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#cura julia
eopederson · 2 months
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Cura julia, oggi Sant'Adriano al Foro, Foro, Roma, 2019.
The building where the Roman Senate once met is in a remarkable state of preservation thanks to its 7th century conversion to a church
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angelap3 · 2 months
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Lettera dell'ex all'ex:
Cara, ti scrivo per dirti che ti lascio. Sono stato un buon marito per 7 anni. Le ultime due settimane sono state un inferno. Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che avevi dato le dimissioni e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La settimana scorsa, non hai nemmeno notato che non ho guardato il calcio. Ti ho portato nella churrascaria che ti piace di più. Sei arrivata a casa, non hai mangiato e sei andata a dormire dopo la telenovela. Non dici che mi ami. Mi stai ingannando o non mi ami più. P.S. Se vuoi trovarmi, rinuncia. Julia, quella tua ‘migliore amica’ della palestra, e io andremo in viaggio nel nord-est e ci sposeremo! Firmato: Il tuo ex marito.
Risposta:
Caro ex marito, nulla mi ha reso più felice che leggere la tua lettera. È vero, siamo stati sposati per 7 anni, ma dire che sei stato un buon marito è un'esagerazione. Guardo le telenovelas per non sentirti brontolare continuamente. Ho notato che non hai guardato il calcio, ma sicuramente è perché la tua squadra ha perso e tu eri di cattivo umore. La churrascaria deve essere la preferita dell'amica Julia, perché non mangio carne da due anni. Sono andata a dormire perché ho visto che i tuoi boxer erano macchiati di rossetto. Ho pregato che la domestica non lo vedesse. Ma, nonostante tutto questo, ti amavo ancora e pensavo che avremmo potuto risolvere i nostri problemi. Così, quando ho scoperto di aver vinto alla lotteria, ho lasciato il mio lavoro e ho comprato due biglietti aerei per Tahiti, ma quando sono arrivata a casa eri già andato via. Cosa fare? Tutto accade per una ragione. Spero che tu abbia la vita che hai sempre sognato. Il mio avvocato mi ha detto che, a causa della lettera che hai scritto, non avrai diritto a nulla. Quindi, prenditi cura di te! P.S. Non so se te l'ho detto, ma Julia, la mia ‘migliore amica’, è incinta di Jorginho, il nostro personal trainer. Spero che questo non sia un problema.
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angela-miccioli · 3 months
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Lettera dell'ex all'ex:
Cara, ti scrivo per dirti che ti lascio. Sono stato un buon marito per 7 anni. Le ultime due settimane sono state un inferno. Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che avevi dato le dimissioni e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La settimana scorsa, non hai nemmeno notato che non ho guardato il calcio. Ti ho portato nella churrascaria che ti piace di più. Sei arrivata a casa, non hai mangiato e sei andata a dormire dopo la telenovela. Non dici che mi ami. Mi stai ingannando o non mi ami più. P.S. Se vuoi trovarmi, rinuncia. Julia, quella tua ‘migliore amica’ della palestra, e io andremo in viaggio nel nord-est e ci sposeremo! Firmato: Il tuo ex marito.
Risposta:
Caro ex marito, nulla mi ha reso più felice che leggere la tua lettera. È vero, siamo stati sposati per 7 anni, ma dire che sei stato un buon marito è un'esagerazione. Guardo le telenovelas per non sentirti brontolare continuamente. Ho notato che non hai guardato il calcio, ma sicuramente è perché la tua squadra ha perso e tu eri di cattivo umore. La churrascaria deve essere la preferita dell'amica Julia, perché non mangio carne da due anni. Sono andata a dormire perché ho visto che i tuoi boxer erano macchiati di rossetto. Ho pregato che la domestica non lo vedesse. Ma, nonostante tutto questo, ti amavo ancora e pensavo che avremmo potuto risolvere i nostri problemi. Così, quando ho scoperto di aver vinto alla lotteria, ho lasciato il mio lavoro e ho comprato due biglietti aerei per Tahiti, ma quando sono arrivata a casa eri già andato via. Cosa fare? Tutto accade per una ragione. Spero che tu abbia la vita che hai sempre sognato. Il mio avvocato mi ha detto che, a causa della lettera che hai scritto, non avrai diritto a nulla. Quindi, prenditi cura di te! P.S. Non so se te l'ho detto, ma Julia, la mia ‘migliore amica’, è incinta di Jorginho, il nostro personal trainer. Spero che questo non sia un problema.😌
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league-of-skins · 8 months
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Riot Layoffs
Below is a list of Rioters (especially creatives) affected by the recent layoffs. Some seem to point to the generous severance package as reason for why Riot is a “good company” but I think it’s the least they could do considering that many received no warning of their termination and had to find out at the same time as the players while others were left to wonder if they still have a job.
Small edit based on some of the responses I’ve been seeing on Twitter: League of Legends is as successful as it is because of the passionate people behind it. Your favorite skin concepts and music groups and even Arcane only exist because of their creativity and determination, not because Riot, the company itself, created them.
I will try to keep updating this list.
George Ahlmeyer - Concept Artist
Stephen Auker - Design Manager (I also want to highlight that he was the lead gameplay designer for Shyvana’s VGU and this may lead to a delay)
Audrey Axt - Concept Artist
Ellie Beutler - 3D Environment Artist
Matt Burdette - Senior Environment Artist
Luana Bueno - 3D Character Artist
Sonny Burge - Animator
Crystal Chang - Illustration Lead
Zoë Chang - CG Animator
Angelina Che - Illustrator
Jason Cura - Sound Designer
Caytie Davenport - Marketing Writer
Sabrina Futch - Narrative Editor (Comics and Cinematics)
Christopher Hsing - Senior Animator
Emmanuel Lagumbay - Sound Designer
Graham McNeill - Principal Narrative Writer
Jon Moormann - Senior Designer
Natacha Nielsen - Senior Character Artist
Nick Oei - Concept Artist
samiiybl - Riot Games Music Creative Producer
Julia Shi - Senior Story/Visual Development Artist
Beckett Snedecker-Short - Riot Games Music Creative Director
Tyler Soo - 3D Character Artist
Riot Llama - Champion Designer
Tart - Concept Artist
Sean Tay - Art Lead
Tomukus - Principal Visual Designer
Nicholas Werner - Narrative Editor
Maisie Yang - Principal Concept Artist
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matthewsbugatti · 9 months
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JULIA:
_A vida fica leva quando se está apaixonado e em um relacionamento saudável. Você só passou por traumas...
EU:
_De fato, é difícil acreditar nessa possibilidade que pra mim, é impossível imaginar tal experiência. Em minhas vivencias, provaram-me o quanto impuro são seus corações, a incapacidade de amar e é claro, a capacidade de dilubriar com palavras capciosas. Caminhei e caminho pela devastação causada por tais relacionamentos fracassados que o único culpado, sou eu mesmo, por ter permitindo-me aceitar, atos devastadores que arruinaram a possibilidade de viver, como você disse, uma "vida leve quando se tá apaixonado e em um relacionamento saudável". Aguardo ansiosamente pela minha mudança mental, a cura de meus traumas, de minhas feridas, ao ponto delas tornarem cicatrize e a possibilidade de que delas, saíam poder pra curar. Não espero que isso venha repentino, pois o tempo é inconstante e só ele me dirá quando tal feito se concretizará...
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jgmail · 7 months
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El kantismo como una amenaza
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Por Maxim Medovarov
Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
La tristemente célebre historia del discurso profundamente filosófico del gobernador de Kaliningrado, Antón Alijánov, sobre la toxicidad de Kant, ya que es uno de los pilares del Occidente global y de la histeria rusofóbica actual tiene dos elementos importantes a tener en cuenta. Primero, esta el componente financiero y egoísta en donde se puede ver como algunos liberales occidentalistas, que aún no se han escapado, siguen viendo el tercer centenario de Kant, que se celebrará en abril de este año, como un negocio y temen que el gobernador Alijánov les niegue unas cuantas ganancias al cancelarlo. El programa planeado para el centenario de Kant fue establecido por la zoóloga Julia Sineoka (la cual huyó a Paris y es considerada por el Ministerio de Justicia de la Federación de Rusia como un agente extranjero) antes del inicio de la Operación Militar Especial. No tiene sentido que las autoridades gubernamentales cancelen la celebración del tercer centenario de Kant, pero sí es necesario que cambien la programación y excluyan de la misma a los agentes extranjeros y rusofobos invitados a la misma. El segundo punto tiene que ver con un componente ideológico que podemos encontrar en los filósofos clásicos rusos que han escrito cientos de veces, y que nosotros hemos repetido hasta el hartazgo, que identifican a Kant con el apogeo del satanismo anticristiano de la Modernidad occidental. Por lo tanto, el kantismo es incompatible con los fundamentos mismos de la civilización rusa. Soloviev, Ern, Florenski y Losev lo sabían y estas tesis han sido retomadas por Alijánov. Para corroborar esto solo se necesita retomar los argumentos de los mismos kantianos que en el último número de Novaya Gazeta (un nido de agentes extranjeros y rusofobos de todos los colores), prohibida en Rusia y que ahora es publicada en Europa, escriben que Kant es uno de los pilares de la Modernidad (literalmente es el titulo de uno de los artículos de la revista), ya que su filosofía niega por completo las civilizaciones, las culturas y los sistemas de valores particulares, incluyendo los rusos. Estos argumentos no son esgrimidos por los patriotas y tradicionalistas rusos, sino por los liberales antirrusos que escriben que Kant es precisamente su guía. Esa es su tesis. Los filósofos ortodoxos rusos, entre ellos el sacerdote Pavel Florenski, lo llamaron como uno de los “baluartes del mal en contra de Dios”. La línea de crítica de Pavel Florenski y de su amigo Vladimir Ern, según la cual Occidente ha seguido el camino que los llevó de “Kant a Krupp”, ha sido continuada brillantemente por Anton Alijánov. Puede que Ern haya simplificado la polémica, pero en esencia él tiene razón: los kantianos alemanes apoyaron en masa la guerra contra Rusia y algunos de ellos incluso fueron al frente. Tal anécdota refuerza la interpretación del gobernador de Kaliningrado al decir que los rusos son objetivos militares para los kantianos.
Dos de los más importantes filósofos del siglo XX ruso, Pavel Florenski y Alexei Losev (también conocido como el monje Andronicus), hablaron de la incompatibilidad de la filosofía de Kant con los dogmas cristianos y consideraron su sistema como satánico. No se trata de una exageración, pues en su famoso libro sobre la Dialéctica del mito Losev dice que “los ejemplos más vividos de ateísmo no son los materialistas franceses, esos impíos de salón y charlatanes pomposos que resultan ser criaturas inofensivas. Su verbosidad desaparece una vez reciben el primer latigazo. No obstante, mucho más impíos son creyentes como Descartes y trascendentalistas como Kant. El látigo no puede hacer retroceder su impiedad y, si lo hace, únicamente los cura de forma superficial… Kant fue el primero en unificar las fuerzas diferenciadas del individuo y el sujeto hasta el punto de convertirse en uno de los exponentes más brillantes del satanismo europeo de los siglos XVII-XVIII, especialmente después de haber demostrado y declarado públicamente que Dios era sólo una Idea, aunque una idea necesaria. De allí a declarar que el hombre es un dios solo hay un paso, pero este paso no lo dio Kant, sino Fichte, los románticos y Feuerbach”. La filosofía de Kant, que plantea la “autonomía” de las criaturas con respecto a Dios es la apoteosis de toda lucha en contra del Creador y es incompatible con cualquier religión o sistema de valores tradicionales. Cuando Florenski y Losev hablaban del satanismo metafísico de Kant subrayaban que su deificación de la inteligencia de la criatura caída era peligrosa, especialmente si se le daba autonomía. De ahí la formulación infinitamente blasfema para cualquier persona religiosa “del hombre como fin en sí mismo”. El fin de toda criatura, su entelequia, no es otra cosa que Dios, lo Absoluto o el Motor Inmóvil, por usar la terminología filosófica o, como decía el Beato Agustín, “nuestro corazón permanecerá en zozobra hasta que por fin descanse en Ti”. Nada de lo creado puede ser un fin en sí mismo y esto se aplica a toda la creación, especialmente cuando nada singular, es decir, fragmentado, puede ser asumido como tal. Solo lo Uno, del cual se alejan todas las cosas y al cual regresan, es el fin. Todas las cosas creadas son solo medios para volver a este fin, epistrophe.
Ahora bien, Kant rechazó toda la tradición filosófica, tanto la antigua como del medioevo. En su sistema no existe lugar para el Dios vivo o la encarnación corporal de Jesucristo en el hombre, tampoco para el milagro de la Eucaristía. Kant negó abiertamente los principios cristianos y exigió que pudieran ser alterados según los momentos históricos. Fue igualmente hostil en contra del Islam, hablando negativamente de los árabes y depositando sus esperanzas en que la cultura secular persa pudiera sustituir al Islam. Sin embargo, la revolución islámica en Irán sin duda ha frustrado tales esperanzas. Ahora que la política interior y exterior de Rusia se basa en el respeto hacia las religiones tradicionales, incluidos el cristianismo y el Islam, resulta inapropiado seguir considerando a Kant como un referente filosófico. Esto se aplica igualmente a varios de sus principios que son incompatibles con las religiones tradicionales como el sapere aude (el lema de Prometeo-Satanás, el cual se rebeló en contra de su Creador en nombre de la Razón), “la cosa en sí” (que es la negación total del simbolismo al buscar separar la esencia del fenómeno, una especie de iconoclastia metafísica), la “paz perpetua” (la base del globalismo contemporáneo y la llegada del reino del Anticristo que, según las palabras cristianas “cuando digan: paz y seguridad, entonces vendrá sobre ellos destrucción repentina” o, como decía Carl Schmitt, la llegada del Anticristo será precedida por un Estado mundial unificado donde ya no haya enemigos) y su declaración de que “todos los dogmas cristianos deben ser sujetos a la revisión de la razón”. Incluso “el sol como centro del universo” de las modernas cosmovisiones le debe mucho a Kant. Después de escuchar el discurso del Patriarca Kirill en el Consejo de la Federación de Rusia sobre la amenaza del Anticristo deja en claro que el Estado ruso no puede basarse en Kant y menos en sus propuestas éticas. La “autonomía de la moral” defendida por Kant contradice por completo cualquier religión auténtica que no separa las leyes de Dios, el cosmos y el hombre, mientras que su “imperativo moral”, brillantemente desglosado por Alijánov, es un postulado vacío que permite cualquier acción y bajo el cual se amparan los sadomasoquistas, los nazis, los maniacos, Sade, Menguele y Chikatilo o cualquier exponente que desee convertir el deber en una “ley universal”
Ante lo anterior se podría objetar que tanto Florenski como Ern y Losev son ortodoxos. Lo mismo se aplica a los musulmanes que ven el kantismo como incompatible con sus sistemas doctrinales, pero ¿es posible condenar a Kant desde postulados no religiosos? Sí, sí es posible. Por ejemplo, las consecuencias destructivas a largo plazo que trajo consigo su filosofía y que ha sido denunciada varias veces. Gustav Shpet, un filosofo occidentalista ruso, ya había demostrado en 1916 el alto grado de historicismo que impregnaba el pensamiento filosófico europeo antes de Kant y que el kantismo tuvo consecuencias perjudiciales para las humanidades, dejándose de lado las valiosas aportaciones metodológicas de pensadores como Wolf, Vico, Weguelin e Iselin. El filósofo judío iraquí, que sufrió las consecuencias de las limpiezas étnicas en su país natal, Elie Kedourie, fue un crítico acérrimo tanto del imperialismo occidental como del etnochovinismo y solía atribuir el origen del nacionalismo a la filosofía de Kant, desestimando con ello las acusaciones contra Hegel. Todo esto suena paradójico, pero tiene sentido. Lo mismo dice el historiador moldavo Victor Taki – el cual lleva viviendo mucho tiempo en Estados Unidos, pero que actualmente se ha puesto de parte de los patriotas rusos y apoya la Operación Militar Especial – cuando sostiene que “Kant no es el padre del militarismo alemán, sino del derrotismo ruso”. Afirmación que no debe tomarse a la ligera ya que los agentes extranjeros y antirrusos de publicaciones como Novaya Gazeta lo reconocen como uno de sus principales referentes y el padre de la Modernidad. Lo mismo pasó durante la Perestroika cuando muchos agentes extranjeros se pusieron del lado de Kant y lo siguen utilizando hasta el día de hoy.
¿Acaso este conocimiento a posteriori fue una especie de arrepentimiento tardío que llegó justo después de la muerte de Kant? Para nada, ya que los tradicionalistas de muchos países rechazaban ya en la década de 1790, durante la vida misma de Kant, su filosofía. Esto se aplica a uno de sus amigos más cercanos en su juventud y que luego se convirtió en uno de sus más encarnizados enemigos: Johann Georg Hamann, una de las mentes más brillantes del siglo XVIII que también nació y pasó gran parte de su juventud en Königsberg. Los caminos de Kant y Hamann se separaron de forma irrevocable en 1760. Hamann era considerado como uno de los pensadores más profundos por sus contemporáneos, hasta el punto que Goethe lo adoraba, aunque admitía que era incapaz de comprenderlo del todo. Hamann pensó muchos de los problemas que luego terminarían siendo relevantes en el siglo XX como el postmodernismo, el cuerpo sin órganos, la filosofía de género y demás, por lo que no debe sorprendernos que sus contemporáneos no lo entendieran. Es el nombre de Hamann el que deben llevar las calles y los monumentos de Kaliningrado. Además de Hamann, existen otros personajes importantes ligados a la historia de Königsberg como Herder y Hoffman. Esta ciudad tiene mucho de donde elegir para posicionarse como un lugar importante en Rusia. Quizás resulte triste para algunos que la industria de Kaliningrado se vea afectada por la disminución de los recuerdos y excursiones turísticas que se hacen a los lugares donde vivió Kant, pero es el momento de dejar de lado ese culto hipertrofiado que lleva décadas existiendo allí. Rusia no puede vandalizar o borrar las páginas de la historia, por lo que los museos dedicados a Kant pueden seguir existiendo del mismo modo que otros museos, dedicados a figuras muy controvertidas como los decembristas, Herzen, Drobroliubov, Chenishevski, Lenin, etc., que fueron creados durante la época soviética, siguen existiendo dentro de nuestro país. Pero el Estado ruso no puede ni debe respaldar o apoyar el kantismo, ya que su cosmovisión es totalmente incompatible con las religiones tradicionales de Rusia y la de sus aliados, al igual que es incompatible con la defensa de los valores de un Estado-civilización como lo es Rusia que hoy en día es atacado por los pseudo-valores universales del Occidente contemporáneo. Creo que seria bueno cambiar el nombre de Kant que hoy llevan muchas universidades del Báltico y otras partes de la Federación, ya existen precedentes de este tipo en Rusia, tan solo basta recordar como el actual rector de la Universidad Federal del Báltico, Alexander Fedorov, cuando era rector de la Universidad Pedagogica Nacional Estatal, cambió el nombre de esta universidad de Maxim Gorki por el de Kuzma Minin. Esto no significó la “cancelación” del escritor, sino un cambio de acentos y prioridades. Lo mismo pasa con los seguidores de la “ética kantiana” que deberían dejar de ser alimentados por el presupuesto estatal.
Creo que sería injusto que nuestros soldados, que reciben los embates del Occidente colectivo esgrimiendo las ideas kantianas, defiendan tales cosas. También es injusto con los filósofos rusos que preferían a Hamann en lugar de Kant continuar con tal defensa. Al fin y al cabo, en la novela de Bulgakov se exige el exilio de Kant a Solovki, pero en la historia real fueron los oponentes de Kant como Florenski y Losev quienes fueron exiliados a Solovki y Belomorkanal respectivamente. Puede decirse que los pensadores y soldados rusos han pagado con su sangre el rechazo abierto de Kant por parte de Rusia. En este sentido, el notable discurso de Antón Alijánov no debería convertirse en una opinión del montón, sino en una guía para la acción.
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ao3feed-janeausten · 1 year
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eventinews24 · 5 hours
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Elvira Amor / Julia Huete. Tra Loro | A cura di Cecilia Canziani | 5 ottobre-16 novembre 2024 | Labs Contemporary Art, Bologna
Flyer opening Sabato 5 ottobre 2024, LABS Contemporary Art è lieta di presentare Tra Loro, bi-personale delle artiste spagnole Elvira Amor e Julia Huete, a cura di Cecilia Canziani. Il progetto presenta una selezione di opere ambientali inedite. La mostra mette a confronto il lavoro di due artiste: Elvira Amor e Julia Huete. Due voci che, pur condividendo una ricerca sull’astrazione, sviluppano…
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imgiovannaaa · 22 days
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passar o dia convivendo com a julia me cura de todos os males
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lamilanomagazine · 7 months
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Giornata internazionale della donna, eventi e iniziative di Pesaro 2024
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Giornata internazionale della donna, eventi e iniziative di Pesaro 2024. Pesaro 2024 celebra la Giornata internazionale della donna con una serie di appuntamenti e iniziative "che abbracciano tutti gli aspetti dell'impegno - spiegano Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza e Camilla Murgia, assessora alla Crescita e alla Gentilezza del Comune di Pesaro - messo in campo dalle istituzioni, dalla società civile, dalle singole figure del territorio che si sono battute per la libertà e per i diritti delle donne. Modelli di emancipazione e rinascita da cui è ancora possibile trarre spunti di riflessione e azione sulla condizione femminile". Biosfera - "Raccolte per non dimenticare" "Raccolte per non dimenticare" è il titolo del programma (ideato e reso immagine dalla studentessa Agata Cecchini dell'istituto agrario Cecchi) che la Biosfera di Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura, presenterà - alle ore 17, 19, 21, 23 - in occasione della Giornata. I 2 milioni di Led che compongono l'installazione scultoreo-digitale di 4 metri di diametro, collocata in piazza del Popolo, si coloreranno e riempiranno delle immagini dedicate a 7 figure femminili che hanno segnato la storia del territorio, scelte e raccontate da studentesse e studenti del liceo artistico Mengaroni: Wanda De Angelis (filantropa, a cui è dedicata la Fondazione Wanda Di Ferdinando); Adele Bei (cantianese, sindacalista e politica, componente dell'Assemblea costituente), Elsa De Giorgi (attrice, regista e scrittrice pesarese), Lea e Sparta Trivella (partigiane e femministe di Pesaro), Costanza Monti Perticari (poetessa), Ave Ninchi (attrice anconetana), Rosina Frulla (partigiana di Pesaro). La Capitale italiana della cultura rivolgerà avrà anche uno sguardo internazionale, con le immagini che permetteranno ai presenti di tuffarsi nei colori e nelle parole di Frida Kahlo (pittrice messicana surrealista). La prima 'proiezione' sarà alle ore 17, alla presenza dell'Amministrazione comunale e delle associazioni della città. DiClassica - Lancio podcast Julia Wolfe Pesaro 2024 prosegue i suoi appuntamenti, alle ore 18.30, al 'GRA' non solo cibo da cortile' per l'evento di lancio di DiClassica, il podcast divulgativo di 8 puntate (durata 15/20 minuti) per raccontare vita e opera di 8 straordinarie musiciste e compositrici degli ultimi due secoli, spesso dimenticate dalla cultura mainstream. Il pomeriggio, prevede una performance di danza contemporanea a cura di Masako Matsushita sulla musica di Reeling di Julia Wolfe e, a seguire, dj set di musica classica. Nel corso dell'evento è previsto un collegamento in diretta con Caterpillar, e con Massimo Cirri e Sara Zambotti, conduttori del programma di Rai Radio2, radio ufficiale di Pesaro 2024. La puntata dell'8 marzo è dedicata a Julia Wolfe (1958), "Una ribelle della musica classica". Racconterà la vita e l'opera della compositrice americana, sottolineando il suo audace approccio alla fusione di stili musicali. Wolfe è riconosciuta per la sua influenza nel post-minimalismo newyorkese e la sua capacità di trasmettere dramma e intensità attraverso una vasta gamma di strumenti e sonorità. La puntata esplora anche opere come Anthracite Fields che le valse il Pulitzer nel 2015. Vengono eseguite East Broadway e il primo movimento di Her Story, dedicata ai diritti delle donne, con una citazione della lettera di Abigail Adams. La puntata sarà disponibile gratuitamente sulle piattaforme Spotify, Apple music, Google music, Amazon music e altre in via di definizione. I link all'ascolto si troveranno anche sul sito di Pesaro 2024. Le puntate continueranno ad essere disponibili fino al 31 dicembre 2024. DiClassica è una produzione di Pesaro 2024 e Orchestra Olimpia (soggetto attuatore del progetto), da un'idea e con le parole di Margherita Macrì, la voce di Valentina Lo Surdo, la direzione artistica di Roberta Pandolfi e la direzione musicale di Francesca Perrotta. La sigla è di Michael Fioretti. Pesaro 2024 - Ingresso gratuito ai musei In occasione della Giornata, Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura, propone l'ingresso gratuito dedicato alle donne (non in possesso di Card Pesaro Capitale) nelle sedi della rete museale di Pesaro Musei (nelle strutture aperte il venerdì: Musei Civici - Palazzo Mosca, Casa Rossini, Centro Arti Visive Pescheria, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30). Il Museo Archeologico Oliveriano, sarà ad ingresso gratuito, per tutti, dalle 15.30 alle 18.30, in occasione dell'iniziativa ""Per Via delle donne" promossa dai negozi, dal liceo Mengaroni e dall'Ente Olivieri Biblioteca e Museo Oliveriani.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 7 months
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Il Concerto "Per l’Ucraina. Raggi di speranza" in Cura Julia - Chiesa di Sant'Adriano al Foro Si terrà sabato 24 febbraio 2024 alle o... #alfonsinarusso #colosseo #concerto #curajulia #halynahromek #oksanaamdzhadin #parcoarcheologico #raggidisperanza #ucraina #zhannastankovych https://agrpress.it/il-concerto-per-lucraina-raggi-di-speranza-in-cura-julia-chiesa-di-santadriano-al-foro/?feed_id=3208&_unique_id=65d9bd2d32346
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gaspariner0 · 8 months
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La verdad ni a mi me conviene...aquí se te va de las manos las cosas que se aferran a cancelar mi hipocrita manera de disimular que ni aquí ni allá me va cambiar mi manera de masturbar la verdad de tu gracia le vas a quitar la sal y la cura que hoy me das me la dejas facturar, a la mexicana...Julia?...verdad?....nada más lo que me da por mostrar, soy lo todo que sabe completar el rompecabeza de la totalidad, mi esencia es la ausencia de verdad...sin sal y sin cebolla que agruras y flactulencias cerebrales, diarrea de la boca me da...
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bambooag · 1 year
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Luto criativo: o vazio que fica quando um projeto acaba
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Muito se fala sobre processo de criação no sentido de: como ter ideias, onde buscar referências, repertórios, craft, e tantas técnicas que ajudam criativos a desenvolverem seus projetos. O que pouca gente fala é sobre o vazio que fica depois que um projeto importante acaba. É difícil desapegar de uma criação para qual você dedicou tempo, carinho, esforço e tanto de si. Inevitavelmente, toda criação carrega um pouco da gente, do nosso olhar (seja pessoal ou de um coletivo que fazemos parte). E depois que o criativo mergulha e vive o processo tão intensamente, vem aquele momento de apertar o botão de “enviar” e o projeto se vai para ganhar o mundo. A partir daí, não está mais no seu controle. Ele pode ganhar novas perspectivasperpectivas, novos significados, novas dimensões ou não acontecer nada.
É por isso que, com o tempo, a gente aprende a curtir o processo. Porque, quando o projeto acaba, acaba também o contato direto com ele, com a mão na massa, com o craft, com o carinho, com aquelas ideias pelas quais você se apaixonou, com todas aquelas possibilidades. É como comer uma refeição deliciosa e ficar triste porque ela acabou.
Na verdade é mais que isso.
A psicóloga Natasha Frome sugere que há muitas razões pelas quais uma pessoa pode experimentar sentimentos de luto criativo, mas, na maioria das vezes, gira em torno de um sentimento de perda. Ela explica: “O luto, em nosso entendimento tradicional da palavra, é a reação física e mental de perder algo ou alguém. Em relação a um projeto criativo, pode ser uma perda de identidade ou propósito quando você coloca muita energia em um projeto ou trabalho. Depois que ele sai de sua vida ou está no mundo, você perde o controle dele. Você perdeu a conexão com uma parte de si mesmo e talvez com um grupo mais amplo de pessoas com quem trabalhava. Essa sensação de perda pode fazer com que você se sinta vazio e com um vazio em sua vida.”
Você se sente em um limbo. Não importa se o projeto em questão foi um sucesso ou não. Aliás, isso é outra questão importante: as expectativas criadas com base no sucesso ou no fracasso de um projeto anterior.
Isso é algo que a psicóloga Natasha Frome expandiu: “Depois do sucesso, podemos sentir que o melhor já passou por nós, que nunca seremos capazes de recriar o que acabamos de produzir, que foi um acaso e isso pode levar a sentimentos de pesar pelo que passou e um medo projetado sobre o futuro.” 
Ela também menciona o fato de que o fim de um projeto pode nos abrir para críticas: “Temos medo de não atender às expectativas e ao julgamento dos outros, o que contribui para um sentimento de pesar”. 
No livro The Artist's Way (O Caminho do Artista em português do Brasil), Julia Cameron fala sobre como algumas (não todas) críticas agem como um dispositivo de vergonha e nos fazem sentir tolos por ter tentado. E “A crítica que prejudica é aquela que menospreza, descarta, ridiculariza ou condena”. Em resposta a isso, ela aconselha que, embora não possamos controlar as críticas que podemos receber, podemos buscar apoio e controlar quanta negatividade permitimos que tome conta de nossos pensamentos. E o mais importante, ela aconselha que nos alimentemos e assumamos o compromisso imediato de fazer algo criativo. “A criatividade é a única cura para a crítica.”
Pensando bem, a tristeza criativa surgir por sentir falta de ter algo em que se perder. Lidar com o luto criativo pode ser um processo pessoal e individual. A experiência de cada um é única e descobrir o que funciona melhor para você pode envolver a tentativa de estratégias diferentes ou a busca de apoio profissional, se necessário. Aqui está uma recapitulação de estratégias que podem ajudar:
Reconhecer e admitir emoções difíceis.
Defina o sucesso em seus próprios termos.
Tenha uma compreensão clara do seu propósito e de quem você é como criativo.
Abrace o processo de aprendizagem.
Busque suporte dentro e fora de seu setor ou disciplina.
Envolva-se no aprendizado contínuo e estabeleça novas metas ou desafios.
Reconheça que um fim também é um novo começo e uma oportunidade de fazer diferente da próxima vez.
Fonte: https://www.itsnicethat.com/features/creative-grief-thematic-creative-industry-250725
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entrehojas2023 · 1 year
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Nido de piratas
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«En el pan, como hermanos; en la información, como gitanos». Nido de piratas es una historia del diario Pueblo, que comienza en 1964, cuando el periódico de los sindicatos verticales se traslada al número 73 de la madrileña calle de las Huertas. Bajo la batuta de Emilio Romero, y con una tirada de más de doscientos mil ejemplares, se encuentra en la cima del éxito. Entre whiskys, partidas de póker y una nube de humo de tabaco negro, se oye el inconfundible repiqueteo de las teclas de las Olivettis. Los reporteros y fotógrafos que se pelean por las exclusivas se cuentan por decenas. Y están dispuestos a todo. Así lo recuerdan en este libro muchos de los que por allí pasaron. Desde Arturo Pérez-Reverte hasta Rosa Villacastín, Carmen Rigalt, Raúl del Pozo, Julia Navarro (y su padre, Felipe Navarro, Yale) o Andrés Aberasturi. Pero también otros -abogados, curas, fotógrafos, peluqueros, etc.-, testigos directos de esa manera salvaje y apasionante de hacer periodismo. Pueblo, herido de muerte tras la salida de Romero, reacciona de forma tardía al golpe de Estado de Tejero, y sufre un fuerte recorte de plantilla y pérdidas millonarias. Aquel transatlántico en proceso de desguace se hunde irremediablemente. Esa parte de la historia, por desgracia, no parece tan ajena. Sus puertas cierran de forma definitiva en 1984, cuando el Gobierno de Felipe González termina de ejecutar el plan de Suárez de acabar con la prensa pública. Y, con él, desaparece una manera única, voraz y trepidante de entender el oficio. "Érase una vez un periódico que no se parecía a ningún otro. Se llamaba Pueblo , era el más leído de España y tuve el privilegio de trabajar en él. Ya no quedan lugares como aquél, ni periodistas como quienes lo habitaban. Y de los que una vez lo hicimos, andan enterrando a los últimos. De vez en cuando llegan cartas de jovencitos, de esos que duermen mal y sueñan despiertos, preguntando cómo se hace. Pero ya no se hace. Ahora hay periodismo al que llaman serio y equipos de investigación, o eso cuentan, y teléfonos móviles e internet, y en las redacciones prefieren tener robots de minga fría conectados a un ordenador. Ahora incluso hay una asignatura de ética profesional en las facultades y todos los periodistas tienen la Verdad y la Certeza con mayúscula sentadas en el hombro y la obligación de ser responsables, la misión de liderar opinión, salvar la democracia, garantizar la libertad de expresión, convertir el mundo en un lugar paritario de libertad, igualdad y fraternidad, salvar a los delfines y las focas, acabar con las guerras y el hambre, y cosas así. Ahora, periódicos y periodistas se toman tan en serio a sí mismos que aburren a las ovejas. Así que, aburridos, los viejos reporteros van y se mueren. Tuve el privilegio de conocerlos, e incluso de ser uno de ellos. De los de Huertas 73, quiero decir, que no es lo mismo. Durante doce años formé parte de aquella pintoresca tribu de canallas sin dios ni otro amo que la fiebre del periodismo y la necesidad de llegar a fin de mes, por ese orden. Durante doce años viví entre desalmados de ambos sexos capaces de dar la vuelta al mundo sin hablar una palabra de idioma alguno excepto el suyo, tener en algún caso seis mujeres y ocho hijos, colarse vestidos de enfermero en el hospital donde el yerno del Caudillo hacía trasplantes de corazón, disfrazarse de monja, viajar en aviones presidenciales, ir a Vietnam con la misma naturalidad que a Vallecas, emborracharse con estrellas de cine, entrevistar a criminales y a folklóricas, agotar reservas de alcohol y tabaco, jugarse la paga y perderla en media hora, encamarse con señoras propias y ajenas, y firmar quinientas veces en primera página cuando para firmar en primera página había que jugarse la magra hacienda y la libertad por conseguir una exclusiva. O sea, mentir, trampear, adoptar falsas identidades, sobornar a funcionarios, guardias y secretarias, ir a los velatorios haciéndose pasar por íntimo del fiambre y, además, robar la foto de boda, con marco de plata y todo, para publicarla en primera. Y de paso, empeñar el marco." Read the full article
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alemicheli76 · 1 year
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Review party "La regina Carlotta" di Julia Quinn, Shonda Rhimes, Mondadori. A cura di Jessica Dichiara, Barbara Anderson e Alessandra Micheli
Lettera a Carlotta. A cura di Barbara Anderson e Jessica Dichiara Cork, Irlanda, 2 maggio 1823 (secolo più, secolo meno) Mia carissima Lady Jessy,  spero che questa mia missiva ti trovi  in salute  tutta balda e tutta calda. Qui dalla verde landa dei lepricani  le giornate sembra si stiano  allungando, la tua distanza mi pesa come un macigno, o come la pasta alla carbonara al tramontar del…
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oscarpetrel · 1 year
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Tanto mar para nuestros remos
Llegamos a Angelmó un domingo, poco antes de las cuatro de la tarde y la lancha Patagonia ya estaba en el muelle. Antes de embarcarnos, cargamos varios sacos de trigo que enviaba Sofía a su familia. Sofía es una amiga del sur. Es hija de Marlene Neumann, directora de la Escuela Unificada de Isla Huar y nosotros viajábamos hacia la isla.
Ya adentro de la cabina de los pasajeros, me recosté en los colchones y salvavidas que estaban amontonados en la proa de la embarcación. Allí se escuchaba el fluir de las aguas y en cada golpe de ola crujían los maderos, como si el mar estuviese jugando con la embarcación, queriendo verla por dentro. Como si el Seno Reloncaví estuviese abriendo el fuelle de un acordeón marino.
Después de dos horas de viaje llegamos Huar. Dicen que la isla se llama así en homenaje a un indígena chono llamado Huercán. Esa versión indígena colisiona con un relato exagerado que cuenta que la isla entera fue regalada por una misión católica que nombró al sector San Felipe de Huar, en homenaje a un cura misionero. No es descabellado leer la isla desde lo religioso, sobre todo porque hasta el día de hoy es una isla que posee cinco iglesias funcionando para sus cerca de mil quinientos habitantes.  
Cuando llegamos en el embarcadero apareció una camioneta antigua y enorme de color rojo que esperaba el cargamento de sacos de trigo para las gallinas. También nos esperaba la señora Angélica que nos llevó a su bondadoso hospedaje.
Viajamos con la bailarina Paulina Aburto que presentó Mi propia fiesta; una obra que da cuenta de su propia historia por las danzas folclóricas del norte y del sur bajo el lenguaje de la danza contemporánea. El público estuvo compuesto por la totalidad del alumnado, además de los profesores y profesoras de la escuela. También tuvimos tiempo de hacer una clase de literatura para releer un relato maravilloso escrito por el músico Javier Aravena en nuestro libro Poesía a Cielo Abierto: travesías literarias isleñas. Editado por Provincianos editores. Finalizamos con una exposición del propio ilustrador del libro; Francolibrí. Sobre la mesa aparecieron tintas, gubias y rodillos quizás por primera vez.
En la pandemia, con el editor Andrés Urzúa y Franco, realizamos ese libro infantil antológico. Fue escrito por poetas, narradores y músicos. El capitán Helmuth se encargó de distribuirlo por algunas de las escuelas del Seno Reloncaví; en los mismos establecimientos educativos que habíamos visitado en las travesías literarias de Cielo Abierto en años anteriores. Ser original es volver al origen, dice el poeta Nelson Navarro.
Carolina y Julia amarraron toda la producción de esta vuelta al mar.  Volvimos a este lugar que resguarda en su interior a cintos de cisnes de cuello negro y enormes cormoranes. Carolina y Julia hicieron la técnica y el sonido, y fueron la miel de todos los mates. Ellas son las nuevas exploradoras de nuestra cartografía del maritorio.
            De vuelta en Calbuco almorzamos sopa de mariscos mientras sonaba una radio de otro tiempo. Como si una señal perdida de los años 90 hubiese entrado de golpe a un presente ajeno. Es que en el mar se pliegan los tiempos.
Puerto Montt desde la isla Huar se ve pequeñísimo. Como un dibujo futurista que brota entremedio de eternos volcanes y cerros magnéticos. Mucho más grande se expande el Seno Reloncaví; sobre sus aguas surcan las barcazas y las historias que cruzan de un lado para el otro sobre el lomo de las más furiosas y tiernas corrientes marinas.
Oscar Petrel
Pelluco
Marzo del 2023
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