#cucina piccola
Explore tagged Tumblr posts
Photo
Loft-Style - Living Room Example of a mid-sized trendy loft-style living room design with a wall-mounted tv
#corten#terrazzo sul mare#grandi vetrate#finestre sul mare#grandi finestre#cucina piccola#recinzione in ferro
0 notes
Photo
Loft-Style Living Room Nice Example of a mid-sized trendy loft-style living room design with a wall-mounted tv
0 notes
Text
Piccola Storia Dei Tajarin di Luciano Bersello - Recensione
Piccola Storia Dei Tajarin di Luciano Bersello – Recensione
Piccola Storia Dei Tajarin, una citazione: “Emblema della tavola della festa, i tajarin rappresentano la summa dell’economia domestica della civiltà contadina della tradizione: farina, uovo, olio di oliva, una madia o una spianatoia, matterello, operose braccia femminili, saggezza di generazioni e generazioni, un coltello sapiente, il valore conclusivo del tempo.” Piccola Storia Dei Tajarin è…
View On WordPress
#piccola storia dei tajarin luciano bertello#piccola storia dei tajarin luciano bertello amazon#piccola storia dei tajarin luciano bertello cucina italiana#piccola storia dei tajarin luciano bertello gastronomia#piccola storia dei tajarin luciano bertello lettura#piccola storia dei tajarin luciano bertello libro#piccola storia dei tajarin luciano bertello recensione#piccola storia dei tajarin luciano bertello slow food editore#piccola storia dei tajarin luciano bertello tradizione#piccola storia dei tajarin luciano bertello viaggio#slow food editore
0 notes
Text
Mi sollevo un po': stamattina sono andata a fare una passeggiata nel bosco e poi mi sono fermata a pranzo in un posto che mi ha fatto emozionare per la sua bellezza, una piccola trattoria affianco a un monastero, mangiando in una sorta di piccolo refettorio a cucina familiare piccole calde cose buone. Il mio animo è rinfrancato.
20 notes
·
View notes
Text
Cercare un appartamento in Giappone è un'esperienza a sè che in Italia non ho mai fatto (per ovvie ragioni) e che, personalmente trovo tanto stressante (lo è già di suo, poi i giapponesi ci mettono il loro).
(Scrivo quindi queste cose senza sapere niente di come funziona in Italia e in Europa, quindi in caso funziona uguale e bestemmio troppo questo popolo, fatemelo sapere senza problemi).
Partiamo dalle cose belle, quelle che gli stranieri metterebbero nei reels di Instagram mostrando quando il Giappone sia futuristico e attento al cliente.
1. Quando sono entrata in agenzia mi hanno dato un bottiglietta piccola di tè verde
2. Quando vai a vedere un appartamento abbastanza lontanuccio dalla sede, prendono l'auto e ti portano di qua e di là, raccontandoti i pro e i contro della zona
Passiamo alle cose brutte. Costa decisamente troppo.
Traslocare di per sé è caro perché devi pagare il trasporto e (credo) una cifra per la firma del contratto.
In Giappone quando entri in un posto nuovo le spese non si contano.
Esistono prima di tutto 2 voci:
1. 礼金 (reikin) una cifra di ringraziamento per il padrone di casa
2. 敷金 (shikikin) la cauzione, che paghi quando entri ma sono le spese che servono al padrone di casa quando esci (pulizia e altro)
Poi, esistono le spese per l'agenzia che ti fa da garante: una volta entrati si paga dal 40% fino al 100% dell'affitto e poi, in base al tipo di contratto, paghi o una volta l'anno o una piccola somma (tipo l'1% dell'affitto) ogni mese.
Poi il cambio delle chiavi (circa 200€), le pulizie complete, la disinfestazione, altre menate di assicurazione ecc.
Alla fine dei giochi, entri che devi pagare letteralmente un intero stipendio per tutte le spese. Minimo minimo metà stipendio, ma è veramente economico se riesci ad arrivare a quella cifra (e, se ci riesci, vuol dire che c'è qualche altra voce nell'affitto mensile, quindi i soldi se li prendono da un'altra parte).
Poi devi pensare agli elettrodomestici perché qui non ti danno niente: lavatrice, cucina, frigorifero, elettrodomestici, stoviglie, tavoli, sedie, mensole ecc. Zero assoluto, tutto vuoto.
In ultimo, ma non per importanza, ti devi preoccupare se accettano o meno gli stranieri.
Poi, gli spazi. Piccoli, se non piccolissimi. Mi aspettavo una cosa del genere, ma a volte è veramente troppo. Non è difficile infatti trovare monolocali (che monolocali non sono, sono proprio "stanze") di 13-15 metri quadri. Considerando che dentro ci deve essere lo spazio per la cucina e il bagno, quello che rimane è a malapena lo spazio per il letto.
La stanza più grande che ho visto oggi è di 20 metri quadri (non in foto) e, nonostante fosse bella ampia, mi ha fatto pensare che forse sarebbe meglio passare al futon giapponese (così lo metto via in armadio durante il giorno e arrivederci).
Poi l'armadio. Sono femmina ma dei vestiti mi interessa zero e non a caso quando sono venuta 2 valigie sono state abbastanza. La mia roba estiva entra tutta abbondantemente in una valigia sola. Nonostante ciò, in un'altra camera che ho visto l'armadio era talmente piccolo che penso non sarebbe entrato quasi niente di quello che ho. Era molto nuovo e pulito quindi bello tant'è che la ragazza ha detto che è molto in voga... ma, personalmente, dopo che ho visto l'armadio e quanto cupo e buio fosse l'ambiente per me è un grande no. (Foto 3)
L'appartamento che invece era la mia prima scelta perché potrei raggiungere l'ufficio persino a piedi è anche grande abbastanza con un armadio decente, ma non è stato ancora pulito (foto 2) e non sapendo quanto a fondo puliranno sono leggermente impaurita (nonostante io sia zero schizzinosa, ma quando è troppo è troppo).
Poi, quello che loro considerano "importante" sono per me europea solo delle frivolezze. Esempi sono essere vicini a un grande supermercato; se i ristoranti sono più per "gruppi" o se puoi andare da solo; la ragazza che mi ha mostrato i posti mi ha detto che mi consiglia di cambiare tutto della serratura (anche tutte e due se ce ne sono due) perché sono una ragazza (il mondo vede questo paese il più sicuro al mondo eppure le donne giapponesi sono quelle che si sentono meno al sicuro al mondo, perché non sanno che giungla sia fuori). Poi ovviamente mi chiedeva in quale zona preferissi vivere, ma, da straniera, non ne ho la più pallida idea né mi interessa. L'unica cosa che mi interessa è essere vicino all'ufficio, niente più.
Altra cosa che mi ha stranita è la velocità con cui decidono. C'era in programma di andare a vedere un'altra camera, ma era stata appena presa.
Il motivo è abbastanza comprensibile (dal loro punto di vista) perché spesso si cambia lavoro o si è costretti a fare trasferimenti lunghi per lavoro. In più, come mi ha detto la ragazza, le persone che vivono in un posto che non piace sono tante, quindi a un certo punto si decidono e cambiano. Nonostante costi così tanto cambiare stanza... e questa per me è la follia più folle di tutte.
Quando ho incontrato persone adulte di 40-50 anni e passa che vivono nella mia sharehouse mi sono chiesta in parte come facciano... ora considerando quanto pago di affitto con spese incluse e tutte le stoviglie ed elettrodomestici e quanto poco costi solo entrare (50.000 yen che io credevo fossero esagerati) ho capito perché lo facciano. E questo la dice lunga su quanto possiamo essere poveri pur essendo lavoratori in questo paese.
#my life in tokyo#trasloco#appartamento#camera#alla fine dei giochi mi sa che non trasloco più#boh vediamo#poi dite l'Italia....#ah quante mazzate vi darei
26 notes
·
View notes
Text
Unica regola del buon vicinato: ignorarsi.
Certe cose è meglio non saperle, penso. Cioè, nel mio palazzo io vivo quasi come un'ombra. Non credo che la gente si ricordi di me e quando si ricordano è sempre qualcosa tipo "l'italiano che ci guarda disgustati quando sente l'odore del nostro caffè". È vero, non mi sono fatto tanti amici ma perché lo so quanto è brutto conoscere sul serio i propri vicini.
C'era la vicina piccina che mi guardava in casa (c'è ancora, non è morta), un'anziana signora che monitorava lo spostamento delle visite nel mio appartamento e mi chiedeva perché non avessi una fidanzata fissa. Ecco, lei. Per descriverla, sembra una piccola prugna secca con labbra e occhi che parla gracidando e ti chiede di aiutarla a portare su e giù la spesa. L'altro giorno mi ha persino bussato per chiedermi di accompagnarla alla fermata del bus. L'ho fatto, perché comunque a me i vecchietti piacciono, anche quando sono spioni. A me non serve installare delle videocamere di sicurezza io ho lei che mi guarda in casa e mi avvisa se entrano i ladri per rubarsi quel ciccione di Ernesto. Mentre la accompagnavo ho notato che il sacchetto era pieno di viveri, così le ho chiesto dove stesse andando con tutto quel cibo. Mi ha risposto che c'era un'offerta al discount locale e che aveva fatto scorta da portare al figlio e i nipoti. Perché il costo della vita a Vienna adesso è insostenibile e quindi è il suo ruolo di nonna provvedere al benessere della famiglia. L'ho ammirata molto, mentre si spiegava in un tedesco scalcinato. Poi però siamo stati in contatto per più di due minuti e dopo due minuti le persone rovinano sempre tutto. Infatti al 2:01 ha aggiunto "E poi in questa città non funziona nulla! Ci sono troppi immigrati! Si stava meglio una volta!" allora io mi sono incupito. Mi stava simpatica accidenti. Le ho detto "Questi immigrati sono insopportabili, i peggiori sono quelli che la aiutano a portare la spesa e la accompagnano alla fermata del bus! Vero?". Lei ha sorriso e ha detto che no, io ero diverso. Forse perché sono bianco. Poi le ho chiesto "Ma mi tolga una curiosità, lei da dove viene?" e vai a scoprire che è mezza serba, mezza sinti, mezza puffo date le ridotte dimensioni. Mai parlare per più di due minuti con nessuno. Io non voglio sapere.
C'era un ratto nel palazzo. Si aggira da qualche giorno senza essere stato fermato. Io mi sentivo al sicuro, Ernesto ha bisogno di un amico e tanto mica riesce a fargli del male, al massimo lo abbraccia e ci dorme assieme. Ernesto odia solo me. Un po' ho sperato che bussasse alla mia porta, chiedendo ospitalità. Invece era la vicina prugna secca di nuovo a chiedermi di aiutarla a prendere un barattolo messo troppo in alto nella sua cucina. Questi immigrati alti più di 1.80, quanto sono fastidiosi eh?
Un altro vicino sta traslocando. Un tipo strambo, ma divertente. Sicuramente ha più di sessantanni ma non ha voglia di dimostrarli. Sembra in forma, nonostante la pancia pronunciata e i capelli grigio argento. Quelli che abitano dall'altro lato del palazzo hanno il bagno fuori dall'appartamento e quindi per usare la tazza devono uscire di casa, camminare nel giroscale e giungere nella loro toilette. Inutile dire che si sente tutto e molto spesso, quando escono, sono mezzi nudi. Il vicino in questione era il re del catarro mattutino. Si svegliava presto e andava a raschiare i fondali della gola tenendo la porta del bagno esterno aperta, non sia mai che non mi rendeva partecipe dei suoi ritrovamenti. Quindi quando ho capito che si stava trasferendo, non mi sono preoccupato più di tanto. Ho pensato "Dai, magari il ratto che sta girando nel palazzo può andare a vivere a casa sua!". Lui era un tipo atletico, durante la pandemia aveva costruito una palestra nella stanza adiacente al deposito bici e lo aveva fatto per tutto il palazzo! Non solo per lui, cioè ok principalmente per lui, ma era passato porta a porta per invitare tutti a usarla. Io c'ero stato una volta e vedendo le condizioni igieniche dei manubri ho optato per tornare a fare il mio sport preferito: piangere sul divano. Però qualcosa di buono l'aveva fatta, per questo quando ieri l'ho incontrato casualmente sul bus ho pensato di andare a salutarlo e chiedergli i programmi per il futuro.
Ma quindi te ne vai?
Sì, mi trasferisco, non so ancora dove di preciso, o in Ungheria o negli USA.
Beh dai, non male!
Sì! Ho bisogno di libertà! Qua mi hanno tolto tutto.
In che senso?
Durante il Covid, quando hanno chiuso le palestre!
Senti sono passati appena dieci secondi, questi discorsi dovresti iniziare a farli dopo due minuti.
Cosa?
No non ti preoccupare, una roba mia.
Ah ok. Dicevo, hanno chiuso le palestre, a noi sani! Capito? Io ero sano e non potevo andare a fare sport! Assurdo! I malati non vanno in palestra, non hanno le forze, guarda me, io sono pieno di forza! Non sono malato! Però io dovevo stare in casa!
Ma avevi costruito la palestra per tutti, abbiamo apprezzato.
Io voglio la mia libertà!
Vabbè ma è passato tanto tempo dai...
Non abbastanza, torneranno a prendersi tutto, vedrai.
Ok, come dici tu, va bene, fai buon viaggio.
Guardo fuori dal bus, non era la mia fermata ma sapevo che sarei dovuto scendere e invece no, pioveva e ha vinto la pigrizia, errore terribile. Così sono rimasto su e l'attempato vicino negazionista ha deciso di proseguire.
Tu sei italiano, vero?
Sì, dalla nascita più o meno...
Bene bene, mi piace la tua nazione, e quella vostra presidente. Come si chiama?
Ma come, ti piace la Meloni?
Certo! È una grande!
Ma è una cazzo di fascista.
Dice le cose come stanno, non si nasconde dietro a nulla!
Ok questo glielo posso riconoscere. Era fascista da giovane e lo è ancora oggi, non lo ha mai nascosto. Almeno è coerente. Se l'hanno eletta sapevano a cosa andavano incontro. Mica come quel deficiente di Salvini, lui era un cazzo di idiota completo.
Lui anche mi piaceva!
Ovviamente ti piaceva.
Certo! Lui. Non sento più parlare di lui.
E meno male, prima odiava noi terroni, poi l'hanno eletto ed era tutto Italia Italia Italia e se la prendeva con chi immigrava. Sempre a parlare alla pancia delle gente, a cercare nuovi nemici, a bere cocktail in discoteca e mangiare alla sagra della porchetta.
Un grande!
Ma proprio no. Sai una cosa, ti dirò questo, paragonato a questi suoi scarsi derivati, ecco, mi manca quasi Berlusconi. Lui al confronto era un genio.
E poi lui si scopava le quattordicenni! Io pure mi vorrei scopare le quattordicenni!
Scendo dal bus senza nemmeno salutare. Non avevamo parlato per dieci anni di vicinato, perché ho rovinato tutto alla fine? Non potevo farmi gli affari miei? No. Dieci stupendi anni di reciproco ignorarsi gettati nella spazzatura dopo due minuti di conversazione.
Apro il portone del palazzo, visibilmente afflitto. Davanti a me, per terra, giace il cadavere del ratto che girovagava da qualche giorno. Lo guardo e gli dico: "Ti capisco amico mio, ti capisco davvero. Non sai quanto ti capisco". Salgo in casa, prendo la paletta che uso per travasare le piante e torno giù. Vado a seppellirlo nel retro del cortile. Canto "Amazing grace". Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, perché purtroppo i peggiori traslocano solamente.
81 notes
·
View notes
Text
Da non credere cosa può capitare a voler essere gentile con i vicini di casa.
Si erano trasferiti nel condominio da qualche settimana. Padre, madre e un ragazzo adolescente. Non si erano presentati e così mi è sembrato un gesto di buon vicinato andare a bussare io alla porta, e portare un dolce di benvenuto, fatto con le mie mani.
Quando ho suonato il campanello nessuno ha risposto e avevo già girato le spalle per tornarmene nel mio appartamento.
Quando si apre la porta. È il figlio.
“Ciao, gli dico, sono la signora Margherita, quella del piano di sopra. Volevo presentarmi a tuo padre e tua madre e ho portato una piccola torta che ho preparato per darvi il benvenuto….”
Il ragazzo è stranamente tutto rosso in volto. È in tuta e con tutte e due le mani tira verso il basso il bordo della felpa, come se dovesse nascondere qualcosa.
Sono abbastanza vecchia, ed esperta di ragazzi: ho capito subito che, complice il fatto che la casa fosse vuota, stava facendo qualcosa …che avevo interrotto…..
“Mamma e papà non ci sono….” Infatti dice, con un filo di voce. Non un buongiorno, non un grazie, chiaramente imbarazzato. Tanto imbarazzato, e tanto occupato a tirare giù la felpa con le due mani, che non fa nemmeno il gesto di prendermi la torta dalle mani. Sono io che devo chiedergli:
“La torta, posso lasciarla almeno, o devo riportarmela via?” Sorridendo.
A quel punto capisce di esser stato maleducato…”Ah si, prego, scusi” farfuglia. Si scosta dalla soglia, mi fa entrare, ma di prendere questa dannata torta non se ne parla. È evidente che il ragazzino si stava masturbando in beata solitudine e che io lo ho interrotto…..e che il cosino ancora non ne vuol sapere di abbassarsi…
“La poggio in cucina?” chiedo e lui non risponde ma fa cenno di sì con il capo.
Potrei andare via, a questo punto, ma sono molto divertita dalla situazione….e anche un po’ intrigata dall’ immaginare che quella felpa cerca di nascondere un bel pene duro….
Così, senza nemmeno chiederglielo, mi vado a sedere sul divano. Gli sorrido. Mi metto comoda e accavallo le gambe. Faccio cenno con la mano di sedersi vicino a me. “Come ti chiami?”
“Antonio…” risponde a bassa voce. Si vede che soffre per l’imbarazzo, ma non riesce a dire di no alla richiesta di una adulta, e così si viene a sedere vicino a me.
Eh si, l’erezione si vede tutta. Si stava masturbando, chiaramente, tesoro, e forse la mia gonna corta, le calze, quei bottoni della camicetta che con nonchalance ho sbottonato, non aiutano il suo pisellone a ritrovare la quiete.
Lo guardo bene. È carino. Un bocconcino. Mi avvicino a lui. Metto la mia mano sulla sua, per essere pronta a trattenerlo se, impaurito, tentasse di scappar via. I suoi occhi vanno dalle mie cosce al seno. Il pomo d’Adamo nel collo fa su e giù.
“Che hai da guardare, tesoro?” Guido la sua mano sulla mia gamba. Non oppone resistenza, bene. “Forse ti piaccio?”
Resta con la bocca aperta, ma non risponde. Mi chino su di lui, con l’altra mano gli prendo il mento fra le dita, guido la sua bocca verso la mia e lo bacio sulle labbra, facendogliele aprire finché la mia lingua non scivola dentro la sua bocca.
La mia mano lascia la sua che mi sfiora le gambe e va a controllare quanto sia duro sotto la tuta. Con piacere sento non solo che lo è, e tanto, ma anche che sotto la tuta non ha nulla: deve essersi rivestito davvero di fretta quando ho bussato.
Gli abbasso la tuta, continuando a tenergli la lingua in bocca, glielo scopro e lo accarezzo. Lo sento gemere, ma non lo faccio venire, non lì in salone.
“Vieni, mostrami dove è la tua stanza ….” Gli dico prendendolo per mano.
In camera sua lo spingo sul letto, gli ho tolto la felpa, i pantaloni della tuta abbassati sotto le ginocchia. In piedi davanti a lui mi tolgo le mutandine.
“Quando tornano i tuoi?” “Alle 6”, balbetta. “Ottimo” e gli sono di sopra, liberando i seni e dandoglieli da succhiare mentre mi impossesso del suo cazzo per scoparmelo come si deve.
“Da oggi ti aspetto a casa mia ogni giorno a quest’ora, intesi?”, mentre comincia a gemere sotto di me, “e basta seghe!”
7 notes
·
View notes
Text
Durante e in preciclo tra le cose che probabilmente provo di più c'è l'invidia.
L'invidia è una più o meno contenuta costante che in questo periodo raggiunge picchi molto alti. I giorni scorsi per lavoro ho avuto a che fare con un'associazione che promuove gli artisti di vario genere e tipo nella mia città, dedica tre post ad artista: chi è, cosa fa, il laboratorio. Tra questi una ragazza della mia età, viso conosciuto, che nemmeno sapevo fosse artista. Scopro che ha questo laboratorio stupendo da diverso tempo dove più o meno dipinge, crea, copia. Ogni volta che ci penso mi si forma un nodo alla gola grosso forse più di un pugno. Si definisce artista e quello che fa è molto banale, visto e rivisto e forse anche un po' bruttino. Di questo ci vive a quanto pare. Ma di questo ci vive, anche nel senso che lo vive. Crea, si trasforma, è libera, si diverte, è fiera, si nutre, gioca. Questa mattina la conferma di quello che già un po' sapevo: sempre per lavoro faccio vedere alla boss questo tipo di post e al suo laboratorio "oeh ma che posto bellissimo questo!" ... "aaaah ma è lei, la figlia di x, ci credo che si può permettere un posto così".
A volte penso che la mia vita sarebbe nettamente migliore, decisamente più felice per un non nulla di diverso. Certo, una barca di soldi farebbe comodo, ma non per forza quello. A volte, ad esempio, penso che se solo mio padre fosse stato una persona lievemente più stabile probabilmente sarebbe ancora qui in Italia con una sua piccola casetta, anche in affitto, con una qualche stanza utile trasformato in laboratorio, tipo la camera da letto o la cucina. E adesso anziché essere qui a fermare di forza un film tanto questi pensieri sono invadenti da non farmi concentrare, forse sarei a casa sua con le mani sporche di pittura, mentre utilizzo i suoi attrezzi e i suoi colori spensierata. O ancora, starei provando a spezzettare chissà che materiale perché va bene il modo tradizionale che mi hai insegnato per creare mosaici, ma adesso voglio sperimentare.
Invece sono qui, con tutti i miei materiali ancora chiusi in scatoloni
vi chiedo scusa
Che aspettano il momento in cui finalmente c'è dello spazio anche per loro.
Sono qui, a provare invidia.
14 notes
·
View notes
Text
madre ha di nuovo cercato di togliersi la vita e a sto giro è toccato a fratello 2 correre in pronto, con il don dell'oratorio
di nuovo la prognosi è lavanda gastrica e via a casa. di nuovo il suo psichiatra che conferma la terapia e le dice "mi raccomando" come se una raccomandazione potesse essere di qualche ausilio in una situazione del genere.
ogni volta che succede mi torna in mente quel sogno fatto da piccola. un drago enorme, la cucina di casa, un cappio appeso, lei inerme per terra.
36 notes
·
View notes
Text
Qui è dove ho vissuto per anni, si può dire che in pratica sia nato qui anche perché l’ospedale dove sono effettivamente venuto al mondo è proprio dietro questo palazzo.
Li in alto al quarto piano si vedono i tre balconi del mio ex appartamento, la cucina (riconoscibile per la caldaia), la mia camera da letto e quella dei miei genitori.
Fa strano pensare che non è più casa mia, non so come sentirmi in verità a tornare nella mia vecchia via. Ci sono cancelli che anni fa non c’erano e ce ne sono altri che usavamo all’epoca come porte per il calcio o come reti da pallavolo. A pallavolo ci giocavano su più le ragazze, a onor del vero.
Mi chiedo che tipi sono quelli che vivono ora nel mio vecchio appartamento, chissà come hanno risistemato, che mobili ci sono e dove hanno messo la lavatrice. Chissà se il bagno ha le stesse mattonelle che fece mettere mia madre a suo tempo quando si decise a rifarlo. Non avevamo i tendoni avvolgibili e non li vedo neppure oggi ma mia madre aveva messo un telo abbastanza lungo che faceva da tenda l’estate e riparava dal sole che nel pomeriggio picchiava da quel lato impedendoci pure di vedere bene la TV.
Mi sembrava tanto grande quella casa e oggi anche se da fuori la vedo molto più piccola.
Ci ripasso poche volte qui ma quelle poche volte che lo faccio i ricordi mi assalgono come un’onda.
Per fortuna non sono ricordi che fanno male.
#pensieri#pensieri in solitudine#pensieri miei#ricordi#quando ero bambino#malinconia#la dolcezza dei ricordi#ora non abito più là
38 notes
·
View notes
Text
RAPPORTO DELL'ISPETTORATO PER L'IMMIGRAZIONE DEL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI SUGLI IMMIGRATI ITALIANI NELL'OTTOBRE 1912.
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.
Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
2 notes
·
View notes
Text
Pagine Golose
In polipo: pipere, liquamine, lasere inferes - Apicio, De Re Coquinaria, 9.5.1
Traduzione: Per il polpo: pepe, liquamen, laser e servi
De Re Coquinaria di Apicio è il primo grande libro sul cibo della nostra cultura occidentale: è solo in parte riassumibile in un ricettario perchè assomiglia più ad un indiretto atlante del gusto dell'Impero Romano (il libro, su cui ci sono le consuete dispute filologiche, risale al I secolo D.C., al culmine della potenza Imperiale romana). Nella ricetta del polpo, Apicio consiglia quindi di condirlo con il pepe (spezia le cui quantità di commerci nel corso della Storia fanno venire le vertigini), il liquamen, che è una variante del famoso garum, e il laser: non era una diavoleria di una primitiva cucina molecolare, ma un ingrediente ottenuto dalla resina estratta dalla radice del silfio, una pianta che cresceva esclusivamente sulle coste prossime alla città di Cirene in Libia. In età romana, tanto era richiesto il laser che la continua e non regolata raccolta del silfio ne provocò l’estinzione. Plinio ci dice che l’ultima pianta venne regalata all’imperatore Nerone e si dovette ripiegare su una sostanza analoga, anche se non identica all’originale, ricavabile da una pianta simile al silfio: l’asafoetida o assa fetida. Il nome, diremmo, non promette nulla di buono e infatti la presenza di zolfo rende il prodotto particolarmente maleodorante, almeno prima della cottura. Il laser originario, come il succedaneo da assa fetida, avevano notevoli proprietà medicinali riconosciute da sempre.
Piccola curiosità leggendaria: i semi hanno una forma particolare, che assomiglia al geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb):
da cui alcuni speculano si sia arrivato all'immagine del cuoricino.
Questa storia l'ho ritrovata in un foglietto in un altro libro stupendo che parla di cibo, Buono da Mangiare di Marvin Harris, dove il famoso antropologo si chiede e cerca di spiegare, per esempio, perchè in certe zone si mangia la carne di maiale e in altre no. E c'è una lista di libri legati al cibo (alcuni non li posseggo nemmeno, probabilmente era anche una lista di desideri) che lascio qui, divisi nelle sue sezioni con annessa piccola spiegazione:
Claude Levi-Strauss, Il Crudo e il Cotto; Marvin Harris Buono Da Mangiare e Cannibali e Re; Massimo Montanari, Il Cibo come Cultura
Il cibo dei giallisti: Manuel Vázquez Montalbán, Ricette Immorali. Camilleri scelse Montalbano come cognome del suo indimenticabile commissario proprio in onore del suo amico scrittore catalano, ed entrambi condividono la passione, critica e viscerale, per il cibo, tra le ricette della tradizione siciliana o quella catalana di Pepe Carvalho. Ma la passione del cibo è presenta in tutta la giallistica europea, dalle colazioni che la signora Hudson fa a Sherlock Holmes e al Dottor Watson, oppure ai pranzetti dei bistrot del Commissario Maigret annaffiati di Calvados. Al contrario, raramente i personaggi degli hard boiled americani hanno un buon rapporto con il cibo, se non con l'alcool con cui si accompagnano, spesso, sin dalle prime ore del mattino.
Antony Bourdain, Kitchen Confidential
José Manuel Fajardo, Il Sapore Perfetto
Redcliffe N. Salaman, Storia Sociale Della Patata
Nel 1903 Salaman fu nominato direttore dell'Istituto patologico del London Hospital, ma nel 1904 si ammalò di tubercolosi e dovette smettere di esercitare la professione medica e trascorrere sei mesi in un sanatorio svizzero. Gli ci vollero più di due anni per riprendersi completamente dalla malattia. Acquistò una casa a Barley, nell'Hertfordshire e, poiché non poteva tornare a praticare la medicina, iniziò a sperimentare una nuova scienza emergente, la genetica sotto la guida del suo amico William Bateson. Dopo diversi esperimenti falliti con una serie di animali e dopo aver chiesto consiglio al suo giardiniere, Salaman iniziò a sperimentare con le patate. Iniziando per caso, notò dapprima le caratteristiche recessive e dominanti delle varietà che incrociava (come aveva notato Mendel con i piselli), poi attraverso vari incroci fu il primo a creare ibridi di patate, che notò essere resistenti a numerose malattie, tra cui la peronospora della patata, che fu la causa principale della grande carestia che colpì l'Irlanda tra il 1845 e il 1849, decimandone la popolazione. Lo studio di Salaman, che spazia dall’antropologia all’archeologia alla storia agraria, incrocia molteplici campi dell’esperienza storica: ricostruisce i caratteri originari dei sistemi agrari dei vari paesi, riporta in luce la profonda commistione degli interessi agrari con quelli politici, restituisce scorci della vita materiale dei ceti più poveri; riconduce infine l’analisi dei comportamenti alimentari alle forme dell’immaginario collettivo."Un monumento insuperato di erudizione e di simpatia umana” (Eric Hobsbawm).
Se vi va, si potrebbe allungare la lista con tutti i contributi sul rapporto cibo\libri che vi vengono in mente, così da creare una piccola biblioteca al riguardo! Aspetto le segnalazioni!
13 notes
·
View notes
Text
Villa Regina, Boscoreale
Scoperto nel 1977 il complesso, situato nel Comune di Boscoreale, è una fattoria di piccole dimensioni costruita in età sillana (I secolo a.C.), incentrata su una cella vinaria ospitante 18 dolia interrati per la conservazione del mosto ricavato dall’uva prodotta nel vigneto che circondava la villa e della quale è stato possibile ricostruire l’impianto. La fattoria era infatti dotata di un apposito ambiente per la torchiatura dei grappoli, oltre che di locali adibiti alle attività domestiche, a stalla e deposito.
Della pars urbana l’unico ambiente signorile era il triclinio ornato da pitture di III stile, mentre altre stanze di alloggio erano poste al piano superiore accessibile mediante una scala.
All’epoca dell’eruzione la fattoria doveva essere utilizzata solo durante le lavorazioni agricole, e presenta molte stanze in attesa di essere ripristinate dopo il terremoto del 62 d.C.
Tra gli oggetti ivi rinvenuti si segnalano una piccola erma del dio Bacco, proveniente dal larario del portico, numeroso vasellame da mensa e da cucina, attrezzi agricoli ed alcune lucerne, tra cui una databile al III-IV secolo d.C. che dimostra la frequentazione del sito in epoca posteriore all’eruzione del 79 d.C..
Eta sillana: Ci troviamo nel I ventennio del I secolo a.C., periodo più significativo della storia romana. Già gli storici antichi erano unanimi nel vedere in questo ventennio convulso, problematico, conflittuale e violento per la guerra civile, per lo scontro tra Mariani e Sillani, per la dittatura di Silla, l'inizio della crisi delle istituzioni repubblicane e l'avvio di un processo che porterà all'affermazione di un nuovo assetto sociale ed istituzionale, con la perdita definitiva della repubblica, all'affermazione dapprima della monarchia di Cesare e poi del principato di Augusto. Gli studiosi considerano questo ventennio come una sorta di età di mezzo, non particolarmente creativa, tra la generazione di intellettuali che ha fissato le basi della letteratura latina (Nevio, Plauto, Ennio, Catone e Terenzio) e quella del I secolo, protagonista di una straordinaria stagione letteraria (Lucrezio, Catullo, Cesare e Cicerone).
2 notes
·
View notes
Text
In questi giorni sono stata a trovare una mia amica, era da un sacco che non ci vedevamo di persona da sole io e lei ed era da tantissimo che non facevo una gita da sola. Dovrei farlo più spesso, girovagare per le strade a caso è una delle cose che amo, ma non mi ritaglio il tempo di farlo quanto vorrei e quanto, probabilmente, mi farebbe bene. Come per molte altre cose che amo, in effetti.
Dopo aver fatto merenda siamo andate a prendere alcune cose per preparare la cena in questo posto in cui si vendono anche le piante e ho preso una rosellina per mia mamma, chissà se resisterà nei suoi terrazzi. Ho preso anche una piccola piantina di rododendro per il mio mini-balcone e una piccola monstera: questa l'ha presa anche la mia amica e vorremmo provare a farla stare in acqua, intanto io l'ho messa insieme alle altre che cercano di resistere alla poca luce di casa.
Lei è appassionata di cucina ed è una grande viaggiatrice, una combinazione perfetta per farmi conoscere nuove ricette e nuovi sapori. Per cena mi ha preparato riso pilaf con verdure e zafferano, l'indomani per colazione abbiamo mangiato i suoi kanelbullar appena sfornati e poi a pranzo pasta coi broccoli appena presi al mercato, peperoncino e bottarga. E ovviamente poi abbiamo fatto di nuovo merenda allo stesso bar, in cui ho preso di nuovo la schiacciata alla fiorentina, che avevo già preso il giorno prima per la prima volta e volevo "conoscerla" meglio. Sì, sono abitudinaria anche quando provo cose nuove, vivo di contraddizioni, lo so.
Mi ha regalato un libro di ricette a base di miele che non vedo l'ora di provare e mi ha fatto assaggiare le combinazioni strane di mieli che ha preso da un'azienda agricola sarda, un miele allo zenzero e una nocciolata con miele e carrube. E un cioccolatino napoletano dei Fratelli Scaturchio con la velina stampata al contrario, chissà come mai. Di pomeriggio siamo andate alla ricerca di un negozio iraniano che aveva visto su instagram e abbiamo preso altre cose da provare: lei del riso affumicato e un mix di erbe aromatiche, io dei dolcetti vari e i gelsi essiccati. Mi piace questo aspetto di lei, mi fa sempre scoprire cose nuove. Abbiamo girato un po' sotto la pioggia e poi è arrivato il momento di ritornare a casa. Spero proprio di replicare presto, perché le videochiamate sono una bella invenzione, ma stare insieme di persona è tutta un'altra faccenda. Abbiamo parlato tanto e di alcune cose si riesce a parlare meglio di persona, con la pancia piena e una tazza di tè in mano.
Questa mattina mentre sistemavo le piantine in balcone ho visto che alcune hanno fatto le nuove foglie e anche qualche fiorellino. La primavera sta arrivando. Chissà cosa ci aspetta. Chissà cosa riusciremo a combinare. Non sempre arriva ciò che vogliamo, a volte non so nemmeno cosa vorrei e lascio che il tempo passi e porti quello che capita. Chissà se quella coccinella ha fatto altrettanto e chissà se è incastrata o al riparo tra le spine. Vedremo.
15 notes
·
View notes
Text
Villa di design contemporaneo con vista panoramica in esclusiva comunità recintata a Marbella
Questa elegante e lussuosa villa indipendente contemporanea con viste panoramiche impareggiabili, situata all'interno di una piccola e privata comunità recintata nell'ambita zona Golden Mile di Marbella, incarna comfort ed eleganza.
Costruita nel 2024 sotto la guida di un rinomato architetto locale, questa proprietà è una vetrina di design moderno, che garantisce uno sfondo davvero incantevole per la vita di tutti i giorni. Venduta completamente arredata, l'interno della villa è stato progettato con grande stile ed eleganza da un prestigioso designer. Distribuita su tre livelli, questa villa vanta una superficie totale di 1.016 m², con un generoso 630 m² dedicato a comodi spazi abitativi. Ognuna delle cinque camere da letto con bagno interno, arredate con gusto, offre un tranquillo rifugio per i residenti.
Le terrazze di dimensioni generose completano le zone giorno della villa, offrendo ampio spazio per il divertimento all'aperto. Al piano principale, un invitante layout open space collega senza soluzione di continuità una spaziosa zona giorno con un accogliente camino, una sala da pranzo e una cucina moderna.
Ampie finestre inondano la stanza di luce naturale e conducono a una spaziosa terrazza con veranda che si affaccia sul rigoglioso giardino e sulla piscina, offrendo un'oasi privata in mezzo alla natura. Il primo piano ospita una spaziosa camera da letto padronale con un generoso bagno padronale e uno spogliatoio, insieme ad altre due camere da letto con servizi privati.
Ogni camera da letto offre accesso diretto alla terrazza parzialmente coperta, consentendo ai residenti di godere di viste panoramiche in tutta comodità. L'ampio tetto con vasca idromassaggio, solarium e una deliziosa area barbecue è un ambiente idilliaco per riunioni all'aperto sullo sfondo del mare scintillante e delle maestose montagne. Il piano inferiore offre versatilità, con un'ulteriore suite da letto e un'area generosa abbastanza spaziosa da creare una palestra, un home cinema o una sala giochi. Il garage sotterraneo ospita comodamente tre auto, mentre comfort moderni come la domotica, il riscaldamento centralizzato e l'aria condizionata assicurano il comfort tutto l'anno.
Situata all'interno di una comunità recintata e sicura con sicurezza 24 ore su 24, questa casa tranquilla è situata in posizione comoda vicino a tutti i servizi e le comodità, il che la rende una scelta ideale per gli acquirenti esigenti che cercano la residenza dei loro sogni a Marbella.
4 notes
·
View notes