#cronaca dal fermano
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chiara-morini · 4 months ago
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Controlli in autostrada nel Fermano. La Polizia Stradale ritira 4 patenti. Una era falsa
FERMANO Quattro patenti ritirate, di cui una falsa. Questo il bilancio del servizio straordinario messo in atto dalla Polizia Stradale per il contrasto alla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti che si è svolto nella notte del 21 luglio lungo il tratto autostradale nella provincia di Fermo. I controlli, effettuati dalla Sezione Polizia Stradale di Fermo…
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Elezioni Regionali, Alberto Cirio riconfermato in Piemonte
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Elezioni Regionali, Alberto Cirio riconfermato in Piemonte. Il Piemonte riconferma alla guida della Regione Alberto Cirio (FI), che conquista così il suo secondo mandato da presidente. Dopo poco più due ore dall'inizio dello spoglio, la sfidante del Pd, Gianna Pentenero, ne ha riconosciuto la vittoria con una cordiale telefonata. Poco dopo a complimentarsi con Cirio sono stati il segretario di Forza Italia Antonio Tajani e la presidente uscente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. Il successo di Cirio è anche una conferma personale, vista l'affermazione della lista civica Cirio Presidente, che sfiora l'11,5%, dietro a FdI che guida con il 24,55% ma davanti a Fi-Udc-Pli (10,1%), Lega (9,41%) e Noi Moderati (0,69%). Gli altri tre candidati presidenti si fermano a distanza considerevole. «Sono molto soddisfatto di questo risultato - ha commentato Cirio - e lo sono soprattutto perché è una conferma nel senso che cinque anni fa per me fu straordinario diventare governatore della mia Regione, ma arrivavo nuovo nel contesto torinese e tanti non mi conoscevano. Oggi essere confermato vuole dire che i piemontesi mi hanno scelto, avendo visto i pregi e i difetti che ognuno di noi ha. Questo mi responsabilizza moltissimo e mi fa dire che domani saremo in ufficio a lavorare per i cittadini del Piemonte». Dal canto suo, Gianna Pentenero ha dichiarato: «Abbiamo cercato di fare il possibile per un risultato che è stato solo in parte raggiunto, quindi dobbiamo prenderne atto e con grandi onestà intellettuale continuare a lavorare per il Piemonte». Il riferimento è alla tardiva indicazione della sua candidatura da parte del Pd. C'è anche il rimpianto del mancato accordo con M5S: «Qualcosa poteva cambiare. Noi abbiamo lasciato la porta aperta fino in fondo, ma nessuno ha voluto cogliere l'opportunità nei cinquestelle, hanno ritenuto di non iniziare un percorso progettuale, politico con noi».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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spettriedemoni · 6 years ago
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Ah già il titolo.
"Non ho voglia di trovarne uno" (cit.) *
Succede che a Carpi fermano due ragazzi cui chiedono i documenti per via di uno striscione che portano piegato per le strade e che vorrebbero esporre al passaggio del ministro dell'interno. Sullo striscione sono citati i versi di una canzone di Caparezza e di De André. Ma al ministro non piaceva De André?
Certo è che dopo lo striscione rimosso dai Vigili del Fuoco che così lo ha reso visibile non solo a Brembate ma a tutta Italia forse era meglio fare finta di nulla, ma certa gente il senso del ridicolo evidentemente non c'è l'ha.
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Sempre suddetto ministro si fa blastare (come si dice oggi) dal direttore del TG la7 Mentana reo, secondo il nostro, di non evidenziare quanto bene fa questo esecutivo. Certo che se lanci un concorso per regalare ai tuoi elettori fan la possibilità di vederti dal vivo meriti di essere perculato, dai.
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Si apprende che in gioventù, all'asilo, il leader nostro dell'interno ha subito un furto: gli rubarono un pupazzetto di Zorro. Lo sappiamo grazie al libro intervista quello pubblicato da Altaforte (che nome orrendo) casa editrice di Casa Pound. Qualche giorno fa sono state pubblicate le prime righe di questo libro e hanno scatenato un'ondata di prese in giro.
A questo punto forse era davvero meglio censurarlo. Per pietà nei confronti del protagonista, mica per altro. Poi se uno vuol coprirsi si ridicolo...
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Durante il presidio non autorizzato di Forza Nuova, quello che voleva impedire a Mimmo Lucano di parlare alla università La Sapienza di Roma, un passante si permette di dire che fanno schifo e questi democratici fascisti lo circondano e uno di loro schiaffeggia il ragazzo sotto gli occhi della polizia. Certo che sono permalosi questi.
Non risulta che chi ha schiaffeggiato il ragazzo sia stato identificato o portato in questura.
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Un giornalista, direttore di un ben noto quotidiano, tempo fa disse che bisognava chiedere scusa al PM Zuccaro che aveva cominciato ad indagare sulle ONG per traffico di esseri umani accusando le organizzazioni e le loro imbarcazioni di essere dei "taxi del mare" come le ha definite un esponente politico.
Vediamo se vi ricordate chi è il giornalista, direttore e di quale quotidiano egli dirige. Senza l'aiuto da casa, però.
Intanto, se avete seguito la cronaca saprete che l'indagine è stata archiviata. Non vi sono elementi per proseguire. La richiesta l'ha fatta lo stesso PM Zuccaro.
A questo punto più che delle scuse credo meriterebbe una pernacchia.
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Tigrotto ha imparato a salire da solo sulle sedie di noi adulti. Devo trattenermi dalla voglia di aiutarlo, di sicuro non ne ha bisogno. Fatica un po' ma si siede correttamente.
Una volta seduto butta tutto o quasi sul pavimento. Ha una certa predilezione per le mattonelle di gres porcellanato del soggiorno che preferisce usare al posto dei fogli di carta per i colori a cera serie "Bebè" della Giotto. Sono lavabili, dice la scatola. Per ora il bianco del pavimento pare sia coperto da stelle filanti.
Ha pure imparato ad accendere i fornelli a gas. Cioè la manopola la sa girare da un pezzo, quello che ha imparato ora è schiacciarla per far uscire il gas.
Conto, tra qualche settimana, di insegnargli a cucinarsi da solo la pastina così al compimento dei 3 anni lo iscriviamo direttamente alle medie. A sei anni magari si cerca un lavoro: mica può stare sempre a campare sulle spalle dei suoi genitori!
* Il titolo è preso in prestito dal Tumblr di @sullen-snowflakes, glielo restituisco dopo averlo lavato, steso ad asciugare e stirato con l'appretto.
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paoloxl · 6 years ago
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Nell'inchiesta bis della procura di Roma sui depistaggi che hanno avvolto il caso Cucchi c'è un altro indagato eccellente: il generale dei carabinieri Alessandro Casarsa, fino a gennaio capo dei corazzieri al Quirinale, attualmente in attesa di una nuova destinazione e nel 2009, con il grado di colonnello, comandante del Gruppo Roma. Casarsa, come spiega il Corriere della Sera, è indagato per falso in atto pubblico, insieme agli altri ufficiali già finiti sotto inchiesta per aver manipolato, secondo l'accusa, almeno due relazioni di servizio. Casarsa è stato interrogato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Giovanni Musarò, davanti ai quali ha negato ogni addebito e si è detto estraneo a qualunque tentativo di intralciare la verità sulla morte di Cucchi. Ma gli accertamenti della procura non si fermano. Al centro della vicenda che ha coinvolto Casarsa ci sono le annotazioni sulle condizioni di salute di Cucchi, redatte dai carabinieri Gianluca Colicchio e Francesco Di Sano, ai quali dopo la morte del detenuto era stato chiesto di riferire quello che avevano visto e sentito la notte dell’arresto. Il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, comandante della stazione dei carabinieri di Roma-Tor Sapienza già inquisito per questo episodio, ha raccontato che le relazioni furono in seguito modificate dopo l’intervento del maggiore Luciano Soligo. Secondo Colombo il maggiore, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, parlava al telefono con un superiore chiamandolo «signor colonnello». E fece trasmettere per posta elettronica le annotazioni all’allora capo dell’ufficio comando del Gruppo Roma, il tenente colonnello Francesco Cavallo, il quale le rimandò indietro modificate, con l’indicazione «meglio così». Dalle relazioni erano spariti i riferimenti a «forti dolori al capo e giramenti di testa», nonché a difficoltà a camminare, tremori e dolori al costato lamentati da Cucchi. Di Sano accettò di firmare la relazione modificata, Colicchio no. Cavallo ha detto ai pm di non ricordare le modifiche, ma che in ogni caso tutto fu fatto in accordo con il comando del Gruppo Roma e che se ne era occupato pure il suo diretto superiore, il colonnello Casarsa.
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corallorosso · 6 years ago
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«Meglio che si sia ucciso uno così che un’altra persona». Non si fermano le polemiche dopo l’episodio di cronaca verificatosi ieri nel Vercellese. Un uomo di origini nigeriane, di 33 anni, si è lanciato dal convoglio sulla linea Chivasso-Novara perché – con ogni probabilità – sprovvisto di biglietto, mentre sul treno era in corso un controllo della Polfer. L’uomo, si scopre oggi, aveva un regolare permesso di soggiorno e svolgeva la mansione di imbianchino in zona. Lo strascico di polemiche che si è verificato in seguito all’episodio ha riguardato anche la politica locale, con un consigliere comunale del Pd di Biella, Paolo Furia, che ha voluto esternare pubblicamente un racconto confermato – lo si ribadisce – soltanto da testimonianze di persone che avrebbero assistito alla scena. Una persona che lavorerebbe all’ufficio dirigenti in movimento della stazione di Santhià avrebbe affermato: «Meglio che si sia ucciso uno così che un’altra persona». Secondo le testimonianze relative alla dinamica dell’incidente che si è verificato sulla linea ferroviaria piemontese, l’uomo ha iniziato ad agitarsi e a bussare con violenza alla porta del capotreno quando ha visto il controllo in corso. Gli agenti hanno provato a tranquillizzarlo, ma il ragazzo avrebbe iniziato a rispondere in maniera aggressiva, avrebbe aperto un finestrino e sarebbe riuscito a buttarsi, nonostante gli estremi tentativi di salvarlo da parte del capotreno e dei poliziotti. Giornalettismo
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destinazionialternative · 7 years ago
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Ciao! In un tuo recente post hai parlato di un discorso a ragazzi di 11/13 anni: che argomento hai esposto? E soprattutto, come è andata? 😃
Ciao a te anon dalla curiosità gentile, ti spiego un po’: per diversi anni, ai tempi del liceo intendo, ho fatto l'educatrice in parrocchia - non ero una catechista mi occupavo principalmente delle attività dell’oratorio estivo -; poi la vita per una serie d’eventi ha fatto vacillare la mia Fede, arrivando oggi ad essere un’agnostica convinta. 
Premessa fatta, nonostante questo mio allontanamento dalla Chiesa, ho continuato a frequentare le persone conosciute negli anni proprio in quell’ambiente (le mie amiche di sempre, sono catechiste tutt’oggi) e di tanto in tanto vengo interpellata per dar loro una mano in attività extra catecumenali. Sabato scorso per l'appunto, ho tenuto un discorso a ragazzini di quinta elementare, prima e seconda media sulla mia esperienza di vita; in poche parole in un'ora ho cercato - e credo di esserci riuscita visto il feedback datomi attraverso le loro domande - di far capire loro che nonostante tutte le difficoltà, i limiti che ognuno di noi ha a suo modo, si può vivere una vita degna d’esser definita tale. Si possono realizzare i propri sogni e, per quanto la vita possa donarci delle difficili sfide da affrontare, dobbiamo imparare a rimboccarci le maniche e affrontarle a testa alta e col sorriso ben impresso sul proprio volto.
Una delle cose più tenere che mi sono state dette, è venuta dal più piccolo di tutti, un bimbetto di appena dieci anni super paffutello e imbarazzato, che alla mia risposta ad un'altra bambina riguardo a quale età avessi avuto la prima carrozzina elettronica; lui tutto indignato ha reagito così: “Eh, ma io non capisco proprio, perché hai avuto la carrozzina solo a sei anni?!? Sono le tue gambe e dovevi averla subito!!” 
Ecco, dopo essermi sciolta alle sue parole e avergli regalato un sorrisone - giuro d’essere stata seriamente tentata nel chiedergli di alzarsi per dargli un mega abbraccio - ho dovuto spiegargli che a volte alcune persone, anche medici come nel mio caso, si fermano alle apparenze senza valutare la persona nella sua interezza e esaltandone le qualità, sta a noi però il compito di far valere i nostri non soltanto diritti, ma anche e soprattutto la nostra persona per quel che è.
Insomma, credo di averti risposto più che abbondantemente: in quell’oretta ho cercato di far emergere attraverso la mia testimonianza quanto la vita possa essere bella nonostante tutto, introducendo di tanto in tanto degli aneddoti “divertenti”, come la storia dell'amico che nel farmi mangiare un gelato me lo spalmò v o  l u t a m e n t e in faccia (con annesse prove video) o ancora quando, durante una scampagnata con amici oramai cresciuti *, decidemmo di giocare ugualmente a nascondino e quegli stronzi (aggettivo ai bimbi censurato) che frequento, mi nascosero sotto nove giacche e altrettante sciarpe.
* per dovere di cronaca, devo specificare che tutto ciò è avvenuto soltanto un anno fa e avevamo tutti un'età compresa fra i 22 e i 30 anni.
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fotopadova · 4 years ago
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Le confessioni d'un ottuagenario (ma solo peccati di "Smartphone")
di Carlo Maccà
-- Seguire i social mi ruberebbe troppo del tempo che ornai mi resta da campare, quindi non leggo neppure i commenti postati dai lettori dei miei (e altrui) articoletti che Fotopadova.org mi onora di pubblicare. Non li scrivo per l'orgoglio di vedere il mio nome e cognome girare per il web (ho avuto ben altre soddisfazioni nella mia passata attività scientifica). Neppure le sollecitazioni del conduttore del sito spesso bastano a farmi lavorare su soggetti di attualità ma che non mi attirano.  Preferisco temi che mi costringono a studiare e a meditare, così da trasmettere notizie e idee attendibili e sensate ai lettori volonterosi. Cioè a quelli che non si fermano al solo titolo, che mi si insegna debba essere almeno vagamente provocatorio.
Mi è stato riferito che il mio articolo "Smartphone: morte della fotografia ... o fotografia per la morte?" pubblicato il 7 agosto ha suscitato commenti negativi da parte di lettori che hanno creduto volesse negare che lo smartphone possa fare vera fotografia. Figurarsi. Vera fotografia? Per dire ciò che penso: considero Nino Migliori un grande fotografo anche per le sue immagini sperimentali; è più innovatore di tanti che si limitano ad applicare a idee spesso peregrine automatismi comprati al mercato; è più giovane di molti fotografi la cui nascita molto più prossima al nuovo millennio; è più significativo di tanti suoi epigoni capaci solo di scimmiottarne le "novità" di cinquant'anni fa. Inoltre, includo fra le fotografie le immagini (anche naturalistiche) realizzate con lo scanner (in fin dei conti, diretto discendente della fotocopiatrice). Ma apprezzo soltanto chi opera con rispetto per l'etica e il buon gusto. Ciò che, ovviamente, disgusta chi disprezza i luoghi comuni, i rituali di una oscura e dimenticata teocrazia, ed è anche ben lontano dallo stigmatizzare usi della fotografia che anime sciocche giudicherebbero quanto meno meschini, con qualsiasi dispositivo quella sia realizzata. Probabilmente apprezzerebbe anche l'audacia innovatrice anche delle foto che un creativo tecnico addetto alla Xerox del dipartimento a cui aderivo faceva sedendosi "nature" sullo schermo dell'apparecchio
Fra i commenti che mi sono stati riportati eccelle, sulla pagina Facebook “Cultura e Critica della Fotografia” quello dal quale sono ripresi i corsivi qui presenti: postato da tale Luca Monti, che immagino sia il famoso flâneur tous lesjours e guardatore di fotografie, di professione creativo, nato in Italia,residente a Parigi, lavorante un po' in tutto il mondo, che ama il cinema e scattare foto (come si presenta nel suo sito personale www.lucamontiphotographer.com), che ora dall'alto della Tour Eiffel  guarda con sufficienza agli spiriti piccoli che, secondo lui, sarebbero quasi pronti (ci manca poco) ad armare di mazze e picconi orde di nazi-talebani della vera fotografia e a guidarle in una nuova efferata notte dei cristalli (Kristallnacht. Germania 9-10 novembre 1938) contro i preziosi schermi di tutti i cellulari circolanti (ma quelli ancora in vetrina darebbero doppio gusto).
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Per chi trovasse contraddittoria la mia dichiarazione di scrivere gli articoli per Fotopadova.org dopo studi (comportanti costosi arricchimenti della mia bibliotechina), meditazioni e controlli, confesserò: 1) - non ho accertato se i guidatori o almeno gli altri occupanti delle auto, che le immagini di agenzia mostrano inframezzate ai Tir sul ponte San Giorgio, stessero scattando foto o addirittura selfie (mi sono fidato dell'ANSA); 2) - non mi sono curato di verificare l'identità o almeno la provenienza di chi fotografava la suicida in fiamme, so soltanto il nome del sindaco che la denunciato l'accaduto; 3) - più importante a mia discolpa, l'articoletto mi è stato suggerito dall'occasionale coincidenza fra i fatti di cronaca e la rilettura del libro di Fontcuberta (ovviamente, un vecchio nostalgico) al capitolo "La danza selfica" che stavo rileggendo allo scopo di valutare la questione ("dove va la fotografia?") con una manciata ulteriore di analisi critica.... Sono sicuro che le acute analisi del creativo L.M. sono ispirate a quello. Oltre che a Platone e a Heidegger.
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lampieroi · 7 years ago
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shoot down the moon
Alla fermata del tram, con gli occhi improvvisamente sfogliati da una o due lacrime, tutte implicite, ho fissato il cavo che s'illuminava con coerente cadenza e tagliava perpendicolare l'edificio, un paio di alberi e il cielo eloquente e vuoto di novembre.
Ho fatto una cosa nuova che mi ero ripromessa da anni e di cui avevo golosità, ma senza accento - una promessa che somiglia a quando salvo una gran mole di articoli online che sono bravissima a dimenticare - e cioè sono andata al cinema da sola. La sensazione più eccitante, nel correre gli ultimi metri per salire sul tram giusto, era la consapevolezza che è davvero una cosa nuova e penso di non averne fatte da un po'. Insolita, come il posto in cui sono andata: il Lux, che mi è stato familiare altrove e che ha un'unica lampante pecca: l'aggiunta a quella specie di insegna, dipinta leggera sulla facciata, recita "cinema d'essai". Non sarà pretenzioso nella sostanza, perché al Lux è proprio ciò che fanno (qualsiasi cosa significhi), piuttosto nella forma, che poi quando nessuno mi guarda diventa una godibile ossessione.
Al Lux davano Jules et Jim, un titolo che avevo letto più volte in uno di quegli articoli rimandati e obliati - ho controllato scrupolosamente che il verbo esistesse anche in italiano, per la forma, si sa, e perché non mi perdonerei mai se cominciassi a francesizzare anche la mia percezione - ma anche in un libro che mi è ancora crocifisso nella mente. Forse è perché capisco poco dei film, facendomelo bastare, ma ho guardato Jules et Jim e nel frattempo lo pensavo, con il risultato che la mia consueta riga tra le sopracciglia, quando hanno acceso le luci, era il solco di un trattore in campagna - ma una fortuna perché non ho mai pensato me stessa (eccetto, dovere di cronaca, in una frase su un personaggio minore, quale coincidenza).
Ho capito che mi sarei prima o poi affezionata a quell'adorabile crucco di Jules, snobbando lo smilzo Jim e i suoi francesissimi baffi, ma ovviamente mi sbagliavo: a Jules mi sono legata nei primi minuti, e allo scoccare puntuale delle sue idiozie successive lo giustificavo e perdonavo, dando la colpa, logicamente, alla traduzione della vita - del resto lo stesso personaggio spiega che nella propria lingua madre cambiano di sesso persino l'amore, il sole e altre cose molto più importanti. Quello che Jules capisce non è la morale (che pure nemica non sarebbe), e per me che mi incurvo sempre di più, seduta sull'altra pecca del Lux, è la vitalità dell'essere fedeli a qualcosa, e l'ho amato e perdonato per questo e per il suo sguardo austroungarico che si riduceva scena dopo scena.
Un piccolo sussulto l'ho avuto quando ho scoperto che la loro Catherine era la mia povera Madame Carala, conosciuta insieme al Lux, ad Ascensore per il patibolo e F. (bravi tutti, quasi ma non come Miles Davis che ha improvvisato la colonna sonora sulla pellicola, lì). Ma non aveva più grandi tracce, dopo la nostra prima esagerata empatia mentre lei setacciava Parigi. La mia Florence era come Catherine, spoglia e cava, ma vista vera. Guardata guardandola direttamente, come dice il narratore di Jules et Jim, per il quale solo il secondo dei due lo fa con questa nuova fosca, e pure troppo tardi.
Ecco, la mia bella solitudine attaccava Catherine come una balestra irsuta, e forse non capivo lei o forse non capivo Truffaut, non lo so. Ma ho sempre pensato che non fosse mai presente, in questa storia, dove invece rimbombavano come graffi le rappresentazioni che avevano di lei quelli che l'hanno amata o che hanno pensato di essersi solo illusi di averla avuta.
Proiettate c’erano le loro impressioni su Catherine, e quindi non quella che lei è, ma come la potranno mai ricordare dopo tutto quel passato. Una specie di Odette de Crécy, credo. Del resto è il mio Jules a ricordarmi che sto guardando lo scheletro della mia Carala, quando le scrive, durante quella guerra che lo ha trasformato in una libellula, una delle frasi più belle del film: «ormai non penso alla tua anima, alla quale non credo [nemmeno] più, ma al tuo corpo».
Forse la brutalizzo perché non credo che una donna così possa esistere: e non è una gran bella cosa da dire, oggi poi, ma non le credo, o non credo a Truffaut, non lo so. Anche adesso, questa notte, mentre per ironia della sorte ha appena cominciato a cantarmi nelle cuffie Yoko Ono, decisamente la più inaspettata e insolita presenza della serata, la penso e non penso di vedere Catherine, di cui pare obbligatorio dire che ci sia moltissimo (da dire). Assomiglia a Carala e quasi non mi do pace… ma sono due donne morte diverse. Gioca a fare la meschina, la contraddittoria che sa amare infedelmente, ma mi sembra solo un brutto ricordo. E allora quando dice che non vuole essere capita, è davvero lei, ed è possibile che non lo voglia? E quando canta, e i sottotitoli del film si fermano e cerco di sbirciare nel mio francese per capire di cosa parla, è lei che ha cantato, e lo ha fatto così a lungo e così bene, per due amici e un Albert, è davvero esistita in quella stanza con quella voce?
Ho cominciato ad amare Jim quando lui si rende conto, attraverso la voce asettica e perfetta, bassa, del narratore, che la contemplazione di Catherine merita solitudine e che in compagnia, in un'ingombrante folla amorosa, «Catherine diventava un'emozione quasi relativa». E infatti l'ho visto cercare di sedurre piuttosto Jules o almeno la sua crisalide, e ascoltarlo e abbracciarlo; ho pensato che a quella passione dormiente si appoggiava contrastandola la serie di ricordi di un’amicizia su cui, prima della guerra, valeva la pena scrivere un romanzo.
Così l’amore che aveva indotto al rispetto, tra Jim e Jules, lo ridisegna la guerra e il passaggio fantastico tra l'inno francese recitato ironicamente al telefono, per dimostrare che ormai l'accento francese calza ed è da manuale, e il momento in cui Jules spara contro quell'inno e quella bandiera. «Poiché la guerra tirava per le lunghe, la vita divenne semplicemente vita di guerra», o qualcosa del genere.
Ecco, è la guerra un'altra cosa importante che, come Jules spiegava, in tedesco si usa al maschile. Purtroppo la sua fine è proprio come me la immaginavo: la fine di Jules, intendo. Invece la fine della vita di trincea - e dei crudi scambi epistolari - lascia una scia di cimiteri sul Reno, dove Jim si perde per temporeggiare e non farsi incontrare, e il narratore mi fa malissimo quando dice che la terra è quasi tutta ferro ormai da quelle parti, e che a cannoni ancora caldi già portano i bambini in età scolare lungo quei campi di vittime a mo’ di museo.
La mia banalità si esaurisce alla scritta FIN, ormai ai personaggi ho puntato contro tutto - soprattutto a Jim, che capisce e non fa, o fa il contrario. Fuori dal cinema, sotto il nome Lux e le impressioni che già mi aveva lasciato, origlio una ragazza chiedere agli amici se anche per loro Jules ha amato Catherine più di Jim. La domanda non mi aveva mai raggiunta ma mi torna in mente adesso, quando ho spento anche la musica e nervosamente mi chiedo perché non ho l'audacia di scegliere una risposta, o la memoria per sapere cosa avrei risposto mentre ero ancora davanti allo schermo e mentre quello mi toglieva la mia Carala.
Quello che faccio invece: riaffioro, cava come quell'amore, con la stessa libertà. Non irrompo, non scatto. Sembro Jim, che può anche essere voluto ma non per questo sentirsi presente. Anzi.
J «Un giorno tornerò alla letteratura con un romanzo d'amore, e i personaggi saranno gli insetti».
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Fermo, perde il controllo dell'auto rubata durante un inseguimento della Polizia: denunciato sessantenne pregiudicato
Fermo, perde il controllo dell'auto rubata durante un inseguimento della Polizia: denunciato sessantenne pregiudicato. Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento, indagini preliminari, fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile, ed al fine di assicurare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, si comunica che, nei giorni scorsi, verso le ore 01.30, le Volanti della Questura di Fermo, mentre transitavano in via Bellesi, direzione Piazza Dante, vedevano sbucare dalla Strada Comunale Calderano, una Fiat Panda di colore bianco che, ad alta velocità, affrontava prima una rotonda stradale senza dare precedenza e, successivamente, si immetteva in via Roma, sempre effettuando manovre spericolate e pericolose per la circolazione stradale. I poliziotti, viste le manovre effettuate dal pericoloso automobilista, decidevano di fermarlo. Quest’ultimo, accortosi che dietro vi era una Volante della Polizia, nonostante i lampeggianti e la sirena accesa, svoltava in diverse strade e vicoli per cercare di guadagnare la fuga. Giunti ad una intersezione stradale, il “pilota”, perdeva improvvisamente il controllo del veicolo e andava ad impattare contro un’autovettura BMW regolarmente parcheggiata. Successivamente, riprovava a ripartire ma, a seguito dei danni riportati allo pneumatico, la folle corsa terminava. L’uomo risultava essere un sessantenne fermano pluripregiudicato, sprovvisto della patente di guida poiché revocata nel 2012. L’autovettura invece, risultava intestata ad un novantenne sangiorgese che, avvisato di quanto accaduto, dichiarava di non essersi accorto del furto avvenuto poche ore prima a Porto San Giorgio e che sarebbe intervenuto sul posto per recuperare l’autovettura e per denunciare il fatto. L’uomo quindi, veniva denunciato all’autorità Giudiziaria per il furto dell’autovettura, sanzionato per le diverse infrazioni commesse riguardo le norme comportamentali del Codice della Strada e per la guida con patente revocata.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ultimenotiziepuglia · 5 years ago
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svediroma · 5 years ago
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Brutalità poliziesca: quando i poliziotti diventano responsabili degli atti di violenza
"Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio."
Ispirato da una storia vera, “Le Haine” (L’Odio), pubblicato nel 1995 presenta come scena iniziale quella in cui un ragazzo viene ferito – in pericolo di vita - dalla polizia dopo un controllo di routine nel quartiere.
Questo film mostra 24 ore dal punto di vista di 3 ragazzi giovani nelle Banlieues francesi. La loro vita è condizionata da violenza, droghe e angherie da parte della polizia. Dopo aver visto questo film mi stavo chiedendo se il tema della brutalità poliziesca sia ancora attuale.
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Quasi ogni persona – soprattutto a Roma – ha sentito il nome Stefano Cucchi. Un ragazzo di 31 anni, arrestato per presunta vendita di droga. Stefano muore a sei giorni di distanza dal suo arresto, nella notte del 22 Ottobre 2009.
Ma che cos'è successo?
I carabinieri Francesco Tedesco, Gabriele Aristodemo, Raffaele D'Alessandro, Alessio Di Bernardo e Gaetano Bazzicalupo fermano Stefano Cucchi la Sera del 15 Ottobre 2009, mentre lo hanno visto che stava vendendo una bustina di hashish. Dopo averlo perquisito hanno trovato altre bustine con sostanze e pasticche contro l'epilessia, una malattia di cui lui soffriva.
Lo portano in Caserma.
Dopo essere stato trasferito a Tor Sapienza, verso le 4 di mattina, viene chiamata l'Ambulanza; lamenta di non sentirsi molto bene, ma si nasconde sotto la coperta e non vuole essere esaminato.
Prima dell'arresto non aveva dei traumi fisici, invece il giorno dopo, all'udienza per la conferma della pena detentiva, aveva difficoltà a camminare ed a parlare e inoltre vistosi ematomi agli occhi. In seguito, il giudice conferma una sorveglianza cautelare al carcere Regina Coeli, fissando un nuovo appuntamento per il mese successivo.  
Lì viene visitato dai medici che riportano indicazioni per il pronto soccorso all'ospedale Fatebenefratelli; poco dopo viene spostato al Sandro Pertini, a causa di mancanza di posti. In pochi giorni, perde tanti chili e sta sempre peggio perché rifiuta di bere e mangiare. Inoltre non sono permesse visite della famiglia.
Così accade, con grande tristezza, che le infermiere trovano Stefano Cucchi alle 6:15 di mattina del 22 Ottobre 2009, deceduto secondo loro “per presunta morte naturale”.
Lui ha sbagliato, ma non doveva pagare con la morte.  
Nel 2018, il caso è stato riaperto e grazie alla collaborazione di Tedesco, i muri del silenzio senza fine crollavano. Dopo 10 anni di lotta da parte della famiglia, che ha combattuto una falsa testimonianza dopo l’altra, la verità è stata scoperta e ha messo le carte sulla tavola.
Schiaffo violente di Di Bernardo, forte calcio con la punta del piede da parte di D'Alessandro.
Il 3 ottobre 2019 viene dichiarato dal pm nel processo: "Stefano non era un tossicodipendente, ci sono prove documentali e testimonianze sul punto. Si allenava da pugile e faceva attenzione all'alimentazione per stare nel peso della sua categoria di combattimento. Le falsità sono state artefatte in una stazione dei carabinieri, ed è di una gravità inaudita".
Il 14 novembre viene deciso per i due carabinieri 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Per gli altri Carabinieri invece una punizione più leggera.
Una morte così inutile, e in più un occultamento che non è stato scoperto per quasi 10 anni, è semplicemente incredibile. Casi simili continuano a succedere anche oggi e l’espressione della “brutalità poliziesca” è reale e contemporanea.
Chi ti fa sentire in Sicurezza?
Anche in Francia il decesso di un Educatore di 24 anni diventa il simbolo delle forze dell'ordine. Alla fine di giugno 2019 Steve Maia Caniço si trovava ad una festa di musica elettronica sulla Loira, a Nantes. La Polizia ha interrotto la festa in un modo violento: 33 granate di gas lacrimogene e chiasso, così come 10 proiettili di gomma confermati sulla relazione di ricerca. I ragazzi giovani che stavano festeggiando sono entrati nel panico, 14 persone sono cadute dentro la Loira, 13 si sono salvati. Il corpo di Steve Maia Canico è stato scoperto cinque settimane dopo dentro il fiume.
I manifestanti buttavano i fiori nella Loira e alzavano i cartelli con slogans come “Chi ha ucciso Steve?” o “Dov'è la giustizia per Steve?”
Ma di chi è la colpa?
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Dopo investigazioni interne della IGPN (la Polizia nazionale francese), l'amministrazione dichiara in un articolo di 276 pagine che fra la morte del ragazzo di 24 anni e l’intervento della polizia non ci sono delle connessioni.
Tanti giornali si chiedono come si è arrivati a una simile conclusione.
Anche il ministro francese Edouard Philippe non sembra soddisfatto con il risultato della relazione della IGPN e ha richiesto un'indagine delle autorità per esaminare le responsabilità della polizia locale.
Inoltre i parenti sperano di portare un po' di luce con una valutazione di “omicidio colposo”.
I “Gilets Jaunes“ si sono di nuovo alzati in tante città. Un movimento di protesta nato nei social media nel 2018 contro l’aumento dei prezzi del carburante e l'elevato costo della vita. Proprio in Francia la brutalità poliziesca è un tema attuale: a tante manifestazioni dei “Gilets Jaunes” (conosciuti per occupare posti, come parcheggi, e bloccare centri commerciali, caselli autostradali), la Polizia interviene con mezzi discutibili.
Ma anche in Austria succedono rivolte opinabili da parte della polizia.
Per esempio alla manifestazione internazionale sul clima del 31 Maggio 2019. Uno dei manifestanti colpiti descrive al tribunale la sua situazione: dopo aver bloccato la strada, mentre erano seduti a terra, la polizia interrompe la protesta ed alcuni poliziotti prendono il ragazzo e lo maltrattano con botte, e lui cade per terra.
L'avvocato verifica che “l'uso della forza sproporzionato è in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo”.
Grazie ad un video che raggiunge il web viene scoperto un altro caso dello stesso giorno. Un uomo di nazionalità tedesca, che sta facendo le foto della manifestazione, viene attaccato da un poliziotto che lo stende a terra a pancia in sotto bloccandolo con le ginocchia – in maniera illegale per quello che stava facendo. La sua testa si ritrova così molto vicina alla macchina della polizia, per lui uno shock. All’ultimo momento la testa viene allontanata dalla ruota che si avvicinava a lui.
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In più l'hanno portato in caserma e tenuto per 14 ore senza motivo (secondo la polizia per motivi organizzatori).
Amnesty International ha criticato l'approccio dei funzionari.
Durante questa giornata sono state arrestate in tutto circa 90 persone.
Tra Gennaio 2017 e Maggio 2019 sono state sporte 1.244 denunce per violenza della Polizia, in 21 casi finiva con condanne del giudice.
Una soluzione giusta all'orizzonte?
Non dobbiamo dimenticare che le forze dello Stato difendono la legge.
Sono persone, come ognuno di noi, che vanno la mattina al lavoro e la sera tornano a casa. Rischiano la propria vita per combattere per le cose giuste dal loro punto di vista. Non sono le persone ricche che fanno questo lavoro, sono quelli che non hanno lo status più alto nelle classi sociali, quindi perché spesso si ritrovano a combattere contro e non a difendere quel 98% di popolazione delle classi medio-basse di cui loro stessi fanno parte? Come possiamo decidere se agiscono in modo giusto in momenti tesi?
Proprio nei Paesi in cui la brutalità poliziesca ha un significato preciso ed è qualcosa di conosciuto, lo Stato dovrebbe offrire formazione alla polizia, dovrebbe supportare il lavoro dei poliziotti con assistenza psicologica, dovrebbe essere sicuro di chi seleziona per difendere non solo sé stesso ma anche il popolo.
Quando le forze dell’ordine non ci fanno sentire in sicurezza… chi altro dovrebbe?
- Elisabeth Bianchi
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https://wien.orf.at/stories/3025677/
https://taz.de/Polizeigewalt-in-Frankreich/!5610995/
https://alloplacebeauvau.mediapart.fr/
https://www.vanityfair.it/news/cronache/2019/10/22/22-ottobre-2009-il-giorno-della-morte-stefano-cucchi
https://timgate.it/news/italia/caso-stefano-cucchi-storia-morte-chi-era.vum
http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2019/11/15/news/stefano-cucchi-ucciso-agenti-verita-1.340893?fbclid=IwAR2qkByYvD4F-uoNTCG1CzVXxpjIYLrQsFAivRx5XcgnYRyeJcsCTceT9MA
https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/11/18/news/caso_stefano_cucch_ilaria_querela_salvini-241345121/
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giudiziouniversale · 7 years ago
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Botticelli vendicato
A Voi parlo, in cui fanno/
Sì concorde armonia/
Onestà, senno, onor, bellezza e gloria;/
A Voi spiego il mio affanno,/
E de la pena mia/
Narro, e’n parte piangendo, acerba historia;/
Ed in Voi la memoria/
Di Voi, di me rinnovo./
Vostri effetti cortesi,/
Gli anni miei tra Voi spesi;/
Qual son, qual fui, che chiedo, ove mi trovo,/
Chi mi guidò, chi chiuse,/
Lasso! chi m’affidò, chi mi deluse./
Queste cose rammento/
A Voi, piangendo, o prole/
 In tal guisa ea iva vagolando raminga, in fra le la Villa, liegendo l’aureo libretto che il beato Torquato dedicasse al Gran Duca Estense.
Orbene, sovvenne al cerebro mihi come le grida in Dominante nuntiassero la presta primera nocte de Scienzaestate, lo prossimero die de Marte, et lo spirtu meno venne allo cribare di una rivolutione solaris transeunta nella plus certa dimenticanza della mea Casa. Ancor ea rammenta, l’orda barbarica delle cerusiche accorse solum per prossimitate nosocomiale et le luci mie sunt probate, dal riveder esseloro ingozzarsi come verre sub il lezzo di cucine da campo, dismentiche delle maniere della civilis conversatione ac connivenza.
Sicché ea dirigo Vobis, benevolo lettore ac filio mio, codeste parolette nella spreme che aristotelicamente possono meravigliarVi et allo capo farVi numerare inter varietates et insanias falsas quelle siffatte arti, tutto che da’ loro Professori vengono con infinite lodi esaltate. So che alcuni di essi si sforzano di mostrare, che hanno vero fondamento e sussistenza, perciocchè giunti a certi termini, e limiti dicono, che non possono scoprire certi occulti misterj, e quivi si fermano, e parlano in modo, che da veruno non sono intesi. Cosa fra gli altri fanno gli historici artae, i libri de’quali sono pieni d’enigmi più oscuri, che non erano que’ della Sfinge. Queste spezie, di cui filio mio sarete allo corrente dopo aver sbinoccolato lo Catalogo delli Capolavori in domu mea, orbene per certo avrete trovato giocose e ricreative in quel modo che si adopera certa rota chiamata comunemente il grillo. Questo è il sentimento mio, e voglio aggiugnere, (giacché se state leggendo codesta cacata carta, siete arrovellato alla mi ricerca intorno a questo topico) che farete saggiamente, se non solo non darate fede a chicchessia, che volesse porgliele in credito (come quei culturi delli coproliti extra-mundani imprestati al crimine), ma se farete poco conto, anzi niuno, di tali cose e sì fatte persone.
Una estate addietro, ea provò grandissimo contento nel sentire della compitissima bella idea che a quel messere fusse balzata alla mente, di riportare ad augusta giustizia li tesori che hic dimorano et di scrivere la storia illustre delli uomini che li realizzarono, principiando dove aveva terminato la coltre del Tempo. Essolui non poteva darmi notizia né più interessante, né più gradita allorché si incapricciò con L’Incoronazione della Vergine di Sandro Nostro, onde
Sandro Botticelli, Incoronazione delle Vergine e Santi, Firenze Villa La Quiete
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 potete immaginarVi con quanto impegno ea volle cooperare ad una tanto plausibile intrapresa. Approvai financo le cianciafruscole che essolui volle lallare alle giornaliste, che la tavola di cui hodie volli scribere fusse accantonata in uno magazzeno, per non dir mandata al pesto, suscitando l’évanouissement delle pie madonne ac lo stupore incredulo delle donne di cui supra. Per cronaca ac in veritate, debbo precisare che codeste cazzabubbole fossero nello Catalogo sbugiardate quando si affarmasse  che l’opera fusse jam vulgata dallo 1992 et ancor reproposta sub sole 2011, ciò detto di passata.  Approvai anco che essolui volle buttar in dello kathabathmon millanta e millanta di rubli per uno technasma allo ione-stabilizzato entro cui poter mirare con manuum munus le finiture delle rendigote delli depicti.
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 Convenuti rapiti sicu miracolo del Piccolomini dinanzi allo technasma allo ione-stabilizzato
Chinai  la dura cervice anche nello mentre che essolui non diede guidardone in pubblica piazza del libro cataloghiensis, rinunciando alla chiamata accademica, privilegio che volle estendere ad estranei soggetti ordinari quando ne abbiamo tanti de’nostri, che non ci è d’uopo mendicare nelle altrui patrie. Così li torchi sgravarono una Breve ma veridica storia di una tavola di Sandro Botticelli e bottega: L’incoronazione della Vergine di Villa La Quiete. Uno titulo che spaura il cor, l’almo e la Fabrica omnia che ea ancor non si capicita come puote allo contempo la pictura esse stata sgravata dalli lombi di Sandro ac della Bottega. Eppur per cierto lo misterium (in)gloriosum sarasse reso intelligibile nella miriade de rimande et codicilli al critico che critica la critica garrenti fra li caratteri mobili. Ea se ne annojasse alquanto poiché delusa vedeva l’attesa di una piacevole lettura che illustrasse in modo chiaro et distinto il cur, il quid et lo quare Sandro o vattelapesca avesse avuto agjo et bisogna di ritrarre. Sed nihil, anco in codesta scheda non ligitur. Pagare debito dobbiamo verum a folio 69 allorquando di sobbalzo li oculi nostra sunt investita da simili notitiae: «Se il Battista e Pietro sono al centro della composizione in perfetto asse con la Madonna e Dio padre, le figure di Sant’Antonio da Padova e Ludovico di Tolosa, a sinistra, e San Francesco e Bernardino a destra, hanno il compito di ricordare al fedele la loro appartenenza all’ordine dei frati minori conventuali etc.». Un simil dulcedo pensata est accomplanato da uno gigantico apparato locupletato:
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 Da catalogo, italico eaNostro: «Particolare con i volti di alcuni santi»
 Una plus precisa describtione, solum per render l’onore dell’arme, di certo non avrebbe guastato. L’educazione è però morta da longa pezza, ehu! Ciò nonostante, la luce allenata Vostra, lettore di questo pneumatico cartiglio, averà recognosciuto qualcosa, un nume in vero et jam agitasse sulla seggiola puntando lo ditino, alla stregua del beato Antonio che sub agnizione claritatis svela Nobis l’autoretracto di Sandro Botticelli. Eccolo lì dunque, il Nostro beatamente colto (sine nomine dato che non ci è stato sapere li pannicola a qual santo facessero il verso), in positione marginalis, cum sguardo eterodiretto et notiziato da indigitatio, come si conviene secondo li criteria a mattonella notomizzati e che non è meo compito ardire gracchiare. Bene non est infatti ammantarsi della veste altrui et ea sum solum una gentildonna che habet avuto la buona sorte di attardarsi a contemplare il frutto dell’Umano Genio.
Et lo metodo comparativo, vel analogia che tanto cara fusse al Padre Galeno, puote esse eaNostra Nottola Minervae nello bigio livore della ignorantia di chi vendesse l’alma sua per uno pugno de copechi, disattendendo allo unico comandamento dell’Uomo Scientiae: servi la Historia, non la ghiberna! Eppur la prammatica della autodepictione est semplice et per tutti, fancelli ac vegliardi, nobili ac banausici, gentildonne e servette in libera uscita et cur? Perché la tavola est, come li frontispizj, una pagina alternativa al testo scritto, est de immediata (ovvero che non tiene medium) comprensione. Sicut la galenica comparatione, attardateVi una clessidra sulla contemplatione di codesto collage ante-litteram: troverete dunque le medesme guida letturae et lo medesmo vulto, cierto fiacchiato dagli inverni ac vagamente tabescente (per rimaner nello tema della medica analogia), ove le primere solcature lasciano intravedere, di converso alla verde balzanza, l’oculo abbassato et la littera V rovesciata della mestitia nella arcata sopraccigliare, tratto emotionale che il beato Carlo Darwin riconobbe sullo finire dello secolo decimo nono  
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Sandro Botticelli: Autoretracto noto jeri, autoretracto noto hodie a.D. MMXVII
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 quando constatò ca le emotioni primarie (rabida, letitia, mestitia, disgusto, sorpresa, timor panico ac disprezzo) sunt universalis in fra omini et bestie. Sed ea non volesse parer al punto proterva da voler incensarsi come Trotula novella et lasceria codeste considerationi alli plus illuminati historici medicinae provenienti dalla Battriana, la cui indiscitubile dottrina presentista tanto est di moda oggidì.
Ea compiegai plus volte un indicetto di codesto autoretracto cum le glosse che mi sovvenissero, sed mai ottenni responsione et le notizie che tanto accoratamente avrei voluto che fossero da tempo alla mercé della Vostra curiosità, rimasero secretate et obliate come la damnatio che patisce il mio patronimico; destino crudele che ea sofferisce assieme alla beata Mirella Levi D’Ancona, virtuosissima studiosa dell’opera del Sandro et assolutamente innominata nel corso non solum dello saggio monographico, sed dello catalogo tucto. Eppur questi scribacchini e gran visir si vantano di avere ozio, ingegno et abilità a condurre felicemente ogni impresa al punto che non devono rendere grazie di niuno giudizio.
La mira di questa mia, prezioso Lettore, iacet nello invito a mai smetter di provar curiosità e fervore. Non Vi accontentate, istudiate hoc Vi appassiona duramente, ma siate indisciplinato. Non fateVi menar il pennino per il naso da chi si sarasse recluso ad onisco, leggete le fonti primarie, interrogatele et interrogateVi sine posa. Hoc est la ratione dello cur ea non accluse datari et letteratura. Uscendo da questa stanza ne troverete a perder lo capo, sed una cosa mai plus ricontrerete: il volto di Sandro.
Nonostante lo dolore di questi anni (che non est materia conveniente a trattarsi in quest’occasione) la mea lealtà rimane salda alli mortycini che della missione di dar essiloro uno volto et una voce mi investirono. Solum per dovere nei di essiloro memori, ea trovasse lo spirito di muovere la mano a scrivere, ea che non à plus fiato da parlare, né faccia da comparire. Cosa posso dir di più? Visitate Villa La Quiete, est posto mirabile assai dove sarete accolto da Santi, ma di quei Santi che non seccano il prossimo. Et incontrerete anco il mio spirto a cui potrete dare nuove del Vostro ben stare et farmi sentire che ancor vivo tuttavia nella gratia Vostra, che quanto sa e può desiderare la Vostra amica
 Anna Maria Luisa De’ Medici
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sciscianonotizie · 7 years ago
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primadanoi · 6 years ago
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gazzettadimodena · 6 years ago
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Nomadi fermano l’anziano sotto i portici e gli strappano 80 euro dal portafoglio. Poi sfuggono all’inseguimento dei passanti. Il caso dopo le minacce ai negozianti https://ift.tt/2sXsUGm
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starwarsnewsit · 6 years ago
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La Memoria Del Futuro & Star Wars: intervista alle autrici Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
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La Memoria Del Futuro & Star Wars: intervista alle autrici Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
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La Memoria del Futuro è un nuovo libro realizzato da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia. Abbiamo intervistato le due scrittrici, che sono grandi appassionate di Star Wars e ci hanno fatto capire che nella loro opera è “forte” la magia di George Lucas.
Prima di farvi leggere le loro risposte, vi invitiamo dare uno sguardo alla trama del loro romanzo, le cui influenze non si fermano a Guerre Stellari, anzi… Per acquistarlo e per scoprire tutti gli altri dettagli, visitate il sito web dell’editore.
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La Memoria del Futuro – La sinossi
TRAMA: Il futuro, il presente, il passato. Qual è l’ordine giusto? Si possono cambiare? C’è davvero la famigerata freccia del tempo oppure tutto è mescolato? Londra, tra 700 anni, qualcuno tornerà indietro per modificare gli eventi e permettere la realizzazione di una profezia legata a tre persone molto diverse, ignare del proprio destino, e ad un’antica e dimenticata civiltà sudamericana. Curtis Chapman, un giovane e geniale inventore dal passato familiare burrascoso; Dalia Robbins, appassionata ricercatrice di nuove cure per l’umanità, nella speranza di poter fermare le più terribili malattie e Jason Mitchell un broker il cui unico scopo sembra essere quello di godersi appieno la vita in ogni sfumatura possibile. Con loro grande stupore e sgomento, apprenderanno la verità sulle loro origini e avranno nelle mani il destino del mondo intero. La Memoria del Futuro è un libro influenzato da diverse opere, dalla cultura dei nativi americani, dalla musica e dal vissuto delle due autrici.
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LEGGI:  Darth Maul: 7 ragioni per cui la sopravvivenza deve essere accettata dai fan di Star Wars
Intervista  a Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
Prima di tutto, ci è stata segnalata anche una piccola analogia tra il libro e Star Wars Episodio 8 – Gli Ultimi Jedi. Ci scrive Simona: “Alla fine di The Last Jedi c’è una scena su cui sono state spese una marea di parole: il bambino che usa la Forza e che sembra non essere legato a nessuno della vecchia trilogia. Ce l’hanno mostrato così, alla fine, senza dirci molto di lui. Probabilmente nel prossimo film sapremo la verità. Noi abbiamo fatto una cosa analoga. Alla fine di “La memoria del futuro” introduciamo un nuovo personaggio senza descriverlo in maniera minuziosa. Lo tratteggiamo apposta in modo molto vago. Finora non c’è nessuno dei lettori che si sia accorto della cosa, ma, soprattutto, che sia riuscito a decifrare il mistero celato dietro questo personaggio“.
Quanto si percepisce nel vostro libro l’influenza della saga di Guerre Stellari? Quali sono i punti di contatto più interessanti? Chi delle due è più appassionata?
Silvia: Guerre Stellari è sicuramente parte della nostra vita e, anche a livello inconscio, molte cose le abbiamo prese da lì. Credo si possa percepire per varie cose. Punti di contatto ve ne sono diversi. Ad esempio il complicato rapporto tra genitori e figli, con un padre che cerca di rendere il figlio un suo perfetto erede ma non c’è propriamente di mezzo un impero e qui il lato oscuro ha un significato più ampio. Poi sicuramente anche noi abbiamo preso spunto da Jekyll e Mr Hyde per alcuni personaggi un po’ come ha fatto Lucas per Vader.
Anche noi come il genio californiano abbiamo studiato delle civiltà antiche, in particolare nativi americani (Maya e Hopi) e Tuareg, per rispetto e ammirazione nei loro confronti, rendendoli parte integrante della nostra storia, come ha fatto Lucas per gli Ewoks, ispirati ai nativi. Sono sicuramente io quella più appassionata. Conto gli anni da quando ho scoperto questa saga fantastica e so che sarei diversa senza di essa. Per la cronaca sono 34 anni di amore.
Simona: E’ Silvia la vera Star Wars nerd. Io sono una fan di fantascienza in generale. Non riesco a concepire l’idea che un appassionato fan sci-fi  non abbia visto questa saga. Si tratta praticamente dell’abc, per me. E sicuramente, come dice lei, a livello inconscio qualcosa sarà trapelato.
Se avete visto Rebels, nello show animato si parla di “controllo del tempo”. Qual è il ruolo del tempo nel vostro romanzo?
Silvia: Questo è un domandone. Il tempo ha un ruolo assolutamente essenziale. La nostra saga cerca di seguire, per quanto possibile, il concetto di tempo non lineare, con tutte le implicazioni del caso. E sì il controllo del tempo fa parte di essa, anche se non so quanto simile a Rebels. Amiamo molto il concetto di fisica quantistica, dove passato, presente e futuro sono mescolati e tutto accade simultaneamente.
Simona: Sappiamo che è davvero difficile cogliere l’idea del tempo come una dimensione a sé, al pari di quella spaziale, di solito le persone tendono a viverla come una freccia dal passato al futuro. Abbiamo cercato, in piccolo, di rendere il concetto che invece potrebbe essere possibile non solo vedere tutto contemporaneamente ma anche a diversi livelli. E mi fermo qui altrimenti faccio uno spoiler.
La Memoria del Futuro a quale genere narrativo appartiene e quali sono le altre fonti di ispirazioni celebri, diverse da Star Wars?
Silvia: La Memoria del Futuro è fantascienza con diversi elementi fantasy (e questo a ben vedere è un altro elemento in comune con Star Wars) e le altre fonti di ispirazione beh la prima è la nostra serie del cuore, Fringe di JJ Abrams che ha diverse differenze dalla saga lucasiana, tra cui il fatto che il conflitto manicheo venga demolito e si capisce che i “cattivi” forse cattivi non sono anzi probabilmente avevano ragione loro. Si parla poi di scienza in senso negativo e positivo. E si parla di pace, nel senso vero del termine, senza ipocrisie. Non si può però negare che Fringe abbia tra le fonti di ispirazione Star Wars. Del resto JJ Abrams è il capo supremo degli Star Wars Nerd. Siamo abbastanza convinte che abbia una stanza adibita a tempio con tutti i personaggi principali della saga dove si genuflette ogni giorno. Ci ho messo anni e anni a decifrare tutte le cose che ci ha infilato in Fringe e che rimandano a Star Wars.
La Memoria del Futuro riprende Fringe e Star Wars sì ma ha così tante cose diverse che nel rileggerlo ci siamo rese conto di come, per fortuna, sia una storia completamente differente. Forse perché ci siamo ispirati anche ad altri grandi della fantascienza, come Silverberg, Asimov, Bradbury, Clarke, Heinlein, Dick e forse semplicemente perché ci abbiamo messo moltissimo di noi, inteso non solo come persone ma anche e soprattutto riferito a tutto ciò che abbiamo visto e sentito.
Simona: Anche la musica ha avuto il suo peso. Cosa sarebbe la saga di Star Wars senza il meraviglioso apporto musicale di John Williams? Non credo che renderebbe allo stesso modo, anzi. Sento proprio la necessità fisica della mia personale colonna sonora quando scrivo. Non potrei farne a meno, è parte integrante di La memoria del Futuro.
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