#cosima coppola
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sofiasgirls · 1 year ago
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Sofia Coppola’s daughters Cosima and Romy make a cameo in Priscilla 🫠
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darrencrissarmy · 6 years ago
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Gisella Marengo, Darren Criss, Cosima Coppola, Lola Ponce, Claudia Gerini, Alice Pagani, Isabella Ferrari,Francesco Cinquemani, Tiziana Rocca, William Baldwin and Catrinel Marlon attend the Filming Italy Sardegna Festival 2019 Day 4. 
(Photos by Daniele Venturelli/Getty Images)
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ggarko · 8 years ago
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sciatu · 5 years ago
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IL MARESCIALLO MUSCARA’ e la legge degli uomini
Il maresciallo Muscarà stava leggendo il rapporto del Capitano Pioppolo, che era, a suo modesto giudizio uno dei migliori scrittori di carabinese, così lui chiamava quell’italiano burocratico e legale che si usava per scrivere un rapporto anche inutile che presto finiva nell’assurdo ed irreale. “Il Cosimo Foti, di professione ambulante, domiciliato in un appartamento locato in via … civico .. interno … trovandosi a svolgere la sua suddetta attività nella strada ove aveva domicilio il Lo Cascio Salvatore, incensurato senza fissa dimora  con cui aveva avuto da dire a motivo di Rosa Concetta di professione badante ma denunciata più volte per prostituzione e raggiro di incapace,  con cui il suddetto Lo Cascio conviveva e da cui aveva avuto cinque figli germani, lo affrontò con ingiurie e minacce a cui il Lo Cascio Salvatore reagiva con incontrollata veemenza procurandogli un taglio nel sopracciglio destro che al pronto soccorso veniva curato con punti tre di sutura e una prognosi di quindici giorni, salvo complicazioni!” “poesia!” commentò tra sé e sé il maresciallo. “pura poesia!” concluse soddisfatto con una punta di invidia. “Maresciallo – fece la voce agitata dell’appuntato Cacace che apparve dal nulla sulla porta del suo ufficio – ce lo abbiamo!” “Bene Cacace! E chi abbiamo?” “Il nostro primo omicidio del mese!” “Ah, e chi è il fortunato?” “Un certo Campisi, Sam Campisi di anni 83!” “Non mi sembra di conoscerlo…” “È uno che viveva in America e che sembra sia rientrato da poco! Così ci ha detto l’assassino, il sedicente Raffaele Saija che è venuto a consegnarsi. È di là nell’ufficio piccolo. Vuole interrogarlo?” “Ha chiamato l’avvocato.?” “No vi ha rinunciato e vuole farle una dichiarazione spontanea” Il maresciallo pensò che era tutto molto strano e decise che era meglio se andava a sentire. Si alzò e si diresse verso il piccolo ufficio dove parcheggiavano le persone in attesa o i commilitoni di passaggio. Prima di entrare osservò da un angolo della vetrata dell’ufficio malamente ricoperta da un foglio di plastica opaco la stanza dove seduto davanti ad un tavolino dell’ Ikea di Catania che faceva da scrivania,  vi era un vecchio dai capelli bianchi con in mano una vecchia coppola. La giacca era almeno di due misure più grandi, forse di quando era più giovane e forte ed era di un consunto velluto nero che faceva risaltare il bianco intenso della camicia e quello dei capelli e della barba. Le scarpe erano di quelle del calzolaio del paese rinforzate nella punta e nel tacco per durare secoli. Lo sguardo appariva un po’ perso ma per nulla impaurito o sottomesso. Il Maresciallo entrò di corsa “Buongiorno, sono il Maresciallo Muscarà,” “”Mi chiamo Raffaele Saija di anni settantanove e mezzo coniugato con Cosima Galletta di anni ottantatré con due figli, Vittoria e Pasquale di anni…” “Signor Saija, signor Saija, questo lo dirà dopo nelle sedi opportune. Lei ha rinunciato all’avvocato quindi qui siamo solo noi due Muscarà e Saija. Prenda un sospiro e mi dica tutto quello che è successo” Il vecchio si fermò nel ripetere una litania che chissà quante volte aveva snocciolato tra se e se. Si toccò il petto come se sentisse una fitta Il Maresciallo gli chiese “Vuole un bicchiere d’acqua ? – e senza aspettare la risposta gridò – Cacace porta un po’ d’acqua” Cacace usci di corsa e rientro dopo poco portando un grosso bicchiere colmo d’acqua. Il vecchio ringraziò, prese da una scatoletta una pastiglia, la mise in bocca e bevve due lunghi sorsi. Finito di bere si asciugò le labbra con un fazzoletto ed iniziò a parlare “Ecco Maresciallo, se devo dire tutto devo iniziare da quando avevo dieci anni. Fu la prima volta che vidi mia moglie vestita con il suo abito della prima comunione. Maresciallo, era bellissima, una piccola madonna, con i lineamenti aggraziati, la pelle bianchissima, due occhi nerissimi e lucenti come u vitru da lava e i capelli neri come gli occhi e ntrizzati (intrecciati)in due lunghe trecce. Io non sapevo cosa era l’amore e non capivo perché il cuore mi battesse cosi forte. Dentro mi sentivo sottosopra come quando avevo fatto indigestione di sfinci. Da allora, ogni volta che la vedevo mi succedeva la stessa cosa. Crescendo per me lei diventò la persona più importante del paese; quando nel cortile della scuola la vedevo restavo tutto il tempo dell’intervallo ad osservarla, in chiesa andavo solo per vederla e nelle gite del primo maggio o di pasquetta mi aggregavo sempre ai suoi amici per stare con lei. Quando avevo poco più di vent’anni, la vidi una sera che si baciava dietro il campanile cu du figghiu i buttana i Samueli u stottu. Maresciallu: mossi (sono morto) nta du mumentu chi visti. Pi mia Samu era na mala pissuna: sfriggiusu, latru, fausu e cu chiù n’avi chiossa ni po’ diri! Vidiri a idda chi pi mia era na madonna baciata da iddu, era comi vidiri Giuda baciari nostru signuri Gisu Cristu. Passai a notti cu l’anima mei chi si strazzava comi i fogghi di rami dill’abbiri quannu cu maistrali veni a ragnola e passa paru facendo divendare le foglie piccoli coriandoli verdi. Milli voti mossi e milli voti risuscitai sulu pi moriri ancora quannu pinsava a iddu e a idda.” Cacace si mosse come a dire al vecchio che l’aveva presa troppo alla lontana. Il vecchio guardò il Maresciallo che immobile attendeva che continuasse. “Poi marisciallu successi u patatracche. Mi dissiru chi idda era incinta e jo già pinsava chi s’avianu spusari comi si fa tra persone che si vogliono bene e sono da rispettare. Mi stava mittennu u cori in paci. Inveci vinni a sapiri che iddu, du disunuratu figghiu i spasciata, l’avia lassata, era scappatu a merica lassannula sula nto menzu i na strada!” Il vecchio fece il gesto di sputare in un angolo della stanza “Puu figghio ibuttana, nta l’infennu ta caliari l’ossa - fece rivolgendosi alla figura ideale a cui aveva idealmente sputato, poi rivolgendosi al maresciallo che aveva guardato severamente il gesto che aveva fatto continuò – Scusassi Maresciallu, ma a pinsari a iddu mi si ntucciunianu i budeddi! Comunque, la famiglia di lei la cacciò di casa e lei si ridusse a vivere a casa di una sua zia in campagna. Da quel momento, appena la notizia si diffuse in paese, da tutti venne considerata na buttana. Sua zia poi era una menza pazza che viveva in un catoio (cesso) di casa e la trattava peggio i na criata (serva). Una volta sono andato a vederla e la trovai con la pancia grossa che stava raccogliendo ligna nto boscu. Era magrissima, i capelli raccolti alla meno peggio, gli occhi circondati da due brutte occhiaie per la vita mala che faceva, vestita di stracci rupizzati (piene di pezze) e i piedi nudi pieni di caje (ferite). Ci incontrammo e ci guardammo senza dire una parola. Quando le dissi  “ciao” dalla vergogna scappò piangendo.” Il vecchio prese il fazzoletto e si asciugò gli occhi e la bocca. ”Io no sapia chi vulia diri vuliri beni. L’amuri era una parola che sentivo nelle canzoni, nella predica che faceva il parrino in chiesa. Jo sapevo solo che così infelice e sofferente lei non doveva restarci, perché era come se il dolore e la vergogna che lei provava, li sentivo io nelle mie carni e nella mia anima! Annai i cussa a casa e a me patri ci dissi ca vulia spusari. Me patri, chi era patri, mi disse quello che doveva dire un patri in questi casi: che ero pazzo, chi era na mala fimmina, ma jo continuava a diri ca vulia spusari e che l’avrei fatto anche me ne dovevo fujri (scappare) cu idda. Mio padre allora il giorno dopo andò dal padre di lei e gli disse che io ero intenzionato a fare cose serie. Suo padre rispose che sua figlia per lui era morta, che non ne voleva sapere cosa, chi era na buttana e da buttana doveva finire nel catoio dove era. Mio padre lo guardò stupito, lui viveva per noi figli e non capiva questo odio. “Anche Dio ha fatto morire suo figlio ma dopo tre giorni lo ha fatto resuscitare: Tu non si nu patri” gli disse con disprezzo e se ne andò. Mi venne a prendere e mi portò dal prete pregandolo di andare con me dalla ragazza per proporgli di sposarmi. Il prete mi guardò scettico e diffidente. Mi chiese “Ma tu si nu carusu, chi ni sai i vuliri beni?” io gli risposi quello che sapevo. Che di volere bene non sapevo nulla, ma sapevo che era lei la mia vita. Allora il prete mi portò da lei e la convinse che chi doveva nascere aveva bisogno di un padre ed io ero quello giusto perché già volevo bene a lei e allo stesso modo avrei voluto bene anche a chi aveva in grembo. Così ci sposammo e lei venne a vivere da noi e ci nacque Vittoria: Maresciallo una rosa bellissima, bella come poteva essere solo sua madre. Mia figlia Vittoria, perché il padre non è chi fa i figli, ma chi sa crescergli! Poi nacque mio figlio Pascale e fu la gioia di mio padre. Vittoria la mandammo a scuola dalle suore, perché la gente del paese diceva cose brutte su sua madre, lei era brava a studiare e ora fa il medico o spitali i Missina. A mio figlio che aveva il suo nome, mio padre lasciò l’uliveto e un gran pezzo di terra che lui ha trasformato in una vigna e da lavoro a tutti i figli di quelli che chiamavanu buttana a sua madre: tutti per parlare con lui si devono levarsi il cappello!!” Concluse con orgoglio  il vecchio. “Ho capito, signor Raffaele, - fece il maresciallo Muscarà ��� ma mi dica cosa è successo oggi, perché è venuto qui a dire che ha ucciso questo Sam!” “L’omu chi parra sulu pi dari sciato a bucca è n’omu i pagghia! Jo ci l’avia dittu e u fici! – rispose con veemenza il vecchio – anni fa nu so cumpari da merica era venuto e mi aveva detto che Sam sarebbe tornato al paese per prendersi sua figlia e jo ci rispunnii che se fosse tornato, appena u vidia quant’è veru Diu, jo ci sparava! Ca nta menzu l’occhi ci mittia na padda i ghiummu a du fitusu, figghiu i buttana malu cavatu! E comi dissi, fici! Appena ho saputo chi era tornato annai e ci sparai nto menzu l’occhi ,Ca propriu nta frunti!” “e con che cosa gli ha sparato” “ Cu chista Marisciallu” fece il vecchio tirando fuori dalla grande giacca un enorme revolver e puntandolo verso il militare “Maresciallo.. “ Gridò Cacace buttandosi verso l’arma. Il Maresciallo aveva reagito d’istinto e con una mano aveva afferrato la canna spostandola verso l’alto. Si senti un botto secco e del fumo uscì dalla canna della pistola e dal tamburo. Il maresciallo strappò di mano la pistola al vecchio e lanciò un’occhiata severa a Cacace dicendo “Ma non l’avevi perquisito?” “Ecco io … pensavo.. “ “e non pensare che è meglio.” Commentò severo il Maresciallo che osservò il revolver. Era una vecchia Webley, una pistola d’ordinanza che l’esercito inglese aveva usato fin dopo la seconda guerra mondiale. Era coperta da una patina di grasso vecchio e attaccaticcio e sul tamburo vi erano degli ossidi che avevano avvolto le cartucce nel tamburo. Per questo il colpo alla fine si era trasformato in “flop”. “ e questa dove l’hai presa?” Chiese il Matesciallo. Il vecchio scosse la testa come seccato a ripetere una cosa nota a tutti. “ Quannu ci fu a guerra e rivarunu i miricani e l’anglisi, una camionetta di questi si erano fermati a chiedere dell’acqua e mio nonno, insieme all’acqua gli diede anche il vino. Questi si mbriacarano. Quando avevano bevuto tanto che non stavano più in piedi e si erano messi a dormire per terra, mio nonno li prese e li mise sulla camionetta lasciandoli al paese, vicino a dove stavano i loro. Arrivato a casa, sotto una sedia trovarono la pistola. Non è che la poteva riportate a quelli che aveva lasciato per strada a dormire, così l’ha tenuta. Me nonnu a misi in una pezza impregnata di olio e la nascose vicino alla gebbia (vasca per la raccolta dell’acqua) e li è sempre rimasta. Mio nonno e mio padre ogni tanto la pulivano con l’olio per farla funzionare e devo dire che funziona benissimo!” Il maresciallo lo guardò serio e preoccupato “Signor Raffaele, lo sa che per quanto mi ha detto lei può essere accusato di omicidio preterintenzionale e la legge è molto severa in questi casi!” Il vecchio si drizzo sulla sedia “I liggi i fannu l’omini, i stissi omini chi a me figghia a chiamavanu figghia i buttana e ora chi avi nu pezzu i catta i dutturi, ci vannu a baciari i mani mi cura di brutti mali! – con l’indice scarno si toccò il centro del suo petto e tutto serio disse – jo haiu a me liggi!” Il maresciallo lo osservò “Andiamo a vedere a chi ha sparato, Cacace, Caccamo venite con noi” Cacace guardo le manette, ma il Maresciallo fece un veloce cenno di capo per dire che non servivano. All’uscita dalla porta della caserma il maresciallo era davanti e il vecchio tra i due carabinieri.  Pochi passi dalla porta si era raccolto un capannello di vecchietti che malgrado il sole si erano riuniti a gregge intorno come ad aspettare che qualcuno uscisse dalla caserma. Il Maresciallo a vederli chiese con lo stesso timbro di voce di quando dava gli ordini “Cos”è questo assembramento, lasciate passare” I vecchi però neanche lo guardarono ed il più vicino si rivolse al vecchio “Raffaele bonu facisti…” “ su miritava du porcu…”   aggiunse subito un altro “omu i medda era…” concluse un terzo “Circolate, circolate, - aggiunse il Maresciallo arrivando alla camionetta – Non avete niente da fare?” E fece entrare sulla camionetta Raffaele che per tutto il tempo, con uno sguardo da statua, guardava davanti a se indifferente a tutti. “dove dobbiamo andare?” chiese Caccamo che si era messo al volante “o campusantu” Fece il vecchio e quindi partirono di corsa Al Maresciallo però il fatto di andare al camposanto gli suonò strano. Uccidere qualcuno nel momento in cui meno se l’aspetta rivela la bravura del killer professionista. Il cimitero era un ottimo posto, fuorimano, con pochissimi testimoni, e la vittima veniva sorpresa in un momento in cui era distratto dalle sue emozioni. Ma Raffaele non era un killer, uccidere Sam in piazza o al cimitero per lui era indifferente. “A cosa non quatra” Si disse alla fine. Arrivarono presto al cimitero e vi entrarono. Camminando Muscarà chiese “Ma Raffaele,perché gli hai sparato qua? Al camposanto” Il vecchio alzò le spalle e disse con semplicità “Iddu stava ca…..” E si fermo e indicando una tomba e continuò con odio “stu cunnutu figghiu i buttana!” Caccamo e Cacace guardarono la tomba in pietra nera con quattro sbuffi di polvere pirica in quattro punti intorno alla fotografia spaccata in mille pezzi da una pallottola. “Ma Maresciallo è ….” Fece Cacace sorpreso e deluso “Mottu è – fece il Maresciallo con Naturalezza – dopo cinque colpi che ti aspettavi che restasse vivo? Fozza fate qualche foto e recuperate qualche palla per l’esame balistico.” i due lo guardarono ed essendo militari obbedirono all’inutile ordine. “lo hai preso proprio in mezzo agli occhi” Disse a Raffaele “Chistu si miritava sa cosa fitusa, s’omu i nenti chi era” “Maresciallo, Maresciallo” Tutti e quattro si voltarono a vedere una donna elegante che camminava nel mezzo del viale del camposanto cosi come un raggio di sole attraverso un campo gelato dalla brina. Era infatti una donna bellissima, da capelli neri e gli occhi ancor più neri dal taglio a mandorla. Una collana di corallo rosso sobbalzava ad ogni suo passo sospinta verso l’alto dal seno procace della donna coperto da un vestito di candido lino, tanto che a guardarla arrivare come una tempesta nel mezzo del deserto Cacace e Caccamo restarono immobili con gli occhi che non perdevano di vista quell’inatteso spettacolo della natura. “Maresciallo, sono la dottoressa Vittoria Saija, non c’è motivo perché arresti mio padre, non ha fatto niente di male. Lei sta approfittando della sua situazione di povero vecchio per interrogarlo senza il suo avvocato: si vergogni!” Il Maresciallo pensò che se la figlia assomigliava alla madre, allora Raffaele aveva fatto bene a sposarsela contro l’opinione di tutto il paese. “Suo padre ha fatto una dichiarazione spontanea scegliendo di non avvalersi della presenza di un avvocato - ed aggiunse severo – lei sapeva che suo padre deteneva un arma di guerra?” e senza aspettare che la donna rispondesse gridò “Cacace, Caccamo, portate il sign Saija in macchina e aspettatemi “Ma era una pistola che ha sparato forse nella guerra dei boeri il secolo scorso! Lei non si rende conto…” “E’ lei che non si rende conto!” disse severo il maresciallo una volta che i due sottoposti si erano allontanati. “Suo padre ha atteso una vita questo momento e lei glielo vuole rovinare” “come ?” fece la donna presa di sorpresa dalle parole del maresciallo. Lui la prese sottobraccio e si incamminò lentamente verso la macchina. “Suo padre ha aspettato per una vita – riprese sottovoce – di mostrare al paese che avrebbe ucciso chi ha fatto soffrire lei e sua madre” “non capisco” “ci pensi! se avesse solo sparato e poi se ne fosse tornato a casa chi avrebbe saputo del gesto? La tomba è priva di fiori segno che dopo tutti questi anni Sam non ha più alcun parente o nessun parente lo vuole riconoscere come tale! Nessuno avrebbe denunciato, ipotizzato, supposto o sarebbe stato minimamente interessato a denunciare suo padre. Il suo sarebbe rimasto un gesto anonimo, solitario e alla fine da vigliacco. Quindi perché sparargli e venire poi in caserma a denunciarsi magari dicendolo tutto ai quattro vecchietti seduti in piazza? che senso c’è in tutto questo? Suo padre poi non crede nella Legge e quindi per lui non c’è senso nello scontare una pena perché ha infranto un codice morale ed etico valido per tutti gli altri uomini ma non per lui. Perché per lui era così importante attraversare la piazza del paese in mezzo ai carabinieri?” La donna si fermò e l’osservò stupita e preoccupata “Perché Maresciallo, ha fatto tutto questo” Il Maresciallo sorrise restando qualche secondo in silenzio “Per amore e per quale altro motivo avrebbe potuto farlo?” “Per amore ? ma Maresciallo…” “Non lo giudichi come se fosse una persona normale. Suo padre non lo è! In un tempo in cui tutti si riempivano la bocca della parola onore, lui ha fatto una scelta in cui, in un certo modo si disonorava, legandosi ad una donna che era stata violata e abbandonata, diventando padre di una bambina non sua e per anni ha visto i suoi concittadini insultarvi e disprezzarvi. Per questo motivo ha voluto mostrare a tutti che la sua scelta di allora non era stata la scelta di un debole che sceglie chi non lo può rifiutare. La sua era stata una scelta cosciente d’amore e di forza perché per sua madre è stato per tutti questi anni pronto ad uccidere chi le ha fatto del male ingannandola e abbandonandola ed appena ne ha avuto l’occasione ha virtualmente fatto questo gesto estremo.” “Ma ormai tutto questo è passato, ormai tutti lo rispettano!” “Lui pensa solo per bisogno, e forse è vero, perché lei cura i mali e suo fratello da lavoro, non perché pensano che lo meritiate! E’ questo quello che suo padre ha voluto dire sparando alla tomba. Forse anche prima alcuni lo rispettavano per i figli che ha e il futuro che ha dato loro, ma suo padre è uno all’antica e non dimentica le offese del passato. Poi lo sa come siamo noi siciliani: le forme, gli atteggiamenti, non sono esteriorità, ma i contenitori della sostanza, dell’essenza di quello che un uomo è. Noi siciliani non consideriamo “chi è” una persona, se è il figlio di questo o quello, se è laureato o nobile o ricco, ma “cosa è”, se è una persona affidabile, rispettosa, giusta e valida o, come diceva Sciascia, se uno è un quaquaraqua, un ominicchio o un uomo. Suo padre ha voluto ribadire che quella che fece anni fa fu una scelta da uomo, basata sull’amore che ha per sua madre, e che quindi sua madre aveva fatto quello che aveva fatto perché ingannata e tradita e non per altro.” La donna l’osservò attentamente. “Cosa vuol fare adesso, lo porterà in prigione?” “No, lo porterò in caserma attraversando la piazza e in caserma verbalizzerò il suo ritrovamento casuale di un’arma da guerra; non credo che farà caso a quello che gli farò firmare o che gli leggerò prima della firma; finita la parte burocratica tra circa un’oretta lo farò uscire da dietro la caserma dove lei lo aspetterà per portarlo a casa. Tutti penseranno che venga presto incriminato di qualcosa di grave, ma saranno solo loro supposizioni” Lei restò qualche secondo in silenzio “Grazie” disse alla fine sorridendo. Lui la salutò e raggiunse nella camionetta gli altri. Guidarono fino al limite della piazza dopodiché Muscarà fece scendere tutti e mettendosi davanti ai tre si diresse con passo militare verso la caserma avendo cura di passare davanti al bar, a quell’ora con i tavolini pieni di vecchietti che giocavano a briscola o a scopa. A vedere il gruppetto di militari le voci dei vecchietti pian piano si spensero e tutti li osservarono. Quando Raffaele fu alla loro altezza, un vecchio seduto in un tavolino più prossimo a Raffaele, si alzò in piedi come al passaggio della Madonna Santissima Addolorata durante la processione paesana di Pasqua. Subito dopo di lui, uno ad uno, tutti gli altri fecero lo stesso.
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d-criss-news · 6 years ago
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Gisella Marengo, Darren Criss, Cosima Coppola, Lola Ponce, Claudia Gerini, Alice Pagani, Isabella Ferrari,Francesco Cinquemani, Tiziana Rocca, William Baldwin and Catrinel Marlon attend the Filming Italy Sardegna Festival 2019 Day 4 at Forte Village Resort on June 16, 2019 in Cagliari, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Getty Images)
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Calimera, 13 giugno 1960: il sacrificio di sei operaie, una tragedia annunciata (I parte)
  “Na bruciate, ci cu rraggia; se stia bbona e bbessia lia sparare”.
Calimera, 13 giugno 1960: il sacrificio di sei operaie,
una tragedia annunciata
  di Salvatore Coppola
La storia delle tabacchine salentine è stata segnata da momenti di grandi lotte e di altrettanto grandi conquiste sociali, ma anche da immani tragedie, le più gravi delle quali sono state, in epoca fascista, la repressione a Tricase della manifestazione del 15 maggio 1935 (quando vennero uccise Maria Nesca, Cosima Panico e Donata Scolozzi), e, negli anni della democrazia, l’incendio che si sviluppò nel magazzino di proprietà di Giuseppe Lefons di Calimera, gestito (per le sole operazioni di disinfestazione del tabacco), dalla ditta Villani Costantino & C.[1].
Il 13 giugno del 1960 un incendio divampò all’interno del locale provocando la morte di cinque operaie, quattro delle quali (Natalina Tommasi di anni 30, Luigia Bianco di anni 34, Luigia Tommasi di anni 22 e Maria Assunta Pugliese di anni 46) perirono a causa delle gravi ustioni patite tra il 13 e il 14 giugno; un’altra (Epifania Cucurachi, di anni 27) morì il 16 luglio a causa dell’intossicazione, e l’ultima (Lucia Di Donfrancesco, di anni 30 al momento della catastrofe) cessò di vivere il 14 gennaio del 1962, dopo un lungo periodo di malattia e di ricoveri in diversi ospedali. Luigia Bianco, Natalina (Lina) Tommasi e Lucia Di Donfrancesco erano nubili. Luigia Tommasi (moglie di Pantaleo Garrisi) lasciava orfani Brizio Antonio di anni 5 e Domenico di anni 1; Maria Assunta Pugliese (moglie di Paolo Greco) lasciava un figlio di anni 20; Epifania Cucurachi (moglie di Pasquale Palano) lasciava orfani Carmelo di anni 7 e Antonio di anni 2. Rimasero ferite le tabacchine Gaetana Tommasa, Cristina Di Mitri, Elvira Castrignanò, Cesaria Lucia Perrone, Paola Lucia Montinaro e gli operai Achille Murra di San Pietro in Lama (aiutante del tecnico Raffaele Martina preposto alle operazioni di disinfestazione del tabacco) e Paolo Greco (marito della Pugliese) che cooperava a dette operazioni. Restarono leggermente feriti anche Paola Lucia Montinaro (madre di Lina Tommasi), Vincenzo Gabrieli e il sindacalista della CGIL, nonché assessore comunale, Brizio Niceta Di Mitri, tra i primi ad accorrere sul luogo del disastro per prestare soccorso.
Nel pomeriggio del 13 giugno, la Prefettura informò il Ministero degli Interni sulla tragedia che si era consumata a Calimera:
Verso ore 7.30 stamane, Comune Calimera, mentre procedevasi, con regolare licenza, at disinfestazione tabacco in foglie fabbrica Villani Costantino, mediante impiego solfuro carbonio, per cause non ancora accertate, sviluppavasi violento incendio causato da combustione gas. Circostanza sette persone riportavano gravissime ustioni et intossicazione, per cui venivano ricoverate presso Ospedale Civile con prognosi riservata. Di esse due versano imminente pericolo vita, mentre condizioni altre permangono gravissime. Successivamente altre cinque persone venivano ricoverate stesso nosocomio per intossicazione, ma loro stato non est preoccupante. Sul posto si sono recati immediatamente Vigili Fuoco per operazioni soccorso et spegnimento incendio. Autorità Giudiziaria, collaborazione Organi Polizia, procede accertamenti per stabilire cause grave sinistro. Ho visitato degenti Ospedale Lecce et disposto assistenza at favore famiglie infortunati […][2].
  Il Comune (era sindaco Giovanni Aprile) si accollò le spese per i funerali delle povere vittime[3].
Si trattò di una tragedia annunciata, come risulta dal verbale redatto dall’ingegnere Antonino Fiorica, comandante dei Vigili del Fuoco di Lecce, che denunciò la mancata osservanza delle più elementari norme in materia di sicurezza e di prevenzione degli infortuni sul lavoro, con riferimento soprattutto al DPR n. 547 del 27/4/1955 e al R.D. n. 147 del 9/1/1927; nel verbale inviato al Ministero degli interni e alla Prefettura, si legge, tra l’altro:
[…] Il locale dove si effettuava la disinfestazione è costituito da due grandi vani al primo piano ai quali si accede attraverso un vano di disimpegno che comunica con un’unica scala. Essi vani sono sovrastanti ad abitazioni ed i locali del pianoterreno adiacenti a queste ultime sono anch’essi adibiti ad abitazioni. Ai magazzini del primo piano si accede attraverso una scala a sbalzo in pietra leccese, che smonta ad un pianerottolo antistante al vano di disimpegno. I locali per disposizione dell’Ufficio Compartimentale Tabacchi sono dotati di un solo accesso e privi quindi di altra uscita, che, in caso di sinistro, possa servire come uscita di sicurezza nell’eventualità che venga a trovarsi ostruita la normale via di accesso (art. 13 del decreto DPR 27/4/1955, n. 547). Ciò si è verificato nel caso che si espone. Quella mattina si stava procedendo alla disinfestazione del locale con solfuro di carbonio, il quale venendo adoperato per le specifiche proprietà tossiche, è soggetto alla regolamentazione di cui al R.D. 9/1/1927 n. 147. Il titolare del magazzino, pertanto, in ottemperanza a quanto disposto dal sopracitato R.D. si era rivolto alla ditta Perrone e Colopi al fine di disinfestare sia il locale che il tabacco con solfuro di carbonio, il quale passando allo stato gassoso emette vapori tossici ed infiammabili. Essi vapori mescolandosi all’aria in determinate percentuali possono provocare anche esplosioni […]. Le operazioni relative all’impiego del gas tossico erano state iniziate alle ore sette circa, in assenza del Direttore Tecnico, e senza aver provveduto ad allontanare dai locali il personale non abilitato alla esecuzione delle operazioni relative all’impiego del gas tossico, come disposto dall’art. 46 del sopracitato R.D. Sembra anzi che gli operai si trovavano nell’interno del locale per aiutare il sig. Martina, unico abilitato alle operazioni di impiego del gas tossico, a trasportare e depositare sulle ballette di tabacco i recipienti contenenti solfuro di carbonio. E’ stato rilevato inoltre che nessun cartello con lo scritto “E’ vietato l’ingresso, Pericolo di morte”, […] era stato apposto all’ingresso dei locali. Gli operai non erano stati dotati di apparecchi per la protezione individuale contro l’azione tossica del gas (art. 40 R.D. sopracitato) e nemmeno tali apparecchi si trovavano nel locale, come prescritto dall’art. 369 del decreto del Presidente della Repubblica del 27/4/1955, n. 547. I recipienti in cui era stato trasportato il solfuro di carbonio non portavano i contrassegni relativi all’infiammabilità e alla tossicità del gas. L’incendio del solfuro di carbonio che ha causato le ustioni e le intossicazioni degli operai che si trovavano all’interno del locale si è verificato mentre si procedeva al travaso del liquido infiammabile da un fustino metallico in recipienti di latta. Detta operazione di travaso veniva effettuata sul pianerottolo della scala, antistante all’unico accesso ai locali per cui gli operai che si trovavano nell’interno si sono venuti a trovare con l’unica uscita sbarrata dalle fiamme e tutte le finestre chiuse e sigillate all’interno, con carta convenientemente incollata (per evitare fuoruscita dei vapori del solfuro di carbonio) e sbarrate con rete metallica e robusta cancellata in ferro all’esterno […][4].
  La relazione indicava come possibili cause dell’incendio «l’incauto uso di fiamme libere sulla scala e nell’androne di ingresso sito al piano terreno», o le scintille provocate dallo «strofinio dei cerchi metallici del fustino con il pavimento del pianerottolo», o quelle provocate «dall’urto del fusto con i barattoli metallici» oppure le scintille provocate «dall’urto di scarpe chiodate o forzate con il pavimento in cemento»[5].
Lucia Di Donfrancesco, costretta a continui ricoveri negli Ospedali di Lecce, Bari e Napoli a causa dell’intossicazione patita, il 13 gennaio del 1961 indirizzò un accorata appello al prefetto per lamentare le gravissime condizioni di salute ed economiche in cui versavano lei e i propri genitori (Brizio Maria e Maria Addolorata Lefons che erano entrambi anziani e pensionati):
[…] Sua Eccellenza signor Prefetto, anzi tutto mi scuso se mi rendo seccante, avevo saputo che doveva venire la Signoria Vostra a Calimera ed avevo mandato la mamma sul municipio ma invece le hanno detto che per questa domenica non l’è stato possibile, le cerco una preghiera quando verrà a Calimera che vorrei parlarle direttamente, sono sempre la solita martire che venne a trovarmi all’ospedale di Lecce, mi portarono di nuovo a Napoli credendo di migliorare, ma invece ho peggiorato son tornata di nuovo a Calimera che proprio oggi sono trascorsi 7 mesi di pene, è già un mese che sono a casa mia, con la mia vecchia mamma che mi assiste e mio padre pure è vecchio, ci campiamo con la loro vecchiaia, fin adesso ho avuto solo il suo aiuto e pregherò sempre per la sua bontà, non dimenticate che una sua visita è forse la mia salvezza desidererei tanto vederlo un’altra volta giacché speravo una mia guarigione per venire io personalmente a ringraziarlo di tutto, ma non ho più speranza sto peggio di prima, e di nuovo con l’ossigeno, e non so ancora quando finisco di soffrire, sono molto stanca. Le chiedo con tutto il cuore un suo conforto e se non le sarà possibile almeno un suo scritto che da oggi conto i giorni che ho scritto, aiutatemi. Distinti saluti, Lucia Di Donfrancesco, via Martano n. 55 […][6].
  Il successivo 17 marzo, Lucia scrisse nuovamente al prefetto:
[…] Sua Eccellenza signor Prefetto. Anzi tutto chiedo scusa se mi rendo seccante, sono Lucia Di Donfrancesco l’operaia che sono stata la più grave di tutte, credo che si ricorda quale sono, che Sua Eccellenza è venuta pure a trovarmi all’ospedale di Lecce, avevo scritto due mesi or sono ma non ho avuta riposta, se fossi in condizioni un po’ migliorate sarei venuta a trovarlo personalmente, ma le condizioni di salute non lo permettono, la prego ancora di non dimenticarmi che ho tanto bisogno ci campiamo con la vecchiaia dei miei vecchi genitori, non so a chi rivolgermi, la prego aiutarmi, non credo che non si ricorda chi sono, l’operaia del magazzino incendiato di Calimera […][7].
  Lucia Di Donfrancesco cessò di vivere il 14 gennaio del 1962. Fu la sesta vittima dell’immane tragedia che aveva colpito Calimera il 13 giugno del 1960; non risulta che alle sue accurate lettere il prefetto avesse mai risposto. Qualche giorno dopo la sua morte, egli comunicò al sindaco che aveva disposto a favore dei genitori (74 anni il padre e 68 la madre) l’erogazione di un contributo di lire 50.000 e lo pregò di porgere loro il proprio cordoglio[8].
Note
[1] Sul drammatico episodio di Tricase, S. Coppola, Quegli oscuri martiri del lavoro e della libertà, Giorgiani, Castiglione 2015.
[2] Asle, Prefettura, Gabinetto, II versamento, b. 266, fasc. 3111 (telegramma del prefetto Di Cuonzo).
[3] Ivi, comunicazioni del prefetto e del comandante della Compagnia provinciale dei Carabinieri Aldo Favali; la Prefettura e l’APTI erogarono un contributo alle famiglie delle vittime e a quelle di coloro che erano stati ricoverati.
[4] Ivi, relazione redatta il 20/6/1960.
[5] Ibidem.
[6] Ivi, lettera del 13/1/1961.
[7] Ivi, lettera del 17/3/1961.
[8] Ivi, lettera del 15/1/1962.
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sofiasgirls · 1 year ago
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Sofia Coppola and daughter Cosima attending Phoenix’s concert at the Madison Square Garden.
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sciscianonotizie · 5 years ago
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ggarko · 8 years ago
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onceuponatimecdm · 7 years ago
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Italian beauty . Dark Hair . And in your country? I’m curious ... who are your favorites ? 
1. Alessandra Mastronardi - Actress 2. Ludovica Frasca - Dancer 3. Federica Nargi - Dancer 4. Chiara Biasi - Fashion Blogger 5. Francesca Chillemi - Actress 6. Clizia Fornasier - Actress 7. Cosima Coppola - Actress 8. Giulia Michelini - Actress 9. Levante - Singer / Xfactor Judge . 10. Vittoria Ceretti - Model
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leoafilmes · 6 years ago
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Sofia Coppola: Obra e vida
Filha do cineasta, produtor e roteirista Francis Ford Coppola e nascida em Nova Iorque, a atriz, cineasta, produtora e roteirista de 46 anos, ficou conhecida por fazer o papel de Mary Corleone em “O Poderoso Chefão” e mais a frente por dirigir os filmes “Encontros e Desencontros”, “Maria Antonieta” e “O estranho que nós amamos”. Hoje, ela é casada com Thomas Mars e tem duas filhas, Romy de 12 anos e Cosima de 9.
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Sofia foi a primeira mulher a ganhar o Leão de Ouro - o maior prêmio do Festival de Cinema de Veneza - e também foi a terceira mulher a ser indicada ao Oscar de Melhor Diretor.
Em 1999, seu primeiro longa-metragem dirigido, “As Virgens Suicidas”, recebeu o prêmio de Melhor Diretor Estreante pela MTV Movie Awards. Já em 2003, recebeu o Oscar de Melhor Roteiro Original e o Globo de Ouro de Melhor Roteiro com o filme “Encontros e Desencontros”.
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whea · 8 years ago
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I was tagged by the wonderful  @suprgirl
1. Name: IM PICKING A NEW ONE AND IDK SORRY
2. Nickname: nada

3. Zodiac sign: Aries

4. Height: 5'2"

5. Ethnicity: white af

6. Orientation: queer?

7. Favorite fruit: peaches and watermelon and cherry🍑🍉🍒

8. Favorite season: summer☀️

9. Favorite Book: I read too many to have a fav :/

10. Favorite Song: currently really digging Calvin Harris’s Rollin
11. Favorite scent: cherry
12. Favorite color: yellow/pink/red idk it depends on my mood
13. Favorite animal: brush dogs all the way

14. Favorite Beverage: p much like any juice
15. Favorite Movie: brush sofia coppola pulled some goddamn magic w Marie Antoinette (2006) but also Death Proof but also Gunvor Nelson’s Take Off (IT’S EXPERIMENTAL AND NSFW BUT GO WATCH IT IF YOU CAN)  but also I’m a film major so like this is too hard
16. Favorite characters: Lexa, Cosima, also every character from sense8
17. Blanket number: idk what this is asking but I'm currently puppy sitting and he’s playing my new puppy and i love it
18. Dog or cat: dog

19. Follower number: 1435

20. Blog created: I think this is asking when and idk like maybe four or five years ago??
tagging: @mobsterlena @rivierie @nerdaday
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naijawapaz1 · 5 years ago
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Facts about Cosima Mars- Daughter of Filmmaker Sofia Coppola
Facts about Cosima Mars- Daughter of Filmmaker Sofia Coppola
Quick Facts of Cosima Mars
Full NameCosima Mars
Date of Birth2010 /05 /18
NicknameMars
BirthplaceNew York City, NY
EthnicityWhite
ProfessionFamily Member
NationalityAmerican
Eye colourBlue
Hair colourBlonde
BuildSlim
HoroscopeTaurus
If you are familiar with one of the greatest film director Francis Ford Coppola, then you might know his granddaughter Cosima Mars. Cosima is the daughter of a…
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allspark · 7 years ago
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It’s time for our weekly Diamond Comics Shipping List! Check out some great titles IDW has in store for us next week like Transformers: The Wreckers Saga, Ghostbusters: Crossing Over, Star Trek, Teenage Mutant Ninja Turtles, and much more! All coming your way for July 4th!
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Nick Roche, James Roberts (A) Guido Guidi (A/CVR) Nick Roche
Three tales of the legendary Wreckers from creators Nick Roche and James Roberts are collected into this special edition! From the prison planet of Garrus-9 and a mysterious siege, to the lonely exploits of a kidnapped Prowl, Roche and Roberts, with artist Guido Guidi reveal traitors, long-lost secrets, and all the hard-nosed action that made the Wreckers the legends they are.
GHOSTBUSTERS CROSSING OVER #4
Erik Burnham (A/CVR A) Dan Schoening (CVR B) Tim Lattie
There was a plan. A good plan. The Ghostbusters of Many Worlds would just split up and seek out the ghosts that had escaped from the containment unit in the dimensions those ghosts sought refuge in. Simple. Effective. And it should’ve gone off without a hitch… until something went wrong. It seemed small, but it hints at the chaotic presence of a being that Peter, Egon, Ray-and especially Winston-had hoped they’d never meet again. •   2018’s Ghostbusters mega-event continues!
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JUDGE DREDD UNDER SIEGE #2
Mark Russell (A/CVR A) Max Dunbar (CVR B) Alan Quah
Trapped in the Patrick Swayze Block with no outside contact, Dredd and Judge Beeny have been forced into an uneasy alliance to stop a threat to Mega-City One that must be contained at all costs…
ORPHAN BLACK CRAZY SCIENCE #1
Heli Kennedy (A/CVR A) Fico Ossio (CVR B) Elizabeth Beals
Traveling the world to cure 274 sick Leda clones, brilliant scientist/couple Cosima and Delphine fall deeper in love… and deeper into a mysterious agenda which threatens to tear apart their noble mission… and their hearts!
STAR TREK DISCOVERY SUCCESSION #3
Mike Johnson, Kirsten Beyer (A/CVR A) Angel Hernandez (CVR B) Photo
Now it can be revealed! This miniseries, centered on the Mirror Universe of Star Trek: Discovery, delves deeper into the characters you only thought you knew… 
TANGLED #3
Liz Marsham, Alessandro Ferrari (A) Arianna Rea, Rosa La Barbera, Eduard Petrovich (CVR A) Gabby Zapata
Pascal wants to attend the state dinner! So when Rapunzel finds out their dinner guest has a paralyzing fear of reptiles, she tries to sneak him in anyway! Plus, Eugene has a romantic surprise for Rapunzel, but things don’t go quite according to plan!
TMNT ONGOING THE IDW COLLECTION VOL 07
Tom Waltz, Kevin Eastman (A) Various (CVR) Dan Duncan
Advance solicited for July release! A new age begins for the Turtles as the epic events of the past have created new opportunities for the future-but new dangers as well. While the Turtles adjust to a world leading the Foot Clan post-Shredder, they return to the Technodrome to monitor the revival of the Utroms on Burnow Island and are surprised to meet a new mutant-Leatherhead! Plus, Kitsune still poses a threat, and a new group, the Street Phantoms, enters the fray! Collects issues #51-64 of the Teenage Mutant Ninja Turtles ongoing series. Presenting the complete TMNT stories in recommended reading order, including one-shots, crossovers, and event series!
WALT DISNEY COMICS & STORIES #742
Andrea Castellan (A/CVR A) Andrea Castellan (CVR B) Alessio Coppola
“Fire Eye of Atlantis,” Part 2 of 2! Did Earth once have a second moon? Did ancient Atlantis save Earth from a deadly interstellar collision? Will Mickey Mouse, Goofy, and Eurasia Toft get out of another scrape-alive?
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