#criminalità napoletana
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Fermati dai Carabinieri due "Pendolari del Crimine": Sventate Truffe agli Anziani a Pietra Marazzi e Masio
Grazie a una rapida operazione di intervento, i Carabinieri arrestano due truffatori in flagranza di reato, recuperando gioielli per un valore di 60mila euro
Grazie a una rapida operazione di intervento, i Carabinieri arrestano due truffatori in flagranza di reato, recuperando gioielli per un valore di 60mila euro. Un’operazione rapida ed efficace ha permesso ai Carabinieri di fermare due “pendolari del crimine” provenienti dal napoletano, arrestati in flagranza di reato mentre tentavano di truffare anziani nei comuni di Pietra Marazzi e Masio, in…
#Alessandria sicurezza#Alessandria today#Arresto Carabinieri#Arresto in flagranza#arresto truffatori#autovettura noleggio#borseggio#Cantiello e Gaeta#Carabinieri Alessandria#Carabinieri in borghese#Carabinieri Oviglio#centrale operativa#criminalità napoletana#cronaca Alessandria#cronaca giudiziaria#Cronaca locale#Cronaca nera#flagranza reato#furto anziani#furto monili#G.I.P.#Gazzelle Carabinieri#gioielli recuperati#giustizia Alessandria#Google News#indagine Carabinieri#italianewsmedia.com#misura cautelare#misure cautelari#operazione Carabinieri.
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Una napoletana in call sta spiegando che la criminalità a Napoli è dovuta al fatto che i bambini hanno troppe pretese, perché "c'è un attaccamento al denaro che porta inevitabilmente a delinquere. Cioè il figlio del mio compagno ogni settimana vuole mangiare i crudi, è colpa dei social che ti mostrano i ristoranti di pesce"
Scusate io a questo punto esco dalla riunione e torno a lavorare.
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Il gruppo Bourelly alla giornata napoletana anticamorra
Su proposta del consigliere comunale Catello Maresca, Napoli ha istituito la Giornata contro l’influenza della camorra in città. E lo fa in una data dal forte valore simbolico: l’11 ottobre, del 1980 e del 1983, morivano Ciro Rossetti e Franco Imposimato, vittime innocenti della criminalità. All’evento, svoltosi oggi per questa prima edizione ha partecipato anche la Bourelly Group, attraverso un…
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Forcella tra storia, tradizione e riscatto nel cuore di Napoli
Forcella, un nome che risuona nell'immaginario collettivo come sinonimo di storia, tradizione e riscatto. Ma dietro questa immagine spesso stereotipata, si nasconde un quartiere vivo, pulsante e ricco di autenticità, che negli ultimi anni sta vivendo un profondo riscatto. Situato nel cuore del centro storico di Napoli, a ridosso di Spaccanapoli e Via Duomo, Forcella si snoda tra vicoli stretti, bassi dal fascino antico e murales colorati. Le sue origini risalgono all'epoca greca e romana, e il suo nome deriva dalla caratteristica forma a "Y" di uno dei suoi incroci principali. Un quartiere con un passato complesso Forcella ha vissuto una storia travagliata, segnata da povertà, degrado e criminalità organizzata. Negli anni '70 e '80, in particolare, il quartiere era diventato una roccaforte della camorra, con il clan Giuliano che seminava terrore e violenza. Un riscatto in atto Tuttavia, negli ultimi anni, Forcella ha intrapreso un percorso di rinnovamento e riscatto. Grazie all'impegno di associazioni, cittadini e istituzioni, il quartiere si sta trasformando. La criminalità è in calo, nuovi progetti di legalità e sviluppo sociale prendono vita, e l'anima autentica di Forcella riemerge con forza. Cosa vedere a Forcella - Il Cippo a Forcella: un'antica colonna romana che segnava il confine della Neapolis greca, oggi simbolo del quartiere. - La Basilica di San Lorenzo Maggiore: un complesso monumentale che conserva resti archeologici di epoca romana e greca. - La Chiesa di Santa Maria Maggiore ai Forcella: un gioiello del barocco napoletano. - Il Teatro Trianon: un teatro storico dove debuttò Eduardo Scarpetta. Oltre la pizza: street food e artigianato Forcella è un paradiso per gli amanti del cibo di strada. Tra le specialità da provare, la pizza fritta, i "cuoppo" di mare, i "arancini di riso" e la pastiera napoletana. Il quartiere è inoltre rinomato per le sue botteghe artigiane, dove è possibile trovare manufatti in ceramica, cuoio e corallo. Un quartiere da vivere Forcella non è solo un luogo da visitare, ma un quartiere da vivere. Passeggiare tra i suoi vicoli, immergersi nella sua atmosfera vivace e autentica, significa scoprire il vero cuore di Napoli. Un cuore che, nonostante le ferite del passato, pulsa di vita e speranza per un futuro migliore. Forcella è un quartiere che non ti lascia indifferente. Un luogo che sfida i pregiudizi e conquista con la sua bellezza ruvida e la sua anima genuina. Se hai la possibilità, non perdere l'occasione di visitarlo. Foto di copertina: DepositPhots Read the full article
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Canale 5, oggi in seconda serata lo Speciale Tg5 «Napoli è…»
Canale 5, oggi in seconda serata lo Speciale Tg5 «Napoli è…». Sabato 15 aprile, in seconda serata, su Canale 5, Speciale TG5 propone la puntata «Napoli è...». Il settimanale di Clemente Mimun, firmato da Susanna Galeazzi, a cura di Claudio Fico, dedica un ampio reportage a Napoli. Una città, secondo BBC Travel, «con troppa storia da gestire»: di fatto, un concentrato unico di monumenti e siti archeologici; aree naturali; etnie, lingue e dialetti; tradizioni e criminalità; archivi e biblioteche; ricerca e istituti per l'alta formazione; conservatorio, accademie e università; musei, arte e architettura; teatro e cinema; opera, musica e canzoni napoletane; letteratura, filosofia e scienza. E ancora, stile, cucina, sport. Oggi, la città partenopea vive un momento d'oro, legato a cultura, turismo, scudetto, che si contrappone a storie più opache, legate a malasanità e delinquenza. L'inviata, e altri giornalisti della testata di approfondimento del TG5, hanno incontrato alcune delle più rappresentative figure della società e della cultura napoletana. Tra questi, James Senese, grande jazzista che ha accompagnato in studio e in tour, con il suo sax, Pino Daniele; il pugile e campione olimpionico, Patrizio Oliva; lo scultore e pittore di culto, Lello Esposito; il proprietario della storica pizzeria Concettina ai Tre Santi, Ciro Oliva; la pluripremiata attrice Lina Sastri; l'attaccante del Napoli e nazionale della Nigeria, Victor Osimhen; il fondatore della Filmauro e presidente del Napoli Calcio, Aurelio De Laurentiis. Il lato oscuro della capitale campana viene documentato con la testimonianza del presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università Federico II, Maria Triassi, alla quale si chiede conto del fenomeno delle aggressioni nei pronto soccorso e della carenza di personale negli ospedali. A Scampia, infine, il quartiere a nord di Napoli, noto nel mondo quale teatro della serie Gomorra e per l'edificio simbolo di degrado de Le Vele, non mancano storie di delinquenza, ma anche di recupero e rinascita, soprattutto dei più giovani.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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A noi pare che quella del sostanziale divorzio in atto fra mafia e potere politico sia una delle tipiche tesi consolatorie che la cultura progressista elabora periodicamente in omaggio all'«ottimismo della volontà». D'altronde, la circostanza che il giudice Chinnici cui non mancavano gli elementi di conoscenza diretta — si sia dichiarato convinto che i rapporti fra mafia e potere politico non solo persistevano, ma si erano fatti più stretti, e abbia suffragato con fatti concreti il suo convincimento, non può non far riflettere. Soprattutto, non può non far riflettere il fatto che — pochi mesi dopo aver fatto pubblicamente queste dichiarazioni — Chinnici è stato ucciso. Se questo rimane, a nostro avviso, un punto-chiave indispensabile per tentare un'analisi seria della mafia nella società dell'eroina, la relazione tenuta a Castelgandolfo da Chinnici fornisce altre riflessioni di grande interesse. Il materiale di cui si era servito Chinnici per preparare il testo proveniva in buona parte dalle inchieste di un magistrato che lavorava con lui, Giovanni Falcone. C'è nella relazione Chinnici un passaggio che implicitamente conferma quella che abbiamo definito la piccolezza del pianeta: «La multinazionale della droga non è espressione giornalistica, né è priva di significato. Le indagini condotte da Falcone, in particolare, hanno messo in evidenza i legami della mafia siciliana e di quella calabrese e napoletana e dei gruppi che operano nell'Italia del Nord, con trafficanti di eroina e di armi, belgi, francesi, mediorientali; hanno fornito conferma al fatto che le potenti famiglie mafiose che operano negli Usa e nel Canada, e che provengono in massima parte dalla Sicilia occidentale, e con particolare riferimento ai traffici illeciti di eroina, sono in posizione di dipendenza rispetto alle associazioni mafiose dei paesi d'origine, specie dopo che il centro di produzione dell'eroina si è spostato dalla Francia meridionale a Palermo e forse anche in Calabria e nel Napoletano». Nella lotta contro la corruzione politica — e in quella, contigua, contro la mafia — la magistratura italiana ha certamente compiuto gravi errori, peraltro di gran lunga inferiori ai meriti acquisiti dai giudici più lungimiranti e coraggiosi. Il successore di Chinnici, Antonio Caponnetto, per fronteggiare da Palermo le strategie internazionali della criminalità organizzata, creò, secondo le indicazioni del predecessore, un pool antimafia, la cui azione incisiva inserì elementi di crisi fra le cosche e permise alla giustizia di ottenere finalmente risultati concreti. Fra i più attivi magistrati del pool si distinsero Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Ayala. Ben presto però il pool fu smantellato. Questo accadde quando il governo, su pressione soprattutto della segreteria socialista, sostenne l'esigenza di un coordinamento centralizzato: in questa proposta non pochi videro la volontà di sottoporre l'azione della magistratura al controllo dell'esecutivo. Giovanni Falcone fu trasferito a Roma, al ministero della Giustizia, da dove peraltro continuò a mantenere contatti con i colleghi siciliani, per impedire che l'esperienza acquisita dal disciolto pool andasse perduta. Evidentemente la mafia ritenne che il trasferimento a Roma non avesse ridotto la pericolosità dell'esperto magistrato siciliano, e nel maggio del 1992 — giusto nei giorni in cui il parlamento italiano era riunito per eleggere il nuovo presidente della Repubblica — ordì contro Falcone un micidiale attentato, provocando, con un'esplosione spaventosa sull'autostrada fra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo, la morte del magistrato, della moglie, degli uomini che componevano la scorta. Non era trascorso un mese, quando il potenziale successore di Falcone, Paolo Borsellino, fu trucidato a Palermo in un'imboscata mafiosa di altrettanta precisione tecnica. Il nuovo presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, democristiano come il predecessore Cossiga, esordì pertanto nell'alta carica partecipando a cerimonie funebri durante le quali l'esasperazione di molti, a cominciare dagli agenti di polizia, creò attorno alle autorità momenti di tensione e contestazione.
Sergio Turone, Politica ladra. Storia della corruzione in Italia 1861-1992, Laterza (collana I Robinson), 1993²; pp. 278-79.
#Sergio Turone#Turone#politica#mafia#storia d'Italia del XX secolo#Italia#Chinnici#Rocco Chinnici#Falcone#Giovanni Falcone#Storia d'Italia#'900#XX secolo#Paolo Borsellino#Borsellino#droga#traffico di droga#storia#relazioni stato-mafia#Andreotti#Giulio Andreotti#Palermo#Sicilia#Italia meridionale#Mezzogiorno d'Italia#Storia del Mezzogiorno#Mezzogiorno#lotta alla mafia#antimafia#pool antimafia
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NAPOLI – Dopo i clamorosi successi di Matteo Salvini nella lotta contro i vu cumprà dell’Abruzzo, contro i pentiti di Pesaro e contro i giudici che pretendevano 49 milioni di euro sull’unghia, è ora il turno della Camorra, e il Ministro dell’Interno si avvia ad affrontare la criminalità organizzata napoletana con la sua arma più temibile: i selfie. Dopo il selfie a Venezia con cui ha sconfitto l’alluvione e il selfie con l’arancino al ragù con cui ha sconfitto l’Etna, il vicepremier stamattina all’alba ha partecipato a un blitz a sorpresa di selfie, e si è fotografato mentre mangiava due babà al rum. E la Camorra sta già tremando. “Per mesi mi sono appostato in attesa di cogliere la mia espressione più efficace nella lotta alla Camorra – ha dichiarato Salvini – quando finalmente l’ho stanata, è partito il blitz. Un grandissimo ringraziamento alle forze di Polizia, che hanno reso possibile l’operazione andando a prendere i babà”. Dopo lo scatto, il Ministro è prontamente ripartito alla volta di Roma, seguito a breve distanza dagli uomini della scorta del suo smartphone... Stefano Pisani
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Guardacaso Napoli come per Camorra e criminalità è in testa anche nei percettori di reddito, questi oltre la pizza e la musica hanno ben poco da offrire, io opterei per la scissione, la repubblica Napoletana da sola senza mammella romana come se la caverebbe? #DrittoeRovescio
— Mario Calandra (@MariusKalander) Nov 10, 2022
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Domenica di sangue a Mergellina. Borrelli (Europa Verde): "non se ne può più".
Domenica di sangue nel cuore di Napoli. Tre persone risultano ferite con un’arma contundente a Mergellina. I coinvolti sono due ecuadoregni, padre e figlio, e un cittadino napoletano. Nessuno di loro è in pericolo di vita. Il più grave è un 58 enne pregiudicato. “Finchè non decideremo come comunità napoletana di non accettare più la violenza e la prepotenza diffuse e la criminalità ovunque…
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L’eroe dei due mondi non ebbe rapporti diretti con la criminalità napoletana, che fu “ingaggiata” da Liborio Romano quando era ministro di Francesco II per mantenere l’ordine nella capitale dopo l’abbandono del re. Un’altra fake neoborb che si volatilizza con l’uso di fonti serie… Garibaldi camorrista? Proprio no. Garibaldi colluso con i capintesta? Nemmeno. Tuttavia, […]
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Napoli è una città strana, non a caso uso il termine strana. Mai città fu così tanto bistrattata, insultata, dileggiata. Ieri come oggi. Una città antica, nel suo nome i secoli, i millenni. Nea-Polis, così si chiama, significa "nuova città", prima era la grande Cuma, ai piedi del vulcano si piangeva con le tragedie di Eschilo, si rideva con le commedie di Aristofane, pensate anfiteatri dove rimbombavano ironia, sarcasmo, critica alla società di allora, feroce satira. Tutto questo, ora, è dimenticato (o mai saputo) dai discendenti delle palafitte del nord, che urlano disprezzo e odio nei confronti di una città che ha reso tanto. Soldatini verdi che credono di essere i novelli "Giussano", ma Alberto, cari miei, non era Alessandro Magno, non montatevi la testa. Napoli è sporca, così dicono, eppure quando scesi dal treno la prima volta, una vita fa, il primo odore che sentii fu di bucato, si di bucato. In vicoli stretti che mi ricordavano l'amata Genova, erano stesi chilometri di panni, il profumo mi entrava dentro e mi accompagnava in altri vicoli, anch'essi del sapore della lavanda. Certo ho visto immondizia buttata in giro. Ho pensato: <Che vergogna, che tragedia>. Ma quell'odore acre di immondizia che sentivo non era di Napoli, no, era invece l'odore che ero solito sentire a Milano o Torino, città immense avvolte nelle ciminiere. Solo ricordi di ragazzo, nessuno si senta offeso, tutte le città puzzano, non è Napoli, è la città. Esiste una Napoli sotto Napoli, lì, in quei sotterranei si respira invece la Storia con la S maiuscola. Non esiste città al mondo di tale spessore. Roma, la "caput mundi", che a scriverlo vien da ridere, è stata fondata più di mille anni dopo. Solo Agrigento e Siracusa possono competere con l'età delle pietre di Cuma. Mio Padre l'amava profondamente, amava la gente, la povertà ricca di dignità, la solidarietà concreta, la laica religiosità. Napoli alla fine della seconda guerra mondiale fu liberata non dai signori che masticavano chewingum ma dai bambini; Le quattro giornate di Napoli diedero la spinta alla rivolta in mezza Italia, contro i fascisti. Amava Edoardo, Totò, di loro diceva che non erano attori, il termine era troppo stretto, ma giganti. Un giorno mi raccontò che andò a vedere Edoardo alla fine della guerra, in un teatro mezzo sepolto dalle macerie, ne rimase profondamente colpito. Mi disse che le espressioni del viso erano come pennellate su una tela, la sua potenza nel trasmettere concetti fondamentali come altruismo e fratellanza erano pari ai colori di un quadro antico. Secondo lui nessuno, al mondo, era bravo e artista quanto Edoardo, nessuno. Forse solo Totò lo raggiungeva in alcuni meravigliosi monologhi. Poi, mio padre dovette ricredersi almeno in parte. Negli anni 70, usci da un paese piccolo della provincia napoletana, un ragazzino svogliato, dagli occhi color del porto: Massimo Troisi. Mio padre rimase folgorato. <Si>, mi diceva sempre <Qualcuno immenso come Edoardo c'è e si chiama Massimo, il menestrello dalle infinite parole>. Seduto su una sedia sghangherata, piena di buchi dei tarli, davanti il cavalletto logoro da mille battaglie, mio padre 30 anni fa mi disse queste parole: <Vedi piccolo, tutte le città hanno un colore predominante, non solo per la loro latitudine ma soprattutto per le cromature e i riflessi che danno gli esseri umani che vi abitano. Milano, mi spiace ma è grigia, la nebbia, le fabbriche, la gente che corre con cappotti scuri e pesanti, la malinconia della mancanza del vento. Torino è nera, anche se guarda la neve, è scura di superstizioni. Venezia è cobalto, c'è Marghera e questo cancella le meraviglie di quei canali. Bologna dicono sia rossa, ma io la vedo più Vermiglio, le nuvole basse plumbee che minacciano le torri, il freddo invernale mischiato ai mattoni dei portici. Firenze è d'oro, quanto sfarzo e nazionalismo in quella città rinascimentale, quanta ricchezza. Parma è bianca, l'eleganza mischiata alle note di Verdi, è una città anonima, elegante e provinciale, sai piccolo lì viveva Maria Luigia, la parente di Napoleone, una stronza che te la raccomando. Ancona, beh Ancona è la casa di Malatesta, difficile darle un colore, forse il Magenta delle scarpe del ricercato d'europa. Carrara, la mia amata, è tutta sfumature di vaniglia e fango, il marmo trasportato da noi anarchici, la città dei ribelli, una spruzzata di marrone scuro come le barbe e un alito di argento come le canne dei fucili che diedero il giusto dialogo ai fascisti. Roma è porpora, clericale ma con una velatura di rosso rubino, tempestato da anelli intrisi di oppressione, la chiamano la città eterna, mannaggia ai libri di storia piccolo, la città eterna è Baghdad. Sai figliolo, Roma non te la consiglio, le genti sono belle figurati, ma si respira l'aria di tradimento, usurpazione, colonialismo, i nostri fratelli e sorelle in quella città sono stati ghigliottinati fino a poco tempo fa, è la città del Papa, la città più pericolosa che conosco, non per la criminalità che manco so cosa vuol dire, ma per i poteri che nasconde. Palermo è smeraldo come le onde che si infrangono sugli scogli, ho abitato due anni a Palermo, con una donna bellissima con gli occhi color smeraldo, ecco, palermo è smeraldo>. Poi si girò verso la tela e continuò a dipingere, un sorso di vino rosso, un tirata di esportazioni senza filtro e il pennello ritornava a ballare. Io un pò stizzito, ero giovane e volevo sempre intervenire in tutto, gli dissi in un fiato: <E Napoli? Non fai altro che parlarmi di Edoardo, Totò, Troisi, che Malatesta è nato lì, che colore gli attribuisci?> Lui si girò, pose gli occhiali, l'odore di trementina copriva il fumo della sigaretta e mi faceva bruciare gli occhi, mi sorrise, come si sorride a un bimbo un pò agitato e poi mi disse: <Ah Napoli, ma Napoli non ha un colore stupidotto, li ha tutti, è come l'arcobaleno, solo che l'arcobaleno lo puoi riprodurre su tela, Napoli no>. Capii, mi accesi una sua sigaretta, senza filtro, fortissima poi mi alzai e uscii dallo studio monolocale. Due ragazze ventenni dell'accademia erano sedute sugli scalini, stavano aspettando di entrare, gridai: <Pà, ci sono due ragazze che ti cercano!>, silenzio, alcuni secondi, poi con voce rauca da cento anni di sigarette rispose: <Mandale via, che girino il mondo, che assaltino le banche, la pittura la impareranno più avanti, anzi digli di mollare l'accademia che non si diventa artisti in quelle mura>. Non ci fu bisogno di dare il messaggio, le ragazze avevano sentito, si alzarono e una mi disse: <Comunque tuo Padre è proprio uno stronzo, prima ci dice di venire poi ci manda via, cazzo!> Era così, amato dai giovani scapestrati, ribelli, adorato nei centri sociali, seguito da giovani artisti senza casa ma non sopportava i figli dei borghesi che volevano dipingere per darsi un tono, per occupare le loro giornate annoiate. Quando Troisi Morì, lo vidi piangere. Vidi piangere mio padre solo due volte nella mia vita, quando morì Troisi e quando a un chilometro da casa sua fecero scoppiare la stazione dei treni di Bologna. In quel tragico giorno, corse trafelato verso le macerie e vide un braccio di un bambino sul selciato, pianse per giorni, maledicendo lo Stato e i suoi scagnozzi, lui anarchico da una vita, lo sapeva chi era stato. Quando, poco dopo la morte di Troisi uscì il Postino, volle che lo accompagnassi, era già malato (all'epoca vivevamo a milano) ma insistette. Una mano il bastone, l'altra stretta alla mia, non lo avrei lasciato cadere neanche se fosse giunta una tempesta di neve. Finito il film, questa volta piansi io, a dirotto, capii solo in quel momento chi era stato Massimo Troisi, non era stato un attore ma come diceva mio padre era stato un artista, che vale mille volte di più, anzi non ha valore. Il valore è un concetto che non esiste nell'arte. Oggi di attori siamo pieni, idioti che si arricchiscono con pellicole da cesso, mai fare l'errore di confondere questi individui inutili con i magnifici versi della scuola napoletana, mai. Cento metri, una gelateria, mio padre che mi vuole offrire una granita per farmi smettere di piangere, ci sediamo. Il titolare del locale si avvicina, guarda mio padre schifato e poi guarda me con espressione comprensiva, per lui io ero il bravo ragazzo che porta un barbone a mangiare un gelato. Mio padre girava per la città in ciabatte, spesso in pigiama con un cappotto verde di lana pesante, certo, per i signorini tutto ufficio e lingua sui culi, un senzatetto. Gli allievi dell'accademia e i ragazzi del centro sociale lo proteggevano, ma spesso veniva insultato per strada dai bastardi razzisti, figli di papà. Il titolare si avvicina e senza degnarlo di uno sguardo mi dice: <Desidera?> io ero viola, all'epoca ero talmente impulsivo che mio padre dovette tenermi per mano per evitare che lo prendessi a pugni. Aspettai e contai fino a dieci, poi, risposi calmo: <Una granita per me e un bicchiere di champagne per il maestro>. Ghiaccio, un vento siberiano si posò sul titolare della gelateria, non era coglione pare, si rese conto: <Come scusi?> rispose quasi balbettando. <Non ci sente? Ho detto una granita per me e un bicchiere di champagne per il maestro>. <Ma non abbiamo lo champagne, è una gelateria!> Sempre più imbarazzato. Io guardai mio padre, tratteneva il sorriso ma mi tenne il gioco. <Maestro, sono costernato, non hanno champagne!> Mio padre si alzò, guardò il titolare negli occhi, con i suoi occhi grigi come quelli dei vicoli di lisbona, e in francese puro gli disse <Che locale di merda, una gelateria senza champagne, non torno più in questa città provinciale e inutile>. Poi in ciabatte e pigiama e la mia mano si diresse lontano. Gli avventori attoniti. Mio Padre era così: matto, ribelle, con il sangue napoletano nelle vene, anarchico barbone, grande artista e pezzente, era così, era mio padre.
Olmo
(Questo è uno dei capitoli del libro a cui sto lavorando. Stamattina è così, avevo voglia di condividerlo. Domani mi pentirò e cambierò idea, ma in fondo cambiare è l'unica attitudine che non potranno mai toglierci.)
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Sei di Napoli..."la città della camorra". Cosa mi dici?
Ti dico che hai un'abilità di pensiero molto limitata, se non addirittura assente. La criminalità è presente a Napoli così com'è presente ovunque, senza differenza. Mexico, Roma, Sicilia, Calabria, America... hanno un mercato nero, forse nascosto pure troppo bene; Eppure non mi sembra che voi abbiate dei pregiudizi nei riguardi di questi luoghi, anzi...morite dalla voglia di visitarli, no? Perché allora Napoli dovrebbe essere differente?Sia chiaro: non difendo la camorra napoletana, anzi...me ne vergogno, ma non mi sembra giusto rovinare un'intera città solo per questo. Napoli è amore, è desiderio, è voglia di ridere e sognare. Non è pistole e morte.
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Giancarlo Siani, trentotto anni dopo
Giancarlo Siani è stato un giornalista italiano che ha dedicato gran parte della sua breve carriera alla denuncia della criminalità organizzata nella sua città natale, Napoli. Nato il 23 aprile 1959, è stato ucciso il 23 settembre 1985 per mano della Camorra. Chi era Giancarlo Siani? Siani è diventato noto per il suo lavoro come cronista per il quotidiano "Il Mattino". Sin da giovane, ha mostrato una grande passione per il giornalismo investigativo e si è dedicato a raccontare la vita quotidiana dei quartieri di Napoli, svelando i retroscena e le connessioni tra la politica, la criminalità e il mondo degli affari. Grazie al suo lavoro, è diventato un "nemico" della Camorra, che lo considerava una minaccia alla sua supremazia. Nonostante le numerose minacce di morte, Siani non ha mai rinunciato a denunciare i crimini della Camorra. Nel suo articolo più famoso, pubblicato il 30 giugno 1985, Siani scrisse dei possibili scenari criminali campani in seguito all'arresto del boss di Torre Annunziata ovvero Valentino Gionta. Questo pezzo gli è costato la vita, poiché è diventato un bersaglio ancora più grande per i membri della Camorra. Cosa ha lasciato Giancarlo Siani? L'assassinio di Siani ha scosso l'opinione pubblica italiana e ha messo in luce l'inquietante faccia della Camorra napoletana. L'uccisione di un giornalista che si batteva per la verità e la giustizia ha suscitato una forte indignazione nella società e ha spinto le autorità a prendere provvedimenti seri contro la criminalità organizzata. L'eredità di Giancarlo Siani è stata significativa. Il suo coraggio e la sua determinazione nel denunciare la mafia sono un esempio di giornalismo responsabile e impegnato. Grazie al suo lavoro, molti cittadini hanno iniziato a rendersi conto dell'importanza di combattere la camorra e l'omertà che la circonda. Dopo la sua morte, sono stati istituiti premi e riconoscimenti in suo onore per sostenere il giornalismo investigativo e ricordare l'importanza di combattere la criminalità organizzata. Inoltre, la sua storia è raccontata in un film, intitolato "Fortapàsc", che ha contribuito a diffondere la conoscenza della sua figura a livello nazionale e internazionale. Cosa è successo da dopo la sua morte? La morte di Giancarlo Siani è stata una grande tragedia, ma ha anche funzionato come un catalizzatore per il cambiamento. Ha permesso alla società italiana di aprire gli occhi sulla realtà della Camorra e sulla necessità di combatterla. Il suo sacrificio è diventato un simbolo della lotta contro la criminalità organizzata e una fonte di ispirazione per molti altri giornalisti che hanno seguito le sue orme. Oggi, la figura di Giancarlo Siani è ricordata come un eroe che ha lottato per la verità e che ha sacrificato la propria vita per far emergere la realtà della criminalità organizzata. Il suo coraggio e il suo impegno restano un esempio per tutti coloro che lottano contro la corruzione e la criminalità, dimostrando che è possibile sfidare e sconfiggere organizzazioni potenti se ci si impegna a fondo per far emergere la verità. Read the full article
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Architetture criminali, libro fotografico di Adelaide di Nunzio
Architetture criminali è frutto di un lavoro fotografico importante, una ricerca decennale da parte della fotografa napoletana Adelaide di Nunzio che vive e lavora tra Napoli e Colonia (Germania). Il libro sarà in uscita il prossimo 30 giugno sull’e-store Crowdbooks all’indirizzo: cwbks.co/ac e nelle migliori librerie fisiche e online e tratta di come la criminalità abbia […]
Leggi l'articolo completo su Architetture criminali, libro fotografico di Adelaide di Nunzio
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Grande Raccordo Criminale, quando la mafia a roma non c’era
... e noi l’abbiamo raccontata
Floriana Bulfon e Pietro Orsatti
GRANDE RACCORDO CRIMINALE Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra, banda della Magliana,Casamonica, organizzazioni straniere. Roma, la Capitale del sistema di potere delle Mafie s.p.a.
A Roma è guerra di mafia. Tra violenza, connivenze, intrecci di potere scorrono fiumi di droga e di sangue. La Capitale da decenni è l’obiettivo della criminalità organizzata, e sim- bolo di un Paese immobile per scelta. Negli ultimi tempi sono saltati equilibri consolidati: nuovi soggetti si sono seduti al banchet- to degli appalti e degli affari, altri ne sono stati esclusi, altri ancora sono stati costretti a scendere a patti. E le mafie non sono rimaste a guardare. Saccheggiano Roma riciclando soldi per fare soldi, favorite dalla crisi finanziaria. Hanno a disposizione i colossali proventi della droga – da Roma passa un quinto di tutta quella “trafficata” in Europa – del racket delle estorsioni, degli appalti sporchi e dell’usura. Appetiti formidabili al servizio di nuovi e vecchi poteri.
Le trame inedite fra Cosa nostra, ’ndrangheta, camorra napoletana, Casalesi, Casamoni- ca, banda della Magliana e organizzazioni criminali straniere non possono più fare pensa- re a fenomeni di infiltrazione isolati, ma a una rete strutturata di sodalizi mafiosi, che opera in modo inedito. Gli autori indagano e portano alla luce i legami sconosciuti e sommersi fra delinquenza, potere e interessi della Mafie s.p.a., tracciando la nuova geografia della criminalità organizzata che fa di Roma la caput mafiae del Paese.
Floriana Bulfon nasce a San Daniele del Friuli nel 1978. Giornalista, è laureata in filosofia e in scienze giuridiche e ha conseguito un MBA con una borsa di studio al merito. Ha collaborato con «l’Espresso», «Panorama», «Linkiesta» e in tv occupandosi di inchieste su criminalità, racket, armamenti, traffico di migranti e sanità.
Pietro Orsatti nasce a Ferrara cinquant’anni fa, scrittore, regista, giornalista. Ha pubblicato, fra gli altri, per «Diario», «il Manifesto», «l’Unità», «Micromega», «Courrier international», «PeaceReporter», «Nuova Ecologia», «Antimafia2000», «Liberazione», «Left/Avvenimenti». Ha collaborato con Rai, Telesur, RedeBras e RadioPop. Ha pubblicato i volumi A schiena dritta(2009), L’Italia cantata dal basso (2011) e Segreto di Stato (2012).
GRANDE RACCORDO CRIMINALE Floriana Bulfon, Pietro Orsatti |15,00 euro | isbn 978 88 6830 091 3
#libro#grande raccordo criminale#Pietro Orsatti#Floriana Bulfon#saggio#Mafia#Mafia Capitale#inchiesta#Imprimatur editore
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