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Slow Fashion: Una nuova era per la moda etica e sostenibile
Rivoluzionare il guardaroba con consapevolezza: la moda lenta come risposta al fast fashion.
Rivoluzionare il guardaroba con consapevolezza: la moda lenta come risposta al fast fashion. Cosa significa Slow Fashion?Il concetto di Slow Fashion nasce in contrapposizione al fast fashion, il modello di produzione e consumo rapido che domina l’industria della moda. La Slow Fashion si concentra su: Qualità e durabilità: capi realizzati per durare nel tempo. Materiali sostenibili: utilizzo di…
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Il vivere sostenibile non riguarda solo l'ambiente. "Vivere sostenibile" significa apprezzare ciò che abbiamo e non lasciarci trascinare dall'incessante ricerca del nuovo, del migliore, del più recente. Significa prendersi cura delle nostre amicizie, delle nostre relazioni. Significa non dimenticare mai di ringraziare le persone che abbiamo accanto e che ci aiutano nelle piccole cose di tutti i giorni.
Significa fermarsi e fare una riflessione di quanto siamo fortunati quando tutto ci sembra perduto. Imparando a valorizzare tutto questo non solo scopriremo che la nostra vita è meglio di come pensiamo, ma riusciremo anche a renderci conto che nelle giornate più buie, il sole che è dentro di noi splende sempre anche se non lo vediamo.
Il vivere sostenibile include anche un impegno a vivere in armonia con l'ambiente. Questo può significare ridurre il nostro consumo di plastica, scegliere prodotti locali e di stagione, utilizzare mezzi di trasporto sostenibili e ridurre il nostro impatto energetico.
Inoltre, significa promuovere l'educazione e la consapevolezza su temi importanti come il cambiamento climatico, l'uguaglianza sociale e la giustizia economica. Essere informati e consapevoli ci permette di fare scelte migliori e di influenzare positivamente chi ci circonda.
Infine, vivere in modo sostenibile è un atto di speranza. È la fiducia che, nonostante le difficoltà e le sfide, possiamo costruire un mondo migliore, più equo e più giusto per tutti. È un percorso di continua crescita e miglioramento, un viaggio che ci invita a essere la migliore versione di noi stessi, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Ogni piccolo gesto conta e può fare la differenza.
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Aumento gas serra e fallimento della lotta al climate change
Così i nuovi giacimenti di oil&gas fanno fallire la lotta al climate change. Rapporto Global Energy Monitor: l’industria del settore aumenta la produzione nonostante l’impegno globale ad abbandonare i combustibili fossili Allontanarsi dai combustibili fossili in modo ordinato ed equo»: è il sofferto accordo raggiunto dalla Conferenza Onu sul clima di Dubai, la Cop28 di fine del 2023. Non è tuttavia quello che accade, anzi. Secondo i dati diffusi il 28 marzo dal Global Energy Monitor, «lo scorso anno i produttori di petrolio e gas hanno scoperto e dato luce verde allo sfruttamento dell’equivalente di tutte le riserve di greggio accertate in Europa» ed entro la fine del decennio i valori saranno «quadruplicati». Nuovi giacimenti Mentre gli investimenti in eolico e solare accelerano, ma faticano a tenere il passo necessario per la transizione verde; mentre in Europa la spinta del Green Deal cede sotto le resistenze delle lobby; la produzione di combustibili fossili avanza, nonostante «il consenso scientifico sul fatto che lo sviluppo di nuovi giacimenti sia incompatibile con l’obiettivo di frenare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi» a fine secolo, scrive Scott Zimmerman, autore del report di Global Energy Monitor. Secondo i dati del rapporto, almeno venti giacimenti di petrolio e gas hanno raggiunto lo stadio finale di autorizzazione nel 2023, sancendo l’estrazione di otto miliardi di barili di petrolio equivalente (Boe). Entro la fine del decennio, si dovrebbe raggiungere quota 31,2 miliardi di Boe, in 64 nuovi giacimenti. La crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina ha consegnato nuovi argomenti al settore oil&gas. Cina e India continuano a spingere addirittura sul carbone, la più sporca delle fonti fossili, per soddisfare la loro fame di energia. Iea: basta pozzi
Una piattaforma petrolifera in Messico Già nel 2021, l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha avvisato che non c’è spazio per nuovi giacimenti di petrolio e gas negli scenari di transizione ecologica coerenti con il tetto di 1,5 gradi, oltre il quale gli effetti del cambiamento climatico accelerano e diventano sempre più catastrofici (anche dal punto di vista economico) e sempre meno reversibili. E secondo l’International Institute for Sustainable Development (Iisd), «molteplici modelli climatici ed energetici mostrano che lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas è incompatibile» con la lotta al riscaldamento globale. Secondo il percorso di azzeramento delle emissioni nette di gas serra, messo a punto dalla Iea (aggiornato a settembre 2023), il consumo di petrolio e gas scende rispettivamente del 23% e del 18% entro il 2030 e di oltre il 75% nel 2050, rispetto ai livelli del 2022. Negli ultimi due anni, sottolinea il Global Energy Monitor, sono invece stati annunciati 50 nuovi progetti oil&gas e per 45 è stata presa la decisione finale sfruttamento. Le aziende coinvolte prevedono che alcuni giacimenti saranno operativi entro un anno o due, ma storicamente, spiega il report, servono in media undici anni per passare dalla scoperta alla produzione. Se questo trend sarà confermato, molti dei progetti annunciati non entreranno in produzione prima del 2030, mettendo una serie ipoteca sull’obiettivo di ridurre la dipendenza del sistema energetico globale dai combustibili fossili, i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra. Sud America e Africa sono al centro delle recenti attività di esplorazione, mentre quattro Paesi che fino a poco fa avevano una produzione scarsa o nulla, Cipro, Guyana, Namibia e Zimbabwe, ora rappresentano oltre un terzo dei volumi che i produttori sperano di sfruttare. Gas serra e temperature record Le cinque maggiori compagnie del settore - Shell, BP, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies - hanno accumulato profitti per oltre 261 miliardi di euro in due anni, secondo un rapporto di Global Witness. Intanto, le emissioni di gas serra del settore energetico, anziché scendere, non fanno che aumentare (+1,1% nel 2023 secondo la Iea) e si assottiglia sempre più il carbon budget, vale a dire la quantità di anidride carbonica che si può immettere in atmosfera prima che il global warming infranga il tetto di 1,5 gradi. E se lo scorso anno è passato agli archivi come il più caldo della storia, il 2024 si candida a batterlo: febbraio 2024 è stato il nono mese consecutivo a superare ogni record per temperature medie di periodo, che negli ultimi 12 mesi sono state di oltre 1,5 gradi più alte rispetto all’era pre-industriale, come rileva l’Osservatorio Ue sul clima, Copernicus. Read the full article
#cambiamentoclimatico#carbonbudget#climatechange#conferenzaonu#Copernicus#GlobalEnergyMonitor#GlobalWitness#Oil&gas#riscaldamentoglobale
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Pistoia, San Giorgio al via 6 incontri su ambiente, energia, mondo e territorio
Pistoia, San Giorgio al via 6 incontri su ambiente, energia, mondo e territorio La complessità del periodo storico attuale, con problematiche globali e cambiamenti sempre più repentini, presenta importanti sfide da risolvere. Le macro crisi raggiungono anche la quotidianità, il territorio, l'economia locale e toccano la vita di ognuno di noi. La strada per migliorare le condizioni del nostro mondo passa anche attraverso la ricerca di soluzioni interdisciplinari, condivise, coinvolgendo la base. L'uomo, con i suoi comportamenti, le sue conoscenze, la sua coscienza e responsabilità, può agire positivamente, sia nei diversi campi a cui è chiamato a impegnarsi, che sul proprio territorio di appartenenza. Per far conoscere e interrogarsi su queste tematiche, la Biblioteca San Giorgio dà il via a partire da sabato 20 gennaio a un ciclo di sei incontri-dibattito in cui saranno affrontati vari punti di vista, offerti strumenti di conoscenza, delineate delle possibili soluzioni nei diversi contesti dell'essere e del vivere quotidiano. Il titolo del ciclo, promosso dall'Associazione Orizzonte Green, è Dal macro al micro - sei incontri su ambiente, energia, mondo e territorio. Alla ricerca del ruolo dell'individuo, delle comunità delle associazioni, dell'economia locale, della comunicazione, della geografia. Orizzonte Green è un'associazione culturale senza fini di lucro che promuove l'utilizzo di fonti rinnovabili, la realizzazione di comunità energetiche e di altre attività e progetti per la salvaguardia del territorio, dell'ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale. Ecco in dettaglio gli appuntamenti tutti alle ore 10. - Sabato 20 gennaio nell'auditorium Terzani è in programma Parlando di "Mondi Futuri" 20 anni dopo: perché la nostra civiltà tecnologica è a rischio con Mario Menichella, fisico e divulgatore scientifico. - Sabato 23 marzo nella sala Manzini si terrà Rapporto tra il Sistema Uomo e la dimensione spazio-temporale in cui l'essere umano si muove, comunica e interagisce con Gloria Biondi Scorcelletti, esperta di disciplina yoga. - Sabato 18 maggio nella sala Manzini è previsto Il paesaggio dei sensi: geografia ed emozioni con Roberta Carboni, docente di geografia economica. - Sabato 28 settembre nell'auditorium Terzani è in programma Efficientamento energetico, aziendale e domestico Claudio Pini, economista e imprenditore. - Sabato 26 ottobre nell'auditorium Terzani si svolgerà Edifici a basso consumo energetico con Alessandro Bernardini, architetto. - Sabato 23 novembre sempre nell'auditorium Terzani toccherà a Insieme per un mondo unito, equo, pacifico ed ecosostenibile. L'importanza dell'impegno individuale e dell'azione sociale con Marco Bresci, ingegnere e divulgatore.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Mortalità in aumento tra i 40 e i 60 Anni: un preoccupante Trend demografico
Nella società moderna, dove l'accesso alle cure mediche è generalmente migliore rispetto al passato e dove le tecnologie mediche hanno raggiunto livelli avanzati, ci si potrebbe aspettare un costante miglioramento delle condizioni di salute e una maggiore aspettativa di vita. Tuttavia, negli ultimi anni, si è osservato un preoccupante trend demografico: l'aumento della mortalità tra le persone di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Questo fenomeno ha attirato l'attenzione dei ricercatori, dei professionisti della salute e degli osservatori sociali, poiché rappresenta una sfida significativa per la società e la salute pubblica. Nel presente articolo, analizzeremo le ragioni dietro questo fenomeno e le possibili soluzioni per contrastarlo. Cause dell'Aumento della Mortalità Malattie Non Trasmissibili: Un'importante ragione dietro l'aumento della mortalità nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni è il crescente impatto delle malattie non trasmissibili. Queste includono malattie cardiache, diabete, malattie respiratorie croniche e alcuni tipi di cancro. Uno stile di vita sedentario, una dieta poco salutare e il consumo eccessivo di alcol e tabacco sono fattori di rischio significativi per queste malattie. Salute Mentale: La salute mentale è un aspetto spesso trascurato ma cruciale della salute generale. Lo stress cronico, l'ansia e la depressione possono avere un impatto devastante sulla salute fisica e possono contribuire all'aumento della mortalità in questa fascia d'età. Le pressioni legate alla carriera, alle responsabilità familiari e alla sfera sociale possono essere particolarmente gravose. Obesità: Il numero di persone obese è aumentato negli ultimi decenni, e questo è associato a un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiache, diabete e altre patologie croniche. L'obesità è stata identificata come un fattore di rischio importante nella mortalità precoce. Accesso alle Cure Sanitarie: Nonostante i progressi nella medicina, l'accesso alle cure sanitarie non è uniformemente garantito per tutte le fasce della popolazione. Talvolta, alcune persone non ricevono diagnosi tempestive o trattamenti adeguati a causa di barriere socioeconomiche o geografiche. Epidemia di Opioidi: In alcune regioni, si è verificato un aumento significativo delle morti legate all'abuso di sostanze, in particolare agli oppioidi. Questa epidemia ha colpito duramente diverse comunità e ha avuto un impatto significativo sulla mortalità nella fascia d'età presa in considerazione. Soluzioni e Interventi Per contrastare l'aumento della mortalità tra i 40 e i 60 anni, è necessario adottare una serie di soluzioni e interventi a livello individuale e sociale. Alcune proposte includono: Promozione di uno Stile di Vita Salutare: Campagne di sensibilizzazione devono essere implementate per promuovere l'importanza dell'attività fisica, di una dieta equilibrata e di uno stile di vita sano. Miglioramento dell'Accesso alle Cure Sanitarie: È essenziale garantire che tutte le persone abbiano un accesso equo e tempestivo alle cure mediche, indipendentemente dalla loro posizione geografica o situazione economica. Salute Mentale: Investire in programmi di supporto alla salute mentale e ridurre lo stigma associato ai disturbi mentali può contribuire a migliorare la qualità della vita e ridurre la mortalità in questa fascia d'età. Combattere l'Obesità: Programmi mirati a combattere l'obesità, come l'educazione nutrizionale e il supporto per uno stile di vita attivo, devono essere promossi e incentivati. Lotta all'Abuso di Sostanze: Affrontare l'epidemia di opioidi richiede sforzi coordinati tra le istituzioni, comprese azioni per la prevenzione, il trattamento e il sostegno alle persone coinvolte. Conclusioni L'aumento della mortalità tra i 40 e i 60 anni è un problema complesso e sfaccettato, influenzato da molteplici fattori. Richiede un'approccio olistico che coinvolga il settore sanitario, il governo, le istituzioni e le comunità locali. Solo attraverso uno sforzo congiunto possiamo sperare di invertire questo preoccupante trend demografico e garantire una migliore qualità della vita per tutti i cittadini. Fonti: - Ministero della Salute - https://www.salute.gov.it/ - Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - https://www.who.int/it - ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica - https://www.istat.it/ Foto di Grae Dickason Read the full article
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Italia: nel 2050 la quarta più “vecchia” del Mondo
di Leopoldo Gasbarro
25 Febbraio 2023
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Nel 2050 l’Italia sarà il Paese che avrà più persone
Una delle principali sfide che il mondo dovrà affrontare nei prossimi decenni è legato alla demografia, all’invecchiamento. Il tema principale dei prossimi anni sarà:: il passaggio graduale e in gran parte irreversibile verso una popolazione più anziana.
Secondo la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni dovrebbe raddoppiare nei prossimi tre decenni, raggiungendo 1,6 miliardi nel 2050.
Come mostra Felix Richter di Statista nel grafico seguente, l’Asia è in prima linea in questa tendenza, con Hong Kong, Corea del Sud e Giappone che dovrebbero avere la quota più alta di persone di età pari o superiore a 65 anni entro il 2050.
Mentre il Giappone è famoso per la sua popolazione anziana ed era già in cima alla lista nel 2022, altre economie asiatiche sono nel mezzo di un cambiamento significativo, poiché l’aspettativa di vita è rapidamente migliorata negli ultimi decenni e continua a farlo. Entro il 2050, si prevede che circa il 40% della popolazione di Hong Kong, Corea del Sud e Giappone avrà 65 anni e più, il che fa un’enorme differenza rispetto ai livelli attualmente osservati nelle regioni altamente sviluppate, dove la percentuale di persone anziane è intorno ai 20 anni. .
“L’invecchiamento della popolazione è una tendenza globale determinante del nostro tempo��, scrive il Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite nel suo Rapporto sociale mondiale 2023 , definendolo una “grande storia di successo” che porta sia sfide che opportunità. Una delle principali sfide per i paesi con una popolazione che invecchia è garantire che l’economia possa sostenere le esigenze di consumo di un numero crescente di anziani, sia aumentando l’età pensionabile legale, rimuovendo gli ostacoli alla partecipazione volontaria alla forza lavoro degli anziani o garantire un accesso equo all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alle opportunità di lavoro per tutta la vita, il che può contribuire a rafforzare la sicurezza economica in età avanzata.
Soprattutto i paesi nelle prime fasi del cambiamento demografico hanno l’opportunità di pianificare in anticipo e attuare le giuste misure in anticipo, per gestire efficacemente le sfide che derivano dall’invecchiamento della popolazione.
LEOPOLDO GASBARRO 25 febbraio 2023
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Guerra: chi guadagna svalangate di dollari e chi ne perde ogni giorno di più come l’Italia
di Leopoldo Gasbarro
25 Febbraio 2023
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I 28 principali produttori mondiali di gas e petrolio hanno ricavato quasi 100 miliardi di dollari nel primo trimestre dello scorso anno.
La guerra, quindi, non è una sciagura per tutti. C’è qualcuno che sta guadagnando svalangate di soldi. A brindare alla guerra sono, soprattutto le compagnie di combustibili fossili, che stanno moltiplicando i loro ricavi. In tal senso la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, lo scorso anno, ha creato non pochi interrogativi circa ciò che sta accadendo.
“È immorale che le compagnie petrolifere e del gas traggano profitti record da questa crisi energetica che grava sulle spalle delle persone e delle comunità più povere e che ha un costo enorme per il clima. Ovunque i bilanci familiari risentono del rincaro dei generi alimentari, dei trasporti e dell’energia, alimentato dal collasso climatico e dalla guerra”.
Gli Stati Uniti rientrano a pieno titolo nella speciale classifica dei vincitori economici del conflitto, comunque vada a finire: l’industria bellica americana farà un gigantesco business, così come l’industria estrattiva di gas che rifornirà anche l’Europa dalla quale gli Usa otterranno una maggiore “dipendenza” sulle decisioni geopolitiche di Washington e un ruolo rinforzato della Nato.
Ma quanto è costato agli italiani questo primo anno di guerra?
Uno dei principali effetti del conflitto è il forte rincaro dei prezzi dell’energia, che ha contribuito in larga parte all’accelerazione dell’inflazione in tutto il mondo.
Corrente elettrica
Arera ha stimato che, per la bolletta elettrica, la spesa per la famiglia tipo nel periodo compreso tra il 1° aprile 2022 e il 31 marzo 2023 sarà di circa 1.374 euro, in aumento del 67% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente.
Gas
La spesa del gas per la famiglia tipo nell’anno (febbraio 2022-gennaio 2023) risulta di circa 1.769 euro, in crescita del 36% rispetto ai 12 mesi dell’anno precedente (febbraio 2021- gennaio 2022).
L’accelerazione dell’inflazione e i prodotti più penalizzati
Copia
L’aumento dei costi energetici è sicuramente un driver importante dell’impennata dei prezzi registrata nel 2022, ma non l’unico. I prezzi di acqua, elettricità, gas e altri combustibili a gennaio 2023 mostrano un aumento su base annua del 35,2%, dopo aver toccato un picco del 57% nel mese di ottobre 2022.
Un’altra categoria particolarmente colpita è quella dei beni alimentari, complice la carenza di materie prime legata alle sanzioni e alla riduzione degli scambi commerciali. Alimentari e bevande alcoliche evidenziano un rincaro del 12,8%, con un rialzo del 12,7% per i prodotti alimentari e un incremento del 13% per gli alcolici. All’interno della prima categoria, l’aumento più marcato si riferisce a oli e grassi (+27%), seguiti da latte, formaggi e uova (+19,8%).
L’incremento delle spese militari
Gli aiuti dell’Unione Europea all’Ucraina ammontano a 30 miliardi di euro, mentre gli Usa hanno approvato misure per 100 miliardi di dollari a sostegno di Kiev. Entrambi gli importi includono gli aiuti militari.
Il costo per l’Italia delle armi inviate all’Ucraina ha già superato i 450 milioni di euro.
LEOPOLDO GASBARRO 25 FEBBRAIO 2023
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OPPORTUNITA DI INVESTIMENTO SU ADR CINESI NELL'ANNO DEL CONIGLIO
Opportunità di investimento nell'Anno del Coniglio su ADR cinesi. Il 2021 è l'anno del Coniglio nell'oroscopo cinese, che inizia il 12 febbraio e termina il 31 gennaio 2022. Secondo la tradizione cinese, l'anno del Coniglio è associato a pace, stabilità e benessere finanziario. In questo contesto, potrebbero esserci alcune opportunità di investimento sui titoli cinesi, che ci auguriamo possa essere di buon auspicio anche per il mercato finanziario. Innanzitutto, è importante notare che l'economia cinese si è ripresa velocemente dalla crisi causata dalla pandemia di COVID-19, grazie alle misure di stimolo del governo cinese e alle esportazioni in crescita. Ciò potrebbe portare a una maggiore domanda di beni industriali e di materie prime, favorendo le società cinesi esportatrici. Nicola Esposito, Amministratore Delegato di Goodwill Asset Management parla in diretta di ADR Cinesi e opportunità di investimento su CLASS CNBC nella puntata del 26 gennaio 2023. Inoltre, il governo cinese ha annunciato una serie di riforme per promuovere la crescita a lungo termine, tra cui la liberalizzazione dei tassi di interesse, la riforma del sistema bancario e la riduzione delle barriere all'ingresso per gli investitori stranieri. Queste riforme potrebbero migliorare la trasparenza e la governance aziendale delle società cinesi quotate, favorendo gli investimenti in queste società. Inoltre, l'anno del Coniglio potrebbe essere favorevole per gli investimenti nel settore dei consumi, in particolare nell'elettronica di consumo e nei beni di lusso, poiché la crescita economica cinese dovrebbe aumentare il potere d'acquisto dei consumatori cinesi. Tuttavia, gli investitori devono essere consapevoli dei rischi associati agli investimenti in Cina, in particolare tramite ADR cinesi. Ad esempio, ci sono limitazioni per quanto riguarda la trasparenza e la governance aziendale delle società cinesi quotate. Inoltre, ci sono rischi di politica e di valuta, poiché le società cinesi quotate possono essere influenzate dalle politiche economiche e dalle fluttuazioni a livello di dinamiche valutarie. Disgelo dei rapporti tra Cina e Stati Uniti Ci sono alcuni segnali recenti che indicano un possibile miglioramento dei rapporti tra Cina e Stati Uniti, dopo anni di tensioni crescenti su questioni come il commercio, la sicurezza, la tecnologia e la diplomazia. Ecco alcuni dei segnali più interessanti: - Dialogo commerciale: Nell'ultimo anno, Cina e Stati Uniti hanno ripreso i negoziati commerciali, con l'obiettivo di raggiungere un accordo per ridurre le tensioni commerciali tra i due paesi. Il presidente Joe Biden ha dichiarato di voler riprendere i negoziati commerciali con la Cina, e di voler raggiungere un accordo che sia equo per entrambe le parti - Coordinamento su questioni globali: Cina e Stati Uniti hanno mostrato una maggiore disponibilità a coordinarsi su questioni globali, come la lotta contro il cambiamento climatico e la pandemia di COVID-19. I due paesi hanno anche espresso la volontà di lavorare insieme per mantenere la pace e la stabilità in Asia e nel mondo. - Scambi culturali e educativi: Cina e Stati Uniti hanno ripreso gli scambi culturali e educativi tra i due paesi, dopo che i programmi di scambio studentesco e culturale sono stati sospesi a causa delle tensioni. Ciò potrebbe contribuire a rafforzare i legami tra i due paesi e a ridurre le tensioni. - Tono meno confrontativo: Cina e Stati Uniti sembrano aver adottato un tono meno confrontativo nei loro rapporti, evitando di accusarsi a vicenda e cercando di trovare soluzioni pacifiche alle questioni in dispute. Tuttavia, è importante notare che ci sono ancora molte questioni che dividono Cina e Stati Uniti e che potrebbero causare tensioni in futuro. La Cina è diventata una delle principali potenze economiche a livello globale e i suoi rapporti commerciali ed economici con gli altri paesi giocano un ruolo importante nell'economia mondiale. Negli ultimi decenni, la Cina ha registrato una forte crescita economica, che è stata trainata dall'espansione delle esportazioni e dagli investimenti esteri. La Cina è diventata uno dei principali esportatori di beni industriali, come abbigliamento, elettronica e attrezzature meccaniche, e un importante importatore di materie prime, come petrolio e metalli. La Cina è anche diventata un importante partner commerciale per molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia, Africa e America Latina, attraverso programmi di investimento e finanziamenti per infrastrutture e progetti di sviluppo. Inoltre, la Cina ha stabilito accordi commerciali con molti paesi, tra cui l'Unione Europea e gli Stati Uniti, per promuovere gli scambi commerciali e gli investimenti. Tuttavia, negli ultimi anni ci sono state tensioni commerciali tra la Cina e alcuni paesi, in particolare con gli Stati Uniti, a causa di questioni legate alla protezione della proprietà intellettuale e alle pratiche commerciali cinesi. La crescita economica cinese ha anche attirato molti investimenti esteri diretti, in particolare negli ultimi anni, con molte imprese straniere che cercano di entrare nel mercato cinese per cogliere le opportunità di crescita. Tuttavia, gli investitori stranieri devono ancora fare i conti con le barriere all'ingresso e le restrizioni imposte dal governo cinese su alcuni settori chiave. Fattori che hanno contribuito alla forte crescita economica cinese.
Ci sono diversi fattori che hanno contribuito alla crescita economica sostenuta della Cina rispetto ad altri paesi del mondo. Ecco alcuni dei principali punti: - politiche industriali mirate: Il governo cinese ha implementato una serie di politiche industriali mirate per sostenere la crescita dei settori chiave dell'economia, come l'elettronica di consumo, l'automobile, l'energia pulita e l'alta tecnologia. Queste politiche hanno aiutato a stimolare l'innovazione e la competitività delle imprese cinesi, migliorando la loro capacità di competere a livello globale. - Investimenti in infrastrutture: La Cina ha investito massicciamente in infrastrutture, come autostrade, ferrovie, aeroporti e porti, per migliorare la connettività del paese e sostenere la crescita economica. Questi investimenti hanno migliorato la competitività dell'economia cinese e hanno aiutato a ridurre i costi di trasporto e logistica per le imprese. - Apertura all'estero: La Cina ha adottato una politica di apertura verso l'estero, attirando gli investitori stranieri e promuovendo la cooperazione economica con altri paesi. Ciò ha aiutato a stimolare la crescita economica attraverso gli investimenti esteri diretti e le esportazioni. - Crescita della domanda interna: La Cina ha assistito ad una crescita della domanda interna, grazie all'aumento del reddito e dei consumi delle famiglie cinesi. Ciò ha sostenuto la crescita economica attraverso la domanda interna, anziché dipendere solo dalle esportazioni. Inoltre, la Cina ha una grande popolazione, una forte manodopera, e una crescente classe media, tutti fattori che hanno contribuito alla crescita economica del paese. In sintesi, i rapporti commerciali ed economici della Cina con gli altri paesi sono diventati sempre più importanti a livello globale, a causa della forte crescita economica cinese e dell'espansione del commercio e degli investimenti esteri. Tuttavia, ci sono ancora questioni da risolvere, come le tensioni commerciali e le barriere all'ingresso, e gli investitori devono essere consapevoli di questi fattori prima di investire in Cina. Il mercato cinese rappresenta un'opportunità di investimento interessante per diversi motivi. In primo luogo, la crescita economica della Cina negli ultimi decenni è stata notevole e si prevede che continui a crescere a un ritmo sostenuto. Inoltre, il governo cinese sta implementando riforme economiche per promuovere ulteriormente la crescita e l'apertura del mercato. Il settore dei consumi in Cina sta crescendo rapidamente, con una classe media sempre più grande e più ricca. Ciò rappresenta un'opportunità per le aziende che producono beni di consumo di alto valore aggiunto, come prodotti di lusso e beni tecnologici avanzati. Inoltre, la Cina sta diventando sempre più importante come centro di produzione globale e il suo commercio con l'estero sta aumentando in modo significativo. Ciò rappresenta un'opportunità per le aziende che si occupano di commercio e logistica, nonché per quelle che forniscono servizi alle imprese che operano in Cina. Infine, la Cina sta investendo molto in infrastrutture, come porti, aeroporti, strade e ferrovie, offrendo opportunità per le aziende che si occupano di costruzioni e di fornitura di attrezzature e materiali. Per quanto riguarda i temi da seguire da vicino, sarebbe importante monitorare la situazione economica e politica generale della Cina, nonché le politiche del governo cinese in materia di commercio e investimenti esteri. Inoltre, sarebbe opportuno tenere sotto controllo lo sviluppo del settore dei consumi e delle infrastrutture in Cina, così come le tendenze del commercio globale e le relazioni commerciali tra Cina e altri paesi. Gli ADR cinesi cosa sono: rischi e opportunità. Gli ADR cinesi (American Depositary Receipts) sono strumenti finanziari che consentono agli investitori di acquistare azioni di società cinesi quotate sulla Borsa di New York o di altre borse degli Stati Uniti. Gli ADR cinesi sono emessi da istituti finanziari americani e rappresentano un certo numero di azioni ordinarie di una società cinese quotata in Cina. Gli investitori possono acquistarli e commerciarli come azioni ordinarie negli Stati Uniti, senza dover affrontare gli ostacoli legati alla quotazione diretta in Cina. Gli ADR cinesi offrono agli investitori americani e internazionali l'opportunità di investire in società cinesi quotate, senza dover affrontare le difficoltà legate alla quotazione in Cina. Inoltre, gli ADR possono consentire agli investitori di diversificare il proprio portafoglio, espandendo le opportunità di investimento in società cinesi che operano in settori in rapida crescita come la tecnologia, l'intrattenimento e i consumi. Tuttavia, gli investitori devono essere consapevoli dei rischi associati agli ADR cinesi. Ad esempio, ci sono limitazioni per quanto riguarda la trasparenza e la governance aziendale delle società cinesi quotate. Inoltre, ci sono rischi di politica e di valuta, poiché le società cinesi quotate tramite ADR cinesi possono essere influenzate dalle politiche economiche e dalle fluttuazioni del tasso di cambio tra il dollaro americano e la valuta cinese. In sintesi gli ADR cinesi rappresentano un'opportunità di investimento interessante per gli investitori che vogliono espandere le proprie opportunità di investimento in società cinesi quotate, ma è importante considerare attentamente i rischi e le limitazioni associati prima di investire. Sintesi delle opportunità di investimento sull'economia cinese. Ci sono diverse ragioni per cui potrebbe essere opportuno investire in titoli cinesi in prospettiva di un grande rialzo.
In primo luogo, l'economia cinese sta continuando a crescere ad un ritmo sostenuto, nonostante la crisi causata dalla pandemia COVID-19. La domanda interna e le esportazioni cinesi sono in aumento, il che potrebbe beneficiare le società cinesi quotate. In secondo luogo, il governo cinese sta attuando una serie di riforme per promuovere la crescita a lungo termine, tra cui la liberalizzazione dei tassi di interesse, la riforma del sistema bancario e la riduzione delle barriere all'ingresso per gli investitori stranieri. Queste riforme potrebbero migliorare la trasparenza e la governance aziendale delle società cinesi quotate, favorendo gli investimenti in queste società. In terzo luogo, la Cina è diventata una delle principali potenze economiche a livello globale e sta diventando sempre più importante per l'economia mondiale. Ciò significa che una crescita sostenuta dell'economia cinese potrebbe avere un impatto positivo sull'economia globale e sui mercati finanziari. In quarto luogo, l'aumento della domanda di beni industriali e di materie prime a causa della ripresa economica globale e della crescita della domanda interna cinese, potrebbe beneficiare le società cinesi esportatrici e quelle che operano in settori legati alle materie prime. Read the full article
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Il Superbonus riduce di pochissimo le emissioni di CO2 e aumenta di molto quelle di debito
Il bonus edilizio del 110 per cento ha fatto ridurre i consumi energetici appena dello 0,5% e ha fatto aumentare i costi di 37,8 miliardi di euro oltre il previsto. Un fallimento totale, sia finanziario sia ambientale
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il Superbonus va “rivisto in modo selettivo” perché “non è equo destinare una così ingente massa di risorse a una limitatissima fetta di cittadini”. Dopo tre anni, è il caso di fare un bilancio complessivo di questo bonus edilizio, anche rispetto alla sua efficacia come politica ambientale. Lo scopo della misura è promuovere investimenti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Un obiettivo cruciale, che però è fallito: a fronte di una spesa colossale, il Superbonus ha consentito la riduzione dei consumi solo per pochi decimi di punto.
Secondo la relazione sulla Situazione energetica nazionale 2021, pubblicata dal Mite, i consumi finali di energia sono circa 103 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep). Di questi, circa 30 Mtep sono per gli usi residenziali. L’efficienza energetica negli edifici costituisce, dunque, un formidabile volano di risparmio economico, riduzione degli impatti ambientali e rafforzamento della sicurezza energetica. Infatti, il Piano nazionale integrato energia e clima del dicembre 2019 delega proprio alla riduzione dei consumi domestici (e all’elettrificazione di quelli residui) gran parte dello sforzo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030: da qui alla fine del decennio è prevista una riduzione complessiva dei consumi pari a circa 9 Mtep, di cui 3,3 dal comparto residenziale. Visto che nel frattempo il target di riduzione delle emissioni è aumentato dal 40 al 55%, lo sforzo dovrà essere ancora maggiore. Ci sono, insomma, ottime ragioni per specifiche politiche di incentivo e supporto. La domanda è: il Superbonus 110% ha funzionato?
I dati sono pochi e frammentari, ma una mole crescente di studi sta mettendo seriamente in dubbio l’efficacia della misura bandiera del governo Conte II. Da ultimo, la Relazione sullo stato della green economy della Fondazione per lo sviluppo sostenibile presentata nei giorni scorsi a Ecomondo. “Purtroppo l’impatto del Superbonus sui consumi energetici, a fronte di investimenti molto importanti, è stato in realtà molto limitato ��� si legge nella relazione – complessivamente sono stati risparmiati meno di 200.000 tep al 31 dicembre 2021, meno dello 0,5% del consumo energetico del settore”. Si tratta di un’ammissione importante, anche per la fonte da cui proviene: Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, è stato un supporter della misura.
D’altronde, questa stima non fa che confermarne altre circolate in precedenza. Un lavoro sui costi e benefici della transizione energetica nel Pnrr italiano di Matteo Alpino, Luca Citino e Federica Zeni per la Banca d’Italia esprime un giudizio netto: “Il Superbonus non è uno strumento economicamente efficiente per contrastare il cambiamento climatico”. Un altro lavoro, pubblicato da uno di noi assieme a Carlo Amenta sulla rivista “Energia”, ha stimato il costo implicito di abbattimento della CO2 attraverso gli investimenti finanziati col Superbonus (ma non necessariamente causati da esso) in 170-210 euro/tonnellata, contro un livello attuale attorno ai 70 euro e una media storica inferiore ai 20 euro.
Il disegno del Superbonus soffre di tre problemi enormi, che dovrebbero essere curati. Il primo è l’entità del beneficio: un’aliquota del 110% non ha pari nel mondo. Tutti gli stati dell’Unione europea dispongono di incentivi analoghi ma raramente superano il 50%. Al limite, sono previsti vantaggi addizionali per i soggetti a basso reddito: proprio l’assenza di qualunque legame col reddito o, meglio ancora, con l’Isee è il secondo limite del Superbonus. Non sorprendentemente, ha effetti pesantemente regressivi, certificati dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il terzo difetto è la sua breve durata: inizialmente introdotto per pochi mesi in una logica post pandemica, è stato successivamente prorogato di anno in anno. Ma gli interventi incentivati spesso richiedono tempo per convincere i condomini e selezionare le imprese.
Di conseguenza, sarebbe stato meglio un’aliquota più bassa (magari con una garanzia pubblica sui finanziamenti bancari per i meno abbienti) in vigore per un arco temporale più lungo (3-5 anni). Il trade off tra lunghezza e generosità è stato risolto da Giuseppe Conte (e mantenuto in seguito, nonostante la contrarietà di Mario Draghi) interamente a favore della seconda. Ciò ha prodotto una misura del tutto squilibrata, che ha scatenato una bolla (anche occupazionale) e contribuito all’aumento dei prezzi, al netto delle truffe. E che, soprattutto, oggi costituisce una zavorra enorme per le finanze pubbliche. Sempre in audizione, il ministro Giorgetti ha detto che il bonus edilizio sta costando molto più del previsto: “L’incremento, rilevato sulla base delle informazioni aggiornate al 1° settembre, segnala uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi di euro sull’intero periodo di previsione”. In particolare, per gli anni 2023-2026, si prevede un “peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno”.
Secondo i dati Enea, al 31 ottobre 2022 il costo per le detrazioni ammesse è pari a 60,5 miliardi di euro. Oltre 3 punti di pil. Praticamente tanto quanto è stato speso nell’ultimo anno e mezzo per far fronte alla peggiore crisi energetica dagli choc petroliferi degli anni Settanta e senza risolvere alcun problema, anzi aggravandone alcuni. Si sono ridotte pochissimo le emissioni di CO2, ma sono aumentate molto le emissioni di debito pubblico.
https://www.ilfoglio.it/economia/2022/11/10/news/il-superbonus-riduce-di-pochissimo-le-emissioni-di-co2-e-aumenta-di-molto-quelle-di-debito-4642055/amp/
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Il virus della disuguaglianza: più poveri ma anche più jet privati venduti. Serve una svolta “La pandemia ha esposto, alimentato e aumentato le diseguaglianze e le vulnerabilità già esistenti di ricchezza, genere e razza. Ha colpito le persone che vivono in povertà molto più duramente dei ricchi, e ha avuto impatti particolarmente gravi su donne, neri, popoli indigeni e le comunità più oppresse in tutto il mondo”. A riferirlo è il rapporto dell’Oxfam The Inequality virus pubblicato la scorsa settimana, che mostra quanto il bilancio più pesante di questa pandemia ricada sulle persone di colore e sulle donne, le più a rischio di perdere il lavoro rispetto agli uomini. La pandemia ha rivelato che la maggior parte delle persone sulla Terra vive con uno stipendio tra i 2 e i 10 dollari al giorno. E da quando il virus ha colpito, i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri. I dieci miliardari più ricchi del mondo hanno visto aumentare la loro ricchezza. Un esempio? In un periodo in cui i viaggi commerciali sono stati banditi a causa del Covid, le vendite mondiali di jet privati sono aumentate vertiginosamente. “Mentre galleggiamo tutti sullo stesso mare, alcuni sono in super yacht, mentre altri sono aggrappati ai detriti alla deriva”, ha dichiarato Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. L’Oxfam riporta che “ci sono voluti solo nove mesi per i più ricchi a tornare ai loro guadagni pre-pandemici, mentre per i più poveri del mondo, il recupero potrebbe richiedere più di un decennio”. Secondo la Banca Mondiale, 501 milioni di persone in più continueranno a vivere con meno di cinque dollari al giorno nel 2030 se i governi continueranno a consentire l’aumento della disuguaglianza. Inoltre, afferma Oxfam, il consumo legato al lusso che determina le emissioni di carbonio dovrebbe essere tassato a un prezzo più alto. Questo perché i più ricchi inquinano il mondo e guidano il cambiamento climatico, mentre i più poveri subiscono le conseguenze maggiori. Secondo il rapporto l’1% più ricco della popolazione mondiale ha utilizzato il doppio del carbonio, rispetto al 50% più povero negli ultimi venticinque anni, determinando la distruzione del clima. Il denaro proveniente dalle tasse sul carbonio dovrebbe quindi essere diretto ad aiutare le comunità più povere che necessitano di programmi di sostegno sociale, e verso le comunità che sono particolarmente vulnerabili a disastri naturali sempre più frequenti e gravi. Questa crisi potrebbe essere allora un punto di svolta. Perché non può esserci ritorno a dove eravamo prima. È giunto il momento che i governi colgano questa opportunità e si impegnino per garantire un sistema economico più equo, inclusivo e sostenibile per il futuro dell’umanità e che prevenga il degrado del pianeta. “La lotta contro la disuguaglianza e la lotta per la giustizia climatica sono la stessa lotta” (...) Ludovica Amici
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Per restare lontani
C'è una calma, tra le quattro e le cinque di notte, che sa di campo di neve o di papaveri. Di strade a fondovalle dove le auto e i camion passano di rado e sono a malapena udibili. Di mare in un mercoledì di marzo. Di tazza fumante di tè sopra un grande tavolo lindo in una casa luminosa e vuota. Di lettino da bambini con le sponde abbassate e il profilo di una guancia rossa che sbuca da un lenzuolino di cotone con una fantasia di gabbiani blu stilizzati. Una calma che sa di notte pigolante e stellata d'estate nonostante sia novembre.
***
Povero chi divide gli esseri umani in razze o altre categorie, proiettando su questo o quell'insieme di identità tutto il peso delle proprie miserie, angosce, turbe mentali. Io, ammesso sia cattivo, lo sono perlomeno in modo equo e trasversale. E penso che l'unica cosa che davvero mi preoccupa sia che su questo pianeta siamo troppi. Ci penso ogni volta che mi ritrovo in mezzo a una folla. Ogni volta che resto incolonnato lungo un'autostrada. Ogni volta che leggo quanti esemplari si sono venduti di questo o quel nuovo bene di consumo. Ogni volta che finisco col sentirmi troppo lento, inadeguato e fuori dal tempo. Ogni volta che guardo un documentario naturalistico e mi assale la sensazione che gli spazi liberi e incontaminati, su questo pianeta, siano sempre più rari e ristretti, fragili, assediati: a partire anche dai bravi documentaristi, tra l'altro.
***
Se c'è un luogo per restare un poco lontano dagli uomini, a questo mondo, è sicuramente un luogo indicibilmente lontano. O così vicino da essere impensabile. Oppure, - come volevo già dire molte righe fa - non è collocabile nello spazio, perché è semplicemente un luogo nel tempo.
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[...] Questa tecnologia viene vista come il pilastro fondante della quarta rivoluzione industriale – insieme all’intelligenza artificiale, all’internet of things e ai big data – ed è considerata l’elemento in grado di aiutare le aziende a sviluppare progetti innovativi su tre livelli.
I registri immodificabili
Blockchain ha costruito gran parte del suo mito sulla certificazione dei passaggi e sulla impossibilità di modificare un determinato dato. “Grazie a questa caratteristica – si legge nel report – la tecnologia blockchain permette nella sostanza di avere un notaio digitale che certifica fatti e dati e che attribuisce loro una data certa”. Questa capacità può essere sfruttata in registri privati e pubblici, come avviene, per esempio, con il catasto in alcuni paesi del mondo o con l’Automobile club italiano in Italia. L’Aci ha sviluppato MyCar, un sistema per registrare su blockchain tutti gli eventi legati a un veicolo, dai tagliandi, a riparazioni, cambi gomme, chilometraggio, con l’obiettivo di fornire una storia dell’automobile completa a chi la acquisterà in futuro.
Per un’azienda, invece, la possibilità di avere dei registri può permettere di certificare una determinata filiera e combattere la contraffazione. Ma non solo: più semplicemente, la blockchain può essere utilizzata per rivendicare, diciamo così, un proprio diritto in maniera inoppugnabile. Spotify è un buon esempio: la società svedese quotata a Wall Street ha comprato Mediachain per creare un sistema più equo e trasparente nella gestione delle royalty.
“La tokenizzazione del valore”
Le monete digitali, in gergo tecnico i token, sono lo strumento che permette a individui e imprese di gestire flussi di denaro e di finanziarsi in maniera alternativa. Nel sistema attuale, grazie alla certificazione in tempo reale dei passaggi di mano di ogni singolo coin, i token possono essere sfruttati come puro valore di scambio (come avviene con i bitcoin), ma anche come un vero titolo di proprietà o per la remunerazione di un lavoro fatto.
Attraverso la “tokenizzazione”, come la definisce Casaleggio, è possibile infatti suddividere il valore di un determinato bene reale in tante azioni e venderle direttamente online sfruttando la blockchain. La tokenizzazione permette all’acquirente di esercitare diritti di proprietà e al cedente di monetizzare un determinato bene. Pu�� valere per un palazzo suddiviso in tante piccole azioni oppure, come ha fatto la società Dtcc, per consentire ad una azienda di valorizzare subito titoli di credito su fatture non ancora saldate. Immettendo sul mercato i crediti da incassare, come avviene con le più tradizionali operazioni di factoring, si possono anticipare le entrate. Un mercato ghiottissimo che oggi vale 11 trilioni di dollari, si legge nel report.
Grazie al token, poi, si può remunerare un lavoro svolto e premiare la fedeltà della propria community. La squadra di calcio francese del Paris Saint German sta lanciando una sua fan token offer proprio per gratificare i suoi tifosi. Stessa logica per il sito pornografico Tube8 che ripaga i visitatori con cryptocurrency per la visualizzazione dei video premium.
I contratti intelligenti
Il terzo livello di innovazione che la blockchain sta portando nel mondo delle imprese è legato agli smart contract che permettono di fissare, per esempio, delle clausole immediatamente esercitabili a determinate condizioni. L’esempio vale più di molte parole: “Se si concorda di ricevere una spedizione di mozzarelle e non si vuole che la temperatura vada mai sopra i 14 gradi – spiega Casaleggio – un sensore potrà monitorare la temperatura nel furgone lungo il tragitto e il pagamento della spedizione potrà essere eseguito, eventuali penali comprese, direttamente tramite contratto stipulato, che avrà a disposizione i borsellini di criptovaluta dei due interlocutori per importi predefiniti”. Automaticamente.
L’ultimo anello della catena e i rischi
Fascino e potenzialità della blockchain hanno spinto gli investimenti a livello internazionale. “Nei primi sei mesi del 2018 – spiega il report – i venture capital hanno investito 1,3 miliardi di dollari in startup legate alla blockchain, superando l’intera somma dell’anno precedente (900 milioni di dollari)”. A questo bisogna aggiungere i 3,3 miliardi di dollari raccolti dalle imprese che hanno scelto la strada delle initial coin offering (Ico) per finanziarsi in maniera alternativa. Solo le quattro società italiane che hanno emesso token – Eidoo, Aidcoin, Xriba, Friendz – hanno raccolto 70 milioni di dollari in sei mesi, “una cifra – sottolinea Casaleggio – che supera quella investita dall’intero sistema di venture capital italiano nello stesso periodo”.
Per ottenere il massimo dalla blockchain, viene evidenziato, è necessario però avere una salda relazione tra la catena digitale e il mondo fisico. Secondo Casaleggio, esistono tre tipi di “ultimo anello”, tutti a loro modo indispensabili per la buona riuscita della rivoluzione dei blocchi. L’Internet of things è fondamentale: sono gli oggetti connessi a permettere tramite i loro sensori di registrare eventi e di scatenare conseguenze volute. È altrettanto importante che le criptovalute possano essere a un certo punto effettivamente scambiate per trasformare il valore virtuale in reale. Per valorizzare a pieno la blockchain è necessario che il panorama normativo sia al passo con l’innovazione tecnologica: vale per gli smart contract che devono poter avere sempre valore legale così come per le Ico che sono permesse solo in alcuni stati (e non in Italia, ad esempio).
A tirare un po’ il freno ci sono problemi e rischi che la blockchain si trascina da anni. Innanzitutto il consumo energetico: resta troppo alto il prezzo in termini di gigawatt per ogni singola transazione, con la sola rete utilizzata per scambiare bitcoin che ha un consumo di energia pari a quello dell’intera Svizzera. A questo si sommano le note questioni sulla privacy, minacciata da informazioni cristallizzate per sempre nella rete, e sulla traballante gestione dei dati personali. Infine ci sono le più generiche paure sulla sicurezza di un sistema esposto ai pericoli: se si smarriscono o vengono rubate le credenziali di un borsellino bitcoin, mette in guardia la Casaleggio Associati, non esiste da nessuna parte il tasto “recupera password”.
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Comprare un pacchetto di spaghetti al supermercato può voler dire finanziare l'industria degli armamenti e acquistare un barattolo di pelati può contribuire allo sfruttamento dei braccianti africani da parte di una multinazionale; ogni acquisto non consapevole può trasformare il consumatore in complice di imprese che possiedono fabbriche di armi, piantagioni o industrie dove si sfruttano i più svantaggiati, aziende inquinanti, oppure che evadono le tasse o maltrattano gli animali. Scegliere un prodotto con la consapevolezza che dal punto di vista sociale e ambientale non sia condannabile significa chiedersi, ad esempio, se la tecnologia impiegata per farlo sia ad alto o basso consumo energetico, quanti e quali veleni siano stati usati durante la sua fabbricazione, quanti ne produrranno poi il suo utilizzo e il suo smaltimento, in quali condizioni di lavoro sia stato ottenuto e che prezzo sia stato pagato alla manodopera. Invece di farsi semplicemente condizionare dalla pubblicità, i consumatori possono influenzare il comportamento delle imprese. Con opportune strategie (come l'attenzione al commercio equo e solidale o ai marchi di garanzia, fino alle pratiche di boicottaggio) possono riappropriarsi del proprio potere decisionale ed esercitare un consumo critico. . . . . . #francescogesualdi #libro #libri #libros #libreria #buch #livre #book #books #bookstagramitalia #bookstagram #consiglidilettura #libroconsigliato #librodaleggere #librodelgiorno #consumo #consumoresponsable #sostenibilità #commercioequoesolidale #boicottaggio #consapevolezza #sfruttamento (presso Benevento, Italy) https://www.instagram.com/p/CbXBDOvACeD/?utm_medium=tumblr
#francescogesualdi#libro#libri#libros#libreria#buch#livre#book#books#bookstagramitalia#bookstagram#consiglidilettura#libroconsigliato#librodaleggere#librodelgiorno#consumo#consumoresponsable#sostenibilità#commercioequoesolidale#boicottaggio#consapevolezza#sfruttamento
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Uh mamma, ancora il Kamut! Questa è un'ottima sintesi e la prospettiva di chi lavora è sempre importante, a prescindere da lauree varie. Per amore di bibliografia, se proprio si vuole l'approccio da "laureato" (in chimica però XD anche se ormai con tutto quello che ha scritto e registrato sul cibo avrebbe diritto a qualche altra laurea onoraria) posso consigliare il solito Bressanini? In un articolo del 2013 su Le Scienze fa la cronistoria della vicenda del Kamut con tutti i link di approfondimento del caso e arriva praticamente alle stesse conclusioni.
È interessante notare come l’Italia sia il più grande mercato per il Kamut, con addirittura la metà delle vendite globali,[xii] seguita dalla Germania. Insomma, gli italiani lo adorano. Fin qui niente di strano: anche buona parte del grano duro che usiamo per produrre la nostra amata pasta proviene dall’estero, specialmente dagli Stati Uniti e dal Canada. La cosa che però stride un po’, almeno per me, è vedere il Kamut colonizzare tutti i negozi specializzati in cibi biologici ed ecosostenibili, naturali e a km 0. È vero che è coltivato secondo i dettami dell’agricoltura biologica, ma per arrivare nel negozio di nicchia italiano quel cereale ha dovuto attraversare l’oceano! Non è certo un prodotto «locale». Il cacao e il caffè presenti sugli scaffali arrivano anch’essi d’oltremare, spesso attraverso il circuito equo e solidale, ma si tratta di prodotti che non possono essere coltivati qui da noi, a differenza del grano. Per questo motivo negli ultimi tempi il Kamut è finito nel mirino proprio di quelle associazioni che hanno una visione etica molto rigorosa del cibo e della sua produzione e sostenibilità, e che sono sempre più critiche nei confronti di questo marchio. Che invece è sbarcato in grande stile nella grande distribuzione organizzata e nei prodotti di largo consumo. Nel mio supermercato un pacco di farina di Kamut costa 4,39 euro, più del quadruplo del suo equivalente di grano duro.
Il potere del marketing è quasi inquietante. Sulla questione del "bio" non approfondisce in questo caso, ma ha espresso in diverse occasioni le sue riserve sull'intera "categoria".
Cosa ne pensi del Kamut? è realmente biologico come dicono? Te lo chiedo perchè spesso compro la pasta per i miei due figli, pagandola per 3 volte di una pasta classica, ma ho visto una trasmissione dove dicevano che era pieno di robaccia. Scusa per l'anonimo ma non vorrei farmi prendere da fruttariana terrapiattista no vax e quant'altro
ehehehhehehhe hai visto report pure tu? La sera di quella trasmissione mi hanno telefonato ben 3 amici, ma io non ho voluto vederla per non prendermi la gastrite. Il problema è che qui annoiamo tutti, ma visto che mi metti avanti i figli (mannaggia a te) vedrò di riassumerti come la vedo io (CHE NON SONO AGRONOMO LAUREATO, AGROTECNICO ECC.. ECC, MA SOLO UN UMILE LAVORATORE NELLA VIGNA DEL SIGNORE come diceva Ratzingher).
Allora:
Punto 1) sul kamut è stata fatta una grande operazione di marketing, praticamente è grano di varietà Korasan, che ti puoi seminare anche nel tuo giardino di casa, ma col nome Kamut ce lo può vendere solo un produttore che sta in Canada/nord America. Il problema è che la gente è stata drogata da questo nome e quindi Kamut=grano antico, sano, biologico e se te produci grano Korasan in Italia che è la stessa cosa, non riesci a venderlo a nessuno perchè le industrie vogliono solo il Kamut originale certificato. (dopo si c’è il fricchettone che miete a mano lavora la terra con il cavallo e copre tutta la filiera ed è ricco e felice ma questa è un’altra storia.)
Punto 2) Biologico, allora, come ripeto da secoli, biologico non vuol dire non trattato ma trattato diversamente o meno (per dillo a la pecorara) e in unione europea abbiamo dei parametri (bassissimissimi) mentre in Canada ne hanno altri (molto più alti).
Punto 3) Pieno di robaccia? bhè se per robaccia intendi il Famosissimo glifosato diciamo abbastanza, in Canada (e te lo dico per certo perchè ho mia zia che ha fatto 30 anni questo lavoro) hanno un metodo di coltivazione diverso dal nostro e come ti dicevo sopra hanno parametri molto più alti da rispettare per essere certificati biologici. Senza scendere troppo nello specifico (visto che già vedo tutta le donzelle di Tumblr unfollarmi) per far seccare il grano uniformemente visto il clima che hanno e vista la vastità dei campi che vanno tipo da Perugia a Modena lo seccano col famoso erbicida sopracitato, non con il classico sole di giugno/luglio come noi!!! (questa per dirtene una...)
Quindi per concludere, il Kamut è un grano prodotto in Nord America che qui in Italia non si potrebbe vendere nemmeno per convenzionale (visti i parametri di erbicidi metalli pesanti cazz and mazz) ma che le industrie comprano, trasformano (in pasta ecc ecc) e poi vendono tranquillamente con il logo Bio/made in Italy.
FINE.
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Ottavo programma di azione per l'ambiente
Per raggiungere un accordo sull'8° programma di azione per l'ambiente (PAA), che orienterà l'elaborazione e l'attuazione delle politiche ambientali e climatiche fino al 2030, Gli ambasciatori degli Stati membri dell'UE hanno approvato in data odierna un mandato affinché il Consiglio avvii negoziati con il Parlamento europeo. Da oltre 40 anni i programmi di azione per l'ambiente assicurano un'azione prevedibile e coordinata in materia di politiche ambientali e climatiche europee. Il mandato approvato oggi invia un messaggio chiaro: gli Stati membri auspicano che l'8° PAA costituisca un quadro strategico ambizioso che orienti la nostra azione fino al 2030, consegua risultati e ci consenta di monitorare i progressi compiuti nella costruzione di un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero.João Pedro Matos Fernandes - Ministro portoghese dell'Ambiente e dell'azione per il clima. Gli Stati membri hanno aggiunto nella loro posizione disposizioni relative alla necessità di definire ulteriormente le azioni in seguito all'attuazione, entro il 2024, delle azioni chiave del Green Deal europeo. La proposta della Commissione relativa al Programma si basa sul Green Deal europeo e sull'elenco di azioni ivi illustrato e, in via eccezionale, non contiene un elenco di azioni. Si chiede alla Commissione di effettuare una revisione intermedia nel 2024, seguita nel 2025 da una proposta legislativa di modifica dell'8° PAA, al fine di consentire ai co-legislatori di aggiungere le azioni necessarie da intraprendere dal 2025 al 2030. Tutti hanno inoltre aggiunto varie specifiche al nuovo quadro di monitoraggio che sarà istituito nell'8° PAA per monitorare i progressi compiuti nel conseguimento dei suoi obiettivi prioritari. Gli Stati membri hanno aggiunto in particolare l'obbligo per la Commissione di procedere a un bilancio annuale dei progressi compiuti e di presentare un elenco delle azioni intraprese e delle azioni previste per realizzare gli obiettivi prioritari. Ottavo programma di azione per l'ambiente: il contesto L'Ottavo programma di azione per l'ambiente mira ad accelerare la transizione verde in modo equo e inclusivo, con l'obiettivo a lungo termine per il 2050 di "vivere bene nei limiti del pianeta", già sancito nel 7° PAA. I sei obiettivi tematici prioritari dell'8° PAA riguardano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l'adattamento ai cambiamenti climatici, un modello di crescita che restituisca al pianeta più di quanto prenda, l'ambizione di azzerare l'inquinamento, la protezione e il ripristino della biodiversità e la riduzione delle principali pressioni ambientali e climatiche connesse alla produzione e al consumo. I programmi di azione per l'ambiente hanno guidato lo sviluppo della politica ambientale dell'UE fin dai primi anni '70. Il 4 ottobre 2019 il Consiglio ha approvato conclusioni su un futuro 8° PAA, invitando la Commissione a presentare un programma ambizioso e mirato per il periodo 2021-2030. Il 14 ottobre 2020 la Commissione europea ha presentato la sua proposta di "decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a un programma generale di azione dell'Unione per l'ambiente fino al 2030". Read the full article
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L’Onu lancia l’allarme: “la carenza di acqua sta peggiorando, imminente rischio di una crisi globale”
L’Onu lancia l’allarme: “la carenza di acqua sta peggiorando, imminente rischio di una crisi globale”. L'acqua, "linfa vitale" dell'umanità, è sempre più a rischio nel mondo a causa dell'eccesivo sviluppo e del consumo "vampirico". L'Onu lancia l'allarme in un rapporto in cui mette l'evidenza come la carenza di acqua sta peggiorando con l'imminente rischio di una crisi globale. «Il mondo sta ciecamente camminando su una strada pericolosa con l'insostenibile uso di acqua, l'inquinamento e il surriscaldamento climatico che stanno drenando la linfa vitale dell'umanità», afferma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Il rapporto dell'Onu arriva in occasione della conferenza sull'acqua alle Nazioni Unite. Secondo il rapporto circa due miliardi di persone non hanno l'accesso ad acqua potabile sicura mentre 3,6 miliardi non lo hanno a servizi sanitari affidabili. "La scarsità di acqua sta diventando endemica", si legge nel rapporto nel quale si osserva come l'uso di acqua sia aumentato a livello globale di circa l'1% ogni anno negli ultimi 40 anni e dovrebbe mantenere tassi di crescita simili fino al 2050. 2 miliardi di persone nel mondo non hanno acqua sicura da bere e 3,6 miliardi - quasi la metà della popolazione mondiale- utilizza servizi igienici che lasciano i rifiuti umani non trattati, questi i dati del Rapporto Unicef e Oms dove si afferma anche che ogni anno almeno 1,4 milioni di persone, molte delle quali bambini, muoiono per cause prevenibili legate ad acqua non sicura e scarsi servizi igienici. Metà di tutte le strutture di assistenza sanitaria - dove le pratiche igieniche corrette sono particolarmente importanti - non dispongono di acqua e sapone o di soluzioni igienizzanti per le mani a base di alcol. «Alla Conferenza dell'Onu sull'acqua a New York, gli Stati Uniti sveleranno una serie di impegni fino a 49 miliardi di dollari verso l'agenda di azione sull'acqua (Water Action Agenda) che riflettono l'investimento irripetibile del presidente Joe Biden per un accesso equo e resiliente al cambiamento climatico alle infrastrutture idriche e sanitarie a casa e in tutto il mondo», lo ha annunciato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale. «Siamo a un punto di svolta significativo nella storia del mondo», si sottolinea in una nota . «L'amministrazione Biden-Harris riconosce il ruolo fondamentale dei sistemi idrici sostenibili e resilienti e il potere di trasformazione che l'acqua sicura e accessibile ha nella vita di ogni persona sulla Terra. La sicurezza idrica globale è intrinseca ai nostri obiettivi di sicurezza nazionale e agli investimenti di politica estera. Il nostro obiettivo è migliorare la salute globale, la prosperità, la stabilità e la resilienza attraverso una gestione sostenibile ed equa delle risorse idriche unita all'accesso all'acqua potabile sicura, ai servizi igienico-sanitari e alle pratiche igieniche».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Agenda 2030: Punto 2 - Sconfiggere la Fame
La fame è un problema globale che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Secondo le Nazioni Unite, circa 690 milioni di persone nel mondo soffrono di fame cronica, il che significa che non hanno accesso sufficiente a cibo nutriente per condurre una vita attiva e sana. La maggior parte di queste persone vive in Paesi in via di sviluppo, dove le risorse sono scarse e le infrastrutture sono deboli. Per sconfiggere la fame, è necessario adottare un approccio globale e sostenibile che tenga conto delle cause profonde della crisi alimentare. L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell'ONU è un programma globale che si propone di risolvere i problemi di povertà, fame, disuguaglianza e degrado ambientale entro il 2030. L'obiettivo dell'Agenda 2030 è quello di creare un mondo più giusto e sostenibile per tutti, attraverso una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). L'obiettivo numero due dell'Agenda 2030 è quello di "porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione e promuovere l'agricoltura sostenibile". Questo obiettivo mira a garantire che tutti abbiano accesso a cibo nutriente, sicuro e sufficiente, e che gli agricoltori siano in grado di produrre cibo in modo sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario affrontare una serie di questioni chiave. La prima questione da affrontare è la povertà. La maggior parte delle persone che soffrono di fame vive in povertà estrema, e spesso non hanno accesso a risorse sufficienti per acquistare cibo. Per combattere la povertà, è necessario investire in programmi di sviluppo economico che creino posti di lavoro e aumentino i redditi delle persone. Inoltre, è importante fornire assistenza alimentare ai più bisognosi, come le persone colpite da conflitti o disastri naturali. La seconda questione da affrontare è la produzione alimentare. Gli agricoltori devono essere in grado di produrre cibo in modo sostenibile, utilizzando tecniche agricole che proteggono il suolo, l'acqua e la biodiversità. Inoltre, è importante investire in tecnologie agricole avanzate che aumentino la produttività delle colture e migliorino la qualità del cibo. Ciò può essere fatto attraverso il sostegno alla ricerca e all'innovazione, nonché alla formazione degli agricoltori. La terza questione da affrontare è l'accesso ai mercati alimentari. Molti agricoltori non sono in grado di vendere il loro prodotto a prezzi equi a causa della mancanza di infrastrutture, della concorrenza sleale e della mancanza di informazioni sui mercati. Per affrontare questa questione, è necessario investire in infrastrutture di trasporto, migliorare l'accesso alle informazioni di mercato e promuovere il commercio equo e solidale. Inoltre, è importante incoraggiare la diversificazione dei mercati, in modo che gli agricoltori non dipendano da un unico acquirente. La quarta questione da affrontare è la riduzione degli sprechi alimentari. Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato o perso, il che equivale a 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Questo spreco avviene a tutti i livelli della catena alimentare, dal momento della produzione fino alla distribuzione e al consumo. Per ridurre gli sprechi alimentari, è necessario migliorare la gestione della catena di approvvigionamento, promuovere il consumo responsabile e ridurre la quantità di cibo che viene gettata via. Infine, è importante affrontare la questione della malnutrizione. Anche se molte persone soffrono di fame, molte altre soffrono di malnutrizione a causa della mancanza di accesso a cibo nutriente e alla mancanza di conoscenze nutrizionali. La malnutrizione può causare gravi problemi di salute, tra cui la crescita e lo sviluppo ritardati nei bambini, la compromissione del sistema immunitario e la mortalità materna e infantile. Per affrontare la malnutrizione, è necessario promuovere la diversificazione delle diete e la produzione di alimenti nutritivi, nonché la diffusione di informazioni sulla nutrizione. In sintesi, per sconfiggere la fame è necessario adottare un approccio globale e sostenibile che affronti le cause profonde della crisi alimentare. L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell'ONU fornisce un quadro completo per affrontare la fame e la malnutrizione, attraverso una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile. Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi, è necessario un impegno concreto da parte di governi, organizzazioni internazionali, imprese e individui in tutto il mondo. Solo attraverso un'azione coordinata e sostenuta possiamo sconfiggere la fame e garantire un futuro sostenibile per tutti. Read the full article
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