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gabrielesalvaterra · 7 months ago
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Alberto Fiorin / Mirijam Heiler GEOMETRIE SENSIBILI curated by Santina Ricupero texts and introduction by Gabriele Salvaterra Spinea (VE), Oratorio di Santa Mari Assunta April 12th - May 5th 2024
La doppia esposizione Geometrie sensibili pone a confronto il lavoro di Alberto Fiorin, veneziano di nascita, con la ricerca dell’artista altoatesina Mirijam Heiler. Alberto Fiorin, scultore, insegna Tecniche del Marmo e delle Pietre Dure presso L’Accademia di Belle Arti di Venezia ed è specialista del restauro di opere in marmo, con commissioni da parte di prestigiosi musei. L'autore espone in Santa Maria Assunta, Opus Sectile, una scultura a terra che riprende le armoniose organizzazioni pavimentali di chiese e palazzi antichi, il cui gioco prospettico distorto mette in discussione le nostre regole di visione acquisite. Tale scultura è posta in relazione con un massiccio blocco grezzo di marmo di Carrara retto alla base da quattro solidi, sculture in marmo di diversi colori, scolpite con eleganza e raffinatezza ma che, fungendo da basi per il grosso blocco, sono celati al nostro sguardo. Come simbolici pilastri di senso dell’esistenza, l’essenziale, invisibile alla nostra vista, va cercato col cuore e le risonanze interiori. Alle pareti due pannelli con disegni mostrano il percorso mentale di sviluppo del progetto e degli accorgimenti tecnici per la sua realizzazione. Nell’oratorio di Villa Simion Mirijam Heiler espone una serie di delicate opere pittoriche definite “Opere d’astrazione geometrica che parlano di paesaggi commoventi, esperimenti di poesia visiva che danno parola alla voce silenziosa degli alberi, direttrici e linearità provenienti dagli oggetti più comuni che consentono l’emersione sul supporto di liriche vibrazioni. Composizioni che si muovono con adattabilità tra l’astrazione geometrica, la poesia visiva, l’universo segnico e il disegno lirico minimale (Licini, Melotti o Matisse). Una geometria che sa anche essere sensuale quindi, ribaltando i presupposti di freddezza da cui sembrava nascere; una geometria che si dimostra capace di emozioni e gentilezza".
with exhibition catalogue
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southbendtrees · 19 days ago
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tillandsia terrarium geometrico
Come Scegliere e Curare le Piante Perfette per il Tuo Appartamento
Aggiungere piante al proprio appartamento non è solo un modo per migliorare l’estetica degli spazi, ma anche per creare un ambiente più accogliente e salutare. Tra le soluzioni più popolari per gli interni troviamo la cassetta millerighe, le tillandsia piante in appartamento, le orchidee e i moderni tillandsia terrarium geometrici. Ognuna di queste opzioni si distingue per bellezza, praticità e capacità di trasformare ogni ambiente in un’oasi verde. orchidee piante in appartamento
La cassetta millerighe: Design e Funzionalità
La cassetta millerighe è un elemento decorativo perfetto per organizzare e mettere in risalto le tue piante. Realizzata con materiali di qualità e un design elegante, si adatta a diversi stili di arredamento, dal moderno al rustico.
Oltre a essere un complemento d’arredo pratico, la cassetta millerighe è ideale per ospitare diverse varietà di piante, permettendo di creare composizioni uniche. Può essere posizionata sul balcone, sul davanzale o persino all’interno dell’appartamento per aggiungere un tocco di natura al tuo spazio.
Tillandsia: Le Piante Ideali per Appartamenti
Le tillandsia, conosciute anche come “piante dell’aria”, sono perfette per chi desidera una soluzione verde senza doversi preoccupare troppo della manutenzione. Queste piante, infatti, non richiedono terreno per crescere, poiché assorbono i nutrienti direttamente dall’aria attraverso le foglie.
Grazie alla loro versatilità, le tillandsia si adattano facilmente a qualsiasi ambiente. Sono ideali per chi ha poco spazio ma vuole comunque godere della bellezza di una pianta viva. Puoi appenderle, posizionarle su mensole o usarle per creare decorazioni uniche con terrarium o strutture sospese.
Per curare le tillandsia, basta spruzzarle con acqua una o due volte alla settimana, assicurandoti che ricevano una buona ventilazione. Sono resistenti e adatte anche per chi non ha molta esperienza nella cura delle piante.
Orchidee: Eleganza Naturale per i Tuoi Spazi
Le orchidee sono tra le piante da appartamento più amate per la loro bellezza senza tempo. I loro fiori raffinati aggiungono un tocco di classe a qualsiasi ambiente, rendendole una scelta popolare per decorare soggiorni, camere da letto e persino uffici.
Queste piante, sebbene abbiano una reputazione di essere difficili da curare, possono prosperare con poche attenzioni. È importante posizionarle in un luogo luminoso ma lontano dalla luce diretta del sole e annaffiarle solo quando il substrato risulta asciutto. Utilizzare un vaso trasparente aiuta a monitorare lo stato delle radici e garantire la giusta quantità d’acqua.
Le orchidee sono disponibili in una vasta gamma di colori e varietà, il che le rende perfette per personalizzare i tuoi spazi. Un consiglio utile è quello di accostare diverse varietà per creare un effetto visivo unico.
Tillandsia Terrarium Geometrico: Un’Opera d’Arte Naturale
I terrarium geometrici per tillandsia rappresentano un trend in crescita nell’arredamento moderno. Questi eleganti contenitori in vetro e metallo sono progettati per ospitare le piante dell’aria, creando decorazioni raffinate e originali. tillandsia terrarium geometrico
Un terrarium geometrico è più di un semplice contenitore: è un vero e proprio oggetto di design. Può essere appoggiato su una superficie piana o appeso per sfruttare al meglio lo spazio disponibile. I terrarium sono perfetti per chi desidera un elemento decorativo che unisca natura e modernità.
Per creare un terrarium geometrico, basta posizionare una o più tillandsia all’interno e aggiungere elementi decorativi come pietre, sabbia o piccoli oggetti artistici. La manutenzione è minima, rendendolo una scelta ideale per chi ha uno stile di vita frenetico ma vuole comunque avere un tocco verde in casa.
I Benefici delle Piante in Appartamento
Integrare piante nell’arredamento del tuo appartamento offre numerosi vantaggi. Oltre a migliorare l’aspetto estetico, le piante contribuiscono a:
Purificare l’aria: Molte piante aiutano a filtrare le tossine presenti nell’aria, rendendo l’ambiente più sano.
Ridurre lo stress: La presenza di piante è associata a una maggiore sensazione di relax e benessere.
Migliorare la concentrazione: Le piante possono aumentare la produttività e la creatività, rendendole perfette per lo studio o l’ufficio.
Isolamento acustico: Alcune piante possono ridurre il rumore ambientale assorbendo le onde sonore.
Scegliere il Negozio Giusto per le Tue Piante
Quando acquisti piante online, è fondamentale scegliere un negozio affidabile che offra prodotti di qualità e informazioni dettagliate sulla cura delle piante. Su igiardinidigiulia.it troverai una vasta selezione di piante ornamentali, accessori e idee per decorare il tuo appartamento.
Offriamo spedizioni rapide in tutta Italia e un’ampia gamma di prodotti per soddisfare ogni esigenza. Che tu stia cercando una cassetta millerighe per le tue piante, delle tillandsia facili da curare o un terrarium geometrico per arredare con stile, abbiamo tutto ciò che ti serve per creare uno spazio verde perfetto.
Conclusione
Decorare il tuo appartamento con piante come tillandsia, orchidee o soluzioni moderne come il terrarium geometrico non è mai stato così semplice. Queste piante non solo migliorano l’aspetto della tua casa, ma contribuiscono anche a creare un ambiente più salutare e rilassante. Visita igiardinidigiulia.it per scoprire tutte le nostre offerte e inizia a trasformare i tuoi spazi con il fascino unico della natura.
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sguardimora · 1 month ago
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PUBBLICHIAMO L'ULTIMA PARTE DEL DIARIO DI BORDO, FRUTTO DELL'INTRECCIO DI DIVERSE VOCI: quelle delle partecipanti al laboratorio, della coreografa Gloria Dorliguzzo, del musicista Gianluca Feccia, delle osservatrici Rebecca Casadei e Chiara Mannucci e Francesca Giuliani, che scrive queste righe per raccontare ciò che sta accadendo lungo il percorso. Giovedì 21 novembre alle 20 al Teatro Dimora di Mondaino ci sarà la restituzione finale di questo inteso processo di creazione e partecipazione. 
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Martedì 19 novembre
Oggi ho percepito qualcosa di diverso, le stesse azioni sono più fluide, più consapevoli. Gloria e il Maestro stanno accanto a loro alle performer - non si può che chiamarle così ormai - passo dopo passo: le correggono, le sostengono e le proteggono.
Durante le prove hanno concordato un gesto nuovo, mi racconta Gloria, un segno di rinuncia che lei ha accolto e valorizzato nella parte più difficile della partitura. Se qualcosa va storto, alzano le mani e si ritirano. Non è un gesto di sconfitta, ma un atto di accettazione. Lo ripetono più volte: le mani che si alzano, il passo indietro, il palco che si svuota. Mi colpisce la semplicità del gesto e la sua forza simbolica. In quell’atto essenziale c’è coraggio, una dichiarazione di responsabilità verso l’errore, che non viene nascosto ma affrontato.
L’ultima scena è molto intensa: è la prima volta che la vedo. Le performer scuotono la testa a ritmo di musica, mentre una di loro batte freneticamente i martelli sull’incudine. La tensione è palpabile, vibrava nell’aria. Osservandole, provo ad immaginare cosa provano in quel momento: fatica, concentrazione, resistenza?
“Ero dentro con voi! Bravissime!” dice Gloria appena finita la prova. Le sue parole alimentano il senso di complicità e sollievo che si avverte.
C’è una strana pace, nonostante la difficoltà del lavoro. Anche nel vuoto finale, quando tutto si ferma, c’è una pienezza nuova, come se ogni gesto, ogni colpo di martello sull'incudine e sul legno, ogni vibrazione della lastra e ogni passo fosse rimasto sospeso nell’aria.
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Mercoledì 20 novembre 
Oggi mi sono commossa. C’era qualcosa di nuovo nell’aria. L’energia del gruppo è cambiata. Sono potenti in scena.
Quando arrivo in teatro stanno per iniziare una prova tecnica: le performer sono nel foyer, in attesa della chiamata di Gloria. Sono attente, sono concentrate. Iniziano, percorrono la scena e si posizionano sul fondo. Nella penombra percepisco un’urgenza intensa, come se ogni gesto sia guidato da una forza più grande di loro.
È la musica che le chiama, penso. Ogni colpo di martello, ogni passo, è scandito dal ritmo del Dies Irae. Non c’è spazio per esitazioni: tutto deve essere preciso, reale. Non recitano, lavorano.
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Gli oggetti sembrano animarsi. Le incudini, i martelli, le lastre di metallo non sono semplici strumenti, ma protagonisti con loro in scena. È come se chiamassero le azioni, spingendo i corpi in un meccanismo incessante, a tratti dis-umano. In questo ambiente “dall’atmosfera marziale” che richiama fatica e ripetizione le performer si muovono insieme, ascoltandosi. C’è ora una straordinaria coesione: è un unico organismo in azione.
Poi la Zattera della Medusa prende letteralmente forma davanti ai miei occhi fuoriuscendo dal dipinto di Turner che è in scena. Questa come altre composizioni scultoree arrivano a rompere per alcuni attimi il dispositivo performativo che come una macchina simbolica non sembra altrimenti lasciare scampo. I gesti si congelano e l’azione trova una sorta di tregua nel reenactment della storia dell’arte: è nel dialogo con alcune opere, personaggi e narrazioni iconiche che i corpi riescono a trovare momenti di stasi in un'apparente immobilità.  
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Non c’è tragedia, solo il realismo di chi agisce, di chi è guidato da un’urgenza primaria. Lo sguardo delle performer si fissa sulla platea, rompendo la quarta parete. Sono teste d’ariete che vogliono abbattere il muro invisibile tra chi agisce e chi osserva, trascinando tutti dentro un luogo dove il tempo sembra sospeso e l’azione è tutto ciò che conta.
Quando tutto finisce, il silenzio ritorna. Non è vuoto però ma carico, denso, come se ogni colpo di martello sull’incudine o sul legno, ogni vibrazione della lastra di metallo e ogni passo fossero rimasti sospesi nell’aria.
Domani ci sarà l'incontro con il pubblico: c'è fibrillazione e attesa ma anche voglia di continuare a stare insieme oltre il palcoscenico, condividendo una bellissima cena di comunità.
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igiardinidigiulia · 2 months ago
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Muschio Stabilizzato: L’Arte del Verde Senza Manutenzione
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Il muschio stabilizzato è diventato una delle soluzioni decorative più apprezzate nel mondo del design d’interni. È un materiale naturale che, grazie a un processo di stabilizzazione, mantiene la sua bellezza e freschezza senza necessitare di acqua o luce. Su I Giardini di Giulia, offriamo una vasta gamma di soluzioni in muschio stabilizzato, perfette per arricchire gli spazi interni con un tocco di verde naturale che non richiede manutenzione.
Cos'è il Muschio Stabilizzato?
Il muschio stabilizzato è un muschio naturale che subisce un processo di conservazione per mantenerlo sempre verde e morbido. Viene raccolto nel suo stato naturale e successivamente trattato con una soluzione biodegradabile che sostituisce l'acqua nelle cellule del muschio. Questo processo permette di mantenerne l'aspetto fresco per anni, senza dover essere annaffiato, potato o esposto alla luce del sole.
I Vantaggi del Muschio Stabilizzato
Utilizzare muschio stabilizzato per la decorazione offre numerosi vantaggi:
Bassa Manutenzione: Uno dei maggiori vantaggi è la totale assenza di manutenzione. Non avrai mai bisogno di annaffiarlo, potarlo o esporlo alla luce solare.
Versatilità Decorativa: Il muschio stabilizzato può essere utilizzato in numerose applicazioni decorative. Può essere integrato in quadri vegetali, pareti verdi, composizioni floreali e persino in arredi personalizzati.
Durata: Grazie al processo di stabilizzazione, il muschio può mantenere il suo aspetto fresco per anni, anche in ambienti chiusi. Questo lo rende un'opzione perfetta per chi cerca una decorazione duratura.
Sensazione Naturale: Anche se stabilizzato, il muschio mantiene una consistenza naturale e morbida al tatto, che conferisce agli ambienti un'atmosfera autentica e rilassante.
Ecologico: Il processo di stabilizzazione è completamente ecologico. Non solo riduce l'uso di acqua e pesticidi, ma il muschio stesso viene raccolto in modo sostenibile, senza danneggiare gli ecosistemi naturali.
Applicazioni del Muschio Stabilizzato
Il muschio stabilizzato può essere utilizzato in moltissimi modi per abbellire case, uffici, negozi o spazi pubblici. Ecco alcune idee su come puoi sfruttare questo materiale innovativo.
Quadri di Muschio Stabilizzato: Creare quadri con muschio stabilizzato è una tendenza in crescita. Puoi scegliere cornici di varie dimensioni e forme, che racchiudono il muschio in eleganti composizioni. Questi quadri non solo aggiungono un tocco di verde alla tua casa, ma fungono anche da elemento di design unico.
Pareti Verdi: Un’altra applicazione molto popolare è la creazione di pareti verdi. Il muschio stabilizzato può essere disposto su grandi superfici murali, creando un effetto spettacolare che porta la natura dentro gli spazi interni. Ideale per uffici, reception o salotti, una parete di muschio stabilizzato può trasformare completamente l'atmosfera di un ambiente.
Decorazioni per Eventi: Il muschio stabilizzato viene utilizzato anche in ambito di design per eventi, come matrimoni o feste. Può essere usato per realizzare centrotavola, decorazioni per altari o addobbi floreali duraturi.
Complementi d'Arredo: Alcuni designer hanno iniziato a integrare il muschio stabilizzato anche in oggetti d'arredo come lampade, tavoli o mobili. Questo crea un effetto naturale molto suggestivo, con un mix perfetto tra natura e design moderno.
Dove Usare il Muschio Stabilizzato?
Il muschio stabilizzato è adatto per un'ampia varietà di ambienti, poiché non ha bisogno di luce naturale né di cure specifiche. Ecco alcuni luoghi in cui può essere utilizzato:
Case e appartamenti: Ideale per soggiorni, cucine e bagni. Il muschio stabilizzato aggiunge un tocco di verde anche negli spazi più difficili da decorare, come quelli con poca luce naturale.
Uffici: Aggiungere una parete verde o un quadro di muschio in un ufficio può aiutare a creare un ambiente di lavoro più rilassante e produttivo.
Ristoranti e bar: Molti locali scelgono di integrare il muschio stabilizzato nelle loro decorazioni per creare un'atmosfera accogliente e originale.
Spazi commerciali: Negozi, showroom e gallerie possono utilizzare il muschio stabilizzato per arricchire gli interni con elementi di design verde e naturale.
Come Mantenere il Muschio Stabilizzato?
Una delle domande più comuni su questo materiale è: come si mantiene? La risposta è semplice: non richiede manutenzione. Tuttavia, ci sono alcune accortezze che puoi seguire per assicurarti che il muschio stabilizzato mantenga il suo aspetto ottimale nel tempo:
Evita la Luce Diretta del Sole: Anche se il muschio stabilizzato non ha bisogno di luce solare, è meglio evitare l’esposizione prolungata alla luce diretta, poiché potrebbe scolorirsi nel tempo.
Evita l'Umidità Elevata: Anche se è resistente, è consigliabile non esporre il muschio stabilizzato a livelli di umidità estremamente elevati o a spruzzi d'acqua, per non comprometterne la struttura.
Non Toccate Spesso: Anche se è morbido al tatto, è meglio non toccare frequentemente il muschio per non rovinarne la texture naturale.
Perché Scegliere I Giardini di Giulia?
Su I Giardini di Giulia, siamo orgogliosi di offrire muschio stabilizzato di alta qualità. La nostra selezione è pensata per adattarsi a ogni tipo di esigenza, dai piccoli quadri di muschio fino alle grandi pareti verdi per uffici e spazi commerciali. Offriamo soluzioni su misura e consulenza esperta per aiutarti a scegliere la decorazione perfetta per i tuoi spazi.
Con anni di esperienza nel settore delle piante online, garantiamo prodotti che uniscono estetica e sostenibilità. Scopri il nostro catalogo di muschio stabilizzato e trasforma il tuo ambiente con il fascino del verde naturale senza sforzo.
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enkeynetwork · 4 months ago
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pikasus-artenews · 6 months ago
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Corrispondenze. ITALO VALENTI e i sodalizi artistici fra Vicenza e Locarno
Artista italo svizzero Italo Valenti ha vissuto tra Vicenza e Locarno creando composizioni semplici di pochi oggetti o personaggi dalle forme stilizzate, elementari e lontane dalle convenzioni
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Anna Maria Maiolino
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“Fortunatamente per mezzo dell’arte possiamo sovvertire repressioni e conflitti. Sovvertire nel senso di porre rimedio alle repressioni cercando di realizzare un’arte anticonformista e di intervento politico, e perciò rivoluzionaria, che renda possibile recuperare ciò che il nostro spirito ha di fondamentale: la dignità. Grazie all’arte ho potuto consegnare un posto nel mondo ai miei sentimenti.”
Anna Maria Maiolino è l’artista brasiliana di origine italiana insignita del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia del 2024, insieme a Nil Yalter.
Nel corso della sua lunga carriera si è cimentata con ogni mezzo espressivo: pittura, incisione, scultura, poesia, fotografia, video e  performance.
Sin dagli anni Sessanta, si ispira alla quotidianità femminile per opporre uno sbarramento all’egemonia maschile e a temi come la fame, la povertà, l’ingiustizia. Il suo percorso artistico è un viaggio verso la riappropriazione di un posto nel mondo.
È nata il 20 maggio 1942 a Scalea, in Italia, per poi emigrare con la famiglia a Caracas, nel 1954, ai tempi il Venezuela pagava il biglietto del viaggio in nave alle persone che migravano dall’Italia. Sin da piccola, disegnare aveva rappresentato, per lei, un rifugio e un conforto a una realtà estranea, aiutandola ad allontanare i ricordi di un’infanzia difficile, trascorsa durante gli anni più duri della guerra. Ha studiato alla Escuela de Artes Visuales Cristóbal Rojas fino al loro trasferimento a Rio de Janeiro, nel 1960, dove ha frequentato la Escola Nacional de Belas Artes. Aveva diciotto anni quando ha esposto per la prima volta, al XXI Salón Oficial de Arte Venezolano.
Dal 1967 è stata coinvolta nel movimento della Nova Figuração, che metteva in primo piano la partecipazione attiva del pubblico fruitore e un impegno e una posizione sui problemi politici, sociali ed etici.
Ha partecipato alla mostra Nova Objetividade Brasileira, al Museo d’Arte Moderna e le sue opere sono diventate un manifesto della resistenza al regime, così come delle crescenti disuguaglianze sociali del paese.
In quegli anni ha cominciato a occuparsi di disuguaglianze di genere sul duplice versante corporale e intimistico-spirituale.
I suoi dipinti e incisioni degli anni Sessanta sono piuttosto radicali,  combinano l’immaginario pop con il repertorio tipico della Nova Figuração, concentrandosi su personaggi e narrazioni politiche, oltre che su riferimenti personali, corporei e familiari.
Si è sperimentata con tecniche appartenenti alla cultura popolare come i cordels, xilografie accompagnate da brevi poesie o filastrocche d’intrattenimento, come strumento di denuncia sociale.
Questo tipo di rappresentazioni erano ispirate dal Manifesto Antropofago di Oswald de Andrade in cui, l’immagine dell’indigeno cannibale, riportata nei resoconti dei colonizzatori, veniva utilizzata per contrapporre alla cultura europea un’identità completamente diversa, antagonistica, quasi spaventosa, che potesse liberare definitivamente il Brasile da secoli di sudditanza politica e culturale. Una contrapposizione alla politica del regime, sempre più repressiva e autoritaria, un’arte popolare, kitsch e associata spesso al “cattivo gusto”. In questo clima politico e culturale piuttosto intricato, ha dato vita a opere come Anna e Glu Glu Glu, entrambe del 1967.
Nel 1968 si è trasferita a New York grazie a una borsa di studio al The Pratt Graphics Center dove ha avuto modo di praticare la tecnica di incisione su metallo, acquaforte, allargando i propri orizzonti artistici.
In questi anni scrivere poesie è stata la sua modalità espressiva primaria e al suo ritorno in Brasile, alla fine del 1971, ha iniziato a creare disegni e composizioni basate su di esse (“Mapas Mentais”, 1971-74; “Book Objects”, 1971-76; “Drawing Objects”, 1971-76).
L’interazione performativa tra gli oggetti d’arte e il pubblico sono il nodo centrale del suo lavoro.
Anche il suo primo film realizzato nel 1973, In-Out (Antropofagia), dimostra lo stretto legame con il pensiero antropofagico. Nel video l’inquadratura è fissa sulla bocca dei personaggi ed è talmente stretta che a malapena sono visibili il naso e il mento. Un uomo e una donna che tentano di parlare, senza riuscirci: dalle loro bocche spalancate e in continuo movimento non esce alcun suono, talvolta sono bloccati, prima da una striscia di nastro adesivo nero, poi da un uovo e da sempre più numerosi fili di tessuto.
L’impossibilità di esprimersi è un’aperta denuncia della censura in atto nel Brasile di quegli anni. L’assenza di parole e la loro sostituzione con un respiro affannato fanno riferimento al sofoco (soffocamento), con cui ci si riferiva agli anni più duri della repressione della dittatura militare. Un oggetto che compare per la prima volta proprio in In-Out (Antropofagia) e che diventerà fondamentale nell’iconografia di Anna Maria Maiolino è l’uovo.
Nel 1981 ha messo in scena Entrevidas, in cui decine di uova sono sparse sul pavimento e sfidano l’artista a percorrere lo spazio come fosse un campo minato, tenendo conto della fragilità e della precarietà dell’uovo, simbolo della vita stessa.
Una delle sue opere più celebri è Por un fio del 1976 dove l‘artista è seduta tra sua madre e sua figlia nell’atto di tenere in bocca segmenti di corda, come a voler enfatizzare i legami familiari. Il suo linguaggio ci parla di un legame, profondamente femminile, ed estremamente fiero e coraggioso nell’affrontare i divieti e le violenze maschili.
Nel 1989 ha iniziato a lavorare con l’argilla per la serie Modeled Earth, con una nuova attenzione per l’espressione gestuale e sensoriale, un rituale che richiama una radice profonda, un tassello della sua identità. Ha poi sperimentato con cemento e gesso, realizzando grandi sculture murali.
Il lavoro manuale, il rapporto con la terra, i materiali elementari in sculture e rilievi, continuano ancora a oggi a far parte della sua attività creativa. Un’azione ripetitiva e banale che si fa pratica artistica.
La carta, più di una superficie su cui disegnare, è diventata materia e corpo, la serie Indicios è, infatti, composta da disegni realizzati su carta con ago e filo, con l’intento di denunciare la meccanicità di gesti quotidiani appartenenti alla sfera domestica femminile come cucire.
Un momento di svolta nella sua carriera artistica è stata la partecipazione all’esposizione Inside the Visible a Boston, nel 1996, composta da trenta artiste fra cui Louise Bourgeois, Mona Hatoum, Carol Rama, Charlotte Salomon, Cecilia Vicuña, per citarne qualcuna. Sulla copertina del catalogo c’era un’immagine della sua performance Entrevidas, che l’ha fatta conoscere a un più ampio pubblico.
Per la prima volta alla Biennale Arte di Venezia, nel 2024, Anna Maria Maiolino ha esposto una nuova opera di grandi dimensioni che prosegue e sviluppa la serie delle sue sculture e installazioni in argilla. Un lavoro che indaga i rapporti umani, le difficoltà comunicative e di espressione, percorrendo il labile confine tra fisicità e sfera intima e spirituale.
Oggi vive e lavora a San Paolo, in Brasile. Ha esposto nei principali musei di arte moderna e contemporanea del mondo.
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notonlycoloringbooks · 8 months ago
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Libro prescolare 3-6 anni è una preziosa risorsa di giochi e passatempi per bambini 3-6 anni con Metodo Montessori
Un libro ricco di attività divertenti e coinvolgenti per accompagnare i bambini dai 3 ai 6 anni nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori.
283 pagine di giochi e attività suddivise in 9 sezioni:
Divertiti a colorare: Tante immagini da colorare con pastelli, pennarelli o colori a cera per liberare la creatività e sviluppare la motricità fine.
Impara a disegnare: Esercizi graduali per imparare a disegnare linee, forme, figure e oggetti, stimolando la fantasia e la coordinazione mano-occhio.
Unisci i puntini: Divertenti attività con i puntini da unire per rivelare immagini e personaggi, favorendo la concentrazione e la percezione visiva.
Ritaglia, colora, incolla: Attività creative con forbici, colla e colori per sviluppare la manualità, la precisione e il senso di spazio.
Associa le forme: Giochi per imparare a riconoscere e associare le forme geometriche, favorendo la classificazione e la logica.
Impariamo i numeri: Attività divertenti per imparare a contare, riconoscere i numeri e le cifre, sviluppando le prime competenze matematiche.
Divertiamoci con i labirinti: Labirinti di difficoltà crescente per allenare il problem solving, la pazienza e la perseveranza.
Impariamo l'alfabeto: Esercizi per imparare a riconoscere le lettere dell'alfabeto, tracciarle e scriverle, preparando il bambino alla lettura e alla scrittura.
Colora e ritaglia i tuoi stickers: Tante immagini da colorare e stickers da ritagliare per creare divertenti composizioni e decorare quaderni e libri.
Perché scegliere questo libro?
✔ Metodo Montessori: Le attività proposte si ispirano ai principi del Metodo Montessori, favorendo l'apprendimento autonomo, il gioco e la scoperta.
✔ Divertimento e apprendimento: I giochi e le attività sono divertenti e coinvolgenti, per motivare i bambini e rendere l'apprendimento un'esperienza piacevole.
✔ Sviluppo completo: Le attività proposte favoriscono lo sviluppo di diverse abilità cognitive, motorie e creative.
✔ Ricco di contenuti: 283 pagine di giochi e attività per ore di divertimento e apprendimento.
✔ Adatto a bambini dai 3 ai 6 anni: Le attività sono adatte a bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, con difficoltà crescente per accompagnare la loro crescita.
Cosa troverai all'interno del libro:
★ 283 pagine a colori
★ 9 sezioni con diverse attività
★ Istruzioni chiare e semplici
★ Illustrazioni accattivanti
★ Tanti stickers da colorare e ritagliare
Libro Prescolare 3-6 anni con Metodo Montessori è il libro perfetto per accompagnare i bambini nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori, offrendo loro un'esperienza divertente e coinvolgente che li aiuterà a sviluppare diverse abilità cognitive, motorie e creative.
Acquista subito il tuo libro e regala al tuo bambino il piacere di imparare divertendosi!
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Milano, Museo del Novecento. Inaugurati e visitabili quattro progetti espositivi realizzati in occasione di Milano Art Week
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Milano, Museo del Novecento. Inaugurati e visitabili quattro progetti espositivi realizzati in occasione di Milano Art Week. Nella Galleria del Futurismo, all'inizio del percorso museale, è allestito "VOL. XXXI: Futurism Drama", intervento site-specific dell'artista cipriota Haris Epaminonda (Nicosia, 1980), vincitrice della prima edizione di Fondazione Henraux Sculpture Commission. L'esposizione, a cura di Edoardo Bonaspetti e promossa dalla Fondazione Henraux in collaborazione con il Museo del Novecento, è un racconto di visioni, pensieri e temporalità. Essa apre un dialogo inedito tra i capolavori del primo Novecento, una selezione di opere di Medardo Rosso – figura di riferimento per l'avanguardia Futurista – e la ricerca dell'artista. Con le sue composizioni Epaminonda ricorda non solo l'importanza della connessione tra pensieri e tradizioni culturali diverse, ma anche il valore e la qualità che possono assumere nuovi mondi possibili (10 aprile - 12 maggio). Proseguendo nel percorso, nella saletta al terzo piano del Museo, trova spazio "Off Script", la mostra personale dell'artista olandese Magali Reus (L'Aia, 1981), vincitrice della VII edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, realizzata in collaborazione con il Museo del Novecento e curata da Federico Giani. Espone una selezione delle più recenti sculture dell'artista, le Clementine, una serie che prende il suo spunto visivo dai barattoli di marmellata e di conserve della tradizione familiare. Si tratta di oggetti scultorei intenzionalmente artificiali e destabilizzanti che rappresentano, secondo la poetica di Reus, una riconfigurazione degli oggetti familiari e abituali che costituiscono il nostro mondo (10 aprile - 30 giugno). Al quarto piano, negli spazi degli Archivi del Novecento, "ARCHIVIALE_001. Dal 1940 a oggi - Istantanee dalle Gallerie d'arte di Milano", a cura di Mariuccia Casadio, è il primo capitolo di una ricerca che intende ricostruire oltre settant'anni di storia delle gallerie private di Milano con le loro scelte artistiche, le relazioni internazionali, gli eventi d'avanguardia, gli incontri con gli artisti. La mostra è promossa da MAC - Milano Art Community, il network che raccoglie le più importanti gallerie e istituzioni della città di Milano, in partnership with Gucci (10 aprile - 30 giugno 2024). Sempre al quarto piano, chiude il percorso "Ritratto di Città (20/20.000HZ)", grande installazione audio-video multi-canale del duo Masbedo (Iacopo Bedogni e Niccolò Massazza) a cura di Cloe Piccoli, che è fra i vincitori dell'undicesima edizione di Italian Council (2022), il programma della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura volto alla promozione internazionale dell'arte contemporanea italiana. Il progetto parla della rinascita culturale di Milano: dalla musica elettronica dello Studio di Fonologia RAI, dalle invenzioni di Luciano Berio e Bruno Maderna, lo sguardo si allarga all'architettura (BBPR), all'arte (Lucio Fontana), al cinema (Michelangelo Antonioni), alla grafica (10 aprile - 30 giugno 2024).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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claudiotrezzani · 9 months ago
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Necessità.
Necessità d'appoggiare.
Necessità che si fa virtù.
O dei mezzi che divengono fini.
O dei mezzi ch'indicano strade.
Gli oggetti / soggetti di nature morte non disconoscono gravità.
Subiscono lo spazio, anzi lo governano.
Sì, lo governano.
Lo fanno per interposte persone.
Le interposte persone qui sono Lionel Huf e JO Kim.
Il vaso, le mele hanno d'esser collocate.
Tavoli, eddunque.
Con tavoli, angoli.
Anche così si scrivono composizioni.
Lionel ne tornisce - sì, tornisce - una con smagliante scultoreità.
E con icastica timbricità.
Che contiene nitore, un abbacinante stagliarsi di forme su sfondo amico.
Sì, su sfondo amico.
Perché tutto concorre alla scrittura.
Come luce disegna, come luce canta.
Sì, anche sul tavolo.
Sull'angolo, del tavolo.
Giova il drappo, all'angolo del tavolo.
Gran prova, Lionel.
Palpitante astrazione, la Tua.
Così anche in JO.
Sapientemente verde, quel panno.
Perchè è colore complementare al rosso dei frutti.
Terra neutra, il candido contenitore.
Ma non è isolazione, è sospensione.
Per sottolineare la contraltarità dei due elementi.
Sì, il tavolo dialoga con i frutti.
Molto più l'angolo del tavolo, rispetto al tavolo nella sua totalità.
Perchè lo sguardo - preso fiato nella vista del neutro, sospensivo contenitore - si posa giù, ora.
Giù a quell'angolo.
Ben per l'arcuato panno, sopra, a soffondere sfondo.
Ma lì, no.
Lì l'angolo parla,  felicemente interfacciandosi con le sovrastanti bianche porncellaniche appuntiture.
Grazie Lionel, grazie JO.
Per la novella vita ch'infondete, intendo.
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Claudio Trezzani
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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I maestri del Cubismo: Picasso, Braque e altri pionieri
Il Cubismo, movimento d'avanguardia nato in Francia all'inizio del XX secolo, ha rivoluzionato il modo di concepire l'arte. Sfidando la rappresentazione realistica della realtà, i cubisti frammentavano le forme e le riassemblavano in nuove composizioni geometriche, aprendo la strada a una visione più astratta e concettuale dell'arte. I maestri Pablo Picasso e Georges Braque sono considerati i padri del Cubismo. Insieme, svilupparono le due fasi principali del movimento: il Cubismo analitico (1907-1912), caratterizzato da una scomposizione geometrica rigorosa e da una tavolozza di colori neutri, e il Cubismo sintetico (1912-1914), che introdusse l'uso del collage e una maggiore libertà compositiva. Le opere di Picasso, come "Les Demoiselles d'Avignon" (1907) e "Guernica" (1937), sono icone del Cubismo e dell'arte moderna in generale. La sua genialità e il suo spirito sperimentale hanno contribuito a definire il linguaggio cubista e a influenzarne il successivo sviluppo. Braque, con il suo approccio più intellettuale e rigoroso, ha dato un importante contributo al Cubismo analitico. Opere come "Violino e candelabro" (1910) e "Le Clarinetto" (1910) esemplificano la sua abilità nel scomporre e riassemblare gli oggetti in composizioni astratte e geometriche. Oltre a Picasso e Braque, altri artisti hanno dato un importante contributo al Cubismo: Juan Gris, pittore spagnolo, ha sviluppato uno stile cubista più decorativo e colorato, con influenze dall'arte popolare e dal fauvismo. Opere come "Ritratto di Josette" (1916) e "Natura morta con chitarra" (1919) sono esempi del suo stile raffinato e armonico. Fernand Léger, pittore e scultore francese, ha portato al Cubismo una forte componente di realismo e monumentalità. Le sue opere, come "Nudo con turbante" (1917) e "La città" (1919), si caratterizzano per l'uso di forme geometriche elementari e colori vivaci. Robert Delaunay, pittore francese, è stato un esponente del Cubismo orfico, che combinava la scomposizione cubista con l'uso di colori vivaci e forme fluide. Opere come "La Tour Eiffel" (1910) e "Dischi simultanei" (1912) sono esempi del suo stile dinamico e astratto. Marcel Duchamp, artista francese, è noto per il suo "ready-made", oggetti quotidiani elevati a opere d'arte. La sua opera più famosa, "Fontana" (1917), un orinatoio rovesciato, ha sfidato le convenzioni artistiche e aperto la strada all'arte concettuale. Il Cubismo ha avuto un'influenza enorme sull'arte moderna, rivoluzionando la pittura, la scultura e l'architettura. I maestri di questo movimento hanno aperto la strada a nuove forme di espressione artistica e hanno contribuito a definire il corso dell'arte del XX secolo. Altri artisti cubisti importanti: - Albert Gleizes - Jean Metzinger - Henri Le Fauconnier - Francis Picabia - Gino Severini - Juan Gris - Raymond Duchamp-Villon - Jacques Villon Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 1 year ago
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L’inverno in Giappone
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Il Giappone in inverno è qualcosa di magico tra sculture di ghiaccio, luminarie e fuochi d'artificio, infatti i primi fiocchi di neve sono spesso un simbolo della festa nell'arcipelago. L'inverno è il momento ideale per ammirare il Monte Fuji, che si presenta innevato e privo delle nuvole, mentre la zone più belle del Giappone sono coperte da una leggera coltre di neve, come Kenroku-en a Kanazawa o Kinkaku-ji a Kyoto, che si possono visitare in tutta tranquillità. In inverno, gli ume, o susini giapponesi, fioriscono a febbraio e hanno un bel rosa pallido prima della famosa fioritura dei ciliegi. Il Giappone è diventato una destinazione di punta per gli appassionati di sci, attratti dalle sue eccezionali condizioni di neve e dai suoi magnifici paesaggi, in zone come Niseko a Hokkaido e Hakuba a Honshu con  una stagione che va da dicembre ad aprile. Ma ò'inverno è anche il periodo ideale per approfittare delle sorgenti termali giapponesi note come onsen, in particolare dei bagni all'aperto o rotenburo. Le yuki matsuri, o feste della neve, sono il momento culminante della stagione invernale, soprattutto nel nord del Paese, la più nota è il festival della neve di Sapporo, sull'isola di Hokkaido dove ogni anno, a febbraio, più di 250 sculture di neve e ghiaccio riempiono le strade della città. L'attrattiva del festival risiede soprattutto nel modo in cui vengono allestite le sculture, alcune delle quali superano i 15 metri di altezza, con un meraviglioso gioco di luci tra  animali fantastici, scene di vita quotidiana, affreschi e monumenti storici, ma anche celebrità giapponesi del momento o personaggi di anime oltre a molte altre attività, come concerti, giochi da tavolo e una deliziosa varietà di bancarelle di specialità locali. L'inverno è anche un momento di festa e, sebbene in Giappone non si festeggi necessariamente il Natale, il Capodanno,  è un momento molto importante per le famiglie per riunirsi e condividere momenti famigliari e spirituali. Già prima dell'inizio del nuovo anno, i giapponesi ripuliscono le loro case, le stuoie del tatami vengono scrollate, i tappeti arieggiati ed è di buon auspicio sostituire gli oggetti rotti per dare alle divinità del nuovo anno il benvenuto, tutti i debiti devono essere pagati e gli affari in sospeso devono essere conclusi. Poi le case vengono decorate con kadomatsu, composizioni floreali fatte di bambù e pino, come simbolo di salute e longevità. Le famiglie assaporano il toso, un sakè speziato che garantisce la salute, e si preparano alle preghiere e, al posto dei dodici colpi della mezzanotte, i giapponesi ascoltano i 108 colpi della campana del tempio. Nel culto shintoista,la divinità del nuovo anno arriva con il primo raggio di sole, leggenda che spinge molti giapponesi a cercare un punto di osservazione elevato per sfruttare al meglio il momento. L'usanza più divertente dell'inizio dell'anno è il pacchetto a sorpresa noto come fukubukuro, dove alcuni di essi possono contenere un telefono, un computer, un viaggio, un'auto o addirittura una casa. Per celebrare il nuovo anno, i festeggiamenti a Kobe partono la mattina del 31 gennaio con uno spettacolo di danza acrobatica cinese. Nella cucina del Giappone l'inverno è la stagione del nabemono, un incrocio tra fonduta cinese e pot-au-feu,  composto da cavolo cinese, tofu, funghi,  noodles, pesce e le fette sottili di carne (manzo, maiale), il tutto cotto in un brodo a base di pesce o alghe. Read the full article
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silviascorcella · 1 year ago
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Julian Zigerli a/i19: boschi svizzeri psichedelici
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Come dite? Una modella indossa un’acconciatura composta di pigne del bosco? Uh sì, esatto, avete visto benissimo! E quelle allacciate ai piedi a mo’ di strambe calzature vi appaiono in realtà ciuffi di pini raccolti direttamente da un fresco sottobosco? Ancora una volta: esatto, è la realtà, son verdi rametti di pini! Ah sì, quei motivi decorativi che ricordano i disegni del legno liquidi, tinti di colori sgargianti, assai vividi come quelli che accendono i decori fioriti: sono davvero visioni botaniche narrate in technicolor.
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E se per caso quei grandi oggetti in metallo da cui spunta il batacchio, dotati di fasce decorate con gusto folk e con esse poggiati su spalle nerborute, imbracciati a mo’ di sac à main o graziosamente appese al collo vi fan pensare alle campane: ancora risposta esatta! E anzi, vi dirò di più: non sono semplici campane, bensì i campanacci sfoggiati dalle mucche che allietano e riempiono l’aria fresca dei pascoli svizzeri con la loro inconfondibile melodia rurale.
Benvenute e Benvenuti in un nuovo intrigante racconto tratto dal sorprendente mondo di stile firmato Julian Zigerli!
Fashion designer svizzero doc, sin dai suoi esordi sfoggia il talento pregiato della giocoleria saggia con la competenza sartoriale mescolata al divertimento creativo: Julian Zigerli è un intenso sognatore con i piedi ben piantati a terra che pratica il gioco serissimo del fashion design. E che si diverte con consapevolezza a sorprenderci ad ogni nuova collezione!
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Quella dedicata all’imminente stagione fredda 2019 è un felice rinnovamento della sua dichiarazione d’intenti, riassumibile in una breve manciata di principi salvifici: confortevolezza innovativa dei capi, positività d’animo e di messaggio, ironia intelligente. Ovvero quell’abilità a narrare con distacco divertito e interessante qualsivoglia tema affrontato in collezione, in questo caso la sua Svizzera in cui è nato e cresciuto sia personalmente che professionalmente. Ma c’è anche un altro principio essenziale che nutre e distingue l’arte stilosa di Julian Zigerli: la collaborazione artistica con creativi a lui affini per passione e immaginazione sbrigliata.
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La collezione a/i 2019 è infatti frutto dell’alchimia con Christoph Hefti, artista e designer tessile poliedrico, altrettanto svizzero, e altrettanto autore eclettico di universi immaginifici sorprendenti, frutto anche di lunghe esperienze al fianco di nomi come Jean-Paul Gaultier, Dries Van Noten, Lanvin, Acne Studios: dalla commistione dei due son nate le stampe incantevoli, a tratti ipnotiche, assolutamente inedite, che hanno percorso la passerella immersa nell’evocazione di un bosco di betulle su sfondo sonoro di melodie dei suddetti campanacci.
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La collezione infatti s’intitola “Ring My Bell” e, a dirla con le parole stesse di Julian Zigerli, regala la sensazione fantasiosa di fare una passeggiata nel bosco sotto effetto di allucinogeni: le stampe e gli intarsi provengono proprio da un tour in quei boschi, senza l’ausilio di allucinogeni naturalmente, ma con l’intento di raccogliere tutta l’ispirazione e le materie prime con cui comporre quei tableaux botanici psichedelici e quelle facce strambe da spiritelli della foresta che percorrono i capi, e ci si intarsiano sopra attraverso magistrali composizioni tessili, le stesse che accadono nei famosi tappeti che sono opera distintiva di Christoph Hefti.
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Una narrazione dal gusto dark, un design dei capi essenziale nell’apparenza ma sempre innovativo nella sostanza  perché base fondamentale per valorizzare un mash-up brillante che mixa tradizioni rurali, antiche fiabe tratte dai Grimm e toni da atmosfera disco come se la passerella fosse la consolle di un dj assai cool: ancora una volta, evviva la spontaneità creativa di Julian Zigerli! 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
{ Photo Backstage via © FuckingYoung }
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libroazzurro · 1 year ago
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SETTE RACCONTI #6 – UN RAGAZZO ACCOMPAGNA PLATONE A UNA CASA OSPITALE 
“Sa che l’ho riconosciuta subito?, disse il ragazzo, dopo un po’, mentre camminavano per un sentiero sterrato, di sabbia bianca, in mezzo a due file di alberi giovani e delicati. Ho letto tutti i suoi dialoghi. Platone si chiese che alberi fossero. Non si era mai dedicato a uno studio simile. I diversi tipi di vegetali, la famiglia dei minerali, le differenti razze animali, la forma e le composizioni delle nuvole, gli oggetti inventati dall’uomo. Chimere. Solo apparenze mutevoli che si sottraggono a ogni interesse e a ogni possibilità di vera scienza, si disse. Però, in quel momento, gli dispiaceva non sapere il nome di quegli alberi”.
Testo di Pier Paolo di Mino.
Figurazione di Veronica Leffe
Potete leggere il racconto su:
https://www.libroazzurro.it/index.php/note/sette-racconti/430
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gabrielesalvaterra · 1 year ago
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James Scott Brooks / Rolando Tessadri Dialogues #2 Beyond Abstraction curated by Gabriele Salvaterra Trento, Paolo Maria Deanesi Gallery June 16th – September 29th 2023
Cosa si trova oltre l’astrazione? Si torna nuovamente alla figurazione oppure si raggiunge un vuoto di purificazione dove le cose sono assolute ma anche indistinte? Se la parola astrarre deriva dalla doppia radice “trarre” e “via da”, spingersi al di là delle soglie possibili di questa modalità formale – affermatasi in Occidente nel secolo scorso ma esistente dagli albori dell’umanità – potrebbe significare scarnificare gli oggetti tangibili alla seconda potenza, abbandonare doppiamente i legami con i dati visibili della realtà. Per questo va chiarito il senso del titolo sotto cui si incontrano le ricerche recenti di James Scott Brooks e di Rolando Tessadri, per comprendere quale sia la portata per ciascuno dei due artisti nel lanciarsi oltre i confini dell’astrazione e trovare eventuali contatti all’interno di questo confronto dialogico. James Scott Brooks (Exeter, 1974) è un astrattista paradossale, le sue forme geometriche sono quanto di più lontano possa esistere da un annullamento del discorso e del collegamento referenziale, elementi tradizionalmente banditi da ogni linguaggio astraente. Esse, al contrario, rimandano costantemente a parole, nomi di persone, luoghi, spazi e paesi, distanze, viaggi, tragitti, itinerari, dati climatici e forme musicali, costruendo un idioma aniconico (=che non ammette immagini) che, per assurdo, pullula proprio di immagini, benché mentali. Alla base della costruzione formale esiste sempre un codice o una matrice di partenza, senza la quale può essere anche complesso decodificare l’itinerario concettuale che ha portato alla realizzazione dell’opera. In questa maniera, l’artista aggira completamente le scelte compositive per installarsi in between, nel mezzo di processi di traslazione che, grazie a geometria e matematica, conducono dalla parola alla figura non-oggettiva. Anche Rolando Tessadri (Mezzolombardo, 1968) imposta le sue composizioni in maniera complessa, ponendosi, allo stesso tempo, dentro e fuori la tradizione storica dell’astrazione. Da una parte i suoi quadri reclamano grande attenzione e autonomia, sono completamente auto-referenziali e chiusi in se stessi, dall’altra, operano come dispositivi architettonici che si installano nello spazio, sottolineandone strutture e andamenti, mostrando insomma tutto quanto è esterno da sé. Anche l’impiego costante e riconoscibile di una griglia pittorica fatta di linee che si incrociano perpendicolarmente deve essere letta in maniera stratificata, come immagine che non rappresenta nulla, pur sembrando una fotografia molto realistica dell’intreccio tessile della tela che funge da supporto. Oltre a queste caratteristiche la volontà di Tessadri di lavorare sempre sui limiti del quadro, andando a sperimentare quel sottile confine tra presenza e sparizione della pittura, tra asserzione e vibrazione quasi intangibile, fa sì che la sua posizione sia ambigua rispetto alle tradizionali categorie dell��astrazione. Ma questo è vero per entrambi gli artisti. Sia Brooks che Tessadri hanno cercato di tenersi sempre al di fuori dei codici dell’astrazione concepiti in modo limitante, hanno preferito utilizzarne le modalità per fare crescere liberamente un discorso personale. In questo senso sono partiti dai margini di un linguaggio per potersi spingere al di là dello stesso, equilibrando discorsi spesso considerati freddi con il calore e la colloquialità dell’ironia, della sensibilità, della concettualità, della referenzialità e – perché no? – della piacevolezza.
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enkeynetwork · 1 year ago
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