lunghissimi secondi.
“Grace mi ha detto che hai chiamato anche stasera e mi sono decisa. Adesso o mai più. Non pensavo di trovarti in albergo a quest'ora”
“Infatti sei impegnata anche adesso, mi pare”
“P-perché?”
“Il vivavoce”
“Ah! No, è che sto sistemando un po' la mia camera, mi sto preparando per andare a letto. Come... come va? Com'è andato il concerto?” in un'altra situazione l'idea di lei in un letto mi avrebbe fatto un effetto totalmente diverso.
“Bene”
“Bene nel senso che tu stai bene o che il concerto è andato bene?”
“Tutt'e due” sto una meraviglia.
“Bene!”
“Bene, già”
Altro silenzio.
“E'... è per caso un brutto momento?”
“No. Perché?” è un momento bellissimo, il più bello della mia vita.
“Boh, così... sei di poche parole”
“L'hai scoperto adesso? Eri un po' distratta a quanto pare” d'altronde perché avresti dovuto prestarmi attenzione se non ti interesso neanche un po'?
“No, ero molto attenta invece. E comunque non è tanto il numero di parole, quanto come le dici” insomma, vuole proprio sentirmi dire che sono geloso e che mi ha spezzato il cuore. Non possiamo limitarci a fare finta di niente, come ha fatto lei per quasi tre giorni?
“Perché, come le dico?”
“Non lo so... sei strano... forse sei stanco”
“Sì, può essere, i concerti sfiancano, una volta che ti scende l'adrenalina crolli” ma io l'adrenalina ce l'ho ancora a mille, potrei prendere e tornare a Sacramento a piedi e poi tornare qui e sarei ancora carico. Potrei arrivare fino a Seattle e prendere a calci in culo Grohl, sempre con gli stessi piedi.
“Eheh è vero. Che poi non è tanto diverso da quando il concerto lo guardi. Stasera ne ho visto uno e sono praticamente ko” ed eccola che cerca di portarmi sull'argomento prendendola larghissima.
“Ah sì, sei andata a un concerto?” decido di andarle dietro, dopotutto via il dente via il dolore, no? Prima dice quello che mi vuole dire e prima chiudiamo questa assurda telefonata. Però mi mancava sentire la sua voce...
“Sì! Mi sono divertita un sacco, ma me ne ricorderò la prossima volta che qualcuno mi proporrà di pogare” dopotutto non è mica colpa sua se non le piaccio. Però non posso evitare di farmi salire il sangue al cervello pensandola nel moshpit insieme a quello stronzo.
“Che gruppo sei andata a vedere?” cambiamo discorso, che è meglio.
“Una band tutta al femminile, sono fortissime! Tra l'altro sono di San Diego, sicuro che le conosci. Si chiamano L7”
“Certo che le conosco, sono vecchie amiche! Ci ho suonato anche assieme con la mia vecchia band” io sono in California e loro sono a Seattle, ironia della sorte.
“Lo so, me l'ha detto la bassista”
“Hai conosciuto Jennifer? Aspetta, tu che vai a socializzare con una band? Dovevi essere proprio in buona stasera” la parentesi sulle mie vecchie conoscenze non mi fa dimenticare che si è messa con un altro.
“Diciamo che sono stata obbligata, praticamente era il motivo stesso per cui sono uscita”
“Obbligata?”
“Sì, Dave è venuto a pregarmi in ginocchio alla tavola calda” e me lo dici pure? Come se non mi fosse bastata la scena della pseudo-serenata dell'altra volta...
“E non gli hai saputo dire di no...”
“Mi ha incastrata! Praticamente lui e Jennifer si stanno frequentando, anche se non ufficialmente, insomma, sono usciti qualche volta. Lei è impegnata con la band e non si sta facendo sentire e lui non vuole starle addosso, però allo stesso tempo vuole vederla di più. Quando ha saputo che avrebbero suonato all'Off Ramp, ha pensato che doveva assolutamente andare al concerto, ma se si fosse presentato da solo avrebbe fatto la figura del tipo assillante, almeno, così la pensava lui. E voleva evitarsi l'umiliazione di non essere cagato, nel caso lei si fosse mostrata poco interessata, perché lui non aveva idea di cosa pensasse lei in quel momento, dato che non si sentivano più come prima. Insomma, morale della favola: ha chiesto a un po' di gente di accompagnarlo per non dare nell'occhio” Angie parla a raffica e io non ci sto capendo niente, o meglio, ho capito quello che dovevo capire, ma ho quasi paura a chiederle ulteriori spiegazioni che potrebbero farmi incazzare di nuovo.
“Dave e Jennifer?”
“Sì, si frequentano. E secondo me sono una bella coppia”
“Ed è andato al concerto con un po' di gente, tra cui tu...”
“Beh, in realtà Kurt l'ha paccato perché doveva uscire con una ragazza. Chi se lo piglia uno così insopportabile non ne ho idea, ma tant'è. Krist è fuori città. Calcola che non conosce ancora molte persone qui, perciò restavamo io e il suo coinquilino. Mi sono portata dietro anche Brian della tavola calda per fare numero. Se avessi saputo che quel coglione poga coi gomiti alti non lo avrei invitato!”
“Quindi non eravate da soli?”
“No, fortunatamente Brian ha avuto la sfiga di andare a pestare i piedi al tipo sbagliato, che gli ha fatto passare la voglia...”
“No, intendo tu e Dave. Io... io pensavo... cazzo, mi sento un perfetto idiota, scusami” perché lo sono, sono un idiota, un coglione.
“Io e Dave?”
“Pensavo fossi uscita con lui. Pensavo stessi con lui. Di nuovo” non so come ma mi ritrovo in piedi accanto al letto.
“Ahahahah ma figurati!”
“Ma che ne so, Grace ha detto-”
“Grace ha tratto delle sue conclusioni sbagliate. Oppure hai capito male”
“Ma no, sono io che ho capito male, non ho capito proprio un cazzo. Non capisco mai un cazzo, specialmente quando si tratta di te, Angie” sono ancora incazzato? Sono felice? Sono confuso? Boh, non lo so nemmeno io.
“Che... che vuoi dire?”
“Voglio dire... Insomma, non ti sei fatta più sentire dopo che... E poi Grace mi dice che sei uscita con quello... Ho pensato che non ne volessi più sapere, ecco”
“Che non ne volessi più sapere di cosa?”
“Di me” di chi se no?
“Ahahah e perché?” ma perché è così difficile parlare con questa ragazza?
“Boh non lo so... Magari per quello che è successo l'altra mattina, prima che partissi...”
“Eddie... non ti preoccupare. Non è successo niente, stai tranquillo, ok?”
Niente? Come niente? Che cazzo dici? Meglio risedersi sul letto.
“Beh, proprio niente non direi...”
“Va beh, facciamo finta che non sia successo niente, no?”
Ma col cazzo!
“Non mi sembra fattibile, Angie”
“E allora facciamo che è successo, ma che ce lo dimentichiamo, ok?” continua nervosa, ostentando determinazione.
“Perché, tu riesci a dimenticarlo? Io non penso ad altro da quando sei andata via” le confesso e mi pare di sentire uno strano rumore subito dopo, come un gemito, un miagolio strozzato.
“Non... non lo so, Eddie”
“Io so di aver sbagliato, non me lo perdonerò mai”
“Non è grave, sei tu che la stai ingigantendo. Ti ripeto che per me non è successo niente”
“L'altra mattina, alla stazione dei pullman, non avrei mai dovuto baciarti”
“Appunto”
“Avrei dovuto farlo molto prima”
“Eddie non... eh?”
“In tre giorni avrei potuto baciarti mille volte e non l'ho fatto perché sono un cagasotto. Ma anche prima, ne ho avute di occasioni. Dovevo baciarti quando eravamo sullo Space Needle, con quel panorama coi controcazzi. O sul tetto di Pike Place. O mentre ti specchiavi provando quel cappello rosso e non mi guardavi ed eri così bella. Oppure sul portico di Crowe a Capodanno, quando mi raccontavi di Schopenhauer, dei ricci e di Woodstock e sapevi di arancia e sarei rimasto ad ascoltarti per ore”
“Anche perché eri fatto” commenta lei e se s'illude di spezzare il discorso si sbaglia di grosso.
“No, in quel momento non ancora. Comunque avrei potuto anche darti un bacio assieme alla cioccolata, quella volta che sei scesa al mini market in pigiama per comprare gli assorbenti e ti vergognavi. O quando mi hai sorpreso da solo alla galleria e mi hai portato da mangiare, mentre io mi sarei accontentato di divorarti di baci. Per non parlare di quando ho dormito da te e mi sono svegliato tra le tue braccia e invece di svegliarti con un bacio, come si addice alle principesse, ti ho preso per una spalla e ti ho scrollato un po'. Che coglione!”
“Eddie non... Forse non dovremmo parlarne al telefono, cioè...”
“Lo so, lo so, è per questo che dico che ho sbagliato. Perché se lo avessi fatto prima avremmo avuto tempo per parlarne, invece ora dobbiamo aspettare finché non torno a Seattle e io non ce la faccio perché vorrei farlo ora. Ti vorrei qui, ora. Anche senza parlare”
“Io... Io non so cosa dire, Eddie”
“Non dire niente, ti ho detto che va bene anche senza parlare, no?”
“Eheh stiamo zitti al telefono?”
“Sì. Lo sai che sono un tipo di poche parole”
“Lo so bene”
E che voglio stare zitto al telefono solo con te e con nessun altra? Sai anche questo?
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Mark Guiliana Jazz Quartet
Jersey
Motema, 2017
Mark Guiliana: drums;
Fabian Almazan: piano;
Jason Rigby: saxophone;
Chris Morrissey: bass.
When it comes to the boundary-stretching spirit that has become so widespread among many of today's leading jazz musicians, drummer Mark Guiliana deserves credit for being one of the most enthusiastic embodiments of this attitude. He has a longstanding passion for electronic music, as heard especially on the releases on his own Beat Music label (2014's My Life Starts Now and Beat Music: The Los Angeles Improvisations). But his genuine love of rock must also be added to the equation: he was a crucial component of the musical synergy that galvanized David Bowie's Blackstar project, and he's not been shy about putting Nirvana/Foo Fighters drummer Dave Grohl on an equal plane with Tony Williams when identifying his most formative influences. And then of course there's Guiliana's prowess as a jazz drummer, revealed through his work with Donny McCaslin, Avishai Cohen, and Gretchen Parlato, not to mention his own recordings with the Mark Guiliana Jazz Quartet: 2015's Family First, as well as his current release, Jersey. Utilizing a standard, acoustic instrumental lineup, this group is as close as Guiliana gets to "conventional" jazz music. But it still bears the traces of his many other influences, allowing for an enticing amalgam to emerge organically and compellingly.
Guiliana's quartet includes colleagues he's worked with heavily over the years, especially tenor saxophonist Jason Rigby and bassist Chris Morrissey, both of whom were part of the quartet on Family First. The new addition is pianist Fabian Almazan, who has in his own way sought to transcend musical boundaries, most recently through his classically-inflected jazz suite Alcanza, released earlier this year. Together, the four possess the malleability necessary for Guiliana's skilled, creative compositions. Take for example the charged opener, "Inter-are," where Guiliana's shape-shifting drum patterns and Morrissey's pulsing bass lines, not to mention Almazan's palm-muted piano, propel a track that is both complex and infectious, with the addition of some flamenco hand-clapping at the end a terrific finish to a piece permeated with a spry, dancing energy. The players' jazz chops are displayed to fine effect throughout the record, with Rigby's searing solo on "Big Rig Jones" and Almazan's tenacious workout on "The Mayor of Rotterdam" being particularly memorable. Superb musicianship aside, however, Guiliana clearly sees this recording as about much more than just an outlet for his band's technical abilities. Indeed, some of the most affecting tracks are the simplest: the ones in which he's able to draw from folk and pop musical forms. "Jersey," built around a repeated four-note bass figure and a lovely melody articulated with unadorned beauty by Rigby, is one of those songs that just grabs you and refuses to let go. The same goes for "BP," a song first recorded by pedal steel guitarist Rich Hinman, with a luminous lyrical core and yet enough room for the band to generate a strong groove behind it. And it's impossible not to be moved by the poignancy of "Where Are We Now?," a Bowie tune performed with heartfelt grace and warmth to close the record. An album that's sure to have some staying power, Jersey is an excellent addition to Guiliana's rapidly-growing discography, and it's a testament to the expansive reach of his artistic vision.
TROY DOSTERT in allaboutjazz
#Mark Guiliana Jazz Quartet#Jersey#Motema#Mark Guiliana#Fabian Almazan#Jason Rigby#Chris Morrissey#TROY DOSTERT#allaboutjazz#discos#spotify
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UFC: Conferme su un possibile match tra Brock Lesnar e Daniel Cormier? #BrockLesnar, #DanielCormier, #UFC Dave Meltzer del Wrestling Observer Newsletter, ha parlato del possibile ritorno di Brock Lesnar in UFC quest’estate, per affrontare Daniel Cormier
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Beck
(1970, Los Angeles, California, USA)
Si chiama Beck Hansen: suo padre è musicista, la madre frequentava la Factory di Andy Warhol. Anche lui era un po’ stranetto e insieme a un’insana passione per i collages, coltivò il suo talento musicale vivendo per le strade di New York e suonando nei club. Poi incise Loser e venne nominato genio. Dopo, non riuscì più a togliersi la definizione di dosso neanche quando fa musica inascoltabile.
1. Loser (Mellow Gold, 1994) Voleva fare il rap, e non gli veniva, racconta lui. «Sono il peggior rapper del mondo, uno sfigato» si disse durante un tentativo in questo senso: “a loser”. E così nacque la canzone, che non gli sembrò neanche granché, quando l’ebbero messa giù assieme al produttore Carl Stephenson. Invece divenne un monumento, un inno, e l’annuncio di cose nuove, col suo misto di blues e rap e il refrain assassino. Un bum bum bum.
2. Devil’s Haircut (Odelay, 1996) «Di che parla questa canzone?». Se lo chiese persino lui, una volta in tv. Un gran casino di immagini sbilenche e assurde. Un’altra volta la definì «una metafora piuttosto facile del male che nasce dalla vanità». Il riff di chitarra è preso da I Can Only Give You Everything dei Them di Van Morrison.
3. Where It’s At (Odelay, 1996) Campionamenti di mille cose (tra cui il parlato di un vecchio corso di educazione sessuale per adolescenti) intorno a un organo che pare i Doors e al racconto di un party metropolitano.
4. Tropicalia (Mutations, 1998) Una cosa caraibica e vintage, racconto di luoghi caldi e con le palme.
5. Cold Brains (Mutations, 1998) Ballatona, abbastanza tradizionale nella costruzione e con tanto di armonica, non fosse per fronzoli e cotillons sonori assai più moderni appiccicati qua e là.
6. The Golden Age (Sea Change, 2002) Un giorno Beck si svegliò convinto di essere Nick Drake sbarcato su una spiaggia della California. La parte gli venne piuttosto bene: un disco acustico di ballate folk-rock ortodosse e testi sentimentali e semplici. I fans furono piuttosto perplessi: non si ballava e non c’erano disordini creativi. Il resto del mondo la prese meglio, e il disco fu il suo maggior successo di vendite. Si apriva con The Golden Age e l’arrangiamento degli archi era del padre di Beck, David Campbell.
7. Lost Cause (Sea Change, 2002) Secondo quel che si dice, Winona Ryder ha avuto storie con Johnny Depp, Matt Damon, Daniel Day Lewis, David Duchovny, Val Kilmer, Chris Noth, Jimmy Fallon, Christian Slater, Conor Oberst (Bright Eyes), Ryan AdamsR, Evan Dando (Lemonheads), Adam Duritz (Counting Crows), Dave Pirner (Soul Asylum), Franz Hemingbeck, Dave Grohl (Nirvana), Page Hamilton (Helmet), Jason Kay, Rhett Miller e Pete Yorn. E Beck, pure. Il testo di Lost Cause induce quindi a dei sospetti sulla destinataria, causa persa:
There’s too many people you used to know They see you coming they see you go They know your secrets and you know theirs This town is crazy; nobody cares
8. Gir (Guero, 2005) È uno di quei casi («lo sanno fare benissimo i Pixies» dice Beck) in cui credi di ascoltare una canzone allegra e solare e poi fai attenzione alle parole e scopri che dice delle cose terribili tipo "le strapperò gli occhi, la farò morire". Ma ormai il ritornello ti è entrato in testa, e la canticchi senza farci caso, anche quando è venuta a pranzo tua zia di Manchester.
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SPECIALE RAPPORTO SUGLI ATTENTATI DELLA MARATONA DI BOSTON (PARTE VI)
SPECIALE RAPPORTO SUGLI ATTENTATI DELLA MARATONA DI BOSTON (PARTE VI)
Fonte: Center For An Informed America Di Dave McGowan27 maggio 2013 Se la storia ufficiale di ciò che è accaduto a Boston il 15 aprile è vera, allora non dovrebbero esserci ragioni convincenti per le varie vittime e i soccorritori che hanno parlato con i media di non dire la verità. La memoria umana, ovviamente, non è infallibile, quindi dovremmo aspettarci di trovare alcune discrepanze qua e…
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(via https://www.pizap.com/)
Janis JoplinRobert Plant..curiosità...4 settembre 1970: i Led Zeppelin suonano al LA Forum (tecnicamente è a Inglewood, ma tutti si sono abituati a dire LA Forum), e Fairport Convention sta facendo uno stand di 4 notti al Troubadour, un piccolo club di Santa Monica Blvd. e Doheny a West Hollywood.Dopo che gli Zeppelin hanno terminato il loro concerto, che presto sarà immortalato nel bootleg "Live on Blueberry Hill", si dirigono al Troubadour (immagino l'autista della limousine che si dirige verso La Brea Ave., che porta da Inglewood a Hollywood, magari fermandosi per un po 'di chili cani al Pink's lungo la strada, poi svoltare a sinistra su Santa Monica Blvd.) per guardare il resto del concerto di Fairport. Dopo un po 'di discussioni sul set, gli Zeppelin si uniscono a Fairport per una jam di rock oldies e trad folk ... presumibilmente fino a 3 ore!Dato che Fairport stava registrando i concerti dei Troubadour per un album dal vivo ("House Full"), i nastri stavano girando per la jam, ma NIENTE di questo ha visto la luce, almeno per quanto ne so.La notte di Blueberry Hill. Anche Dave Pegg ha preso parte alla gara di bevute. Lui e Bonzo erano amici, poiché entrambi facevano parte della scena nelle Midlands negli anni '60.Dave Swarbrick, d'altra parte, nega costantemente che sia mai successo, Ad ogni modo, dopo lo spettacolo, tutti si dirigono verso Barney's Beanery e Bonham partecipa a una gara di bevute con Janis Joplin. Nessun indizio su chi ha vinto, haha.In realtà, Bonzo potrebbe aver perso quella gara. È stato trovato la mattina dopo sdraiato nudo, addormentato vicino alla piscina dell'hotel. In questo video Robert ha parlato di lui e Dave Pegg nella stessa band (Band of Joy) e Dave suonava la chitarra solista. E Dave: "Mi ha licenziato!" https://youtu.be/BAj2GK8EJgIRobert Plant + Fairport Convention, Cropredy 1986Robert Plant fa la prima delle sue apparizioni come ospite al festival Cropredy della Fairport Convention. Questa volta è della settima riunione annuale, nel 1986. Fairport sostiene Percy in una canzone di Muddy Waters, "Nineteen Years Old"
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GLI ALBUM PIÚ ATTESI DEL 2021
Per iniziare al meglio l’anno facciamo un piccolo recap di tutte le uscite discografiche che siamo certi o speriamo ci attendano nel 2021. Dopo un anno in cui le uscite di molti dischi sono state rimandate, insieme a concerti ed esibizioni televisive, nei prossimi mesi ci aspettano tante cose interessanti ad iniziare da Shame, Julien Baker, slowthai e Lana Del Rey.
shame - Drunk Tank Pink (Dead Oceans, 2021)
Il secondo disco degli inglesi Shame s’intitola Drunk Tank Pink ed è in uscita il 15 gennaio per Dead Oceans. Arriva a due anni di distanza dall’esplosivo debutto Songs Of Praise e ad anticiparlo ci sono tre singoli - Alphabet, Snow Day e Water In The Well. Contiene undici tracce e nessuna collaborazione e si prospetta un disco asciutto e diretto, come piace a noi.
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slowthai - TYRON (Method / AWGE / Interscope, 2021)
Il secondo disco del rapper slowthai s’intotola TYRON ed è in uscita il 5 febbraio per Method / AWGE / Interscope. All’interno numerose collaborazioni di spicco tra cui già l’edita feel away con James Blake e Mount Kimbie più altre con A$AP Rocky, Skepta e Denzel Curry. Il secondo singolo si chiama nhs e si era già posizionato tra le nostre 50 migliori canzoni del 2020, quindi non ci resta che aspettare incuriositi il successore di Nothing Great About Britain - che ci aveva colpito molto.
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Julien Baker - Little Oblivions (Matador, 2021)
Il terzo disco di Julien Baker, Little Oblivions, uscirà il 26 febbraio per Matador. Arriverà a quattro anni di distanza dal disco solista Turn Out the Lights e a tre dalla parentesi del 2018 con le boygenius. Ad anticiparlo il singolo Faith Healer.
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Lana Del Rey - Chemtrails Over The Country Club
Il titolo, più o meno sicuro, del prossimo album di Lana Del Rey sarà Chemtrails Over The Country Club. Un disco su cui la cantante chiacchiera già da dopo l’uscita di Norman F*cking Rockwell - che ci è piaciuto abbastanza - nel 2019. Chemtrails... che ormai è pronto doveva uscire nel 2020, ma a quanto pare, dato i ritardi nella produzione del vinile è stato spostato alla primavera del 2021.
Rosalía
Dopo El Mal Querer la cantante catalana Rosalía si è goduta il successo in tutto il mondo pubblicando numerosi singoli, remix e collaborazioni di spicco tra cui James Blake, Travis Scott, The Weeknd e Arca. Insomma, è dal 2019 che ha avuto tempo per pensare alla sua prossima mossa sul lungo formato senza preoccuparsi di assentarsi dalla scena musicale e mancare l’occasione di cavalcare l’onda. La cantante ha dichiarato a dicembre di essere vicina alla fine delle registrazioni di nuova musica. Speriamo che il 2021 sia l’anno buono.
Darkside - Spiral
Il side-project di Nicolas Jaar con Dave Harrington era stato dichiarato dai due momentaneamente sciolto dopo un debutto ipnotico e mozzafiato nel 2013. A sorpresa a dicembre del 2020 Darkside, questo il nome del duo electro-rock, annuncia il ritorno con il singolo Liberty Bell, contestualmente pubblicato insieme all’annuncio del nuovo disco, Spiral, in arrivo nella primavera 2021.
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Iosonouncane - IRA (Trovarobato / Numero 1, 2021)
Dopo cinque anni di faticosissima attesa finalmente era tutto pronto. Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, era sul punto di pubblicare IRA, successore dell’acclamatissimo DIE, ormai diventato un classico della musica italiana. A fermare tutto la pandemia che ha costretto l’annullamento del tour e la posticipazione del disco. Per non lasciarci con l’amaro in bocca negli ultimi mesi Iosonouncane ci ha regalato un bellissimo inedito intitolato Novembre ed un’interpretazione toccante e personale del capolavoro Vedrai, vedrai di Luigi Tenco. I due brani hanno sancito la rinascita della storica etichetta Numero 1 fondata da Mogol e Lucio Battisti nel 1969 ed è inutile dire che non hanno fatto altro che fomentare l’attesa per il nuovo album che tanto avevamo desiderato. Sperando che nei prossimi mesi le cose vadano meglio e permettano ad Incani di introdurci il nuovo disco come meglio desidera, noi lo aspettiamo a braccia aperte in questo 2021.
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Verdena
Anche il ritorno dei Verdena era atteso nel 2020 e stavolta con degli indizi più concreti e promettenti del solito. Cinque anni ci separano dai bellissimi ed avventurosi Endkadenz (Vol. I & Vol. II) e speravamo fossero davvero gli ultimi prima di poter ascoltare qualcosa di nuovo dalla band di Alberto Ferrari, Luca Ferrari e Roberta Sammarelli. Anche per loro andare avanti dopo la pandemia è stato impossibile e la prospettiva di pubblicare un disco senza poterlo suonare in tour non aveva senso. Adesso che speriamo a breve di poter tornare a sudare sotto ad un palco attendiamo anche il disco - che a quest’ora dovrebbe essere finito - di cui in questi anni si è parlato moltissimo.
Jamie XX
Nessun annuncio ufficiale, nessun indizio esplicito, ma in pieno lockdown il dj, produttore e membro della band The XX ha pubblicato il primo inedito solista dal 2015 intitolato Idontknow. Una bellissima traccia che speriamo possa aver rotto il ghiaccio per il possibile ritorno di uno dei volti più noti e creativi dell’elettronica inglese.
Kendrick Lamar
Dopo la cancellazione di moltissimi concerti il rapper Kendrick Lamar ha iniziato ad annunciare la sua presenza in alcuni festival che avranno luogo nel 2021, tra cui il danese Roskilde. E’ proprio il team di questo festival che ci ha spoilerato il possibile ritorno di Lamar dicendo che c’è del materiale che arriverà presto. Questa notizia si aggiunge ai rumor più o meno confermati che affermano di aver visto Lamar girare un video musicale a Los Angeles a settembre, oltre al fatto che i suoi collaboratori hanno parlato di come ci sia musica a sufficienza per realizzare altri sei album.
BROCKHAMPTON
Lo scorso anno, con nostra sorpresa, la boy-band americana Brockhampton è sparita dai riflettori. Dal 2017 non si sono fermati neppure un attimo e Kevin Abstract, membro fondatore, ha persino trovato lo spazio per continuare il suo progetto solista - che abbiamo apprezzato molto. E’ dunque insolito, nonostante la pandemia e l’impossibilità di fare i concerti abbia rallentato se non fermato molti artisti, che i Brockhampton abbiano preferito fare silenzio dandoci pochissime notizie durante l’anno. Conosciamo tuttavia quanto travolgente possa essere il fiume creativo della boy-band che in un anno ha pubblicato tre dischi ed i teaser pubblicati in queste ultime settimane ci dicono che anche se non ne hanno parlato durante questi mesi debbano aver combinato molte cose. Ci aspettiamo dunque che nei prossimi mesi tornino a farsi sentire e che entro l’anno pubblichino il successore di GINGER.
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the Mandalorian season 2 → episodi 13, 14, 15, 16
Titolo originale: Chapter 13: The Jedi Diretto da: Dave Filoni Scritto da: Dave Filoni
Sul pianeta Corvus, la Jedi Ahsoka Tano sta cercando di liberare la città di Calodan, tenuta sotto il controllo del magistrato Morgan Elsbeth e dai suoi soldati. Ahsoka le dà un giorno per arrendersi e divulgare la posizione del suo padrone.
Mando e il Bambino, la mattina seguente, arrivano sul pianeta reso inospitale, arrivano al villaggio ed incontrano il magistrato offre al Mandaloriano una lancia in puro beskar se riuscirà ad uccidere la Jedi.
Mando e il Bambino si inoltrano nel bosco vicino e incontrano Ahsoka che lo attacca, credendo che sia venuto per ucciderla, ma Mando rivela di essere stato mandato da Bo-Katan e per farle vedere una cosa, il bambino. Dopo aver parlato telepaticamente con il Bambino grazie alla Forza, Ahsoka rivela che il suo nome è Grogu ed era nel Tempio dei Jedi su Coruscant, ma dopo le Guerre dei Cloni fu nascosto e per sopravvivere ha dovuto nascondere i suoi poteri.
Mando spiega che la sua missione è di portarlo ai suoi simili, i Jedi, ed Ahsoka decide di esaminarlo la mattina dopo. La Jedi non riesce a far usare la Forza a Grogu, invece Mando sì grazie al forte legame con il Bambino. Tuttavia Ahsoka dice di non poterlo addestrare, perché il forte legame con Mando ha reso Grogu vulnerabile alle sue paure e alla sua rabbia, sentimenti che hanno corrotto l’animo del precedente Maestro di Ahsoka (probabilmente Anakin Skywalker). Mando propone ad Ahsoka di aiutarla a sconfiggere il magistrato Elsbeth, a patto che lei addestri Grogu: la Jedi accetta.
Quella sera i due entrano nella cittadina, dove riescono ad eliminare i soldati, Mando uccide il capo dei soldari, Lang e la Jedi riesce a sconfiggere anche la magistrata: dopo averla battuta in duello, Ahsoka chiede dove si trovi il suo padrone, ovvero il Grande Ammiraglio Thrawn.
Infine, dopo aver liberato il popolo, Ahsoka ripete di non poter addestrare Grogu, tuttavia consiglia a Mando di andare alle rovine di un Tempio Jedi su Tython con un forte legame con la Forza, dove Grogu potrà scegliere di espandersi nella Forza così che uno dei pochissimi Jedi rimasti possa sentirlo e andare ad aiutarlo. in cambio dell’aiuto nel salvare il villaggio gli dona la lancia Beskar che appartiene alla sua gente. Così il Mandaloriano e il Bambino ripartono sulla Razor Crest, verso la nuova destinazione.
Titolo originale: Chapter 14: The Tragedy Diretto da: Robert Rodriguez Scritto da: Jon Favreau
Mando raggiunge il pianeta dove è situato il Tempio Jedi indicato da Ahsoka, pone il bambino su una "pietra veggente" con il quale entra in forte connessione con la Forza, tanto che appare uno scudo di forza a proteggerlo e invia un segnale nello spazio.
ma il pianeta non rimane disabitato per molto tempo perchè atterra la Slave I, con a bordo Boba Fett e Fennec Shand, creduta morta in precedenza su Tatooine, come Boba stesso anni addietro (morto al tempo perchè mangiato da un verme della sabbia ). Dicendo di averlo seguito, e di essere un uomo libero da ogni credo diversamente da lui, Boba intima Mando di restituirgli la sua armatura trovata su Tatoine, mentre Fennec punta un fucile di precisione contro il bambino. I tre arrivano a un accordo senza sparare un colpo, ma successivamente atterrano due navette imperiali che seguono Mando attraverso un segnalatore inserito dal tecnici alla ultima riparazione della Crest, e nel frattempo Boba Fett recupera l'armatura (Mando lascia la nave aperta).
Mando, Boba e Fennec mettono in fuga gli assaltatori, ma Fett con un razzo distrugge le navi in fuga, ma improvvisamente un violento colpo di laser arrivato dall'incrociatore leggero imperiale di Moff Gideon disintegra completamente la Razor Crest di Mando (è questa la tragedia!). Tutto ciò che gli è rimasto adesso è solo la sua lancia in beskar.
Successivamente, Boba dimostra che l'armatura è codificata con il proprio nome e quello del padre Jango. Subito dopo, quattro Soldati Oscuri (Dark Trooper), usciti dall'incrociatore di Gideon volano giù e catturano il bambino, che si era addormentano dopo lo sforzo fatto per inviare il segnale, e lo riportano sull'incrociatore, che immediatamente fa il salto nell'iperspazio. Boba accetta di aiutare Mando, sentendosi in debito per il rapimento del bambino, e deducendo che l'Impero non è mai caduto del tutto. Senza una nave propria e senza il bambino, Mando ritorna su Navarro insieme a Boba e Fennec e chiede aiuto a Cara Dune per far evadere il criminale Mayfeld al fine di rintracciare Gideon e salvare Grogu.
Sull'incrociatore imperiale, Moff Gideon è stupito dalle abilità del bambino, che tiene testa a due soldati contemporaneamente e gli mostra brevemente la Spada oscura (Darksaber) e lo fa addormentare in attesa di arrivare al luogo dove il suo sangue sarà prelevato dal Dottor Pershing.
Titolo originale: Chapter 15: The Believer Diretto da: Rick Famuyiwa Scritto da: Rick Famuyiwa
Cara Dune prende in custodia il vecchio nemico del Mandaloriano, Migs Mayfeld, per acquisire le coordinate della nave di Moff Gideon. Mayfeld ha bisogno di un terminale per le coordinate, e li indirizza ad una raffineria imperiale nascosta, dove trasportano ridonio, su Morak, materiale volatile ed infiammabile. Quando arrivano, il Mandaloriano sceglie di accompagnare Mayfeld, perchè sia Dune che Fennech sono inserite nel registro imperiale.
Mayfeld e il Mandaloriano dirottano uno dei trasporti e si travestono da soldati. i trasporti contengono il ridonio, ma vengono attaccati dai pirati, che il Mandaloriano riesce a sconfiggere anche grazie all'aiuto di due caccia TIE. Raggiungono la struttura, l'unica spedizione sopravvissuta.
Il terminale di cui Mayfeld ha bisogno è nella sala mensa degli ufficiali, ma Mayfeld vede il suo ex comandante Valin Hess e teme di essere riconosciuto. Il Mandaloriano va invece, ma il terminale richiede una scansione facciale e si toglie l'elmo per acquisire i codici. Viene affrontato da Hess, perchè non lo conosce, ma Mayfeld interviene. Dopo aver preso un drink con Hess, Mayfeld si arrabbia per dei soldati morti inutilmente in un'operazione chiamata Cinder, dove sono stati uccisi migliaia di soldati solo per il creare il caos che l’impero sfrutta per essere poi il risolutore. Mayfeld adirato spara a Hess uccidendolo. Mayfeld e il Mandaloriano si fanno strada verso il tetto, mentre Fennec Shand e Dune forniscono fuoco di copertura e Boba Fett arriva a bordo della Slave I. Mayfeld distrugge la raffineria con un colpo di cecchino ben piazzato. La nave è inseguita da due caccia TIE, ma Fett li abbatte usando una carica sonica. Dune lascia Mayfeld libero come ringraziamento per il suo aiuto, e il Mandaloriano invia a Moff Gideon un messaggio minacciandolo e giura che salverà Grogu.
Titolo originale: Chapter 16: The Rescue Diretto da: Peyton Reed Scritto da: Jon Favreau
Mando, Cara Dune, Boba Fett, Fennec Shand, riescono a sequestrare una navicella imperiale Lambda con a bordo il dottor Pershing, il tecnico incaricato di sfruttare il sangue di Grogu, prendendolo così in ostaggio.
Il gruppo raggiunge su un pianeta Bo-Katan Kryze e Koska convincendole ad unirsi a loro per organizzare una missione di salvataggio del piccolo Grogu sull'incrociatore Imperiale di Moff Gideon, avendone acquisito l'ubicazione usando come incentivo la possibilità di farle recuperare la spada oscura.
Fingendo di essere attaccati da Boba (che subito dopo si da alla fuga) con la nave Lambda effettuano un atterraggio di emergenza sull’incrociatore di Gideon ma vengono attaccati dai soldati imperiali. Moff Gideon avvia l’attivazione del plotone di Soldati Oscuri, ma uno di loro riesce e Mando riesce a tenerli testa con difficoltà.
Mentre il resto della squadra attende nella plancia dell'incrociatore, Mando riesce ad espellere il plotone di Soldati Oscuri nello spazio, usando una chiave gerarchica, dopodiché raggiunge la cella di Grogu, che è tenuto in ostaggio da Gideon, che sfida il Mandaloriano a duello usando la spada oscura. Mando riesce a disarmare Gideon e consegnarlo ammanettato a Bo-Katan, che tuttavia non può rivendicare il diritto di possesso della Spada Oscura perché non è stata lei a disarmare Gideon, il suo ultimo proprietario e quindi è Mando il legittimo re di Madalorian. Nel frattempo i quasi indistruttibili Soldati Oscuri precedentemente espulsi nello spazio ritornano sull'incrociatore (sono dei terminator) e tentano di fare breccia nella plancia, ma successivamente un caccia X-wing della Ribellione abborda e un Jedi disintegra tutti i Soldati Oscuri; nel mentre Gideon, vedendo i suoi soldati sterminati, raccoglie un blaster da terra e tenta di far fuoco prima su Mando poi sul bambino, ma viene accerchiato e successivamente stordito, dopo aver tentato di uccidersi puntandosi il blaster sotto il mento.
Il Jedi si rivela essere Luke Skywalker, accompagnato dal droide R2-D2, che è accorso in aiuto di Grogu dopo che questo era entrato in connessione con la Forza. Il Jedi promette di occuparsi del bambino e di garantirgli un addestramento per le vie della Forza, Mando accetta a malincuore di affidare il bambino a Luke, e salutandolo per l'ultima volta si toglie l'elmo davanti a tutti.
--- e con le lacrime agli occhi si conclude la seconda stagione di Mando ---
JD
P.S. Dopo i titoli di coda, su Tatooine, vediamo il vecchio Palazzo di Jabba the Hutt, preso in possesso dai suoi vecchi seguaci sopravvissuti, incluso Bib Fortuna che è ora a capo dell'organizzazione criminale. Sopraggiungono Fennec Shand e Boba Fett che uccidono tutti i presenti e Fett siede sul vecchio trono di Jabba. --- THE BOOK OF BOBA
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breathe out so i can breathe you in hold you in
(foo fighters - everlong)
vent’anni esatti fa usciva il secondo album dei foo fighters.
traccia undici. everlong. c’è che traccia undici, sul serio? un posizionamento così anonimo è quasi più bello che strano per una canzone del genere. c’è che è una canzone d’amore senza la parola amore. non ce n’è bisogno.
c’è che ci sono quei versi là sopra, che sono tutto quello che serve dire alla persona stesa di fronte a te quando ogni altra sillaba sarebbe superflua.
c’è che ci sono versi che chiedono all’altra persona di non fermarsi, neanche quando le sarà chiesto di farlo.
c’è che ci sono versi che parlano di buttare via il tempo insieme. ed è tutto lì.
c’è che quando cantiamo insieme mi chiedo se ci sia qualcosa che possa sentire così vero per sempre (ma in inglese suona meglio, come tutto).
c’è che esiste una versione acustica di questa canzone, immortalata prima in un video di dave grohl che la canta con una maglietta bianca e un sorriso imbarazzato (video che è imploso da youtube dopo averci troneggiato per anni, la disdetta), e poi nel greatest hits della band, che boh, vai tu a scegliere quale delle due preferisci.
c’è che ha un video buffo e un intermezzo parlato incomprensibile, in cui grohl legge un manuale di qualche tipo.
c’è che ci sono io ragazzino che accordo l’acustica in drop d per imparare a suonarla, anche se faccio schifo.
c’è che è una delle canzoni più belle che abbia mai sentito in vita mia.
c’è che ci sono tutta una serie di momenti, cassette e cd masterizzati coi titoli scritti con l’indelebile, cuffiette, camminate, viaggi in treno, autobus, auto.
c’è che beccarla alla radio e commuoversi senza la minima vergogna.
c’è che il riff iniziale è stata la mia marcia nuziale (avete voluto la parità dei sessi?).
c’è che a grohl io posso solo dire grazie. per i primi vent’anni di questa canzone, per i prossimi duecento almeno.
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No Love for Modern Jazz?
Anonymous posted: What about Chris Dave? Kamasi Washington? Christian Scott? Cameron Graves? Jazz isn’t dead. There’s love for it still. It’s definitely niche but that’s the only way it’s gonna maintain the quality it strives for. I definitely don’t think elitism is the correct way to convince people that you’re right about something. Young people aren’t as dumb as a lot of the people commenting here seem to think they are.
Jazzruinedmylife: Thanks for the comment. I love modern jazz. I have checked out Christian Scott and Kamasi Washington, and loved what I heard. I also love Gerald Clayton, Kurt Rosenwinkel, Nir Felder, Craig Taborn, David Binney, Ben Wendel, Kneebody, Jacob Collier, Gretchen Parlato, Taylor Eigsti, Brad Mehldau, Snarky Puppy, and the list goes on and on.
I don’t think jazz is dead at all. It’s an exciting time creatively with the music, and a lot of artists are moving things forward. The economic side of things, however, seems to be getting tougher and tougher.
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