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Cosa è successo
Eravamo attratti da tutto quello che avrebbe potuto dare un senso di libertà. Abbiamo desiderato tanto essere liberi, indipendenti. Ora sembra l’esatto contrario. Aleggia una paura immobilizzante, come la nuvola di Fantozzi. La chiusura dell’ essere, nell’esistere, l’ho provato anch’io, obbligata a farlo. Manifestarsi quell attimo, giusto il tempo di far vedere le scarpe nuove, per poi non…
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LA LEGGENDA DELL'ANANAS NEL CARRELLO
Sabato pigro, sabato fresco in questa metà di settembre, con le temperature velocemente precipitate. Ma è anche sabato di spesa questo.
Entro al supermercato con il carrello, il primo reparto che trovo è quello della frutta. Distrattamente prendo un ananas, attratto da quel colore giallo e verde acceso, che mi ricordano i colori della bandiera brasiliana.
Non appena l'ananas è nel carrello, mi sento osservato. Mi giro, incrocio lo sguardo di una donna dall'aria vivace con un carrello colmo di prodotti biologici.
<Forse>, penso tra me e me, <approva la mia scelta di aver preso un ananas fresco e non di quelli inscatolati e già affettati.>
Mi fermo a osservare una piantina di basilico, lei mi si avvicina: "Hai il pollice verde?"
"Scusa?", le chiedo stranito, incredulo che mi rivolga la parola.
"Chiedevo se hai il pollice verde, vedendoti interessato al basilico", mi risponde.
"Mah, ci stavo pensando ma poi ho valutato che vivrebbe di più senza di me ed è meglio lasciarla qui al supermercato", le ho risposto con aria rassegnata.
Così dovrebbe bastarle. Dovrebbe capire che se faccio morire le piante di basilico figuriamoci i frutti dell'amore. Appassirebbero subito.
"Piacere, mi chiamo Monica", decisa con la mano allungata verso di me.
"Eh... piacere, Ri-Rino", le rispondo preso in contropiede.
"Ririno? Che nome strano."
"Mi hanno chiamato così perché non capivo mai niente, dovevano ripetermi le cose due volte da piccolo."
Lei ride. Ha capito la mia battuta, che non era una battuta, ma una vergognosa menzogna per mascherare il fatto di aver balbettato, davanti a lei, il mio nome.
Sorrido e riparto con il carrello, mi sento in imbarazzo, percepisco dal rumore che resta nei miei paraggi con il suo carrello.
Prendo una busta d'insalata e la butto distrattamente nel mio carrello.
"Quindi cerchi una relazione veloce e leggera", mi chiede incuriosita.
"Scusami ma non ti ho compreso."
"Allora", con un sorriso che stenderebbe chiunque, "se vicino all ananas metti l'insalata vuol dire che cerchi una relazione basata sul solo sess0, nulla di più."
"Ah... e se ci fosse della cioccolata?"
"Vuol dire che si cerca un'esperienza dolce e romantica."
"E se ci mettessi della conserva di frutta?", le chiedo incuriosito.
"In questo caso sei alla ricerca di una relazione dolce e duratura."
"Caramelle?"
"Passionale e sempre dolce."
A questo punto dal mio cervello sbuca un ricordo, quello della leggenda dell'ananas nel carrello. Nei supermercati era il modo di segnalare la propria disponibilità a conoscerci. Prima dei vari Tinder, Badoo e Meetic c'erano ananas e altri frutti.
Cazz0. Non me l'ero ricordato, a saperlo ci avrei messo subito dei limoni nel mio carrello, per segnalare una vita aspra. O dei kiwi, per indicare quanto ne avessi pieni gli 'zebedei'.
Deciso do una spinta al carrello, ora non so cosa metterci dentro. Ho paura a guardare la lista. Metti che ci fossero scritte 'zucchine', come interpreterebbe la cosa?
Entro nel reparto delle celle frigorifere, quelle aperte, dove in piena estate trovi quel refrigerio che ti riporta alle fresche serate d'ottobre.
Sento il suo carrello dietro al mio, dal fiato sul collo al carrello al culo è un attimo. Mi giro, lei sorride. Faccio la mossa di indossare la felpa in cotone che avevo appoggiato sull'impugnatura del carrello.
"Sai com'è", le dico mentre la indosso, "ho una certa età:"
Questo dovrebbe essere un chiaro segno della mia anzianità latente.
Velocemente mi fiondo nel reparto dolci, rimango in quella corsia fissando gli scaffali. Credo di aver avuto un'espressione abbastanza preoccupata.
"Tutto bene?", sento di nuovo lei prontamente a chiedermelo.
"Ehm, diciamo di si."
"Stai guardando gli ovetti al cioccolato, ti piacciono?"
"Si, il problema è quando arriverò alla cassa, mi creano più ansia gli ovetti al cioccolato che dei preservativi."
Ride, "Ma dai e perché?"
"Ti sembro uno che ha l'età per comprarsi degli ovetti al cioccolato? Mia cara... cara... scusami, già non mi ricordo il nome."
A quel punto mi mostra il cartellino di riconoscimento, appeso al suo collo, che le era andato sotto la sua felpa, "Ce l'ho scritto qui: Monica. Se vuoi tra poco vado in cassa, appena ho finito di rimuovere alcuni prodotti in scadenza dagli scaffali, così con me non dovrai andare in ansia."
"Ah, ma tu lavori qui!", ma dai ma che scoperta, ma cosa mi credevo? Illuso.
"Si, sei un nuovo cliente da noi?"
"Come fai a saperlo? Generalmente vado da un'altra parte."
"Si impara velocemente a riconoscere la gente che frequenta il supermercato dove si lavora. Chi sono, la frequenza e le assenze."
"Cosa intendi?"
"Intendo dire che lavorando in questo tipo di attività impari a capire il passare del tempo, della vita. Le persone anziane, per esempio, le noti perché ti fanno tante domande. Credo che a volte lo facciano perché sole, per parlare con qualcuno. Quando non le vedi per un po’ di tempo cominci a preoccuparti. Se non le vedi più capisci che potrebbero essere finite in un ospizio. O peggio morte. I bambini invece li noti perché corrono tra le corsie, li trovi spesso in quelle dei dolci o dove ci sono i giocattoli. Quando non li vedi più correre per le corsie vuol dire che sono diventati adolescenti, hanno la loro vita con gli amici. Non vengono più con i genitori a fare la spesa."
Rimango allibito e le chiedo, "E chi sta nel mezzo?"
"Quelli stanno nel mezzo, della vita, vanno e vengono come le offerte promozionali, spesso anche loro sono scontati", gli occhi di Monica sono lucidi, sembrano contenere il firmamento intero.
"Comunque", le rispondo per cercare di farla sorridere, "Non si è mai troppo vecchi e né troppo giovani, per lanciare prodotti a caso nel carrello di sconosciuti al supermercato mentre non guardano. Quando sarai in cassa e vedrai gente rinnegare quello che hanno nel carrello, ecco in quel momento pensa a me. Anche se non sono in offerta."
Non ho fallito, quel sorriso me lo porterò con me fino a che non mi addormenterò. Questa notte.
Oggi un ananas mi ha dato modo d'imparare, di conoscere. La frutta fa davvero bene. Anche se i nostri problemi sono iniziati da una cacchio di mela.
P.s. per questo racconto nessuna addetta alle vendite/cassiera è stata maltrattata
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malattia - alcune righe scritte più che altro a scopo (psico)terapeutico, che potrei benissimo evitare di postare qua, ma tant'è
è passato un mese e mezzo da quando la mia vita è stata ribaltata. il senso di pericolo che provavo all'inizio si è man mano attenuato, ma è completamente svanita in me la prospettiva di futuro - prospettiva, bisogna dirlo, che anche prima mi era piuttosto difficile immaginare, quindi ogni tanto penso che non sia cambiato poi molto. anzi, guardando l'altra faccia della medaglia, si è attenuato in me parte di quel senso del dovere e del sacrificio che mi ha afflitto per tutta la vita. e, ogni tanto, questa sensazione si trasforma in una inaspettata leggerezza. adesso riesco a fare più facilmente le cose che voglio fare, e mi chiedo spesso perché non abbia avuto più coraggio nella vita. sono stata una codarda, ho tenuto gli occhi chiusi, ho smesso di guardare al mondo per paura che ne sorgesse un desiderio. perché per anni (e forse ancora adesso) non c'è stato niente di più spaventoso per me che il sorgere di un desiderio - e poi il rischio, che nel mio pensiero era sempre una certezza, di non vederlo realizzato. non me ne faccio più una colpa meramente individuale, eppure rimane un po' d'amarezza per tutto quello che mi è scivolato dalle mani. continuo a provare, poi, delle emozioni che non so ormai dove collocare: l'invidia e la paura, il desiderio di cose impossibili e paradossali (che è l'unico desiderio che mi sia mai concessa), il rimpianto, qualche volta la rabbia. vorrei, almeno ora, purificare la mente da tutto l'eccesso negativo che vi risiede: a volte, guardando il mare, studiando, passeggiando in montagna, ci riesco; altre volte, invece, attivo l'unico meccanismo di adattamento che ho imparato a gestire - quello della disconnessione totale del cervello e dell'oblio. sento, comunque, un certo distacco nei confronti di tutto: nei confronti di quello che sto scrivendo, nei confronti delle situazioni che vivo, nei confronti delle persone che mi circondano. anche parlare con gli amici più cari è diventato difficile. non che abbia perso interesse in loro, non che loro abbiano perso interesse in me, ma sento come se tra me e loro fosse stata eretta una barriera che regola il tempo: per me, è completamente fermo; per loro, continua a scorrere. lo si dice spesso e ora ne vivo il significato completmente fuor di retorica: la vita, in ogni caso, continua ad andare avanti - ed è una cosa bella. mi chiedo, infine, se sopravviverò a tutto questo, se mi sarà data l'occasione di voltare pagina (una speranza che odio avere, ma c'è), avrò poi la forza di farne qualcosa? di trasformare queste consapevolezze in azioni? di lasciarmi dietro i pesi inutili? uno dei miei haiku preferiti dice che ora che il tetto è bruciato, posso vedere la luna - ed io, ora che vedo la luna, posso provare a raggiungerla?
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Ho accantonato le letture in corso - narrativa - per iniziare un libro sulla crescita personale. Si intitola "La montagna sei tu". Ero un po' scettica su questi argomenti che oggigiorno spopolano, mi dicevo che non c'era bisogno di leggere un libro su cose che, con presa di coscienza, si sanno. Invece leggerle mi rincuora, perché vederle scritte da altri significa che le emozioni che provo non sono solo mie, non mi isolano. Man a mano che elenca gli esempi di autosabotaggio li spunto e devo dire che ne sono molti.. Iniziando dal mio rimandare le repliche ai messaggi, le risposte alle chiamate, isolarmi e non coltivare amicizie; benché io sappia che sia nocivo per me, è una comfort zone a cui sono abituata, su cui mi sono adagiata dopo pessime esperienze. La forza delle abitudini è sorprendente e non c'è cosa più difficile di disabituarci a qualcosa che preserviamo per la nostra comfort zone.
Appena finisco pubblicherò estratti, ho questo blog come promemoria di citazioni che mi piacciono e solo di rado posto i miei pensieri. Più che per farli leggere e trovare qualcuno con cui condividerli, per me del presente e futuro. Ma, se qualcuno è finito a leggere queste parole, di buon auspicio perché spero di avere la forza di credere in me per migliorarmi, sappi che ho il pdf e adoro condividere i libri che mi piacciono senza scopo di lucro.
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GLI ANZIANI
"Siamo nati nel 40-50-60".
"Siamo cresciuti negli anni 50-60-70".
"Abbiamo studiato negli anni 60-70-80".
"Ci frequentavamo negli anni 70-80-90."
"Ci siamo sposati e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90".
Ci avventurammo nell'80-90.
Ci stabilizzammo negli anni 2000.
"Siamo diventati più saggi negli anni 2010".
E stiamo andando con decisione verso ill 2030.
"Si scopre che abbiamo vissuto OTTO decadi diverse..."
"DUE secoli diversi..."
DUE millenni diversi...
"Siamo passati dal telefono con operatore per le chiamate interurbane alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo, siamo passati dai cinema a YouTube, dai dischi in vinile alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle email e WhatsApp".
"Dalle partite in diretta alla radio, alla TV in bianco e nero, e poi alla TV HD".
Siamo andati al Video Club e ora guardiamo Netflix.
"Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischetti e ora abbiamo gigabyte e megabyte in mano sui nostri telefoni cellulari e IPad".
Indossammo pantaloncini per tutta la nostra infanzia e poi pantaloni lunghi, stringate, bermuda, ecc.
"Abbiamo evitato la paralisi infantile, la meningite, l'influenza H1N1 e ora il COVID-19".
Abbiamo guidato su pattini, tricicli, auto inventate, biciclette, motorini, auto a benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrici al 100%.
"Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita abbiamo avuto!"
Potrebbero classificarci come “essenziali”; persone nate in quel mondo degli anni Cinquanta, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
"Siamo una specie di "Yaa seen-it-all - già visto tutto "
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e testimoniato più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
È la nostra generazione che si è letteralmente adattata al “CAMBIAMENTO”.
Un grande applauso a tutti i membri di una generazione molto speciale, che sarà UNICA".
*🏹🏹*IL TEMPO NON SI FERMA*
"La vita è un compito che ci siamo portati a fare a casa._
Quando guardi... sono già le sei del pomeriggio; quando guardi... è già venerdì; quando si guarda... il mese è finito, quando si guarda... l'anno è finito; quando si guarda... sono passati 50, 60 e 70 anni!
Quando guardi... non sappiamo più dove sono i nostri amici.
Quando guardi... abbiamo perso l'amore della nostra vita e ora è troppo tardi per tornare indietro.
Non smettere di fare qualcosa che ti piace per mancanza di tempo.
Non smettere di avere qualcuno al tuo fianco, perché i tuoi figli presto non saranno tuoi e dovrai fare qualcosa con quel tempo rimanente, dove l'unica cosa che ci mancherà sarà lo spazio che può essere goduto solo con i soliti amici. Quel tempo che, purtroppo, non torna mai..."
È necessario eliminare il "DOPO"...
"DOPO"...
Ti chiamerò.
"DOPO"...
Io faccio.
"DOPO"...
lo dico.
"DOPO"...
Io cambio.
Lasciamo tutto per *Dopo*,
come se il *Dopo*
fosse migliore...
Perché non lo capiamo...
"DOPO"...
il caffè si raffredda
"DOPO"...
la priorità cambia,
"DOPO"...
il fascino è perso
"DOPO"...
presto si trasforma in tardi,
"DOPO"...
la nostalgia passa,
"DOPO"...
le cose cambiano,
"DOPO"...
i bambini crescono
"DOPO"...
la gente invecchia,
"DOPO"...
il giorno è notte,
"DOPO"...
la vita è finita
Non lasciare niente per *Dopo*,
perché in attesa del *Dopo*,
puoi perdere
i migliori momenti,
le migliori esperienze,
i migliori amici,
i più grandi amori.
Ricorda che *Dopo* potrebbe essere tardi.
*Il giorno è oggi!*
*NON SIAMO PIÙ IN UN'ETÀ PER RIMANDARE NULLA.*
Spero che tu abbia tempo per leggere e poi condividere questo messaggio... oppure lascialo per *Dopo* e vedrai che non lo condividerai mai!
Sempre insieme
Sempre uniti
Sempre Fratelli
Sempre amici
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Io sono Aura!
Sono un po' come un libro antico, pieno di pagine scritte a mano, di appunti marginali, di sottolineature e di annotazioni. Un libro che ha visto tanti lettori, ognuno dei quali ha lasciato la sua traccia. Dentro di me c'è un mondo complesso, un labirinto di emozioni e pensieri che si intrecciano e si scontrano. Sono un'eterna ricercatrice, sempre alla scoperta di nuovi sentieri, di nuove verità.
Mi definisco un'anticonformista, un'anima inquieta che fatica a trovare la sua collocazione in un mondo che spesso mi sembra troppo omologato. Preferisco perdermi nei meandri della mia mente piuttosto che seguire le mode del momento. Sono un po' come un gatto nero, che ama la solitudine e l'ombra, ma che allo stesso tempo è attratto dalla luce e dal calore.
Credo fermamente nel potere dell'immaginazione. Per me, la magia non è solo una favola, ma una realtà che si nasconde dietro le cose più semplici. È la capacità di vedere oltre l'apparenza, di trovare la bellezza anche nelle piccole imperfezioni.
L'amore è il motore che muove il mio mondo. È la forza che mi spinge a superare ogni ostacolo, a credere in me stessa e negli altri. Credo nell'uguaglianza di tutti gli esseri umani, nella nostra comune umanità. Siamo tutti pezzi unici di un puzzle più grande, ognuno con le proprie sfumature e le proprie fragilità.
So che a volte posso sembrare distante o introversa, ma dentro di me c'è un mondo ricco e vibrante. Un mondo che ho bisogno di condividere con chi è disposto ad ascoltare e a comprendere.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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Testimonianza di un convertito...
(Quarta parte)
Rimasi lì seduto tutta la serata a fare sarcasmi sul film e presi molto interesse per Nicky Cruz. Vedete, voi pensate con una mente e ora come Cristiano anch'io penso con la stessa mente ma come stregone pensavo con una mente diversa: Dave Wilkerson (Il pastore) era il nemico e Nicky Cruz (il criminale) era l'eroe. Cosi, rimasi seduto e pensavo questo tipo è in gamba e convertirà il predicatore... e poi lui si salvò! Ora, quel termine non voleva dire niente per noi ma quando poi lui cambiò dal vecchio Nicky Cruz, al nuovo Nicky Cruz, allora quello davvero significava qualcosa: era impossibile! Se Nicky Cruz era cambiato era davvero un miracolo incomprensibile a qualsiasi stregone. Veramente incomprensibile!
La pietra angolare tutto il fondamento della stregoneria è che non si può far un sortilegio non si può mescolare una pozione, non si può fare un rito senza una salda conoscenza della astrologia. E' la base, di tutte le pratiche della Stregoneria. Uno dei suoi insegnamenti è che si nasce con una tal personalità e non si può fare niente per cambiarla e la mia, era piuttosto squallida così come era.
Così uscendo da lì mi trovavo in uno stato a dire poco confusionale, di stress mentale, di grande oppressione e di un forte senso di smarrimento. La mia condizione io l'avevo ereditata e tutto ciò che avevano i miei genitori era stato trasferito a me. In altre parole avevo ereditato i loro demoni o alcuni simili a loro. E cosi, io non ero mai stato libero dal momento in cui quel dottore mi aveva dato la pacca sul sedere in sala parto, fino a tale notte del '72. Forse voi quando vi siete salvati vi siete sentiti meravigliosamente, ma non penso, che vi siate sentiti così tanto meravigliosamente di me, quando mi sono salvato io!
Per la prima volta potevo pensare da solo senza questo peso, come del cotone nella mia testa; è più o meno il solo modo per descriverlo. E la mia sensazione era quella che se mi avessero ucciso uscendo da quel posto ora io, sarei morto felice. E me ne andai senza pensare a nessun pericolo. La notte seguente tornai dicendo: "Vorrei vivere abbastanza a lungo da potermelo godere!". Ed il motivo era che non si abbandona la Stregoneria una volta che si è stati iniziati: una volta dentro, dentro per sempre! La mia vita ora, ogni giorno, è in continuo pericolo: quella di mia moglie e la mia e quella di tutte le persone che ne sono poi uscite. I Cristiani rimangono stupefatti, quando dico loro, che il più grande mago, stregone che sia mai esistito fu re Salomone. Quando tornò indietro, tornò veramente indietro! E come tutte le cose che ha scritto nella Bibbia, sono davvero grandi cosi altrettanto grandi sono quelle scritte nella Bibbia della Stregoneria!! Gli stessi riti di iniziazione e anche come preparare Bibbie della Stregoneria o come evocare demoni, sono tutte cose scritte e create da lui. Questi che seguono sono tipi di gioielli creati mediante la istruzione demoniaca per persone molto importanti.
Prima di raccontarvi cosa significano, io voglio dirvi questo: "Era impossibile comperare questi ornamenti, eccetto la croce ansata, al di fuori di un negozio di Stregoneria", fino a pochi anni fa. Erano fatti a mano, da gioiellieri appartenenti al sacerdozio, e venduti solo agli stregoni iniziati nei negozi di occultismo. "Da allora gli illuminati hanno deciso che uno degli scherzi peggiori che potevano fare ai Cristiani era mettere loro questi gioielli attorno al loro collo e sulle loro mani". E il motivo è: "Che questa roba attira i demoni" "Essi si abbarbicano nei posti dove la si trova".
Ora, se rimanete scioccati nel vedere di seguito la Stella di David è perchè solo recentemente è stata chiamata la Stella di David. Per migliaia di anni era stata chiamata Esagramma o Sigillo di Salomone.
Ora, quandob una strega, vuole praticare atti di Stregoneria si mette un pentacolo che è la stella a cinque punte dentro a un cerchio, che è la loro forma di protezione più forte. Dopo, depongono questa stella a sei punte, cosi detto esagramma, l'inglese "hex", che vuole dire "fare magia nera o lanciare un sortilegio su qualcuno". Cosi che, la mettono in un cerchio sul pavimento e questo fa apparire i demoni, secondo le loro istruzioni. È il segno più "maligno della Stregoneria". Lo so che forse, non riesco a farvi capire, quello che vorrei farvi capire, ma è molto pericoloso avere quell'affare. La "stella a cinque punte" dentro al cerchio, il pentacolo con una punta verso l'alto, significa Stregoneria; con due punte verso l'alto significa culto del demonio o Satanismo.
È interessante notare, che il simbolo della stella orientale, è una stella a cinque punte con le due punte in su. Simboleggia la testa di capra, che secondo i satanisti rappresenta il diavolo ed essi usano questa testa di capra e la adorano proprio come adorassero il diavolo stesso. (Segue)
Fine quarta parte
lan ✍️
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Sono sempre le piccole cose.
Fiori raccolti a mano, note scritte a mano, cose che hanno un significato, eppure queste piccole cose ci distruggono.
Riflettere troppo su un qualcosa senza significato, o la luce nei suoi occhi che non brillava più quando ti vedeva.
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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ISTRUZIONI PER COSTRUIRE UN ANIMALE FINTO NELLA TESTA DELLA GENTE: IL LUPO
1) Continuare a dire che è stato reintrodotto. Quindi, così come qualcuno l'ha messo, si può togliere. Hanno reintrodotto lupi diversi, ibridi, extracomunitari.
2) Utilizzare sempre verbi e perifrasi estreme: al semplice "mangia" preferire un "divora", "dilania", "riduce a brandelli". Il lupo non si muove, "si aggira" e "scende dai monti spinto dai morsi della fame". E' sempre affamato, descriverlo come uno stomaco vagante.
3) Creare panico. Vanno benissimo frasi tipo: "la situazione è fuori controllo"; "non siamo più tranquilli"; "la situazione è sfuggita di mano"; "prima o poi ci scappa il morto"; "finiti i cani, cominceranno con i bambini"
4) Suggerire una reazione senza giustificarla del tutto. Come: "prima o poi qualcuno si farà giustizia da solo"; "gli abitanti sono stanchi di avere paura".
5) Continuare a dire che ce ne sono troppi. Che si vedono tutti i giorni, che il loro numero è abnorme, che sono ovunque.
6) Farli sembrare molto più grandi. Per esempio suggerire un peso: va benissimo 50 chili.
7) Continuare a scrivere che sono vicini in modo da dare l'idea di un vero e proprio assedio: lupi in città, nelle case, nei cortili, vicino alle scuole, ai centri sportivi, agli ospedali.
8) Continuare a insistere che sono ibridi. E quindi più pericolosi perché non hanno paura dell'uomo. Il lupo ibrido dà l'idea del diverso, di qualcosa da togliere. Quindi, da ora, qualsiasi lupo è ibrido.
9) Ribaltare in negativo molte cose che potrebbero essere positive. Per esempio; il lupo divora cinghiali e caprioli.
10) Dargli colpe che non ha, tanto la gente è stupida e crede a tutto. Per esempio: il lupo divora le patate e distrugge i campi seminati. Provoca incidenti; ecco, questo senz'altro.
11) Non prendere mai posizioni dirette ma utilizzare "dicono", "è opinione diffusa", "gli abitanti si lamentano". Questo serve anche a illudere che ciò che si scrive sia condiviso da una comunità o da più persone.
12) Intervistare sempre quelli che confermano tutte le cose scritte finora, Dare anche voce però agli esperti veri, ogni tanto (molto poco), Questo serve per ribattere alle accuse di essere di parte.
13) Creare finti incidenti a cui tanto la gente crederà. Per esempio un agricoltore assalito dal lupo che si è salvato lanciandogli mazzette e giratubi (scrivere che si era certi che fosse un lupo perché ululava), un altro che è sopravvissuto grazie al badile e un allevatore a cui il lupo... non so, facciamo che gli ha scucito i pantaloni.
15) Descrivere il lupo come un limite: per gli allevatori, i cercatori di funghi, gli escursionisti, i proprietari di cani.
16) Recuperare tutte le credenze antiche. Sono già lì, dentro nella testa, basta solo un cenno.
Come lettura consiglio i principi della propaganda nazista di Goebbles; ci sono le stesse cose. Tra gli altri: "una menzogna ripetuta sul giornale diventa realtà".
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Ti capisco perché l’ho provato
Concordo, non sai come ti capisco. Io voglio avere la patente di lamentarmi, non l’ho mai fatto. Ora è arrivata questa esigenza, non ho più la soglia attiva, si è rotto il galleggiante della tolleranza. Il mio corpo non regge più le stupidaggini, le frasi fatte, le cose comuni, dette a caso, le polemiche sterili, i miei 15 interventi. Ognuno di noi ha bisogno di essere onesto con se stesso. Il…
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mi piacciono le lucine quelle che si mettono in giardino, quelle che spesso hanno i ristoranti all'esterno. mi piace la pizza, mi piacciono le patatine fritte. mi piace il caffè dopo pranzo e il gelato dopo cena. mi piace fare la doccia dopo il mare, mi piace lo shampoo al cocco, mi piace uscire a fare lunghe passeggiate in posti mai visti. mi piace quando la mia famiglia si riunisce, mi piace raccontare cose fatte, mi piace ascoltare le storie di chi fa tanti viaggi. mi piace saltare quando sono felice, mi piace la pallavolo, mi piace immergermi sotto l'acqua fino a non sentire più nessun suono, nessuna voce. mi piace il parmigiano sulla pasta, mi piace fare la valigia, mi piace vivere con un milione di animali, mi piace essere gentile. mi piacciono le bacchette, le biciclette, le farfalle, il tramonto, mi piacciono le foto ma soprattutto i video, quelli spontanei ancora di più. mi piacciono i filtri perché si possono togliere. mi piacciono i capelli lunghi, gli occhi profondi, le dita sfiorate. mi piacciono i fiori, mi piace prendermi cura, mi piacciono le acconciature, mi piacciono i vestiti con la vita stretta. mi piace ridere, mi piace prendersi in giro, mi piace urlare, mi piace piangere se è per sfogarmi. mi piace vedere le persone ballare, mi piacciono quelle talentuose e quelle coraggiose. mi piacciono i discorsi commoventi, i film misteriosi o quelli che fanno piangere. mi piace conoscere, mi piace leggere, mi piace informarmi, mi piacciono i castelli, il monopoly, le cene fuori d'estate, le sigarette al gusto zucchero filato, i luna park. mi piace andare al cinema, mi piacciono le bevande con la cannella, mi piace la pioggia nelle grandi città, le librerie vuote, l'aria condizionata in una giornata di luglio. mi piacciono le poetesse, gli scrittori, gli attori, gli scienziati. mi piace il mondo che ogni persona si costruisce, mi piace la diversità, i colori, l'amore. mi piace il sugo senza pezzetti, il pesto fatto a mano, i cuori disegnati sulla sabbia, le scritte interessanti sui muri, le storie delle persone, le mani incrociate. mi piacciono i dettagli ma anche le sfocature, i parchi divertimento ma anche i parchi. mi piace stare sdraiata per terra, mi piace dormire, mi piace pensare, mi piace scrivere, mi piace il vino, l'autunno, le montagne, mi piace la vita quando non si ammucchiano i doveri.
E, perché no, sul mio blog mi piacciono anche gli elenchi sulle cose che mi piacciono
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Non è che le lettere scritte a mano siano più belle, solo che puoi toccarle, respirarci sopra, farci gli svolazzi con le dita, sottolineare più a fondo alcune parole, pensare "adesso cancello tutto" , aggiungere un punto sulle i, mettere i P.S. a fondo pagina (quelli dove vanno a finire le vere emozioni), rileggere tutto e sorridere. Le cose scritte mi piacciono un po’ di più. Fabrizio Caramagna
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Excel tips per chi non usa mai excel
Ok, questo post nasce da alcune domande che mi hanno fatto ultimamente colleghi e amici poco pratici all'uso di excel, o da cose che li ho visti fare mettendoci il doppio del tempo necessario. Sicuramente per chi usa sempre excel sono cavolate, ma se avete un'infarinatura base e vi trovate a usarlo per lavoro/studio/cose vostre magari possono aiutarvi a fare in fretta certe operazioni. Questi esempi sono con Excel Microsoft, ma credo siano praticamente uguali su google sheets o altri free.
Se ci si prende la mano poi i fogli di calcolo si usano per tutto, il programma di una vacanza, il budget per un piccolo evento, le spese personali, ecc. O forse solo se sei ingegnere, non so :).
Cella fissa nella formula
Quasi tutti sanno che quando su excel scriviamo una formula in una cella che prende i dati da altre celle (es. A1+B1) e poi trasciniamo in basso, excel automaticamente modifica la formula mettendo A2+B2, A3+B3, ecc. E se invece volessimo dire a excel di sommare ai dati della colonna A sempre lo stesso valore nella cella B3 (un parametro fisso per dire)? Basta usare il simbolo del $ per dire quali parti tenere fisse: $B$1 dice a excel di prendere sempre la cella B1.
In questo modo se cambiate il valore della cella fissa tutti i calcoli si aggiornano in automatico.
Ctrl + E
Questa funzione mi ha aiutata a velocizzare un sacco di cose menose:
Se avete una colonna con (esempio) “Nome Cognome” e volete dividerla in due potete scrivere la prima riga, magari anche la seconda, poi andate su cella B4 e cliccate Ctrl+E, come per magia excel compila da solo il resto dei nomi. Uguale su cella C3, vi compila i cognomi.
Funziona anche per altre cose e per unire anziché dividere, tipo:
Altre due funzioni che mi hanno dato grandi soddisfazioni sotto il tab “Data”:
Se avete un file con cose scritte in riga che volete buttare in colonne separate, “text to columns” può aiutare. Supponiamo che vi mandino un file di testo tipo questo:
E a voi servono i valori nella prima colonna o nella terza. Bella menata, poi è anche scritto un po’ di merda con spazi a volte sì a volte no… come si fa?
Si copia tutto, si butta in una colonna excel e poi si usa text to columns:
Next, e si selezionano i giusti criteri per “tagliare” la riga in colonne:
Et voilà:
Remove duplicates parla da solo:
Se avete una colonna con dati duplicati che vanno “ripuliti” selezionate tutto e questo tastino lo farà per voi.
Domande (anche banali)? "Come faccio a fare xx"? Scrivete!
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epic highs and laws of essere nella ricerca, soprattutto in campo legale? vorrei laurearmi in diritto internazionale comparato ma ho paura che dopo non troverò nessun posto di lavoro,,, quindi probabilmente ricerca sia.
allora buongiornissimo, devo dire che sul fronte dei dubbi esistenziali della domenica stiamo andando fortissimo <3
partiamo dalla risposta definitiva che mi sento di darti, banale quanto vera: se è quello che vuoi fare, provaci. e non lo dico in termini fatalistici che richiamano vocazioni scritte sulla pietra da seguire pena una vita sprecata (been there done that, 0/10), ma semplicemente perché se ritieni che la cosa x sia la giusta direzione da seguire per un capitolo più o meno lungo della tua vita, dovresti farla, altrimenti ti rimarrà in testa un what if grande come una casa
nello specifico, in ordine sparso, non tanto i contro, quanto gli elementi di difficoltà di questa vita frizzantina: è un contesto abbastanza feudale, basato sui rapporti più o meno pacifici tra clan di accademici, dove devi senz’altro sgomitare (soprattutto andando avanti), accettare compromessi, così come di vivere in uno status liminale tra quello dello studente e quello del lavoratore (la burocrazia ti riserva the worst of both worlds). il precariato è sicuramente un pericolo da prendere in considerazione (molto dipende dal professore, finché lavori a stretto contatto con ləi, dal dipartimento, e dai soldi che ha a disposizione il dipartimento per finanziare la ricerca - e qua ritorna l’attività di sgomitamento agonistico). nel mondo della ricerca c’è poi una forte tendenza a preferire (quando si parla di finanziamenti) obiettivi “utili” [es gli studi sui dati, sulle nuove tecnologie, sull’ambiente etc etc. lo sono, per carità, ma non è detto che siano interessanti per tuttə] e questo pone non pochi paletti sulla strada di una ricerca serena
una cosa molto importante è la selezione oculata e attenta del docente con cui lavorare per i prossimi anni della tua vita è FON DA MEN TA LE la cosa più importante in assoluto*. e questo può essere un contro (se la scelta non è delle migliori) oppure può essere il più grande pro: lavorare con una persona brava e competente nel suo campo, ma anche alla mano, umana e gradevole è veramente la svolta, ti consiglio di non sottovalutare questo aspetto perché è davvero importantissimo, in barba a qualsiasi ragionamento su prestigio gloria onore etc etc [ne va letteralmente della tua salute mentale. una persona seria e preparata con cui si lavora bene vale 193848292 nomi illustri umanamente difficili, con cui potresti davvero arenarti]
circa i pro, torno a una delle prime cose che ho detto: se è quello che vuoi fare e riesci a farlo, è una grande esperienza. sai quando ti guardi intorno e dici “forse mi trovo nel posto giusto al momento giusto”? tra mille scleri, difficoltà, scadenze, pezzi da correggere, letture etc etc penso di trovarmi in una fase del genere - che è una roba. hai occasione di studiare in modo radicalmente diverso da quando prepari gli esami, puoi in linea di massima (con i dovuti aggiustamenti) approfondire temi che ti appassionano, hai un sacco di stimoli dal confronto con gli altri, dalle cose/persone che vedi/leggi/ascolti, capitano un sacco di occasioni preziose e interessanti, che ti arricchiscono molto anche dal punto di vista personale
sul “dopo”, è tutto un grande boh: anche per me il lavoro [in senso stabile, sicuro e ragionevolmente retribuito] nella ricerca è una prospettiva turbo-futuristica alla quale al momento non penso nemmeno perché altrimenti inizierei a piangere per il resto dei miei giorni. lol. chiaro che se vuoi fare il dottorato ma poi vuoi lavorare in un’azienda che non sa come beneficiare dei tuoi anni nella ricerca, questi non saranno serviti a molto. mentre se rimani in un ambiente, anche non universitario, che comunque sappia “cosa farsene” della gente dottorata, allora sarà comunque stato “utile” aver investito quegli x anni in un percorso di ricerca. inoltre, seppur l’utilità lavorativa sia senz’altro una priorità, ci tengo a ricordare anche quanto un percorso del genere sia arricchente in primis da un punto di vista personale. e ancora, non consiglierei di perseguire la ricerca per mancanza d’altro, perché è un percorso tosto e cominciarlo “per forza” ha poco senso [della materia in cui ti laurei non importa niente a nessuno** lol quindi focalizzati su quello che effettivamente vuoi fare tu, e parti da lì]
………e poi tanto dipende anche da un mix di bravura e fortuna, quindi un abbraccione e tanta buona sorte✨✨ spero di esserti stata d’aiuto!
*oddio c’è anche chi arriva dal nulla e non conosce il proprio tutor; io personalmente non saprei quanto consigliare questo modus operandi
**paradossalmente, più che al lavoro, è forse più importante nell’accademia, perché da lì - da quella materia, da quello specifico tema - muovi i tuoi primi passi e sperimenti con gli interessi di ricerca
PS ora però devi rivelarmi cosa intendi con diritto internazionale comparato perché ho scritto tutto questo papiro con quest’unica domanda in testa
#diritto internazionale E comparato?#diritto internazionale privato ma con profili di comparazione?#comparazione del diritto internazionale di pianeti diversi?#ai posteri l’ardua sentenza
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Saremo noi: Giorno 25
Credo fosse da parecchio che non superavo la soglia delle mille parole scritte in un giorno, quindi posso dire che sia stata una giornata molto soddisfacente. Nei prossimi giorni però spero di riuscire a scrivere di mattina, perché migliora il mio umore, e a parte quella di venerdì, questa settimana dovrei averle tutte libere.
Quante parole ho scritto: 1056 // 26156 (totale)
Quando ho scritto: dalle 14:30 alle 15:30 e dalle 20:00 alle 21:00.
Che musica ho ascoltato: Solo la playlist del romanzo.
Osservazioni: Ormai manca pochissimo al midpoint e non so se sono prontɘ, perché le cose inizieranno a farsi sempre più serie. C'è un lasso di tempo diegetico tra la scena che sto scrivendo adesso e la scena del midpoint che non so bene come gestire. Spero che questa cosa non mi bloccherà, perché vorrei tanto arrivare alle 30mila parole totali entro la fine del mese.
Estratto di oggi:
«Come è andata ieri sera?» «Bene! Anzi, benissimo. Siamo arrivate tra i primi tre in classifica.» Scuote la testa a occhi chiusi e agita una mano davanti a sé come per scacciare un pensiero sciocco. «Non mi riferivo alla competizione, mi riferivo al dopo.» Il cuore mi salta in gola. Pensa che sia successo qualcosa tra me e Cielo? Deglutisco. «Il dopo?» «La cena in pizzeria.» Versa dall’alto dell’acqua in una teiera di acciaio lucidissimo come una piccola cascata. «Oh. Sì, bene. Credo sia andata bene anche quella.» «Mmm…» Il meccanismo di accensione dei fornelli scoppietta finché non si accende la fiamma sotto la teiera. «Da quando Cielo è qui con noi è la prima volta che esce insieme ad altre persone. Dev’esserci stata una buona ragione per spingerla a farlo.» Alza lo sguardo su di me come a voler sottintendere che quella ragione potrei essere io. Finisco il resto del caffè in un sorso solo soltanto per avere la bocca occupata, perché non saprei cosa dire. Sono davvero io la ragione per cui Cielo è voluta restare?
La tensione ormai si palpa nell'aria: devo pensare a come farla scoppiare in tempo per il midpoint. Ne riparliamo domani!
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