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Napoli in un Giorno: Itinerario Completo tra Storia, Cibo e Cultura
✨ Napoli in un giorno: un viaggio tra storia, arte e sapori! ✨ Scopri il nostro itinerario completo: dal Cristo Velato alla pizza di Spaccanapoli, tutto quello che non puoi perdere. 🍕 Leggi ora sul blog!
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"Non dimenticatemi"
Massimo Troisi ❤️
Camminando sulla spiaggia nera del Pozzovecchio, aleggia ancora l'anima di un personaggio forse tutt'oggi ancora troppo poco apprezzato nella sua vera grandezza.
Nn a Procida però, dove il suo ricordo è ancora vivo.
Diverse persone durante le riprese del "Il Postino" si accalcavano fuori le ringhiere del set per rubargli uno sguardo.
A Massimo.
Sempre gentile, simpatico, dicono.
Ma anche molto silenzioso.
Che si faceva vedere poco, e che aveva una controfigura per le scene in cui il postino andava in bicicletta, anche tra altre strade, oltre a quelle di Salina.
Quando a Corricella, Massimo ha girato la sua ultima scena, a fine set, tutti gli applausi sono per lui.
Massimo sorride, ringrazia.
Poi sale su un gozzo che lo sta per portare via.
Si gira verso il molo della Corricella.
"Nn dimenticatemi.", dice.
Saluta con la mano, sorride un'ultima volta.
Il giorno dopo, a Ostia, si spegne nel sonno.
Il tempo di lasciarci un'opera indimenticabile.
Che nn riesce a vedere realizzata.
Ultima di pochi film, ma sempre pieni di pensiero.
In una Napoli dove il sole, il famoso sole, c'è e nn c'è, dove un ragazzo nn vuole emigrare ma solo "viaggiare, conoscere...", dove se il Napoli perde col Cesena è un bel problema, dove basta perderti nella campagna per ritrovarti nel 1492 ("quasi millecinque"), o sederti su una sedia a rotelle perché nn sai affrontare la vita, dove parli dell'amore in tutte le sue forme, provando a pensare fino alla fine che sia soltanto "un calesse".
"Nn so cosa teneva d'int 'a capa", diceva Benigni.
Ma sicuramente "ha fatto più miracoli il suo verbo di quello dell'amato San Gennaro".
Il 4 Giugno 1994 ci lasciava il Grande Massimo❤️
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Non vedo l'ora domani di vedere L. Non so bene il perché. Forse perché è maschio ed io da tempo non ho più amici maschi. Forse perché quando ci rivedemmo 2 anni fa "dopo anni di kitammuorto" (cit.) ci dicemmo a vicenda che eravamo stati bene e che era stata una bella serata. La seconda uscita la sera dopo però non fu bella come la prima, per nessuna ragione in particolare. Quindi adesso ho paura di star avendo aspettative altissime per qualcosa che sarà normale o niente di che.
Pensandoci, L è l'unica persona che appena la contatto mi chiede di vederci. Fossero tutte così le persone. Devo essere sempre io quella che deve insistere, organizzare, mantenere i contatti. La stessa cosa sta già succedendo con le coinquiline di Rovigo... mi sono scocciata di farlo e lentamente non lo farò più con tutti. Se non ci tengono loro, non vedo perché dovrei tenerci io, specie considerando che a breve avrò pure il fuso orario di mezzo.
Mi sono messa a rileggere le conversazioni avute con L dai tempi del liceo e ho riso di gusto e pure lui, come si è evinto dal vocale. Quanto eravamo scemi... 2012, una vita fa e non dico che sembra ieri perché ammetto di avere già i ricordi annebbiati, però allo stesso tempo non sembra sia passato tutto questo tempo. E invece.
Non mi sento più bisognosa come qualche giorno fa. Sto un poco meglio e forse è molto meglio così, anche in virtù di questo incontro con L, anche se la mia testa mi prefigura scenari volti a compensare questo mio senso di bisogno. Quindi forse sto meglio ma non troppo. O forse sono sempre bisognosa e non me ne accorgo.
Avrei voglia domani di farmi un bagno a mare a Napoli all'intrasatta senza costumi. Chissà se, a buttargliela lì, L mi dirà che si butterebbe con me. È pazzerello, potrebbe accettare.
Boh, non so, voglio che sia già domani.
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Nonostante tutto…
Mi capita ancora di pensarti sai?
Nonostante sia una cosa “fresca”, per me è stato un colpo pesante
Ripenso a quello che eravamo, o forse a quello che siamo…oppure a quello che eravamo e che,sotto sotto, spero di essere ancora un’altra volta. A quello che mi avevi fatto credere magari…
Mi manca il tuo profumo che tu dici di non avere, ma che mi hai lasciato ovunque. Sulla felpa, sulla macchina, sulla maglietta, sul cuscino del mio letto. Ti sono bastati 10 minuti sdraiata per lasciare quel profumo per tanto tempo.
Sai a volte penso di immaginarmelo, perché ancora adesso nonostante non ci vediamo da tanto mi capita di risentirlo
Mi mancano i pochi minuti in macchina insieme
Mi manca dirti “prendi il telefono, metti la musica che vuoi tu”. Non avevi bisogno di chiedere la password, la sapevi e la saprai perché è sempre stata quella e sempre rimarrà la stessa.
Mi manca ascoltare quella canzone, che oltretutto mi è capitato di sentirla oggi in un video, e boh magari è un segno?
Mi mancano i messaggi improvvisi per organizzarsi e fare qualcosa a breve, anche in 10 minuti
Mi manca, quello che sarebbe potuto essere, cose che non abbiamo mai fatto. Come il viaggio a Napoli e a Genova, che volevi tanto fare.
Mi mancano all’idea di non averli fatti.
Per scoprire le tue abitudini, vederti la mattina appena alzata, imbronciata col mondo ( posso immaginare )
I tuoi sbadigli dolci e i tuoi occhi neri socchiusi.
Mi manca il vederti mangiare, il tuo ridere e la mano davanti alla bocca mentre ridi, quasi fosse una tua debolezza.
Avrei voluto vedere con te Pompei, i quartieri spagnoli, vederti mangiare una pizza fritta.
Avrei voluto portarti da donato a mangiare un super mega panino di quelli che piacciono ad entrambi.
Portarti sul lungo mare a vedere il Vesuvio.
Avrei voluto portarti a Genova a vedere l’acquario appena arrivati, la sera vedere la città e il porto.
Il giorno dopo treno per camogli e il mare.
Programma che avevamo fatto, poi per un motivo o per un’altro non siamo riusciti.
Mi manchi, tanto.
Nonostante il male che mi hai fatto. L’aver giocato con i miei sentimenti per ripicca, con cattiveria.
Ti ho dato il mio cuore in mano..ti ho sempre pensata, in qualsiasi cosa.
Sentirsi dire chiamando il nostro ristorante per prenotare, “per due giusto samu?” Mi ha fatto male, tanto tantissimo e tu non puoi capire.
Potresti capirlo solo se stessi come me, se ti capitasse di trovare una persona che, come te, con cattiveria gioca con i tuoi sentimenti, nonostante tutto quello che è stato.
Ma non lo augurerei a nessuno, perché so bene cosa vuol dire non è la prima volta purtroppo.
Ti odio, perché sono stato di un male indescrivibile, ma ti voglio un bene dell’anima, ti voglio più bene di quanto non ne voglia a me stesso. Ma è sempre così, e infatti a chi piange il cuore sono sempre io.
È così facile sostituire e dimenticare una persona? Oppure mi pensi anche tu, hai questi pensieri anche tu ma per il tuo orgoglio non lo dirai mai?
Nonostante tutto, se tornassi, mi faresti stare bene… MA, solo dopo una strigliata non da poco. Solo dopo dimostrare di tenerci, solo dopo aver riacquistato la mia fiducia. Perché il mio cuore è chiuso e la mia testa dice di no, e quindi così sarà per un po’ almeno.
E poi magari potremmo pensare ai panini da donato, al Vesuvio, all’acquario e ad andare a camogli. A vedere il Vesuvio, la città di notte, a prendere il sole insieme.
Ti voglio bene, ma torna quando sarai in grado di farmi solo bene, non voglio altro.
Tuo, samu
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Antonio Conte porta il Napoli in vetta! 🔝⚽️ Con sfide e strategie vincenti, gli azzurri sono pronti a competere con Inter e Atalanta per lo scudetto! 💪🔵 #ForzaNapoli #SerieA #ConteInAzione 📸: gazzetta.it #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
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Come? Come hai potuto farmi una cosa simile?
Ci siamo conosciuti nel 2016, eri un bravo ragazzo, gentile, ferito, amavi la musica, la inseguivi e la insegui ancora cercando di diventare il bravissimo cantante che sei.
Ci siamo conosciuti su fb è vero, tramite amicizie in comune, ma abbiamo costruito un legame così forte, fraterno, subito. Erano gli anni in cui io volevo solo morire, cercavo di restare, di tenere duro e tu eri sempre lì. Ogni volta che il cuore era in mille pezzi e volevo farmi del male tu eri il primo che contattavo e mi hai sempre aiutato a trovare un modo per farcela e posare la lametta, mi hai salvato più volte tu di chiunque altro. Tra le tue canzoni e le nostre conversazioni io mi sentivo al sicuro, credevo in qualcosa e diventava tutto magico. Anche tu hai sempre avuto delle fragilità che io ho sempre rispettato e cercato di risanartele un po' o almeno di fartele pesare meno. Ci capivamo come nessuno mai ci aveva mai capito.
A un certo punto siamo arrivati a un punto in cui volevamo vederci giustamente di persona ma la distanza non giocava a nostro favore. Io a Napoli, tu a Roma, io ero minorenne e non potevo spostarmi, tu studiavi e lavoravi e avevi la tua vita con la tua stupenda fidanzata e ora moglie e vivevamo questa connessione a distanza, ma ci scrivevamo sempre, anche quando volevo farla finita dsfinitivamente nel 2018 tu c'eri e ad ogni compleanno ed onomastico mi scrivevi parole piene d'affetto, papiri per farmi capire quanto fossi speciale, per farmi vedere attraverso i tuoi occhi e lo stesso facevo io ai tuoi compleanni e onomastici.
Poi ho aperto gli occhi, ho visto che venivi spesso a Napoli ma non mi chiedevi mai di incontrarci, di prendere un caffé insieme, scambiare due chiacchiere dal vivo eppure io ero anche amica della tua fidanzata e mi sarebbe piaciuto molto incontrarvi entrambi, eppure tu hai inventato sempre scuse lavoro, progetti e "ma io sto solo un giorno..." e io dicevo "Vabbe fa niente, capisco che hai la tua vita e le tue cose da fare tranquillo" e il nostro legame si intensificava sempre più, veramente come due fratelli. I mesi e gli anni passavano, ti chiesi di venire al mio 18esimo e anche lì hai rifiutato, il vuoto ed il vuoto si è creato anche dentro di me, la prima delusione più grande che mi hai regalato. Ma anche lì continuavo a scriverti e cercare motivi validi per essere il più comprensiva possibile.
Nel 2019 sono andata al mio primo concerto a Roma di Ultimo e ho pensato che fosse l'occasione perfetta per incontrarti. Ti mandai tanti messaggi vocali per farti sapere dov'ero, che facevo e se potevi raggiungermi e anche lì non c'eri. Ero nella tua città e tu avevi da fare di nuovo. Io povera ingenua dissi "vabbe non importa capiterà un'altra volta".
Nel 2020 iniziai volontariato nella tua città, a Roma, e tutte le volte che venivo to chiedevo se tu c'eri, ma tu non c'eri mai. Venivi ancora a Napoli ma non mi hai mai mandato un messaggio per dirmi di salutarci. Io nel 2016 ti feci un regalo, anzi feci più regali a te e alla tua fidanzata e li tenni chiusi in un armadio per anni perché tu non c'eri mai. Alla fine hai iniziato a lavorare come insegnante a scuola e ti sei degnato di darmi l'indirizzo almeno per consegnartelo. Non mi avevi mai dato neanche il tuo numero di cellulare per chiamarti, messaggiarti, l'unico posto per noi era la messaggistica di facebook e instagram a volte. Eppure noi siamo sempre stati chiari, io non ero una fan e tu non eri il mio idolo. Eravamo due amici e fratelli a tutti gli effetti.
Dal 2020 non mi hai più neanche fatto gli auguri ai miei onomastici, al mio compleanno dei semplici "Auguri" fino ad arrivare all'anno scorso 2023 in cui neanche quelli ti sei degnato di mandarmi, dal 2019 non abbiamo più parlato delle nostre cose, non ci siamo più confidati e confortati.
Ti sei distaccato. Perché? Cosa è successo? Cosa ho fatto?
Per te allora non erano nulla quei messaggi, quelle belle parole che mi dicevi, tu mi hai sempre vista solo e soltanto come una fan esaltata come chissà tu quale artista famoso fossi. È vero io adoro quello che scrivi, quello che canti ma io mi sono affezionata e amo quello che sei non solo quello che fai. E sai cosa mi fa più rabbia? Che con un'altra ragazza tu hai avuto lo stesso rapporto mio ma con lei sei restato, sei sempre corso a Ferrara da lei, a lei hai sempre permesso di correre da te a Roma, le desti il numero di telefono, facevate videochiamate su Meet, l'hai fatta venire addirittura a casa tua. Ai tuoi 30 anni quest'anno, alla tua festa lei c'era e a me nessuno ha chiesto se volessi venire eppure tutti intorno a te mi conoscevano e sapevano il rapporto che avevamo, mi avete esclusa tutti così puff per magia come fossi un'appestata. Forse ho capito perché lei si e io no. Lei ti dà un posto dove andare a cantare perché nessuno ti caga per fare concerti purtroppo e lei essendo cantante di pianobar ti offre dei posti dove poter cantare. Allora su cosa basi le tue amicizie? Fammi capire. Sull'essere fan, sul soddisfare le tue richieste o sul vero bene che viene dal cuore? Fammi capire perché io è da quel maledetto 21 giugno 2024 che ho il cuore a pezzi per te, mi hai distrutta. Tu eri il primo a salvarmi e ora fai parte di una crepa anche tu e anche bella grossa.
Dici che ognuno deve avere il proprio pensiero, che deve tenerlo stretto e che le amicizie vere non si possono perdere per dei pensieri divergenti ma anzi si rispettano i vari pensieri e l'amicizia continua. Ma io credo che durante la pandemia tu abbia visto delle opinioni di me rispetto ad alcune tematiche in cui tu eri in disaccordo e ti sei allontanato.
Sembravi essere sincero, diverso dagli altri e invece sei proprio uguale a tutti.
Vorrei poterti inviare tutte queste parole ma non ne ho il coraggio, sono così delusa, disgustata e sto talmente male perché io ti ho sempre voluto un bene dell'anima per tutti questi anni e sempre te ne vorrò. Continuerò a sentire le tue canzoni anche se mi sono detta "Ma vaffanculo ti cancello dalla mia vita" ma non riesco a cancellarti, non riesco a cancellare nulla di te e di noi, del nostro legame. Ci sarà sempre un filo invisibile sottilissimo che mi lega a te purtroppo. Non puoi cancellare le persone che ti salvano. Però sappi che mi hai anche distrutto.
Buona vita. A te, la tua fidanzata e il tuo bellissimo ometto che avrei tanto voluto conoscere ma non me l'hai permesso. Avrei voluto conoscere tutti voi ma siete stati solo un'illusione a quanto pare. Un'illusione bellissima ma pur sempre un'illusione.
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Liposuzioni e filler da incubo, "Aesthetic Franco" fugge a Dubai «A vete visto la mia fantastica paziente e la liposcultura hot che le ho fatto? Adesso chiudo, ciao. Baci, bacetti. L'unica cosa che voglio è che le mie pazienti siano felici e in salute. Buongiornissimo splendidissimo!». Quando, a fine aprile, siamo finalmente riusciti a parlare con il chirurgo estetico Antonio Francesco Franco, 30 anni, meglio conosciuto come «Aesthetic Franco», tra le sue pazienti giravano ancora i video bene auguranti da lui stesso «confezionati» e poi postati su Instagram su profili che hanno sicuramente fatto la sua fortuna e che poi, via via, continuava a chiudere. In realtà, l'uomo che ha convinto su Instagram anche donne che prima non ci avrebbero neanche mai sperato, a trasformare il loro corpo a prezzi modici (5mila euro o giù di lì per una liposcultura, un po' per bonifico e un po' in nero) e sul quale da qualche giorno indagano le procure di Napoli e Brindisi (l'ipotesi di reato è lesioni colpose) per una serie di liposculture, addominoplastiche e mastoplastiche (circa una settantina) dagli esiti disastrosi, adorava i complimenti ma sfuggiva le critiche. Refrattario alle troppe pazienti scontente che, non riuscendo a lamentarsi con lui direttamente («dopo l'intervento era introvabile o comunque rispondeva stizzito, con difficoltà, per poi bloccare le persone o rifiutare le chiamate» giurano molte di loro), iniziavano a insultarlo sulle chat e allergico a chi gli chiedeva lumi sulla sua laurea in medicina presa in Romania, e l'ormai celeberrimo master in chirurgia plastica colombiano ottenuto, a suo dire, alla scuola del celebre chirurgo plastico Alfredo Hoyos, quando sono cominciate a fioccare le denunce il medico social è diventato via via meno social per poi scomparire del tutto. Quando gli abbiamo parlato Antonio Francesco Franco aveva disertato tutte le mediazioni che gli erano state proposte, ma ancora le procure pugliesi e campane non avevano deciso di procedere contro di lui. Così, dopo averlo contattato telefonicamente, gli avevamo chiesto se volesse dire la sua. «Non rilascio interviste, vi ringrazio per avermi interpellato, ma visto che pure io nel frattempo mi sono rivolto a dei legali, preferisco non intaccare il percorso della legge». Nel frattempo, però, non solo sono partite le inchieste, ma le pazienti, anche quelle che ancora gli chiedono di essere operate, non sono più riuscite a rintracciarlo e il telefono di lavoro risulta spento. Ieri il Corriere della Sera lo dava a Dubai. «Ma chissà, con uno come lui, vallo a sapere....». Il primo tra tutti noi colleghi a dargli la caccia, va detto, è stato il giornalista della testata giornalistica online barese quintopotere.it Antonio Conte che, con il cameraman Costantino Freda, dall'inizio dell'anno ha raggiunto e intervistato molte delle vittime, riprese perlopiù di spalle o con la voce contraffatta, di quello che lo stesso Conte ha ribattezzato ormai da tempo con sarcasmo «l'allegro chirurgo». Conte ha raccolto le sofferenze di donne e uomini distrutti, persone normalissime, talvolta disoccupate e che si sono sacrificate e indebitate, per poi ritrovarsi miseramente «rovinate», senza denaro e in condizioni fisiche peggiori di quelle precedenti. Persone sulle quali raramente altri medici possono e vogliono porre rimedio al disastro combinato del collega. Conte non si è risparmiato chilometri e disagi pur di raggiungere pazienti in lacrime e disperati, riuscendo a rintracciare persino la madre di Antonio Franco, la cantante romena Haiducii e il compagno della donna che (vedere per credere su YouTube) lo accusa di aver «stalkerizzato un'intera famiglia». Senza contare che al giornalista nel frattempo sono arrivate anche vere e proprie minacce.
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non ho sonno e così ho tracciato una mappa dei posti in cui sono stati Ghali e Rich il giorno del loro primo incontro a Napoli!!!! sono stati al Centro Direzionale, che presumo sia tipo City Life a Milano.
tutto è partito da questo tiktok stupendo che mi ha portato a questo profilo IG dove ho trovato queste foto
di Ghali e Rich seduti al tavolo di un bar, circondati da una troupe cinematografica! ora, il perché attorno a loro ci sia una troupe cinematografica è una cosa che non so e non saprò mai. Però, ho pensato che mi piacerebbe sapere dov'è questo posto perché se mai andrò a Napoli voglio andarci anch'io, da Ghalich supporter e fanatica incallita quale sono.
in una foto postata da Ghali avevo letto che il nome del posto era Espace Café
una delle mie foto preferite dei Ghalich 🥰💕 è così adorabile 🥰🥰🥰
ho cercato l'espace café su Google (anche perché mi stranisce il fatto che non ci siano i prezzi sul menù che si intravede poco lontano dalla mano di Ghali) e ho visto che si trova in Francia!
un dettaglio in una delle foto ha catturato la mia attenzione
nei pressi di questo fantomatico "Espace Café" si vede l'insegna AGOS. così ho cercato su Google Maps tutti gli AGOS a Napoli: sono solo 4! ho zoommato sulla cartina per vedere quale dei 4 si trovasse vicino a un Café. Solo uno.
il café indicato sulla mappa si chiama Kilo. Ho visto l'interno e non è affatto uguale a quello delle foto. spostandomi su maps, un po' sulla mappa e un po' con la street view, ho trovato quest'altro bar
stessa vetrata, stessi tavoli, affaccia su AGOS, a pochi passi dalla pizzeria Planet (Planet guarda te il caso! non so se Ghali e Rich siano effettivamente andati là quella sera a cenare). non esistono foto Street view né foto su Google immagini ma è questo.
sembra un bel posto, intimo e tranquillo, perfetto per starsene in pace e tranquillità senza persone cattive e impiccione che si avvicinano a chiedere "cos'è quel coso?" e altre domande impertinenti come questa.
poco distante, c'è un alto grattacielo.
qui è dove Rich legge di sé sul giornale di quella mattina. esplorando con la Street View, ho visto che lì vicino c'è una rampa di scale che porta più giù, probabilmente dove Ghali, con fare amorevole, sistema una sciarpa del Napoli sulla testa di Rich per proteggere la testolina dal sole e dal vento. un luogo appartato e lontano da occhi indiscreti.
non sono adorabili? 🥰🥰🥰🥰🥰
non so dire di preciso dove sia atterrata l'astronave di Rich 🛸 sembra un posto troppo stretto per farci atterrare un'astronave
solo perché si sappia, non mi piace fare la stalker. forse, il fatto che mi piacesse giocare a hidden chronicles o che mi piace cercare gli easter eggs nei film Disney - Pixar mi spinge a fare queste cose 🫣
#ghali#rich ciolino#ghali e rich#ghalich#casa mia#🩵🩵🩵#🩷🛸#ghali and rich in naples#on the day they met for the first time#🫂
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Via Napoli
E anche oggi hanno tentato di ammazzarmi, ma oggi in maniera decisamente più evidente che gli altri giorni: sulla via Milanese, mentre andavo al Despar di via Valle Allegra, un camioncino bianco con sul retro la scritta "via Napoli" ha preso una curva un po' troppo larga, così larga da salire sul marciapiedi e fare la curva lungo il muro a pochi millimetri dal muro: il marciapiede sul quale stavo camminando io Il tutto é accaduto a circa cinque metri da me, perché per fortuna mi sono fermata a guardare una pianta selvatica che cresceva lì accanto e questo è bastato ad evitare che io mi trovassi più vicina al punto di impatto nel momento in cui il camioncino é salito sul marciapiedi Se non mi fossi fermata di colpo a guardare la pianta il camioncino mi avrebbe letteralmente spalmata sul muro Non si è trattato di un incidente perché pochi metri dopo altre auto e moto hanno cercato di spaventarmi frenando di colpo o venendomi periocolosamente addosso
Le minacce erano nell'aria già da qualche giorno Visto che l'altra minaccia riguarda una sparatoria o esplosioni mi sono decisa ad andare oggi stesso all'ufficio postale a ritirare le due raccomandate che erano entrambe di Carmelo Calderone, l'amministratore del condominio di via Strano Il tentativo di ammazzamento temo arrivi sempre da Maugeri , chiunque si nasconda dietro a questo nome, il quale non solo non vuole restituire i soldi ma addirittura sembra si stia preparando a truffarne di altri
La prima raccomandata era un invito ad una riunione condominiale urgente che si sarebbe tenuta il 6 di giugno e avrei dovuto ritirarla dal 31 maggio, ma sentivo che c'era qualcosa che non andava in questa raccomandata ed ho aspettato di vedere cosa bolliva in pentola La pentola é diventata a pressione e stava per scoppiare, penso che l'incidente di oggi fosse una vendetta da parte del tizio che sperava di ottenere qualcosa da questa riunione condominiale
La cosa più preoccupante é che gli informatori telepatici mi avevano assicurato che le due raccomandate erano degli inviti da parte del Comune di Gravina per il rimborso delle quote condominiali che mi devono per l'altro condominio, rimborsi che il Comune non ha, a quanto pare, l'abitudine di fare perché la lettera l'ho protocollata al Comune in febbraio e non ho ancora ricevuto nessuna risposta Quindi qualcuno qui si sente golpista ma anche ladro sostenuto dalle istituzioni, anch'esse golpiste?
Potreste per favore spiegarmi cosa devo e cosa non devo a questi amministratori condominiali? Sembrano lavorare per i servizi segreti e sembra che vogliano utilizzarmi, contro la mia volontà oltretutto, come corriere, ma non sembrano brave persone, sembrano piuttosto dei terroristi Insomma, sia l'Alastra che il Calderone sono un enorme problema per me e non ho mezzi legali per potermi difendere nè per impedirgli di derubarmi o addirittura di togliermi la mia casa via pignoramenti
Pignoramenti che ci saranno sicuramente se inizieranno a pretendere somme che vanno dai 30 ai 60 mila euro (e vi faccio presente che io possiedo immobili in quattro condomini diversi), se considerate che oltretutto tra Irpef e Imu io pago il 50% di quel che guadagno in tasse e non il 25% , quindi, avendo già pagato i 60 mila euro che dovevo allo Stato ed essendo rimasta con pochi risparmi avrei bisogno di quattro anni per mettere assieme 30 mila euro continuando a pagare le tasse e impiegherei otto anni per mettere assieme 60 mila euro, questo significa che i vostri cari amici si stanno preparando a pignorare i miei immobili per ottenere i soldi che vogliono e non è detto che pignorino gli immobili sfitti magari vorranno proprio buttarmi fuori da casa mia Insomma, i vostri amici truffatori e assassini si preparano a farmi del male oltre che a derubarmi e io vi ripagherò come meritate, siete avvertiti!
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Sonniferi
La notte è frenetica, frastagliata, rumorosa. Mi sveglio per andare a fare pipì, c'è freddo, il cane occupa mezzo letto e il gatto mi impedisce di togliermi le coperte. Non riesco ad addormentarmi, mi rilasso, ascolto il mio respiro, il mio cuore, sento la sensazione di addormentarmi, riconosco che il mio cervello inizia a fare pensieri bizzarri e onirici, e a quel punto mi risveglio di nuovo.
Poi senza accorgermene mi addormento, dormo, sogno.
Siamo in strada, in via Napoli, Giulia è alla guida della panda, io sono dietro con qualcun altro, probabilmente mia mamma. Giulia si appresta a fare la curva di via Spinola, ma c'è coda, così lei passa nell'altra corsia e inizia a superare, non potendo vedere se dietro la curva arrivavano macchine in senso opposto e stando inoltre girata all'indietro a parlare verso di noi. Io parlo, cerco di protestare, ma il fiato non è mai abbastanza per arrivare in fondo alle frasi, e comunque Giulia non mi ascolta e non è minimamente interessata a darmi retta. Mi risveglio dicendo ad alta voce "girati porcodio".
E poco prima, sempre in macchina, ma stavolta guido io. Dietro ci sono Giulia e mia mamma, e anche io parlo girato verso di loro. Sto cercando di spiegare qualcosa, di avere ragione su qualcosa, ma niente, il fiato non arriva, le parole mi si strozzano in gola, e la frustrazione sale di continuo. Vedo il muro arrivarci addosso mentre io sono ancora girato a parlare. Ci schiantiamo. Non ci facciamo nulla sembra, ma mamma ha preso una facciata sul sedile ed è molto scossa.
Stamattina sono corso a ricomprare il sonnifero, visto che ne ho persa metà scatola. Non so cosa augurarmi. Restare presto solo per un po? Dormire artificialmente bene per qualche giorno? Riposarmi, staccare in qualche modo? Ovviamente so cosa può farmi stare meglio, sputare tutto, ma non è ancora il momento. A pensarci bene, non sarà mail il momento, perchè qualsiasi cosa dirò, dall'altra parete ascolterò solo le centinaia di motivi per cui quello che dico è sbagliato.
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19 ott 2023 14:57
“IL NAPOLI? NON È UN’OCCASIONE PERSA” – VINCENZO ITALIANO, TECNICO DELLA FIORENTINA RIVELAZIONE, A TUTTO CAMPO: “LE SCOMMESSE? CHI SBAGLIA DEVE ESSERE PUNITO” - "SIAMO IN CORSA SU TRE FRONTI, DOVREMO SCEGLIERE. ARRIVIAMO DA DUE FINALI PERSE” (CERTO, SE UNO TIENE LA LINEA DEI DIFENSORI A CENTROCAMPO PURE NEGLI ULTIMI MINUTI…) - IL RAPPORTO CON COMMISSO: “QUANDO GLI HO DETTO DI AVER DATO ALLA SQUADRA TRE GIORNI DI RIPOSO MI HA GUARDATO STRANO, GLI SEMBRAVA UNA FOLLIA. GLI HO SPIEGATO CHE…” -
Paolo Brusorio per “la Stampa” - Estratti
Perché uno come Bellingham ce l'ha l'Inghilterra e non l'Italia?
«Mamma mia che giocatore. Sa fare tutto, ha personalità ed è strafottente il giusto. Basta vedere come si è inserito nel Real Madrid per capirne le qualità. C'è stato un momento in cui i fenomeni nascevano da noi, è ciclico, ora tocca all'Inghilterra. Bravi loro e bravissimo il Real, per una volta tanti soldi spesi benissimo».
(…)
Il tecnico si sente superiore ai giocatori che allena?
«Non è questione di superiorità, ma proprio di diversità. L'allenatore ha responsabilità enormi rispetto a chi gioca. E se prima sei stato calciatore lo capisci meglio e più in fretta».
Ha imparato più dalle vittorie o dalle sconfitte?
«Ho imparato a non essere umorale. Fa solo danni. Ma è dalle sconfitte che trai insegnamenti».
La sconfitta più utile?
«Rimaniamo a quest'anno. La Fiorentina ha perso 4-0 a San Siro con il Milan. Quel giorno abbiamo sbagliato approccio, conduzione della partita. Abbiamo analizzato nei dettagli quanto accaduto, sarà un caso ma da allora non si è più perso. Cosa che ricapiterà, ovvio, ma non credo per colpa degli stessi errori».
«Dai giocatori mi è successo di imparare molto, quando è capitato però l'ho vissuto come un mio limite»: sono parole di Guardiola. Le condivide?
«Sì, nella prima parte. I giocatori ti danno una marea di informazioni. Non su come allenarli, ma più su come approcciarli, su come entrare nella loro testa. Non mi sembra un limite sfruttare certe informazioni».
Testa, fisico e piedi: da dove si comincia ad allenare?
«Dalla testa. Quando ti presenti devi colpire i giocatori, devi portarli dalla tua parte prima ancora di entrare in campo».
Italiano tecnico-psicologo?
«Allenare è un mestiere complesso. In tanti ti bussano, ti chiedono un colloquio individuale. Mi sono reso conto di come la gestione mentale valga quanto quella tecnica».
Il caso scommesse ci parla solo dei calciatori o anche di una generazione problematica?
«Sono errori e debolezze individuali, non mi piace che venga infangato tutto il nostro mondo, ma una cosa deve essere chiara: il calciatore non può scommettere e se lo fa deve essere punito. Dobbiamo saper evitare certe tentazioni perché siamo privilegiati e sulla bocca di tutti. Ogni nostro comportamento viene analizzato in maniera diversa».
Che cosa significa allenare a Firenze?
«Qualcosa di diverso. Sai a che cosa vai incontro se scegli Firenze: hanno avuto Baggio, Batistuta, la curva canta un coro per lo scudetto del 1956. La maglia viola qui è una ragione di vita. Oggi siamo terzi e ci godiamo il risultato, ma ci vuole molta umiltà. Questo è il mio trentesimo anno nel calcio, sono uscito di casa che ne avevo 15 e sa che cosa le dico?».
Che cosa?
«Che mi rilasso solo quando metto i piedi sotto la sabbia al mare».
Con Commisso è difficile staccare la spina. Quante volte vi sentite alla settimana?
«Quando è in Italia ci vediamo tutti i giorni. Prima di parlare con lei abbiamo pranzato insieme. Ci ha messo a disposizione una meraviglia come il Viola Park, sono certo che allenarci qui vale qualche punto in più»
Incomprensioni con Commisso?
Ride: "Quando gli ho detto di aver dato alla squadra tre giorni di riposo mi ha guardato strano, gli sembrava una follia. Gli ho spiegato che il riposo fa parte del lavoro e forse l'ho convinto. Forse».
Ha detto Ancelotti a proposito di Ronaldo: «Inutile chiedergli sacrifici, meglio chiederne il doppio agli altri». Unica strada per allenare un talento?
«I singoli fanno ancora la differenza, ma devono stare dentro un'organizzazione. Può anche stare libero un attaccante, ma nel calcio di oggi i 10 giocatori di movimento devono essere organici».
Vale per tutti?
«Per tutti tranne che per Ronaldo e Messi».
Quando sente che ci si accapiglia tra risultatisti e giochisti si fa una grassa risata?
«Siamo tutti risultatisti: come ci si arriva fa la differenza».
(...)
Tolga la Fiorentina e la serie A: che cosa la diverte?
«Tutta la Premier League».
(…)
A fine stagione sarà contento se la Fiorentina...?
«Arriviamo da due finali perse, ora siamo in gara ovunque e dovremo scegliere. Vorrei migliorare il settimo-ottavo posto dello scorso anno. Vincere a Napoli ci ha dato una convinzione importante».
A proposito: per lei Napoli è un'occasione perduta?
«No, lo stadio dove ho vinto quattro volte su 5».
(…)
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Mangiare sano senza rinunciare al gusto: la storia di Fitporn
Avete mai sentito parlare del termine "foodporn"? Quei video che ci appaiono sui social di persone che giorno dopo giorno visitano i più nascosti posti d'Italia e del mondo per far vedere le migliori "leccornie" culinarie. Tanto cibo, però, ci fa sempre pensare allo stare bene ed una domanda sorge spontanea: mangiare sano senza rinunciare al gusto, è possibile? L'abbiamo chiesto al protagonista della storia di oggi: la startup napoletana Fitporn. Cosa vuol dire "foodporn"? Con la definizione #foodporn dunque si intende un contenuto visivo con protagonista un alimento che è in grado di catturare e mantenere su sé stesso l’attenzione del pubblico. Più un contenuto è particolare ed esagerato e più riscuote successo e proprio per questo spesso il foodporn viene associato a un altro concetto molto conosciuto sui social: il junk food, ovvero il cibo spazzatura. Intervista a Luca Carbone, CEO di Fitporn Eccoci arrivati al momento dell'intervista per la storia odierna. Abbiamo scambiato quattro chiacchere con Luca Carbone, CEO di Fitporn: Le storie hanno sempre un punto di partenza: come nasce Fitporn? In particolare, io Luca Barone, (cofondatore e CEO di Fitporn Srl) lavoravo nel quartiere generale di Myprotein in Inghilterra. Analizzando i dati di vendita di prodotto mi accorsi che il settore del food funzionale stava crescendo velocemente e, dopo aver coinvolto quelli che poi sono diventati i miei cofondatori (Valentina, Paolo, Alessio e i Raffaele e Caterina – anche conosciuti come 2foodfitlovers – tutti con importanti esperienze in ambito culinario e/o social), sono tornato in Italia per far partire il progetto. Inizialmente, abbiamo registrato il marchio ma temevamo che la burocrazia italiana, nella quale non avevamo esperienza, potesse darci delle lezioni di vita imprenditoriale a caro prezzo per cui abbiamo messo in piedi un accordo con un mio ex cliente in cui la sua azienda ci dava la possibilità di far crescere la nostra idea all’interno della loro struttura prima di organizzarne la separazione come entità a sé stante. Nel primo anno di vita del marchio abbiamo fatturato più di 400.000 € e, fatti i conti, ci siamo resi conto che potevamo raggiungere l’obiettivo di essere in attivo a bilancio se avessimo costituito la nostra Srl. Per cui abbiamo fatto il salto, e a marzo 2023 siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento di startup innovativa dalla Camera di Commercio di Napoli. Cos'è, quindi, Fitporn e di cosa si occupa? Fitporn è il marchio di alimenti dietetici ma buoni quanto quelli tradizionali. Perché noi stessi non ci accontentiamo di mangiare sano, a meno che non sia anche goloso, per cui ricreiamo ricette tradizionali (ad esempio il famoso bacio perugina o il pangoccioli della Mulino Bianco) modificandone la composizione, al fine di rendere il prodotto più salutare ed inclusivo, cercando di mantenere alta l’asticella del gusto. Come e quanto sta crescendo la startup? Quali sono stati i risultati ottenuti fino ad ora? Tanto, e a volte ci chiediamo se è normale che sia così. Dopo aver coinvolto già più di 30.000 clienti, avere ottenuto il listing in diverse insegne della GDO a livello nazionale, ci prepariamo a fare il salto di qualità. Ma riveleremo tutto a tempo debito Mangiare gustoso ma in maniera salutare: in che modo? I nostri 2foodfitlovers (Raffaele e Caterina) col supporto di Paolo (ex-chef per professione, ora solo per passione) lavorano instancabilmente tutti i giorni per sperimentare ingredienti e ricette innovative, spesso documentando il tutto sui social (principalmente Instagram, Tiktok e Youtube con lo username omonimo “2foodfitlovers”). Questo crea hype nella community (e spesso i prodotti vanno sold out nel giro di giorni dal lancio!) e, avendo il contatto diretto coi consumatori, ci consente di fare indagini e ricerche di mercato che ad altre aziende costerebbero decine di migliaia di Euro. Così, col feedback dei consumatori, affiniamo le ricette e le lanciamo poi quando tutti sono soddisfatti, sia internamente che esternamente. Quali sono i prossimi step e progetti di Fitporn? Potendo contare su di una community davvero importante, la vogliamo coinvolgere ancora di più a sentirsi parte del progetto e lanceremo una campagna di equity crowdfunding, per la quale già abbiamo ricevuto già tante adesioni informali. Read the full article
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Questa volta voglio parlarvi di T. Beh credetemi non è facile da gestire,un uragano che cammina mi ha scombussolato la vita ma andiamo per gradi....
Posso dirvi che all'inizio non è stato facile. Eppure dal primo momento mi ha catturato spesso mi chiedo se mi sia solo aggrappato a un idea o se la persona che vedo in lei sia reale. Posso dirvi che ho fatto come sempre un casino enorme ma in questo sappiamo tutti che sono campione mondiale. Ebbene sì l'ho persa ho fatto scappare anche a lei. Ma forse anche se mi è difficile non rimpiango nulla. Avrei voglia di dirle una miriade di cose. Avrei voglia di dirle che forse non era poi così un disastro come le ho sempre detto ma che ero solo arrabbiato nel parlarle così,vorrei dirle che ogni giorno rivivo tutti i momenti condivisi con lei e che mi ha fatto sentire costantemente le farfalle allo stomaco miste a dei coltelli alla schiena,vorrei dirle che per me non è mai stato semplice fidarmi eppure con lei l'ho fatto a pieno e quando se n'è andata si è portata via tanto di me,vorrei chiederle se lei ci pensa mai a noi,vorrei sapere che posto ho per lei nel suo cuore, vorrei sapere se ogni tanto le manco perché a me spesso,vorrei dirle che ormai non ho più tanta voglia di ridere,ma più di tutto vorrei dirle che non so perché ad un certo punto abbiamo smesso di capirci e abbiamo fatto si che tutte le cazzate ci logorassero che ogni volta che mi ostinavo a litigare un verità ero semplicemente impaurito costantemente dal fatto che se ne andasse ero devastato dalla sensazione di non essere realmente ciò che voleva mi sono sentito inadeguato più volte e invece di aprirmi come sempre preferivo mettere la faccia da duro. Vorrei poterle dire che io non la perdo di vista perché non farò come tutti quelli bravi a parole. E poi le vorrei raccontare i ricordi che mi passano per la mente per rivivere forse insieme quelle sensazioni,come quando le diedi la lettera,la prima giornata a Napoli,quella volta che per fare l'amore abbiamo fatto le 7 del mattino in auto e lei mi guardo con lacrime di gioia mentre io andavo in ansia perché non capivo cosa stesse accadendo,la sera del concerto,la nostra vacanza a Paestum e quella in puglia,quella volta che fumavi la dinner lady mentre camminavamo per Castellammare,la seconda volta al parco virgiliano, quando la mattina l'ho accompagnato a fare il filler e il pomeriggio lei mi hai accompagnato a fare l'esame per l'articolo 6,la sera a meta,la prima volta che mi raccontò di lei,cantare le canzoni in auto, condividere la musica che ci piaceva,lei che veniva a dormire da me con la sola voglia dello stare insieme,la prima volta che abbiamo dormito insieme,il suo primo ti amo,le mie follie nel dirle se ti porto a Napoli sulle 13 discese ti chiederò di sposarmi e alla fine spoiler le ho chiesto di essere la mia ragazza,quella volta che abbiamo finto di dovercene andare da casa di mattia solo per l'esigenza di stare da soli,la tua laurea, il darle una mano per la laurea con le correzioni,l'ansia che provava per gli esami,quella volta in cui sei venuta con me a lavoro,la sera che andammo a vedere il murales di Rocco Hunt.....beh potrei continuare veramente per molto ancora ma concludo con la sera a Vietri una sera che mi ha fatto ritornare bambino per molti versi e si è conclusa con l'inizio della fine dopo quel giorno ha iniziato a dirmi che i suoi sentimenti erano cambiati e che non provava più le stesse cose da quel momento giorno dopo giorno ho cercato di far si che il nostro mondo non crollasse ma alla fine purtroppo ho sortito l'opposto e alla fine l'ho persa perdendo con lei una parte significativa di me ma ciò che non perderò sono sicuramente i ricordi.
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L'altro giorno la pagina Storie di Napoli ha, raccontandone la storia, denominato la stazione di Napoli-Afragola la stazione ferroviaria più bella d'Italia. La cosa non è falsa, ma non è nemmeno vera.
La stazione di Napoli-Afragola è un'opera architettonica paurosa e all'avanguardia. Lasciando stare il costo spropositato in sé, il fatto che fa arrabbiare è che è una stazione bellissima ma vuota. I treni AV a malapena ci passano e se lo fanno ti ritrovi nel silenzio più assoluto: non ci sono negozi, non ci sono persone, c'è qualche auto e qualche persona che sale e scende, come se fosse una stazione piccola dimenticata da Dio. Per raggiungerla, una strada provinciale senza illuminazione, di campagna, stretta e ricoperta di immondizia ai lati.
Per una volta che si poteva essere contenti di qualcosa, niente, perché non deve essere sfruttato per bene niente. La costruzione avvenne in tempi record e l'inaugurazione praticamente in sordina, manco i cittadini sapevano che ci fosse questa stazione nuova che era praticamente un gioiello architettonico. Sono anni che rimane così: praticamente abbandonata perché scomoda per chiunque, dato che pure i servizi pubblici sono pochi e la gente deve chiedere passaggi in auto per raggiungerla e se frequentata di notte fa paura più delle stazioni normali.
Da un post celebrativo si è passati a pensieri non altrettanto positivi.
Oggi mentre passavo proprio per quelle zone in auto pensavo: è vero che io vorrei fare qualcosa per questo posto, ma la verità è che forse è meglio se non ci rimango. Sono troppe le cose che so solo perché sono nata qui e vederlo, sentirne, parlarne è psicologicamente stancante.
Quando sei via di casa, sei praticamente ignorante. Puoi vedere esclusivamente quello che ti si presenta alla vista, senza poter andar troppo oltre. Che fosse Venezia o che fosse Tokyo non potevo che pensare: "chissà se anche qui c'è qualcosa sotto". Ma non potevo pensare altro, perché boh, che ne so.
È ovvio che più sei in un posto, più vieni a conoscenza di ciò che va e ciò che non va però spostarti ti rende mentalmente più leggero senza ombra di dubbio, almeno per me è stato così. Forse sono vigliacca. Può essere. Però è stancante rimuginare continuamente a quello che potrebbe essere fatto ma che non viene mai fatto ed è pure difficile evitarlo perché basta una news sui giornali che ti ritorna tutta fuori l'indignazione.
Ammiro chi resta, ammiro chi vuole cambiare non tutto, ma qualcosa. Io però non so se riesco a reggere tutta la vita così.
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Dino Buzzati, Qualcosa era successo
Il treno aveva percorso solo pochi chilometri (e la strada era lunga, ci saremmo fermati soltanto alla lontanissima stazione d'arrivo, così correndo per dieci ore filate) quando a un passaggio a livello vidi dal finestrino una giovane donna. Fu un caso, potevo guardare tante altre cose invece lo sguardo cadde su di lei che non era bella né di sagoma piacente, non aveva proprio niente di straordinario, chissà perché mi capitava di guardarla. Si era evidentemente appoggiata alla sbarra per godersi la vista del nostro treno, superdirettissimo, espresso del nord, simbolo per quelle popolazioni incolte, di miliardi, vita facile, avventurieri, splendide valige di cuoio, celebrità, dive cinematografiche, una volta al giorno questo meraviglioso spettacolo, e assolutamente gratuito per giunta. Ma come il treno le passò davanti lei non guardò dalla nostra parte (eppure era là ad aspettare forse da un'ora) bensì teneva la testa voltata indietro badando a un uomo che arrivava di corsa dal fondo della via e urlava qualcosa che noi naturalmente non potemmo udire: come se accorresse a precipizio per avvertire la donna di un pericolo. Ma fu un attimo: la scena volò via, ed ecco io mi chiedevo quale affanno potesse essere giunto, per mezzo di quell'uomo, alla ragazza venuta a contemplarci. E stavo per addormentarmi al ritmico dondolio della vettura quando per caso - certamente si trattava di una pura e semplice combinazione - notai un contadino in piedi su un muretto che chiamava chiamava verso la campagna facendosi delle mani portavoce. Fu anche questa volta un attimo perché il direttissimo filava eppure feci in tempo a vedere sei sette persone che accorrevano attraverso i prati, le coltivazioni, l'erba medica, non importa se la calpestavano, doveva essere una cosa assai importante. Venivano da diverse direzioni chi da una casa, chi dal buco di una siepe chi da un filare di viti o che so io, diretti tutti al muriccioio con sopra il giovane chiamante. Correvano, accidenti se correvano, si sarebbero detti spaventati da qualche avvertimento repentino che li incuriosiva terribilmente, togliendo loro la pace della vita. Ma fu un attimo, ripeto, un baleno, non ci fu tempo per altre osservazioni. Che strano, pensai, in pochi chilometri già due casi di gente che riceve una improvvisa notizia, così almeno presumevo. Ora, vagamente suggestionato, scrutavo la campagna, le strade, i paeselli, le fattorie, con presentimenti ed inquietudini. Forse dipendeva da questo speciale stato d'animo, ma più osservavo la gente, contadini, carradori, eccetera, più mi sembrava che ci fosse dappertutto una inconsueta animazione. Ma sì, perché quell'andirivieni nei cortili, quelle donne affannate, quei carri, quel bestiame? Dovunque era lo stesso. A motivo della velocità era impossibile distinguere bene eppure avrei giurato che fosse la medesima causa dovunque. Forse che nella zona si celebravan sagre? Che gli uomini si disponessero a raggiungere il mercato? Ma il treno andava e le campagne erano tutte in fermento, a giudicare dalla confusione. E allora misi in rapporto la donna del passaggio a livello, il giovane sul muretto, il viavai dei contadini: qualche cosa era successo e noi sul treno non ne sapevamo niente. Guardai i compagni di viaggio, quelli dello scompartimento, quelli in piedi nel corridoio. Essi non si erano accorti. Sembravano tranquilli e una signora di fronte a me sui sessant'anni stava per prender sonno. O invece sospettavano? Sì, sì, anche loro erano inquieti, uno per uno, e non osavano parlare. Più di una volta li sorpresi, volgendo gli occhi repentini, guatare fuori. Specialmente la signora sonnolenta, proprio lei, sbirciava tra le palpebre e poi subito mi controllava se mai l'avessi smascherata. Ma di che avevano paura? Napoli. Qui di solito il treno si ferma. Non oggi il direttissimo. Sfilarono rasente a noi le vecchie case e nei cortili oscuri vedemmo finestre illuminate e in quelle stanze - fu un attimo - uomini e donne chini a fare involti e chiudere valige, così pareva. Oppure mi ingannavo ed erano tutte fantasie? Si preparavano a partire. Per dove? Non una notizia fausta dunque elettrizzava città e campagne. Una minaccia, un pericolo, un avvertimento di malora. Poi mi dicevo: ma se ci fosse un grosso guaio, avrebbero pure fatto fermare il treno; e il treno invece trovava tutto in ordine, sempre segnali di via libera, scambi perfetti, come per un viaggio inaugurale. Un giovane al mio fianco, con l'aria di sgranchirsi, si era alzato in piedi. In realtà voleva vedere meglio e si curvava sopra di me per essere più vicino al vetro. Fuori, le campagne, il sole, le strade bianche e sulle strade carriaggi, camion, gruppi di gente a piedi, lunghe carovane come quelle che traggono ai santuari nel giorno del patrono. Ma erano tanti, sempre più folti man mano che il treno si avvicinava al nord. E tutti avevano la stessa direzione, scendevano verso mezzogiorno, fuggivano il pericolo mentre noi gli si andava direttamente incontro, a velocità pazza ci precipitavamo verso la guerra, la rivoluzione, la pestilenza, il fuoco, che cosa poteva esserci mai? Non lo avremmo saputo che fra cinque ore, al momento dell'arrivo, e forse sarebbe stato troppo tardi. Nessuno diceva niente. Nessuno voleva essere il primo a cedere. Ciascuno forse dubitava di sé, come facevo io, nell'incertezza se tutto quell'allarme fosse reale o semplicemente un'idea pazza, allucinazione, uno di quei pensieri assurdi che infatti nascono in treno quando si è un poco stanchi. La signora di fronte trasse un sospiro, simulando di essersi svegliata, e come chi uscendo dal sonno leva gli sguardi meccanicamente, così lei alzo le pupille fissandole, quasi per caso, alla maniglia del segnale d'allarme. E anche noi tutti guardammo l'ordigno, con l'identico pensiero. Ma nessuno parlò o ebbe l'audacia di rompere il silenzio o semplicemente osò chiedere agli altri se avessero notato, fuori, qualche cosa di allarmante. Ora le strade formicolavano di veicoli e gente, tutti in cammino verso il sud. Rigurgitanti i treni che ci venivano incontro. Pieni di stupore gli sguardi di coloro che da terra ci vedevano passare, volando con tanta fretta al settentrione. E zeppe le stazioni. Qualcuno ci faceva cenno, altri ci urlavano delle frasi di cui si percepivano soltanto le vocali come echi di montagna. La signora di fronte prese a fissarmi. Con le mani piene di gioielli cincischiava nervosamente un fazzo1etto e intanto i suoi sguardi supplicavano: parlassi, finalmente, li sollevassi da quel silenzio, pronunciassi la domanda che tutti si aspettavano come una grazia e nessuno per primo osava fare. Ecco un'altra città. Come il treno, entrando nella stazione, rallentò un poco, due tre si alzarono non resistendo alla speranza che il macchinista fermasse. Invece si passò, fragoroso turbine, lungo le banchine dove una folla inquieta si accalcava anelando a un convoglio che partisse, tra caotici mucchi di bagagli. Un ragazzino tentò di rincorrerci con un pacco di giornali e ne sventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. Allora con un gesto repentino, la signora di fronte a me si sporse in fuori, riuscì ad abbrancare il foglio ma il vento della corsa glielo strappò via. Tra le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue mani tremavano nell'atto di spiegarlo. Era un pezzetto triangolare. Si leggeva la testata e del gran titolo solo quattro lettere. IONE, si leggeva. Nient'altro. Sul verso, indifferenti notizie di cronaca. Senza parole, la signora alzò un poco il frammento affinché tutti lo potessero vedere. Ma tutti avevamo già guardato. E si finse di non farci caso. Crescendo la paura, più forte in ciascuno si faceva quel ritegno. Verso una cosa che finisce in IONE noi correvamo come pazzi, e doveva essere spaventosa se, alla notizia, popolazioni intere si erano date a immediata fuga. Un fatto nuovo e potentissimo aveva rotto la vita del Paese, uomini e donne pensavano solo a salvarsi, abbandonando case, lavoro, affari, tutto, ma il nostro treno no, il maledetto treno marciava con la regolarità di un orologio, al modo del soldato onesto che risale le turbe dell'esercito in disfatta per raggiungere la sua trincea dove il nemico già sta bivaccando. E per decenza, per un rispetto umano miserabile, nessuno di noi aveva il coraggio di reagire. Oh i treni come assomigliano alla vita! Mancavano due ore. Tra due ore, all'arrivo, avremmo saputo la comune sorte. Due ore, un'ora e mezzo, un'ora, già scendeva il buio. Vedemmo di lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La stazione, la curva nera delle tettoie, le lam- pade, i cartelli, tutto era a posto come il solito. Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. Il treno si fermava finalmente. Corremmo giù per i marciapiedi, verso l'uscita, alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell'angolo a destra in fondo, un po' in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio che si eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In città non avremmo più trovato un'anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta come uno sparo, ci diede un brivido. " Aiuto! Aiuto! " urlava e il grido si ripercosse sotto le vitree volte con la vacua sonorità dei luoghi per sempre abbandonati.
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Mi Fanno sorridere certi accostamenti
Oggi come ieri e come sarà domani.
Quando leggo l’accostamento dell’odierno presente 2020 che viviamo sottoposti ad un’infinita di problematiche con i pazzi criminali Nazisti, INORRIDISCO, ad una così SCIAGURATA SIMILITUDINE .
Quando leggo che siamo PRIVI di CAPACITA’ CRITICA (gli Italiani Criticano anche l’Incriticabile) quando se ne sente di tutti i colori, mi domando, ma chi scrive certe cose che TAVANATA di film Americano ha visto?
Quando scrivono che non ci poniamo nessuna DOMANDA, quando ogni giorno mille quesiti s’alzano per ogni frase, per ogni testo e tutti si chiedo PERCHE’, COME, E IL FATIDICO IMPERTERRITO “ NON SONO D’ACCORDO”, che regna sovrano in questo paese, rimango basito.
Quando elencano tutti gli art. costituzionali violati a loro dire, con tanto di recriminazioni e che la massa applaude, mi chiedo:
Ma quelli che erano sul lungo mare a Napoli?
Ma quelli che erano sui tetti a Palermo?
Ma quelli che si trovavano stipati sul treno la mattina alle 5:00, cosa sono?
Giusto per citare qualche caso.
Ed infine perché non è stato inserito in quella lista l’Art.32
Articolo 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
Quando leggo che tutti i social sono allineati come la RAI per censurare le NOTIZIE FALSE le così dette FAKE NEWS, (veramente sono poche le IDIOZIE CHE CIRCOLANO DA PER TUTTO come quella che ha generato questa mia riflessione).
Il buon DONALD TRUMP ha detto; visto che i Disinfettanti vanno bene fuori perché non trattiamo GLI AMMALATI con il disinfettante dentro.
Vi ricordo che l’acqua ossigenato non fa diventare gli occhi azzurri ma vi rende cechi, qualcuno secoli fa ha creduto ed ha perso la vista, per dire.
Critico?
Sono un critico costruttivo per natura, non vi è ombra di dubbio che il 2020 sia disseminato di errori, ma questi provengono da ogni parte e da ogni direzione, si poteva fare meglio? Certo, si può sempre fare meglio, specialmente col senno di poi e specialmente se non sei tu a prendere le decisioni che vanno prese adesso, quando non sai, quando non hai mai provato una situazione simile, quando non ha modelli a cui adattare le tue azioni, CERCHI FORSE DI FARE SEMPLICEMENTE DEL TUO MEGLIO.
Sono uno che ama la Democrazia per cui è giusto che ognuno esprima il proprio pensiero ed io qui esprimo il mio, che non è consenziente e tanto meno accondiscendente con qualsiasi ragionamento che non abbia una logica, una prospettiva al di sopra delle parti.
Sciorinare dei numeri parlando d’Italia quando i morti sono principalmente in quella parte del nostro paese più interessata, è fuorviante e fa capire la scarsa lucidità dell’autore, lo stesso dire cosa è aperto o cosa è chiuso ed enfatizzare le cose negative è un’associazione truffaldina che modifica i pensieri di chi legge superficialmente, forse questa non è scarsa lucidità, ma una chiara intenzione di imporre il proprio interesse.
Dopo aver letto tutti questi ben pensati mi sono detto.
C’è uno Stato, c’è un Governo?
Non ha importanza da chi è guidato, si può non condividere, si può essere critici, ma se vengono IMPARTITE DELLE REGOLE PER IL BENE COLLETTIVO vanno seguite e rispettate, poiché non tutti tengono alla propria vita, tanto meno a quella degli altri, visto il comportamento di alcuni che se ne sono altamente fregati delle regole.
Mi domando infine; se ieri come oggi ogni schieramento POLITICO è DIVISO e ha detto tutto e l’INVERSO di tutto in tutte le fasi di questo ultimo periodo chi è il “LOBOTIZZATO”? Non è certo colui che guarda in senso critico a 360° il mondo che lo circonda, ma quella PERSONA FISICA che guarda in una sola direzione perché è stata condizionata o perché vuole imporre il suo modo di vedere per una sua convenienza.
Io, in SENSO CRITICO e MORALE da questo tipo di PERSONE mi DISGIUNGO.
RelaxBeach© (Tutti i Diritti sono Riservati.) 03/05/2020
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