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gabrielesalvaterra · 4 months
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Alberto Fiorin / Mirijam Heiler GEOMETRIE SENSIBILI curated by Santina Ricupero texts and introduction by Gabriele Salvaterra Spinea (VE), Oratorio di Santa Mari Assunta April 12th - May 5th 2024
La doppia esposizione Geometrie sensibili pone a confronto il lavoro di Alberto Fiorin, veneziano di nascita, con la ricerca dell’artista altoatesina Mirijam Heiler. Alberto Fiorin, scultore, insegna Tecniche del Marmo e delle Pietre Dure presso L’Accademia di Belle Arti di Venezia ed è specialista del restauro di opere in marmo, con commissioni da parte di prestigiosi musei. L'autore espone in Santa Maria Assunta, Opus Sectile, una scultura a terra che riprende le armoniose organizzazioni pavimentali di chiese e palazzi antichi, il cui gioco prospettico distorto mette in discussione le nostre regole di visione acquisite. Tale scultura è posta in relazione con un massiccio blocco grezzo di marmo di Carrara retto alla base da quattro solidi, sculture in marmo di diversi colori, scolpite con eleganza e raffinatezza ma che, fungendo da basi per il grosso blocco, sono celati al nostro sguardo. Come simbolici pilastri di senso dell’esistenza, l’essenziale, invisibile alla nostra vista, va cercato col cuore e le risonanze interiori. Alle pareti due pannelli con disegni mostrano il percorso mentale di sviluppo del progetto e degli accorgimenti tecnici per la sua realizzazione. Nell’oratorio di Villa Simion Mirijam Heiler espone una serie di delicate opere pittoriche definite “Opere d’astrazione geometrica che parlano di paesaggi commoventi, esperimenti di poesia visiva che danno parola alla voce silenziosa degli alberi, direttrici e linearità provenienti dagli oggetti più comuni che consentono l’emersione sul supporto di liriche vibrazioni. Composizioni che si muovono con adattabilità tra l’astrazione geometrica, la poesia visiva, l’universo segnico e il disegno lirico minimale (Licini, Melotti o Matisse). Una geometria che sa anche essere sensuale quindi, ribaltando i presupposti di freddezza da cui sembrava nascere; una geometria che si dimostra capace di emozioni e gentilezza".
with exhibition catalogue
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Edgar Degas  Le Tub  en 1886  - pastel sur carton                                       Legs du comte Isaac de Camondo au Louvre, 1911                                             © Musée d’Orsay
  --- non deve nulla alla tradizione pittorica del soggetto galante delle donne alle prese con la loro igiene quotidiana. La postura assunta dalla giovane donna, talvolta interpretata dalla critica contemporanea come l'espressione di una certa animalità, ricalca quella dell'antica Afrodite accovacciata. La natura morta accanto agli oggetti da toletta, la cui prospettiva è falsata sulla base di un principio caro alla iamatologia, lo strapiombo, fanno di questo pastello una delle composizioni più audaci e più virtuose delle opere di Degas aventi proprio come soggetto, il tema moderno della donna che si lava.
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enkeynetwork · 23 days
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pikasus-artenews · 3 months
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Corrispondenze. ITALO VALENTI e i sodalizi artistici fra Vicenza e Locarno
Artista italo svizzero Italo Valenti ha vissuto tra Vicenza e Locarno creando composizioni semplici di pochi oggetti o personaggi dalle forme stilizzate, elementari e lontane dalle convenzioni
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carmenvicinanza · 4 months
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Anna Maria Maiolino
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“Fortunatamente per mezzo dell’arte possiamo sovvertire repressioni e conflitti. Sovvertire nel senso di porre rimedio alle repressioni cercando di realizzare un’arte anticonformista e di intervento politico, e perciò rivoluzionaria, che renda possibile recuperare ciò che il nostro spirito ha di fondamentale: la dignità. Grazie all’arte ho potuto consegnare un posto nel mondo ai miei sentimenti.”
Anna Maria Maiolino è l’artista brasiliana di origine italiana insignita del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia del 2024, insieme a Nil Yalter.
Nel corso della sua lunga carriera si è cimentata con ogni mezzo espressivo: pittura, incisione, scultura, poesia, fotografia, video e  performance.
Sin dagli anni Sessanta, si ispira alla quotidianità femminile per opporre uno sbarramento all’egemonia maschile e a temi come la fame, la povertà, l’ingiustizia. Il suo percorso artistico è un viaggio verso la riappropriazione di un posto nel mondo.
È nata il 20 maggio 1942 a Scalea, in Italia, per poi emigrare con la famiglia a Caracas, nel 1954, ai tempi il Venezuela pagava il biglietto del viaggio in nave alle persone che migravano dall’Italia. Sin da piccola, disegnare aveva rappresentato, per lei, un rifugio e un conforto a una realtà estranea, aiutandola ad allontanare i ricordi di un’infanzia difficile, trascorsa durante gli anni più duri della guerra. Ha studiato alla Escuela de Artes Visuales Cristóbal Rojas fino al loro trasferimento a Rio de Janeiro, nel 1960, dove ha frequentato la Escola Nacional de Belas Artes. Aveva diciotto anni quando ha esposto per la prima volta, al XXI Salón Oficial de Arte Venezolano.
Dal 1967 è stata coinvolta nel movimento della Nova Figuração, che metteva in primo piano la partecipazione attiva del pubblico fruitore e un impegno e una posizione sui problemi politici, sociali ed etici.
Ha partecipato alla mostra Nova Objetividade Brasileira, al Museo d’Arte Moderna e le sue opere sono diventate un manifesto della resistenza al regime, così come delle crescenti disuguaglianze sociali del paese.
In quegli anni ha cominciato a occuparsi di disuguaglianze di genere sul duplice versante corporale e intimistico-spirituale.
I suoi dipinti e incisioni degli anni Sessanta sono piuttosto radicali,  combinano l’immaginario pop con il repertorio tipico della Nova Figuração, concentrandosi su personaggi e narrazioni politiche, oltre che su riferimenti personali, corporei e familiari.
Si è sperimentata con tecniche appartenenti alla cultura popolare come i cordels, xilografie accompagnate da brevi poesie o filastrocche d’intrattenimento, come strumento di denuncia sociale.
Questo tipo di rappresentazioni erano ispirate dal Manifesto Antropofago di Oswald de Andrade in cui, l’immagine dell’indigeno cannibale, riportata nei resoconti dei colonizzatori, veniva utilizzata per contrapporre alla cultura europea un’identità completamente diversa, antagonistica, quasi spaventosa, che potesse liberare definitivamente il Brasile da secoli di sudditanza politica e culturale. Una contrapposizione alla politica del regime, sempre più repressiva e autoritaria, un’arte popolare, kitsch e associata spesso al “cattivo gusto”. In questo clima politico e culturale piuttosto intricato, ha dato vita a opere come Anna e Glu Glu Glu, entrambe del 1967.
Nel 1968 si è trasferita a New York grazie a una borsa di studio al The Pratt Graphics Center dove ha avuto modo di praticare la tecnica di incisione su metallo, acquaforte, allargando i propri orizzonti artistici.
In questi anni scrivere poesie è stata la sua modalità espressiva primaria e al suo ritorno in Brasile, alla fine del 1971, ha iniziato a creare disegni e composizioni basate su di esse (“Mapas Mentais”, 1971-74; “Book Objects”, 1971-76; “Drawing Objects”, 1971-76).
L’interazione performativa tra gli oggetti d’arte e il pubblico sono il nodo centrale del suo lavoro.
Anche il suo primo film realizzato nel 1973, In-Out (Antropofagia), dimostra lo stretto legame con il pensiero antropofagico. Nel video l’inquadratura è fissa sulla bocca dei personaggi ed è talmente stretta che a malapena sono visibili il naso e il mento. Un uomo e una donna che tentano di parlare, senza riuscirci: dalle loro bocche spalancate e in continuo movimento non esce alcun suono, talvolta sono bloccati, prima da una striscia di nastro adesivo nero, poi da un uovo e da sempre più numerosi fili di tessuto.
L’impossibilità di esprimersi è un’aperta denuncia della censura in atto nel Brasile di quegli anni. L’assenza di parole e la loro sostituzione con un respiro affannato fanno riferimento al sofoco (soffocamento), con cui ci si riferiva agli anni più duri della repressione della dittatura militare. Un oggetto che compare per la prima volta proprio in In-Out (Antropofagia) e che diventerà fondamentale nell’iconografia di Anna Maria Maiolino è l’uovo.
Nel 1981 ha messo in scena Entrevidas, in cui decine di uova sono sparse sul pavimento e sfidano l’artista a percorrere lo spazio come fosse un campo minato, tenendo conto della fragilità e della precarietà dell’uovo, simbolo della vita stessa.
Una delle sue opere più celebri è Por un fio del 1976 dove l‘artista è seduta tra sua madre e sua figlia nell’atto di tenere in bocca segmenti di corda, come a voler enfatizzare i legami familiari. Il suo linguaggio ci parla di un legame, profondamente femminile, ed estremamente fiero e coraggioso nell’affrontare i divieti e le violenze maschili.
Nel 1989 ha iniziato a lavorare con l’argilla per la serie Modeled Earth, con una nuova attenzione per l’espressione gestuale e sensoriale, un rituale che richiama una radice profonda, un tassello della sua identità. Ha poi sperimentato con cemento e gesso, realizzando grandi sculture murali.
Il lavoro manuale, il rapporto con la terra, i materiali elementari in sculture e rilievi, continuano ancora a oggi a far parte della sua attività creativa. Un’azione ripetitiva e banale che si fa pratica artistica.
La carta, più di una superficie su cui disegnare, è diventata materia e corpo, la serie Indicios è, infatti, composta da disegni realizzati su carta con ago e filo, con l’intento di denunciare la meccanicità di gesti quotidiani appartenenti alla sfera domestica femminile come cucire.
Un momento di svolta nella sua carriera artistica è stata la partecipazione all’esposizione Inside the Visible a Boston, nel 1996, composta da trenta artiste fra cui Louise Bourgeois, Mona Hatoum, Carol Rama, Charlotte Salomon, Cecilia Vicuña, per citarne qualcuna. Sulla copertina del catalogo c’era un’immagine della sua performance Entrevidas, che l’ha fatta conoscere a un più ampio pubblico.
Per la prima volta alla Biennale Arte di Venezia, nel 2024, Anna Maria Maiolino ha esposto una nuova opera di grandi dimensioni che prosegue e sviluppa la serie delle sue sculture e installazioni in argilla. Un lavoro che indaga i rapporti umani, le difficoltà comunicative e di espressione, percorrendo il labile confine tra fisicità e sfera intima e spirituale.
Oggi vive e lavora a San Paolo, in Brasile. Ha esposto nei principali musei di arte moderna e contemporanea del mondo.
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notonlycoloringbooks · 5 months
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Libro prescolare 3-6 anni è una preziosa risorsa di giochi e passatempi per bambini 3-6 anni con Metodo Montessori
Un libro ricco di attività divertenti e coinvolgenti per accompagnare i bambini dai 3 ai 6 anni nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori.
283 pagine di giochi e attività suddivise in 9 sezioni:
Divertiti a colorare: Tante immagini da colorare con pastelli, pennarelli o colori a cera per liberare la creatività e sviluppare la motricità fine.
Impara a disegnare: Esercizi graduali per imparare a disegnare linee, forme, figure e oggetti, stimolando la fantasia e la coordinazione mano-occhio.
Unisci i puntini: Divertenti attività con i puntini da unire per rivelare immagini e personaggi, favorendo la concentrazione e la percezione visiva.
Ritaglia, colora, incolla: Attività creative con forbici, colla e colori per sviluppare la manualità, la precisione e il senso di spazio.
Associa le forme: Giochi per imparare a riconoscere e associare le forme geometriche, favorendo la classificazione e la logica.
Impariamo i numeri: Attività divertenti per imparare a contare, riconoscere i numeri e le cifre, sviluppando le prime competenze matematiche.
Divertiamoci con i labirinti: Labirinti di difficoltà crescente per allenare il problem solving, la pazienza e la perseveranza.
Impariamo l'alfabeto: Esercizi per imparare a riconoscere le lettere dell'alfabeto, tracciarle e scriverle, preparando il bambino alla lettura e alla scrittura.
Colora e ritaglia i tuoi stickers: Tante immagini da colorare e stickers da ritagliare per creare divertenti composizioni e decorare quaderni e libri.
Perché scegliere questo libro?
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✔ Sviluppo completo: Le attività proposte favoriscono lo sviluppo di diverse abilità cognitive, motorie e creative.
✔ Ricco di contenuti: 283 pagine di giochi e attività per ore di divertimento e apprendimento.
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Cosa troverai all'interno del libro:
★ 283 pagine a colori
★ 9 sezioni con diverse attività
★ Istruzioni chiare e semplici
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★ Tanti stickers da colorare e ritagliare
Libro Prescolare 3-6 anni con Metodo Montessori è il libro perfetto per accompagnare i bambini nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori, offrendo loro un'esperienza divertente e coinvolgente che li aiuterà a sviluppare diverse abilità cognitive, motorie e creative.
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lamilanomagazine · 5 months
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Milano, Museo del Novecento. Inaugurati e visitabili quattro progetti espositivi realizzati in occasione di Milano Art Week
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Milano, Museo del Novecento. Inaugurati e visitabili quattro progetti espositivi realizzati in occasione di Milano Art Week. Nella Galleria del Futurismo, all'inizio del percorso museale, è allestito "VOL. XXXI: Futurism Drama", intervento site-specific dell'artista cipriota Haris Epaminonda (Nicosia, 1980), vincitrice della prima edizione di Fondazione Henraux Sculpture Commission. L'esposizione, a cura di Edoardo Bonaspetti e promossa dalla Fondazione Henraux in collaborazione con il Museo del Novecento, è un racconto di visioni, pensieri e temporalità. Essa apre un dialogo inedito tra i capolavori del primo Novecento, una selezione di opere di Medardo Rosso – figura di riferimento per l'avanguardia Futurista – e la ricerca dell'artista. Con le sue composizioni Epaminonda ricorda non solo l'importanza della connessione tra pensieri e tradizioni culturali diverse, ma anche il valore e la qualità che possono assumere nuovi mondi possibili (10 aprile - 12 maggio). Proseguendo nel percorso, nella saletta al terzo piano del Museo, trova spazio "Off Script", la mostra personale dell'artista olandese Magali Reus (L'Aia, 1981), vincitrice della VII edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, realizzata in collaborazione con il Museo del Novecento e curata da Federico Giani. Espone una selezione delle più recenti sculture dell'artista, le Clementine, una serie che prende il suo spunto visivo dai barattoli di marmellata e di conserve della tradizione familiare. Si tratta di oggetti scultorei intenzionalmente artificiali e destabilizzanti che rappresentano, secondo la poetica di Reus, una riconfigurazione degli oggetti familiari e abituali che costituiscono il nostro mondo (10 aprile - 30 giugno). Al quarto piano, negli spazi degli Archivi del Novecento, "ARCHIVIALE_001. Dal 1940 a oggi - Istantanee dalle Gallerie d'arte di Milano", a cura di Mariuccia Casadio, è il primo capitolo di una ricerca che intende ricostruire oltre settant'anni di storia delle gallerie private di Milano con le loro scelte artistiche, le relazioni internazionali, gli eventi d'avanguardia, gli incontri con gli artisti. La mostra è promossa da MAC - Milano Art Community, il network che raccoglie le più importanti gallerie e istituzioni della città di Milano, in partnership with Gucci (10 aprile - 30 giugno 2024). Sempre al quarto piano, chiude il percorso "Ritratto di Città (20/20.000HZ)", grande installazione audio-video multi-canale del duo Masbedo (Iacopo Bedogni e Niccolò Massazza) a cura di Cloe Piccoli, che è fra i vincitori dell'undicesima edizione di Italian Council (2022), il programma della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura volto alla promozione internazionale dell'arte contemporanea italiana. Il progetto parla della rinascita culturale di Milano: dalla musica elettronica dello Studio di Fonologia RAI, dalle invenzioni di Luciano Berio e Bruno Maderna, lo sguardo si allarga all'architettura (BBPR), all'arte (Lucio Fontana), al cinema (Michelangelo Antonioni), alla grafica (10 aprile - 30 giugno 2024).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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claudiotrezzani · 6 months
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Necessità.
Necessità d'appoggiare.
Necessità che si fa virtù.
O dei mezzi che divengono fini.
O dei mezzi ch'indicano strade.
Gli oggetti / soggetti di nature morte non disconoscono gravità.
Subiscono lo spazio, anzi lo governano.
Sì, lo governano.
Lo fanno per interposte persone.
Le interposte persone qui sono Lionel Huf e JO Kim.
Il vaso, le mele hanno d'esser collocate.
Tavoli, eddunque.
Con tavoli, angoli.
Anche così si scrivono composizioni.
Lionel ne tornisce - sì, tornisce - una con smagliante scultoreità.
E con icastica timbricità.
Che contiene nitore, un abbacinante stagliarsi di forme su sfondo amico.
Sì, su sfondo amico.
Perché tutto concorre alla scrittura.
Come luce disegna, come luce canta.
Sì, anche sul tavolo.
Sull'angolo, del tavolo.
Giova il drappo, all'angolo del tavolo.
Gran prova, Lionel.
Palpitante astrazione, la Tua.
Così anche in JO.
Sapientemente verde, quel panno.
Perchè è colore complementare al rosso dei frutti.
Terra neutra, il candido contenitore.
Ma non è isolazione, è sospensione.
Per sottolineare la contraltarità dei due elementi.
Sì, il tavolo dialoga con i frutti.
Molto più l'angolo del tavolo, rispetto al tavolo nella sua totalità.
Perchè lo sguardo - preso fiato nella vista del neutro, sospensivo contenitore - si posa giù, ora.
Giù a quell'angolo.
Ben per l'arcuato panno, sopra, a soffondere sfondo.
Ma lì, no.
Lì l'angolo parla,  felicemente interfacciandosi con le sovrastanti bianche porncellaniche appuntiture.
Grazie Lionel, grazie JO.
Per la novella vita ch'infondete, intendo.
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Claudio Trezzani
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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I maestri del Cubismo: Picasso, Braque e altri pionieri
Il Cubismo, movimento d'avanguardia nato in Francia all'inizio del XX secolo, ha rivoluzionato il modo di concepire l'arte. Sfidando la rappresentazione realistica della realtà, i cubisti frammentavano le forme e le riassemblavano in nuove composizioni geometriche, aprendo la strada a una visione più astratta e concettuale dell'arte. I maestri Pablo Picasso e Georges Braque sono considerati i padri del Cubismo. Insieme, svilupparono le due fasi principali del movimento: il Cubismo analitico (1907-1912), caratterizzato da una scomposizione geometrica rigorosa e da una tavolozza di colori neutri, e il Cubismo sintetico (1912-1914), che introdusse l'uso del collage e una maggiore libertà compositiva. Le opere di Picasso, come "Les Demoiselles d'Avignon" (1907) e "Guernica" (1937), sono icone del Cubismo e dell'arte moderna in generale. La sua genialità e il suo spirito sperimentale hanno contribuito a definire il linguaggio cubista e a influenzarne il successivo sviluppo. Braque, con il suo approccio più intellettuale e rigoroso, ha dato un importante contributo al Cubismo analitico. Opere come "Violino e candelabro" (1910) e "Le Clarinetto" (1910) esemplificano la sua abilità nel scomporre e riassemblare gli oggetti in composizioni astratte e geometriche. Oltre a Picasso e Braque, altri artisti hanno dato un importante contributo al Cubismo: Juan Gris, pittore spagnolo, ha sviluppato uno stile cubista più decorativo e colorato, con influenze dall'arte popolare e dal fauvismo. Opere come "Ritratto di Josette" (1916) e "Natura morta con chitarra" (1919) sono esempi del suo stile raffinato e armonico. Fernand Léger, pittore e scultore francese, ha portato al Cubismo una forte componente di realismo e monumentalità. Le sue opere, come "Nudo con turbante" (1917) e "La città" (1919), si caratterizzano per l'uso di forme geometriche elementari e colori vivaci. Robert Delaunay, pittore francese, è stato un esponente del Cubismo orfico, che combinava la scomposizione cubista con l'uso di colori vivaci e forme fluide. Opere come "La Tour Eiffel" (1910) e "Dischi simultanei" (1912) sono esempi del suo stile dinamico e astratto. Marcel Duchamp, artista francese, è noto per il suo "ready-made", oggetti quotidiani elevati a opere d'arte. La sua opera più famosa, "Fontana" (1917), un orinatoio rovesciato, ha sfidato le convenzioni artistiche e aperto la strada all'arte concettuale. Il Cubismo ha avuto un'influenza enorme sull'arte moderna, rivoluzionando la pittura, la scultura e l'architettura. I maestri di questo movimento hanno aperto la strada a nuove forme di espressione artistica e hanno contribuito a definire il corso dell'arte del XX secolo. Altri artisti cubisti importanti: - Albert Gleizes - Jean Metzinger - Henri Le Fauconnier - Francis Picabia - Gino Severini - Juan Gris - Raymond Duchamp-Villon - Jacques Villon Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 9 months
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L’inverno in Giappone
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Il Giappone in inverno è qualcosa di magico tra sculture di ghiaccio, luminarie e fuochi d'artificio, infatti i primi fiocchi di neve sono spesso un simbolo della festa nell'arcipelago. L'inverno è il momento ideale per ammirare il Monte Fuji, che si presenta innevato e privo delle nuvole, mentre la zone più belle del Giappone sono coperte da una leggera coltre di neve, come Kenroku-en a Kanazawa o Kinkaku-ji a Kyoto, che si possono visitare in tutta tranquillità. In inverno, gli ume, o susini giapponesi, fioriscono a febbraio e hanno un bel rosa pallido prima della famosa fioritura dei ciliegi. Il Giappone è diventato una destinazione di punta per gli appassionati di sci, attratti dalle sue eccezionali condizioni di neve e dai suoi magnifici paesaggi, in zone come Niseko a Hokkaido e Hakuba a Honshu con  una stagione che va da dicembre ad aprile. Ma ò'inverno è anche il periodo ideale per approfittare delle sorgenti termali giapponesi note come onsen, in particolare dei bagni all'aperto o rotenburo. Le yuki matsuri, o feste della neve, sono il momento culminante della stagione invernale, soprattutto nel nord del Paese, la più nota è il festival della neve di Sapporo, sull'isola di Hokkaido dove ogni anno, a febbraio, più di 250 sculture di neve e ghiaccio riempiono le strade della città. L'attrattiva del festival risiede soprattutto nel modo in cui vengono allestite le sculture, alcune delle quali superano i 15 metri di altezza, con un meraviglioso gioco di luci tra  animali fantastici, scene di vita quotidiana, affreschi e monumenti storici, ma anche celebrità giapponesi del momento o personaggi di anime oltre a molte altre attività, come concerti, giochi da tavolo e una deliziosa varietà di bancarelle di specialità locali. L'inverno è anche un momento di festa e, sebbene in Giappone non si festeggi necessariamente il Natale, il Capodanno,  è un momento molto importante per le famiglie per riunirsi e condividere momenti famigliari e spirituali. Già prima dell'inizio del nuovo anno, i giapponesi ripuliscono le loro case, le stuoie del tatami vengono scrollate, i tappeti arieggiati ed è di buon auspicio sostituire gli oggetti rotti per dare alle divinità del nuovo anno il benvenuto, tutti i debiti devono essere pagati e gli affari in sospeso devono essere conclusi. Poi le case vengono decorate con kadomatsu, composizioni floreali fatte di bambù e pino, come simbolo di salute e longevità. Le famiglie assaporano il toso, un sakè speziato che garantisce la salute, e si preparano alle preghiere e, al posto dei dodici colpi della mezzanotte, i giapponesi ascoltano i 108 colpi della campana del tempio. Nel culto shintoista,la divinità del nuovo anno arriva con il primo raggio di sole, leggenda che spinge molti giapponesi a cercare un punto di osservazione elevato per sfruttare al meglio il momento. L'usanza più divertente dell'inizio dell'anno è il pacchetto a sorpresa noto come fukubukuro, dove alcuni di essi possono contenere un telefono, un computer, un viaggio, un'auto o addirittura una casa. Per celebrare il nuovo anno, i festeggiamenti a Kobe partono la mattina del 31 gennaio con uno spettacolo di danza acrobatica cinese. Nella cucina del Giappone l'inverno è la stagione del nabemono, un incrocio tra fonduta cinese e pot-au-feu,  composto da cavolo cinese, tofu, funghi,  noodles, pesce e le fette sottili di carne (manzo, maiale), il tutto cotto in un brodo a base di pesce o alghe. Read the full article
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silviascorcella · 10 months
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Julian Zigerli a/i19: boschi svizzeri psichedelici
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Come dite? Una modella indossa un’acconciatura composta di pigne del bosco? Uh sì, esatto, avete visto benissimo! E quelle allacciate ai piedi a mo’ di strambe calzature vi appaiono in realtà ciuffi di pini raccolti direttamente da un fresco sottobosco? Ancora una volta: esatto, è la realtà, son verdi rametti di pini! Ah sì, quei motivi decorativi che ricordano i disegni del legno liquidi, tinti di colori sgargianti, assai vividi come quelli che accendono i decori fioriti: sono davvero visioni botaniche narrate in technicolor.
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E se per caso quei grandi oggetti in metallo da cui spunta il batacchio, dotati di fasce decorate con gusto folk e con esse poggiati su spalle nerborute, imbracciati a mo’ di sac à main o graziosamente appese al collo vi fan pensare alle campane: ancora risposta esatta! E anzi, vi dirò di più: non sono semplici campane, bensì i campanacci sfoggiati dalle mucche che allietano e riempiono l’aria fresca dei pascoli svizzeri con la loro inconfondibile melodia rurale.
Benvenute e Benvenuti in un nuovo intrigante racconto tratto dal sorprendente mondo di stile firmato Julian Zigerli!
Fashion designer svizzero doc, sin dai suoi esordi sfoggia il talento pregiato della giocoleria saggia con la competenza sartoriale mescolata al divertimento creativo: Julian Zigerli è un intenso sognatore con i piedi ben piantati a terra che pratica il gioco serissimo del fashion design. E che si diverte con consapevolezza a sorprenderci ad ogni nuova collezione!
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Quella dedicata all’imminente stagione fredda 2019 è un felice rinnovamento della sua dichiarazione d’intenti, riassumibile in una breve manciata di principi salvifici: confortevolezza innovativa dei capi, positività d’animo e di messaggio, ironia intelligente. Ovvero quell’abilità a narrare con distacco divertito e interessante qualsivoglia tema affrontato in collezione, in questo caso la sua Svizzera in cui è nato e cresciuto sia personalmente che professionalmente. Ma c’è anche un altro principio essenziale che nutre e distingue l’arte stilosa di Julian Zigerli: la collaborazione artistica con creativi a lui affini per passione e immaginazione sbrigliata.
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La collezione a/i 2019 è infatti frutto dell’alchimia con Christoph Hefti, artista e designer tessile poliedrico, altrettanto svizzero, e altrettanto autore eclettico di universi immaginifici sorprendenti, frutto anche di lunghe esperienze al fianco di nomi come Jean-Paul Gaultier, Dries Van Noten, Lanvin, Acne Studios: dalla commistione dei due son nate le stampe incantevoli, a tratti ipnotiche, assolutamente inedite, che hanno percorso la passerella immersa nell’evocazione di un bosco di betulle su sfondo sonoro di melodie dei suddetti campanacci.
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La collezione infatti s’intitola “Ring My Bell” e, a dirla con le parole stesse di Julian Zigerli, regala la sensazione fantasiosa di fare una passeggiata nel bosco sotto effetto di allucinogeni: le stampe e gli intarsi provengono proprio da un tour in quei boschi, senza l’ausilio di allucinogeni naturalmente, ma con l’intento di raccogliere tutta l’ispirazione e le materie prime con cui comporre quei tableaux botanici psichedelici e quelle facce strambe da spiritelli della foresta che percorrono i capi, e ci si intarsiano sopra attraverso magistrali composizioni tessili, le stesse che accadono nei famosi tappeti che sono opera distintiva di Christoph Hefti.
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Una narrazione dal gusto dark, un design dei capi essenziale nell’apparenza ma sempre innovativo nella sostanza  perché base fondamentale per valorizzare un mash-up brillante che mixa tradizioni rurali, antiche fiabe tratte dai Grimm e toni da atmosfera disco come se la passerella fosse la consolle di un dj assai cool: ancora una volta, evviva la spontaneità creativa di Julian Zigerli! 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
{ Photo Backstage via © FuckingYoung }
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libroazzurro · 1 year
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SETTE RACCONTI #6 – UN RAGAZZO ACCOMPAGNA PLATONE A UNA CASA OSPITALE 
“Sa che l’ho riconosciuta subito?, disse il ragazzo, dopo un po’, mentre camminavano per un sentiero sterrato, di sabbia bianca, in mezzo a due file di alberi giovani e delicati. Ho letto tutti i suoi dialoghi. Platone si chiese che alberi fossero. Non si era mai dedicato a uno studio simile. I diversi tipi di vegetali, la famiglia dei minerali, le differenti razze animali, la forma e le composizioni delle nuvole, gli oggetti inventati dall’uomo. Chimere. Solo apparenze mutevoli che si sottraggono a ogni interesse e a ogni possibilità di vera scienza, si disse. Però, in quel momento, gli dispiaceva non sapere il nome di quegli alberi”.
Testo di Pier Paolo di Mino.
Figurazione di Veronica Leffe
Potete leggere il racconto su:
https://www.libroazzurro.it/index.php/note/sette-racconti/430
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gabrielesalvaterra · 1 year
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James Scott Brooks / Rolando Tessadri Dialogues #2 Beyond Abstraction curated by Gabriele Salvaterra Trento, Paolo Maria Deanesi Gallery June 16th – September 29th 2023
Cosa si trova oltre l’astrazione? Si torna nuovamente alla figurazione oppure si raggiunge un vuoto di purificazione dove le cose sono assolute ma anche indistinte? Se la parola astrarre deriva dalla doppia radice “trarre” e “via da”, spingersi al di là delle soglie possibili di questa modalità formale – affermatasi in Occidente nel secolo scorso ma esistente dagli albori dell’umanità – potrebbe significare scarnificare gli oggetti tangibili alla seconda potenza, abbandonare doppiamente i legami con i dati visibili della realtà. Per questo va chiarito il senso del titolo sotto cui si incontrano le ricerche recenti di James Scott Brooks e di Rolando Tessadri, per comprendere quale sia la portata per ciascuno dei due artisti nel lanciarsi oltre i confini dell’astrazione e trovare eventuali contatti all’interno di questo confronto dialogico. James Scott Brooks (Exeter, 1974) è un astrattista paradossale, le sue forme geometriche sono quanto di più lontano possa esistere da un annullamento del discorso e del collegamento referenziale, elementi tradizionalmente banditi da ogni linguaggio astraente. Esse, al contrario, rimandano costantemente a parole, nomi di persone, luoghi, spazi e paesi, distanze, viaggi, tragitti, itinerari, dati climatici e forme musicali, costruendo un idioma aniconico (=che non ammette immagini) che, per assurdo, pullula proprio di immagini, benché mentali. Alla base della costruzione formale esiste sempre un codice o una matrice di partenza, senza la quale può essere anche complesso decodificare l’itinerario concettuale che ha portato alla realizzazione dell’opera. In questa maniera, l’artista aggira completamente le scelte compositive per installarsi in between, nel mezzo di processi di traslazione che, grazie a geometria e matematica, conducono dalla parola alla figura non-oggettiva. Anche Rolando Tessadri (Mezzolombardo, 1968) imposta le sue composizioni in maniera complessa, ponendosi, allo stesso tempo, dentro e fuori la tradizione storica dell’astrazione. Da una parte i suoi quadri reclamano grande attenzione e autonomia, sono completamente auto-referenziali e chiusi in se stessi, dall’altra, operano come dispositivi architettonici che si installano nello spazio, sottolineandone strutture e andamenti, mostrando insomma tutto quanto è esterno da sé. Anche l’impiego costante e riconoscibile di una griglia pittorica fatta di linee che si incrociano perpendicolarmente deve essere letta in maniera stratificata, come immagine che non rappresenta nulla, pur sembrando una fotografia molto realistica dell’intreccio tessile della tela che funge da supporto. Oltre a queste caratteristiche la volontà di Tessadri di lavorare sempre sui limiti del quadro, andando a sperimentare quel sottile confine tra presenza e sparizione della pittura, tra asserzione e vibrazione quasi intangibile, fa sì che la sua posizione sia ambigua rispetto alle tradizionali categorie dell’astrazione. Ma questo è vero per entrambi gli artisti. Sia Brooks che Tessadri hanno cercato di tenersi sempre al di fuori dei codici dell’astrazione concepiti in modo limitante, hanno preferito utilizzarne le modalità per fare crescere liberamente un discorso personale. In questo senso sono partiti dai margini di un linguaggio per potersi spingere al di là dello stesso, equilibrando discorsi spesso considerati freddi con il calore e la colloquialità dell’ironia, della sensibilità, della concettualità, della referenzialità e – perché no? – della piacevolezza.
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enkeynetwork · 1 year
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scenariopubblico · 1 year
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#FICFest: 12 maggio
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La sesta giornata del #FICFest ha avuto inizio alle ore 17 con Lecture, l’incontro che ha visto protagonisti la coreografa greca Toula Limnaios e il compositore tedesco Ralf R. Ollertz, che hanno presentato al pubblico la storia della compagnia toula limnaios. Questa, fondata da i due artisti nel 1996 a Bruxelles e successivamente spostatasi a Berlino, dove tutt’ora risiede, rappresenta una delle compagnie di danza contemporanea di maggiore successo nel panorama odierno, che gode della presenza di 18 danzatori stabili, impegnati nella produzione di 60-70 spettacoli l’anno. Una compagnia indipendente al circuito teatrale tedesco, istituzionalmente finanziata dall'amministrazione del Senato per la Cultura dello Stato di Berlino dal 2005.
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«We see music and we hear dance»
Con queste parole, Limnaios ha spiegato il metodo di lavoro della compagnia e il loro approccio a una nuova produzione. Infatti, entrambi hanno specificato come la creazione della coreografia e della musica avvengano nello stesso tempo, non procedendo mai su rette parallele che non si incontrano ma, al contrario, intrecciandosi. La danza vive in funzione della musica e viceversa. Di conseguenza il processo creativo richiede un lungo tempo di elaborazione e studio in quanto l’inspirazione può derivare da numerosi elementi: poesia, letteratura, filosofia, arte, cinema o autori come Dostoevskij o Beckett molto cari alla coreografa. Tra la coreografa e il compositore, i danzatori, tra loro eterogenei, svolgono la parte centrale del lavoro compositivo.
L’incontro è proseguito anche attraverso la visione di alcuni estratti delle loro produzioni, quali:
Minute papillon (2015) mostra la caducità della vita in immagini silenziose, intense e profondamente umane.
Die einen, die anderen (2017) realizzato in collaborazione con la compagnia brasiliana Gira dança, è una riflessione sull'immagine del corpo, che si ispira alle conferenze radiofoniche di Foucault sul corpo utopico.
We are made (2016) è un cortometraggio di danza, realizzato da miniature coreografiche collocate in contesti alternativi, al di fuori del palcoscenico.
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Aldilà delle produzioni della compagnia, Limnaios e Ollertz desiderano costituire un network di compagnie aperte a collaborazioni, confronti e incontri. Il progetto European ensemble network utopia parte proprio con la Compagnia Zappalà Danza che ha sposato questa iniziativa.
Importante appuntamento sabato 13 maggio alle ore 20.45, presso la Black Box di Scenario Pubblico, con l’ultima creazione della compagnia Staubkinder (bambini di polvere), che occasionalmente per la prima volta ha scelto di utilizzare non più le composizioni musicali dello stesso Ollertz, ma che si è ispirata alla Prima Sinfonia di Gustav Mahler.
Quali frasi sono per una donna superflue e dannose? Donna al volante, pericolo constante
Etichette taglienti, attenzioni non desiderate per strada, detti innocenti come quello sopra: come tutto questo influenza la sicurezza e il sentimento di libertà femminile? Questa è la tematica ben performata dal Collettivo SicilyMade.
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Le tre potenti Marta Greco, Silvia Oteri e Amalia Borsellino, creando caos sulla scena con glitter e coriandoli, hanno presentato uno spettacolo sulla misoginia e la discriminazione delle donne.
L’esibizione è iniziata in maniera composta con oggetti fortemente stereotipati: velo da sposa, corsetto e utensili da cucina. Questi ultimi, percossi dalle tre danzatrici, sono stati gli strumenti che hanno creato il suono dell’inizio.
Seguono una pioggia di coriandoli e glitter, prima nascosti dentro i pentolini, e una traccia di musica elettronica creata da Andrea Cable, che insieme accompagnano il movimento delle danzatrici: liberatorio e privo di quel giudizio che le donne portano da sempre con sé.
Gli applausi per Marta, Silvia e Amalia parlano di soli per l’apprezzamento spettacolare del pubblico.
Grazie ragazze per la vostra danza, non vediamo l’ora di vedere altro!
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Sono le h 21:00 e ci troviamo in Black Box, pronti a guardare lo spettacolo MAGIE, TRUCCHI, FANCIULLE SPIRITATE E ALTRI RIMEDI CONTRO IL MAL CONTENTO DILAGANTE.
Un'idea di Emanuele Coco presentata con l’uso di racconti animati dalla presenza di sette giovani danzatori  del percorso MoDem Atelier.
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Per tutta la vita abbiamo la sensazione che non sia molto facile realizzare sogni e aspettative, e paradossalmente diamo spazio alla nascita di guerre tra i nostri desideri e quello che vorremo realizzare. Coco, allora si pone una domanda.
«Cos'è che rende tanto complicato condurre le nostre vite in quel luogo "felice" che i nostri desideri saprebbero indicarci perfettamente?»
Come sostiene il professore, molto spesso si pensa che il problema sia dovuto al fatto che nella vita ci auto critichiamo, non sentendoci all'altezza. La questione viene spiegata in relazione al pensiero dello psicologo James Hillman secondo cui il problema di oggi non è più riconducibile all'individuo e alla sua storia personale ma alla situazione circostante.
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Facciamo attezione!!!
Oggi ad essere nevrotico non è più l'individuo ma il mondo. Qual è, allora, una possibile soluzione a questo?
Coco ci consiglia di trovare un escamotage: LA MAGIA. Si parla ovviamente di una magia più filosofica, quella della narrazione utile a liberarci da tutte le voci che possono opprimerci. Nello spettacolo, citando lo scrittore sir Arthur Conan Doile e l'illusionista Harry Houdini, possiamo notare due racconti legati da un filo comune, con una tecnica duplice nei contenuti. Dietro la quarta parete velata, l’autore ci racconta la sua esperienza personale rielaborata con storie d’invenzione alternate a momenti musicali attivati con un sequencer visibile in scena. Si parla di sedute spiritiche e streghe per mettere in luce i timori nutriti nei confronti delle donne e del diverso.
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L’obiettivo della performance è quello di riflettere sul fatto che le streghe agli occhi dei bigotti non siano mai sparite ma si siano incarnate in altri soggetti: chi è omosessuale, chi segue un sogno o semplicemente chi ha delle idee o dei pareri diversi dai nostri.
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Il #FICFest continua oggi, 13 maggio, con i seguenti appuntamenti:
h. 11 - Giselle. Corpo rotto (a cura di Stefano Tomassini, presso il foyer del Teatro Massimo Bellini).
h. 19 - 1+1=3, presentazione del progetto condiviso Associazione Musicale Etnea + Scenario Pubblico (presso Scenario Pubblico).
h.20.45 - staubkinder (a cura di cie. toula limnaios, presso Scenario Pubblico).
A domani con la prossima pagina del Blog!
Credits Redattore: Teresa De Angelis Reporter: Simona Puglisi, Ania Kaczmarska, Iolanda Longo Media: Simona Puglisi, Ania Kaczmarska, Teresa De Angelis Revisione: Sofia Bordieri
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fashionbooksmilano · 4 years
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Principio Collage
Documentazione Sviluppo internazionale, Originali Collages tedeschi contemporanei
Una Mostra dell’Istituto per le Relazioni Culturali con l’Estero di Stoccarda
Concezione, testo e raccolta da Dietrich Mahlow, Fotografie a colori di Hans Schubert
Dr.Cantz’sche Druckerei, Stuttgart-Bad Cannstatt 1985, 89-90 pagine,  illustrazioni a colori e in b/n, 30x20,5cm., brossura
euro 45,00
email if you want to buy :[email protected]
La mostra intende offrire un panorama generale di questa tecnica, presentando esempi contemporanei di collages : da frammenti di scritti, composizioni di oggetti, assemblages, fotomontaggi, collages surreali, décollages, nuovi foto/testi ecc..  Gli esempi, la cui scelta, limitata quanto a numero, ampiezza e importanza offrono un panorama  delle varietà delle espressioni, una sintesi determinata non solo dal criterio concettuale, ma anche dalle circostanze e dal caso. Si è tenuto conto delle diversità dei materiali adoperati , del modo di lavorare e dell’età degli artisti.  L’artista più anziano, Werner Kreuzhage, fa parte della generazione di coloro che sono stati influenzati dall’arte di Schwitters degli anni Venti. Le generazioni successive sono rappresentate da Joseph Beuys, Karl F.Borneff, Jürgen Brodwolf , Wolfgang Ehehalt, Jochen Gerz, Matthias Gessinger, Heinz E.Hirscher, Gerard Hoehme, Alfonso Hüppi, Angelica Janz, Herbert Kauffmann, Fritz Köthe, Jiří Kolář , Werner Kreuzhage, Uwe Meier-Weitmar, Franz Mon, Miriam Munsky, Ulf Rungenhagen, Michael Schenk, Johannes Schreiter, Bernard Schultze, Max Söllner, Peter Sorge, Wolf Vostell.
28/12/20
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