#come lo devo capire che in realtà è alle 11. COME.
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ma dio boia non ho mai visto una disorganizzazione del genere bisogna essere telepatici per capire solo gli orari.
#se nel calendario che mi hai dato DUE SETTIMANE FA c'è scritto che oggi il seminario è alle 13.#NESSUNA MAIL#come lo devo capire che in realtà è alle 11. COME.#uno sul gruppo alle 10.30 ha scritto “raga secondo me è alle 11#IO VIVO A UN'ORA DI DISTANZA#ed è a presenza OBBLIGATORIA#devono spiegarmi personalmente come stracazzo l'avrei dovuto capire#devo accamparmi all'università? faccio la ronda delle aule in caso ci sia un esame in più?
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Il giorno in cui non ho fatto niente e si è rotto tutto
11 aprile 2024.
Ore 7:30
Non ho chiuso occhio. Deboroh ha miagolato non so verso quale ora, dopodiché solita notte di merda all'insegna dei cartoni animati non desiderati. Mi allenerò senza voglia, poi spesa, poi video. Ho già fame. Devo piantarla di non mangiare nulla appena sveglia. Vabbè, ormai è andata. Ho già fatto diversi lavori, oggi devo anche risolvere la questione telefono (che ovviamente va restituito, troppo una chiavica) e vedere se posso pagare a rate qualcosa che non voglio ma è l'unica roba che c'è disponibile. Un mese per rimpiazzare telefono e bicicletta e non ci sono riuscita. Allucinante.
Ieri il video spazzatura di sottomarche è fallito, quindi basta, non ripeterò più l'esperimento. Vado, chi si ferma è perduto.
Ore 12:30
Sono del tutto sorda. Seriamente. Devo iniziare a riposarmi da palestra e riposarmi in generale. Oggi non avrei dovuto fare una ceppa. Continuo a non capire questa voglia inutile di allenarmi che tanto non porta da nessuna parte. Questa è un'altra cosa che vorrei cambiare. Non ho preso manco la pillola. Infine, tanto per gradire, si è rotta la ps4. Volevo la ps5, ma io devo sempre cambiare un telefono. Non so bene da dove far uscire i soldi, quello che faccio è il massimo che posso fare e mi sembra che già sia parecchio (guadagno più adesso di quando andavo a lavorare nella vita vera). Il fatto è che da sola non è fattibile e aiuti non ce ne sono. Comincio ad avere fame. Oggi ho segnato gli orari, la cosa funziona, mi do il tempo di fare le cose e sentire appetito. A colazione ho mangiato le gallette con un paio di burri di frutta secca, molto buono. Sono riuscita a non mangiare la marmellata all'alba e sinceramente sono contenta. Avevo fame, ma niente di proibitivo.
Ho aggiornato il blog. Nient'altro.
Ore 21
Giornata vuota. La mia vita è sempre stata solo un susseguirsi di liste di cose da fare. Ho avuto sempre la fissa di dover fare cose, di imporle persino, e che fare due volte di seguito la stessa non era cosa buona perché sennò sai che palle. Quando cerco di uscire da questa routine di hobby/impegni, rimane il vuoto. Con Alfredo non si riesce a fare niente. Da quando non lavora più (ormai 5 anni) ho smesso di giocare. All'inizio pensavo fosse una coincidenza, ma no. La realtà è che lui vive su quella playstation, che io ho sempre i minuti contati e che la libertà di stare 6 ore su un videogioco, ogni giorno, io non ce l'ho. Io, a quanto pare, ho libertà di lavorare 12, ma se faccio qualcosa di mio e basta, senza scopo, non si può fare. Perché rubo il tempo a qualcosa che neppure facciamo più. Sicuramente me lo autoimpongo, questo limite (non ricordo mi abbia mai detto robe del genere), ma di fatto quello che accade è questo: ho smesso di giocare. La playstation non è più mia. E infatti ho comprato una Nintendo, che non uso, perché non mi piace.
Sono riuscita a inserire i cartoni animati perchè sono unità brevi (e anche perché i film li avevo debellati da tempo senza neppure rimpiazzarli: piuttosto guardavo il vuoto che quella spazzatura americana). E quindi diventando un'abitudine, ormai si guardano e basta. Riesco a leggere, perché pure lì si tratta di intervalli brevi. Ma se domani volessi prendermi Dragon Dogma e giocare 24 ore (non dormire, persino, per giocare, come facevo prima)... non è più possibile. Ci fosse almeno una ragione. Tipo Questo tempo serve a questo. No, quel tempo serve a rodermi dentro, a guardare un telefono che detesto, a leggere e guardare puttanate (cosa che non posso fare nemmeno quasi mai, perché come metto un video lui ci parla sopra. Se poi tolgo il video, di nuovo silenzio per ore. Sembra quasi lo faccia apposta). Ne ho pieno il cazzo di questa vita qui. Ne ho pieno il cazzo un po' di tutto. Ma più che lamentarmi non posso fare perché non mi viene in mente nulla da fare in alternativa. ho esaurito del tutto le idee.
Stamattina alle sei avevo deciso di vedere un film. Sono le nove, prima delle nove e mezza non inizieremo a guardarlo e quello che so è che non riuscirò a guardarlo. Perché ho sonno, stanotte non ho chiuso occhio.
So che la playstation è rotta. Che il telefono è rotto. Che devo spendere altri mille euro (e questi mesi abbiamo già cambiato pc e frigorifero e aggiustato mille minchiate) di botto e la cosa mi deprime tantissimo.
Che giornata di merda.
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KEEPING UP WITH AMAZON PRIME VIDEO
Riassunto di una settimana cinematografica atta a sfoltire la lista video, prima che i maligni gestori di Prime Video la sfoltiscano a loro piacimento.
Day 1 - La Duchessa (2008)
Tipico film in costume della BBC dove si sfrutta il successo ancora caldo di Keira Knightley per ‘Orgoglio e Pregiudizio’. In questa rappresentazione storica, che io definirei dell’orrore, l’attrice interpreta la duchessa Georgiana di Devonshire, figura realmente esistita. Al suo fianco troviamo niente di meno che Ralph Fiennies, marito e Duca del Devonshire che la maltratta fieramente risultando meno simpatico che nei panni di Voldemort. Ma tranquilli siamo nel 2008 e quindi il tutto finisce con una allegra corsa in giardino per evitare di turbare il sensibile spettatore.
Day 2 - Very Good Girls (2013)
Martedì frizzante per me. Dakota Fanning e Elizabeth Olsen si fanno un bagno nude nell’estate New Yorkese e si invaghiscono di un bel gelataio. Una riesce effettivamente ad avere quello che vuole senza dirlo all’altra, perchè se a te piace lui a lui piace la tua migliore amica e lei non la prenderà bene. Dopo una serie di drammi e sotterfugi tipici di queste situazioni, lui, grande menefreghista, se ne parte per Parigi e loro rimangono con un palmo di naso, ma comunque BFF 4 EVER. Sarebbe stato anche un film intrigante se il personaggio maschile avesse avuto, che so, una personalità.
Day 3 - Il Riccio (2009)
Palomar ha 11 anni e ha essenzialmente bisogno di capire il senso della vita. La sua quotidianità per bene, in un palazzo per bene, con una famiglia per bene le mette ansia. Mentre in casa riprende tutti con una vecchia telecamera, dice che è destinata a diventare un pesce rosso in una boccia, come il resto della sua famiglia e si interroga incessantemente sulla possibilità di diventare qualcosa che non si è già, di uscire dal proprio destino. Serviranno un vicino di casa giapponese e una portinaia ruvida fuori e sensibile dentro per farle aprire gli occhi. E l’anima.
Non farsi ingannare dall’età della protagonista perché non si tratta di una storia per bambini. Indubbiamente la scoperta più piacevole della settimana.
Day 4 - Into the wild (2007)
Devo ammettere che su questo film ero molto confusa, dopo approfondite ricerche posso dichiarare che è tratto da una storia vera riportata in un libro di Krakauer. Il concetto espresso nelle due ore e mezza lo possiamo riassumere, parafrasando Ligabue, in ‘Certe notti la strada non conta, quello che conta è sentire che vai’. Paesaggi sconfinati, comunità Hippie e la sgradevole consapevolezza che per chi sceglie di vivere alla giornata le grandi città sono il vero ambiente inospitale. Finale molto amaro ma giustificato dalla realtà dei fatti raccontati. Mi ricordavo si dicesse che questo era il film in cui Kristen Stewart non era mono-espressiva, e invece no...sarà per la prossima volta...
Day 5 - Blue Valentine (2013)
Blue Valentine ti spezza le ossa e ti fa venire il latte alle ginocchia. Ma è anche il film adatto a voi se Ryan Gosling che fa il papà abrutito è una vostra fantasia spinta. In un luogo non ben definito della Pensylvenia si consumano gli ultimi nevrotici tentativi di ricomporre un matrimonio decadente e mal sopportato tra due giovani che in passato si sono salvati a vicenda. E’ un banalissimo racconto di una crisi di coppia, ma con una sua ragion d’essere: un sottile segreto fra i due, una volta svelato, renderà tutto più chiaro.
Day 6 - Lady Macbeth (2017)
In assoluto la pellicola della settimana su cui avevo più aspettative. Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi posso dire che Katherine (Florence Pugh), la spregiudicata protagonista è una Duchessa che ci ha creduto abbastanza. Il tema principale non è l’omicidio o il desiderio incontrollato, ma il potere e come questo si manifesti diversamente a seconda dell’ambiente in cui si esercita. Il potere compra il silenzio, mette a tacere evidenti verità e Lady Macbeth impara giorno per giorno a utilizzarlo meglio per il proprio godimento. Ma il potere non è sinonimo di felicità, soprattutto in un’epoca in cui a una donna non è concesso essere felice, e con questo bisognerà fare i conti.
Il-pipistrelloh
(instagram:@il_pipistrelloh)
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7/11
La sindrome di James Dean Sono stato in analisi per un anno, benché poco convinto. L’ho fatto accogliendo le insistenze di una persona a cui volevo bene. Riteneva avessi bisogno di aiuto per il controllo della rabbia. Dopo aver tentato di aggredire quattro hezbollah che mi avevano tagliato la strada in auto a Baalbek, nel Nordest del Libano, per la mia incolumità mi arresi. Lo feci anche perché vivevo a Beirut e potevo cercare uno psicoterapeuta all’università americana e parlargli in inglese. Usare un’altra lingua allontanava ogni storia da me. Non era più mia, diventava un racconto il cui protagonista era un’altra persona, qualcuno che avevo conosciuto in un altro luogo, parlando un’altra lingua. La giusta, benché immaginaria, distanza. Vedevo l’analista, un quieto professore cinquantenne, molto interessato a quel che gli narravo. Prendeva appunti su appunti e questo mi fece fantasticare di poter finire in uno di quei libri che i terapisti fortunati danno alle stampe. Il capitolo: Lo strano caso di GR, l’italiano con la sindrome di James Dean. È un’espressione che avevo inventato io, “la sindrome di James Dean”, e che lo aveva colpito. Stavolta però davvero non riguardava me, ma un amico. Anche se in questi casi è inutile insistere e prendere ulteriori distanze: nessuno ti crede. Eppure. Questo caro amico era sposato da cinque anni. In apparenza felicemente, di sicuro tenacemente. Condivideva con la moglie un passato inquieto e la promessa di non riprodurlo in futuro. Alla cerimonia, officiata tra montagne innevate da un celebrante inesperto quanto entusiasta, dopo aver pronunciato il sì lui era scoppiato in un pianto incontrollato, che lo aveva indotto a riparare dietro una colonna mentre lei lo guardava impassibile. “Devo andare a riprenderlo?” aveva sussurrato al celebrante. “Meglio se aspettiamo,” aveva risposto quello, improvvisamente saggio. Dopo un po’ lo sposo era tornato. Più che un adulto, sembrava un bambino deciso a farcela. I bambini, si sa, sono volubili. Incontrò un’altra donna, che gli riaccese la fantasia. Puoi aver deciso di fare la cosa giusta, ma è difficile scansare la cosa bella. Si videro una, due, tre volte, sempre in città diverse. Come accade in questi casi, la precarietà del momento e l’improbabilità dello scenario resero tutto favoloso. Ogni cosa accadeva fuori contesto, era una fuga delle più inebrianti perché in apparenza destinate a finire contro un muro chiamato realtà. L’amico mi venne a trovare con una valigia piena di dubbi. Provai a farglieli sparire con uno choc. Alle quattro del mattino mi avvicinai al letto in cui dormiva, gli rovesciai in testa un secchio d’acqua gelida, lo afferrai per i capelli e chiesi: “Quale delle due?”. Mi guardò spaventato e disse con un filo di voce: “Aiuto!”. Lo lasciai andare, gli gettai un asciugamano e provai con le buone. Presi una sedia e gli spiegai: “Hai la sindrome di James Dean”. Adesso era completamente sveglio. Continuava a guardare la porta alle mie spalle, ma mi ascoltò. James Dean, tutti lo conoscono, era un attore americano. Di lui, quel che ognuno sa è che è morto giovane. Dopo aver recitato in tre film. Uno si intitolava profeticamente Gioventù bruciata. Gli altri due, Il gigante e La valle dell’Eden. A mio avviso soltanto il primo di buon livello. L’ultimo naufragava nel tentativo di ridurre la complessità del capolavoro di John Steinbeck. Tre film, e addio. La fiammata che lo portò via fece di James Dean un mito. Era il falò delle promesse, l’eternità in cambio dell’effimero: un baratto conveniente se hai un disprezzo per la vita pari a quello di un fondamentalista islamico. E se James Dean non fosse morto giovane? A quel punto ci sarebbero state due possibilità. O la sua stella sarebbe implosa film dopo film e lui diventato qualcosa di simile a Matt Damon, un genio ribelle che finisce su Marte facendo perdere le sue tracce, oppure avrebbe brillato di folle luce sino a fare di lui un Marlon Brando di fine millennio. Non lo sapremo mai, resterà James Dean, l’incompiuta, lo scrigno chiuso. In definitiva: il rimpianto senza verifica. La stessa cosa sarebbe potuta diventare l’altra donna se il mio amico, per amore più che della moglie della propria stabilità, avesse interrotto la relazione sul nascere. Se avesse bruciato le cartoline di stanze impolverate a Venezia, pulviscoli di luce da una pesante tenda di velluto verde; terrazze al tramonto a Tangeri, l’Europa un disponibile miraggio; una sala d’attesa dell’aeroporto di Orly, dove uno dei due non aveva aerei da prendere o perdere, niente. Niente oltre questo, fine. Tornare alla vita di prima, ai film dalla prevedibile trama. Soffrire per non far soffrire. O soffrire per non scoprire di essersi sbagliati e poi soffrire ancora di più. Fuggire dalla rivelazione che indossa l’abito scuro della verità. Avere un tris e non andare a vedere la carta coperta. Poi fare della partita non finita la grande occasione perduta, la svolta mancata, le tre notti che rappresentano il vero matrimonio di una vita: James Dean. È così che ci si arrende al penultimo amore, rendendolo mestamente definitivo. Lo si fa per mancanza di fiducia nel futuro o in se stessi. Perché si è capito tutto ma si fa finta di no, come chi è entrato in una setta, ha visto il guru preparare i suoi trucchi, ma ormai è troppo lontano da casa per tornare indietro. Perché si vuole dimostrare agli altri di non aver sbagliato. O a se stessi. L’Everyman di Philip Roth sposa la giovanissima amante per dare un senso al fatto che a causa sua ha mandato “ogni cosa in frantumi” e gli sembra “logico” cercare di rimettere insieme i pezzi in una diversa apparenza, e a questa aggrapparsi. Invano. È la terza moglie, ma non può essere definitiva, solo penultima. La seconda moglie poteva essere l’ultima, ma non ha resistito alla spallata del desiderio. Inutile lottare, considerare la lussuria un’esca, è soltanto un segnale, indica un ponte verso la prossima relazione. Lì la strada può finire o ricominciare. Ai Ponti di Madison County la donna che ci vive si consegna alla sindrome di James Dean (anche se lui è Clint Eastwood). I quattro giorni vissuti con il fotografo di passaggio e da lui immortalati nell’album (“Quattro giorni da ricordare”) che sfoglierà postumo sono stati la più intensa esperienza amorosa della sua vita, ma ha scelto di non disgregare per questo la famiglia, di non lasciare il marito che l’ama senza saperla rendere felice e i figli a cui consegna la più preziosa delle eredità: la propria confessione. È così facendo che li salva dalla trappola del penultimo amore. E adesso tu sei lì, in una camera d’albergo anonima, che ti sembra il posto più speciale al mondo. Fuori potrebbe esserci Parigi o Pescasseroli, non farebbe differenza. Però c’è Parigi e questo rende la trama ineludibile. Le lampade mandano una luce dorata, le lenzuola sono morbide, lo specchio ti riflette radiosa. Niente di tutto questo è come ti appare, ma non fa differenza, la realtà non entra in questa bolla che vi siete costruiti con la scusa di un viaggio di lavoro. Lui è di là, sotto la doccia che scroscia. Lo immagini sovrapponendo alla fantasia il fresco ricordo. Accarezzi lo spazio accanto a te cercando l’impronta della sua testa. Guardi con tenerezza perfino il vassoio del room service dove giacciono i resti di un pasto consumato nell’intervallo. I calici sono orizzontali, soldati abbattuti. Non era una guerra, non sai se sia amore. È un paradosso soltanto apparente: a spaventarti davvero è l’ipotesi che lo sia. Questo è il vostro terzo incontro e vorresti fosse facile rinunciare al quarto, al quinto. Finirà al decimo, ti dici. Non oltre. Vorresti aver soddisfatto la smania con uno sconosciuto, un incrocio in ascensore la notte e un’ombra che fruscia via all’alba. Basterebbe un bagno caldo e torneresti a casa dopodomani, dal tuo distratto marito, dalle tue bambine innocenti, la più piccola un po’ spaventata, sul terrazzo che guarda le colline, un sorriso fuggevole sul bordo di un aperitivo non basterebbe a tradirti. Qui il rischio è che tradirsi diventi un desiderio inconsapevole. Per obbligarsi a scegliere. Oppure troncare adesso, appena tornerà nella stanza. Guardi la foto di famiglia sul display del cellulare, mandi un messaggio pieno di cuori e altri simboli sulla vostra chat, spegni. Perché sai che quando tornerà lo farete ancora una volta: “Era tardi, dopo la cena e tutte quelle chiacchiere sono crollata”. Deciderai domani, vorresti fosse lui a farlo, ma poi ti dispiacerebbe, vorresti sentirti appagata, capace di riprendere la tua strada. E ora ascolta: “Quand’era giovanissimo, pensava che l’amore fosse uno stato assoluto dell’essere a cui un uomo, se fortunato, poteva avere il privilegio di accedere. Durante la maturità, l’aveva invece liquidato come il paradiso di una falsa religione, da contemplare con scettica ironia, soave e navigato disprezzo, e vergognosa nostalgia. Arrivato alla mezza età, cominciava a capire che non era né un’illusione né uno stato di grazia: lo vedeva come una parte del divenire umano, una condizione inventata e modificata momento per momento, e giorno dopo giorno, dalla volontà, dall’intelligenza e dal cuore”. A parlare così è William Stoner, protagonista del romanzo di John Williams che porta il suo nome. Professore universitario, sposato, ha da poco incontrato la giovane Katherine, sua ex studentessa, che ha illuminato la sua esistenza sottraendolo a un matrimonio e a una carriera ugualmente opachi: “non aveva mai conosciuto nessuno con tanta intimità e fiducia, con il calore umano di chi si dona completamente a un altro [...]. Passavano dalla passione alla lussuria, fino a una profonda sensualità”. Lei è il suo James Dean. Arrivano a trascorrere insieme una meravigliosa vacanza sulla neve al cui termine lei dice: “Se non avremo nient’altro, avremo avuto questa settimana”. E abbandona una fede in una fessura tra il muro e il camino “per lasciare una traccia della nostra presenza, qualcosa che resti qui finché esisterà questo posto”. Al ritorno sono travolti dallo scandalo: la relazione diventa di dominio pubblico, le conseguenze si annunciano devastanti. Che fare? Fuggire insieme o separarsi? Accettare le conseguenze dell’amore o rinnegarle? È lui a decidere (o a credere di farlo). Non per la moglie, non per la figlia, non per la paura dello scandalo, ma per quella di “distruggere noi stessi”. Dopodiché: “Si abbracciarono per non doversi guardare in viso e fecero l’amore per non parlare. Si accoppiarono con la tenerezza e la sensualità di sempre, e con una nuova, intensa passione, legata alla consapevolezza della perdita”. Poi, lei si addormenta e lui esce dalla stanza senza svegliarla. Non si rivedranno mai più. Eccolo che torna, un asciugamano di foggia orientale legato intorno alla vita. Sorride come un attore di successo, ma tu non sai dire se sia Matt Damon o Marlon Brando: è soltanto James Dean, sospeso tra due precipizi. Così entriamo nel futuro: precipitando, a occhi chiusi e denti stretti, come prigionieri di un’accelerazione che non sappiamo controllare. Possiamo solo sperare di arrivare sull’altra sponda, che chiamiamo domani, per raccontarlo. Lo abbracci per non doverlo guardare, fai l’amore per non parlare. Poi deciderai, adesso ti aggrappi al momento, non c’è altro che ora e qui: la tua scarpa di vernice rovesciata che riflette un raggio di luce, il lenzuolo che si fa onda, i suoi capelli bagnati. È tutto facile e, più ancor che necessario, dovuto. Scegliere, scegliere, scegliere, il coraggio che serve per sbagliare, in qualunque modo. Ascoltami: dovunque precipiterai domani, la salvezza dipenderà in gran parte da te. Il distratto marito, le figlie innocenti, l’aperitivo in terrazza o l’ignoto dietro questa terza notte, a renderti felice sarà quello dei due a cui saprai dedicare momento per momento, e giorno dopo giorno, la tua volontà, la tua intelligenza e il tuo cuore. Gli indizi per la scelta migliore li saprai riconoscere soltanto più avanti, quando ti volterai indietro. Puoi sbagliare comunque, che ti butti di testa o di pancia. Ma puoi comunque azzeccarla. Avrai avuto queste tre notti, quattro giorni a Madison County, tutta la vita con il rimpianto o con l’ultimo amore. “La principale ragione di vita è la scoperta.” Chi l’ha detto? James Dean. Mica Barigazzi.
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Uno degli obiettivi che mi ero prefissata di raggiungere nel 2020 era quello di impegnarmi per leggere di più. Lo scorso anno avevo deciso che avrei letto almeno venticinque libri, e, dal momento che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre ero riuscita a superare la quota con un vantaggio di undici, per quest’anno ho alzato l’asticella a quaranta. Se la pandemia non avesse colpito il nostro pianeta, è alquanto improbabile che sarei stata in grado di trovare tutto il tempo necessario per riuscirci addirittura prima dello scadere dei primi sei mesi dell’anno.
Considerato che nonostante le misure restrittive si siano leggermente allentate, per lo meno in Italia, molte persone si ritrovano ancora con immensi spazi vuoti da dover riempire nelle proprie giornate, ho pensato che condividere l’elenco di quanto letto finora potesse essere utile per dare qualche spunto sulle prossime pagine da sfogliare. Oltre che per alimentare ulteriormente la mia vena di egocentrismo che deriva dall’essere riuscita a completare questo compito autoimposto. I titoli sono in ordire cronologico e i giudizi che saranno al loro fianco non rispecchiano altro che la mia semplice, e priva di qualsiasi competenza in ambito letterario, opinione. Quindi, take it easy.
1. China Girl, Don Wislow (3/5): preso in prestito per sbaglio - il mio obiettivo era King Kong Girl, ma devo aver avuto un momento di confusione di fronte allo scaffale della biblioteca - si è rilevato come niente male. Forse un po’ troppo pedante su certe descrizioni, ma con un colpo di scena finale decisamente inatteso.
2. Divorziare con stile, Diego de Silva (5/5): è divertente, ironico e con un pizzico di scetticismo riguardo alla vita di tutti i giorni. Ho fatto fatica a trattenermi dalle risate su un regionale pieno zeppo di gente.
3. Cat person, Kristen Roupenian (4/5): tanti piccoli racconti più o meno verosimili che, una volta terminati, sembra ti abbiano scagliato contro un bel numero di pugni dritti allo stomaco.
4. Gli uomini mi spiegano le cose, Rebecca Solnit (4/5): il primo non-fiction dell’anno e il primo non-fiction in cui mi sono finalmente sentita compresa. Un passaggio obbligato per la letteratura femminista.
5. Chilografia, Domitilla Pirro (5/5): un’esistenza fin troppo comune con un finale tutt’altro che banale. L’ho adorato.
6. Io Khaled vendo uomini e sono innocente, Francesca Mannocchi (5/5): è uno di quei libri a metà tra finzione e realtà; non si capisce dove cominci una e finisca l’altra e forse, per le nostre coscienze occidentali, è meglio non porci proprio la domanda.
7. L’amore che mi resta, Michela Marzano (5/5): nella classifica dei libri ‘pugni allo stomaco’, questo si piazza senza dubbio sul podio. Un viaggio doloroso alla scoperta di sé e della legittimità dei propri desideri.
8. Testosterone Rex, Cordelia Fine (4/5): non sono un’appassionata di scienza, ma se trecento pagine servono a smentire scientificamente che il testosterone sia la causa naturale dei comportamenti maschili allora mi troverete a leggerle dalla prima all’ultima.
9. Vita segreta di noi stesse, Wednesday Martin (5/5): un inno alla necessità e all’importanza della libertà femminile, in tutti i campi. Quello sessuale in primis.
10. Ultima fermata Delicious, James Hannaham (5/5): struggente, intenso e realistico a dir poco. A riprova che, in certe condizioni, l’amore di una madre per il proprio figlio possa incontrare degli ostacoli insormontabili.
11. L’anno in cui imparai a leggere, Marco Marsullo (5/5): un libro che racconta una storia d’amore decisamente anticonvenzionale. Vi scalderà il cuore.
12. Citizen, Claudia Rankine (5/5): uno spaccato crudo e vivido di cosa significhi affrontare la vita di tutti i giorni nella pelle e nel corpo di una donna afroamericana. Se dovessi descriverlo con un solo aggettivo, quello sarebbe ‘potente’.
13. Due o tre cose che so di sicuro, Dorothy Allison (5/5): l’unico modo per poter capire di cosa tratti questo libro è quello di leggerlo. Con attenzione, delicatezza e rabbia.
14. La libertà possibile, Margaret Sexton (4/5): tre generazioni che si incrociano e faticano a comprendersi. Affascinante.
15. Confidenza, Domenico Starnone (1/5): forse non l’ho compreso del tutto, ma purtroppo è il libro che mi ha lasciato poco o nulla. Lo stile non è male, ma è la storia a non reggere più di tanto. Ripeto, si tratta solo del mio giudizio personale.
16. King Kong Girl, Virginie Despentes (5/5): tutto quello che ho sempre pensato e sostenuto messo nero su bianco con una maestria impeccabile. E’ diventato la mia nuova Bibbia.
17. Psicologia del maschilismo, Chiara Volpato (5/5): vale quanto detto sopra. Uno scorcio sui meccanismi che regolano la nostra società, e la realtà italiana in particolare.
18. Donne, razza e classe, Angela Davis (5/5): se mai qualcuno potesse avere dubbi sul fatto che il femminismo debba abbandonare l’idea di proporsi come movimento per la liberazione femminile attraverso un’ottica esclusivamente bianca e occidentale, gli dia un’occhiata. Un’altra pietra miliare per comprendere un po’ di più le realtà che ci appaiono estremamente lontane, ma che sono più vicine di quanto non siamo disposti a credere.
19. Irresistibile, Adam Alter (2/5): la spiegazione con dati alla mano del perché non riusciamo a staccarci dalle nostre nuove appendici digitali. Non dà troppi consigli pratici su come liberarsene, ma dopo averlo terminato ho cercato di tenere il cellulare il più lontano possibile.
20. Half of a yellow sun, Chiamamanda Ngozi Adichie (5/5): ne ho parlato e riparlato almeno un milione di volte. Probabilmente il mio romanzo preferito in assoluto.
21. Acciaio, Silvia Avallone (5/5): il libro che ha inaugurato la stagione delle riletture dopo che la mia biblioteca è stata chiusa per l’emergenza coronavirus. Potente e straziante come la prima volta.
22. Da dove la vita è perfetta, Silvia Avallone (5/5): le pagine che sanno fin troppo di casa. Nel bene e nel male.
23. Perduti nei quartieri spagnoli, Heddi Goodrich (2/5): tutto il fascino di Napoli raccontato dagli occhi innocenti di una studentessa universitaria. Mi ci ha fatto innamorare di nuovo.
24. Shantaram, Gregory David Roberts (5/5): un inno d’amore per l’India e tutto ciò che essa rappresenta. Struggente.
25. Noi, ragazzi dello zoo di Berlino, Christiane F. (3/5): la sensazione di disagio comincia alla prima pagina e non abbandona mai. E’ proprio lì, alla bocca dello stomaco, e non se ne va nemmeno dopo aver posato gli occhi sull’ultima frase.
26. Il potere di adesso, Eckhart Tolle (1/5): gli spunti sono interessanti, ma non vengono approfonditi quanto sarebbe necessario. La scrittura è a dir poco terribile, e dubito che sia tutta colpa della traduzione.
27. La paranza dei bambini, Roberto Saviano (5/5): la prima opera di Saviano che abbia mai letto e che mi ha affascinato dalla prima riga. La sua Napoli è ineguagliabile.
28. Bacio feroce, Roberto Saviano (4/5): i sequel tendono sempre a non entusiasmarmi quanto gli originali. O forse avrei solo voluto un finale totalmente diverso. Quattrocento pagine vissute sul filo di un rasoio sperando in una boccata d’aria che non arriva.
29. Non ti muovere, Margaret Mazzantini (4/5): da leggere tutto d’un fiato, come si vivono le storie clandestine che, alle volte, sono decisamente più autentiche di quelle legittime.
30. Non ho mai avuto la mia età, Antonio Dikele Distefano (3/5): il tema è fortissimo e alcune pagine sono di un’intensità spaventosa. Una citazione ha preso posto anche nella mia tesi di laurea.
31. Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?, Antonio Dikele Distefano (2/5): è quello che deifinirei un comfort book. L’equivalente di un panino del McDonald’s o delle cucchiaiate direttamente dal vasetto di Nutella dopo una rottura con il fidanzato. Non per tutti i giorni, ma solo per quelli in cui si ha un bisogno quasi viscerale di essere certi di non essere gli unici a provare determinate emozioni.
32. Us, David Nicholls (5/5): una storia d’amore anticonvenzionale, o fin troppo convenzionale. Non so se preferisco questo a One Day. Irriverente e leggermente sbadato come il suo protagonista.
33. Le luci delle case degli altri, Chiara Gamberale (4/5): ne avevo sentito parlare come di un assoluto capolavoro, e forse le mie aspettative ne sono state influenzate. L’idea di fondo è geniale, ma si perde un po’ nel finale.
34. La ragazza del treno, Paula Hawkins (5/5): letteralmente trangugiato in meno di ventiquattro ore perché non sopportavo l’idea di andare a letto senza conoscere tutta la verità. O, più realisticamente, non sarei riuscita ad addormentarmi con l’angoscia addosso.
35. Isola di Neve, Valentina d’Urbano (5/5): una piacevolissima sorpresa. Il colpo di scena finale vi emozionerà.
36. La bambina che scriveva sulla sabbia, Greg Morteson (2/5): non si tratta del mio genere preferito, e il mio giudizio ne ha risentito. Una storia di speranza senza, per fortuna, quella mania di protagonismo assoluto dei volontari occidentali.
37. Il pianista di Yarmouk, Aeham Ahmad (2/5): la guerra in Siria da un punto di vista che troppo spesso viene trascurato, quello di coloro che l’hanno vissuta - e la stanno vivendo - sulla propria pelle.
38. Dritto al sodo, Greg McKeown (4/5): se avete bisogno di un segno che vi dica di smettere di fare ciò che odiate e di dedicarvi a quello che vi rende felici, eccolo qui. Semplice, efficace e motivante.
39. Prima che tu venga al mondo, Massimo Gramellini (5/5): una lettera d’amore ad un figlio che deve ancora nascere. La dolcezza equivale, almeno in quantità, la simpatia. Bellissimo.
40. L’amore che dura, Lidia Ravera (5/5): il libro giusto al momento giusto. Non saprei come altro descriverlo.
- i miei (primi) 40 libri del 2020
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Secret garden dall’ep 11 fino al FINALE
Uno dei motivi del perchè io abbia visto questa serie, è la comicità.
Cercavo una storia divertente e leggera - dopo che The Untamed mi ha prosciugato i condotti lacrimali - e questa serie poteva essere quella giusta.
Perchè effettivamente Secret Garden racchiude tali qualifiche. Ci sono momenti esilaranti, dialoghi intelligenti e divertenti e personaggi abbastanza sopra alle righe che ti strappano inevitabilmente grasse risate.
Tipo Oska.
Devo inoltre fare un applauso ai due attori, molto bravi nel recitare ognuno nel corpo dell'altro. Paradossalmente la recitazione di loro stessi non mi ha convinto, mentre nello scambio di corpo, mi sono stupita della naturalezza con cui interpretavano l'altro. Tuttavia questa serie ha diverse pecche che hanno abbassato molto il mio voto finale, per arrivare ad un 6 e mezzo finale.
Da qui parte lo SPOILER [avviso]
Innanzitutto la gestione della storia.
Fino al 13 episodio la trama non si muove di un millimetro. Che io guardi il 4 episodio o il 7, troverò le stesse condizioni, le stesse situazioni ripetute.Persino con lo scambio di corpo - che in teoria pensavo che fosse il punto focale della storia, ma ci tornerò dopo - questa situazione non cambia.
Ho dovuto aspettare il 13 episodio perchè la storia cominciasse a prendere una piega interessante e coinvolgente, che le situazioni solamente accennate durante gli episodi precedenti sortissero dei risultati e avessero delle conseguenze.
L'esempio più lampante è la questione della madre di lui che si oppone alla storia d'amore: ho perso il conto di quante volte i due protagonisti abbiamo parlato con la madre della loro storia o la madre li abbia detto di lasciarsi, durante la serie. Questa storia si concluderà solo nel finale.
Ma allora tutte le discussioni prima, le minacce ecc ecc..a cosa sono servite? Sappiamo già che la madre di lui è contraria al loro amore!
In secondo luogo, la gestione del drama.
Curiosamente per 15 episodi tutto va bene....per verso la fine si accavallano traumi su traumi: dall'incidente di lei, al trauma in ascensore di lui, la perdita di memoria, lo scoprire che l'uomo che lo ha salvato è suo padre ecc ecc..
Troppi accadimenti tutti insieme.
Sono passata dalla calma piatta fino a metà serie, per arrivare ad una vagonata di pathos e sconvolgimenti nell'arco di 2/3 episodi.
Questo rende dimenticabili e scordabili i primi episodi per concentrarsi esclusivamente sul finale della serie, ed è un peccato, visto che quando si parla di una storia, TUTTA la storia dovrebbe essere considerata. Non solo il finale.
Penultimo aspetto, riguarda lo scambio di corpo.
All'inizio credevo che sarebbe servito per far conoscere ad entrambi l'altro, come la storia familiare di lui o le condizioni di vita precaria di lei. Un modo dunque per capire e far capire come si vive nel mondo dell'altro, per empatizzare meglio.
Poi ho compreso che è servito per il colpo di scena del finale e per aggiungere altro pathos (con il sacrificio di lui) e per farci fare belle risate. Un 'uso carino si, ma secondo me, potevano sfruttarlo meglio.
Inoltre non ho ben compreso come funzionasse: dalle parole di Oska sembrava che se uno di loro non prendesse la pioggia, allora lo scambio non funzionasse. E poi, perchè quando hanno bevuto la pozione inizialmente, erano nella realtà ma quando la ribevono per chiudere la storia dello scambio, sono in un sogno e funziona lo stesso?
NON SI è MAI CAPITO COME FUNZIONASSE QUESTA MAGIA.
Infine, la caratterizzazione dei personaggi e la loro storia d'amore.
Ho trovato i due protagonisti antipatici per quasi tutta la storia - si sono cattiva 😂- .
Ho avuto la sensazione che fossero così tanto caricati da essere esasperati. E quindi poco realistici, sopratutto lui.
Non c’è stato nessun approfondimento o profondità sui personaggi, costringendo la storia a concentrarsi sui vari traumi, piuttosto che analizzare o approfondire appunto, i due protagonisti:
perchè lui non ha un padre? cosa ha fatto lei dopo la morte di suo padre? che rapporto c’è tra il Nonno e lui?
Senza risposte a queste domande Gil Ra Im e Joo Won rimangono due personaggi statici, fissi. Due pupazzetti con un copione che recitano e che non rendono reale la storia.
E poi la loro storia d'amore mi ha coinvolto pochissimo e solo verso la fine ha saputo un pò prendermi, complice una leggera evoluzione di lui, e una nuova consapevolezza di lei.
Le scene carine, dolci e tenere tra loro ci sono, ma non mi hanno catturato per via della loro storia, ma perchè erano carine a prescindere: se al loro posto ci fossero stati altri personaggi random - come che so, il Direttore Im e la sorella del protagonista - mi sarebbero piaciute lo stesso.
Uno dei motivi per cui credo che questa relazione non mi abbia preso, credo che sia per la mancanza di una sua costruzione. Siamo passati da Lui che voleva solo avere un avventura con Lei, a Lui che la vuole come donna della sua vita. E questo ci sta. Parallelamente abbiamo avuto Lei che evita Lui come la peste, per poi presentarsi al Ballo, decidendo che adesso sono una coppia fissa.
Manca una parte per quanto mi riguarda. Oltre alla motivazione per la quale lei all’improvviso si accorge di amarlo, manca un percorso fatto insieme di consapevolezza.
Sono dunque tre i motivi per cui questo drama si salva:
1) la comicità
2) il finale coerente e realistico
3) Oska
Su quest’ultimo voglio spendere due parole.
Oska è il mio protagonista morale di questa storia. Non solo viene analizzato bene e approfondito durante tutto l’arco della serie...ma attua un percorso di evoluzione e maturazione della sua storia d’amore con Seul, chiaro e preciso e costante.
A differenza dei protagonisti, la cui storia d’amore pare quasi forzata e nascere all’improvviso, quella tra Oska e la Regista è una narrazione costruita passo passo, lentamente e con costanza. forse troppo lentamente
Per concludere: Voto 6 1/2
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40 DOMANDE PER FARE IL PUNTO SULLA TUA VITA
Molto spesso, ad aiutarti non sono le risposte che ti forniscono gli altri, ma le domande che poni a te stesso. (link https://15zen.net/40-domande-per-fare-il-punto-sulla-tua/ )
1. Cosa sei in grado di fare oggi che non sapevi fare un anno fa? “ Difficile a dirsi, personalmente quasi nulla, rispetto a un’anno esatto fa, forse ora sono riuscita a trovare una stabilità più matura a livello sentimentale “
2. Ultimamente qual è stata la cosa a cui hai pensato di più ? “ Penso costantemente a tante cose, forse penso troppo e alcune volte vorrei staccare più la testa e essere rilassata. Comunque direi che penso tanto agli esami per l’università e come superarli al meglio e se voglio o non una relazione (per dirla in breve ) “
3. Proprio ora, in questo momento, cos’è che desideri maggiormente? “ Fondamentalmente quello che ho detto nelle prime due domande, stabilità con lo studio e relazioni amorose. SO che può sembrare superficiale, ma è dovuto al fatto che non ho troppe problematiche aggiuntive e mi concentro sul poter migliorare la mia felicità “
4. In ordine di importanza, quale ruolo riconosceresti ai seguenti aspetti della tua vita: felicità, soldi, amore, salute? “ felicità, salute, amore e soldi “
5. Quale parola descriverebbe meglio il modo in cui hai trascorso l’ultimo mese della tua vita? “ abitudinario “
6. Cosa ti motiva maggiormente in questo momento della tua vita? “ L’università “
7. In una sola frase, chi sei tu? “ Una persona pigra “
8. Per cosa vuoi essere apprezzato? “ il mio carattere “
9.Se ti trasferissi dall’altra parte del mondo, cosa ti mancherebbe di più di ciò che hai oggi ? “ Dipende dove, però se devo pensarci in todo conto, direi che mi mancherebbero i miei amici, la mia cultura, le mie abitudini, però sarei anche felice di provare nuove esperienze “
10. Tra un anno in quali termini pensi che sarà differente la tua vita? “ Potrei trovare una persona con cui condividere la mia vita, andare a vivere da sola e trovare un lavoro, ah anche prendere finalmente la patente “
11. Quali sono le persone che ti fanno sentire a tuo agio? “ In realtà è difficile che non mi trovi a mio agio con le persone in generale, magari i miei amici più stretti mi capiscono meglio e con loro mi rapporto con più facilità, però di persone che mi mettono a disagio ce ne sono veramente poche “
12. Quali sono le caratteristiche che cerchi in un amico? “ l’essere leale, per prima cosa, aiutarti nei momenti difficili e sapersi divertire “
13. La paura di sbagliare cosa ti ha impedito di compiere? “ Mi ha fatto perdere persone con cui potevo avere un bel rapporto. Mi fa sempre sbagliare determinate cose che voglio dire, ma che in realtà non sono sicura siano corrette e quindi poi sembrano ancora peggio “
14. Cos’è che hai sempre desiderato sin da bambino? “ non saprei rispondere “
15. Cosa si frappone tra te e ciò che vuoi? “ la gente e la mia pigrizzia “
16. Cosa fai quando non ti senti felice? “ cerco di non stare da sola, mantengo la mente attiva in altre cose, se riesco, per esempio guardando film o sentendo la musica “
17. Quando è stata la prima volta che hai realizzato che la vita non è poi così lunga? “ Penso di non averlo ancora realizzato, mi vivo ogni giorno e basta, al futuro ci penso poco “
18. Quali sono le cose a cui dovresti dedicare più tempo? “ I miei fratelli “
19. Quali sono i problemi che continui a rifiutarti di affrontare? “ Fisici, non ho lo sbatti di fare sport, ma ho problemi alla schiena e dovrei farmi un controllo e iniziare ad avere una vita più sana”
20. Cosa fai quando non sei d’accordo con quello che pensa la maggior parte delle persone? “ Se penso di stare nella ragione più assoluta, continuo a pensarla così e fondamentalmente sti cazzi, se non sono completamente certa, creo una discussione e cerco di capire perché la pensano diversamente, posso sbagliare come non, in pratica “
21. Qual è il principale difetto che gli altri riconoscono in te? “ la pigrizia e poca costanza nelle cose “
22. Cos’è che nessuno potrà mai toglierti? “ il mi pensiero “
23. A cosa non potresti mai rinunciare? “ Quasi tutto, so adeguarmi ai cambiamenti molto velocemente “
24. Quando guardi al passato, cosa ti manca maggiormente? “ Una persona con cui condividere tante cose “
25. Quale ricordo dell’ultimo anno ti fa sorridere di più? “ Aver conosciuto un’amica che mi ha portato a fare esperienze fantastiche “
26. Qual è il principale cambiamento che hai bisogno di realizzare nella tua vita? “ per ora devo stabilizzarmi con l’università, levato quello, ho bisogno di vivere con i miei spazzi “
27. Se non ora, quando? “ l’ho già detto alla domanda prima “
28. Qual è la cosa che hai fatto di cui sei maggiormente orgoglioso? “ La mia forze nel reagire alle cose brutte della vita e il sapermi auto analizzare nei momenti critici “
29. Cos’è che recentemente hai imparato di nuovo su te stesso? “ Che ormai me la prendo me no per cose inutili e lascio correre “
30. Cos’è che vorresti non dimenticare mai? “ Vorrei?? Io non dimentico quello che non voglio dimenticare, lo tengo come spunto per non ripeterlo mai più. Sono una persona che se la lega abbastanza al dito, anche se perdono e i miei errori cerco di non rifarli mai più. “
31. Quali sono le qualità che gli altri apprezzano di più in te? “Essere sempre disponibile in ogni caso, la schiettezza e la lealtà “
32. Cos’è la cosa di cui sei maggiormente sicuro in questo momento? “ Di continuare gli studi e coltivare al meglio le mie amicizie “
33. Se potessi trasmettere un messaggio a un vasto gruppo di persone, quale messaggio invieresti? “ Di sbattersene di più delle persone, poiché, al giorno d’oggi ci sta tanto menefreghismo e invidia, invece di pensare questa gente, occuparsi e riservare del bene alle persone che ti danno del bene. Basta essere buoni con tutti! Tu mi hai fatto del male, perché io devo essere comprensiva ? “
34. Cos’è che avevi sempre detto che non avresti mai fatto e che poi invece hai fatto? “ Fumare hahahaha”
35. Riguardo a cosa hai cambiato opinione negli ultimi tempi? “ l’ho ampiamente detto, non ho avuto recentemente grandi cambi di vita, se non aver finito le superiori, le mie difficoltà le ho quasi tutte debbellate, l’unica cosa è che ora voglio rimettermi in gioco e trovare una persona che stia bene con me “
36. Quali sono le attività che attirano la tua attenzione? “ Cinema e fotografia “
37. Se potessi tornare indietro nel tempo e dare un consiglio a te stesso da giovane, quale consiglio ti daresti? “ Me ne darei due: Svegliaaa! Non è quello giusto per te... e Non ci vuole molto, due pagine al giorno e riesci a fare tutto “
38. Se sapessi che stai per morire, cosa faresti? “ Passerei i giorni della mia vita a fare festa e direi cose che non ho mai detto a determinate persone “
39. Quali sono le domande che ti poni più spesso? “ Riuscirò a sopravvivere a questo mondo? Troverò ancora qualcuno che mi voglia più di una scapata? Gli alieni esistono? Cosa sarò fra 10 anni? “
40. Quali sono i buoni propositi che ti sei promesso di realizzare nel prossimo futuro? “ Non lo so, più o meno quello che ho detto fin’ora “
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transcript and translation of italian radio program segment bashing asexuals
the program is called “al posto del cuore” and you can listen to it here: x
the two women talking are paola perego, a tv presenter with a history of making sexist and xenophobic comments (one of her programs got shut down for this reason), and laura campiglio, a writer (apparently? she can barely speak italian, i doubt it lol). both of them are cis straight women.
the episode in question in the 04/08 one (4th of august for americans).
some articles referencing this mess: x x x x
the creator of the program, marco salvati, claims it uh, was a joke basically, because he, too, is a gigantic piece of shit: x - like this dude literally compares making fun of a minority orientation to talking shit about rice balls
under the cut you’ll find a transcript and a translation of the segment.
a warning: it is deeply upsetting, so if you’re struggling i suggest you don’t read it at all
also, since i’ve had people questioning the validity of my translations: i’m a bilingual person with an actual degree in english, shut up
everyone is highly encouraged to reblog this! i might check it again for spelling errors though
TRANSCRIPT
C: Laura Campiglio
P: Paola Perego
transcript starts at 10:14
C: Erano Boomdabash e Loredana Berté con "Non ti dico no", ma qui c'è una cosa alla quale dobbiamo dire no fermamente, Paola.
P: Tu sei sicura che ne vuoi parlare? Guarda che siamo alle 11 del mattino, è Radio 2, cioè...
C: Io dico solo una parola, non so se vogliono bipparmi, se non mi bippano tappate le orecchie ai bambini perché stiamo per dirlo - lo dico: asessuali.
P: Asessuali?
C: Asessuali!
P: E che cos'è? Cioè, quelli che non battono chiodo? Quelli che nonostante l'estate, il caldo, il sole e il tramonto proprio sono single ed è un momento...?
C: Peggio, perché vedi, può capitare a noi tutti, anche nelle migliori famiglie, di avere un momento in cui vai in bianco perché, volente o nolente, il tuo destino ti dice male.
P: Sì, che poi non è una disgrazia, nel senso che uno può pure stare un periodo da solo, eh...
C: Dipende dai punti di vista, tu parla per te, comunque... Bene. Queste persone invece no, queste persone non sono interessate al sesso, lo hanno completamente estromesso dalla loro vita e rivendicano questa cosa come forte scelta di vita - cioè, ma dove andremo a finire? Ma tu ti rendi conto?
P: Scusa, ma è una scelta religiosa? Cioè, la loro religione non glielo permette di fare sesso?
C: No, ecco, questo può essere - ci sono delle persone che praticano la castità in osservanza di un precetto religioso e in questo caso segui una regola. Queste persone seguono solo la loro natura, cioè, loro sono proprio fatti così.
P: Cioè, ma esistono? Sono uomini anche?
C: Grammaticamente esistono.
P: Cioè, uomini che non hanno interesse per il sesso? Genere maschile?
C: È incredibile ma vero.
P: Ma dai, non ci credo...
C: Esistono, secondo gli studi più recenti - si tratta dell'1% della popolazione, cioè, è un morbo diffusissimo! Su cento persone ce n'è una che è così. Sono malati, pazzesco!
P: (ride)
C: Guarda, era un fenomeno che probabilmente è sempre esistito, è rimasto un po' sotto traccia, ma invece ultimamente se ne è parlato di più e non solo, bada bene - queste persone strane, perché sono strane, si sono riunite in un movimento internazionale in tutto il mondo sotto il nome di "asexual" e rivendicano questa loro scelta di vita, cioè... così, senza vergogna... io non - non mi capacito...
P: Sì, ma rivendicano nei confronti di chi, intanto, vorrei capire? Cioè, io ho fatto una scelta, è mia. Non è che la devo rivendicare nei confronti dell'universo mondo... devo andare, "oh, guardate che io non faccio sesso perché non mi interessa"? No, ma chi se ne frega!
C: E invece fanno proprio questo, forse per una forma di reazione a questa società moderna dove invece siamo un po' bombardati, se vuoi, dall'argomento sesso come immagini, come tematiche...
P: Come programmi radiofonici, certo...
C: Davvero (ride).
P: Senti, ma non è che forse - ci stavo pensando - vivono meglio loro? Cioè, non hanno più distrazioni, non hanno problemi, le donne possono anche non farsi la ceretta, niente complicazioni... (ride)
C: Scusa, Paola, ti prego, smettila - stai parlando come un'asessuale in questo momento.
P: Dici? (ride)
C: Perché loro dicono esattamente la stessa cosa che dici tu! Cioè, loro dicono che questa loro condizione, questa loro malattia, diciamolo, è in realtà una grande libertà, perché loro hanno più tempo per dedicarsi alle cose che contano veramente, per esempio il loro percorso di crescita personale, il lavoro, le letture, ma anche, non so, gli affetti.
P: Quindi si innamorano?
C: Allora, ci sono quelli puri che sono anche aromantici e, cioè, non sono interessati all'avere relazioni, né di tipo sessuale né di tipo proprio - uh - romantico e affettivo.
P: (annuisce)
C: Sai che la storia pullula - io sono stupefatta - di asessuali famosi?
P: Cioè?
C: Per esempio, il grande fisico Nikola Tesla era notoriamente asessuale. E anzi, ne era ben contento perché diceva che altrimenti la sua attenzione sarebbe stata distolta dagli studi. Stesso discorso per Kant: "ragion pura e ragion pratica", ma le donne proprio no, neanche gli uomini, cioè, proprio in generale...
P: Certo... Zero sesso.
C: Zero sesso. E sempre tra i grandissimi c'è anche Isaac Newton, che secondo l'opinione comune morì vergine.
P: Sì, però, voglio dire - tu mi citi tutte persone straordinarie, tutti cervelloni, che probabilmente, cioè... studiando così tanto sono rapiti dalla loro mente...
C: No no no...
P: Cioè, tipo, un conduttore televisivo ce l'hai?
C: (ride) Un conduttore televisivo no, ma ho le attrici di Hollywood. Ti piace? Siamo quasi lì.
P: Beh, non è proprio la stessa cosa, però va bene.
C: Pensa che sta prendendo piede a Hollywood una tendenza analoga che è la verginità di ritorno per le attrici, per le donne.
P: Aspetta aspetta aspetta - verginità di ritorno?
C: Di ritorno - non parliamo di ricostruzione chirurgica o cose strane, ma parliamo di un'astinenza prolungata, anche proprio per anni, tale da ricreare la condizione evidentemente non fisica, ma solo psicologica, della verginità.
P: Ma loro lo sanno che è solo psicologica?
C: (ride)
P: Non vorrei che pensassero che dopo un tot di anni torni come mamma t'ha fatto.
C: Ah, tu dici in un impeto di ottimismo...?
P: No, non lo so, voglio dire...
C: Mi sa che non funziona così...
P: Però alla fine, se tu ci pensi - è un po' come prendersi una vacanza dal sesso? Sai, cioè, "adesso mi voglio riposare, penso ad altro"...
C: Sì, infatti tutte raccontato questo periodo di grande relax e di grande tempo libero, però, veramente, è un'idea che io non voglio neanche integrare - cioè, non voglio neanche sporcarmi la mente a pensare a una cosa simile.
P: (ride) No, devo dire che anche a me sembra un po' strano, eh...
C: Ah, meno male...
P: Una vita senza sesso... Però c'è una buona notizia, sai?
C: Eh?
P: Gli asessuali sicuramente non si riproducono, per cui sono una categoria in via di estinzione!
C: Che sollievo, ragazzi, meno male!
transcript ends at 14:58
*
TRANSLATION
C: This was Boombadash feat. Loredana Berté with "Non ti dico no" (tl: "I'm not gonna say no to you"). But there's something we must firmly say no to, Paola.
P: Are you sure you wanna talk about this? I mean, it's 11am, we're on Radio 2, like...
C: I'm only gonna say a word, I don't know if they want to bleep me, and if they don't cover your children's ears because I'm about to say it - I'm saying it: asexuals.
P: Asexuals?
C: Asexuals!
P: And what's that? Like, those who don't get laid? Those who, despite the summer, the heat, the sun and the sunset are still single because they're going through a period of...
C: Worse than that. Because, you see, it can happen to anyone, even in the best families, to have a moment where you don't shag because, like it or not, destiny is against you.
P: Yeah, and, like, it's not a catastrophy, I mean, you can be on your own for a while, heh...
C: That's a matter of opinion, you speak for yourself, anyway... Alright. These people don't - these people have no interest in sex, they have completely expelled it from their lives and they're reclaiming this act as a strong life choice - like, who knows where we're gonna end up? Can you believe this?
P: I'm sorry, but is it a religious choice? Like, their religion forbids them from having sex?
C: No, I mean, that is a thing - there are some people who are celibate since they're following a religious precept, and in this case you're just following a rule. These people only follow their nature - like, they're just like that.
P: Like, do they exist? Men, too?
C: Grammatically they do.
P: Like, men who don't care for sex? The male gender?
C: Believe it or not.
P: Come on, I can't believe this...
C: They exist, according to recent studies - we're talking about 1% of the population, like, this disease is so widespread! One in a hundred people has it. They're sick, this is madness!
P: (laughs)
C: Look, this phenomenon has probably always existed but it's been overshadowed... But lately people have been talking about it more, and not just that, look - these weird people, because they are weird, have united into an international movement all around the globe, under the name "asexual", and they're reclamiming their life choice, like... they have no shame... I just - I can't believe it...
P: Yeah, but who are they reclaming it against? I'd like to undertand. Like, I made a choice, it was my choice. I can't just go around reclaming it against the entire world... I can't just go "hey, look, I don't have sex because I'm not interested"? I mean, who gives a crap!
C: But that's precisely what they're doing, maybe as a reaction to this modern society where we kind of get bombed, if you will, by sex as a topic, with images and content...
P: And radio programs, sure...
C: Right (laughs).
P: Listen, maybe - I was thinking - don't they live better than we do? Like, they have no distractions, no problems, women can avoid shaving, no complications... (laughs)
C: I'm sorry, Paola, but quit it - you're speaking like an asexual right now.
P: You think? (laughs)
C: They say the exact same thing! Like, they say this condition they have, this illness, is in fact really freeing, because they have more time to take care of the things that actually matter, for example their personal growth, their jobs, reading and even, dunno, their loved ones.
P: So they can fall in love?
C: Well, there are the pure ones who are also aromantic and, like, they just don't care about having relationships, neither sexual relationships nor - uh - romantic or sentimental ones.
P: (nods)
C: Did you know that history - I'm shocked - is just full of famous asexuals?
P: What do you mean?
C: For example, great physicist Nikola Tesla was asexual. And he was even greatly happy about it, because he said that otherwise he wouldn't have been able to focus on his studies. Same goes for Kant: "pure reason and practical reason" but no women, no men, like, in general...
P: Right... No sex.
C: No sex. And still, among these great people, we have Isaac Netwon who, according to the public, died a virgin.
P: Yeah, but, like, I mean - you're mentioning all these extraordinary people, and they're all nerds who probably, like... studying that much, their minds kept them busy...
C: No no no...
P: I mean, like, do you have a tv presenter?
C: (laughs) No, I don't, but I have Hollywood actresses. Do you like it? We're almost there.
P: Well, it's not the same thing, but alright.
C: There's a new similar fad in Hollywood - it's a second virginity for actresses, for women.
P: Wait wait wait - second virginity?
C: A second one - we're not talking about surgical reconstruction or weird stuff like that, we're talking about a prolonged abstinence that can last for years, in order to recreate the condition of virginity, not physically but clearly only emotionally.
P: Do they know it only works emotionally?
C: (laughs)
P: I wouldn't want them to think that after a number of years you just go back to the way your mum made you (tn: referencing the proverbial "rupture of the hymen" in case it wasn't clear).
C: Ah, you mean, like, in the ardour of optimism...?
P: No, I don't know, I mean...
C: I don't think it works that way...
P: But in the end, if you think about it - it's a bit like taking a vacation from sex? You know, like, "now I just want to rest and think about something else"...
C: Yeah, sure, they all claim it's a period with lots of relax and free time but, really, it's an idea I don't even wish to add - like, I don't even want to get my mind dirty, thinking about something like that.
P: (laughs) No, I have to say it seems quite strange to me as well, eh...
C: Ah, thank goodness...
P: A life without sex... But we have some good news, you know?
C: Eh?
P: Asexuals surely won't reproduce, so they're a category on the brink of extinction!
C: What a relief, guys, thank goodness!
#ace discourse#asexuality#aphobia#paola perego#laura campiglio#sexism#misogyny#cissexism#heteronormativity
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11 ottobre 2022
Avevo iniziato la giornata quasi bene, mi ero alzata presto, lavata, avevo saltato la colazione però, mi ero messa la camicia bianca con il giubbotto di pelle rosso e dei cerchi dei portachiavi aggiunti agli orecchini. Arrivo in auletta e racconto a ile in che condizioni stanno i file di Daniele che mi ha mandato ieri (le linee non erano separate per layer (quelli che avevamo concordato insieme quando eravamo tutti insieme nella città del tirocinio), le quote che aveva messo erano su tutti i lati e non c’erano dove dovevano stare, i layer con i cavi e altro li aveva solo spenti e rimanevano le linee tagliate da sotto…) e anche lei dice dopo glielo dici. Chiamiamo a vuoto il geometra del comune e il suo capo. Finiamo però i piani quotati mentre arriva Rambo. Ieri aveva detto che aveva un laurea e Daniele disse che servivano le sue foto (solo per fare il lecchino al prof di oggi). Alla fine Rambo sta con noi tutta la mattina, ci passa le foto e poi si mette a lavorare e a chiamare lui di nuovo il geometra. Questo, quando risponde dice che non sono abilitati ad usare il programma (più falso di così c’è solo l’assessore) al che chiamiamo il prof per aggiornarlo e lui dice che riprova a chiamare chi di dovere e a spiegare la situazione.
Alle 11 e mezza arriva il genio. Appoggia lo zaino, vede i libri e dice che non gli servivano. Me li dovevo tenere io a casa? Bho non lo so. Gli dico che stanno dei problemi coi file suoi, gli elenco le cose e fa finta di non capire cosa dico e già mi inizio ad innervosire e lui dice pure stai calma (a me!) (mi sembra di parlare con mio padre quando fa così) e poi dice che io e ile decidiamo queste cose da sole quando lui non c’è (again questo fu deciso mentre eravamo seduti tutti e 3 allo stesso tavolo, era letteralmente di fronte a me) al che io mi incazzo e inizio a gridargli cose contro, appena c’è un momento di pausa ile gli risponde e Rambo pure da ragione a noi. Ile gli dice che se 3 persone gli dicono la stessa cosa un motivo ci sarà. Quello tutto incazzato si mette ad ‘aggiustare il file’, io di fronte tutta incazzata mi metto con pazienza a passargli tutte le foto sulla chiavetta (nel frattempo mi ha fatto passare la fame che mi era venuta alle 10 e per calmarmi mi inizio a bere tutta l’acqua e quando la finisco sto ancora nervosa). Finisce di fare cose e mi rigira il file e che cosa ha cambiato? Avrà smistato le linee sui layer giusti in modo tale che colori e spessori si aggiustano da soli? No, colora tutto di nero e mette gli spessori una linea alla volta così io non posso spegnere i layer e selezionare una cosa alla volta. Le quote non le tocca manco. Mo io devo lavorare a doppio per sto coglione. E davvero assurdo come un minuto si comporta in un modo e il minuto dopo è una persona insopportabile. Io non ci voglio litigare, soprattutto perché se litigo con qualcuno sembra che me la sono presa per tutto quando in realtà se si parla di altro riesco a parlare di altro con la stessa persona con cui sono incazzata. Non mi incazzo in generale con te ma con dei comportamenti o con un contesto preciso, per il resto ci parlo con te lo stesso. Questo lui non lo capisce, si mette li zitto a fare cose sue. Quando vede che su altro gli parlo allora inizia piano piano a riparlarmi, ma si vede che c’è tensione. A differenza del litigio in macchina di Rambo dove dovetti spiegargli pure il perché del litigio qua non si fa venire i sensi di colpa e ne si fa un esame di coscienza. Finisce sempre che ho torto io. Qualunque cosa succeda lui non fa mai niente di male. Manco riesco ad avere la soddisfazione di essermi sfogata perché sti file li devo aggiustare io se voglio dei file decenti. Se glielo dicevo che ancora non andavano bene avrei davvero rischiato di commettere un omicidio oggi.
Rambo poi se ne va e il prof arriva, quello di restauro con cui lui ha fatto l’esame ma che si vede che è sulla nostra stessa lunghezza d’onda e non tanto con lui. Ci dice che i prospetti sono dettagliati e il primo passo da fare, un po’ filosofico a questo stadio iniziale ma cerca sempre di darci cose concrete da realizzare. Dopo tutte le cose da fare che ci ha detto in generale, Daniele gli chiede se dobbiamo fare qualcosa di specifico per gli edifici specialistici, al che il prof gli chiede che giorno è oggi. Lui, perplesso dall’apparente cambio di argomento, gli dice la data di oggi è il prof risponde con un ‘e tu quando ti vuoi laureare?’ Dategli un premio per favore. L’unico qua dentro che si rende conto che stiamo indietro anni luce. Gli dice che per fare ulteriori analisi su questi edifici è come fare un’altra tesi, non abbiamo tempo ed è meglio se ci concentriamo sulle cose che ci ha appena detto, almeno così la pensa lui. Ile subito dice che concorda anche lei con questo tipo di ragionamento. Il prof si gira verso di me poi a chiedermi se concordo pure io e io subito gli dico si. Guarda quindi Daniele e dice la maggioranza vince. Thank you for acknowledging our hard work in this dysfunctional group. Lui una volta ci ha visto ed eravamo solo io e ile e già capi che qui lavoriamo solo noi due e che i ragazzi sono sostanzialmente dei ‘calascioni’. Quando se ne è andato il prof, lui ha iniziato a voler cercare il file su cui scrivemmo le date degli edifici in modo tale da fare una ‘ricerca’ prima e poi fare gli abachi e altre cose che se fa lui da solo usciranno uno schifo. Ha pure la faccia tosta di dire che se ho bisogno di una mano mi divido il file con lui e lavoriamo così. A costo di fare nottate lui le cose mie non le tocca e tutto ciò che passa sarà modificato accordingly alla sua testardaggine e stupidaggine.
Ma tu vedi un po’. Dopo tutti questi anni pure alla tesi devi fare il lavoro tuo e degli altri. Vorrei avere io la loro sfacciataggine. La loro sicurezza nel dire le cose e la loro convinzione innata di non avere mai torto.
Basta pensare a lui mo, mi devo concentrare sulle fermate del treno che devo andare a casa a vedermi il run (!!!!) e a lavorare per fatti miei. Fuck you, sincerely, your worst enemy.
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I DIALOGHI DI ALBERTO ANGELA:
Capitolo 11 - Alberto Angela e Mister Wolf.
Questo dialogo di Alberto Angela è dedicato a tutti coloro che sanno risolvere in maniera brillante e sicura i problemi e le emergenze italiane. Ingegneri strutturali, medici, scienziati, politici, allenatori e nutrizionisti che hanno studiato nella scuola della strada; arrivando all’Università della vita e laureandosi con la lode massima possibile. Insomma a tutti i Mr. Wolf che sanno come risolvere ogni cosa e che nei social proliferano con le loro strategie e post grondanti di verità assolute e accertate che Adam Kadmon levati proprio.
La strada della vita, una strada che ognuno di noi sta percorrendo, chi con sufficiente facilità chi con sufficiente difficoltà, dove si incontrano confrontandosi tanti individui diversi. Su questa strada lastricata dagli antichi romani, perché LUI percorre spesso questo tipo di strade, Alberto Angela incontra uno strano personaggio. Egli in realtà è una figura un po’ mitologica, perché raggruppa molteplici personalità, ed è un po’ virtuale perché si è abituati a leggerla con i suoi post ricchi di sentenze sul web: Imparato Sapienza classico esempio di analfabeta funzionale... andiamo, chi di voi tra i propri contatti non ha un Mr Wolf/Imparato Sapienza, eh? Ecco cosa accade quando si incontrano due menti opposte:
I- Mi scusi, ma lei è Alberto Angela vero? A- Salve, si sono io mi ha proprio riconosciuto. I- Si certo, lei è quello che fa la televisione, che fa libri e fa tante cose la vedo spesso sui giornali. A- Si… sì in effetti, mi tolga una curiosità… lei sa esattamente quello che faccio e cosa sono? I- Certo, che domande, lei fa televisione. A- Si d’accordo su questo non ci piove, ma in televisione cosa dico e cosa faccio, lei lo sa? I- Come piove, le previsioni del tempo dicevano bel tempo. Eh ma con questa geo ingegneria oramai tutto è comandato . A- Interessante, lei è un esperto in materia. I- Guardi non bisogna essere esperti in materia basta vedere la faccia del Giuliacci, quello delle previsioni per capire che è un complotto. Altre emittenti hanno messo delle signorine disinibite alle previsioni, cosi con tette e culi gli ascoltatori non capiscono niente. A- Le do un consiglio, mi permetta, se lei regola il suo orologio un’ora avanti, lei saprà sempre che tempo farà in anticipo. I- Le metto un “Mi piace” cavoli, lo devo dire a mio cuGGino questa si che è una dritta giusta. Che poi la geo ingegneria la usano anche per scatenare i fulmini. Fanno pure crollare i ponti sa? Per quello che è successo a Genova hanno cancellato i video online di denuncia dove si vedeva un fulmine colpire il ponte. Capisce, sono crolli comandati. Basta informarsi. A- Dove posso apprendere queste informazioni e prove? I- Come dove, ma su Facebook… ci sono gruppi segreti apposta. A- E mi dica, lei è un sostenitore delle scie chimiche suppongo. I- Ma certamente – destando stupore – come ha fatto a capirlo? Lei le vede vero? A- Diciamo che l’ho intuito, nulla di che. Si le vedo e pensando a voi un pensiero kantiano mi sorge ogni volta: le scie sopra di me, la gastrite che mi sale dentro di me. I- Anche io avevo il “Kant” da piccolo, mia sorella la Barbie. Comunque la gastrite non è proprio colpa delle scie chimiche. La gastrite ci viene per colpa dei vaccini che ci hanno iniettato da piccoli con le vaccinazioni. A- Ma tu pensa, un no-vax chissà perché la cosa non mi stupisce. Sto giusto scrivendo un libro sull’argomento – sorriso ironico. I- Ecco si è vero lei scrive anche libri, mi ricordo le copertine. Non li ho mai letti perché preferisco vedere il Colosseo e Pompei dal vivo. Che poi i selfie escono meglio con le “pietre” dietro che un libro in mano. Quindi sta scrivendo un libro contro i vaccini, bravo! A che punto è? A- Per ora ho scritto un capitolo del libro che si intitolerà: Vaccinazioni ed Autismo la correlazione dei casi egregiamente spiegata nella chat delle mamme pancine, da chi ha la laurea in casalinga ad honorem; capitolo 1: “Siamo nella merda”. E per i selfie ha ragione sa? Come può farseli se con una mano tiene il telefonino e nell’altra un libro? Con quale mano fa il segno a “V” con le dita? I- Già, se fossi un rettiliano ci riuscirei però. A- Chissà perché me l’aspettavo questa cosa, sa? E a klingoniani come siamo messi? Sa che esistono anche loro, vero? I- Davvero? Mica avrà dei poteri paranormali lei. A- No guardi niente poteri paranormali. Qui l’unica cosa paranormale che vedo è il giornalaio che la mattina mi da il quotidiano che mi spiega, da ingegnere della strada, la staticità dei ponti con la frase “Il calcestruzzo si deteriora, svegliaaaH”; la mia vicina che da brava mamma mi svela che basta fotocopiare un foglio dell’Asl dell’anno precedente e cambiare data, per iscrivere i figli a scuola e che bisogna “svegliarsiH”; l’idraulico che mi ha riparato una perdita nel bagno settimana scorsa, mi ha dato spiegazioni di come gestire lo spread perché noi italiani ci dobbiamo “svegliareH”; il macellaio che mi spiega come risolvere il problema dei migranti mentre batte la carne con un machete, perché noi ci dobbiamo “svegliareH”. Guardi sto mettendo in dubbio la mia laurea in paleontologia e aspetto che la donna delle pulizie mi spieghi come rilevare nei sub-strati di polvere i fossili di acari per risalire ad una datazione certa. Nel frattempo aspetto che si crei quell’effetto sorpresa del non capirci più un beato gladio. I- Le sue sono braccia strappate alla cultura, lo sa? L’ammiro. A- Pensi un po’ pensavo anche io la stessa cosa di lei, anche se alle sue braccia avrei dato un indirizzo più agroalimentare…. Mettiamola così. I- Ma lei fa anche quelle trasmissioni dove spiega e racconta cose, vero? A- Ah – quasi al limite, un tremolio sopra la palpebra destra non preannuncia nulla di buono – ci è arrivato. Si spiego cose… a caso – risatina isterica. I- Ho provato a seguirla, ma racconta troppe cose. Un consiglio ne racconti di meno, tutto nella testa di un essere umano non ci sta. Alla fine quando siamo pieni dobbiamo, come dire… ah si cancellare alcuni file dal cervello. Alla fine tutte quelle cose non ti servono, un po’ come nelle cabine di pilotaggio degli aerei. A- C-cosa c’entra ora la cabina di pilotaggio di un aereo?. I- Vede mio caro, ha presente tutti quei pulsanti, leve, manopole, quadranti e tasti? Mica servono tutti. Poi precipitano gli aerei, per forza i piloti si confondono e non ci capiscono più nulla. Poche cose essenziali come sul cruscotto di un’auto e si è più sicuri. A- Ma queste cose me le dice perché lei è un esperto pilota? I- No, ma ho visto tanti film con scene girate sugli aerei. Si vede chiaramente che usano sempre i medesimi tasti e leve. A- Senta, posso farle io una domanda? Così giusto per darmi un colpo di grazia. A terra piatta come siamo messi? I- Lo sapevo – allargando le braccia come se volesse abbracciarlo – lo sapevo lei è un dei nostri. La terra piatta, è dai tempi di Via Galileo Galilei che ci prendono per i fondelli. A- Perché “Via”? I- Quando leggo in giro quel nome è sempre preceduto da “Via”… A- Sa che le dico? Ha ragione, tutto questo è un complotto di Bigpharma con lo zampino di Soros e del Capitano Findus. La terra è piatta, ha ragione, altrimenti dove andrebbero i calzini che si perdono se non che cadono dal bordo della Terra? I- Lei è il mio idolo, giuro che scaricherò tutti i suoi libri con E-mule. A- Ma guardi, non è il caso. Le consiglio di cominciare con cose più semplici per allenare la materia grigia. Tipo il sudoku. I- No, quei giochi giapponesi dove si suda (sudoku appunto) non mi attirano, sono uno che fa fusioni molecolari. A- Davvero? – sguardo di speranza. I- Si faccio una fusione molecolare tra me e il divano. Da li con il telefonino giro per Facebook e condivido tante cose di “gombloddi” che manco s’immagina. Le consiglio di frequentare di più Facebook. A- E pensare che io ho buttato via tanto tempo della mia vita a studiare, fino alla laurea, girare il mondo e scoprire cose nuove. Quando basta entrare in Facebook. Stavo leggendo “I fiori del male”, mi sa che lascio perdere. I- “I fiori del male”…. Aspetti, si si ho capito. Eh no, sono del male perché li hanno messi nel forno. Invece di friggerli. A- Forno? Friggerli? Di che fiori parla? I- Quelli di zucca ovviamente! A- Già… ovviamente – sguardo rassegnato – ora la saluto devo accompagnarlo per un giro a Roma. I- Oh, accompagnarlo? Chi? – guardandosi attorno. A- Il mio amico immaginario, non è molto sveglio sa? I- Amico immaginario? Mi prende in giro? Mica esistono.. A- Oh lo so, ma per non ferirlo gli ho raccontato che.. si insomma, che è più una concezione proiettata nella mia mente. Così giusto per non ferirlo. Poverino. Imparato Sapienza perplesso saluta Alberto Angela, le strade dei due si separano con la speranza per Alberto di non incontrarlo più. Salvo andare su Facebook e trovare un post condiviso da centinaia di utenti dove si annuncia che Barack Obama in realtà è Osama Bin Laden, ha solo invertito le iniziali e tagliato la barba. Ah se volete…. Condividete anche voi!!!11!!11!!
#alberto angela che fa cose#alberto angela#ironia#tuttologi#analfabetismo funzionale#complotto#terra piatta#rettiliani#idioti
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Diario del Capitano, data astrale 11 Agosto 2020…….
“Spazio, ultima frontiera! Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise, durante la sua missione quinquennale diretta all’esplorazione di strani mondi. Alla scoperta di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima” (Capitan Kirk)
L’altro giorno sistemavo le mie vecchie scartoffie dei tempi del liceo.
Probabilmente sono una tra le poche persone al mondo che fa fatica a disfarsi di tutto ciò che ha accompagnato la propria vita, dagli esordi, fino a questo momento in cui scrivo. Ho ancora la mia culla e la mia carrozzina, il mio primo seggiolone in ferro, completamente costruito manualmente da mio padre, le mie prime bambole, con i vari dischetti da appoggiare sulla schiena, per ascoltare, fino allo sfinimento, Mina, Fred Buscaglione, Caterina Caselli….. Pare sia un vero e proprio disturbo da accumulo compulsivo, spiaccicato sotto il termine di “disposofobia” o “sillogomania“. Devo però dissentire in modo categorico, perché, la mia, non è tendenza ad accumulare un grande quantitativo di oggetti a random, indipendentemente dal loro valore, tant’è vero che, periodicamente, divento una vera e proprio “declutterer” seriale, sbarazzandomi di tutto ciò che ritengo inutile, presa da un inestinguibile bisogno di fare pulizia.
Tra i mie libri trovai un vecchio ritaglio di giornale, che all’epoca, tenni con molta cura, perché in esso trovai ciò che mi fece capire che nel mio essere “diversa”, non ero poi diversa. Una sorta di rappresentazione del mio essere bi-razziale in una società di soli bianchi e di soli neri. Era una lettera datata 1968, pubblicata su una magazine Americano, il “FaVE!”, in cui una ragazzina mixed, raccontava, nella rubrica del Signor Spock, il fatto che non si sentiva a suo agio né tra i suoi coetanei neri né tra quelli bianchi. Mi sedetti un attimo e cominciai a riflettere su quanto, già allora, vi erano molte realtà in cui noi mixed potevamo identificarci, ma per una sorta di lavaggio del cervello, riuscivamo a vedere solo ciò che incessantemente, la società stessa voleva farci vedere, negandoci la possibilità e la caparbietà di identificarci in ciò che preferivamo e, che, timidamente, era disponibile nel pianeta commerciale. Parlo per la musica, per i libri, per i cicciobelli e le barbie nere, per i fumetti, per i programmi TV tipo “Soul Train“, “I Jeffersons“, “Il mio amico Arnold” …. Insomma … il nostro vero problema era avere qualcuno che ci guidasse ed indicasse altre vie alternative in cui ritrovarci, anziché propinarci sempre e solo la solita caricatura del white washing.
A young girl with a white father and a black mother wrote to the half-Vulcan, half-human Spock for advice on fitting in.
Nimoy wrote to the young girl that Spock “decided he would live up to his own personal value and uniqueness.”
Io trovai le mie rappresentazioni personali in molte situazioni, avendo avuto la fortuna di vivere a cavallo di due mondi, ma il personaggio di Mr. Spock è l’emblema completa e totale di ciò che significa essere bi-razziali; lo considero il pioniere di tutte le persone miste e bi-multiculturali.
Il signor Spock era un personaggio mezzosangue (vulcaniano e umano), dalla ferrea logica e apparente assenza di emozioni (che lo mettevano spesso a confronto con il capitano dell’astronave Enterprise, James T. Kirk), deciso e dalle venature ironiche. Stiamo parlando della serie fantascientifica più decisiva e famosa al mondo, STAR TREK, opera prima del 1966 (in Italia arrivò nel 1979), ideata da Gene Roddenberry, evoluta poi fino ai giorni nostri con nove serie televisive, un bel po’ di versioni cinematografiche e una comunità di fandom appassionati senza precedenti. Nasce, infatti, la figura del “trekkie“, il nerd un po’ sfigato e bizzarro, spesso associato a fanatismo e immaturità, capace però di grande passione, inventiva e fantasia. A questa definizione peggiorativa, però, i fan veri e propri preferiscono quella di “trekker“, ovvero un tipo di appassionato che è più consapevole e distaccato, colui cioè che “indossa l’uniforme solo quando è opportuno”.
“È curioso come spesso voi umani riusciate a ottenere tutto quello che non volete. Le leggi fisiche non si possono ignorare. Dove non valgono, non esiste la realtà.” – (Spock)
Star Trek narra delle vicende degli umani del futuro (secolo XXIV), appartenenti a una Federazione dei Pianeti Uniti che riunisce, sotto un unico governo, numerosi popoli di sistemi solari diversi, e delle loro avventure nell’esplorazione del cosmo “alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima“. Racconta le vicissitudini di un equipaggio composto, più che altro, da ricercatori che si muovono a bordo di un’astronave, la Enterprise, sempre alla riscoperta di nuove forme di vita nell’universo.
Il capitano dell’Enterprise è James T. Kirk (interpretato da William Shatner), coadiuvato dall’ufficiale scientifico Spock, un extraterrestre proveniente dal pianeta Vulcano (interpretato da Leonard Nimoy) e dall’ufficiale medico, il dottor Leonard McCoy, detto “Bones” (interpretato da De Forest Kelley, e spesso in conflitto con il vulcaniano per via della sua logica). I tre, uniti da un forte legame di rispetto e amicizia, sono i personaggi chiave della serie, circondati da un equipaggio molto affiatato, tra i quali spiccano, l’affascinante tenente Uhura, addetta alle comunicazioni, l’esperto Montgomery Scott mago delle macchine che spingevano l’Enterprise, il timoniere giapponese Sulu e il navigatore e ufficiale alle armi Pavel Chekov. Una squadra multirazziale, perfetta nelle interazioni e caratterizzazioni e studiata anche tenendo conto del momento storico particolare di realizzazione, dove ciascuno spettatore poteva individuare il suo preferito e che si trovava di volta in volta ad affrontare altre forme di vita o antagonisti bellicosi come i Klingon e infidi come i Romulani. Ma le battaglie erano solo un aspetto di qualcosa di più complesso e strutturato.
Senza seguaci, il male non può diffondersi. Il male aspetta un catalizzatore per entrare in azione. (Spock)
La serie televisiva, pur rimanendo un’opera d’intrattenimento, ha proposto temi rilevanti dal punto di vista sociale, etico e politico. Per la prima volta nella storia della televisione un giapponese, una donna di origine africana, diversi americani, uno scozzese, un alieno e un russo, nel momento in cui il mondo era spaccato in due dalla Guerra Fredda, si trovavano a lavorare insieme nello stesso equipaggio, a esplorare l’universo alla ricerca di nuove culture con cui dare vita a reciproci scambi in nome dell’uguaglianza e della pace.
Perché ritengo che questa serie, e la figura precisa del Sig. Spock, sono stati, per me, rappresentativi e inclusivi?
Vista oggi, la serie classica di Star Trek potrebbe certamente far sorridere i nativi digitali, con quelle tutine colorate a rivestirne gli attori e l’assenza di sostanziali effetti speciali; ma allora vivevamo di fantasia e, fortunatamente, non conoscevamo ancora la rivoluzione del computer grafico, capace di produrre capolavori, appiattendo la realtà della fantasia, per far posto a quella del virtuale. E proprio per questo, là dove gli effetti non potevano stravolgere i sensi per coinvolgere ed emozionare, c’erano le trame e le relazioni di Star Trek a tenerci incollati davanti al televisore e i personaggi così ben delineati.
Star Trek, nella realtà, è stata decisiva, anticipatrice di trend e contenuti, di sogni tecnologici (il teletrasporto è ancora oggi un punto di riferimento nei dialoghi di ogni giorno quando si parla di tempo) e intuizioni che hanno poi trovato le proprie realizzazioni pratiche (ad esempio la comunicazione wireless con i dispositivi portatili).
In tutto questo Spock era l’anello centrale dell’insieme, l’elemento catalizzatore dell’attenzione, l’immagine dell’autocontrollo e della soluzione, e, … perché no? Anche dell’emozione vera.
Ma Spock era anche le sue orecchie a punta, le sopracciglia svirgolanti all’insù e i buffi capelli con frangetta, e che, in una delle tante puntante, ci rifila una lezione morale da manuale. “Ho già notato questa tendenza in voi umani. Vi è più facile piangere la morte di una sola persona che la morte di un milione. Voi parlate sempre dell’insensibilità di noi vulcaniani. Ma quanto poco spazio per la pietà sembra esserci nel vostro cuore“. Touchè!
Spock era notoriamente privo di emozioni, ma ciò non gli impedì di intrecciare una solida e intensa amicizia con l’equipaggio e, particolarmente, con il Capitano Kirk.
Le interazioni tra il Capitan Kirk e il Sig. Spock sono uno dei capisaldi della serie, e rappresentano il rapportarsi dell’uomo con un’entità per metà aliena. I vulcaniani sono una razza aliena che tende a reprimere completamente ogni forma di sentimento a favore di una completa logica razionalizzante, mediante il rituale del Kolinahr. Spock è il principale artefice della diffusione, nella serie, del celebre saluto vulcaniano, accompagnato dall’espressione “lunga vita e prosperità“.
In Star Trek il viaggio e il mito della frontiera, tanto cari ai film western, si trasferiscono nel cosmo, alla ricerca di nuove civiltà, non con l’intento di conquista, bensì di conoscenza, portando con essi un messaggio di pace e di amicizia. Alla ricchezza di contenuti fa da cornice una nuova coscienza metalinguistica, la descrizione dei personaggi che si muovono all’interno della serie e che costituiscono una squadra multirazziale, proprio nel momento in cui in America stava per nascere un nuovo modo di concepire i vari rapporti fra persone appartenenti a razze diverse. Famoso è rimasto il bacio che si sono dati il comandante Kirk e il tenente Uhura, nell’episodio “Umiliati per forza maggiore“, trasmesso negli Stati Uniti il 22 novembre 1968: il primo bacio interrazziale in assoluto nella storia della televisione americana. Il personaggio di Uhura – prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l’ombelico in una fiction televisiva – divenne molto caro al pubblico, tanto che Martin Luther King intervenne personalmente affinché l’interprete, l’attrice Nichelle Nichols, non abbandonasse la serie.
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Star Trek ha rappresentato, per certi versi, l’immagine degli Stati Uniti degli anni Sessanta, e attraverso i viaggi nello spazio, riflette sui cambiamenti e problemi della società di quel periodo: dal mito delle due Frontiere, quella kennediana e quella del West, trasportate nello spazio, alla convivenza tra nazionalità e razze diverse, ben rappresentata da un equipaggio multirazziale, con tanto di alieno, il mitico vulcaniano Spock, appunto, e dal primo bacio interrazziale. Soprattutto l’equipaggio deve attenersi alla “Prima Direttiva“, regola che implica la non interferenza con le altre culture aliene, che vanno conosciute e rispettate: proprio la costante attenzione per l’altro è una delle base dell’etica trekkiana.
L’attenzione per la diversità è forte: aumenta il numero degli alieni con il loro differente punto di vista; il Capo Ingegnere LaForge è un non vedente; Data, componente dell’equipaggio, è un androide che vuole diventare umano. Ma soprattutto i nemici sono i Borg, una razza aliena che ha eliminato nella propria società il concetto stesso di diversità, collegando ogni singolo Borg ad una coscienza collettiva.
Ad alcuni di noi potrebbe sembrare una visione del tutto obsoleta, oggi, ma deve averci raccontato qualcosa di profondo, di importante, se ha avuto così tanto successo, se è stato così tanto seguito, e così tanto osannato da tante persone. Qual è stato quindi il segreto della serie? Non sono state le diavolerie tecnologiche, è stato il lato umano della storia. E’ stata una storia che ci ha raccontato come fosse possibile avere armonia nella diversità.
Con Star Trek, quindi, se il problema sono i limiti, e non si può continuare a sterminare alieni per impadronirsi dei loro pianeti, allora la soluzione è l’armonia nella diversità.
È incredibile so spiegare perfettamente il meccanismo che regola la formazione dell’arcobaleno, e non mi ero mai accorto di quanto fosse bello. (Spock)
Il punto centrale di “Star Trek” non è la tecnologia, non è il futuro, sono le persone. Ed un personaggio in particolare: il primo ufficiale Spock. Spock è l’alieno, generato da un’unione interspecie, da integrare e, allo stesso tempo, da rispettare; è capace di attrarre coloro che sono stati emarginati da chi, forse, ha uno status sociale superiore, abilità relazionali o aspetto fisico migliori, ma che è anche meno intelligente.
Nella relazione del Capitano Kirk e Spock, i protagonisti riconoscono la loro rispettiva diversità culturale e si rispettano l’un l’altro. Il ponte della Enterprise è un luogo in cui le diversità individuali non sono né ignorate né rifiutate, ma sono accettate e valorizzate in una collaborazione e armonica interspecie. Il “segreto” di Star Trek è l’armonia nella diversità.
In quella famosa lettera scritta da un’adolescente bi-razziale a Mr. Spock, c’è tutto il senso di come questa figura, rappresentata poi da un attore che ha saputo comprendere, anche fuori dal set, l’importanza del suo personaggio, sia stata molto importante per parecchi di noi mixed incollati alla TV, in quell’epoca, alla ricerca di qualcosa che ci assomigliasse, almeno vagamente.
La ragazza fece una connessione tra l’identità immaginaria di Spock e la sua situazione molto reale:
“So che sei metà vulcaniano e metà umano e hai sofferto per questo. Mia madre è nera e mio padre è bianco e mi è stato detto che questo mi rende una mezzosangue. In un certo senso sono perseguitata anche più dai neri; non piaccio perché non assomiglio a loro. Ai ragazzi bianchi non piaccio perché non sembro nemmeno esattamente uno di loro“.
Mr. Spock, attraverso le mani del suo interprete, Leonard Nimoy, scrisse una lunga e ponderata risposta:
“Spock ha imparato che poteva salvarsi piuttosto che permettere al pregiudizio di abbatterlo. Poteva farlo comprendendo veramente se stesso e conoscendo il proprio valore come persona. Scoprì di essere uguale a chiunque potesse provare a buttarlo giù – uguale nel suo modo di essere, unico. Puoi farlo anche tu, se ti rendi conto della differenza tra popolarità e vera grandezza.“
Leonard Nimoy ha detto di aver attinto al suo background ebraico per il ruolo:
“Spock è un alieno, ovunque si trovi … E quell’essere alieno è qualcosa che ho imparato a Boston. Sapevo cosa significava essere un membro di una minoranza e, in alcuni casi, una minoranza emarginata. Quindi ho capito quell’aspetto del personaggio e penso che sia stato utile interpretarlo “.
Il signor Spock, più di ogni altro personaggio, è costretto a confrontarsi con i suoi antenati; le sue azioni, il suo modo di pensare, il suo modo di essere nell’universo, sono quasi sempre legati al suo retaggio. Il suo status di “mostro meticcio”, dal sangue verde, mette in primo piano i difficili intrecci di razza e cultura. A sua volta, la differenza di Spock costringe i suoi compagni di squadra ad essere consapevoli di sé. Pone loro nella condizione di esaminare le proprie ipotesi e come la loro prospettiva sia originata dalla propria cultura, piuttosto che da una verità oggettiva universale. A volte, si risentono per questo, mentre altre, lo ritengono colpevole. Spock viene spesso preso come esempio perché è semplicemente quello che è – un’esperienza che suona vera per molte persone di colore, orecchie a punta o no. Non sorprende che Spock abbia ispirato artisti e scrittori di “razza” mista.
Non accettare il mutamento del proprio ruolo che si verifica con il passare degli anni è il primo passo verso l’autodistruzione. (Spock).
Spock è – osiamo dirlo – un’affascinante confluenza di significanti culturali, compresi e non. E’ indispensabile per la squadra, per la sua intelligenza e intraprendenza, ma non è mai stato realmente considerato un capitano.
Certo, non è necessario essere di bi-multirazziali per essere connessi con la “vera grandezza” di Spock.
Mentre Sulu e Uhura erano, a un certo livello, a bordo dell’Enterprise per normalizzare l’idea di un equipaggio razzialmente diversificato, Spock era l’alterità personificata e dignitosa e niente importa se alcuni hanno trovato problematico il suo “vigore ibrido”.
Avevo sì e no 5 anni, quando in Nigeria cominciai a guardare le prime puntate di Star-Trek, e non comprendevo perché ero così attratta dal personaggio di Spock. Ricordo come rimasi impressionata dal fatto che i terrestri e i vulcaniani si sopportassero a malapena: i primi, ritenendo che gli alieni avessero secondi fini e un insopportabile complesso di superiorità; i secondi considerando i terrestri appena più intelligenti delle scimmie, erano disgustati dal loro odore. Ricordo di essermi sentita indignata ogni volta che Spock veniva rifiutato o trattato male per la sua diversità. Ricordo di aver visto Spock lottare con la percezione della comunità vulcaniana, per essere stato sporcato dal sangue umano, come ricordo la sensazione di sapere esattamente come doveva essersi sentito. Ricordo di aver guardato le osservazioni sprezzanti che i suoi compagni di nave umani facevano sulla sua eredità vulcaniana e aver urlato contro lo schermo: “Non lo capite!!!“. Ricordo come, nella mia mente di bambina, desideravo poter organizzare una petizione per chiedere agli umani e ai Vulcaniani di riconoscere quanto fosse meraviglioso e speciale Spock. Volevo così disperatamente che fosse amato e accettato.
All’epoca non capivo completamente che l’isolamento di Spock faceva eco al mio sospetto di inadeguatezza di certi bambini nel mio gruppo di gioco. E i sentimenti che provavo quando vedevo che a certi bambini non era permesso giocare con quelli più scuri, erano gli stessi che vidi in Spock quando affrontò il disprezzo dei suoi coetanei vulcaniani. Quando gli altri membri dell’equipaggio di Spock lo chiamavano “sangue verde”, era paragonabile a quando i ragazzi neri della mia scuola insistevano sul fatto che non ero “abbastanza nera”, o che il mio accento da “bianca” decretava il fatto che mi sentissi migliore di loro.
Quando arrivai in Italia, non c’erano altre persone, né bi-razziali, né nere, nella mia scuola fino a quando non finii il liceo. Spock era l’unica persona che capiva cosa stessi passando. E nonostante tutta la derisione e il rifiuto nei suoi confronti, rimase forte, di animo buono e orgoglioso. Era speciale; e anche se gli umani e i Vulcaniani intorno a lui non volevano vederlo, non potevano nemmeno distruggerlo.
Comprendo profondamente perché quella ragazza sola scrisse quella lettera a Spock. In un certo senso, tutti noi ragazzini “disadattati“, in giro per il mondo, scrivevamo la stessa lettera ogni volta che ci sintonizzavamo per guardare questo curioso mezzo umano dalle orecchie appuntite che supera intere galassie di pregiudizi. E in un certo senso, come ha fatto nella sua generosa e gentile risposta a quella ragazza di tanto tempo fa, con ogni episodio Spock scriveva anche a ognuno di noi.
Le persone bi-multirazziali affrontano un paradosso sconcertante. Non sono completamente bianchi, e tuttavia non sufficientemente “di colore” per essere considerati “persone di colore”.
Crescendo bi-razziale, mi sono identificata fortemente con Spock, ostracizzato da entrambe le metà di sé stesso, perché non appartenente a nessuna delle due culture. Ha dovuto sottomettere il suo lato emotivo per diventare più cerebrale e logico, quasi problematico. Ma è un modo interessante per riflettere su come le persone bi-razziali hanno dovuto sopprimere aspetti di sé stesse, o una parte di sé stesse. Posso, però, personalmente attestare che essere bi-multirazziale significa essere un outsider; sia agli occhi dei bianchi che agli occhi dei neri.
La cosa più significativa di Spock era che, in tanti modi, era comunque sempre solo: era l’unico alieno nell’equipaggio di plancia dell’Enterprise; le sue emozioni erano sotto stretto controllo vulcaniano, quindi non poteva mai parlare a nessuno di come si sentiva. Il suo ruolo era invece quello dell’eterno osservatore. Ha incanalato tutte le emozioni che non si è mai permesso di esprimere in un vasto intelletto che rappresentava il suo valore principale per la nave su cui prestava servizio.
Il signor Spock ci ha insegnato che l’accettazione è qualcosa di altamente logica, dando a Star Trek la sua migliore finestra su un mondo di conflitto culturale, interpretando un uomo nato da due mondi che non è mai stato completamente a suo agio in nessuno dei due, almeno all’inizio. Con le sopracciglia spigolose e le orecchie appuntite, Spock aveva uno sguardo particolare, che corrispondeva alla sua precisa efficienza. Ma era anche una figura freddamente superiore, che lavorava per capire i suoi colleghi umani pur rimanendo compiaciuto sicuro di essere al di sopra di tutti – un personaggio davvero attraente per i fan “disadattati” alla ricerca di garanzie simili.
Molti di noi si sono fortemente identificati nelle lotte di Spock per adattarsi ai suoi colleghi umani, mentre lottavamo per inserirci nelle scuole e nei luoghi di lavoro esclusivamente bianchi o neri. E non sarei sorpresa se altri, impegnati in altri tipi di lotte per adattarsi alle loro comunità, sentissero lo stesso legame.
Non essere mai pienamente accettati da nessuna parte della tua identità (e non sentirti mai pienamente parte di essa) significa che le persone bi-multirazziali sono spesso oggetto di domande sull’autenticità razziale. L’identità personale non dipende solo dal tuo background genetico; è anche influenzato dall’educazione, dalle esperienze, dalla personalità e dalle scelte. Per questo motivo, non esistono due identità uguali e non esiste una categoria ordinata in cui le persone bi-multirazziali si adattano quando si tratta di razza o identità.
Forse ci sono dei limiti alla nostra comprensione della realtà; non è infatti possibile avere nella stessa testa il sapere uno scienziato, la larghezza di vedute di un ambientalista, l’abilità di un politico, la capacità organizzativa di un imprenditore, la profondità percettiva di un artista. Per la maggior parte degli umani una certa quantità di scaltrezza può bastare. Alla stessa stregua, ci sono dei limiti nella comprensione di una mente bi-multirazziale, ma ciò non può impedire lo sforzo di vivere in armonia senza perdere tutte le nostre diversità.
“Una vita è come un giardino. Momenti perfetti si possono vivere, ma non preservare, se non nella memoria. Lunga vita e prosperità”. Spock dixit.
“Lunga vita e prosperità” dice Spock quando saluta con il gesto tipico della mano alzata, a “V” formata con il palmo in avanti, le dita separate tra l’anello e il medio; un saluto che proveniva dalla prospettiva culturale unica dell’attore (Nimoy, infatti, figlio di immigrati, cresciuto in una casa ebrea ortodossa, ha detto che è stato ispirato dopo una benedizione eseguita da sacerdoti ebrei).
Semplicemente, potremmo vivere a lungo e prosperare in pace, rispetto ed armonia, se solo lo volessimo, ma non abbiamo imparato a farlo. Probabilmente non lo faremo mai e il ponte di comando dell’astronave Terra rimane occupato da psicopatici intolleranti.
Se Spock fosse qui con me, ora, mi direbbe: “Concetto rozzamente espresso, ma essenzialmente esatto”.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage SangueMisto.
Mr. Spock, pioniere della bi-razzialità. Diario del Capitano, data astrale 11 Agosto 2020....... "Spazio, ultima frontiera! Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise, durante la sua missione quinquennale diretta all'esplorazione di strani mondi.
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Lectio Divina
4ª Domenica di Pasqua (A)
Lectio
Domenica, 3 Maggio, 2020
Sono venuto affinché tutti abbiano vita, e vita in abbondanza!
Giovanni 10,1-10
1. Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
2. Lettura
a) Chiave di lettura:
Il vangelo di questa domenica ci pone dinanzi la figura così familiare del Buon Pastore. Parlando delle pecore del gregge di Dio, Gesù usa diverse immagini per descrivere l’atteggiamento di coloro che si occupano del gregge. Il testo della liturgia si snoda dal versetto 1 al 10. Nel commentario a continuazione aggiungiamo i versetti dall’11 al 18, perché contengono l’immagine del “Buon Pastore” che aiuta a capire meglio il senso dei versetti dall’1 al 10. Durante la lettura, cerca di fare attenzione alle diverse immagini o similitudini che Gesù usa per presentarsi a noi come il vero pastore.
b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
Il testo contiene tre similitudini legate tra di esse:
Giovanni 10,1-5: La similitudine tra il bandito ed il pastore
Giovanni 10,6-10: La similitudine della porta del gregge
Giovanni 10,11-18: La similitudine del buon pastore
c) Il Testo:
1«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Giovanni 10,1-107Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
3. Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione:
a) Quale parte del testo mi ha colpito maggiormente? Perché?
b) Quali sono le immagini che Gesù applica a se stesso? Come se le applica e cosa significano?
c) Quante volte, nel testo, Gesù usa la parola vita e cosa dice sulla vita?
d) Pastore-Pastorale. Sarà che la nostra azione pastorale continua la missione di Gesù-Pastore?
e) Come rendere limpido il nostro sguardo per poter vedere il vero Gesù dei vangeli?
5. Per coloro che desiderano approfondire il tema
a) Il contesto in cui fu scritto il vangelo di Giovanni:
Ecco un altro esempio di come fu scritto ed organizzato il vangelo di Giovanni. Le parole di Gesù sul Pastore (Gv 10,1-18) sono come un mattone inserito in una parete già pronta. Immediatamente prima, in Giovanni 9,40-41, Gesù parlava della cecità dei farisei. Immediatamente dopo, in Giovanni 10,19-21, vediamo la conclusione della discussione sulla cecità. E così, le parole sul Buon Pastore insegnano come fare per togliere dagli occhi la cecità. Con questo mattone la parete rimane più forte e più bella.
Giovanni 10,1-5: La similitudine tra il bandito ed il pastore
Gesù inizia il discorso con la similitudine della porta: "In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore!” Per capire questa similitudine, dobbiamo ricordare quanto segue. In quel tempo, i pastori si occupavano del gregge durante il giorno. Con il sopraggiungere della notte, portavano le pecore in un grande ovile o recinto comunitario, ben protetto contro banditi e lupi. Tutti i pastori di una stessa regione portavano lì il loro gregge. C’era un guardiano che si occupava del gregge tutta la notte. Al mattino giungeva il pastore, batteva il palmo delle mani sulla porta ed il guardiano apriva. Il pastore arrivava e chiamava le pecore per nome. Le pecore riconoscevano la voce del loro pastore, si alzavano e uscivano dietro di lui verso i pascoli. Le pecore degli altri pastori udivano la voce, ma loro rimanevano dove erano, perché la voce non era loro conosciuta. Ogni tanto, c’era il pericolo dell’assalto. I ladroni entravano da una specie di feritoia, togliendo le pietre dal muro di cinta, per rubare le pecore. Non entravano dalla porta, perché c’era il guardiano che vigilava.
Giovanni 10,6-10: La similitudine della porta delle pecore
Coloro che ascoltavano, i farisei, (Gv 9,40-41), non capivano ciò che significava “entrare dalla porta”. Gesù allora spiega: "La porta sono io! Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti”. Di chi sta parlando Gesù con questa frase così dura? Probabilmente, per il suo modo di parlare dei briganti, si riferiva a capi religiosi che trascinavano la gente dietro di loro, ma non rispondevano alle aspettative della gente. Non erano interessati nel bene del popolo, ma piuttosto nei loro soldi e nei loro interessi. Ingannavano la gente e l’abbandonavano alla loro sorte. Il criterio fondamentale per discernere tra il pastore ed il brigante è la difesa della vita delle pecore. Gesù dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!” Entrare per la porta significa imitare l’atteggiamento di Gesù in difesa della vita delle pecore. Gesù chiede alla gente di prendere l’iniziativa di non seguire colui che si presenta fungendosi pastore, ma che non è interessato nella vita della gente.
Giovanni 10,11-15: La similitudine del Buon Pastore
Gesù cambia la similitudine. Prima lui era la porta, ora é il pastore. Tutti sapevano come era un pastore e come viveva e lavorava. Ma Gesù non è un pastore qualsiasi, è il buon pastore! L’immagine del buon pastore viene dall’Antico Testamento. Dicendo che è il Buon Pastore, Gesù si presenta come colui che viene a compiere le promesse dei profeti e le speranze del popolo. Ci sono due punti in cui insiste: (a) Nella difesa della vita delle pecore: il buon pastore dà la sua vita. (b) Nella mutua intesa tra il pastore e le pecore: il Pastore conosce le sue pecore e loro conoscono il pastore.
Ed il falso pastore, che vuole vincere la sua cecità, deve confrontare la sua propria opinione con l’opinione della gente. Era questo ciò che i farisei non facevano. Loro disprezzavano le pecore e le chiamavano gente maledetta ed ignorante (Gv 7,49; 9,34). Al contrario, Gesù dice che la gente ha una percezione infallibile per sapere chi è il buon pastore, perché riconosce la voce del pastore (Gv 10,4) “Loro mi conoscono” (Gv 10,14). I farisei pensavano di avere la certezza di discernere le cose di Dio. Ma in realtà erano ciechi.
Il discorso sul Buon Pastore racchiude due importanti regole per togliere la cecità farisaica dai nostri occhi: (a) I pastori sono molto attenti alla reazione delle pecore, perché riconoscono la voce del pastore. (b) Le pecore devono prestare molta attenzione all’atteggiamento di coloro che si dicono pastori per verificare se veramente interessa loro la vita delle pecore, s¡ o no, o se sono capaci di dare la vita per le pecore. Ed i pastori di oggi?
Giovanni 10,16-18: La meta a cui Gesù vuole arrivare: un solo gregge ed un solo pastore
Gesù apre l’orizzonte e dice che ha altre pecore che non sono di questo ovile. E loro non udiranno la voce di Gesù, ma quando l’udiranno, si renderanno conto che lui è il pastore e lo seguiranno. Qui appare l’atteggiamento ecumenico delle comunità del “Discepolo Amato”.
b) Ampliando il tema:
i) L’immagine del Pastore nella Bibbia:
In Palestina, la sopravvivenza del popolo dipendeva in gran parte dall’allevamento di pecore e capre. L’immagine del pastore che guida le sue pecore in modo che pascolino era conosciuta da tutti, come oggi tutti conosciamo l’immagine dell’autista di pullman o del conducente di treni. Era normale usare l’immagine del pastore per indicare la funzione di colui che governava e conduceva il popolo. I profeti criticavano i re perché erano pastori che non si occupavano del loro gregge e non lo conducevano a pascolare (Gr 2,8; 10,21; 23,1-2). Questa critica dei cattivi pastori crebbe nella misura in cui, per colpa dei re, il popolo si vide trascinato verso la schiavitù (Ez 34,1-10; Zac 11,4-17).
Dinanzi alla frustrazione sofferta a causa della mancanza di guida da parte dei cattivi pastori, cresceva il desiderio o la speranza di avere, un giorno, un pastore che fosse veramente buono e sincero e che imitasse Dio nel modo di guidare il popolo. Nasce così il salmo "Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla!" (Sal 23,1-6; Gen 48,15). I profeti sperano che, nel futuro, Dio stesso sia il pastore che guida il suo gregge (Is 40,11; Ez 34,11-16). E sperano che a partire da questo il popolo sappia riconoscere la voce del suo pastore: "Ascoltate oggi la sua voce!" (Sal 95,7). Sperano che Dio giunga in qualità di Giudice che giudicherà le pecore del gregge (Ez 34,17). Sorge il desiderio e la speranza che un giorno Dio susciti buoni pastori e che il messia sia un buon pastore per il popolo di Dio. (Ger 3,15; 23,4).
Gesù muta questa speranza in realtà e si presenta come il Buon Pastore, diverso dai briganti che derubavano il popolo. Lui si presenta come un Giudice che, alla fine, giudicherà come un pastore in grado di separare le pecore dai capri (Mt 25,31-46). In Gesù si compie la profezia di Zaccaria, secondo cui il buon pastore sarà perseguitato dai cattivi pastori, incomodati dalla denuncia che lui fa: "Percuoti il pastore e sia disperso il gregge!" (Zac 13,7). E finalmente Gesù è tutto: è la porta, è il pastore, è l’agnello!
ii) La comunità del Discepolo Amato: aperta, tollerante ed ecumenica:
Le comunità che sono dietro il vangelo di Giovanni erano formate da diversi gruppi. C’erano in esse giudei, di mentalità aperta, con un atteggiamento critico verso il Tempio di Gerusalemme (Gv 2,13-22) e la legge (Gv 7,49-50). C’erano anche samaritani (Gv 4,1-42) e pagani (Gv 12,20) che si convertirono, ambedue con le loro origini storiche ed i loro costumi culturali assai diversi da quelli dei giudei. Pur essendo state formate da gruppi umani così diversi, le comunità di Giovanni capiranno la sequela di Gesù come un vissuto di amore concreto e solidale. Rispettando le reciproche differenze, sapranno rendersi conto dei problemi di convivenza tra pagani e giudei, che agitavano le altre comunità dell’epoca (At 15,5). Sfidate dalla realtà del proprio tempo, le comunità cercavano di approfondire la loro fede in Gesù, inviato dal Padre che vuole che tutti siano fratelli e sorelle (Gv 15,12-14.17) e che afferma: "Nella casa di mio Padre ci sono diverse dimore!” (Gv 14,2). Questo approfondimento facilitava il dialogo con altri gruppi. E poi c’erano comunità aperte, tolleranti ed ecumeniche (Gv 10,16).
6. Salmo 23 (22)
Il Signore è il mio pastore
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
7. Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
https://ocarm.org/it/content/lectio/lectio-divina-4-domenica-pasqua
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Stavo tornando dalla pausa caffè quando vicino ai bidoni della differenziata mi lascio coinvolgere dallo strano combattimento tra una vecchina carina e un ape. Lei aveva appena buttato il suo sacchetto dell’umido, l’ape evidentemente aveva scelto quel bidone come sua nuova casa, forse aveva in mente di portare qualche regalo speciale una volta di ritorno verso la sua regina. Non posso saperlo. La vecchina si mette ad inveire contro l’ape, agitando un sacchetto della spesa di quelli robusti che sponsorizzano qualche supermercato. L’ape si difende come può, svolazza, forse le indirizza qualche insulto ma poco importa, quella è casa sua, per me ha ragione lei. Nonostante la vecchina sia molto carina nel suo modo di accanarsi in una battaglia inutile, devo dire che non sarò mai dalla sua parte. Al café/pasticceria siciliana solito dove vado ho iniziato a notare una cosa strana. Non importa a che ora io vada per bere il caffè (faccio una pausa caffè al giorno, non di più, superata la soglia dei due caffè non riesco a dormire, a meno che non rilegga le cose che scrivo), seduta fuori o su qualche sedia all’interno, vedo sempre la stessa donna. La mia pausa dura all’incirca 12 minuti. Che io vada non appena apre alle 11, lei è lì. Verso le 12:30, sempre lì. Alle 14? Ancora lì. Dopo le 15? Certamente. Dopo le 16? Non lo posso sapere, non posso bere caffè dopo le 16 altrimenti nemmeno le cose che scrivo possono aiutarmi a prendere sonno. Questa donna sta sempre lì. E devo dire di averla notata spesso sta cosa delle persone che vivono nei bar, che non hanno altra vita al di fuori dello stare in un luogo di passaggio frequentato da persone di passaggio. Non mi spiego perché. Servono solo caffè e dolci, non alcolici. Potrei capire fosse un’alcolista. Ma una dipendenza da cannoli non l’ho mai sentita. Sta fuori e saluta, beve qualcosa. Ed è sempre lì. Il mio lasso di tempo di 12 minuti, posso sovrapporlo ad un qualunque istante delle 5 ore che mi sono concesse dalla mia scarsa tolleranza alla caffeina e il risultato è che la becco ogni volta e mi domando sempre che cazzo fa nella vita. Probabilmente anche lei pensa la stessa cosa di me. Non sa che nella vita io scrivo cose utilissime come una serie di pensieri inutili su di lei. Nel bar vicino casa mia accade anche altro materiale per le mie elucubrazioni. Ogni giorno alle 17 apre e puntuale arriva questo personaggio vestito sempre uguale: jeans blu, polo nera, barba bianca, capello bianco, pancia sferica voluminosa. È il primo ad arrivare, mette fuori i tavolini, quindi posso dedurre sia una figura tipo il proprietario, poi prende una birra e si mette sempre allo stesso tavolino a bere una birra dopo l’altra e a fumare ogni sigaretta fino alla chiusura. Se piove, potete stare sicuri di vederlo fuori lo stesso. Ci mette solo un poco di più a finire le birre. Se è freddo, sarà sempre la fuori, sempre solo con la stessa polo nera e gli stessi jeans blu. Anche questa persona cattura la mia fantasia e ogni volta che la vedo mi dico che devo andare a parlarci. Fargli delle domande. Ad esempio non so se è andato in ferie quest’anno. O se quelle per lui sono ferie. Se quando va in ferie fa anche la stessa cosa e sceglie una meta turistica e poi si piazza in un baretto scrauso di una piazzetta scrausa a bere finché non è ora di tornare quasi sotto casa mia a farlo. Se ha altri abiti nell’armadio. O se il suo armadio ha dozzine di polo nere tutte uguali. Oppure se è bloccato in una specie di situazione alla Bill Murray nel film della marmotta, e ogni mattina lui si sveglia rivivendo la stessa giornata ma applicato alla realtà, solo per lui è la stessa giornata (un caso di demenza avanzata), mentre il resto del mondo va avanti normalmente. E regolarmente si dimentica di fare la lavatrice e per questo indossa sempre gli stessi vestiti. Una vecchina che litiga con un ape. Una cannolodipendente. Un uomo senza tempo. Bene, anche oggi ho fatto di tutto con la mente tranne che lavorare.
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11-01-2020
Vorrei tanto che le storie che creo nella mia testa e che continuano a disturbarmi ogni giorno non fossero collegate a ragazzi, ma ahimè.
In realtà sono una grande valvola di sfogo di tutte le mie insicurezze e precedono ogni mio meltdown per molti più fattori che influenzano la mia vita, diciamo che aiutano ad aprire il vaso di Pandora, liberando ogni mia piccola insicurezza e cazzata che mina la mia felicità o la ricerca di essa.
Questa volta sto scrivendo in uno di quei momenti in cui ci si trova prima della caduta nell’oblio, quindi diciamo che sono riuscito a convincermi a fare uno sforzo un pelo prima, per poter ragionare bene sulla cazzata che sto per intraprendere, cercando di aggrapparmi alla possibilità di salvarmi da questo schianto (molto probabile e in arrivo molto presto).
Tuttavia iniziamo da capo.
Apro le chat, lo vedo, gli scrivo dopo che lui mi aveva evitato da giorni su Tinder, con il rischio di sembrare assillante e patetico. Mi risponde, scopro che non ha Tinder sul cellulare ma solo su pc (chi cazzo usa tinder sul pc?!) Parliamo e ci piacciamo. Ci accordiamo per uscire. Serata passata molto bene e io gli dico che mi piace e lui risponde grazie.
Detto questo io devo veramente ragionare su come funzionano le relazioni, qualsiasi relazione.
C’è qualcosa che mi sfugge; la velocità della cosa per esempio.
Perché gli ho detto che mi piace e non me lo sono tenuto per me una volta che poteva filare tutto liscio. Perché poi rispondere “grazie” faccia di merda, potevi ricambiarlo magari constatando il fatto che fisicamente ti piaccio o intellettualmente o una cazzata simile. Cioè tutta la sera e un solo “sei simpatico”???
Sto sempre pensando di più che io sia troppo impaziente. Appena qualcosa va bene, per me è un semaforo verde che mi dice “ok ti puoi buttare” quando in realtà se ti viene fatto presente che non vuole una relazione né scopare, probabilmente non hai la liberatoria per fare proprio nulla.
Siete amici No Conoscenti
Si, vi trovate bene insieme, ma no e NO, smettila di credere che possa significare di più. Soprattutto se continui con questi salti temporali assurdi. Smettila di pensare che in tempo due giorni sia ai tuoi piedi, se poi in altrettanti si caverà dai maroni dicendoti che non funziona o tu ti annoi.
Usa il tempo che ti viene dato per conoscere meglio la persona. Dai tempo alle cose di crescere, ma addirittura, prima ancora, di nascere. Non vedrai mai la luce di nulla se non ti prendi il tempo di capire se può funzionare, se ha senso provarci o se è solo una perdita tempo.
Per questo non vedo un futuro nemmeno questa volta, perché mi conosco. Se mi prendo troppo tempo mi annoio e lo allontano. Se faccio velocemente mi ripeterà che non cerca nulla e mi allontanerà lui.
E pensare che la cosa più giusta e semplice per risolvere il problema sarebbe ASPETTARE. Calma, e pace. Pensare ai propri e reali problemi. Essere se stessi e pensare a come migliorare se stessi.
Lui infatti non c’entra nulla mi verrebbe da dire. Rappresenta al massimo tutti i motivi per cui io ce l’ho con me stesso. I motivi per cui le soluzioni alle cose nella mia vita non funzionano.
Saltano sempre fuori in situazioni così poiché mi concentro su cose inutili, come una possibile relazione con una persona di cui non ho mai avuto bisogno e di cui non avrò bisogno, capendo così quanto sia sceso in basso pur di procrastinare e bendarmi la vista davanti ai problemi veri.
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È tua
“Ciao Ilaria, cazzo, che schifo devo trovarti un diminutivo perché sì.. tipo ila? Potrebbe andare bene? Bho nel caso ti chiamerò così “ILA” (ovviamente solo qui perché nella realtà ti chiamerò per nome perché odio usare dei diminutivi ma per non essere ripetitivo alternerò con il tuo nome e il tuo diminutivo…) Comincio così la mia lettera, che poi tanto lettera non è perché tu non la leggerai perché rimarrà sempre qua nel mio blocco note, invece di sporcarmi le mani di inchiostro ho deciso di renderla un file .png che potrò rileggere al infinito… Di renderla un file che si trova in un in un posto pieno di disagi chiamato “IPhone bello” che è il mio telefono😅, magari troverai questa nota con su scritto“Ciao Ilaria, cazzo, che schifo devo trovarti un diminutivo perché sì.. tipo ila? Potrebbe andare bene? Bho nel caso ti chiamerò così “ILA” (ovviamente solo qui perché nella realtà ti chiamerò per nome perché odio usare dei diminutivi ma per non essere ripetitivo alternerò con il tuo nome e il tuo diminutivo…) Comincio così la mia lettera, che poi tanto lettera non è perché tu non la leggerai perché rimarrà sempre qua nel mio blocco note, invece di sporcarmi le mani di inchiostro ho deciso di renderla un file .png che potrò rileggere al infinito… Di renderla un file su questo telefono, magari troverai o ti capiterà nelle mani anche il mio computer nel quale troverai anche altre lettere/frasi, e se in caso leggessi anche questo bhe benvenuta nella tua cassetta Ilaria hahahah sto scherzando. Non sono arrivata neanche a metà lettera e ho perso già il filo del discorso perché sai che sono così, devo dire tutto subito, forse è anche per questo che preferisco scriverti.. Ila, continuo a ripetere che quando ti ho incontrata, non immaginavo niente di tutto questo, non avrei immaginato mai che 11 mesi dopo mi trovavo a scriverti una lettera da solo in un Lunedì che non ci sei, quando in realtà è da un bel po’ di tempo che non ci sei. Ma tralasciando questo fatto, partiamo dall’inizio.. Quando ti ho incontrato era il primo giorno di scuolaaaaaa di preciso il 15 settembre del 2016, se ricordo com’eri vestita? Certo! Tumbleramente come sempre… è una risposta un po’ troppo vaga e semplice ma hei io sono me risposta semplice. Eri così strana, come d'altronde tutte voi persone che abitate a Bologna o nei pressi (di Bologna )come nel tuo caso. Essenzialmente io quel giorno ero un po’ una merda vagante ,stavo di merda perché mia madre non mi ha detto che io dovevo ripetere l anno.Sono entrato in classe con molta fatica perché diciamolo io seguivo voi ma il problema è che manco voi non sapevate dove era sta cazzo di classe, quel giorno no, non mi ero resa conto del tuo sorriso, ero intenta a fare amicizia con Vope che bho mi sembrava e mi sembra anzi è tutt ora per me un punto di riferimento in certe cose, io quando entrai a far parte della classe ero ancora fidanzato con una ragazza del Austria che dopo un po’ la lasciai perché eravamo distanti e per me come ben sai la distanza è un grande è grave problema dunque ci lasciammo. Perciò io scelsi la solitudine momentaneamente. I giorni e le settimane passano ed iniziò ad ambientarmi ed iniziò a comunicare con te ed Alice ,mi parlavi e ho capita che te sei diversa dai altri capitolini che si trovavano la in quel sputo di città chiamata Budrio.È iniziata ad ingranare la nostra amicizia…piano piano ci siamo detti l un altro la propria storia e i propri disagi. Mi hai spiegato certe cose e da la mi sono detto una cosa del tipo “devo portarlo via da tutta sta merda” eh bho ci ho provato facendoti sorridere in classe e privandoti a consolare. Tralasciando il mio tentativo stranamente riuscito ritorniamo a noi e ai nostri gradini.. In pratica ho capito ero FOTTUTO perché quando ci vedevamo o ci scrivevamo avevo i sintomi di quella orribile malattia… il cuore cominciava a martellare e le gambe a tremare e no, non avevo le farfalle allo stomaco, io avevo gli elefanti, i rinoceronti, non so neanche io che avevo… Siamo ad ottobre tipo non ricordo di preciso il day but I think si trovava tra il 10 e il 20 , ricordo quel giorno perché è quando mi hai detto che mi ami… e lo stesso giorno nel quale io ho rovinato All… Everything… tutto ciò che avevamo creato tra di noi ti ho detto che non provavo nulla “CIÒ CHE NON È FOTTUTAMENTE VERO”. Dopo quel giorno sappiamo entrambi cosa è successo… si è distrutto il nostro splendido rapporto perché essenzialmente non avevo più le palle di guardarti in faccia…Ero tormentato Ila vivevo con la costante paura che non sarebbe tornato tutto come prima, ed è per questo che a Febbraio tipo, ho fatto quel passo decisivo, un pò folle è vero, ho chiamato il mio caro confidente e ci siamo studiati la cosa davanti al computer mentre alternavamo COD e FIFA, provando a risolvere il tutto spiegandoti il perché di ogni mia azione e chiedendoti perdono per ogni mia azione. Abbiamo sistemato le cose ma ovviamente non era tutto come prima perché non sapevi della mia seconda personalità della mia vera personalità perché avevo paura di dirtelo…e credimi questa cosa mi pesava dato che la sapevano in davvero pochi. Oltre a quel giorno ricordo un 10 maggio(credo😂) quando ci fu il compleanno di Samuele e Lolli. Nel quale bhe sai cosa è successo 😂oltre ad aver trombato Dario e oltre ad aver ucciso la mia e Anche la pizza di Falluto ti ho detto grazie la insistenza di Carla ciò che provavo è stata una cosa fantastica che mi ha lasciato “basito” permettimi questo aggettivo perché ero rimasto tipo ???whaaat??? Perché non mi avevi detto no con te non mi ci metto ma avevi detto “ci devo pensare” ed ero tipo 😨 pt 2 perché non me lo aspettavo. Quella sera mi sentivo bello, dico sul serio, bella perché in precedenza avevo avuto una chiamata di gruppo con Mattia e delle ragazze nella quale mi hanno fatto capire la persona che sono ed ho Iniziato a piacermi, e tu sai che io ho avuto problemi a sentirmi BELLO problemi che tu hai risolto e per questo non smetterò mai di ringraziarti, perché mi guardavi perché cazzo ti piacevo piacevo a te che cazzo a Te!Te che Sei bellissima. Non hai bisogno che ci sia un uomo li’ a ricordartelo. Sei bellissima, da sola forse ancor di più. Sei bellissima anche se non hai un uomo che ti tolga il rossetto dalle labbra, anche se sei spettinata con i tuoi ciuffi coglioni come li chiami te o struccata .Anche se vai di fretta e hai scordato qualcosa a casa. Sei bellissima quando scendi di casa per andare a prenderti un gelato. Sei bellissima in pigiama e con i capelli scombinati, sei bellissima con gli occhi assonnati con quei fottuti occhi color minestrone che hai che sono una cosa stupenda… Sei bellissima quando ti emozioni per una frase, letta su un libro o per un film o per bho rue che muore…😂 Sei bellissima perchè sei una grande persona, perchè ami così tanto che quasi ti autodistruggi, perchè ti fai in quattro per tutti anche se poi indietro non torna niente..perchè, per te, l’importante è dare. Sei bellissima perché te fai innamorare il mondo cona tua splendida voce e con la tua splendida personalità. il 17 maggio è una data jajracakaliahak siamo usciti ed è successo di punto in bianco mi dissi “comunque si” ed io ero tipo Io:si in cosa si? Te:si su quella cosa Io:si sì sì? O si si no? Te:si si no? Io: si sì sì no è inteso come si vai a fare in culo te: hahahah no no allora si sì sì… Io: davvero😍😍 (la mia testa stava esplodendo e gli arcobaleni avevano invaso il mio fottuto stomaco…) Te: Si E io la ti ho baciato e si è messo a piovere propio come volevo io un bel bacio sotto la pioggia… che poi ogni volta che usciamo piove a dirotto porca troia😂.Eh niente poi sei andata a canto e io sono rimasto sotto la pioggia soddisfatto di quello che é successo… siamo stati insieme 2 mesi più o meno due mesi 😍 e come potevo temere mi hai lasciato perché non sai come sono realmente… al iniziò ero molto incazzato per questa cosa però effettivamente avevi ragione…comunque con molte assemblee su Skype sono riuscito a capire che devo dirtelo di fatti non poco tempo fa dunque circa 2 settimane fa ti ho detto il tutto della mia doppia personalità del mio modo di essere differente con certa gente con quel gruppo nel quale te fai parte … ed é terminato il papiro che l ho scritto per te tipo ma sopratutto a me, a NOI, va alle parole che non ti ho detto, alle canzoni che ti ho dedicato alle notti insonne che mi hai fatto passare, questa lettera va agli abbracci mancati e ai baci che non mi hai dato, va alle notti che avremmo potuto passare insieme, ai film che avremmo potuto vedere che alla fine io avrei sempre preferito vedere te, va alle volte in cui avremmo potuto andare a delle feste o semplicemente saresti potuto venire a casa mia, questa va a tutte quelle volte che avrei voluto scriverti ma non l'ho fatto, alle volte che aspettavo con il cellulare in mano, alle volte che mi mancavi ma non lo potevo dire a nessuno. Questa lettera va a un NOI che non c'è mai stato ma che avrei tanto voluto che ci fosse. Va a te Ilaria, che sei stato la risata in mezzo al tunnel degli orrori. Scusami se ci sono cambiamenti da da man a girl but i am so fucking stanco come sempre e poi sto scrivendo con le canzoni sotto e termino così con lolwlow sottofondo che mi commuove con questa traccia. Ciau -HO SCRITTO TUTTO QUESTO PERCHÉ È TUTTA COLPA DEL TUO SORRISO-
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My2016
My2016
Parto con la premessa che sarà difficile farlo, però ci proverò. Sarà un elaborazione continua non ho dei pensieri già programmati. Pronti? Partiamo.
Sono onorato di presentarvi: le migliori canzoni che ho ascoltato nel 2016. Una piccola nota dove confeziona 20 brani che ho ascoltato nel 2016 e che mi hanno colpito tanto da farmi dire: "wow!". C'è da dire anche che potrei mettere anche canzoni che sono di qualche anno fa. Il fatto che sono in classifica è perché le ho ascoltate soltanto nel 2016 (buongiorno). Escludo i lavori di j.cole e childish Gambino, dato che uno l'ho ascoltato maggiormente nell'anno nuovo (visto che è uscito a inizio dicembre e io lo ho ascoltato la prima volta il 29... Si, mi è arrivata il 29 la copia fisica) mentre l'altro non lo ho ancora ascoltato. Che peccato.
Quest'anno è stato un bell'anno di musica e molto altro. Nell'ambito del rap americano stavo aspettando titoli che sono arrivati e mi hanno soddisfatto. The Divine femminine, un bellissimo album di Mac Miller. Delizioso. Logic con Bobby Tarantino, sempre più incastri assurdi e basi supreme. Poi j.cole che il suo nome è garanzia. E infine bino che ancora nn ho ascoltato. Poi tra i vari rapper mi ha fatto davvero piacere ascoltare blonde di Frank Ocean. Un album che ho apprezzato tanto ma non riesco a capirlo e riuscirlo a concludere. Credo che le ultime tracce non le ho sentite. Tipo futura e White Ferrari. Comunque ottimo lavoro per questo grande artista. Poi passiamo alla sponda rap italiani, dove ho visto un album di salmo: ottimo; poi la volta di Marra e Guè che non mi ha colpito molto, apparte qualche canzone, stereotelling di kiave, afa di egreen, realtà aumentata di mistaman e poi enigma. Fresco di auto-allontanamento dalla machete (ottima scelta, non per i membri ma perché enigma ha bisogno di essere solitario, è un artista indipendente) fa uscire indaco. Bellissimo. Poi HP, duo di Hyst e un suo compare con minuetto in sobrio finale. Delizioso. 2004, piccolo ep di un rapper italiano non molto conosciuto, Frah Quintale, peccato perché è davvero bravo. Post-hardcore invece il nuovo album dei a day to remember. Cd che inizialmente non mi colpii affatto. Anzi lo definii troppo pesante. Ma dopo vari ascolti me ne sono innamorato. Ma a dir la verità ho sentito molte canzoni/singoli. Seguendo canali YT ho sentito molte canzoni che non fanno parte di alcun album o CD. Comunque bel anno prolifico per la musica. Iniziamo col dire che un po di canzoni le ho sentite fino a che mi hanno incominciato a sanguinare le orecchie, quindi loop infinito per poche influisce sul numero di canzoni che ho ascoltato lo scorso anno. Ora bando alle ciance iniziamo con la top twenty.
20) Ormai - HP Come detto nel prologo HP (il connubio tra hysteron e proteron, hyst e un suo collega) è eccezionale, fuori dagli scemi. Tutto il loro lavoro merita tantissimo, avrei messo anche le altre 4 senza pensarci due volte.
19) Podzemie - Kontrafakt Rap slovacco che in questa canzone dimostra quanto sia importante una base con i controcoglioni. Conosciuti per caso con la canzone jbnmt, ma questa spezza gli equilibri del genere rap con una base superba.
18) Smile - The Story so Far "I know it's been a while But I will not fake this stupid smile ‘Cause you robbed me, fed me the line Your bounty was me, took all you could see And worked just side by side The trust and love we’d abide Until you left home thrust with the tide And put this hate back inside my eyes"
17) 44 Bars - Logic Avrei messo the incredibile true story, ma ahimè lo ascoltai nel 2015. Logic un artista incredibile, con delle chicche che non ti aspetti, ti tira fuori un CD/mixtape/EP/lp/nonloso che fa da intermedio tra TITS e Everybody. Niente di meglio che un Bobby Tarantino. 44 Bars è la canzone piu significativa del album, dato che a differenza delle altre è molto più rilassante. Una chillata come si direbbe in ammeriga.
16)Memories - We Came As Romans Gruppo ascoltato, per tanti giorni e tante notti. Motivo? Dovevo andare ad un loro live, ma imprevisti nella vita non te la fanno godere a pieno. Scoperti casualmente e con l'aiuto di un amico. Hope la prima che ascoltai. Memories rappresenta ciò che vorrei in un estate piena di emozioni. Video ricordo con Memories in sottofondo.
15) I'm Ok, You're Ok - Bonjr Niente da aggiungere. Solo da gustare in una giornata di pioggia autunnale. Niente di più. Soltanto musica.
14) Oh No - Bring Me The Horizon Che dire. Band che stranamente ho apprezzato tanto, dato il passato buio dei Tokio hotel. Il loro messaggio è chiaro. Musica che trasmette emozioni. Incredibili. Anche se il povero Oliver non ce la fa più.
13) Please Be Naked - The 1975 Spogliati e metti in play questa. Io guardo e ascoltiamo insieme.
12) Musa - En?gma Nella premessa ho parlato chiaro. Enigma rende molto di più da solista. E questa è la prova. Brano che valorizza quella divinità che chiamiamo donna. Cazzo se è forte Marcello.
11) Chocolate - The 1975 Sono molto legato a questa canzone, dato che ne ho fatto colonna sonora di un'uscita con amici, anzi al compleanno di un amico. Niente da aggiungere. È talmente bella che mi vado a rivedere il video.
Top ten signori!
10) Reassemble - A Day To Remember Io non ho parole per questa opera. Potrà non piacere, non lo metto in dubbio, ma la capacità di tutti loro di cambiare più è più volte ritmo, velocità e armonia (perché alla fine è una cazzo di armonia) è incredibile. Quindi se avete un aperto gusto musicale, provate a capire quello che sto dicendo ascoltandola.
9) Stay - Mac Miller La tromba ragazzi. Che cazzo di bomba questa traccia. Voi direste che è soltanto rap... È molto di più.
8) Gravità - Frah Quintale Che vogliamo dire di questa. La amo. Come se fosse la mia ragazza (immaginaria). Colpo di fulmine. Ne sono follemente innamorato.
7) Shibumi - Lucci "Tutta la vita ad inseguire qualcosa E quel qualcosa ce l'abbiamo davanti Alla ricerca di roba preziosa Ma senti freddo ad abbracciare diamanti [...] E' la tua pelle d'estate, perfetta Fiore di ciliegio che cade E' un tiro da 3 punti con il tempo che scade E' un figlio senza padre che sarà un buon padre E' la musica che parla quando non ci riesco E' un giro per le strade a Roma la mattina presto Avere un posto in cui tornare ogni volta che esco A volte anche nella sconfitta, nel fallimento, da uomo onesto" Dovrei aggiungere altro?
6)Part II - Paramore Inserita all'ultimo momento, perché la storia di come l'ho conosciuta è come uno sbaglio. Ascoltata per caso mentre correvo e mi ha dato forza e spinta. Una canzone che non scorderò facilmente.
5) Nights - Frank Ocean Luci della città, neon ovunque Insegne luminose Flash Non si riesce a vedere nulla Bagliore infinito E poi di colpo Buio La città ha un nuovo volto
4)Weekend - Mac Miller feat. Miguel L'inno al weekend. Però è la presa a male più bella che ci possa essere. Base, testo e collaborazioni perfette. Come un weekend a fare un cazzo. "I'll be good for the weekend"
3)Doomed - Bring Me the Horizon Se non avessi capito mi hanno colpito un sacco i Bring. Per farvi capire meglio il motivo di questa canzone così in alto ascoltate il loro live al Royal Albert Hall. Poi tornate su questa nota. Anzi ditemi la vostra. "I think we Doomed"
3)Nana - The 1975 Chiedimi perché nana è qui al terzo posto.
2) Self Control - Frank Ocean Brividi. Il mio carattere è questo. Sono sempre nervoso, spesso permaloso e se mi gira male sono scontroso. Perdo le staffe. La pazienza non è mia amica. E cazzo Frank mi ha fatto un una ricetta a base di un self control prima e dopo i pasti. Perché essere incazzati quando ti puoi godere la vita in tranquillità. Cambio di visione della vita. In un solo semplice istante. Poi... Brividi
Prima della numero 1 vi elencherò canzoni che avrebbero meritato un posto in questa classifica: Sex - The 1975 Oldie - Odd Future Nulla - HP My Favourite Part - Mac Miller feat. Ariana Grande One Dance - Drake Somebody Else - The 1975 Freak - R3hab & Quintino Sex - Cheat Code x Kris Kross Amsterdam Vampire - Lazyboy Empire The Secret - Astronomyy She's American - The 1975 Dark Necessities - RHCP Gocce - HP Bad Vibration - ADTR Me, Myself & I - G-Eazy x Babe Raexa Colpa del Vino - Frah Quintale (Faraway - Salmo Rebel Yell - Billy Idol The Incredibile True Story - Logic Bittersweet Memories - BFMV) Ci tengo a precisare che sono messe in ordine casuale e le ultime non ricordo se le ho ascoltate nel 2016 o nel 2015, comunque due di queste avrebbero messo in dubbio qualche posizione della classifica.
1)
Nikes - Frank Ocean
Una dei brani più importanti della mia vita. Capitati in uno dei miei momenti peggiori. Ma che mi ha aiutato molto. In quel momento di crisi e rabbia l'unica cosa che volevo fare era ascoltare questa poesia. Niente più che Nikes. Vogliono queste maledette Nike, queste maledette puttane. Mi stanno prendendo la vita. Grazie Frank. Grazie Nikes. Grazie Blonde. E soprattutto, grazie musica.
0) The Weight Of Love - The Black Keys Il motivo a la quale questa classifica non è finita. Arte pura. Nient'altro da aggiungere. Tutti devono ascoltarla. Stupenda. Ipnotica. Sublime.
Signori. Chiedo venia. Ho dimenticato un particolare. Mi maledico per non aver parlato di questa canzone. E non è una canzone che sta nelle zone basse della classifica oppure nelle menzioni onorabili. Al contrario. È una di quelle canzoni che aprono e chiudono ferite. Scusatemi ma devo aggiungere anche questa.
2¹) Seigfried - Frank Ocean È una di quelle canzoni che ho sottovalutato tanto, perché non immaginavo un potenziale così enorme. Sono rimasto esterrefatto dopo averla carpita. È l'odio. L'amore. La tristezza. La felicità. Tutto. Questa canzone racconta tutto. Nel buio. Io farò tutto per te. In the dark.
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