#credersi
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I cani non capiscono i sentimenti umani; non capiscono i sentimenti umani esattamente come le persone che non si capiscono e fanno una vita da schiavi, credendosi liberi; i cani non si ribellano mai ai loro diritti calpestati ogni giorno.
Se il cane fosse intelligente, tirerebbe un morso a chiunque tenti anche solo di avvicinarlo, perché l'intelligenza è fatta per preservare la propria esistenza e non per farsela rovinare da uno svitato che si porta gli animali in casa.
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Credersi gnocca per i complimenti su un social é come sentirsi masterchef e aprire una scatoletta di tonno ad un gatto affamato.
dal web
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Tutti parlano di rispetto. È una di quelle parole che riempiono la bocca, che scivolano via come se fossero scontate, come se tutti ne avessero compreso il vero significato. Tutti si ergono a grandi maestri di vita, pronti a dispensare lezioni, a dirti cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Rispetto prima di tutto” dicono. Ma poi, sono proprio loro i primi a dimenticare cosa significhi davvero.
Mi fa male pensare a quante volte ho sentito questa parola uscire dalle bocche sbagliate. Quante volte ho visto persone parlare di educazione mentre calpestavano chiunque non fosse all’altezza delle loro aspettative. Quante volte ho sentito prediche sulla sincerità da chi non riesce neanche a guardarsi allo specchio senza mentire. È come vivere in un mondo al contrario, dove i colpevoli sono sempre pronti a puntare il dito, dove chi più sbaglia si sente sempre il più giusto.
La verità? Viviamo in una società in cui il rispetto non è più un valore, ma una maschera. Lo indossano tutti, ma pochi lo portano davvero nel cuore. Si parla di rispetto quando conviene, quando fa comodo, quando è un modo per apparire migliori agli occhi degli altri. Ma quando le luci si spengono e nessuno guarda, quella maschera cade, rivelando volti che di rispetto non hanno nemmeno l’ombra.
Cosa vuol dire rispettare davvero? Non è solo dire le parole giuste, non è solo comportarsi bene quando fa comodo. Rispettare è riconoscere l’altro nella sua interezza, con i suoi limiti, i suoi errori, le sue fragilità. È capire che ogni persona porta con sé un peso invisibile, una storia che non conosciamo. Ma chi lo fa davvero?
La maggior parte delle persone è pronta a giudicare. È facile, no? Guardare dall’alto e sentenziare, come se tutto fosse bianco o nero, come se bastasse un’occhiata per capire chi hai davanti. È così semplice credersi migliori degli altri quando non ti fermi a riflettere, quando non provi a metterti nei panni di chi hai davanti.
Ma il rispetto, quello vero, è difficile. È scomodo. Ti costringe a guardare oltre, a mettere da parte i pregiudizi, a fare uno sforzo per comprendere. E oggi, nessuno ha voglia di fare quello sforzo. È più semplice vivere di apparenze, fingersi persone migliori di quelle che si è realmente.
Mi chiedo spesso dove sia finita la sincerità. Quella vera, quella cruda, quella che non ha paura di mostrarsi imperfetta. Viviamo in un mondo dove tutti vogliono apparire impeccabili, come se ammettere di avere difetti fosse un crimine. E così, ci ritroviamo circondati da facce che sorridono per convenienza, da parole che suonano vuote, da persone che si riempiono la bocca di lezioni che non applicano mai a loro stesse.
E sai cosa fa più male? È che spesso queste persone sono quelle che più ti feriscono, quelle da cui meno te lo aspetti. Parenti, amici, conoscenti che ti parlano di rispetto e poi ti voltano le spalle. Che ti predicano educazione e poi non si fanno scrupoli a mancarti di rispetto. Che ti parlano di sincerità e poi ti raccontano bugie senza battere ciglio.
Io sono stanca. Stanca di vedere l’ipocrisia travestita da virtù. Stanca di ascoltare chi parla senza sapere, chi giudica senza conoscere, chi predica bene ma razzola male. Sono stanca di dovermi giustificare, di dover dimostrare sempre qualcosa, mentre chi mi giudica non si ferma neanche un secondo a guardarsi dentro.
Ma sai cosa ho imparato? Che il rispetto non si mendica. Non si può chiedere a chi non lo conosce, a chi non lo ha mai vissuto davvero. Non posso pretendere che chi non ha rispetto per sé stesso ne abbia per gli altri. Posso solo scegliere di non lasciare che la loro ipocrisia mi tocchi.
Ho deciso che non voglio più dare potere a chi non lo merita. Non voglio più permettere che le loro parole mi feriscano, che le loro azioni mi facciano dubitare di me stessa. Il rispetto che non ricevo dagli altri lo darò a me stessa, perché merito di più di ciò che alcuni sono disposti a offrire.
E se c’è una cosa che ho capito è questa: il rispetto non è un privilegio, ma una scelta. Non riguarda gli altri, ma te stessa. Riguarda il modo in cui scegli di vivere, il modo in cui scegli di trattare gli altri, anche quando il mondo intorno a te sembra aver dimenticato il significato di quella parola.
Non voglio essere come loro. Non voglio indossare una maschera. Voglio essere autentica, anche quando è difficile, anche quando mi espone al giudizio degli altri. Voglio vivere in un modo che mi permetta di guardarmi allo specchio e sapere che, nonostante tutto, non ho mai smesso di rispettare me stessa e chi mi sta intorno.
Perché alla fine, ciò che conta davvero non sono le lezioni che gli altri cercano di darti, ma ciò che scegli di insegnare a te stessa ogni giorno. E io scelgo di essere diversa. Di essere vera. Di essere quella che, anche in mezzo a tutta questa ipocrisia, non smette mai di credere nel valore del rispetto, della sincerità, dell’educazione. Anche se il mondo intorno a me sembra averli dimenticati.
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Quando ognuno avrà imparato a guardare a casa sua, nel suo animo, nel suo cuore, il suo disordine, la sua incoerenza, le sue abitudini, le sue fatiche, i suoi ritardi, la sua maleducazione, la sua pigrizia, i suoi limiti, i suoi sbagli, il suo orgoglio, la sua ostinatezza, non gli avanzerà di giudicare alcuno, né di credersi superiore, né di ritenersi migliore di altri. Semplicemente, non gli resterà altro tempo se non quello per correggersi e proporsi di essere oggi, migliore di ieri.
-Linda Valentinis-
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Il problema è che quando sei troppo buono, spesso la gente ti crede stupido. Perché ormai la gentilezza, la dolcezza, il buon cuore.. sono tutti pregi che non vengono apprezzati, ma che al contrario sono visti come segno di debolezza. Oggi va di moda l’arroganza, l’ignoranza e la presunzione nel credersi superiori! Beh che dire.. io vi lascio nella vostra convinzione. 😑
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La relazione tra l'Empatico e il Manipolatore è storia antica.
E' una "macabra danza" tra crudeltà e mancato riconoscimento, tra sottomissione e controllo.
Un confronto tra sofferenze diverse, ma in un certo senso molto simili.
Ipersensibilità e anaffettività sono entrambe lo specchio di enormi vuoti di salute emotiva e di traumi ripetuti e dolorosi.
Sono lo "specchio riflesso" di una stessa malattia: la mancanza di Amore sano.
Il bisogno di "salvare se stessi dall'oblio" è vitale nelle persone che tendono ad agganciarsi a relazioni squilibrate o addirittura tossiche.
Io non valgo. Oppure valgo troppo. E tu devi riconoscerlo.
Io ho bisogno della tua approvazione per sopravvivere alla mia "invisibilità" e tu hai bisogno della mia presenza per "esistere".
Controllo, possesso, potere, dipendenza.
Le Relazioni oggi si basano sul "consumo". E sul "bisogno".
E quando, per la prima volta, l'Empatico riconosce il suo modello di disfunzione, sceglie di affrancarsi con coraggio dalla dipendenza affettiva, radica il suo innato "diritto all'Esistenza", allora accade qualcosa di imprevedibile, di molto molto strano: non sa più chi è.
Abituato ad "insegnare" l'Amore a chi non lo "sente", a stabilire le proprie priorità sempre "fuori" e mai dentro, a perorare cause esterne di sofferenza e mancanza, a sostituirsi al dolore degli Altri, a credersi destinato a "servire" le vite altrui, improvvisamente, nella rinuncia al ruolo, si ritrova immensamente solo e spaesato. E profondamente "deluso".
In fondo lui non è mai esistito senza "la salvezza dell'Altro".
Non è degno di essere al centro del proprio progetto di Vita, di provvedere a se stesso nella Relazione, di coltivare e curare il proprio "giardino fiorito".
Non può vivere senza controllare l'Altro, senza possederlo, senza convivere con i Demoni dell'Altro, senza il Sacrificio, senza la Perdita, senza la sottomissione ai bisogni e alle necessità di chi gli sta accanto, sempre prioritarie rispetto alle sue.
Ed allora, all'improvviso, "si accorge".
Si accorge di non aver "salvato" nessuno. Di non avere il potere magico di cambiare l'Altro. Di non potersi sostituire alle responsabilità di chi non vuole o non può crescere.
E si guarda dentro. Scoprendo di "non valere nulla" senza il suo ruolo di "salvatore". Di aver speso anni e anni tentando di "scavalcare Dio", di assumersi l'onnipotenza di sostituirsi al Destino altrui.
E cade in confusione.
Il "chi sono io?" diventa martellante e prioritario.
Se non "aiuto" gli Altri, se non sono una guida per il prossimo, se non posso alleviare il Dolore di chi mi circonda, se non è in mio potere insegnare ad amare, se non mi metto a divulgare conoscenze e a impartire lezioni di Vita, "chi sono davvero io"?
Crollano i veli sull'Empatia.
Uno strumento perfetto per salvaguardare lo status quo di "vittima e carnefice", per tenere in piedi sistemi di potere disequilibrati, infantilizzati, deresponsabilizzati.
E' subdola l'Empatia. Ti mette sul piedistallo della saccenza e della bontà. Ti rende potente nel sollevare l'Altro. Ti rende Madre e Padre di figli persi e abbandonati. Per poi frantumarsi dentro e divenire lo specchio dell'innato bisogno d'Amore e di Attaccamento inespresso, mai esaudito.
Un Empatico che rompe con questo "ruolo e strumento deformato e deformante", si spezza dentro. Ed entra in un vortice di vissuti di "vuoto emotivo" e di "invisibilità", di tristezza e insensatezza, che riesumano la condizione originale, da dove si è originato il trauma.
Perché non essere stati visti ed amati, aver vissuto il rifiuto, non aver potuto percepire a livello fisico ed emotivo la sensazione di fusione materna e di riconoscimento paterno, è una eredità più comune e diffusa di quanto si creda. E' una vera e propria "catastrofe universale", una pandemia terrestre.
Oggi il Mondo non manca di risorse, di potenziale benessere, di tecnologia e progresso. Non necessiterebbe di tanta Materia, né di Distrazioni di massa.
Oggi il Mondo agonizza per "mancanza d'Amore sano".
E cerca nell'Altro una risposta che, però, non arriva mai.
Perché l'Altro è malato quanto noi. E perché l'Altro non è un genitore e non è nemmeno tenuto a compensare la nostra totale immaturità di crescita, il nostro infantilismo sentimentale o il nostro analfabetismo emotivo.
L'Empatico è vittima di se stesso. Non dell'Altro.
E dovremmo tutti porci nella condizione di riflettere sul senso delle Relazioni vissute come "salvezza" o "punizione".
E' molto comune e comodo credere che bontà, empatia e adultizzazione siano elementi positivi di una persona.
Connessione, autenticità, responsabilità e radicamento emotivo lo sono.
Il resto è "schema antico", funzionale a mantenere equilibri insani e malati.
Sarà "strano" abbandonare l'Empatia.
Non attirerà più persone bisognose di essere viste, pronte a sottrarre energie e risorse. Non esisteranno più i "guru". Cesseranno le religioni. Si esauriranno le caste. Si placherà la violenza.
Vedremo sbocciare le nuove Relazioni. Si creeranno tra Uomini e Donne autonomi, realizzati, connessi e centrati.
Rinunciare alla "Salvezza dell'Altro", ci farà inizialmente sentire inutili, senza ruolo, svuotati, insensati, poveri di dialogo e di doni da condividere.
Abbiamo creduto per così tanto tempo di "essere" quell'Identità emotiva, che essa fosse l'unica manifestazione possibile dell'essere umano evoluto, da non riuscire oggi ad assumerci altre competenze e possibilità espressive.
Ma non è così.
Il Nuovo avanza.
E questo è solo un "passaggio". Uno dei tanti. Forse più stretto di altri, con più incognite, con meno certezze. Ma anche quello più sincero, più vero, più autentico.
Siamo qui.
Proviamoci. Proviamoci a smontare gli ultimi baluardi del Passato.
Se fosse troppo disfarci delle ultime zavorre, potremmo sempre farlo a piccoli step, con pazienza e comprensione.
Non siamo dei robot ammaestrati.
Siamo Esseri umani vissuti per millenni nell'oblio.
Diamoci una possibilità. Offriamoci il giusto tempo, la giusta andatura, il giusto passo.
E poi affidiamoci al Battito del nostro Cuore, che, insieme alla guida dello Spirito e alla Volontà Umana, tutto sa e tutto "aggiusta".
Con Affetto Immenso.
Mirtilla Esmeralda.
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Di giornate che uno non si aspetta, dati i precedenti...
Da non credersi. Nessuno mi ha cercato. Nessuno ha preteso qualcosa da me. Nessuno mi ha fatto correre come una lepre. Nessuno mi ha tenuto sotto pressione. Non ero preparato. Ma me la sono goduta lo stesso. Buonanotte a tutti.
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Ho visto diverse persone bellissime credersi brutte e di poco valore. Come se fossero foglie secche destinate ormai a cadere dall'albero della vita, senza più speranza.
Se solo sapessero quanto sono belle, pur nella loro fragilità.
#pensieri#riflessioni#scrittura#frasi#frasi tumbrl#frasi pensieri#frasi italiane#vita#bellezza#fragilità
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"Un bacio, per essere perfetto, deve peccare di presunzione. Fino a credersi il primo…"
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Gli uomini conoscono molto imperfettamente le arti della seduzione. L'ingenuità di certi uomini nel credersi sul serio irresistibili, è davvero meravigliosa. Essi ignorano le regole più elementari di questa, diremo così, strategia ossidionale, gli errori che essi commettono sono innumerevoli e grossolani, e sarebbero irrimediabili nella maggior parte dei casi se l'indulgenza delle donne non fosse più grande della misericordia di dio.
Gabriele d'Annunzio
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Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l'intera vita a credersi stupido
#pensieri#aforismi#frasi belle#citazioni#frasi tumblr#quotes#frasi italiane#frasi vere#frasi sagge#frasi rap#frasi celebri#albert einstein
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Certa gente non si rende conto che potrà credersi furba proporzionalmente a quanto tu sarai disposto a fare il fesso.
- Xavier Wheel
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Com'è facile credersi un dio con il cuore, e com'è difficile esserlo con la mente! E con quante illusioni devo essere nato per poterne perdere una ogni giorno! La vita è un miracolo che l'amarezza distrugge.
E. M. Cioran (Sommario di decomposizione)
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Giudicare i difetti degli altri deriva spesso dal bisogno di assolvere i propri.” “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” “Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle.”
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C'è del metodo nella follia dell'occidente, come uno spazzaneve, corre e spazza tutti gli ostacoli che incontra trionfante sopra tutti. Una follia perfettamente organizzata può non considerarsi come tale, il folle può credersi assolutamente sano: In ogni formalizzazione coerente della follia che sia sufficientemente potente da poter assiomatizzare la teoria elementare dei casi naturali, è possibile costruire una proposizione sintatticamente corretta che non può essere né dimostrata né confutata all'interno dello stesso sistema. L'occidente è sintatticamente corretto, quando tutti sono pazzi, la pazzia è il fondamento della giustizia.
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Testi... intelligenti
Ci mancava pure questa. La cosiddetta intelligenza artificiale è in grado di generare dei testi. Uno ci mette le idee, poi fa tutto lei. A me non piace tanto questa cosa. Scrivere è anche fatica, impegno, sofferenza. Adesso qualunque incapace potrà credersi scrittore. Tanto lo sforzo sarà minimo. Io preferisco faticare. E poter dire: questo l'ho scritto io. Ma io per davvero.
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