#compagnia carabinieri fermo
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Violano le misure di sorveglianza speciale. Due denunce e un arresto da parte dei Carabinieri
FERMO Nuovi interventi, per i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Fermo. Durante un posto di controllo dei militari, è stato fermato un pregiudicato di Altidona, classe 1981. L’uomo era al volante della sua automobile, priva di assicurazione e quindi sottoposta a sequestro, e dalle verifiche è stato scoperto che su di lui pendeva una misura di sorveglianza speciale: è stato…
#carabinieri nucleo operativo radiomobile#compagnia carabinieri fermo#controlli carabinieri nel fermano#news cronaca fermano
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San Felice a Cancello: Uccide il padre 48enne e tenta la fuga con 100mila euro, rintracciato 27enne I carabinieri della Compagnia di Maddaloni, a conclusione di articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno dato esecuzione al provvedimento di fermo emesso dal P.M. nei confronti di un cittadino di nazionalità cinese, 27 enne, ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio del padre, 48enne.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Omicidio nell'Astigiano, fermata la figlia, ha 19 anni
La figlia dell’uomo ucciso nel tardo pomeriggio di ieri nell’Astigiano è in stato di fermo, con l’accusa di avere ucciso a coltellate il proprio padre, Akhyad Sulaev, 50 anni. La giovane, 19 anni, secondo quando rendono noto i carabinieri della compagnia di Canelli, coordinati dalla Procura di Alessandria, è stata fermata dopo le indagini della notte. L’episodio, per quanto accertato finora,…
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Estorsione e rapina ai danni dei genitori: 39enne finisce in carcere
Estorsione e rapina ai danni dei genitori: 39enne finisce in carcere I carabinieri della Compagnia di Licata hanno datoesecuzione al decreto di fermo di indiziato di... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Caserta, aveva picchiato e sequestrato la moglie in garage: fermato 35enne
(Adnkronos) - È durata meno di un giorno la fuga del 35enne, che si era reso irreperibile dopo aver sequestrato la moglie in garage. I fatti erano accaduti tra il pomeriggio di sabato e le prime luci dell'alba di domenica, quando la donna era riuscita a evadere dalla sua prigione. La vittima ha raccontato di aver subito violenze e minacce di morte dal 35enne, anche in presenza del figlio di soli 9 anni. Caserta, cos'è successo? Le serrate indagini svolte dai carabinieri della Compagnia di Maddaloni hanno consentito di rintracciarlo in un’abitazione della cittadina in provincia di Caserta, dove si era nascosto per sfuggire alla cattura. Il 35enne, albanese, è stato bloccato e accompagnato in caserma dove è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria di iniziativa. Successivamente è stato portato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, in attesa dell'interrogatorio per la convalida. Le accuse Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, percosse e sequestro di persona. Dopo aver costretto la compagna e il figlio a salire in auto e a seguirlo in una villetta disabitata nel comune di Maddaloni, il 35enne l’avrebbe picchiata e rinchiusa nel garage portandole via il piccolo, poi affidato ai nonni. Nel frattempo la donna era riuscita a liberarsi e a dare l'allarme nel cuore della notte. [email protected] (Web Info) Read the full article
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Elba: 53enne ucciso a calci, pugni e bastonate. Fermato un 24enne pluripregiudicato
Portoferraio (Isola d’Elba, Livorno) 2 febbraio 2023 – Elba: 53enne ucciso a calci, pugni e bastonate. Fermato un 24enne pluripregiudicato Su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, i Carabinieri della Compagnia di Portoferraio hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto un pluripregiudicato 24enne, gravemente indiziato di essere l’autore di omicidio e rapina ai danni di A.G.,…
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DIFESA DELLA RAZZA E RIVINCITA DEI DEVIATI
Ieri pomeriggio io e il mio amico, quello che ha sconfitto il tumore grazie alla mia taiaha magica (e alla chemio), quello che ubriaco ha pisciato nella macchina del padre e poi ha dato la colpa agli zingheri, quello che una volta ha sparato a un fusto di birra rubato per poterla bere in compagnia (Pic or didn’t happen! Allora pic a fine post), quello che si è tagliato con una katana il dorso della mano per dichiarare amore eterno alla sua prima moglie, quello che è passato zoppicando davanti ai carabinieri perché gli si era aperto il coltello a scatto nello stivale, quello che... va bene, sì, avete capito... ieri pomeriggio io e quell’amico si stava discutendo del DISCOSTAMENTO DALLA NORMA come metodo di AUTOPRESERVAZIONE di un determinato gruppo sociale, partendo dalla REGOLA DEL DECIMO UOMO (che in realtà è un corollario alla teoria precedente).
Nella regola del Decimo Uomo si contrappone al Groupthink (pensiero consenziente di gruppo) il pensiero dissenziente di un decimo uomo, il cui ruolo è contraddire sempre ciò che trova tutti d’accordo, anche in modo plateale e provocatorio, affinché venga costantemente debolita l’illusione di perfezione dovuta al bias di conferma interno al gruppo-bolla.
Il concetto di DISCOSTAMENTO DALLA NORMA come metodo di AUTOPRESERVAZIONE di un determinato gruppo sociale risale a priori verso quella teoria secondo la quale una percentuale di individui di una stessa specie deve differire per tratti fisici e comportamentali affinché la stessa specie possa sopravvivere in caso di improvviso mutamento delle condizioni per cui quel tratto ‘normale’ diventi meno efficiente alla vita e invece il tratto ‘deviato’ costituisca un motivo di adattamento migliore.
L’esempio è quello della falena chiamata Biston betularia o Farfalla punteggiata delle betulle, la cui maggioranza di individui era di colore chiaro, mentre una piccola percentuale era invece nera (variante melanica).
Come tutti sanno, le betulle possiedono una corteccia chiara e quindi la variante bianca di tali falene poteva mimetizzarsi meglio (a dispetto di quelle nere che invece venivano predate e quindi trasmettevano meno il melanismo alla prole).
Poi la situazione si invertì quando, con la rivoluzione industriale, l’inquinamento prese a tingere di scuro la corteccia delle betulle: ora erano i pochi individui neri a sopravvivere meglio mentre le falene bianche a essere predate, con conseguente diminuzione delle seconde e proliferazione delle prime.
Ci siamo quindi chiesti - E se i comportamenti sociali dissonanti dalla norma fossero in realtà un espediente evolutivo per avere sempre una riserva di esseri umani qualora avvenisse uno sconvolgimento che colpisse la maggior parte degli individui cosiddetti ‘normali’?
Avevamo bisogno di un esempio pregnante come quello delle falene bianche e nere e poi improvvisamente l’illuminazione...
Se nel lungo periodo il vaccino contro il Covid dovesse risultare mortale o comunque invalidante, avremo una riserva di 709.800 novax che porterebbero avanti la razza italica ripopolando lo stivale.
Insomma, lo stesso numero di individui che fra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C. giunse da Britannia, Anatolia e Germania per colonizzare Campania, pianura padana, Toscana e le zone costiere occidentali di Sardegna e Sicilia e dare così l’avvio all’età del bronzo antico... niente male, considerando che hanno impiegato solo 4.000 anni a inventare internet!
Quindi nel 6.000 d.C. aspettatevi dei gran post di rivincita su facebook su quanto, in effetti, i vaccini contenessero davvero veleno.
P.S.
Come promesso, fermo immagine del mio amico @salfadog che cerca di offrire birra gratis a tutti
Ok... ero già ubriaco a sufficienza e visto che la telecamera la tenevo io, quello è il massimo che sono riuscito a estrapolare :( vi dovrete accontentare di una gif del sottoscritto che mostrava grandi capacità combattive col nunchaku nonostante fosse prossimo al coma etilico. O forse proprio grazie a quello.
Buona prosecuzione di vita con questa immagine impressa indelebilmente nelle retine e nell’anima.
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Femminicidio a Palermo: uccide la partner incinta e poi va dal barbiere Ennesimo femminicidio dai risvolti sconvolgenti: una donna di origini romene, Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30 anni, residente a Giardinello, nel Palermitano, è stata uccisa venerdì sera a coltellate. I carabinieri hanno fermato il responabile: Antonino Borgia, 51 anni, un imprenditore di Partinico con il quale la vittima aveva una relazione da più di un anno. L'uomo ha confessato dicendo che la vittima gli aveva rivelato di essere incinta e minacciava di dire tutto alla moglie dopo una richiesta di denaro. Poi, come se nulla fosse, nel pomeriggio dopo il pranzo l'uomo è andato anche dal barbiere. Il corpo della donna è stato ritrovato nelle campagne tra Balestrate e Partinico, lungo la statale 113. ... una volta arrivati al cantiere, dopo un rapporto sessuale, i due avrebbero iniziato a litigare. A quel punto Borgia ha estratto un coltello colpendo la donna alla pancia. Nella scena dell'inseguimento che sarebbe stata ripresa dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza si sente la donna che urla: "Ma che fai aspettiamo un bambino, io ti amo". Una donna che segnalava che tra lo svincolo di Balestrate e Alcamo aveva visto una giovane con il volto insanguinato e i vestiti strappati uscire da un furgone bianco. Ana Maria veniva inseguita da un uomo. Dopo il fermo di Borgia alle 17.30 circa si è presentato poi un uomo che ha detto di avere visto in alcune riprese del sistema di videosorveglianza della sua abitazione in campagna a Balestrate la scena di un'aggressione. Nelle immagini c'era un uomo che senza pantaloni inseguiva la donna insanguinata. Dopo che lei aveva gridato di aspettare un figlio da lui Borgia avrebbe gettato il coltello, poi ritrovato dai carabinieri della compagnia di Partinico sporco di sangue, ha fatto salire la giovane nel furgone probabilmente per dirigersi verso l'ospedale di Partinico. L'imprenditore l'ha rincorsa facendola risalire sul furgone e promettendole di portarla in ospedale. Ma nuovamente lungo la strada i due hanno ripreso a litigare. Alla fine lui l'ha colpita in testa con un bastone e poi le ha tagliato la gola. Ha nascosto il corpo nelle campagne. (Globalist + Susanna Picone per Fanpage)
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Il comandante della caserma di Tor Sapienza e un carabiniere testimoniano le pressioni. Colombo Labriola: «Il colonnello Cavallo impose le modifiche. Il Nucleo investigativo ignorò la mail»
Il processo bis per la morte di Stefano Cucchientra in una nuova fase. Ieri davanti ai giudici della Corte d’Assise di Roma hanno deposto alcuni dei testimoni chiave del tentativo (riuscito per nove anni) di insabbiare il pestaggio del giovane geometra romano da parte dei carabinieri che lo arrestarono la sera del 15 ottobre 2009, e del depistaggio delle indagini (nel primo processo, infatti, ad essere accusati delle violenze furono gli agenti di polizia penitenziaria che custodirono Cucchi in tribunale prima dell’udienza di convalida del fermo).
Testimoni – alcuni dei quali sono ora indagati – chiamati dal pm Giovanni Musarò nell’ambito dell’inchiesta integrativa al processo aperta in seguito alla denuncia presentata il 20 giugno scorso da Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri imputati che ha deciso raccontare la verità su quanto accaduto quella notte, peraltro già trascritta in un’annotazione di servizio depositata negli archivi della caserma Appia la sera stessa della morte di Stefano, ma poi scomparsa nel nulla.
È UNO DEGLI INDIZI dell’insabbiamento e del depistaggio, ma ieri sono diventate prove dibattimentali anche altre due testimonianze: quella del luogotenente Massimiliano Colombo Labriola (da settembre entrato nel registro degli indagati di questo secondo filone d’inchiesta), comandante della caserma di Tor Sapienza dove Cucchi passò la notte, ma a sua insaputa: non venne infatti avvisato malgrado dormisse nell’alloggio di servizio della caserma, e seppe di quanto accaduto durante la notte solo al suo risveglio, il mattino dopo. In udienza anche la testimonianza dell’appuntato scelto Gianluca Colicchio che era di turno a Tor Sapienza, prese in consegna Stefano e chiamò il 118 quando il giovane cominciò a sentirsi male. Colicchio, a differenza dell’altro piantone, Francesco Di Sano, si rifiutò di firmare le modifiche imposte «da ordini gerarchici» al verbale nel quale descriveva le condizioni fisiche di Cucchi all’arrivo nella stazione.
ERA IL 27 OTTOBRE 2009, durante la visita quadrimestrale dell’allora maggiore Luciano Soligo, comandante della compagnia Talenti-Montesacro dalla quale dipendeva la stazione di Tor Sapienza: Colombo Labriola, riferisce il carabiniere, gli chiese di portargli l’annotazione di servizio che aveva steso la sera precedente. «A fine turno Soligo mi chiese di firmare l’annotazione, ma mentre lo facevo mi resi conto che era stata modificata, non solo nella forma ma nella sostanza, e così mi rifiutai. A quel punto – prosegue Colicchio – telefonarono al tenente colonnello Francesco Cavallo (all’epoca vice capo ufficio comando del Gruppo carabinieri Roma, ndr) e me lo passarono. Lui mi chiese di firmare ma io rifiutai. Non mi lasciai intimidire dal grado». «Perché invece Di Sano firmò?», chiede il pm. «Perché è un tipo un po’ più ansioso – è la risposta di Colicchio -: aspettava una licenza per andare a casa, in Sicilia, ma il maggiore dispose che non partisse perché doveva rimanere a disposizione per il caso Cucchi. Dopo aver firmato gli fu concessa la licenza».
Un episodio, questo, confermato dalla testimonianza del maresciallo Ciro Grimaldi, anch’egli della caserma di Tor Sapienza: «Ricordo che il 27 ottobre 2009, in occasione della visita quadrimestrale del comandante in Stazione, il collega Colicchio era arrabbiatissimo e, andandosene, ebbe con me un breve sfogo. Mi disse “mi volevano fare cambiare l’annotazione, ma li ho mandati aff…”». Quella mattina, riferisce il luogotenente Colombo Labriola (interrogato ieri davanti alla Corte per oltre cinque ore), «Soligo convocò me, Colicchio e Di Sano. A me disse che le note erano troppo particolareggiate e ridondanti e quindi disse che dovevano essere modificate». Soligo comunque inviò per mail le due note al colonnello Cavallo, e «la risposta mi arrivò dopo un’ora. C’era scritto: “Meglio così”, e nell’allegato c’erano le due annotazioni modificate che dovevano sostituire quelle precedenti». Una mail che Colombo fece visionare al Nucleo investigativo quando, il 5 novembre 2015, si presentò in caserma chiedendo di vedere tutti gli atti riguardanti Cucchi. Ma «il comandante del nucleo investivativo non la acquisì».
Colombo Labriola e Colicchio hanno raccontato anche di aver partecipato alla riunione al vertice presso il comando provinciale di Roma che si tenne la mattina del 30 ottobre 2009, appena pochi giorni dopo questi avvenimenti. Eppure, durante quella riunione che il comandante di Tor Sapienza definisce «simile a quelle degli alcolisti anonimi nelle modalità, perché ognuno a turno si alzava e diceva quale ruolo aveva avuto nella vicenda Cucchi», «nessuno – riferisce al manifesto l’appuntato Gianluca Colicchio – fece cenno alla correzione di quelle annotazioni». Come è ovvio, se è vero che nessuno in quell’occasione fece minimamente cenno al pestaggio. Una riunione mai verbalizzata.
«DA UNA PARTE c’erano i vertici dell’Arma che ponevano le domande, il generale Vittorio Tomasone e il colonnello Alessandro Casarsa (oggi a capo dei corazzieri del Quirinale, ndr) – racconta Colombo Labriola – e dall’altra io, Colicchio, Di Sano, il maresciallo Roberto Mandolini (allora comandante della stazione Appia, attualmente imputato nel processo con l’accusa di falso, ndr) e tre o quattro carabinieri della caserma Appia. Quando è stato il turno di Colicchio, il generale Tomasone si è complimentato perché aveva chiamato il 118. Il generale invece rimproverò Mandolini perché uno dei suoi carabinieri non riusciva a spiegarsi bene, e Tomasone gli fece notare che se non riusciva ad essere chiaro davanti al suo generale chissà cosa avrebbe potuto fare davanti all’autorità giudiziaria. Disse proprio così».
Eleonora Martini
da il manifesto
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PORTO SANT’ELPIDIO Denunciati per furto due pregiudicati: alla denuncia si è arrivati dopo che i carabinieri della compagnia di Fermo hanno effettuato controlli preventivi per contrastare i reati predatori. Il centro commerciale I militari della stazione carabinieri di Porto Sant’Elpidio hanno concluso una indagine relativa ad un furto avvenuto all’interno dell’esercizio commerciale “CONAD” di…
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Grumo Nevano (Napoli), rapinatori sequestrano dipendenti e clienti di una banca. Erano arrivati dalle fogne. 2 fermi dei Carabinieri Nell'ambito di attività di indagine diretta da questa Procura della Repubblica, i Carabinieri della Compagnia di Caivano hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso da quest'Ufficio di Procura, a carico di due persone.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Uomo ucciso nell'Astigiano: fermata la figlia, ha 19 anni
La figlia dell’uomo ucciso nel tardo pomeriggio di ieri nell’Astigiano è in stato di fermo, con l’accusa di avere ucciso a coltellate il proprio padre, Akhyad Sulaev, 50 anni. La giovane, 19 anni, secondo quando rendono noto i carabinieri della compagnia di Canelli, coordinati dalla Procura di Alessandria, è stata fermata dopo le indagini della notte. L’episodio, per quanto accertato finora,…
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Accusato di avere violentato una turista a Filicudi, arrestato un giovane
Accusato di avere violentato una turista a Filicudi, arrestato un giovane
Read More E’ accusato di avere violentato una turista. I Carabinieri della Compagnia di Milazzo hanno sottoposto alla misura del fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Barcellona […] The post Accusato di avere violentato una turista a Filicudi, arrestato un giovane appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. MessinaE’ accusato di avere violentato…
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Rapina di Natale in Stazione, arrestato trentacinquenne (Video)
Rapina di Natale in Stazione, arrestato trentacinquenne
Livorno 30 dicembre 2022 Il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Livorno nella mattinata del 27 dicembre 2022 ha eseguito un fermo d’indiziato di delitto a carico di un trentacinquenne della provincia di Caserta L’uomo, un pluripregiudicato, la sera di Natale ha rapinato una donna nei pressi della stazione ferroviaria. La donna la sera del 25 dicembre passeggiava nei…
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CASTELVETRANO. I CARABINIERI ARRESTANO UN 32ENNE STRANIERO: È ACCUSATO DI TENTATO SEQUESTRO E VIOLENZA SESSUALE
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castelvetrano hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto a carico di un 32enne originario del Mali, regolare sul territorio nazionale ma senza fissa dimora. L’uomo è accusato dei reati di violenza sessuale, tentato sequestro di persona e lesioni personali. In particolare, i Carabinieri sono intervenuti su richiesta della…
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"Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma, viene descritto come un bravissimo ragazzo da tutti quelli che lo conoscevano. Faceva volontariato, andava a Termini e aiutava i senzatetto. Tutti, ovviamente, senza fare distinzioni di sesso, colore, religione. Probabilmente sarebbe rimasto inorridito dalla consueta strumentalizzazione propagandistica che i soliti sciacalli hanno tentato di mettere su a seguito della sua morte. Per ventiquattr’ore buone, “l’omicidio del carabiniere a Roma” è stata la risposta a tutto per quelli che, fino a qualche ora prima, gridavano “E allora Bibbiano?”. Salvini, il re degli sciacalli, ha subito parlato di “lavori forzati” per i colpevoli (i lavori forzati non esistono più, in Italia, dal 1800), mentre il suo cagnolino da compagnia Di Maio andava in tv ad accusare dell’omicidio dei “migranti”, degli africani, sostenendo che, in quel caso, sarebbe stata una cosa ancora più grave. Perché ovviamente un omicidio compiuto da un italiano è meno grave di quello di uno straniero. Tutto questo perché si era sparsa la voce che i colpevoli dell’aggressione fossero due nordafricani. E a nessuno degli “indignati da social”, a quel punto, fregava davvero nulla di chi fosse Mario, la notizia era che due ne*ri, magari pure musulmani, avevano ucciso un italiano, addirittura un carabiniere. A nessuno, tantomeno allo sciacallo dell’interno e al suo cagnolino a 5 stelle, importava sapere chi fosse Mario, interrogarsi su quello che faceva e pensava, chiedersi del dolore provocato dalla sua perdita alla sua famiglia, alla moglie che aveva sposato appena 40 giorni prima. A tutti importava solo e soltanto di fare sciacallaggio sulla sua morte, per l’ennesima campagna di propaganda xenofoba, esattamente il contrario di ciò che Mario faceva in vita aiutando il prossimo e non facendo venire nessuno “prima” di qualcun altro. Poi c’è stato un fermo e una confessione. Ad ucciderlo sono stati due ragazzi americani, di buona famiglia, pure biondi. E a quel punto, come se niente fosse, sono scomparsi i lavori forzati, la Vergine di Norimberga e la sedia elettrica, e ci si è accorti che era morto un uomo. Una morte poco interessante, quella di un uomo che faceva volontariato ammazzato da due americani benestanti. Una morte molto poco strumentalizzabile. Ma intanto, per le precedenti 24h, lo scopo era stato raggiunto. Mezza Italia si era indignata per gli africani assassini di carabinieri. Cosa mai successa per le decine di morti in servizio degli anni precedenti, ovviamente, perché i colpevoli erano italiani. Adesso, personalmente, se fossi nella famiglia di Mario chiederei a Salvini e Di Maio di non presentarsi al funerale. Non gli permetterei di fare dell’altro squallido sciacallaggio sul corpo di un mio caro. Perché lo faranno. Andranno lì a fare il solito bagno di folla, promettendo legalità e giustizia, quando le uniche cose che gli interessano davvero sono l’odio e i voti. La vittima è l’ultimo dei problemi, per questi parassiti, quello che importa è il colore della pelle dell’assassino. E Mario, da quello che dicono i suoi amici, non meritava di certo questo. Non lo meritava." Emiliano Rubbi
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